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Autore: Daughter of the Lake    09/09/2012    1 recensioni
Susan, derelitta, sola, ma determinata a sopravvivere, deve adesso fare i conti con la perdita di tutta la sua famiglia. Che cosa ha in serbo il destino per lei? Riuscirà a permettere al suo cuore di riaprirsi a nuove possibilità?
E in più, perché smise di credere in Narnia?
Lo scoprirete solo leggendo...
Dal Prologo
Doveva provarci, doveva riuscire a tornare indietro.
Fece qualche passo, fino a ritrovarsi di fronte ad esso, quel portale per un altro mondo.
Ci entrò, stando attenta a non chiudersi a chiave. Con lo sguardo fisso sulle porte, indietreggiò, come, ricordò, aveva fatto Lucy la prima volta.
Sbatté contro la parete di fondo.
Ci sbatté di nuovo.
E di nuovo.
Poi si girò e ci ribatté ancora, con la fronte.
Poi la prese a pugni.
Picchiò, picchiò e picchiò, ma la parete era sempre lì.
Infine si lasciò cadere a terra, sul pavimento dell'armadio, con la testa appoggiata alla maledetta parete che non voleva sparire. Sentì qualcosa scivolarle da sotto il pullover, che ancora non si era tolta da quando erano tornati indietro, tutte quelle ore fa.
[...] facendo luce sul foglietto di carta che le era caduto per terra.
[...] Sembrava pergamena di Narnia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Susan Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

 

L'inizio di tutto

o

La rivolta dei Nani Neri

 

Narnia

Quarto anno di regno dei figli di Adamo e delle figlie di Eva.

(L'alba)

L'usignolo, che nonostante non parlasse fosse anch'esso impregnato della grande e antica magia che dominava tutta Narnia, cantò; lui sapeva che lei si alzava tutti i giorni prima dell'alba, per scendere sulla spiaggia, in tempo per ammirare il sorgere del sole. Si posò sul davanzale della finestra della sua camera.

Susan si svegliò.

Aprendo gli occhi, sorrise.

<< Ti ringrazio, amico Usignolo >> gli disse, e lui volò via.

Lasciò scorrere languidamente le dita fra i suoi lunghi capelli corvini e richiuse gli occhi, godendosi ancora per qualche minuto il confortevole tepore che ancora l'avvolgeva.

Era sua abitudine, abitudine che amava, porsi di fronte al mare e ammirare l'alba ogni mattina. Guardare il blu della notte mischiarsi con il giallo del sole, creandone il rosa, per poi tramutarsi in azzurro, l'affascinava. Era una vista che la inebriava, le dava forza e serenità.

Sulla Terra non avrebbe mai potuto svegliarsi ogni giorno così presto, senza sentirsi costantemente stanca e spossata, ma era a Narnia, e solo respirare la sua aria ti sentivi forte e pieno di vita. Non che ne avesse bisogno.

Susan, all'età di sedici anni, era nella primavera della sua vita e nel fiore della sua bellezza.

Decisa a iniziare una nuova giornata, si alzò dal letto a baldacchino e si affacciò alla finestra. La sua stanza si trovava nel lato sud del castello, per cui si affacciava proprio sulla baia di Cair Paravel. Una lieve brezza spirava dal mare e Susan ne annusò il profumo di salsedine, chiudendo gli occhi.

Era sempre una bella giornata, a Narnia.

Infine si allontanò da lì, prese il suo mantello e uscì.

Per arrivare alla porta principale doveva attraversare molti corridoi, ma non le dispiaceva farlo; a quell'ora erano deserti, tutto era in penombra, e lei si divertiva a guardare le ombre che il suo corpo proiettava sulle pareti, quando passava di fronte alle torce disseminate per tutto il castello, e a far scorrere le dita lungo tutti i muri, cogliendo i cambiamenti delle loro superfici e di conseguenza cambiando direzione giunta ad ogni luogo familiare.

I suoi passi risuonavano, rimbombavano, ma lei non aveva paura; fantasmi, mostri, erano tutte sciocchezze, lì, in quel luogo di pace. I suoni che provocava le tornavano indietro in modo alterato, quasi che disperdendosi nell'aria si incontrassero e si unissero per formare melodie tutte nuove; quegli effetti le provocavano sempre meraviglia.

Attraversando Cair Paravel in tutta la sua larghezza, si accorse che il buio si andava schiarendo, quindi accelerò, arrivò quasi di corsa al portone e, in un istante, fu fuori. Un lieve vento le scompigliò i capelli e l'accompagnò per tutta la strada attraverso il parco, il giardino con al centro un immenso pozzo e, infine, per la scalinata che portava sulla spiaggia.

Rise, Susan, quando stava per inciampare su una radice, e rideva ancora quando arrivò sulla sabbia.

Si tolse le scarpe, lasciandole vicino ai gradini, e il mantello, facendoselo scivolare via dalle spalle con un gesto aggraziato.

La vedeva, in lontananza, la sfera di luce, che spuntava lentamente da oltre l'orizzonte. Tutto andava schiarendosi, creando un arcobaleno di colori.

Stette lì, seduta abbastanza vicina all'acqua da bagnarsi i piedi, fin quando il sole non divenne un cerchio perfetto, filo a filo con la superficie del mare.

A quel punto si alzò, si lasciò scivolare via dalla veste da notte come prima aveva fatto con il mantello e, completamente nuda, entrò nell'acqua, calda e piatta come vetro; si tuffò in profondità, sentendo i capelli allargarsi sulle sue spalle, e salutò le sirene, che nuotavano lì sotto, che ricambiarono.

Quando risalì in superficie, si sdraiò sul pelo dell'acqua e guardò in alto il cielo sopra di lei, dove le ultime stelle andavano scomparendo mano a mano che la luce del sole prendeva il loro posto nell'illuminare la valle di Narnia.

Il sole, lì, era diverso da quello della Terra, più grande e luminoso; anche le costellazioni erano tutte nuove e la luna era più tonda e bianca, anche se in quel momento era già scomparsa dall'altra parte del Mondo.

Lei si lasciò cullare dalle onde.

(Un'ora)

Susan riservava un'ora, ogni giorno, per ammirare l'alba, a se stessa.

In quell'ora allontanava da sé tutte quelle responsabilità e preoccupazioni che ricadevano sulle sue spalle da che era Regina: non che fossero troppo gravose o che lei le detestasse, essendo sempre stata un tipo molto operoso ed efficiente, e non che non avesse del tutto altri momenti in cui potesse dedicarsi ad altro, oltre che a suddette responsabilità, durante la giornata: ma comunque, in ogni caso, i suoi doveri di Regina la occupavano un bel dire e, per la maggior parte, in quei momenti in cui poteva fermarsi un attimo era perlopiù circondata dai suoi fratelli e da tutta la corte, e non erano quindi minimamente paragonabili a quell'ora della mattina, prima che tutti si svegliassero, in cui aveva il tempo per rilassarsi, godersi un po' di solitudine e pensare.

Quel giorno, guardando il cielo, pensando a quanto le costellazioni sopra di lei fossero diverse da quelle che aveva studiato a scuola, le venne in mente la Terra.

A lei mancavano i suoi genitori, ed era preoccupata per quello che poteva succedergli, essendo loro in guerra (o almeno supponeva fossero ancora in guerra, anche se erano passati già quattro anni da che erano lì), ma, allo stesso tempo, sentiva che non gli mancavano abbastanza; essere lì a Narnia, assorbita dalla vita Reale, occupata da tutti i problemi che ne derivavano, che, nonostante tutto, non erano fonte né di dolore né di ansia, ma erano soltanto quelle comuni questioni che caratterizzano un Regno in tempo di pace, ed essere costantemente circondata, quindi, da un'atmosfera di ritrovata felicità e benessere, portava a dimenticare tutto il resto, cioè tutto quello che c'era stato prima del giorno in cui attraversarono quell'armadio nella casa del Professor Kirke, approdando in un bosco incantato.

I suoi ricordi del periodo precedente a quello, sentiva che andavano man mano svanendo, sfumando: e il peggio era che quasi non le importava.

Senza il quasi.

Per quietarsi la coscienza, Susan usava dire a se stessa che, anche se avesse voluto tornare indietro, magari a prendere i suoi genitori e portarli lì, non avrebbe saputo come fare, o se avrebbe potuto farlo. Quindi allontanava da sé pensieri così malinconici, e non appena fatto, era quasi come se non li avesse mai avuti. Senza il quasi.

Lei non sapeva che tutto ciò fosse causa della magia che la circondava.

(Quel giorno)

Quel giorno non fu diverso dagli altri.

Allontanata da sé l'immagine di sua madre e suo padre, se ne dimenticò.

Continuò, invece, a nuotare un altro po', mentre la sua mente volava nella direzione in cui la mente di ogni giovane donna nel fiore dei suoi anni vola.

Per quell'ora poteva permettersi di essere almeno un po' sciocca.

Allora sognò del giorno in cui un Re o un Principe lontano sarebbe arrivato alla corte di Narnia, di come si sarebbero innamorati e di come si sarebbero sposati, vivendo e regnando giustamente nel castello di lui fino al giorno della loro morte, lasciando dietro di loro figli che sarebbero stati giusti, saggi, fieri e valorosi al pari dei loro genitori.

Sogno dolce che la fece sorridere, e anche un po' ridere di sé.

Non sapeva per quanto tempo rimase in acqua a lasciarsi cullare dalle onde del mare, ma a un certo punto, quando il sole era a meno di un quarto del suo cammino, trombe squillarono all'interno del castello dietro di lei.

In quel momento si ricordò della battuta di caccia programmata per quel giorno.

<< Per Aslan! >> esclamò.

Iniziò a nuotare velocemente verso la riva.

Uscita dall'acqua indossò in fretta la veste da camera, prima che qualcuno la vedesse in quello stato indecente da qualche finestra sopra di lei, ma il tessuto si appiccicava tanto al suo corpo bagnato, divenendo quasi trasparente, che non faceva molta differenza.

Corse, quindi, fino al mantello, in cui si avvolse, e, mentre saliva i gradini che portavano al giardino, si infilò le scarpe, sempre correndo.

Arrivata vicino al pozzo, però, si rese conto che in quel momento il castello si stava ormai gremendo di persone (cavalieri, soprattutto, umani e non), e non poteva permettere che vedessero la loro Regina in quello stato: per cui decise che avrebbe raggiunto la sua camera scalando la pianta rampicante che era alta abbastanza da passare proprio accanto alla sua finestra. L'aveva fatto molte volte - non era la prima volta che fosse in ritardo - per cui non fu un problema.

Raggiunse la sua camera senza incidenti - senza contare di quando arrivò di fronte a una finestra davanti alla quale stavano passando degli uomini di Archenland e dovette abbassarsi per non farsi notare – e appena messo piede sul pavimento, si affrettò a prepararsi. Si frizionò i capelli con degli asciugamani, ma quando capì che non avrebbe mai fatto in tempo ad asciugarli, chiamò la sua cameriera per farglieli sistemare in una treccia.

Per l'occasione scelse un completo da caccia maschile.

(Il desiderio di Lucy)

Uno non aspetterebbe delle regine di prendere parte a battute di caccia, essendo quest'ultima un'occupazione prettamente maschile, ma Lucy, sua sorella, lo adorava – non la parte in cui si uccidevano animali, cosa che il più delle volte faceva di tutto non accadesse, ma la parte “divertente” in cui si cavalcava per miglia e si dormiva nei boschi ( lei non tollerava che gli uomini ci andassero e lei no, ma non era molto ben accetta dai primi, per il suddetto fatto di far scappare loro le prede, ma lei era una regina, e non ci si poteva dire di no) – e Susan non avrebbe mai permesso alla sua sorellina di stare a stretto contatto da sola con tutti quei cacciatori.

Dalla prima volta che Lucy aveva fatto presente questo suo desiderio erano passati anni, ma questa era solo la terza volta che le era permesso di partecipare: la sua giovane età era stata una grande alleata nella battaglia di Peter nell'impedirle di andare con gli altri (Susan era stata completamente dalla parte del fratello maggiore).

Ma al dodicesimo compleanno della piccola regina, egli non poté più procrastinare il temuto evento, in quanto ormai Lucy aveva addirittura due anni in più di quanti ne aveva avuti Edmund alla sua prima battuta di caccia, tre anni prima, e lei non avrebbe tollerato oltre.

Per festeggiare il suo compleanno fu quindi organizzata una grande caccia a cui furono invitati tutti i cavalieri di Narnia e di Archenland.

Le fu posta un'unica condizione, e cioè che anche Susan avrebbe partecipato e che mai avrebbe dovuto allontanarsi troppo dalla sorella maggiore.

Da quella prima volta si capì già che era stato uno sbaglio, a detta dei cacciatori e dei due giovani re. Lucy era indisciplinata e troppo entusiasta della nuova avventura, faceva scappare, facendo rumore,– di proposito, ovviamente – tutte le prede che poteva e faceva tutto piuttosto che stare vicino alla sorella. Susan era esasperata, ma non riusciva a rimproverarla troppo duramente, perché anche a lei non piaceva che le uccidessero poveri animali indifesi sotto gli occhi.

Da allora fu aggiunta una nuova condizione, e cioè che le ragazze avrebbero partecipato solo alle battute di caccia organizzate per eventi importanti. Lucy protestò, pianse e implorò, ma non valse a nulla. Così fu deciso.

I successivi due “eventi importanti” furono i compleanni di entrambi i re (Susan compie gli anni più tardi, durante l'anno), e altre due cacce ebbero luogo.

Susan alzava gli occhi al cielo a quelle stravaganze della sorella, e internamente aborriva l'avvicinarsi di un nuovo evento (assolutamente, per il suo compleanno avrebbe impedito un tale tipo di festeggiamento), in quanto non era una grande appassionata di caccia, ma col tempo si rassegnò e ormai era pronta per festeggiare il quarto anniversario del loro regno con una nuova - le sembrava l'ennesima, ma era solo la quarta - battuta di caccia.

(Posizione di partenza)

Prese il suo arco, le frecce e il suo corno e si diresse verso la sala da pranzo, per fare colazione con tutti i loro ospiti.

Passarono due ore prima che si fosse pronti a partire.

Peter, che a diciassette anni era ormai considerato un uomo, essendo il Re Supremo cavalcava in testa alla partita, con Edmund, di tredici anni, sul fianco destro. Sul fianco sinistro c'era, invece, il Re Lune di Archenland.

Susan e Lucy cavalcavano dietro di loro, circondate da guardie del corpo, mentre tutto il resto della corte di entrambi i regni veniva dietro di loro.

(La scorta)

Vi domanderete il perché, in tempo di pace e in un luogo dorato come Narnia, le regine avessero bisogno di una scorta.

Il motivo è che, in fondo, i quattro sovrani erano saliti al trono da soli quattro anni, ponendo fine ad un lungo regno di terrore, che, inevitabilmente, aveva ancora degli strascichi.

Il primo periodo del loro regno non era stato tutto rose e fiori.

I sovrani avevano impiegato molto tempo a ripristinare l'equilibrio e l'armonia in tutta Narnia e a rifondare la pace sia all'interno che all'esterno (con gli altri regni).

Perché la verità è che non tutti erano stati sconfitti nella battagli di Beruna: la Strega Bianca aveva avuto molti alleati e per evitare che Nani, Giganti o Bestie, dispersosi nei luoghi più oscuri alla sconfitta della loro Regina, divenissero pericolosi per la sicurezza di Narnia, i Re e le Regine dovettero stanarli, imprigionarli, ucciderli solo in caso di resistenza e in ogni caso far loro giurare fedeltà al nuovo regno.

Dovettero, inoltre, lavorare duro – aiutati da molti dei loro fedeli amici ora impiegati a Cair Paravel come guardie, cavalieri, o consiglieri – per ricostruire ogni cosa così da riportare Narnia all'antico splendore, viaggiare per tutte le loro terre, per assicurarsi l'amicizia, il rispetto e la fedeltà di tutte le creature, e per i regni a sud, per stringere patti di amicizia e alleanza sia con Archenland che con Calormen; dovettero richiamare a sé tutti quei lord narniani che erano riusciti a scappare dal regno della Strega rifugiandosi a sud e infine dovettero partecipare e organizzare innumerevoli banchetti, per saldare e mantenere tali alleanze.

Ma alla fine tutto era tornato al suo posto. A Narnia era tornata la pace.

O così sembrava.

Non molto tempo prima, alcune creature dei boschi erano arrivate al castello per informare i re e le regine che le loro case erano sporadicamente attaccate e derubate da bande di Nani Neri, i vecchi, e più fidati, alleati della Strega Bianca.

I Re, con un piccolo gruppo di cavalieri, erano partiti per risolvere la questione.

Si erano appostati nei boschi, cautamente, ad aspettare: infine erano riusciti a cogliere sul fatto alcuni gruppi di suddetti Nani. Molti furono catturati, mentre altri scapparono e sparirono, senza che nessuno degli inseguitori riuscisse a capire dove. Fecero di tutto per far parlare i prigionieri, ma tutto quello che riuscirono a ottenere fu un “guardatevi le spalle”.

Stettero più di due mesi nei boschi, ma non valse a nulla; i Nani sembravano spariti nel nulla.

Ritornarono a Cair Paravel portando con sé i prigionieri che vennero rinchiusi nelle segrete.

Non c'è bisogno di parlare della preoccupazione delle regine durante tutto quel tempo.

Per un po' sembrò tutto tranquillo.

Passarono addirittura anni, e quasi tutti si erano dimenticati di quelle piccole scorribande. In fondo, che problemi poteva mai causare, un gruppetto di Nani?

Nelle precedenti battute di caccia nessuno si era neanche sognato di dotare le regine di una scorta, ma qualcosa adesso era cambiato.

I prigionieri erano scappati, nessuno sa come. (In seguito si scoprì che dei loro compagni, in quegli anni, avevano lavorato per costruire tunnel sotterranei da cui farli uscire.)

Ciò aveva provocato dell'agitazione, ma non così tanta: in fondo, dopo tutti quegli anni di prigionia, erano così deboli che non venivano considerati una grande minaccia.

Per cui non si rinunciò ai festeggiamenti dell'anniversario del regno, e le uniche precauzioni che vennero prese furono: costituire una squadra che inseguisse i fuggitivi e, appunto, una scorta alle regine – in caso di disordini avevano il compito di proteggerle e portarle in salvo (però quasi nessuno credeva che sarebbe davvero successo qualcosa, era solo, appunto, per precauzione).

Per cui ecco spiegata la loro presenza.

(La battuta di caccia)

Cavalcarono per miglia e miglia, fino ad arrivare al bosco oltre la Tavola di Pietra. Qui iniziò la caccia vera e propria, che si protratte per tutto il resto della giornata (Susan fu incaricata di tenere lontana Lucy, portandola a esplorare in giro dalla parte opposta ai cacciatori– con la scorta, ovviamente).

Si divertirono molto, a fare conoscenza con gli animali e le creature, a prendere il tè con loro e, a tarda serata, a ballare – raggiunti dal resto del loro gruppo – e cantare tutti insieme. Si banchettò con carne di cervo (non parlante, ovviamente, è facile distinguerli perché i cervi comuni sono più piccoli e hanno il pelo più scuro). Dormirono tutti in una radura in mezzo al piccolo bosco, sotto le stelle. I quattro fratelli dormivano l'uno accanto all'altro, contando dapprima le luci del cielo, godendosi la pace, per poi rilassarsi ed addormentarsi, ormai a tarda notte.

Era sempre un bella giornata, a Narnia. (O quasi.)

Si stava tutti così bene, era così un peccato tornare già indietro, che si decise, per il giorno dopo, di proseguire.

La mattina si partì di buon ora, e, in capo a poco tempo, si arrivò al bosco oltre il Lago Ghiacciato (ormai disciolto). Seguì una giornata perfettamente piacevole e fortunata come la precedente. Ed anche a quel punto, come si poteva tornare indietro? Stava andando tutto così bene! Si decise anche per il terzo giorno, di proseguire.

Arrivarono al Grande Bosco dell'Ovest.

(L'inizio di tutto)

In seguito alcuni furono dubbiosi se davvero desiderare di non aver prolungato quella battuta di caccia.

Qualcuno non ebbe la possibilità di esprimere la propria opinione; molti, sicuramente, l'avrebbe preferito di gran lunga, visto come andò a finire; altri, alla fin fine, dissero che non gli importava granché, visto che per loro era andato tutto bene; alcuni furono, nonostante tutto, lieti di ciò che aveva portato; infine, qualcun altro potrebbe considerare quel giorno come l'inizio di tutto.

Ma andiamo avanti.

(Disarcionamento)

Fu da quando soltanto i primi alberi furono in vista, che tutto cominciò ad andare a rotoli.

Con l'andare dei giorni, i ranghi serrati del primo si erano ormai sciolti e ognuno cavalcava dove preferiva. Lucy era in testa, impegnata in una gara di velocità con Edmund, Peter e Susan li inneggiavano da dietro, insieme a Re Lune e ad alcuni lord di entrambi i regni, mentre tutti gli altri li seguivano in modo disperso e libero. La scorta era in mezzo a questi ultimi, anche se abbastanza vicina al gruppo principale.

L'entrata del bosco era a poche yarde di distanza, quando Peter decise di raggiungere i fratelli minori. Susan lo seguì qualche minuto dopo.

Da quel momento le cose accaddero molto velocemente.

La terra loro intorno cominciò a muoversi in modo strano, come se qualcuno stesse spingendola da sotto.

Lei non se ne accorse e neanche i lord alla sua sinistra.

La scorta invece si, quindi cominciò a urlare e ad accelerare, ma ormai era troppo tardi.

Alla destra di Susan spuntò un gruppo di Nani, Neri a giudicare, che l'afferrarono per i piedi e cominciarono a tirarla in basso. Lei urlò, cercò di afferrarsi alla sella, ma il suo cavallo si spaventò, si alzò sulle zampe posteriori, e la disarcionò. Urlò ancora, mentre cadeva, ma una volta a terra, sbatté la testa e la vista le si cominciò a oscurare.

I rumori che d'un tratto esplosero intorno a lei, le sembravano lontani mille miglia.

L'ultima cosa di cui fu cosciente, prima di svenire, fu dell'ombra nera che calava su di loro e del getto di luce intensa che li investiva.

(La rivolta dei Nani Neri)

Adesso partiamo dall'inizio e spieghiamo bene tutti i retroscena di che cosa accadde quel giorno.

A differenza di ciò che si credeva universalmente a Narnia, furono in molti, di quegli antichi alleati della Strega Bianca, i Nani Neri, a sopravvivere; chi vuoi per essersi nascosto, chi per essere fuggito.

Fin dai primi tempi del nuovo regno, essi si erano riuniti, rifugiati nelle profondità della terra, e avevano cospirato. Non erano contenti, i Nani Neri, del nuovo stato delle cose, a detta loro fin troppo “favoreggiatore di creature inferiori” e non delle vere creature superiori (loro, appunto).

Pianificarono, quindi, di detronizzare i nuovi re.

Per anni, organizzarono una rivolta: quelle prime ruberie di cui i sovrani vennero a conoscenza non erano altro che delle piccole sortite per procurarsi più materie prime possibili.

Quando alcuni dei loro compagni vennero imprigionati, come ho già detto, venne formata una squadra di scavatori per creare un tunnel al di sotto del castello per farli scappare. Ci volle molto tempo, a causa della dura pietra in cui era costruito, ma alla fine fu pronto e i prigionieri potevano fuggirvi; ma si decise di aspettare. A quel punto il resto di loro era già in attesa dell'occasione propizia per attaccare, e quella fuga sarebbe potuta servire come diversivo.

Alla fine venne, l'occasione.

In tutto il regno se ne parlava, dei grandi festeggiamenti in programma per l'anniversario della salita al trono dei figli di Adamo e delle figlie di Eva: ci sarebbe stata una grande battuta di caccia, a cui sarebbero state invitate tutte le creature che avrebbero voluto prenderne parte e in più anche il Re Lune e la sua corte, a cui avrebbe fatto seguito un grande banchetto dove avrebbero suonato musicanti provenienti dal Grande Bosco.

Niente fu lasciato al caso.

Pochi giorni prima del grande evento, il primo generale nano dette l'ordine ai prigionieri di scappare, in modo tale che avrebbero potuto creare una falsa pista per la squadra che sicuramente sarebbe stata mandata al loro inseguimento, così da fare in modo che essa sarebbe stata lontana dai loro sovrani nel momento in cui avrebbero attaccato.

Programmarono che ciò (l'attacco) sarebbe avvenuto durante la battuta di caccia.

L'esercito fu diviso in più parti: ognuna sarebbe stata posizionata sotto il terreno di ogni bosco adatto per cacciate esistente a Narnia (avevano effettuato dei piccoli buchi sull'esterno, coperti soltanto da un lieve strato di foglie secche e terra, facilmente rompibili con una buona ascia, quindi potevano sentire tutto quello che succedeva fuori, se ci stavate pensando – se ci si camminava sopra, però, era abbastanza resistente, loro comunque erano di sotto a premere nel caso ci passasse qualcuno), tutte tranne una, che avrebbe seguito il gruppo di cacciatori dal momento in cui avesse lasciato il castello (sempre sgusciando sotto terra, i tunnel che avevano creato passavano sotto tutto il regno.)

Decidere in quale dei boschi attaccare l'avrebbero determinato le circostanze, se fossero state più o meno favorevoli in un determinato luogo o in un altro. Sapevano che con tale stratagemma non tutta la loro forza avrebbe attaccato insieme, ma, considerando l'effetto sorpresa che avrebbero suscitato e l'organizzazione che avevano riservato all'impresa, non prevedevano che sarebbe stato un grande problema (ma, comunque, essendo previsto che, nel caso in cui i cacciatori avrebbero proseguito oltre il primo bosco, l'esercito posizionato lì avrebbe dovuto raggiungere il secondo e così via, si sperava che arrivassero fino al Grande Bosco dell'Ovest, il più remoto, visto che a quel punto l'esercito sarebbe stato quasi al completo.)

La fortuna fu dalla loro parte.

Quando, la prima notte, tutti cominciarono a ballare e banchettare con le prede cacciate durante il giorno (come noi sappiamo), i ribelli si decisero quasi ad attaccare, approfittando della loro vulnerabilità, ma, sentendo casualmente le voci di un proseguimento il giorno dopo, si frenarono, e i loro animi cominciarono a scaldarsi.

Quando, la seconda, fu lo stesso, sia la prima e che la seconda parte dell'esercito, che si erano riunite, divenne molto entusiasta.

Quando, il terzo giorno, si arrivò al Grande Bosco, erano quasi al completo e non potevano essere più esultanti: non c'era più bisogno di rimandare, e le loro prospettive di vittoria erano aumentate al pari del loro numero.

Ruppero i buchi che davano sulla superficie, uscirono alla luce del sole, e attaccarono.

(Nel prossimo capitolo)

Ciò che accadde da questo punto in poi, lo scoprirete, come si usa dire, nel prossimo capitolo.

















Note dell'autrice

Ed eccoci a Narnia.

Sono rimasta sorpresa di quanto sia uscito lungo il capitolo; all'inizio pensavo di farlo finire direttamente quando Susan sveniva, ma poi ho capito che anche tutta quella spiegazione sulla rivolta stava meglio qui che al prossimo (che è comunque uscito lungo uguale)

Non credo ci sia molto altro di aggiungere...

Ah! vi lascio come bonus un mio disegno di Susan: http://cladylove.deviantart.com/art/The-Gentle-Queen-294077702

Fatemi sapere se vi è piaciuto (il capitolo) :)

Alla prossima

Daughter of the Lake

   
 
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