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Autore: Mika    08/06/2004    3 recensioni
Soffrire, lasciarsi andare, smettere di vivere aspettando che tutto cessi...che sopraggiunga la morte. Dolore, un grande dolore per il professor Lupin e infine... la voglia di vivere che riemerge grazie all'aiuto di una persona che come lui sta soffrendo per la perdita di una persona cara.(SPOILER 5°LIBRO)
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza senso

‘Senza senso’ è la mia prima ff su Harry Potter, e credo sia giusto spendere due parole su questa storia. Non so se scriverò ancora altre ff su di lui, non posso dire che ce ne saranno altre con sicurezza, né posso dire non ne scriverò più. D’altronde non avrei mai sognato neanche di scrivere questa, eppure l’ho fatto. Perché? Be perché non potevo farne a meno. Subito dopo aver letto il 5° libro mi sono ritrovata a pensare a questa storia, tutto era già chiaro e delineato nella mia testa. A essere sincera io ci ho provato a far si che restasse tutto li, ma non ci sono riuscita, prendetemi pure per malata mentale, o quello che volete, ma a non scriverla stavo male. Così mano alla tastiera in pochi giorni ho scritto tutta la storia. E ora sono qui per rendervi partecipi del mio piccolo sogno. Prima di lasciarvi permettetemi però di fare un ringraziamento, che mai come stavolta è meritato.

Grazie a Clea che non solo ha letto la ff, ma l’ha corretta e ha fatto alcune traduzioni. Ti voglio bene socia.

 

Senza senso.

 

Grimmuald Place n°12

Nella stanza buia con tende e finestre tirate, al secondo piano della piccola villetta dei Black, Remus Lupin era buttato sul letto con gli occhi semi chiusi, la mente vuota e con un fortissimo nodo alla gola che lo faceva stare male. Peggio di una pallottola d’argento in pieno petto. Il volto rigato dalle lacrime e i suoi pensieri rivolti sempre a Sirius…morto. Non riusciva a crederci. Si ritrovava di nuovo solo. Per tredici anni lo aveva creduto il responsabile della morte di James e Lily, aveva creduto Peter morto, ricordava come si era sentito solo, impaurito, tradito e senza più nessuna voglia di vivere. Poi a Hogwarts quasi tre anni prima aveva scoperto la verità, Sirius era innocente: il traditore non era lui ma Peter. Certo non che questo lo facesse stare meglio, perché infondo aveva voluto bene anche a Peter, ma almeno, dopo aver saputo la vera storia, qualcosa del passato si era salvato: anche se sempre nascosto, grazie all’Ordine della Fenice, e anche al di fuori comunque, Lupin e Black avevano riallacciato i rapporti. Una parte dei Marauders di un tempo ormai lontano era tornato; aveva ritrovato una delle persone più care che aveva avuto quando da ragazzo studiava a Hogwarts. E ora…ora lui era morto…lo aveva davvero lasciato stavolta. E poco importava a Lupin se stavolta lo aveva perso da eroe…lui era da solo…di nuovo. A parte quando era andato alla stazione di Londra per intimorire i Dudley non era più uscito di casa. Voleva solo star solo e aspettare che il dolore lo sopraffacesse fino a quando non sarebbe morto.

"Oh, ma insomma si può sapere che cos’ha Remus?" chiese Tonks

"Magari è ancora sotto shock per via dell’ultima luna piena." disse Kingsley

"Uhm… ma sono passate quasi due settimane da allora e lui si rifiuta di uscire dalla stanza. E quando lo fa lo non parla. E’ sempre giù. Le rare volte che parla o è apatico o rabbioso. Non mangia…E poi non può essere per via della trasformazione in lupo mannaro… Voglio dire Snape gli porta sempre quella pozione" ribatté Tonks

"Mah.."mugugnò Kingsley

"Ammesso che la prenda tutte le volte" s’intromise Moody

"Ohhh insomma ma che diavolo ha? Non è che sta male Mad-eye?" domandò Kingsley.

"Io…credo si tratti di ….Padfoot."

Tutti ammutolirono

"Non possiamo fare niente per lui?"

"Non credo Tonks. La morte di Sirius ha scosso un po’ tutti…ma per Lupin….beh per lui, deve essere dura. E’ rimasto solo." rispose Kingsley in poco più di un sussurro

"Non può lasciarsi andare però…così non risolve nulla."

Due gufi entrarono dalla finestra erano per Tonks e Kingsley.

"E’ del ministero della magia." disse Tonks

"Anche la mia, hanno chiamato anche te Ninfadora?"

"Già. Richiedono la nostra presenza li per un po’. E chiedono di partire stasera stessa. E’ per una questione banale, però non possiamo non andarci."

"Mad-eye, ci pensi tu a Remus? Io e Tonks dobbiamo fare i bagli e uscire fra un po’."

"Accidenti" rispose Moody "per stasera non c’è problema, ma il guaio è che Silente domani mi vuole a Hogwarts per discutere di alcune cose."

"Non possiamo lasciarlo solo." Esclamò Kingsley

"Chiamiamo i Weasley?" domandò Ninfadora

"Con tutto quello che hanno da fare? No, meglio di no." pensò ad alta voce Kingsley

"E allora Snape…" suggerì la strega

"Per la barba di Merlino, Tonks tu lo vuoi vedere riprendere Remus, o lo vuoi far sprofondare?"la interruppe Moody, poi riprese "sentite voi due andate e non vi preoccupate di Remus….forse ho trovato chi potrebbe restare per un po’ con lui."

 

Privet Drive n° 4…

In cucina zio Vernon leggeva il giornale, zia Petunia guardava una soap-opera in tv, mentre Dudley si abbuffava di dolci. Harry rientrò proprio in quel momento. Ormai erano le sette di sera e ne aveva abbastanza di stare sdraiato sull’erba del giardino come faceva ormai tutti i giorni da quando era tornato da Hogwarts . Mentre stava per salire in camera lo zio lo fermò

"Vieni qui ragazzo."

Harry obbedì

"Si zio Vernon?"

"Volevo dirti che fra un po’ io la zia e tuo cugino partiremo per star via due o tre giorni. Mi raccomando, non voglio che tocchi niente. La zia ti ha già lasciato quello che devi mangiare."

"Va bene."

Harry risalì in camera e si buttò sul letto. Era contento che se ne andassero per un po’: nessuno che gridi o che rida a squarciagola, solo pace. Si guardò intorno e vide la sua camera diversa dalle altre estati: in passato lo zio non gli aveva mai lasciato tenere le cose che usava a Hogwarts in camera…Addirittura non aveva rinchiuso Edwige e questo gli aveva permesso di corrispondere con i suoi amici. Una volta gli aveva perfino passato una telefonata di Hermione. Era chiaro che lo zio aveva preso sul serio le minacce che l’Ordine della Fenice gli aveva fatto alla stazione e quindi gli lasciava una certa libertà e lui ne era davvero felice. Guardò la gabbia di Edwige: era vuota. Ancora non era tornata. Beh con tutte le lettere che le aveva dato da consegnare non se ne stupiva. Aveva dovuto rispondere a tante persone: Ron, Hermione, Hagrid, perfino ad una lettera di Tonks e ad una di Silente.

La porta si aprì ed entrò lo zio.

"Allora noi andiamo."

"Va bene"

Lo zio uscì e poco dopo Harry sentì la macchina mettersi in moto e partire. Si andò a sedere alla scrivania e cominciò a sfogliare il vecchio album d fotografie che gli aveva regalato Hagrid alla fine del primo anno. Mentre lo sfogliava rivide una foto che non guardava più da secoli: quella di Sirius. Harry si voltò di scatto verso la Firebolt che gli aveva regalato il padrino. Anche se Padfoot era morto da poco e nonostante si sentisse ancora in colpa per la sua morte, ormai ricordarlo non gli faceva più così male. Anzi, provava piacere a ricordare i bei momenti passati insieme. Certo a volte sentiva la terribile voglia di udire la sua voce e vedere il suo volto, ma non era possibile…Silente, nella sua lettera, gli aveva detto che presto Black sarebbe stato solo un dolce ricordo. A volte si chiedeva se qualcuno potesse capire come si sentisse dentro. Però, nonostante il dolore che provava, aveva deciso di andare avanti e farsi forza. Infondo aveva ancora tanti amici…e Sirius non lo avrebbe voluto sempre a piangere…

"Potter"

Harry sussultò…chi lo aveva chiamato? Non c’era nessuno in casa….E la voce sembrava non essere nella casa…

"Avanti Potter…"

Finalmente capì da dove veniva: aprì il cassetto e ne estrasse lo specchio che gli aveva regalato Sirius che, dopo essere stato riparato con un incantesimo Reparo, aveva conservato immaginando che forse l’altra parte l’avesse tenuta il professor Lupin. Sicuramente lui era a conoscenza del segreto fra Padfoot e suo padre. Tuttavia la voce non era la sua.

"Professor Moody…"

"Ohhh finalmente"

"Come faceva a sapere de…."

"Lascia perdere Potter."

"…"

"C’è bisogno di te"

"Di me…dove?"

"A Grimmuald Place"

"l’Ordine della Fenice…Voldemort..?"

"No, no! Nulla di tutto questo…"

"?"

"Puoi raggiungermi volando sulla tua firebolt?"

"Si, potrei anche professore, ma…"

"Non ti ricordi la strada Potter?"

"Non è questo…è che qualcuno potrebbe insospettirsi vedendomi volare. E mentre volo non posso usare il mantello di mio padre"

"Va bene ho capito: vengo a prenderti."

Harry sì illuminò…il signor Weasley, gli aveva mandato un po’ di polvere volante.

"No professore, c’è un altro modo. Mi dica: quando dovrei raggiungervi?"

"Il prima possibile, Potter."

"Ma di che si tratta?"

"Te lo dico quando vieni… a proposito, come hai intenzione di venire qua?"

"Polvere volante, professore. Arthur Weasley me ne ha mandata un po’."

"Perfetto! Meglio ancora… Ma i tuoi zii non diranno nulla?"

"Non ci sono professore."

"Capito. Puoi venire già stasera?"

"Senta mi dia il tempo di raccogliere quattro cose e di scrivere qualche riga agli zii… E, se per lei non è un problema, fra,…diciamo un quarto d’ora mezz’ora sono lì, va bene?"

"Ok Potter."

Harry prese le sue cose le mise in una valigia piccola e usurata, prese carta e penna scrivendo agli zii che si doveva assentare per un po’, dopo di che prese la polvere volante, entrò nel cammino e gridò

"Grimmuald Place n°12"

E subito prese a vorticare. Chiuse gli occhi, sentì varie voci. Per un po’ ebbe l’impressione che quella sensazione non finisse più, poi finalmente atterrò nel camino.

 

"Cough cough.."

"Salve Potter"

"‘Sera professor Moody."

"Tutto bene Harry?"

"Si, solo un po’ di polvere che ho respirato." Harry sorrise.

"Vieni, siediti Potter. Fame?"

Il ragazzo scosse la testa e si sedette di fronte all’auror

"E gli altri?"

"Tonks e Kingsley sono tornati al ministero."

"E Il professor Lupin?"

"Uhm… è per lui che ti ho chiamato, Potter"

" Prego?"

Moody spiegò a Harry lo stato di depressione del licantropo.

"Potter te la sentiresti di stare con lui?"

"Da solo?"

"Non ti mangia mica sai?"

"Non è questo che intendevo, lo sa"

"Sì, scherzavo. Sì Harry, da solo. Io purtroppo domattina devo raggiungere Silente e non so quanto starò via… E di certo Lupin non può restare da solo."

"Va bene Professor Moody, penserò io al professor Lupin. Ma come mai ha chiamato me, signore?"

"Beh Potter è ovvio, no?"

"…"

"Credo che tu sia l’unico a capire davvero i sentimenti di Remus. Per la perdita di S…" Moody s’interruppe

"Sirius, non si preoccupi, pronunci pure tranquillamente il suo nome."

Moody sorrise

"Allora ho fatto bene a sceglierti Potter. Allora Harry sicuro di non volere un boccone?"

"Sicuro, grazie signore"

"Beh sarai stanco, no?"

"Si, effettivamente."

"Vieni allora: ti mostro dove dormirai."

Harry si diresse a prendere la sua valigia, ma Mad-eye lo fermò

"Lasciamo fare alla magia Potter." e così dicendo Moody estrasse la sua bacchetta e fece un incantesimo e la valigia si alzò in aria e prese a seguirli. Arrivati nella stanza il professore interruppe l’incantesimo.

"Notte Potter."

"Buona notte professore."

 

Il mattino dopo, quando Harry scese in cucina, tutto era deserto. Sul tavolo trovò un foglietto volante lasciatogli da Moody che incominciò a parlare appena lui entrò.

"Buon giorno Harry. Sono già andato. Mi raccomando cerca di sollevare un po’ Remus. Ci vediamo."

Harry prese il biglietto e lo mise sotto un porta frutta. Sollevare il professor Lupin… non aveva minimamente idea di come fare. Da ieri sera non l’aveva ancora visto. Ma non era questo il punto. Il punto era un altro: è vero che anche lui aveva sofferto tanto per la perdita di Sirius, ma secondo lui il dolore del suo ex professore di Difesa contro le Arti Oscure non era neanche paragonabile al suo. Lupin aveva perso una persona con cui era praticamente cresciuto. Uno dei pochi, e fra i primi, a scoprire chi era e che, nonostante tutto, non lo aveva allontanato. Che cosa poteva fare per lui? Come poteva aiutarlo? Harry non lo sapeva, ma era ben intenzionato a fare il tutto e per tutto per essergli d’aiuto…Una volta Lupin lo aveva aiutato insegnandogli a difendersi dai Dissennatori, ora toccava a lui aiutarlo. Guardò l’ora: 8:30 gli venne un’idea… prese della polvere volante entrò nel camino e gridò

"Diagon Alley"

Alcuni minuti dopo si ritrovò in un camino di un piccolo negozio buio e polveroso della cittadina, ne uscì e si diresse alla Gringott. Harry prese un po’ di soldi dalla sua camera, (fra l’altro scoprì che Sirius gli aveva lasciato tutto quello che aveva), e ne cambiò una piccola parte in denaro Babbano. Uscì dalla banca dei maghi e si diresse nel negozio in cui era atterrato. Era andato a Diagon Alley solo per quello. Mentre cercava di ritornare a casa fu fermato da una voce che lo chiamava: erano Fred e George che lo stavano invitando ad entrare nel loro negozio di magia. Decise di fermarsi un po’ e così entrò.

"Salve ragazzi."

"Salve a te, Harry." gli disse George

"Mattiniero, eh?" replicò Fred

"Infatti" rispose Harry

"Acquisti?"

"No, sono andato solo alla Gringott. Stavo tornando a casa."

"Casa tua?" chiese Fred.

Harry decise di non dire loro niente del fatto che era a Grimmuald place e del professor Lupin, così annuì.

"E come ci sei arrivato qui?" gli domandò Fred

"Ho usato un po’ della polvere volante che mi ha mandato vostro padre qualche tempo fa."

"Immagino la felicità dei tuoi zii"

"Non ci sono Fred"

"Ahah quando il gatto non c’è i topi ballano."

"Esattamente."

E tutti e tre scoppiarono a ridere. Proprio in quel momento entrarono un paio di clienti.

"Beh ragazzi vi lascio lavorare, ci vediamo."

"Ok Harry. E, se puoi, torna a trovarci."

Harry uscì dal loro negozietto e si precipitò nel negozio di prima. Vi entrò correndo al caminetto e ritorno alla casa del suo padrino.

"Cough cough.. maledetta polvere…" disse Harry tossendo e togliendosi la polvere di dosso. Harry decise che poteva anche preparare la colazione: in fondo erano le nove e un quarto.

Cucinare in quella cucina gli fece venire le lacrime agli occhi: ricordò lo scorso Natale quando lui e Sirius avevano preparato da mangiare insieme il mattino in cui avevano saputo che il signor Weasley era fuori pericolo. Mentre si asciugava gli occhi umidi Harry senti un rumore alle sue spalle.

"Moody ancora qui? Non avevi detto che partivi presto stama… Harry!?!"

Harry riconobbe a stento la voce di Lupin. Si voltò e fece ancora più fatica a riconoscerlo: aveva i capelli arruffati, l’aria assonnata e distrutta ed era vestito più trasandato del solito. Insomma era irriconoscibile. Nonostante tutto Harry sorrise

"Buon giorno professor Lupin."

"Che ci fai qui?" chiese in modo quasi brusco

"Ahem…ecco…il professor Moody…non le ha detto nulla.?"

"Niente, e ora se non ti dispiace spiegati."

Harry non riconosceva il suo ex insegnante. Okay a volte era stato severo, ma non brusco o maleducato.

"Beh visto che sono dovuti andare tutti via…"

Lupin intuì

"Non ho bisogno di compagnia, puoi tornartene a casa." e così dicendo spari dalla cucina

Il ragazzo non sapeva che fare. Lì solo era indeciso sul da farsi…Però se Moody e gli altri avevano capito che per il professore non era saggio stare solo, lui di certo non ce lo avrebbe lasciato. Decise quindi di restare, anche se Lupin gli avesse urlato dietro per il resto del tempo o lo avesse ignorato. Infondo i Dudley non lo trattavano meglio e nemmeno Snape. Finì di preparare la colazione, consumò la sua parte e lasciò sul tavolo quella per Lupin. Decise di salire per andare in camera sua a fare qualche compito. Lo incrociò per le scale

"Ahem ..le ho lasciato la colazione sul tavolo, professore"

"Non ho fame"

"Ok, allora dopo sistemo tutto."

"Dopo? Harry ti ho detto che non ho bisogno di te. Perciò tornatene a casa dai tuoi zii."

"La casa è vuota professore. Sono andati via per qualche giorno. E poi…beh ho fatto una promessa al professor Moody e stia certo che la manterrò."

Lupin non rispose e se ne andò senza degnare il ragazzo di uno sguardo. Harry alzò le spalle come a dire ‘pazienza’. Sentì dei rumori provenienti da una stanza, vi entrò e vide Buckbeak.

"Ciao Buckbeak."

L’ippogrifo si voltò verso di lui e gli si avvicinò. Harry allungò piano una mano per accarezzarlo e l’animale lo lasciò fare. Dopo essere stato un po’ con lui e avergli dato da bere e da mangiare, il ragazzo scoprì che non aveva voglia di andare in camera sua a fare i compiti così ridiscese in cucina e sistemò tutto. Ad un tratto sentì delle grida provenienti dall’ingresso. Non fece fatica a riconoscerle: erano le grida del quadro della madre di Black. Si precipitò di là e gli parve di rivedere se stesso la prima volta che aveva visto e udito quel quadro: Lupin era immobile al centro della stanza con gli occhi chiusi e con le mani premute sulle orecchie con Kreacher vicino al quadro: evidentemente era stato lui a spostare le tende.

"Chiudilo subito!" gli gridò Harry

" No no! Questa è la casa dei Black, ormai è rimasto solo Kreacher e Kreacher vuole che torni tutto come una volta"

Harry in preda all’ira lo prese di petto e lo buttò fuori dalla stanza poi, con tutta la forza che aveva, cercò di mettere a tacere il quadro. Ci riuscì dopo alcuni minuti.

"Uff…" sospirò il ragazzo. Si girò verso il suo professore giusto in tempo per vederlo svenire. In un baleno gli fu accanto.

"Professore." Ma questi non gli rispose. Harry gli mise una mano sulla fronte per sentire se avesse la febbre: non ne aveva. Lupin era troppo pesante per lui e di certo non sarebbe riuscito a portarlo di sopra nella sua camera. Così lo mise sul piccolo divano della sala, prese una coperta, gliela stese sopra e lo lasciò riposare.

 

La sera Harry era seduto in cucina a mangiare un boccone. Per tutto il giorno Remus non si era svegliato e lui, dopo lunghe riflessioni, aveva deciso di non avvertire nessuno: lo avrebbe fatto se le cose fossero precipitate. Mentre stava bevendo un sorso di succo di zucca Lupin entrò. Si era svegliato da poco, e aveva una gran sete.

"Professore…come si sente?"

Ma non ricevette risposta.

Il professore stava per uscire dalla cucina quando sentì Harry che gli diceva qualcosa

"Professore dovrebbe mangiare qualcosa: non ha toccato cibo per tutto il giorno."

"No, non ho fame, grazie."

"Ma è svenuto professore. Dovrebbe sforzarsi di mangiare un po’."

"Ho detto no Harry e ti pregherei di lasciarmi in pace."

Detto ciò il professore sparì dalla cucina ed andò in camera sua. Si mise al letto cercando di dormire ma invano, poi, finalmente, verso l’alba si addormentò, ma dormi un sonno agitato e pieno d’incubi: era sul picco di una montagna da solo, al buio e voleva venire via ma non sapeva come.

Il mattino dopo Harry si diresse in cucina. Non aveva dato importanza al tono scortese del professore la sera prima: in fondo anche lui prima e appena dopo la morte del suo padrino lo era stato. Mentre raggiungeva la cucina passò per il salotto e vide che un armadio si muoveva e traballava un po’. Lo fissò per un attimo. In quel momento comparve Kreacher e il ragazzo decise di chiedere a lui.

"Cosa c’è lì dentro?"

"Un molliccio." E Kreacher spari in cucina

Harry si ritrovò a pensare ‘un altro? Ma quanti ce ne sono? Bisognerà chiedere a qualcuno di sistemarlo.’ E segui l’elfo in cucina. Quando vi entro trovò il professor Lupin che beveva dell’acqua seduto al tavolo mentre fissava con aria assente la prima pagina della Gazzetta del Profeta. Prese un bicchiere di latte e si sedette davanti al professore in assoluto silenzio. Ad un tratto sentirono un rumore provenire da un angolo della cucina. Entrambi si voltarono e videro che Kreacher stava trafficando vicino ad una credenza.

"Che diavolo combini?" domando brusco Lupin

"Pulisco, metto in ordine."

"Capito."

"Non mi sembrava che quella credenza fosse in disordine" gli disse Harry

"Tsk non era in ordine come intendevo io… ora che il padrone Sirius è morto sto cercando di…"

Kreacher non fini la frase: in un lampo Lupin gli fu addosso. Con una mano lo teneva per la gola quasi a soffocarlo e con l’altra gli puntava addosso la sua bacchetta magica.

"Professor Lupin, no! Lo lasci andare." gridò il ragazzo.

"Perché?" domandò il professore furioso

"Perché rischia di ucciderlo."

L’uomo allentò la presa e Kreacher colse l’occasione per fuggire.

"E’ scappato."

"Professore l’aveva quasi ucciso."

"E allora?"

Harry gli si avvicinò e tentò di mettergli una mano sulla spalla, ma Lupin, brusco, lo respinse.

"Signore…"

"Vai via Harry, vattene, non ti voglio vedere…Ti odio, vai via…" ringhiò l’uomo con rabbia senza pensare realmente a ciò che diceva

Per Harry quelle parole furono troppo. Corse di là con un gran senso di nausea. Arrivato a metà del salotto cadde a terra in ginocchio e, prendendosi il viso tra le mani, scoppiò a piangere. Non aveva pianto così nemmeno quando era morto Sirius. Perdere il suo padrino era stato un dolore lacerante, indubbiamente, ma vedere il suo ex professore di Difesa contro le Arti Oscure parlare in un modo così freddo di uccidere era….agghiacciante. Lupin, che tre anni fa gli aveva chiesto se era sicuro se Black, allora ritenuto colpevole, si meritasse davvero Azkaban…e ora…ora….parlava come nemmeno i Dursley o Snape avessero mai fatto… E la cosa più terribile era che Lupin gli avesse gridato che l’odiava…Non si era nemmeno chiesto il perché. La risposta, per lui, era ovvia: la morte di Sirius, si era così…Lo riteneva responsabile della perdita del suo amico. Harry in quel momento si rese conto di una cosa: voleva bene a Lupin almeno quanto ne aveva voluto a Sirius. Perciò stava così male dopo aver sentito quelle parole dall’uomo.

In cucina Lupin rimase immobile. La fuga di Harry ebbe però un effetto positivo su di lui. Che cosa aveva fatto? Parlare così davanti ad un ragazzo di quasi sedici anni. Remus si accorse che non era stato gentile con lui da quando era arrivato e questo un po’ gli dispiacque. Perché, per quanto la morte del suo amico lo avesse sconvolto, per quanto ce l’avesse con il mondo e con tutto e tutti, in questo "tutti" non era compreso il figlio di James. Non era vero che l’odiava. Aveva detto quelle parole senza neanche pensarci. Che cosa avrebbe pensato ora di lui? Ad un tratto Remus sentì un urlo proveniente dal salotto accanto.

"Nooooooooooooooooo"

La voce di Harry

Senza pensare un secondo estrasse la sua bacchetta dalla tasca e si precipitò di là. Lupin vide Harry che gridava davanti a qualcosa e Kreacher che rideva. Si avvicinò per vedere la cosa che spaventava il giovane coperta dalla sagoma del divano e fu sorpreso di vedere il proprio cadavere. Capì tutto in un istante…l’ennesimo Molliccio….ma quanti ce ne stavano in quella casa??? Con voce forte Lupin disse:

"Riddikulus"

Il suo cadavere scomparve all’istante e l’elfo smise di ridere, il professore incrociò le braccia sul petto e lo squadrò.

"Beh non ridi più?"

L’elfo non rispose.

"Di un po’: è stata tua l’idea di fare uscire quel molliccio dall’armadio?"

"Si signore, divertente."

"Vediamo se trovi divertente pure questo….Petrificus totalus" e l’elfo si immobilizzò all’istante.

"Finalmente" sospirò Lupin. Si voltò poi verso Harry e lo vide accucciato a piangere ancora. Si avvicinò al ragazzo e inginocchiatosi cercò di calmarlo.

"Harry, dai, ora calmati! Ho sistemato quel molliccio"

Ma il ragazzo continuava a singhiozzare. Lupin allungò la mano e fece una leggera carezza sulla testa di Harry che, forse rassicurato un po’ da quel gesto, si gettò fra le braccia del professore.

"Calmati Harry, calmati…dai alzati…vieni andiamo in cucina." e lo aiutò ad alzarsi.

Una volta in cucina lo fece sedere al tavolo poi prese un bicchier d’acqua e glielo porse.

"Bevi Harry"

Il ragazzo bevve tutto in un fiato il bicchier d’acqua tuttavia a tratti era ancora scosso da singhiozzi e tremava un poco. Lupin prese il bicchiere di Harry, lo riempì nuovamente d’acqua, poi prese una bottiglietta da uno scaffale e versò alcune gocce del contenuto nel bicchiere. Rimise a posto la bottiglietta e offrì il bicchiere al ragazzo

"Coraggio Harry, bevi."

Harry guardò male il bicchiere, poi alzò lo sguardo su Lupin e, tentando di calmarsi, gli rivolse la parola.

"Cos’è?"

"Bevi: è acqua con alcune gocce della pozione della pace. Dopo ti sentirai meglio."

Harry fissò ancora male e cercò di scherzare.

"Non ha un’aria buona. Non mi fido molto, sa?"

Lupin rise

"Avanti Harry, bevi. Ti assicuro che dopo starai meglio, a meno che tu non abbia intenzione d tremare e singhiozzare per tutto il giorno."

Il ragazzo obbedì. Subito si sentì più tranquillo: poco a poco i singhiozzi sparirono e smise anche di tremare.

"Stai meglio, vero?" chiese dolcemente Lupin mentre prendeva il bicchiere ormai vuoto e lo posava nel lavandino.

"Io…Sì. Grazie professore."

L’uomo si sedette davanti al ragazzo e scosse la testa. Poi i due restarono in silenzio, come se fossero due estranei. Lo stomaco di Harry brontolò.

"Hai fame suppongo"

"Un po’…"

Lupin si alzò prese una pentola, ma si accorse con grande stupore che in casa non c’era niente da mangiare

"Impossibile!" Esclamò Lupin

"Cosa c’è professore?" chiese Harry stupito.

"Harry….tu ieri hai mangiato?"

"Si, poco."

"Ma c’era da mangiare vero?"

"Altroché! Credo che il professor Moody e gli altri abbiano svaligiato i negozi: c’è tanto di quel cibo da scoppiare. Perché?"

"Ahem…c’era Harry…c’era" lo corresse l’uomo "E’ tutto vuoto… E non mi spiego come sia possibile."

Harry rimase perplesso. Solo ieri sera aveva visto la cucina traboccante di cibo e ora, al mattino, non c’era più niente era inspiegabile…poi Harry capì…

"No…non è possibile."

"Cosa Harry?" chiese Lupin mentre stava ricontrollando la cucina-

"Professore, io… Credo sia inutile che lei continui a cercare…"

"Perché?"

"Sa… penso che sia stato Kreacher a far sparire tutto. Prima mentre "metteva a posto"…secondo me non è tanto felice di averci qui. ."

"Io quell’elfo lo uccido!" disse con un tono esasperato Lupin

"beh allora che si fa?" domandò Remus.

Harry ci pensò un attimo. Poi molto lentamente disse

"Credo… ci sia poca scelta…Dovremo rifare la spesa."

Ma il professore non rispose, e il ragazzo comprese il motivo del silenzio.

"Non si preoccupi, signore: posso andare anche da solo a fare la spesa."

"Harry…"

"Beh ….immagino che non abbia molta voglia di uscire."

"Diciamo che non ho molta voglia di essere osservato come un mostro dagli altri maghi."

Harry ci pensò su un attimo….

"E… se…andassimo a fare spesa nel mondo Babbano? Dubito che qualcuno sappia chi sia lei in realtà" disse il ragazzo con semplicità

"Purtroppo non ho del denaro babbano."

"Ce l’ho io, non si preoccupi di questo."

Lupin non rispose. Restò fermo a pensare poi, lentamente, si diresse verso la porta della cucina e prima di uscire dalla stanza si girò verso il ragazzo.

"Me lo dai un po’ di tempo per prepararmi?" gli chiese con un sorriso

"Tutto il tempo che vuole ."

Mezz’ora più tardi uscirono di casa e si diressero a fare spese. Comprarono tutto il necessario e a Harry parve che il professor Lupin si divertisse a scoprire qualcosa su gli usi e costumi dei babbani. Gli ricordava un bambino che vede cose nuove. Gli dispiaceva solo che si ostinasse a non voler toccare cibo. Harry non sapeva da quanto non mangiasse ma gli bastava sapere che da quando lui era a Grimmuald place non lo aveva fatto. E questo non gli faceva per niente bene… Oltre tutto aveva l’aria estremamente pallida.

"Cos’è quello, Harry?"

Il ragazzo si voltò nella direzione indicata dal professore

"Oh, un negozio di giocattoli."

"Ah, sì. Ne ho sentito parlare." disse in uno strano modo. Poi l’uomo controllò nuovamente la lista della spesa che Harry aveva stilato mentre lo attendeva in casa.

Intanto il ragazzo aveva capito che qualcosa in quel negozio di giocatoli aveva attirato l’attenzione di Lupin così, mentre l’uomo controllava la lista, decise di dare un occhiata alla vetrina. Comprese quasi subito che cosa potesse averlo colpito…

"Bene Harry, abbiamo finito direi che non manca nulla."

"Eh???….Ah…Sì…"

"Sempre distratto, eh?" scherzò Lupin

I due fecero qualche passo poi Harry si fermò

"Tutto bene?" gli chiese Remus quando se ne accorse

"Oh si…Io….Credo di aver dimenticato di prendere una cosa…Arrivo subito: mi aspetti signore."

Non gli diede il tempo di replicare: sparì come una lepre lasciando attonito il pover’uomo. Qualche minuto dopo Harry fece ritorno.

"Possiamo andare ora professore."

"Trovato quello che ti serviva?"

"Oh….si…"

"Ma cos’è Harry? Nella lista non mancava nulla."

"Una sciocchezza professore"

"???"

"Meglio andare professore o tarderemo." disse vago il ragazzo.

Lupin fece finta di nulla e lo seguì. Arrivarono a casa che era ormai tardo pomeriggio. Posarono le pesanti buste sul tavolo e Lupin, con un incantesimo, sistemò il tutto al proprio posto, tranne la busta di Harry.

"Speriamo che Kreacher non faccia sparire pure questa roba." esclamò Lupin.

"Difficile signore, è ancora pietrificato."

"Oh, diavolo, hai ragione! Vieni Harry, andiamo di la a spietrificarlo."

"Bisogna proprio?"

"Credo di si Harry. Non che io ne sia entusiasta ma…."

Non finì la frase: proprio quando stavano entrando nel salone il professore cadde a terra svenuto

"Professore!!"

Non rispose. Per la seconda volta nell’arco di 24 ore il ragazzo dovette rimetterlo sul divano. Stavolta però prese una sedia e si sedette accanto a lui aspettandone il risveglio. Harry si fermò a fissarlo: era estremamente pallido. Il motivo per cui era svenuto era chiaro: non aveva più energie. Di certo già da molto prima che lui arrivasse a casa Black non toccava cibo. Gli mise una mano sulla fronte. Sembrava leggermente caldo quindi andò in cucina, bagno un pezzo di stoffa e, dopo averlo strizzato, tornò in salone e lo posò sulla fronte del professore. Dopo di che si risedette accanto a lui.

Alcune ore dopo, verso sera, Lupin riaprì gli occhi.

"..or… Lupin"

Remus non riuscì a sentire tutta la frase, sentì solo il suo nome. Mentre apriva gli occhi non vide bene il viso chinato su di lui: riuscì solo a distinguere dei folti capelli neri e la sagoma, un paio di occhiali, quella voce, quei capelli per un attimo ebbe l’impressione che si trattasse di….

"James…?" sussurrò appena l’uomo

"Professor Lupin…come sta?" chiese Harry che non aveva udito il nome di suo padre

"Harry….cosa..?" chiese il professore cercando di mettersi a sedere facendo così cadere la pezza di stoffa bagnata sul pavimento. Non riuscì però a sedersi: ebbe un forte capogiro che lo costrinse a rimettersi sdraiato.

"Professore resti sdraiato." disse Harry chinandosi a raccogliere il panno e cercando di rimetterlo sulla fronte del uomo.

"No…no grazie Harry non ne ho bisogno." disse il professore respingendo gentilmente la mano.

Il ragazzo posò il pezzo di stoffa umido su di un tavolino li vicino.

"Vuole che chiami qualcuno professore?"

"No. Non preoccuparti Harry."

"Sicuro? Non so se io posso esserle molto d’aiuto, sa?"

Lupin sorrise.

"Si Harry, sicuro."

"Come vuole."

L’uomo chiuse nuovamente gli occhi per riposarsi un po’. Harry allora lasciò la stanza e andò in cucina per mettere su qualcosa per il professor Lupin. Mentre era lì il ragazzo, non sapeva perché, fu colto da un improvviso nodo alla gola ed ebbe tanta voglia di piangere. Poi, proprio come l’estate scorsa mentre fronteggiava i Dissennatori a Privet Drive gli erano esplosi nella mente i volti di Ron e Hermione, così ora, senza motivo, gli apparvero i volti di suo padre e di Sirius e, proprio come i volti dei suoi due amici gli avevano dato la forza per eseguire l’Incanto Patronus, così ora Harry sentì svanire dentro di lui il magone che lo aveva colto alla sprovvista.

Remus intanto era rimasto sdraiato sul divano con gli occhi chiusi a ridere di se stesso per aver scambiato Harry con James. Eppure…Eppure per un secondo aveva creduto che fosse davvero James: a parte gli occhi Harry era il ritratto del padre. Ma non era per questo che li aveva scambiati. Era stata l’espressione preoccupata di Harry a indurlo in inganno…La stessa espressione preoccupata che James aveva avuto a Hogwarts ogni volta che era stato male. Ma come poteva aver commesso un tale, stupido, errore? James era morto da ben sedici anni ….Dio quanto tempo! Lupin si portò una mano sulla fronte…che mal di testa aveva.

"Tutto bene professore?"

La voce di Harry lo colse alla sprovvista: non si era accorto del suo ritorno.

"Si…credo di si.."

"Tenga signore." Disse Harry porgendogli il piatto di minestra

Lupin lo respinse e scosse lentamente la testa.

"No, grazie ma non ho fame"

"Avanti professore… deve sforzarsi un po’!"

L’uomo non rispose e Harry ci provò ancora

"Solo un po’ professore, la prego. Sono giorni che non tocca cibo. Si sforzi per favore"

"No, ti prego non insistere, Harry. Non ne ho voglia. Posalo sul tavolo, magari ne mangerò qualche cucchiaiata più tardi."

Harry scosse la testa risoluto. A costo di essere sfacciato o maleducato Lupin avrebbe mangiato subito

"No professore: adesso."

"Harry…"

"Professore, lei deve mangiare qualcosa: non può continuare così. Che cosa ce ne guadagna?" chiese Harry duro

"E che cosa ce ne guadagno a mangiare?" chiese asciutto l’altro

"Stare meglio. O vuole forse continuare a svenire? E a farmi prendere infarti?"

"Harry ti prego…lascia perdere. Non ho fame."

Ora stavano entrambi alzando la voce

"Come diavolo fa a non avere fame dopo tre giorni, e forse più che non tocca cibo?"

"Harry ti prego, ti scongiuro: lasciami stare."

"La lascerò stare quando lei avrà mangiato qualcosa. Promesso, ma non prima."

Lupin rimase esterrefatto da tanta fermezza. Harry non era mai stato un ragazzo che accettava risposte vaghe è vero, ma normalmente quando gli si davano delle risposte secche che non ammettevano repliche, rinunciava, anche se magari poi faceva di testa sua. Ed ora invece tirava fuori tanta determinazione. Dove l’aveva già vista prima? Ebbe un lampo…Sirius. Ecco dove l’aveva già vista prima. Sirius era uguale quando si trattava di persone a lui care. Lupin aveva sempre sofferto, fisicamente, a causa delle sue trasformazioni in lupo mannaro. Anche da giovane a Hogwarts…dopo la luna piena, per giorni non aveva voglia di toccare cibo. A costringerlo a mangiare erano loro…James e Sirius. Ma mentre James lo incoraggiava dolcemente Sirius gli urlava praticamente dietro, proprio come stava facendo adesso Harry. Fece un profondo sospiro e si sedette sul divano.

"D’accordo Harry, hai vinto tu: mangerò la minestra."

Harry sorrise trionfante e porse il piatto al professore. Intanto che l’uomo mangiava il ragazzo guardò fuori dalla finestra: era ormai buio ed era piuttosto nuvoloso ma non faceva freddo. Harry venne distratto da un rumore metallico. Si girò verso il professore e vide che aveva posato il piatto vuoto sul tavolinetto vicino al divano.

"Finito" gli disse sorridendo l’uomo

Harry si avvicinò e mentre si chinava per prendere il piatto vuoto si fermò un attimo, come imbarazzato.

"Qualcosa non va, Harry?"

"Ahem professore…Ecco per poco fa…Sì, beh, ecco…ho alzato la voce …io non intendevo, insomma…"

"Lascia perdere Harry." disse l’uomo scuotendo la testa

Il ragazzo gli sorrise riconoscente e fece per andarsene.

"Dove vai?" lo fermò il professore

"Beh le avevo promesso che se avesse mangiato l’avrei lasciata solo. Mantengo la promessa." e così dicendo salì il primo scalino della scala che dal salone potava al piano superiore

"Resta." disse in poco più di un sussurro Lupin

"Ne è sicuro?"

"Sì."

Harry fece marcia in dietro e si risedette sulla sedia accanto al professore.

Lupin si frugò nelle tasche

"Cerca qualcosa?"

"Sì, la mia bacchetta….Dove diavolo…?"

"Credo sia rimasta in cucina professore, gliela vado a prendere?"

"No, hai la tua dietro?"

"Oh si, eccola." disse estraendola dalla tasca.

"Me la presti un secondo, Harry?"

"Certamente professore, ma che vuole fare?" gli chiese il giovane

"Far tornare normale quell’elfo! E’ abbastanza inquietante averlo li pietrificato, con quell’espressione truce…"

"Non che normalmente sia più simpatico…ogni volta che apre bocca è solo per insultare, almeno così sta zitto."

Lupin ed Harry scoppiarono a ridere.

"Beh, però non credo che possiamo tenerlo così per sempre, no?" disse Lupin ancora divertito

"Oh, beh credo che lei abbia ragione."

"Ok allora, Harry scansati per favore."

Harry si spostò e Lupin formulò l’incantesimo che fece tornare normale Kreacher. Subito l’elfo incominciò a parlare.

"Maledetti…come avete osato?"

"Oh, scusa tanto.." disse Lupin divertito

"Me la pagherete."

"oh sì, sì, certo" disse Harry

Kreacher guardò i due malissimo.

"Che razza di amici si poteva fare il padrone Sirius? Non potevo certo aspettarmi molto da un galeotto fuggito da Azkaban. Un lupo mannaro e un mezzosangue. Ah, la mia povera padrona, che cosa direbbe?" si sfogò l’elfo

Harry fremeva di rabbia: non sopportava che quell’essere parlasse così di Sirius e di Lupin. Fu proprio quest’ultimo a rispondere all’elfo

"Taci. O ti assicuro che ti ritrasformo in una specie di gargoyles, chiaro?"

"Tsk non mi faccio intimorire da un lupo mannaro, da un mostro."

Lupin tacque, come raggelato dalla parola mostro

"SPARISCI!" gli gridò Harry per difendere l’uomo

"Certo che sei strano ragazzino, come puoi difenderlo? Stamattina ti ha urlato che ti odiava, lo so, io l’ho sentito. Come puoi proteggerlo dopo che ti ha detto quelle cose? Non ti capisco, no. Lui non si merita che tu lo difenda. Io so cosa vuol dire essere disprezzati."

Tacquero tutti e tre, poi Harry riprese a parlare

"Sparisci Kreacher o anche contro il decreto del ministero di restrizioni delle arti magiche presso i minori, ti giurò che userò la mia bacchetta magica. E non garantisco che non lancerò un Avada Kedavra"

L’elfo si gonfiò di rabbia e senza pensarci per la stizza prese il pacchetto che Harry aveva portato a casa dalle spesa e, mentre usciva, glielo tirò addosso. Il pacco però non era pesante anzi, era leggero e cadde dolcemente fra le braccia di Harry. Il ragazzo levò la busta intorno al pacchetto e rimase a guardare con un mezzo sorriso il pacchetto verde adornato da un bel fiocco rosso.

"Ha ragione Kreacher." disse Lupin all’improvviso

Quelle parole ricordarono a Harry la presenza del professore

"Eh?"

"Ho detto che Kreacher ha ragione, Harry. Come hai potuto difendermi da lui, o anche soltanto uscire con me oggi o…prenderti cura di me quando di ritorno dalle spese sono svenuto, dopo che ti ho detto che ti odiavo?" chiese l’uomo seduto fissando il pavimento

"Io non nutro nessun rancore verso di lei professore. Per il suo comportamento intendo… E’ normale che lei mi odi."

Lupin alzò lo sguardo su di lui sorpreso.

"E’ normale che lei mi odi." Riprese Harry con la voce tremante, quasi sull’orlo delle lacrime "Dato che io…io sono la causa della morte di Sirius"

A questo punto Harry scoppiò in singhiozzi. Si rese conto che in fondo, anche se stava superando il dolore per la morte del suo padrino, si riteneva ancora responsabile delle sua morte. Sirius non c’era più perché lui si era comportato da idiota. Avrebbe dovuto convivere con questo per il resto della sua vita.

Remus si alzò di scatto e corse da Harry ad abbracciarlo.

"No Harry, la colpa non è tua se lui è morto"

"Ma se io non fossi andato nella camera dei Misteri, se solo avessi studiato Occlumanzia o se…avessi semplicemente dato retta a Hermione…lui…lui…"

"No. Certe cose succedono perché devono accadere punto e basta. Harry, non è detto che se tu non fossi andato nell’ufficio misteri lui non sarebbe morto. Voldemort è molto potente, così come i suoi Mangiamorte. Magari avrebbero escogitato qualche altra cosa e lui se ne sarebbe andato lo stesso. E poi anche Kreacher ha fatto la sua parte, no?" disse Lupin allentando l’abbraccio e guardando Harry in faccia.

"Io…io…"

"Harry, dai calmati. Se vuoi ti do ancora quella pozione di stamattina." disse dolcemente l’uomo

Harry scosse il capo.

"No grazie. Professore allora, se lei non mi ritiene responsabile della morte di Sirius, perché… mi odia?"

"Harry io non ti odio."

"Ma stamattina…"

"Harry scusa per quello che ho detto stamattina ma, credimi, non lo penso veramente. Non l’ho mai pensato. Ero arrabbiato anzi, SONO arrabbiato per la morte di Sirius. Ma, credimi, non ce l'ho affatto con te né ti ritengo responsabile. Ho detto quelle cose solo perché… beh forse solo per sfogarmi un po’ . Scusami Harry, scusami sinceramente."

Harry sorrise e scosse la testa.

"Sai dopo che ho visto quanto tu mi voglia bene mi sono vergognato profondamente." disse Lupin lasciando libero Harry dal suo abbraccio e sedendosi. Harry lo guardò interrogativamente. Che cosa voleva dire Lupin, e come si era accorto dell’affetto che nutriva per lui?

Parve quasi che Remus gli lesse nella mente.

"Il molliccio Harry… Forse tu non te nei sei accorto ma io ho visto in cosa si era trasformato: nel mio corpo senza vita. E, se ti ricordi la lezione sui mollicci che ho fatto ormai tre anni fa…beh non mi è stato difficile capire che la cosa che più temi sia che io…E se tu temi una cosa del genere ciò significa, spero, che beh nutri dell’affetto per me. E, credimi Harry, sono felice di questo."

Il ragazzo che era a pochi passi dall’insegnante dopo queste parole non sapeva più che dire, così cominciò a giocare col pacchetto che aveva in mano senza nemmeno rendersene conto.

"Che cos’è ?" chiese curioso Lupin

"oh…!" esclamò il giovane ricordandosi che cos’era e perché l’aveva preso.- "Per lei professore" disse Harry lanciandoglielo piano. Remus lo prese al volo

"Per me?"

Harry annuì. L’uomo, dopo aver fissato un attimo il ragazzo, aprì il pacchetto e gli vennero gli occhi lucidi. Una volta scartatolo completamente si ritrovò fra le mani un peluche di media grandezza a forma di cane nero identico al cane che era stato Sirius. Lupin si ricordò di aver visto il peluche nella vetrina del negozio di giocattoli mentre erano fuori a fare spese.

"Era questo che ti eri dimenticato oggi?" domandò a Harry il quale si limitò ad annuire in risposta.

"Harry…come hai fatto a capire che cosa mi aveva colpito in quella vetrina?"

"Beh, quando ho guardato verso la vetrina l’ho notato subito e non mi è stato difficile fare due più due…Non ci voleva un genio." Disse Harry sedendosi al fianco di Lupin sul divano

"Grazie Harry."

"Di nulla professore." gli disse con un sorriso.

"Sei identico a tuo padre."

"Anche Sirius me lo diceva spesso."

"Ed è vero. Non dico solo fisicamente, ma anche negli atteggiamenti e nei modi di fare. Poco fa, quando sono rinvenuto, ho rivisto nella tua espressione preoccupata quella di James." Lupin s’interruppe e rise leggermente "Anche se poi, quando mi hai urlato rimproverandomi, beh, lì mi hai ricordato Sirius. Lui faceva lo stesso."

Harry sorrise nuovamente.

"Beh allora so come comportarmi se si dovesse nuovamente rifiutare di mangiare."

Lupin rise ma Harry era serio e riprese

"Non lo farà più, vero professore?"

L’uomo smise di ridere e fisso seriamente il ragazzo. Era preoccupato per lui.

"No, non lo farò più Harry. Promesso. Mangerò regolarmente."

"E prenderà anche la pozione che le prepara il professor Snape?"

"Come fai a sapere che è da un po’ che non la prendo più?" chiese Lupin sorpreso.

"Me lo ha detto il Professor Moody."

"Devo dire due o tre cosette a Mad-eye" scherzò Lupin

"Perché non prende più la pozione?" domandò serio Harry

Lupin non rispose. La verità era che dopo la morte di Sirius tutto sembra senza importanza.

"Non ne avevo voglia Harry." rispose semplicemente al ragazzo, poi aggiunse "Ma ti prometto che d’ora in poi la prenderò regolarmente, va bene?"

"Davvero?"

"Davvero Harry."

"Professore…" disse Harry piano

"Cosa c’è?"

"Ecco io… Posso capire che le manca Sirius, ma buttarsi giù non le serve a nulla."

"Lo so Harry. Lo so. E’ che a volte mi sembra tutto così ingiusto. La morte dei tuoi genitori, il tradimento di Wormtail …Ed ora la morte di Sirius. Detto sinceramente, Harry, la mia trasformazione in lupo mannaro era l’ultimo dei miei pensieri. In parola povere: se mi sono comportato così in quest’ultimo periodo è perché…"

"Non aveva più voglia di vivere. Lo comprendo signore." concluse Harry

Lupin posò una mano sulla testa di Harry

"Esattamente. Ma ora non più. Ho ritrovato un motivo per andare avanti, anzi due."

"E quali sarebbero?"

"il primo è l’Ordine della Fenice. Ti pare che possa mollare tutto così?"

"Già. E il secondo?"

"Sei tu, Harry."

Harry era sorpreso ma anche tanto felice. Felice di rivedere il suo insegnante sereno e con lo stesso sorriso benigno di un tempo. Capiva che quel " sei tu, Harry" non voleva solo dire quello ma anche "ti voglio bene".

In quel momento entro un gufo dalla finestra, lasciò cadere una lettera fra le mani di Harry e se ne andò.

"Quello è Welly." disse Lupin

"Chi?" domando Harry

"Il gufo di Moody"

Harry lesse il destinatario e vide che era per lui. L’apri e la lesse velocemente – non che ci volesse poi tanto dato che Moody era un uomo di poche parole –

"Brutte notizie professore." scherzò Harry

"Sono pronto al peggio. Avanti, spara!.- gli rispose nello stesso modo Lupin

"Moody dice che dovrà trattenersi per il resto delle vacanze al ministero insieme a Silente Kingsley e Tonks C’è in oltre un post scrittum di Silente. Dice che se possibile è meglio se io resti qui con lei per motivi di sicurezza, sa ."

"E questa sarebbe la brutta notizia? Vorrei che tutte le brutte notizie nella mia vita fossero state così" scherzò Lupin

"Andiamo." gli disse infine

"Andiamo? Dove?"

"Non hai delle cose da prendere a casa?" gli chiese il professore

"Oh, sì certo professore."

Harry era raggiante: un intero mese a Grimmuald place con Lupin e magari con Hermione e Ron

"Però ho una condizione" disse fingendosi serio Lupin

"Quale professore?"

"Che tu la smetta di chiamarmi "professore" "signore" e di darmi del lei. Dato che non sono più un tuo insegnante. Remus è più che sufficiente"

"Va bene professore."

Lupin inarcò un sopracciglio.

"Volevo dire…va bene Remus."

"Decisamente meglio… mi sentivo troppo vecchio."

Risero entrando in cucina.

"Useremo la polvere volante, Harry."

"D’accordo."

"Ve n’è andate?" disse speranzosa una vocina alle spalle.

"Ti piacerebbe, eh Kreacher? Ma purtroppo per te no. Usciamo solo per un po’…. E ti avverto che se ti azzardi a fare pulizie facendo sparire la spesa lo pagherai a caro prezzo, chiaro?" disse Lupin, poi riprese verso Harry " Vado io per primo…per ragioni di ehm…di sicurezza. Privet Drive n° 4 giusto?"

"Si."

Lupin entrò nel camino seguito a ruota da Harry, e prima uno e poi l’alto si ritrovarono nel salone dei Dursley che erano tornati. Harry se ne accorse perché in salone erano state lasciate delle borse. Ma di loro non una traccia. Harry guardò l’ora, erano le nove e mezza di sera: stavano dormendo. Con tutta probabilità erano tornati quel giorno.

"Facciamo piano."

"D’accordo…non ho mai visto la tua camera, Harry."

"Non ti sei perso niente, Remus. Senti ma devo per forza chiamarti per nome? Mi sembra scortese."

"Prova con Moony." ridacchiò Lupin

"Spiritoso. Andiamo."

Si avviarono al piano di sopra ed entrarono nella stanza di Harry non propriamente in ordine.

"Cavoli mi sembra di rivedere la stanza del dormitorio di Grifondoro che dividevo con gli altri quando ero studente a Hogwarts."

"Con chi la dividevi?" chiese Harry mentre si guardava in torno per vedere cosa portare via.

"Con tuo padre, Sirius e Pettigrew."

"Erano disordinati?"

"Non te ne fai un’idea: Mi facevano disperare: L’unico che ci tenesse un po’ sembrava essere Peter. Comunque non ci sono dubbi: questo è il disordine di James."

Harry prese una valigia, ci mise dentro il resto del vestiario e i libri.

"Me lo puoi portare tu per favore Moony? Io prendo la gabbia di Edwige e la firebolt".

"Ok. Ma Edwige dov’è?"

"In giro per consegnare le lettere a cui avevo risposto. Probabilmente ci mette tanto perché Hermione è all’estero."

"Capito."

I due scesero, ma nel fare gli ultimi gradini Harry fece cadere la Firebolt che fece un rumore incredibile svegliando gli zii. Si portò una mano alla fronte e disse:

"Sono nei guai"

"Vuoi dire siamo nei guai" lo corresse bonariamente Lupin

"Moony ti sembra il momento per…"

"POTTERRRR." Gridò lo zio Vernon che era arrivato in salone seguito da Zia Petunia e aveva acceso la luce del salone

"Ehm… Ciao Zio Vernon." disse Harry un po’ timoroso

"Che ci fai qui, ragazzo? Non eri dai tuoi strambi amici?" gli chiese l’uomo

"Si sono tornato, infatti, solo per prendere le mie ultimi cose dato che starò via per il resto dell’estate."

"Tu non vai da nessuna parte. Sai che cosa ha detto quell’uomo strambo…" intervenne zia Petunia. Ma non finì la frase: Lupin l’interruppe e si rivolse a Harry

"Uomo strambo…Chi sarebbe ?"

"Remus credo si riferisca a Silente." rispose Harry

"Ah."

"Mi scusi lei chi sarebbe?" chiese "Ragazzo, come hai potuto portare uno stano tipo come lui qui dentro?"

"Posso fare le presentazioni?" Chiese Harry finto ingenuo per calmare l’atmosfera

Zio Vernon divento viola di rabbia

"Harry questa è…."

"Un’ottima idea" disse dolcemente Remus "Piacere sono Remus Lupin. E signora non si preoccupi Silente sa tutto ed è d’accordo. Scusate il disturbo e buona sera. Raccogli la Firebolt Harry e andiamo."

Il tono disteso con cui Lupin aveva parlato riuscì a calmare tutti, perfino gli zii che rimasero a guardare in silenzio. Harry indicò al mago dove trovare la polvere volante che gli aveva spedito Arthur Weasley.

"Ok Harry, vado prima io. Grimmuald Place n° 12."

Harry vide l’uomo sparire e prima di seguirlo si girò verso gli zii

"Beh, ciao. Ci vediamo la prossima estate." disse mostrandosi gentile.

"Aspetta un attimo ragazzo, quello lì… Non sarà quello evaso dalla vostra prigione… Quell’assassino.. Il tuo padrino?"

Harry cercò di ricordare se gli avesse mai parlato di Sirius. Sì, lo aveva fatto di ritorno dal suo terzo anno a Hogwarts. Voleva rispondergli che no, non era lui. Poi il suo cuore gli suggerì una risposta diversa. In quegli ultimi giorni lui e Lupin, soprattutto nelle ultime ore, si erano confidati molto e avevano instaurato un rapporto profondo. Lupin era l’ultima persona che lo legava al suo passato e ai suoi genitori.

"Si, Remus Lupin è il mio padrino" "il mio nuovo padrino" aggiunse mentalmente Harry sorridendo. Dopo di che sparì nel camino lasciando i Dursley a bocca aperta.

 

FINE.

***

Nota dell’editor:

Ho preferito mettere alcuni nomi in originale perché, a mio parere, rendono meglio. Nella traduzione italiana, per quanto abbia potuto constatare sia, incredibile a dirsi, una delle migliori, alcuni termini secondo me non son stati tradotti al meglio. Senza soffermarmi nei dettagli e facendo un esempio tra i tanti: Marauders con Malandrini. Marauder in inglese vuol dire ‘predatore’ riferito sia all’animale, che, in senso figurativo, all’uomo. Per estensione potremmo anche dire che significa ‘combina guai’, ma con una connotazione certo molto più negativa rispetto a quello che in italiano è il significato di ‘malandrino’ che viene usato, solitamente, con senso bonario. Comunque sia per ritrovarvi meglio allego le traduzioni italiane:

Buckbeak = Fierobecco

Mad-eye = Malocchio (il soprannome del ‘professor’ Moody)

Marauders = Malandrini

Moony = Lunastorta

Padfoot = Felpato

Pettigrew = Minus

Snape = Piton

Wormtail = Codaliscia

Non credo di aver fatto altre sostituzioni.

Spero che vi siate comunque ritrovati nella lettura…

L’Editor (muahahahahahaahahahhhahahhaahah)

 

 

 

 

 

 

  
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