Il
vento soffiava debole sulla terrazza dell’edificio di Angel.
Stranamente,
a differenza delle altre volte, il tempo sembrava essere favorevole a
luoghi
così aperti ed esposti.
Faith
era poggiata con le spalle al muro, accanto all’entrata.
Portava
in continuazione la mano destra alla bocca, per fumare una nuova
sigaretta.
Fumare…
quella era una novità. Un'altra falsa ancora a cui
aggrapparsi per scaricare la
rabbia furiosa e il dolore eccessivo.
Perché
tutti sanno che una piccola striscia di nicotina può
far star meglio chiunque,
senza pregiudizi. O peggio, a seconda della situazione. Può
regalare dieci
minuti di tranquillità e appagamento, così come
un tumore mortale ai polmoni.
Peccato non si possa scegliere.
Si
trovava lì da qualche ora, non curante del fatto che il
vampiro la stesse
cercando, per assicurarsi che andasse tutto bene. La constante
preoccupazione
di Angel la faceva sorridere spesso. Nessuno nella sua vita si era mai
preso
cura di lei in quel modo. Il perché non lo comprendeva,
però. Non riusciva a
capire il motivo per cui Angel tenesse così tanto ad una
simile pazza.
D’altronde, non meritava affatto tutto l’affetto e
la comprensione che le
veniva dedicato, soprattutto da parte di lui, visto che aveva perfino
cercato
di ucciderlo.
Ma
il destino,
quel giorno, volle farle un ulteriore regalo…
Quando
il vampiro era sommerso dai pensieri, spesso si recava sulla terrazza,
sperando
che il vento, solitamente forte, potesse spazzare via qualche
preoccupazione.
Così,
aprì la porta e vide la ragazza, meravigliandosi di trovarla
lì. Si osservarono
per qualche secondo, fin quando l’uomo si poggiò
al muro con le spalle, proprio
vicino a lei, e cominciò a dirle qualcosa.
“Non
ti
fa bene fumare”.
Era
giusto che glielo facesse notare. Anche se non era il suo tutore -
tantomeno la
ragazza ne avrebbe voluto uno - parte del suo aiuto consisteva anche in
questo:
consigliare le scelte giuste da prendere. Ma la cacciatrice…
la pensava
diversamente.
“Invece
si”.
Con
molta nonchalance nella sua secca risposta, la donna prese
un’altra dannosa
dose di nicotina dalla tasca e la accese, facendo disperdere tutto il
fumo
grigio nell’aria. Menomale che almeno lui non aveva bisogno
di respirare. Poi
lo guardò dritto nei grandi occhi scuri e, sentendo
stranamente l’improvviso
bisogno di dare una spiegazione, aggiunse la triste verità
legata al fumo.
“Mi
aiuta a dimenticare momenti di merda, okay?”. Gli rispose
come se dovesse
accontentare un bambino curioso.
“Tu
credi, ti illudi che quello schifo possa aiutarti. Ma non serve a
nulla,
Faith.”
“Sì,
e
porta anche tumori, sai? E con questo? La gente non smette di fumare
sapendo di
poter avere un bel cancro. Perché dovrei farlo io?”
Lo
scrutava come se cercasse realmente una risposta.
Ancora
una volta, non poté fare a meno di notare gli occhi scuri
del vampiro,
invitanti e rassicuranti allo stesso tempo.
‘Non
so perché, ma vorrei morire in quegli occhi.’
Si
accorse di fissarlo troppo a lungo, e cercò di deviare lo
sguardo, ma alla fine
la sua attenzione si posava sempre sullo stesso punto. Non riusciva a
capire il
perché di tale cosa, soprattutto visto che quando conosceva
un uomo, l’ultima
cosa che andava a notare erano proprio le pupille.
“Importa
solo se tu vuoi che importa. E’ questo il punto, Faith. Hai
solo 20 anni o poco
più, hai un’intera vita davanti e pensi che nulla
abbia importanza? Non ci
credo.”
Quelle
parole,
incredibilmente taglienti e veritiere. Non poteva far altro che
difendersi,
ferendo chi cercava di aiutarla, con tono acido e derisorio. Come aveva
sempre
fatto, con tutti.
“E
cosa
dovrei fare Angel? Essere come te e soffrire per tutta la vita? Aiutare
i pazzi
e le anime perdute? Non frequento la chiesa, ma grazie lo
stesso.”
L’uomo
la osservava, un po’ ferito da quelle parole. Non sapeva bene
il perché, ma
provava una strana e piacevole sensazione quando stava con la
cacciatrice.
Sentiva che c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa per
cui valeva la pena
combattere. E, al tempo stesso, si sentiva più permaloso
quando lo scherniva
poco gentilmente.
“Beh,
forse dovresti. Si chiama redenzione, ed ha uno scopo ben
preciso.”
Fu
l’unica cosa che riuscì a dire, con il broncio in
viso. Poi, convinto delle
proprie intenzioni, decise di agire con i fatti.
Prese
la sigaretta dalla bocca della ragazza e la gettò per terra,
calpestandola.
“Ehi,
che diamine fai?”
“Cerco
di salvarti la vita.”
Ancora
una volta. Salvarla
di nuovo.
Angel
la guardò per un’ultima volta, con il volto
leggermente amareggiato.
Aprì
la
porta, e tornò dentro, pronto a cacciare riluttanti demoni
per smaltire la
delusione. Avrebbe voluto che Faith lo ascoltasse e lo ringraziasse. Ma
da
quando aveva cominciato ad aspettarsi qualcosa dalle persone? O meglio,
perché
la speranza era così accentuata con lei?
La
ragazza lo seguì con lo sguardo, posizionando gli occhi sul
sedere dell’uomo, e
perdendosi per qualche secondo in pensieri sconci.
Quando
lui uscì, però, la magia finì, e
mancò poco prima che imprecasse. Guardò in
aria, sbuffando.
‘Cazzo,
ha terribilmente ragione!’
Rivolse
l’attenzione alla sigaretta, indecisa se fumare o meno.
Era
conscia di essere troppo debole per smettere…ma, poteva
comunque provarci?
Rientrò
dentro, perché il vento cominciava ad irrigidirsi,
perché non poteva rovinarsi
la vita anche in questo modo, perché… sentiva
assolutamente il bisogno di
scusarsi.