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Autore: ljghtwood    09/09/2012    6 recensioni
Scorpius Malfoy e Dominique Weasley sono amici fin dal primo anno, nonostante le case diverse  e nonostante i loro cognomi insieme stonino non poco. Ma alle volte, l’amicizia, si trasforma in qualcosa di più profondo, segreto e temuto che sconvolge le menti e fa paura, tanta paura. Perché nonostante tu l’amicizia l’hai superata, forse l’altro non capisce e ti ritrovi a non poterti confidare nemmeno col tuo migliore amico perché è proprio lui, o lei, la causa dei tuoi mali.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Tutto andrà bene.

 

 

 

#1.
È in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,
e il vento dell’ovest rideva gentile

 

La prima volta che Scorpius Malfoy vide Dominique Weasley era il 1 settembre 2017 e lei aveva lunghi capelli rossi spettinati e si era fiondata nel suo scompartimento così, a metà viaggio con qualche spiegazione assurda.
Il padre e la madre l’avevano accompagnato alla stazione per augurargli buona fortuna per il suo primo anno e mentre Astoria Malfoy lo tartassava con raccomandazioni a parer suo senza senso vide suo padre alzare lo sguardo e salutare con un movimento della testa un gruppo numeroso poco distante da loro. Draco Malfoy sembrava affranto, spiazzato e anche forse un po’ deluso.
“Chi sono, papà?” chiese il bambino pensando di rallegrare il volto dell’uomo.
Nessuno. Ad ogni modo stai alla larga da tutti loro, Scorpius.. non vanno bene per te”
Senza obbiettare il bambino annuì. Era raro che riuscisse a capire i pensieri di suo padre; era sempre stato un uomo criptico e di poche parole anche se a detta dei suoi vecchi compagni di scuola, quando frequentava Hogwarts, parlava forse anche troppo, spesso per vantarsi di qualcosa. Non era rimasto nulla del giovane Draco Malfoy dell’ante-guerra; aveva perso troppe cose, prima di tutto la sua “dignità”. Non voleva che suo figlio facesse amicizia coi suoi “salvatori”: non voleva ritrovarsi un giorno a dover dir loro grazie.

Il giovane Malfoy era sul treno da almeno un’ora quando la porta dello scompartimento dove sedeva da solo si spalancò di colpo. Il biondino sussultò; era tranquillamente immerso nei suoi pensieri riguardanti la scuola, e lo Smistamento, che ci impiegò qualche secondo in più per inquadrare il volto di colei che aveva disturbato la sua quiete.
La ragazzina non doveva aver più di undici anni: aveva il naso pieno di lentiggini, grossi occhi blu e il viso ovale era circondato da una chioma rossa leggermente mossa e spettinata. Già indossava la divisa nera di Hogwarts che esibiva una macchia su un lato della gonna.
“Non ti do fastidio, vero? Solo che mio cugino James non la smette di rompere. Continua a dire ad Al, l’altro mio cugino, che finirà a Serpeverde solo per farlo arrabbiare. Ma è stupido. Non lo sopporto più.. ad un certo punto ho urlato che si, Al sarebbe finito in Serpeverde e tutti, soprattutto Rose, mi hanno guardata come fossi una gelatina al vomito.. ma non so,.. poi quel cretino continuava a dire di stare alla larga da un certo Malfoy, e quella palla al piede di Molly non fa che parlare di esami già al primo giorno, sto impazzendo.. ad ogni modo.. non ti do fastidio, no?”
Il cuore di Scorpius ebbe un sussulto nel sentire che dovevano “stare alla larga da un certo Malfoy”. Però magari non era lui, quel Malfoy. In effetti non avrebbero potuto saperlo, lui era nuovo.. come sapevano chi era. E poi.. perché dovevano stargli alla larga?
Scosse la testa, come a far capire che no, poteva stare benissimo lì e poi tornò a guardare assente fuori dal finestrino dove, sui prati, le capre si inseguivano e brucavano.
Era bizzarra, quella ragazzina. Aveva elencato un sacco di nomi, e quindi significava che doveva aver già molte amicizie.. che senso aveva cambiare scompartimento e andare con un “solitario”, se aveva tanti amici?
“Comunque, io sono Dominique Weasley.. tu sei?” chiese di nuovo la ragazzina.
Il giovane deglutì prima di rispondere. “Io sono Scorpius,.. Scorpius.. Malfoy”
Dominique sgranò gli occhi chiari fino a sembrare un pesce palla e arrossì violentemente, tanto che il volto non si distingueva più dai capelli. Lui, in quel momento, non si immaginava che non l’avrebbe mai più rivista arrossire in tanti anni, se non una volta.. ma questa è un’altra storia.
“Io..” cominciò, imbarazzata, grattandosi dietro la nuca. “Io non.. mia madre mi ha sempre detto che parlo troppo” terminò poi, abbassando lo sguardo verso i piedi su cui indossava solo spesse calze di lana grigie.
A quel punto la porta dello scompartimento si spalancò per la seconda volta e comparve uno dei due ragazzi dai capelli scuri che stavano col gruppo a cui aveva accennato un saluto suo padre. Era quello più piccolo: aveva i capelli scuri e gli occhi color smeraldo indugiarono dapprima su Dominique, poi su di me dove si fermarono per diversi secondi, sconcertati.
“Jame.. James voleva sapere dove fossi finita, dovete finire la partita a Gobbliglie” cominciò a balbettare il ragazzino tornando a posare gli occhi su di lei.
“ Di' a James che se vuole mi cerca lui, e non ho intenzione di finirla la partita.. ci può giocare con Molly, o con Rosie”
“Oh..” fu l’unico suono che riuscirono ad emettere le labbra del moro.
“Albus, finiscila.. è okei!” disse la giovane indicando Malfoy, come stessero parlando in un cucciolo di ippogrifo che non graffiava o di un drago che non ti inceneriva con uno starnuto.
Albus Potter guardò titubante prima la cugina, di nuovo, poi il ragazzino biondo cercando di creare un sorriso sulle labbra spente e tremanti.
“In effetti, nemmeno io sopporto più mio fratello.. è davvero stressante. Sai che ti dico, Nicky? Credo mi farò smistare davvero a Serpeverde!” annunciò con voce chiara e fiera il giovane Potter.
Nicky scoppiò a ridere tanto forte che i due ragazzi si scambiarono uno sguardo allibito.
“Al, senza offesa.. ma non credo che Serpeverde possa davvero essere la casa adatta a te.. andiamo, sei pur sempre Albus Potter! Non che il nome debba contar qualcosa, certo.. ma in quella cosa non ti ci vedo proprio. Come me, mi ci vedresti mai a Serpeverde?”
Scorpius iniziò a sudare freddo. Secondo suo padre, Draco, tutti i suoi antenati erano finiti a serpeverde e quindi anche a lui spettava lo stesso, anche se tra le righe verdi-argento non si era mai inquadrato troppo bene.
“In che casa pensi di finire, tu, Dominique?” le chiese all’improvviso, alzando lo sguardo di poco verso i suoi occhi luminosi mentre il cugino di lei fissava entrambi, attonito.
“Bella domanda.. sinceramente non ci ho mai pensato, lo vedremo stasera”
Sorrise a Scorpius, mostrando la dentatura bianca e perfetta e sempre fissandolo negli occhi gli rivolse la stessa domanda.
“Io.. io non lo so” ammise; continuò a guardare distratto fuori dal finestrino, dove la pioggia batteva leggera sul vetro e sui campi che li circondavano.
“Il Cappello deciderà bene, ne sono sicuro” disse Albus, rivolto più a se stesso che agli altri due.

“È andata abbastanza bene, no?” chiese Dominique sedendosi vicino a Scorpius a lezione di Incantesimi, il giorno dopo lo Smistamento. Scorpius annuì.
“Posso sedermi qui anche se non sono Serpeverde? Non so, magari non vuoi la compagnia di una cervellona come me” rise lei. Mai si sarebbe aspettata di finire a Corvonero, proprio mai.
“No, anzi.. mi fa piacere.. non sono molto sveglio, io.. un’amica che le cose le sa fare fa sempre comodo”. Sorrise. La pioggia era caduta per tutta notte, e ora c’era un leggero sole che traspariva da dietro le nuvole ancora grigiastre.






 

#2.
Hai […] e i modi un po’ rudi della gente di mare
ti trascini tra fango, sudore e risate e la puzza di alcool nelle notti d’estate.

 

“Cazzo, Nicky, ma che vi è saltato in mente?”
Scorpius era sconcertato; mancava una settimana alla fine della scuola, ancora un esame dei G.U.F.O. da fare, e al meglio, per non rischiare bocciature sconvenienti e Dominique Weasley aveva avuto la brillante idea di organizzargli la festa di compleanno sotto consiglio, e sorveglianza, di sua cugina Lily Luna Potter, che Scorpius sopportava a fatica.
Lily era una Grifondoro del terzo anno, dal colorito pallido e occhi scuri da cerbiatto, lunghi capelli color carota sempre al vento ma soprattutto una voce decisamente troppo acuta e una parlantina da far invidia a quella di Dominique, soprattutto in sua presenza, e se qualcuno dava sfogo ai suoi pensieri peggio della corvonero era decisamente esagerato.
Ma oltre ogni cosa, quello che il biondo non sopportava della piccola Potter erano i sorrisini che gli lanciava ogni qualvolta lo incontrasse per i corridoi, o le domande senza senso che gli rivolgeva quando potevano “finalmente” parlare soli; in poche parole Lily Luna si era presa una bella cotta per il migliore amico della cugina, e lui non ne voleva sentir ragione di concederle un’uscita a Hogsmeade
insieme; non la poteva proprio vedere.
“Andiamo Scorpius, finiscila di pensare ai G.U.F.O. e divertiti per una buona volta.. Lilluccia ha organizzato tutto questo solo per te” ridacchiò Dominique, che come tutti d’altronde aveva realizzato che Lily si fosse presa una sbandata per l’amico, lanciando un’occhiata alla cugina che si aggirava per la festa salutando allegramente chiunque le presentasse l’occasione, talvolta fermandosi a mostrare al mondo la sua loquacità.
Il serpeverde le lanciò un’occhiataccia per poi tornare a guardare distratto le pareti colorate della stanza che gli ospitava e la gente che si aggirava vicino al buffet con fare sospetto: almeno due volte Albus Potter si era avvicinato, cercando di non farsi notare, al tavolo e si era riempito il bicchiere di Whisky Incendiario
buttandolo poi giù, in gola, tutto d’un fiato come per cancellare le prove di quello che aveva fatto. Patetico, a parere di Scorpius.
“Ci..ciao, Scorp ti.. ti piace la festa?”
Scorpguardò in direzione della rossa più piccola, vestita di tutto punto con un abitino rosa pallido e tacchi che le slanciavano le gambe snelle e nude.
“Ehm.. si, da matti” il Malfoy cercò di sorridere alla ragazzina ma gli uscì solo una strana smorfia addolorata; la sua migliore amica, intanto con suo grande disappunto, di tratteneva dallo scoppiare a ridere in modo troppo eccessivo e la si vedeva ridacchiare da dietro la bottiglia che teneva in mano.
Lily Potter lo guardò sognante e gli donò l’ennesimo sorriso a trentadue denti della serata poi si allontanò camminando perfettamente sulle scarpe alte come fosse la cosa più normale del mondo.
Dominique si alzò di scatto dalla poltrona che divideva con l’amico e gli tese la mano come ad invitarlo ad alzarsi in sua compagnia.
“Andiamo a farci un giro, su.. non credo che nessuno sentirà la nostra mancanza, no?”

Il terriccio che ricopriva la foresta era umido e fangoso; la pioggia dei giorni prima aveva provveduto a non creare ai giovani esaminandi distrazioni a sfavore dello studio che invece sarebbero stata ben accette in giornate più calde, ma nonostante questo aveva lasciato non poca umidità ad ossa e terra.
I due ragazzi sedevano vicini, la schiena contro un albero e l’aria notturna e fresca che gli soffiava delicatamente sui volti stanchi e pensierosi.
La giovane passò la bottiglia che teneva in mano all’amico che se la portò alle labbra per poi renderci conto che fosse vuota.
“Nicky, fai schifo!! L’hai bevuta tutta!”
“E chiudi il becco, Scorp” ridacchiò lei, imitando nell’ultima parola la voce cantilenante della piccola Potter, per poi tirargli una pacca ben assestata sulla spalla.
Il giovane Malfoy trattenne a sento un urlo di dolore: non se l’aspettava, per prima cosa, e per secondo sapeva per esperienza che la giovane aveva una mano di ferro nonostante le apparenze da “ragazza aggraziata e femminile”; quando ci si metteva aveva le movenze da vero troll di montagna. La Corvonero scoppiò a ridere, con una risata folle e decisamente poco consola per una ragazzina di sedici anni.
Nonostante tutto quello che aveva bevuto sembrava aver mantenuto la sua normale lucidità.
“Andiamo Scorpius, che ti costa uscire con lei, per una volta? È cotta a puntino, ormai”
Lui sbuffò, mentre lei continuava a ridacchiare; cosa che ormai non smetteva di fare.
“Non la voglio illudere, è pur sempre tua cugina”
“È solo un’uscita, mica una proposta di matrimonio.. se ti stufi la prossima volta non accetti o non ci vai, semplice. Sono io che vengo assillata, non tu! E Scorpius di qua, e Scorpius di là.. come se non ti conoscessi e non dovessi già passare tutto questo tempo con te”
La Weasley poggiò piano il capo sulla spalla del biondo; i suoi capelli rossi arruffati avevano un odore che era un misto fra alcool e sudore e gli solleticarono il collo quando vi furono a contatto. Faceva decisamente caldo, troppo caldo.
“Ti prego, Scorpius, fatti un giro con Lily” borbottò lei piano, sempre poggiata alle spalle dell’amico, mentre la voce assumeva ogni sillaba tono più basso e impastato dalla stanchezza.
“Finiscila Nicky, non uscirò con tua cugina. Già per mio padre è troppo vedermi amico di una Weasley, se dovessi pure fidanzarmi con una Potter potrebbe essere la mia fine, davvero!”
“In effetti si prenderebbe un colpo, poverino” ci ridacchiò lei, di nuovo.

I due stavano tornando al castello: era ormai mezzanotte passata e si tenevano a braccetto per cercare di raggiungere in due una buona stabilità.
Procedeva tutto alla grande fin quando la gamba di Scorpius cesse e i due si ritrovarono lunghi e distesi in una pozza melmosa e appiccicosa. La risata di Dominique rimbombò per tutto il parco; sicuramente non passò inosservata nemmeno all’interno del castello.
I ragazzini erano completamente sudici, dalla testa ai piedi e il caldo era insopportabile.
“Ne abbiamo combinate fin troppe, per oggi” disse lei tornando improvvisamente seria, per poi picchiare la seconda manata sulla spalla dell’amico e scoppiare in una nuova risata che sapeva di whiskey.





 

#3.
E in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti
mi hai preso per mano portandomi via.

 

Lui lo sapeva che la sua migliore amica aveva sempre avuto delle strane manie, come quella di non fissare mai serpenti negli occhi perché non si sa mai che non siano Basilischi seppur piccoli, oppure quella di non toccare i cuccioli degli animali per paura di essere la causa della loro morte visto che a parere di molti, almeno secondo quanto lei gli confessava, se un cucciolo viene toccato dall’uomo la madre non riconosce il suo odore e lo lascia morire di fame.
A discapito delle apparenze, la Corvonero Dominique Weasley era sempre stata una ragazza non così rozza come poteva sembrare quanto accedeva con la Burrobirra o con qualche altra bevanda di quel tipo, ma sensibile e estremamente dolce soprattutto quando si parlava di animali tanto che Cura delle Creature Magiche era sempre stata una delle materie che apprezzava di più. Scorpius, invece, non riusciva proprio a sopportarla, forse perché fin da piccolo aveva vissuto al chiuso della sua grande casa, senza mai stare troppo a contatto con creature – umane e non – che non appartenessero alla sua famiglia.
Quel giorno era un ventoso pomeriggio di metà marzo e avevano l’ora buca; quella era una cosa positiva del frequentare il sesto anno: potevi frequentare solo le materie che ti interessavano e di conseguenza avevi almeno un paio d’ore in più per riposarti o meglio per studiare.
“Non ci penso nemmeno!”
Scorpius fece per allontanarsi verso le scale che conducevano al sotterraneo, e quindi alla sala comune di Serpeverde, ma venne fermato da una fulminea Dominique che gli si parò davanti porgendogli un impermeabile color militare, dall’aria sporca, polverosa e pesante che mai, e poi mai il Malfoy avrebbe voluto indossare.
“Andiamo Scorpius! Sono sicura che oggi i cuccioli nasceranno! Ti prego!”
Il ragazzo sbuffò, di nuovo, e afferrò l’impermeabile scuro che la giovane teneva sollevato tra loro prima che la ragazza gli saltasse al collo cominciando a saltellare come una molla impazzita, mentre dei ragazzini Grifondoro del primo anno passavano vicino, loro, sconcertati.
“Ma questa è la prima e l’ultima volta che mi fai fare una cosa del genere, sia chiaro!”
La ragazzina fece come non avesse sentito una parola e afferrando la mano dell’amico si avviò a passo deciso verso il portone d’ingresso, già avvolta nel lungo giaccone anti-pioggia che le arrivava fin sotto le ginocchia e nel quale ci sarebbe potuta stare per ben quattro volte.
I due si avviarono decisi verso la foresta, Scorpius a qualche metro di distanza dietro di lei, nella speranza di riuscire a svignarsela alla prima occasione propizia.
Dominique sembrava agitata come una bambina di cinque anni alla quale sono appena stati regalati almeno venti scatoloni di Cioccorane e Bacchette di liquirizia o una scopa da corsa ultimo modello, o entrambi. Scorpius dal canto suo non vedeva l’ora che quei cuccioli nascessero e che la sua amica non la smettesse di costringerlo ad andare nella foresta ad ogni ora possibile.
Il bosco aveva quel giorno un aspetto ancora, a parer del serpeverde, ancora più terrificante; c’era un forte odore di muschio e terriccio bagnato, e il vento ululava inquieto tra gli alberi che quasi sembrava un lamento di dolore e sofferenza. Ad ogni passo, poi, sentiva le scarpe sprofondare sempre più nel fango che si estendeva per tutto il luogo, appiccicoso e molliccio.
Era talmente immerso nel suoi pensieri che non si rese conto che Nicky si era fermata, bloccando il passaggio davanti a lui.
“Shh” lo ammonì, la ragazza, poggiando l’indice davanti alla labbra per intimargli il silenzio mentre lui sbaffava e imprecava contro Godric e Rowena e la sua voglia di imparare.
“Scorp, se fossi meno impegnato nelle tue stupide lamentele e stessi un po’ zitto capiresti il mistero e la bellezza della vita”
Un’altra cosa che il ragazzo non capiva di lei, erano quelle assurde frasi che sembrava capire solo lei e che, ogni tanto, le davano quella strana aria da intellettuale mancata che le donava terribilmente.
Il giovane alzò lo sguardo ma bloccò lo sbuffo a metà incantato da quello che gli si presentò davanti: a qualche metro da loro, nascosti in una piccola grotta poco lontana dal sentiero stavano uno gatto grosso dal pelo rossiccio dall’aria affaticata circondata da quattro creature piccole come pugni.
“Non sono meravigliosi?”.
Non notando risposta, Dominique, si girò verso il ragazzo e sorrise compiaciuta.
Scorpius aveva un’espressione buffa, le labbra semiaperte dallo stupore e incurvate in un sorriso leggermente ebete. L’amica rise e quella risata cristallina si impadronì dell’aria che li circondava, facendola diventare quasi più rilassata e meno soffocante.
Quando Scorpius si girò verso di lei per chiederle cosa ci fosse di tanto divertente rimase paralizzato, per la seconda volta in quella giornata e sentì che il suo cuore cominciava a battere sempre più veloce e irregolare. La Corvonero aveva i capelli arruffati in testa, a causa del cappuccio che aveva da poco tolto e rideva come una bambina, coi denti luminosi e due fossette che si aprivano tra labbra e guance. Aveva una risata così buffa e irreale che a Scorpius bastò sentirla per cominciare a sua volta a ridere. Risero così, senza motivo, per qualche minuto fin che il serpeverde sentì una grossa goccia d’acqua cadere precisa nel mezzo della sua fronte ampia.
“Perché stiamo ridendo?” domandò all’improvviso, scrutando l’amica che lo fissava oltre quella tenda improvvisata dalla pioggia che batteva ora tra loro.
“Perché era ridicolo il modo in cui guardavi quei cuccioli.. non sembravi tu”
Dominique si morse le labbra, cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere una seconda volta, ma Scorpius non riusciva a vedere altro che quella risata di poco prima, a quei denti bianchi e a quel suono un po’ stridulo che riempiva ancora le sue orecchie.
“Forse e meglio se ci avviamo verso il castello, anche se abbiamo l’impermeabile meglio non rischiare un malanno” propose lei, poi, dopo qualche minuto di silenzio creatosi tra i due.
Scorpius annuì e afferrò la mano che l’amica gli porgeva, per la seconda volta in quella giornata fredda e piovosa. Un brivido gli percorse la schiena quando sentì la sua pelle a contatto con quella di lei; un brivido che mai aveva sentito. Era qualcosa di nuovo, misterioso ed estraneo.
Sarà il freddo, fa freddo oggi, pensò. Si rese conto solo qualche giorno dopo, quando a Pozioni la sfiorò senza volerlo che anche col caldo quella strana sensazione restava come impigliata in lui. Si rese conto solo quel giorno che mentre guardava quei cuccioli, e mentre correva verso il castello la mano stretta in quella fredda della sua migliore amica, quel loro rapporto almeno dalla sua parte stava cambiando. Si rese conto di essersi, terribilmente, innamorato di lei.



 

#4.
Un vecchio compagno ti segue paziente, il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi
[...], ti riporta le voci degli amanti di ieri.

 

Villa Conchiglia era una deliziosa villetta posizionata sugli anfratti delle coste della Cornovaglia e la prima volta che Scorpius la vide ne rimase piacevolmente colpito. Non era elegante ed esagerata come villa Malfoy, ma era piccola ed accogliente con le tendine azzurre fissate delicatamente alle finestre che davano sul mare e la grossa tavola di legno piena di frutta al mattino, e che la sera diventava inspiegabilmente vuota.
Aveva diciassette anni, Scorpius, e Dominique l’aveva invitato a passare le vacanze a casa sua dicendogli che “i miei sono in Francia e non ho intenzione di poter conversare solo con mia sorella per due intere settimane”.
Nonostante Draco Malfoy non fosse molto convinto, dopo pressioni e incoraggiamenti da parte della moglie, lo lasciò partire e lo accompagno personalmente preoccupato di dover incontrare i Weasley; per sua fortuna erano già tutti partiti. C’erano solo due ragazzine: una coi capelli rossi “marchio Weasley” in cui riconobbe la giovane che il figlio salutava ogni anno alla stazione, l’altra dai lunghi capelli argentati e le labbra incurvate in un sorriso.
Scorpius, dai racconti dell’amica, aveva sempre immaginato “la perfetta Victoire” come una ragazza arrogante, viziata e “nevrotica” ma quello che gli si parò davanti lo lasciò sconcertato: Vicky era gentile, altruista e dolce.. aveva la carnagione più lattea e lucente della sorella, e i capelli erano legati alla perfezione dietro la sua nuca. Bhè, forse perfetta lo era davvero.
Nicky gli si piazzò davanti, le labbra incurvate tanto da raggiungere ogni lato del suo viso lentigginoso e gli occhi azzurri – unica cosa che condivideva con Vic – brillavano d’eccitazione.
“Finalmente!” fu l’unica cosa che gli disse prima di prenderlo per mano trascinandolo in casa.

I signori Weasley le avevano regalato un gatto, per il suo compleanno, qualche mese prima; ora, l’animale, non era più il cucciolo paffuto col pelo stopposo che il giovane Malfoy ricordava dai mesi scolastici. Il pelo nero dell’animale era ora lucido e morbido, e i suoi occhi verdognoli seguivano sempre i movimenti della padrona; le camminava vicino, senza mai allontanarsi dalla sua ombra, e non appena lei si sedeva questi le si avvicinava e cominciava a farle le fusa sulle gambe, o sulle braccia fino a quando lei non lo prendeva in braccio e iniziava a coccolarlo.
Scorpius iniziava ad odiare quel gatto. Avrebbe voluto essere lui, quell’animaletto che l’amica riempiva d’attenzioni e cure, a cui grattava distrattamente dietro le orecchie o sotto il mento. Ma sapeva che Dominique era così: per lei era più semplice donare in suo affetto agli animali, perché loro ricambiano sempre, e non pensano male se gli gratti le orecchie. Neanche lui avrebbe pensavo male se avesse iniziato a grattargli le orecchie, ma cosa doveva dirle a proposito?

Quella sera era passata una settimana dall’arrivo del ragazzo a Villa Conchiglia e i due amici stavano sdraiati in riva al mare, le cui onde si scagliavano leggere sulla sabbia fino a raggiungere i piedi di Dominique che era intenta a canticchiare a bassa voce la base strumentale della canzone di un gruppo babbano. Ad un certo punto una leggera brezza cominciò a salire dal mare, volteggiando tra la sabbia dorata e i corpi dei due ragazzi.
“Li senti, Scorpius?” chiese lei all’improvviso sempre restando con la schiena poggiata sui granelli e chiudendo gli occhi chiari.
“Cosa?” chiese lui non curante, girandosi a guardare nella sua direzione.
“Le voci, le voci degli amanti. È il vento che le porta.. non le senti?”
Scorpius rimase zitto per diversi minuti, come a riflettere su quella frase. Non era la prima volta che la giovane uscisse con frasi che avevano senso solo per lei, e lui aveva imparato a lasciarla fare perché non c’era modo per farla tornare in se, quando pensava a queste assurdità.
“Che ti sei fumata?”
La Weasley sbuffò e si tirò su a sedere puntando gli occhi blu in quelli dell’amico – dello stesso colore – e cominciando a scuotere la testa desolata.
“Non le capisci queste cose, Scorpius, si vede che sei un ragazzo”
Non le capiva, no. Ma nemmeno lei, a parer suo, capiva; perché non capiva il suo desiderio di abbracciarla in modo diverso, o il suo desiderio annusare i suo capelli e nascondervi il volto, per perdersi in tutto quel rosso?
Chi è che non capisce l’amore e gli amanti, Dominique?
Perché capisci gli altri, di amanti, e non quelli che ti stanno vicini.. di amori?

Poi, all’improvviso, riaprì gli occhi e il cuore iniziò a volare e ballare, nel suo petto. L’amica si è seduta sopra di lui, le sue gambe ai lati del suo corpo, i suo capelli rossi che coprono la visuale di ciò che li circonda; ma non gli importa, il mare, non quando riesce a vedere tutte quelle lentiggini da così vicino. Lei ha appoggiato delicatamente la propria fronte ampia contro la sua e non appena anche i loro nasi si sfiorano e il cuore di Scorpius accelera pericolosamente Dominique apre piano le labbra.
“Non li capisci proprio, gli amanti, Scorpius. Ci sono cose che vanno oltre, oltre le parole”.
Il giovane Malfoy vorrebbe afferrarla per le guance, avvicinarla a se di quei pochi centimetri che dividono le loro labbra e sussurrarle che “no, io lo capisco l’amore Dominique, sei tu che non capisci quello che io provo per te” ma non lo fa, perché non ne ha il coraggio. Perché sa che Dominique odia le cose sdolcinate e schiocche, e sa che tutto quello è solo sdolcinato e schiocco. Perché sa che non può, perché per lei l’amore non esiste, come già gli ha ripetuto una volta. E perché lei è la sua migliore amica, e non vuole perdere la sua amicizia.. perché l’amicizia è più importante e più forte dell’amore.

“Ci sono cose che vanno altre le parole, Scorpius, ma non tutti riescono a capire” gli sussurra di nuovo lei, piano, con una voce che non sembra la sua; con un suono più armonioso, dolce.
Perché non capisci che ti amo, Dominique. Vorrebbe urlarlo, Scorpius, ma non ci riesce.



 

#5.
E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora
e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.
E in un giorno di pioggia saremo vicini […]

 

Scorpius era a pezzi, come il resto della sua famiglia, d’altronde. La morte di Lucius Malfoy la notte precedente aveva suscitato scompiglio nell’intero Malfoy Manor, lasciando in lacrime la moglie e la nuora. Il figlio Draco invece vagava senza meta per il maniero ignorando chiunque gli si presentasse dinnanzi o chi cercasse di mostrare con lui il minimo dispiacere.
Era un giovedì mattina presto quando il giovane Serpeverde venne svegliato nel suo dormitorio dalla preside McGranitt la quale gli annunciava che, se voleva, sarebbe potuto tornare a casa, a lutto, per qualche giorno.
Nonostante tutto il ragazzino aveva imparato ad apprezzare quel nonno con cui suo padre non aveva mai avuto – a suo ricordo – un buon rapporto. Ma a parte l’affetto per l’uomo, decise di tornare più che altro per star vicino a sua nonna Narcissa, la quale, immaginava, doveva essere devastata dalla perdita. Era molto affezionato alla nonna, quasi più che al nonno, a Draco o alla stessa madre. Gli piaceva passare con lei i suoi pomeriggi, bevendo thè e facendosi raccontare vicende risalenti alle guerre, o semplicemente agli anni passati.
Da piccino, poi, si divertiva soprattutto a nascondersi sotto il divano quando la nonna riceveva la signora Tonks: le due donne si chiamavano con dolci diminutivi, Cissy e Meda, e si scambiavano racconti divertenti, o talvolta pieni di lacrime. Scorpius, un giorno, dopo un racconto delle due, era talmente triste che era scoppiato in lacrime decisamente troppo forte e le signore lo avevano sentito. A discapito delle preoccupazioni del bambino, però, le due lo avevano accolto sul divano e gli avevano offerto biscotti allo zenzero. Si capivano sempre, nonna e nipote: bastavano pochi sguardi tra loro per dirsi ogni cosa.
Arrivando a casa, il ragazzino si era seduto vicino a Narcissa e aveva afferrato la sua mano pallida: la donna teneva i capelli, ormai bianchi, perfettamente legati dietro la nuca e nessuna lacrima varcava i suoi occhi, nonostante questi fossero lucidi e arrossati.

Il tempo, quasi volesse conservare il lutto, era pessimo: il cielo era ricoperto da nuvoloni grigi, pesanti e spessi, i quali lasciavano che la pioggia bagnasse e pizzicasse i campi grigi della campagna inglese. Scorpius Malfoy, accontentando la madre senza lamentele, aveva indossato l’abito da cerimonia, nero e ben stirato, e si era tirato indietro i capelli biondicci, cose che in realtà non sopportava.
Era svogliato e stanco a causa delle ore perse del sonno notturno, che aveva passato rigirandosi nel grosso letto dal piumone caldo e con due spessi cuscini sotto la testa. Scendeva le scale a fatica, gradino dopo gradino, come a sperare che il tempo si fermasse e che ogni secondo durasse il tempo necessario per affrontare lo scalino successivo, o anche di più. Non voleva che il tempo proseguisse.
La funzione per suo nonno si era appena svolta al piano di sopra, e Scorpius cercava inutilmente di connettere il cervello: era come se la sua mente fosse offuscata, come se i suoi occhi fossero annebbiati dalle lacrime che non volevano cessare di scendere.
Aveva appena svoltato l’angolo, che gli permetteva la perfetta visuale del salone d’ingresso, quando sentì le gambe rammollirsi: di fronte suo padre, che le stava stringendo la mano, stava ritta in piedi la persona che più desiderava incontrare, e, che allo stesso tempo, non avrebbe voluto trovarsi davanti.
La giovane indossava un cappotto nero, aderente, con doppia fila di bottoni argentati, il quale le arrivava poco sopra le ginocchia. Dall’abito sporgeva l’orlo della gonna coordinata, che faceva a pugni con la sua carnagione così lattea. Le gambe snelle erano coperte da collant scuri e ai piedi portava, con disinvoltura, un paio di scarpe alte, molto semplici e lucide. Era bella, bella come non l’aveva mai vista, con quel vestito elegante e i capelli rossi che le cadevano lisci e ben pettinati lungo la schiena, con le labbra rosee, tirate in una smorfia indecifrabile, e gli occhi cristallini, che guardavano impazienti nella sua direzione, decorati da una sfumatura triste e una nota di rassegnazione.
Congedò Draco Malfoy impaziente e salì le scale nella direzione di Scorpius, senza rendersi impacciata nei movimenti da quelle scarpe che mai le aveva visto indossare. Al serpeverde balenò l’idea di fuggire verso la sua stanza, lontano da lei, ma prima che le sue gambe avessero la forza di tornare sui loro passi sentì le dita lunghe e fredde di Dominique Weasley circondargli il polso.
“Scorpius, lo so che non è il momento giusto, ma dobbiamo parlare e ad Hogwarts è impossibile. Ma non a causa mia”.
Il giovane deglutì forte, nella speranza che la giovane mollasse la presa e gli permettesse di svignarsela, ma le dita di lei, invece che ammorbidirsi, lo strinsero ancora più forte.
Erano due settimane che Scorpius evitava quella che fino a poco prima era stata la sua migliore amica: da quando lui, senza rendersene conto, le aveva sussurrato all’orecchio di essersi innamorato proprio di lei. Poi era fuggito via, senza altre spiegazioni ed evitandola, nonostante nei primi giorni lei non facesse altro che tentare di avvicinarlo.
“Scorpius, perché sei scappato, quella sera?”
Dominique lo guardava con quegli occhi celesti e vivi, dritti nei suoi, grazie alle scarpe alte che avevano contribuito a farle raggiungere la sua altezza, e con le guance leggermente arrossate: non l’aveva più vista arrossire da quella volta sette anni prima, quando si era presentata nel suo scompartimento arrabbiata col cugino James Potter.
Con le guance colorite era ancora più bella, notò sorpreso.
Lui non riusciva a dire nulla; la sua mente era concentrata su quelle guance, e su quelle dita avvolte intorno al suo polso.
“Sono un coglione. Ho rovinato tutto”.
Dalle labbra del Malfoy non uscì altro che quella frase, resa ancora più – a parer suo – patetica per la piattezza della voce e per gli occhi fissi sulle sue scarpe di vernice.
“Cazzo, Scorpius, non sei solo tu il coglione. I coglioni qui siamo tutti e due, e non fare quella faccia, perché è così. Siamo amici da anni, e sono anni che entrambi non ci rassegniamo al fatto che siamo cotti a puntino, e non facciamo che dire le solite stronzate del ‘siamo solo amici’. Io lo facevo per Lily, più che altro, perché tu le piaci davvero e lei è mia cugina ma... noi non siamo solo amici da un bel po’ e l’ho capito quest’estate, quando eravamo sulla spiaggia a villa Conchiglia. Pensavo che tu me lo dicessi, non aspettavo altro… e invece quando hai avuto il coraggio di dirmelo te la sei data a gambe come un coniglio impaurito e mi hai evitato per due settimane. Non hai fatto che evitarmi e ho lasciato perdere, ma adesso basta. Ti ho fatto capire in ogni modo di essere innamorata di te, e tu non l’hai mai compreso. In effetti, sì, Scorpius, sei proprio un coglione. Ah, mi spiace per tuo nonno.. e soprattutto di averti detto tutto questo in un momento non proprio consono all’occasione, ma dovevo farlo. Bene, ci rivediamo a scuola”
Il polso di Scorpius fu liberato dalle sue dita e gli occhi della ragazza indugiarono ancora qualche secondo su di lui, prima di voltarsi e dirigersi verso il portone d’ingresso.
Scorpius cominciò a correre più veloce che poté non appena sentì il portone sbattere e, quando lo spalancò, temette di trovare la strada vuota: ma lei era lì, di spalle, con i capelli rossi fradici di pioggia e le braccia strette in vita, come volesse abbracciarsi da sola.
Lui avanzò piano verso di lei, lasciando sbattere forte la porta di legno scuro e stringendola delicatamente da dietro, in un abbraccio caldo con cui sperava farsi perdonare.
Appoggiò piano il mento sulla sua spalla destra, e Dominique, che stava piangendo, lasciò cadere le braccia lungo il cappotto nero.
“Io ti amo, Dominique. Ti amo, e non smetterò mai di amarti, mai”
Le labbra di Scorpius le sussurrarono questo al suo orecchio, e lei non riusciva a frenare le proprie lacrime, mentre la pioggia bagnava entrambi, fermi e soli, fuori dall’entrata del maniero dei Malfoy.
Dominique si girò piano, e lo fissò negli occhi, anch’essi rossi e stanchi.
Poi, come in un sogno, mentre con due dita le bloccava una lacrima che minacciava di bagnarle una guancia, sentì le labbra di lei posarsi sulle sue e non capì più nulla, se non la sua presenza così vicina a lui. Perché quando c’era lei nulla aveva importanza e sapeva che tutto sarebbe andato bene.











 

***

 

Eccomii qui. siete felici di vedermi, verooo?? u.u
io si, perché oggi sono molto felice e sono finalmente riuscita a pubblicare questa storia a cui lavoro almeno da un mese.
si, lo so che non è sta meraviglia per cui uno dovrebbe passare un mese a scriverla però ho avuto una "piccola" crisi depressiva nelle ultime settimane, da cui mi sono ripresa del tutto diciamo venerdì ma oggi sono ancora più felice quindi..okei, non ci state capendo nulla, vero? bene, non dovete capirci nulla infatti perché chi deve capire capirà..
*-----------* <---- questa è la Gio, oggi.. *cuoricino*
allora, vediamo un po'.. presto pubblicherò anche il nuovo capitolo di "E se invece.." ma intanto spero che questo vi sia piaciuto.
io adoro la coppia Dominique/Scorpius che non ho potuto mettere, per ragioni mie, nella mia Long ma per cui non posso non dire nulla.. ??
quindi vorrei ringraziare tutti quelli che mi seguono a casa, tra cui un saluto e un bacio speciale a colui che io so u.u
no, a parte gli scherzi, devo fare un ringraziamento speciale a tutti quelli che mi sono stati vicini in questo periodo *oddio, fa molto cosa triste, vero?* ma sopratutto alla cara Mary che venerdì mi ha betato il "capitolo" numero 5 di questa raccolta, perché ero proprio disperata e mi sentivo schifata da ogni cosa D:
ma ora sono felicissima *----*
lo sapete che vi voglio bene, a tutti voi?? :3
ah.. la canzone a cui sono ispirati i vari capitoli ?? è IN UN GIORNO DI PIOGGIA dei Modena City Ramblers e tecnicamente è dedicata all'iralanda! ascoltatela perché é bellissima! ^-^
il titolo, tutto andrà bene, bhè.. diciamo che è una frase che mi è stata detta da una persona e mi sembrava buona come titolo, anche se avrei preferito metterla all'originale cioè in francese perché mi è stata detta in francese che rende meglio (tout ira bien, per chi non sapesse), però sono per l'italiano e in caso qualcuno dovesse scoprire che ho dato ad una storia un titolo in francese inizierebbe a montarsi la testa su fatto che il francese è più bello dell'italiano e io non posso accettare queste cose!!
okei, dai.. spero che questa mia storia piaccia a qualcuno perché davvero ci ho messo l'anima.
baci a tutti, e ricordate che vi amo!
J.

  
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