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Autore: The Chemist    09/09/2012    3 recensioni
Era come un'ossessione, passavo davanti casa sua ogni singolo giorno, prima di andare a scuola, anche se la scuola era dalla parte opposta della strada in cui vive lui.
Ma c'era qualcosa, qualcosa che non andava. Le serrande sempre chiuse, per di più la macchina della madre non c'era mai.
FAN FICTION SOSPESA. NON SARA' PIU' RIPRESA.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti, dfhsdfds.
come vedete non sono morta, e sono qui a postare un nuovo capitolo,ancora schifoso, ma vabeh.
pian pianino le idee spuntano fuori e penso che diverrà sempre più carino :| Spero solo che leggendo 'sta fic non vi stiate annoiando. :c
perchè per me è molto noiosa.
boh, niente, spero vada bene, anche se vi confido che a me 'sto capitolo piace proprio per niente. uù
buona lettura.
xx
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*
"Tesoro, io sono un po' preoccupata per nostro figlio" La voce della madre di Mike è molto rattristita.
"Continua a non mangiare?" risponde suo marito, con aria preocupata.
"Sì" afferma.
"È così strano, è così privo di emozioni... Per di più non so cosa stesse cercando di fare,ma l'ho trovato senza sensi sott'acqua, mentre faceva un bagno caldo."
"Cosa? No, Donna, così dobbiamo prendere provvedimenti..."
I due giacciono sulla porta di Mike, parlando a bassa voce, guardando il ragazzo dormire.
Donna, la madre di Mike, cerca il più possibile di trattenere le lacrime, ma non riesce. Tutto ciò per lei è frustrante.
"Su, non piangere tesoro" Muto abbraccia la donna, continuando a fissare Mike nel suo letto, che dorme, quasi come se stesse facendo un brutto sogno.
Agitato.
Nervoso.
Come se ci fosse qualcosa che lo disturba.
Abbandonano la stanza, e chiudono la porta.
*

[...]

La solita sveglia mattiniera mi rompe le palle.
La scuola, e siamo solo a martedì.
Ho il sonno molto leggero e questo non è mica un pregio!
Mi guardo attorno un po' intontito, mi ricordo di aver sentito delle voci, non ricordo cosa dicessero, nè chi fossero, ma ricordo un qualcosa di simile.
Sono decisamente rincoglionito.
I vestiti sono come al solito posizionati sul comodino e ben piegati, mia madre ogni santa mattina ha la volontà di darmi dei panni puliti, stirarmeli, piegarmeli e andare a lavorare.
Un'altra cosa strana di questo periodo è che dormo in mutande, nonostante il freddo che faccia, ma è strano soprattutto il fatto che io non usi il pigiama. Per me è una cosa sacra, anche d'Estate.
Che pensieri che mi faccio, e solo solo le sette. Il sole non è ancora levato del tutto, c'è un lieve azzurro scuro nel cielo.
Vado nel bagno, per lavarmi i denti e sciacquarmi la faccia, sembro un morto.
Il solito gel nei miei capelli, e corro a vestirmi, per poi ritornare nel bagno e darmi una spruzzata di profumo PlayBoy, altro regalo di mia madre.
Prendo la mia EastPak da per terra, accanto la mia scrivania, apro e sbatto la porta per poi correre le scale, e avviarmi verso la soglia della casa.
Mi metto le scarpe, e me ne vado, senza far colazione o altro. Jason penserà poi a chiudere la porta.
Vado a scuola a piedi, ormai era il quattordicesimo giorno che mi facevo quella strada da solo, senza compagnia.
Okay, stando a ciò che mi ha detto 'stanotte lui e fuori città, quindi è inutile che io vada a cercarlo a casa sua.
Mi dirigo subito a scuola, con passo veloce.

[...]

Ero davanti al cortile della scuola e come al solito ci sono già tantissime persone che fanno i cazzi loro, come studiare seduti sulla scalinata, o parlare del più e del meno; altri, invece, fanno colazione al bar vicino. Io preferisco andarmene subito in aula e ripassare qualcosa per la lezione che verrà.
Mi siedo al fondo dell'aula, da solo.
Appoggio la mia EastPak a destra del mio banco, e tiro fuori il libro di Storia dell'Arte, che per svariati motivi non ho studiato i cinque paragrafi assegnati per oggi, normale, no?
La storia diventa noiosa, tutto è noioso senza di lui, e non me ne sarei mai accorto, nè tantomeno mi sarei fatto delle domande tipo 'ma cosa succederebbe se Chester non ci fosse al mio fianco?' no, perchè per me è solo un amico.
Il mio migliore amico.
Ma non ho mai dato importanza all'amicizia dopo tutte quelle volte che me l'hanno ficcato in quel posto.
Ma con Chester è stato diverso.
Con Chester mi liberavo, riuscivo ad essere me stesso. Non riesco a spiegarmi.
Avanti Mike, è il momento di pensare a 'ste cose mentre sei a scuola? Concentrati sul paragrafo!
Ahia, la mia coscienza si fa viva, ma che stesse zitta.
Sono circa, quindici minuti che leggo 'sta roba e non ho capito niente di ciò che c'è scritto.
Ecco la campanella squillare, Dio che fastidio. Tutti entrano, e l'insegnante è perfettamente puntuale.
La odio, seppur spiega magnificamente, in questo momento odio tutti.
Sicuramente ora sono nella merda, interroga, e io non so niente. Sfigato come sono, sceglierà proprio me, no?
Inizia a fare l'appello, fino a quando non fa il nome di Chester
"Bennington?"
Nessuno apre bocca.
"È ancora assente? È quasi due settimane che manca. Qualcuno sa qualcosa?"
Io. Io so dov'è e che sta facendo, ma non so perchè, cosa faccio lo dico?
Nah, sto zitto, meglio.
Continua a fare l'appello e arriva al mio nome, ma penso talmente troppo che non rispondo finchè il mio vicino di banco, Louis non mi da una gomitata per farmi ascoltare. Ero troppo impegnato a 'leggere il capitolo'.
"Shinoda Michael?!"
"Sì, sì, ci sono"
Rispondo con un filo di voce tremolante.
"Più attenzione in classe, grazie"
Non le rispondo, o penso che oggi visiterò il preside.
"Shinoda, mi sai dire qualcosa su ciò che ho assegnato per oggi?"
"..."
Tutta la classe mi guarda, i cazzi loro no? Mi sento in imbarazzo, ho sempre studiato, ma in 'sti giorni non ce la faccio.
"Allora?" mi provoca la professoressa.
"non so ...niente.."
L'insegnante sta zitta per qualche minuto, ma sembra che riesca a tener la calma.
"Qualcun'altro?" Chiede per l'interrogazione.
Okay, il mio turno è finito quindi la mia mente può andare a cagare per il resto del giorno, vero?

[...]

L'ultima ora. Scrivo velocemente tutto ciò che il professore ha scritto sulla lavagna, senza capire minimamente il senso. Non mi interessa.
La campanella suona, e io sono il primo ad andarmene, mettendo tutto come capita dentro lo zainetto, e uscirmene con esso allacciato a una spalla sola.
Cerco di uscire il più in fretta possibile, finquando la professoressa della prima ora, non mi ferma in corridoio.
Che palle, cosa vuole?
"Michael"
"Sì?" rispondo freddamente.
"Ho notato che il tuo rendimento scolastico è calato notevolmente"
"E quindi?" rispondo scortese
"Voglio avere un colloquio con i tuoi genitori, è possibile? Magari vengo a casa tua"
"Deve proprio?" gli rispondo cercando di scollarmela di dosso.
"Sì, in nome di tutto il consiglio di classe devo parlare con loro."
"Mettiamo già in chiaro che mio padre non c'è mai a casa, nè tantomeno può lasciare, mia madre c'è solo di sera, circa dalle 6 in poi, quindi non so se le converrebbe" beh, alla fine ho detto solo la verità.
"Passerò alle sei e mezzo di oggi pomeriggio, e parlerò con tua madre, Michael"
"Okay"
"Buongiorno" mi dice con un sorriso
"Ciao" rispondo altrettanto freddamente.
Giro a sinistra, che vi è subito l'entrata/uscita dell'istituto, e abbasso lo sguardo per scendere le scalinate. Rimango così, fino a quando al cancello qualcuno non distoglie la mia attenzione...
Biondo.
Piercing.
Tatuaggi.
Lui, Chester.
   
 
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