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Autore: Alyssia Black    09/09/2012    6 recensioni
Scarpette rosse, numero trentadue, erano poggiate in un campo di grano incolto, sovrastate da un mazzo di margherite. Quelle scarpette raccontavano le avventure di una vita terminata troppo presto.
[Storia partecipante all'Aboliamo gli Happy Endings di WodkaEiffel, al contest Una lacrima sul viso di syssy5 ed è in attesa di giudizio]
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Nome: Alyssia Black [EFP], PiccolaStellaSenzaMeta [forum]
Titolo: Scarpette rosse
Genere: Drammatico, storico
Raiting: giallo
Note e avvertimenti: One-shot
Argomento scelto e prompt utilizzati:   Paura (lacrime, stufato, pecora, fiori)
Introduzione: Scarpette rosse, numero trentadue, erano poggiate in un campo di grano incolto, sovrastate da un mazzo di margherite. Quelle scarpette raccontavano le avventure di una vita terminata troppo presto.
Eventuali Nda: L’idea mi è venuta tempo fa, ricordando una poesia del poeta Joyce Lussu. La poesia in questione è ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, in un campo di sterminio in Germania. La storia narra la breve vita di Misaki, una bambina di nove anni.
Al termine della storia la ripetizione dei termini “Scarpette rosse, numero trentadue” è voluta.
La citazione in grassetto all’interno della storia è di Jim Morrison.
Spero che la storia ti piaccia. 



Scarpette rosse


 Hiroshima, 6 agosto 1945
ore 8.10

 
Stai sdraiata sulla terra, fangosa, a causa del temporale di ieri notte. Stai rannicchiata su te stessa, raggomitolata nella tua coperta di lana, l'ultima che tua madre ti ha cucito. L'ultima prima della sua morte.
Tieni stretto al petto il giocattolo di legno che ha costruito tuo padre.  L'ultimo prima di lasciarti.
Quest'inutile guerra ti ha portato via ogni cosa, il tuo mondo, la tua famiglia. Ricordi lucidamente quel bombardamento del 18 settembre 1944. Un ordigno esplosivo, gettato da un aereo, ha colpito tua madre nel petto. Sono stati gli inglesi, ne sei certa.
Hai visto in volto l'assassino della donna che ti ha donato la vita. Volava talmente basso, con quel suo maledetto veicolo, che ho potuto osservare il suo viso. Era scuro, sembrava che si fosse esposto al sole molto tempo, di pelle, i suoi occhi erano pieni di odio.
Appena lanciata la bomba sul suo viso di dipinse un ghigno. Una smorfia di disprezzo verso tutti noi. Un viso che non potrai mai dimenticare. Quello era l'assassino di tua madre.
Lei ti manca; vorresti ancora poter gustare lo stufato che cucinava, quello insaporito con le arance.
Tuo padre, invece, "È saltato in aria, come un petardo", ti hanno detto i suoi superiori. È stato ucciso nell'attacco a Pearl Harbor, sono stati gli americani, sai solo questo.
La malinconia ti assale, lacrime rigano il tuo volto.
Non hai più una famiglia vera e propria, ora ci siete solo tu e i tuoi fratelli minori.
Quest'ultimi dormono ancora, nonostante il sole sia sorto da diverse ore.
È tutto stranamente silenzioso. Anche se l'alba sia passata da tempo, non senti i galli cantare, le lavandaie intonare allegri motivetti mentre, con le mani nell'acqua, puliscono gli abiti. Non ci sono più le mamme che urlano rivolte ai loro figli, i quali giocano allegramente nei cortili. Non c'è più la tua mamma che cucina o tuo padre che ti regala dei fiori, margherite, rose o tulipani che siano, appena raccolti nei campi.
Tutto è finito.La guerra ha distrutto anche questo.
Hai voglia di piangere, di scappare dal Giappone e di gettare alle spalle quest'inutile guerra. Non hai più solidi pilastri su cui reggerti quando stai per cadere, non c'è più la voce di tua mamma che ti consola quando sei triste.
Piangere.
Scappare.
Come ti diceva tua padre? “Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te”.
Una lacrima scende sul tuo volto. È come tuo padre ti ripeteva, sai che non puoi fare tutto ciò, i tuoi fratelli contano su di te!
Improvvisamente, cogliendoti di sorpresa, compare un aereo nel cielo. Ha uno stendardo americano sulla coda. Sai chi sono, sai cosa vogliono. Tra pochi secondi non ci sarà più nulla, il mondo intorno a te sarà rasa al suolo.
 
E così fu.
Quell'aereo sganciò una bomba sulla città di Hiroshima alle ore 8:16. Un boato, seguito da un muro di fumo impenetrabile, colmò l'aria.
Misaki ed i suoi fratelli erano stati uccisi da quell'ordigno.
Della bambina rimanevano solo le scarpette rosse, seppellite in un campo di grano, e sovrastate da margherite appena colte.
Scarpette rosse, numero trentadue, appartenenti ad una fanciulla di nove anni.
Scarpette rosse, numero trentadue, che raccontavano le avventure di una vita terminata troppo presto, a causa di un’orribile guerra.



Alyssia's corner
Ecco a voi la storia che tanti aspettavano (?). E' una storica ambientata duramente il bombardamento di Hiroshima, nella Seconda Guerra Mondiale. La storia pertecipa a diversi contest. Uno di questi prevedeva l'inserimento della frase di Jim Morrison e un altro l'inserimento di alcuni prompt che trovate nello specchietto iniziale. 
Come ho già detto mi sono ispirata ad una poesia sull'Olocausto chiamata "C'è un paio di scarpette rosse". Invito tutti a leggerla poichè è veramente bella. Spero che la storia vi sia piaciuta <3
Alyssia
 
   
 
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