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Autore: NoceAlVento    09/09/2012    1 recensioni
Blue si svegliò sotto uno spesso strato di neve di diversi centimetri. Si alzò in piedi scrollandoselo di dosso e istintivamente si domandò per quanto tempo fosse rimasto fermo per concedere al nevischio di ricoprirlo a quel punto. Si trovava in una sconfinata piana su cui imperversava una violenta bufera di neve e le correnti d'aria, che cambiavano direzione di minuto in minuto, gli ghiacciavano il volto. Inizialmente si convinse di trovarsi nella distesa a est di Pallet Town e cercò di spiegarsi la tempesta, fino a che non avvistò, in lontananza, qualcosa di mai visto prima: un gigantesco numero nove in pietra – forse ossidiana o tectite, a giudicare dal colore molto scuro – che veniva trascinato dalle folate ora da un lato, ora dall'altro. Improvvisamente l'effigie mutò direzione di volo dirigendosi verso di lui. Blue iniziò a fuggire alla sua sinistra, ma sprofondò dopo pochi passi nella coltre immacolata su cui poggiavano i suoi piedi. Per sua fortuna tanto bastò: una corrente sospinse a metà strada il nove nella rotta opposta alla sua, allontanandolo all'orizzonte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del Conflitto Globale'
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III 'Le alte sfere'

~Legenda~

(soltanto luoghi e persone sono citati in lingua inglese; oggetti e istituzioni, con valenza retroattiva per il Ciclo, manterranno invece le designazioni italiane)

Tilde (~): indica un ampio salto temporale (per i vuoti minori lascio semplicemente una riga bianca).


Blackthorn City: Ebanopoli.

Celadon City: Azzurropoli.

Cinnabar Island: Isola Cannella.

Fighting Dojo: Dojo Karate.

Indigo Plateau: Altopiano Blu.

Lavender Town: Lavandonia.

Lilycove City: Porto Alghepoli.

Mossdeep City: Verdeazzupoli.

Pallet Town: Biancavilla.

Pokémon Mansion: Villa Pokémon (si tenga a mente che due luoghi corrispondono a questo termine: uno situato all'Isola Cannella e uno locato nel Percorso 212 di Sinnoh).

Pokémon Tower: Torre Pokémon.

Route: Percorso.

Saffon City: Zafferanopoli.

Silence Bridge: Ponte Silenzio, altro nome del Percorso 12 di Kanto.

Vermilion City: Aranciopoli.

Viridian City: Smeraldopoli.

Viridian Forest: Bosco Smeraldo.


Agatha: Agatha.

Bertha: Terrie.

Blaine: Blaine.

Blue Oak: Blu Oak (no, non Verde, le nomenclature rispecchiano quelle americane).

Bruno: Bruno.

Daisy Oak: Margi Oak.

Drake: Drake.

Lance: Lance.

Lorelei: Lorelei.

Norman: Norman

Red: Rosso.

Samuel Oak: Samuel Oak.


(avvertenza: ad alcuni protagonisti nel corso del Ciclo sono stati assegnati arbitrariamente cognomi, sia inventati di sana pianta che appartenenti ad altri personaggi già esistenti per evidenziare una relazione famigliare che nel contesto dei racconti intercorre tra i due soggetti in questione; in quanto questa pratica esula dai videogiochi e la Legenda si riferisce solo a luoghi e persone che vi appartengono, tali modifiche apportate non sono citate qui)


* * *


III: “Le alte sfere


Devo chiedere perdono al lettore, me ne rendo conto. Sto raccontando momenti nella storia di Kanto che molti preferirebbero lasciati nel vuoto, all'ombra dei ricordi positivi che il nome di questa regione evoca nell'animo di chi vi ha vissuto. Non è mia intenzione rovinare le memorie di chi si è impegnato a vagliare questo papiro degnandomi della sua attenzione: chi anzi mi concedesse questo onore meriterebbe di leggere di ben altre esperienze, vicende in grado di illuminare di gioia un cuore infelice anziché di rigettarlo nell'oscurità più nera; poiché sì, Kanto offre anche di queste avventure, ed è una mia scelta di non narrarle personalmente.

Consentitemi tuttavia di chiarire per quale ragione non faccio ciò, e volesse il cielo potreste persino recuperare un interesse di cui i cupi avvenimenti descritti potrebbero avervi causato lo smarrimento. In primo luogo vi sono già in spropositato numero romanzi, enciclopedie, annuari e cronache su tale tipo di storie: ciò è perché sono più gradevoli non solo da assimilare ma anche da riportare, e gli autori meno ferrati le ritengono più consone al vasto pubblico; in secondo luogo, per quanto fosco questo resoconto possa apparire, in particolar modo a coloro che sono usi al suddetto genere di scritti, è pur innegabile che esso sia necessario per una corretta comprensione dei fatti che susseguirono a esso. Indulgete dunque su un povero cronachista, e proseguite nella lettura.


Il giorno successivo, a seguito dell'attacco a Pallet Town, gli abitanti erano in pieno tumulto. La notizia, pur essendo l'evento corrispondente svoltosi a un'ora per molti proibitiva della notte, si era rapidamente sparsa per merito degli organi d'informazione di Kanto sempre in veglia, con il risultato che, chi avvisato presto e chi tardi, la mattina dopo tutti erano consapevoli di quanto si era avvenuto. Non tutti ci credevano, questo è ovvio: gli scettici sono sempre esistiti e, poveri noi, continueranno a esistere per molto tempo ancora; in linea di massima, comunque, pochi erano i dubbi su quanto si vociferava e, sorprendentemente, la notizia non era neanche stata gonfiata oltremisura. Certo, qualche parola su un presunto drago che avrebbe demolito Pallet girava, ma niente di che.

Quanto a Blue, inaspettatamente si era addormentato poco dopo il termine dell'aggressione, senza nemmeno chiedere notizie di Red: gli era bastato ritrovare Daisy, che frattanto era ritornata assieme alla folla al centro del viale presso la propria dimora, per poi rincasare e stendersi sul letto, neppure preoccupandosi di un ritorno dell'assalitore. Così era stato, e non vi erano neanche da segnalare incubi degni di nota di lì alle nove, con il risultato che il ragazzo si era svegliato più riposato della maggior parte dei suoi concittadini.

Quella mattina, malgrado ciò, non andò a passeggiare fuori come suo solito, parzialmente intimorito dalla massa di giornalisti e reporter che affollava le vie del borgo in costante cerca di testimoni da intervistare: Blue aveva fin dall'infanzia ricevuto un'educazione tradizionalista da parte dei suoi ormai defunti genitori e da Daisy che, tra le altre cose, lo portava a diffidare della stampa e dei suoi servizi. Conseguentemente, spese mezz'ora del suo tempo o forse più vagando tra le varie stanze della casa – occasionalmente uscendo sul cortile antistante –, nascondendosi ogni volta che un inviato entrava per conversare con sua sorella di quanto accaduto durante la tarda serata precedente.

Alle nove e mezza, però, vi fu una svolta. Non fu una cosa scalare, all'inverso fu come un fulmine a ciel sereno: prima venne un sonoro verso che sembrava provenire da un drago per via del peculiare timbro, poi due ombre proiettate sul terreno dalla luce solare attraversarono velocemente metà Pallet Town partendo dal Route 1. Nonostante, una volta notatele, molti avessero cercato di alzare il capo per scorgere ciò che le aveva provocate, neppure il più svelto di riflessi riuscì a scorgere niente. Un'eccezione, comprensibilmente, era presente: le due sagome scure, una volta tagliata la cittadina, si erano fermate a stazionare nei pressi del commissariato, non eccessivamente distante dalla magione del nostro giovane protagonista, e così le loro controparti solide che stavano nel mentre atterrando dopo la trasvolata. Si trattava a prima vista di due pokémon: uno era qualcosa di simile a uno pterodattilo, o comunque un volatile preistorico; quanto all'altro, esso era un dragone dalle tinte arancioni che con ogni probabilità aveva in precedenza emesso il canto che aveva allertato gli abitanti.

Raggiunto il suolo furono rivelate anche le quattro figure che cavalcavano quelle creature, attorno alle quali in poco tempo si era radunata una gran folla di reporter che – Blue sul momento non seppe darsene una ragione – stavano tripudiando e accogliendo festosamente i nuovi arrivati. Dal pokémon primitivo scesero due donne: la prima era una giovane trentenne occhialuta vestita in stile casual – a posteriori, mostrava l'abbigliamento meno eccentrico tra i quattro – dai capelli fulvi. Al suo lato stava invece un'anziana signora che indossava un vestito violetto risalente forse a un decennio prima; si appoggiava a un bastone ligneo, ma la netta impressione era che non ne avesse il minimo bisogno e volesse semplicemente utilizzarlo per contribuire all'immagine generale. Quanto all'altro velivolo, esso trasportava invece due uomini: uno era un adulto nerboruto che verosimilmente aveva compiuto l'intero viaggio aereo a torso nudo sprezzante del freddo di tali altezze; del resto, il vestiario suggeriva che fosse un praticante di una qualche arte marziale, in quanto non portava addosso nulla se non un paio di pantaloni color avorio cinti da una fusciacca di un nero pece. Per quanto concerne invece l'ultimo del gruppo, questi colpì Blue più di chiunque altro.

Era a conti fatti di un età tra i venti e i venticinque anni, e per importanza era presumibilmente una spanna sopra agli altri in quel novero. Indossava quello che pareva un costume carnevalesco e che più facilmente era una tuta, ma ciò che più saltava all'occhio era lo scenografico mantello che scendeva dal collo alla schiena. I capelli erano anch'essi rossicci, ma di una tonalità più scura rispetto a quelli della donna anteriormente citata. Infine, nonostante il caldo torrido che pervadeva Pallet Town a quell'ora del giorno, vestiva due pesanti stivali color castagna. Il gruppo da lui capitanato si incamminò con passo concitato in direzione dell'entrata del commissariato, attorniato da giornalisti d'ogni risma che allungavano dispoticamente i loro microfoni all'indirizzo dei vari componenti e del quarto in particolare, che pareva il più assillato dalle domande.

« Siete qui per quello che è successo a Pallet? ».

« Non lo so, tirate a indovinare ».

« Sapete già quello che è successo? ».

« Diciamo che sappiamo qualcosa » il giovane proseguiva imperterrito nel suo cammino « Contiamo di capire di più ora ».

« Avete già un piano d'azione? ».

« Lasciate in pace Lance » intervenne d'un tratto il robusto individuo che con lui era arrivato, atteggiandosi da guardia del corpo.

La reporter, sebbene apparisse intimorita, trovò la forza di porre un'ultima domanda « C'è almeno una dichiarazione che vuole lasciare per la stampa? ».

L'uomo stava per cacciarla definitivamente ma Lance, ormai sulla soglia, lo fermò e si avvicinò alla cronista mentre altri si protendevano per meglio sentire « Sì. Dite a tutti che i Superquattro sono qui per risolvere il problema, qualunque esso sia ».

Dopodiché gli allenatori varcarono la porta assieme, mentre dietro di loro un boato esplose dalla folla appostata.


« Aspetti » il commissario fu interrotto da un pacato intervento di Agatha « Che vuol dire che non sapete cosa fosse? ».

« Proprio quello che vuol dire ».

« Ma voi eravate lì? ».

« Ma certo che c'eravamo. Il punto è che non abbiamo visto niente ».

« Ma sì, ci sta » questa volta Bruno aveva preso parola « Era notte, magari per via del buio non hanno visto ».

« No, non per il buio » l'ufficiale di polizia sembrava quasi indispettito, come se quei quattro stessero tentando di sminuire il suo lavoro « Abbiamo provato a puntargli delle torce contro, e poi non è che fosse proprio inoffensivo, alcuni hanno cercato di attaccarlo e un flash c'è stato. Ma era più nero della notte, non so se mi spiego ».

Lorelei si inserì « Cioè… uno spettro? Agatha, fagli vedere uno dei tuoi ».

« Lo so com'è fatto uno spettro, ma ripeto, no, era come se fosse la notte stessa ad attaccarci. Se non fosse che ha colpito un quartiere con molte case non ci saremmo neanche accorti che c'era qualcosa ».

« Mio caro, in tutti i miei anni di allenamento io non ho mai–– ».

« Calmiamoci tutti » Lance mosse imperiosamente la mano « Commissario, intende dire che non c'era davvero niente che ci possa aiutare a capire cosa fosse? ».

« Beh, a pensarci… ecco, penso che avesse qualcosa all'altezza della testa, come una fiamma di colore bianco. Solo che non so bene come descriverla ».

« Bene, penso che parlarne non porterà da nessuna parte » l'allenatore parlò rapidamente per evitare un nuovo intervento della sempre più scettica Agatha « Piuttosto, ci dica dell'attacco. A che ora è stato? ».

« Intorno a l'una di notte, se ben ricordo ».

« E non è successo niente di caratteristico prima che comparisse quest'ombra? ».

« C'è stato un terremoto. Piuttosto forte a dir la verità, non l'avete sentito all'Indigo Plateau? ».

Lance rivolse uno sguardo di domanda ai restanti Superquattro, che risposero con un netto cenno di dissenso « A quanto pare no. Ma prego, prosegua ».

« Poi… ah, sì, appena prima che apparisse quella cosa i lampioni si sono spenti per un attimo ».

« Questo però non aiuta, sembra tutto correlato. Non è successo niente per esempio durante il giorno? Qualcosa che facesse capire che non andava tutto bene ».

L'ufficiale sembrava riluttante a parlarne « Sì, una cosa… ».

« E perché non ce l'ha detto prima? Lei non–– ».

« Agatha, calma » Lorelei, seduta accanto a lei, le poggiò una mano sulla spalla « Dicevamo… Cosa? ».

« Sì, ecco, conoscete tutti il professor Oak, immagino. Ecco, è stato ritrovato… non addormentato, però non so bene come dirlo… ».

« Pff, quel rammollito… ».

« Agatha, per piacere ».

« Smettetela tutti, santo cielo » Lance non era adirato, bensì annoiato e a tratti rassegnato per l'atteggiamento del suo gruppo « Commissario, si spieghi meglio, non serve trovare una parola se ci dice il concetto ».

« Beh, non è morto, diciamo che dorme ma non si sveglia. Lo stato medico è quello di un addormentato, però non si riesce a farlo uscire da… come si chiama… ».

« Fase REM? » suggerì Bruno, in religioso silenzio fino ad allora.

« Precisamente ».

« Il che vuol dire che sogna » concluse Lorelei.

« Non solo » il commissario aveva raggiunto il punto che meglio aveva compreso del referto dell'ospedale di Viridian City « È in una specie di incubo perenne. A volte lo si sente lamentarsi ».

Lance, a dispetto della sua crescente curiosità, preferì mantenere il colloquio su un carattere puramente fattuale « E questo quando e dove è successo? ».

« Ieri mattina. Due ragazzi l'hanno ritrovato nel suo laboratorio in quello stato ».

« E potremmo visitare questo laboratorio? ».

« Temo di no » replicò sconsolato l'ufficiale « Durante l'attacco di ieri è andato perduto… Scomparso, in effetti ».

« Scomparso? » chiese Lorelei.

« Ne parliamo dopo, non distraiamoci » la guida del gruppo percepì la netta sensazione di essere l'unico insieme a Bruno ad aver mantenuto un atteggiamento professionale nel corso del dialogo « Due ragazzi, ha detto? ».

« Sì. Red Fuji e Blue Oak, che è il nipote del professore ».

« Desidererei parlare con loro. Mi sa dire dove li posso trovare? ».

« Certamente » il commissario rifletté per un istante « Vediamo, la casa di Red si trova sulla terza parallela da ovest alla via del Berries For Two's – non il vecchio indirizzo, il nuovo –, mentre Blue abita insieme a sua sorella Daisy nella stessa via in cui si trovava il laboratorio, anche se non ricordo l'altezza esatta ».

I Superquattro assunsero un'espressione confusa.

« Oh, lasciate perdere, vi lascio una cartina ».


Blue aveva atteso per tutta la giornata una visita di Red in uno stato di inesauribile eccitazione, sporgendo la testa oltre le scale della sua camera ogni volta che udiva la porta di casa aprirsi. Invece le uniche persone a entrare in quella movimentata mattinata erano state, per quanto in costante decrescenza, giornalisti affamati di notizie fresche che chiaramente Daisy non era stata in grado di dar loro.

Pressappoco intorno alle undici, a ogni modo, le voci che era in grado di avvertire dalla sua finestra sopraelevata erano aumentate in numero e intensità, tanto che poteva udirne un ristretto insieme parlottare tra di loro.

« Ma che cosa c'entro io? Questa carta non ha senso! ».

« Ma dalla a me la mappa! Con te percorriamo Kanto due volte di questo passo ».

« No, ora la tengo io, finalmente la sto capendo ».

« Ma se non sai nemmeno da quale dei due stiamo andando ».

« D'accordo, lo ammetto, sulla casa del primo mi sono un po' confuso, ma fidatevi che questa volta ci siamo ».

« Ehi, ma quello non è il commissariato? ».

« OH SANTO CIELO, MA STATE ZITTI! COME DOVREI CONCENTRARMI SULLA CARTA? ».

Di pari passo si andavano affollando anche svariati reporter, e interessato il giovane Blue si affacciò per osservare soddisfacentemente: si trattava, con sua sorpresa, degli stessi individui accolti qualche ora prima con giubilo dalla medesima folla di cronisti; e, con sua sempre maggior meraviglia, i quattro si stavano dirigendo verso la sua dimora. Per la prima volta nel corso di quella mattina, decise di venire giù insieme a sua sorella, che nel frattempo aveva già aperto la porta e li attendeva sull'uscio.

« Buongiorno » li salutò la donna una volta giunti con l'espressione meno estenuata che potesse mostrare « Desiderate? ».

« Buongiorno » a prendere la parola era stata la guida dei quattro, ovvero l'uomo in mantello e stivali « Questa è la casa di Blue Oak? ».

« Sì, abita qui ».

L'allenatore lanciò uno sguardo sornione in direzione dell'anziana signora al suo fianco, che per risposta abbassò e corrucciò il proprio « Eccellente! Mi presento, io sono Lance e noi siamo i Superquattro ».

« Oh! Prego, entrate ».

Dopo le presentazioni e dopo che tutti si furono accomodati, Blue si avvicinò a sua sorella per chiedere spiegazioni « Ma chi sono i Superquattro? ».

« Sono i quattro Maestri di Pokémon più forti di Kanto. Sono quelli che formano la Lega Pokémon ».

A quelle parole il ragazzo perse un po' della sua naturale timidezza: le persone appena entrate in casa sua rappresentavano il suo sogno recondito. Daisy, dal canto suo, non aveva capito perché allenatori così formidabili fossero arrivati proprio a casa sua, per giunta domandando di suo fratello.

« Dunque… perché siete qui? ».

« Penso che lo possa immaginare anche lei » rispose Lance.

« Riguarda l'attacco di ieri? ».

Prese la parola l'altro uomo del gruppo, presentatosi come Bruno « Siamo stati al commissariato di polizia locale, che ci ha parlato di quello che è successo ».

« Vi ha detto lui di venire qui, quindi ».

« L'ha già incontrato? ».

« È venuto a interrogare mio fratello e Red… per quello che è successo al nonn–– a Samuel » Daisy ripensò al giorno precedente « Non ci ho parlato molto, mi ha giusto spiegato le sue condizioni cliniche ».

« Direi che quindi sa già tutto » riprese Lance.

« Ma perché pensate che sia collegato? ».

« Signora » Lorelei si aggiustò gli occhiali « Non può essere un caso. Non succede tutti i giorni che un uomo finisca in fase REM permanente. Volevamo domandare a Blue se sapesse qualcosa ».

« Mi spiace » il ragazzo parve dubbioso nella replica « Ma sono stato colpito quanto voi. Ci ho pensato, eh, che ci fosse un collegamento, ma non ne ho visti ».

Il capo dei quattro scrutò attentamente il giovane « Capisco. Purtroppo non abbiamo altre piste ».

« Beh, non c'ero solo io in quel laboratorio. Potete sempre chiedere a Red, oggi ancora non l'ho visto, magari lui ha capito qualcosa in più di me di questa storia ».

Lance parve molto imbarazzato a riguardo « Ah, sì, a proposito… ».

« Non ci siamo arrivati » l'anziana signora di nome Agatha, fino ad allora rimasta taciturna, non perse l'occasione di ridicolizzare il suo compagno di battaglie « Lance non sa leggere una cartina ».

« Non è facile orientarsi a Pallet Town, va bene? ».

« Se volete vi posso accompagnare » suggerì Blue « Daisy, posso? ».

« Vai pure, tanto con i Superquattro al seguito direi che non c'è pericolo ».

« Non si preoccupi, lo terremo come in cassaforte » Lance si congedò con un sorriso, e così fecero i suoi tre colleghi. Dopodiché, insieme, si avviarono con il nostro protagonista al comando.


Raggiungere la casa di Red fu talmente facile una volta che fu Blue a guidarli che Lance temette di diventare la barzelletta preferita di Agatha. Lungo la strada vari corrispondenti si avvicinarono agli allenatori per domandare notizie, ma il loro leader impose la linea del silenzio fino a che non si fosse compreso di più sul ruolo del giovane nella vicenda, anche a costo di finire sulle prime pagine dei giornali per sospetto adescamento di minore.

Giunti alla dimora desiderata, il ragazzo si fece da parte e spettò proprio a Lance suonare il campanello. La risposta fu inaspettatamente lenta, come se la madre avesse avuto un passo più lento dell'usuale; quando aprendo scorse Blue scostato, sembrò sconvolta.

« Buongiorno, signora. Questa è la casa di Red Fuji? ».

« Sì ».

« Mi chiamo Lance, questi sono i Superquattro. Ah, e lui è Blue, penso che già lo conosca ».

« Molto lieta ».

L'allenatore, come il ragazzino del resto, parve accorgersi che qualcosa era fuori posto, sebbene nessun altro sembrasse presentire tale sensazione « È tutto a posto? ».

« S-sì, io… » la donna si vide la voce mozzata da un singhiozzo, dopodiché mise le mani davanti agli occhi per nascondere le lacrime. Blue ebbe un tuffo al cuore.

« Signora, è successo qualcosa? ».

« Red… No, meglio che vediate voi ».

Il gruppo entrò nel soggiorno avendo già in mente cosa fosse accaduto: l'unico ad affrettarsi fu il nostro protagonista che, incapace di sopportare la tensione, corse subito verso le scale e salì di sopra.

« Quando è capitato? » domandò Lorelei.

« Appena prima dell'attacco. Quando quel mostro è apparso ho cercato di svegliarlo per metterci in salvo… ma non c'è stato verso… ».

« A quanto pare è davvero tutto collegato… » commentò la donna. Un pianto sommesso scoppiò dal piano superiore e Lance prima di tutti andò a confortare il giovane.

Blue era in ginocchio al letto del suo amico, sdraiato silenziosamente laddove sempre dormiva la notte, con le coperte ossessivamente rimboccate e il capo leggermente reclinato. Il leader dei Superquattro vi si avvicinò e pose una mano sul suo torace, come per assicurarsi che le condizioni descritte dal commissario fossero quelle riscontrabili.

« Tranquillizzati, Blue » disse con il tono più delicato che un uomo della sua età potesse esprimere « Sta solo dormendo. Si sveglierà ». Il resto del gruppo, madre inclusa, sopraggiunse a sua volta con andamento malinconico.

Il ragazzo si alzò in piedi e strinse Lance per quanto la differenza di altezza consentisse, disorientando l'allenatore che rivolse uno sguardo di domanda all'indirizzo dei suoi colleghi. Tutti sorridevano al limite della commozione, persino Agatha.

« No, non si sveglierà » disse a un tratto Blue, e senza alcun preavviso allentò la presa e si staccò da lui per poi scendere e uscire a prendere aria.

« Sai » l'anziana signora pareva aver dimenticato il suo caratteristico astio, quasi a indicare che fosse un suo atteggiamento scherzoso cui si era abituata « Dovresti andare a parlargli. Noi restiamo qua, così Lorelei vede di capirci qualcosa di più ».

Lance diede un cenno di assenso – per la verità poco convinto – e obbedì.


Blue era seduto nel cortile che precedeva la dimora del suo amico, con lo sguardo rivolto verso sud, seguendo una tramontana che stava soffiando all'incirca da mezz'ora su Pallet Town dando frescura all'aria che fino a quel momento era rimasta afosa. Il Superquattro si avvicinò scarsamente persuaso di stare facendo la cosa giusta: in fondo lui era un allenatore, era lì per lavoro, non per fare da balia a un bambino qualsiasi.

« Se è qui per farmi altre domande le dico subito che non risponderò ».

« Capisco. Ma guarda che ti sei fatto un'opinione sbagliata su di noi. Non siamo investigatori, siamo persone normali. Non siamo più abituati di te a vedere queste cose ».

« E allora perché è sceso qui? ».

« A dire la verità non lo so » l'uomo gli si sedette vicino « Però, ecco… mi ha colpito il tuo abbraccio. A parte che da mio zio non ne avevo mai ricevuto uno ».

« Anche lei ha perso i suoi genitori? » Blue era stupefatto che un soggetto di tanta fama giungesse da una condizione analoga alla sua.

« Non li ho mai conosciuti, sono morti quando io ero molto piccolo. Mi ha cresciuto lui insieme a mia cugina Clair, a Blackthorn City. Gran maestro di pokémon Drago, e come puoi intuire mi ha trasmesso questa passione ».

« Viene da Johto? ».

« Già ».

« Com'era lì? A Blackthorn, intendo ».

« Non molto diverso da qui a Pallet, a quanto vedo. Attacchi di mostri a parte » Lance ritornò con la memoria alla sua giovinezza, una cosa che non faceva da oramai molto tempo « Allora odiavo quella vita. Costretto all'interno di un villaggio minuscolo, mi sentivo in prigione. Ora quasi la rimpiango ».

« Come mai? ».

« Sai, una volta che vedi com'è davvero il mondo… Da piccolo mi aspettavo qualcosa di straordinario, qualcosa di inimmaginabile. Invece alla fine è tutto uguale, non c'è niente dietro le montagne che non ci sia anche davanti ».

« Forse non ha guardato nel posto giusto ».

Il Superquattro non aveva mai pensato a quell'eventualità. Non aveva mai realmente ipotizzato che vi fosse qualcos'altro da vedere, nonostante apparisse quasi ovvio. A ben pensare, forse non aveva voluto impegnarsi a concepire una tale evenienza. L'animo umano dedica i propri sforzi alla ricerca di ciò che davvero desidera: ma lui che cosa desiderava davvero? Una volta avrebbe risposto senza esitazione: viaggiare. Ora una replica simile era impensabile. Che gli era successo?

« Ascolta… » proseguì a un tratto « Se vuoi posso dire io a tua sorella di Red… Se non te la senti, intendo ».

« Lo farebbe? ».

« Certo. Forse dovresti prenderti una boccata d'aria da qualche parte, qua è pieno di giornalisti ».

« Io… Grazie, Lance ».


C'è un istante nella vita in cui l'uomo si chiede perché è al mondo, quale sia il suo scopo e se quello che fino a quel momento ha fatto sia appropriato per questo fine o meno. I dubbi possono arrivare presto o tardi, partendo da una riflessione in apparenza innocente o da una meditazione di carattere filosofico; l'unica cosa indiscutibile è che questo baleno lo vivrà chiunque metta piede su questo pianeta. Le deduzioni stesse possono variare: alcuni si illudono di aver trovato quanto stavano cercando – ma a quel punto perché vivere oltre? –, altri accettano la loro incapacità di comprendere qualcosa che è evidentemente più grande di loro, poiché riguarda l'umanità intera. Lance, in quel fatidico mezzodì di giugno, era convinto di essere infine incappato in quella domanda esistenziale.

Tali considerazioni, associate alla sua abituale incompetenza orientativa in campo geografico – nonché alla decisione poco avveduta di lasciare la mappa della città ai suoi colleghi –, condussero il Superquattro a un notevole ritardo sulla tabella di marcia: giunse dunque alla casa di Blue dopo quasi un'ora di passeggiate inconcludenti; il giovane, comunque, non l'aveva anticipato, e Lance poteva mantenere fede alla promessa fatta.

« Buongiorno » lo salutò Daisy con la sua solita placidità « Dove sono gli altri? ».

« Sono rimasti a casa Fuji ».

« È successo qualcosa? ».

« Red è finito in stato catatonico. Stando a quanto dice la madre, è successo in concomitanza con l'attacco di ieri ».

La sorella mise una mano sulla bocca, sconvolta « Oh mio Dio. E Blue come l'ha presa? ».

« Beh, è sconvolto, com'è normale » Lance, sfinito, si accasciò su una sedia lignea e pose un gomito sul tavolo « Gli ho detto di farsi un giro, che avrei detto io a lei dell'accaduto ».

« E lui l'ha fatto? ».

« Beh, penso di sì ».

« Penso che lei sia il primo estraneo che è riuscito a guadagnarsi la sua fiducia. Blue è da sempre molto timido ».

« Abbiamo molte cose in comune, a quanto ho capito parlandogli. Ha avuto un'infanzia difficile, vero? ».

« Molto. Se non fosse stato per l'amicizia con Red non so se sarebbe quello che è ora ».

« Capisco, quindi per questo era in quello stato dopo averlo visto ».

« E su come risvegliare lui e Samuel, si sa qualcosa? ».

« Ho lasciato Lorelei a studiare il ragazzo. Non conosco qualcuno più ferrato di lei in materia medica, quindi aspettiamo il responso ».

« Senta » Daisy si sedette a sua volta « Dovrei chiederle un favore… Se non ha già qualcosa da fare, ovviamente. Metta Pallet prima di tutto ».

« A dire il vero al momento brancolo nel buio. Dica pure ».

« Ogni pomeriggio da un qualche mese a questa parte Blue e Red si assentavano dalle case. Non so bene dove andassero, e normalmente non ci farei caso, magari andavano a giocare. Solo che… con quello che è successo di recente, Samuel e fantasma… e ora Red in quello stato… non vorrei che c'entrassero qualcosa… ».

« Pensa che Blue sia coinvolto? ».

« No, non dico che possa essere responsabile, sarebbe assurdo. Ma è un bambino, e… insomma, se qualcuno si stesse approfittando di lui e di Red? Non vorrei che facesse la sua fine ».

« Capisco… Cioè, no, ma penso non costi nulla fare qualche indagine a riguardo dopo pranzo. Mi è sembrato un ragazzo a posto, comunque ».

« Sì, ma io non dico che lui sia malvagio. Ma è debole, non ha di che difendersi, magari qualcuno lo sta sfruttando. Samuel l'hanno trovato loro, in fin dei conti ».

« D'accordo, però così ho poche informazioni. Aveva in mente qualcos'altro da dirmi? ».

« La gente mi diceva che frequentavano il negozio pokémon locale. Si chiama Berries For Two's, forse potrebbe farci un salto ».

« Si può fare » Lance si alzò in piedi, e contemporaneamente il campanello della dimora riecheggiò. Il Superquattro si recò alla porta e la aprì, ritrovando appostati i suoi compagni.

« Allora, com'è andata? ».

« Non ho trovato niente di particolare » replicò Lorelei « Dorme, sogna e non si sveglia. È la prima volta che vedo qualcosa di simile ».

« E l'avete lasciato là? » il leader uscì a prendere aria per tentare di combattere l'afa.

« No, ovviamente. Abbiamo aiutato a portarlo all'ospedale di Viridian ».

« Tu, piuttosto » intervenne Agatha « hai parlato con la sorella del ragazzo? ».

« Sì, le ho spiegato. Mi ha appena detto che vorrebbe che andassi a investigare a un tal locale. Berries For Two's, si chiama. Vende articoli pokémon ».

« Immagino ti serva questa, dunque » la signora protese la mano sfoggiando la cartina di Pallet Town.

« No, grazie, penso di potermela cavare anche da solo. Piuttosto, dopo che avrò finito pranziamo insieme? ».

« A dire il vero » intervenne Bruno « abbiamo già mangiato ».

« Ah beh, grazie per avermi avvertito ».

« Credevamo l'avessi fatto anche tu. È passata un'ora, cos'hai fatto fino ad adesso? ».

« Ah, sì, ecco… ».

« Si è perso come al solito » concluse Agatha « Prendi la mappa senza fare storie ».

A malincuore – detestava dover dipendere da qualcuno o qualcosa –, Lance accettò e si incamminò in direzione del Berries For Two's.


Dopo una relativamente breve sosta in una paninoteca limitrofa, il Superquattro aveva seguito la guida fino a ritrovarsi in una via piuttosto stretta, delimitata da due serie di edifici sui lati, lasciando qualche metro appena per camminare. Le indicazioni segnalavano che era giunto a destinazione, eppure di fronte a lui non vi era altro che un massiccio portone di legno che precludeva l'accesso a qualunque cosa vi fosse dietro. Come se non bastasse, erano da poco passate le due del pomeriggio, di conseguenza nessun abitante cui il Superquattro potesse chiedere indicazioni transitava. Sul punto di arrendersi, tuttavia, l'uomo scorse finalmente un giovane che stava venendo nella sua direzione. Sollevato, gli andò incontro per parlargli.

« Buongiorno, chiedo scusa. Sa dirmi dove posso trovare il Berries For Two's? ».

Il suo interlocutore, un poco più che ventenne dai folti capelli biondi e dall'aria sonnolenta, replicò con molta flemma « Apre adesso, e comunque ci sei davanti ».

Lance rimase stranito per l'utilizzo della seconda persona singolare, dal momento che si era sempre sentito dare del lei, o nei casi più estremi del voi, da quando era diventato Campione. Non era comunque il momento di questionare « Davanti? ».

Il giovane avanzò leggermente « Ah, il portone è chiuso. Strano, di solito è aperto ». Dopodiché si appropinquò a una piccola apertura nell'ingresso ed estrasse una chiave usurata dal tempo; armeggiò per qualche istante con la serratura, infine spinse con forza e aprì l'ingresso minore – quello maggiore rimaneva serrato fino a nuovo ordine. Lance seguì la sua guida, ed ebbe modo di osservare l'interno. Si trattava di un cortile di medie dimensioni stretto tra archi a tutto sesto e preceduto, nonché a seguire costeggiato, da un breve ma ampio corridoio. In questa prima sezione della struttura, le pareti sfoggiavano i più vari articoli pokémon dietro solide teche vitree che fungevano con ogni probabilità da vetrine per il Berries For Two's. La coppia continuò ad avanzare, uno dietro l'altro, attraverso l'edificio dal sapore anticheggiante fino all'altro lato, ove era situata una porta in abete. Il ventenne, con la sua consueta lentezza, dissigillò parimenti quest'ultima entrata, rivelando infine il tanto agognato negozio.

Si trattava di una sala costellata da piccole bacheche ospitanti svariati articoli per allenatori. Al centro era situata una massiccia colonna di base poligonale che accoglieva, su diversi ripiani, premi vinti a numerosi tornei svoltisi nelle città più importanti di Kanto e Johto – Lance dubitava che appartenessero tutti al gestore, e in effetti a uno sguardo più attento vi erano incisi nomi differenti, segno che erano verosimilmente omaggi dei frequentatori del locale. Nel frattempo il giovane che aveva aperto il negozio era scomparso oltre un passaggio che, come il Superquattro denotò, conduceva a una seconda stanza con abbondanti tavoli e molteplici poster appesi alle pareti che ritraevano pokémon esotici. Attese un minuto o poco più, dando il tempo al suo accompagnatore di alzare tapparelle e aprire finestre, accendendo poi la luce come tocco finale. Poi, una volta che egli si fu posizionato dietro al banco situato appena alla destra dell'entrata, gli si approssimò « Buongiorno ».

La replica avvenne con un tono più che mai sonnolento, come se il giovane fosse annoiato « Ciao ».

« Lei si chiama… ? ».

« Andrew ».

« Sa chi sono io? ».

« No… ? ».

« Sono uno dei Superquattro venuti in città per l'attacco di ieri, Lance da Blackthorn City ».

Quest'informazione rappresentò l'unica scossa che l'allenatore avesse visto quel giorno in un animo alla rivelazione della sua identità « Non l'avevo riconosciuta, mi scusi ».

Dal canto suo, l'uso della terza persona mise il campione a suo agio « Dovrei farle alcune domande ».

« Prego ».

« Red Fuji e Blue Oak vengono stabilmente qui, giusto? ».

« Sì. Ogni giorno verso le quattro, più o meno ».

« A fare cosa? ».

« Comprano Pokémelle ».

« Pokémelle? Ma non hanno pokémon ».

« Lo so benissimo, ma non mi dicono mai perché le prendono. Dicono che sono affari loro, penso abbiano anche ragione ».

« Quindi non ha la minima idea del perché le comprassero? ».

« Se ci tiene tanto a saperlo può aspettarli qui, verranno anche oggi come al solito ».

« Ne dubito » Lance gettò uno sguardo alle decine di Poké Balls alle spalle di Andrew, ricordando lo stato in cui versava Red, e bisbigliò tra sé e sé « Immagino che non li conosca granché ».

« Come, scusi? ».

« Niente… Ha idea di dove potrebbe essere Blue in questo momento? Oggi non è ancora passato, a quanto ho capito ».

« Immagino sia a casa sua. O altrimenti… Pallet non è così grande, girandola un po' potrebbe trovarlo ».

« Capisco » il Superquattro si avviò verso l'uscita « Vorrà dire che farò come ha detto. Grazie per le informazioni ».

« Ahem » Andrew tossì vistosamente « Non per sembrare scortese… Non penserà di andarsene senza aver comprato niente, vero? ».


Lance uscì stringendo una MT 27 tra le mani. Non che gli servisse più di tanto – tutti i suoi pokémon conoscevano alla perfezione la mossa in esso contenuta, e non era neanche ottima –, ma mancava alla sua collezione e, dopotutto, una MT in più non è mai dannosa. Frattanto l'afa tipica delle ore di punta si era notevolmente affievolita, non lasciando tuttavia spazio alla tipica luminosità opaca delle ore pomeridiane che spesso accade di notare nelle fasi più tardive del periodo estivo: giugno si manifestava ancora in tutta la sua brillantezza e il cielo rimaneva di un forte celeste acceso. L'allenatore procedette verso sinistra, in direzione opposta a quella da cui era giunto, ritrovandosi in un'ampia piazza con una massiccia fontana centrale in pietra costellata da placidi Pidgey che vi cercavano refrigerio. A giudicare dall'alto numero di abitanti che circolavano – nonché, con buona pace di Lance, dall'assenza totale di giornalisti –, doveva essere qualcosa di simile al distretto commerciale di Pallet Town, se possiamo definirlo in questi termini; ciò avrebbe inoltre parzialmente spiegato la posizione del Berries For Two's.

Al sicuro da sguardi indagatori, il Superquattro si avviò verso una panchina collocata parallelamente al viottolo che lì lo aveva condotto per sedervisi e riposarsi, osservando come la zona del piazzale situata di fronte a lui fungesse in realtà da raccordo tra due strade che scomparivano dietro ai rustici edifici che circondavano l'agorà. Attraverso quell'immaginario vicolo passeggiavano residenti di ogni risma intenti nei loro acquisti, il che era inusuale considerata l'ora. Proprio tra di essi, a Lance non sfuggì un ragazzino che, con aria furtiva, stava tentando di mimetizzarsi nella folla per passare inosservato – non che fosse facile, visto l'abbigliamento di un insolito color indaco. Il giovane si alzò in piedi con uno scatto, pronto a pedinarlo, arrestandosi poi colto da un moto di riflessione: per quanto il suo scarso senso dell'orientamento lo ostacolasse, era quasi certo che la casa di Daisy si trovasse dall'altra parte rispetto al suo verso di cammino. Dove stava andando Blue?

   
 
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