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Autore: AnGeL_DrEaMeR    09/09/2012    1 recensioni
Clary, stava seduta su uno dei letti dell'istituto, pensando a tutto quello che era successo in quelle settimane. La scoperta che Jace non era suo fratello, l'alleanza tra Nephilim e Nascosti grazie alla sua runa, la sconfitta di Valentine, la grande festa per la vittoria... Sentì bussare, ma non alla porta, alla finestra. Sapeva benissimo chi era. Tornando alla realtà andò ad aprire, ed una ventata d'aria fresca la investì.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Oggi non vi tratterrò molto con i miei inconcludenti discorsi. Quindi semplicemente vi lascio alla storia. Vi auguro buona lettura! (^_^)



                                 TARDI?
Jace guardò le porte dell’istituto, con il cuore in gola. Erano tornati. Finalmente erano a casa. Ma avrebbero fatto in tempo?
Dopo il ritrovamento del fiore, i ragazzi avevano parlato per un po’ dell’accaduto, del demone, e della loro quasi fine. Poi si erano concessi un po’ di meritato riposo. Se dovevano affrontare di nuovo la foresta, dovevano recuperare un po’ di energia.
Al risveglio Magnus aveva scoperto che era la presenza del demone a bloccare la sua magia.
“Ragazzi la buona notizia è che posso creare un portale da qui alla spiaggia, così da evitare quel maledetto bosco.” aveva detto allegro.
“E la cattiva?” aveva chiesto Simon. “Se c’è una buona notizia ce n’è sempre una cattiva.”
“Vero. Infatti mi ci vorranno delle ore per creare il portale.” aveva detto Magnus tranquillamente.
“Cosa? Ore?” domandò Isabelle.
“Senti dolcezza, mentre quel demone ci stava ammazzando, mi ha tolto anche buona parte della mia energia. Mi ci vorrà del tempo per creare un portale con così poca forza in corpo.” aveva affermato irritato.
“Ok ok.” accondiscese lei alzando le mani in segno di resa.
Dopo ben quattro ore di attesa finalmente il portale fu aperto. In quel tempo Alec rimase sempre vicino a Magnus, non potendo fare niente, gli rimase solo accanto. Mentre Isabelle e Simon avevano parlato di cosa avrebbero fatto una volta a casa. Isabelle avrebbe assaltato il centro commerciale, e Simon si sarebbe chiuso nel suo negozio di musica di fiducia e poi forse anche in quello di fumetti.
Jace per quelle quattro ore era rimasto seduto a rigirare il fiore d’argento tra le mani. Aveva ascoltato tutto il tempo le chiacchiere di quei due. Il cacciatore aveva pensato anche cosa avrebbe fatto una volta a casa. Dormire, leggere qualche poesia, e naturalmente uscire con Clary una volta ristabilita, e abbracciarla per sentirla finalmente vicina, e baciarla... Jace aveva sorriso a quei pensieri, rendendosi conto di quanto era diventato smielato. Come aveva fatto quella testa rossa a cambiarlo tanto?
Infine le quattro ore erano passate, e Jace si era riscosso dal suoi pensieri per vedere il portale aperto che dava sulla spiaggia.
“Beh non mi è venuto affatto male” aveva affermato Magnus. “anche se, se avessi avuto più energia l’avrei potuto aprire direttamente davanti all’istituto.”
“Va benissimo così Magnus, ora eviteremo tutti quei pericoli nel bosco, e potremmo usare la nave sulla spiaggia.” gli aveva detto Alec mettendogli una mano sulla spalla.
Attraversarono tutti il portale, e in un istante furono di fronte la nave.
Fecero più in fretta che poterono a reimpostare i comandi e partire per New York.
Quando sistemarono tutto crollarono ognuno nella sua stanza. Quando erano atterrati sulla spiaggia era notte. Al loro risveglio era già giorno inoltrato.
Si ricongiunsero per mangiare quel pomeriggio, ormai in vista di New York.
Alec aveva una strana espressione, che si tenne per tutta la durata del pasto.
“Ragazzi ho da dirvi qualcosa di non tanto piacevole.” esordì infine.
“Cosa Alec? Hai lasciato sull’Isola la tua spada preferita e vuoi tornare a riprenderla?” fece Izzy. “Perché in questo caso puoi andarci solo col tuo ragazzo. Io li non ci torno manco morta.”
“E se avessi lasciato lì i bagagli con i tuoi vestiti?” chiese Simon.
“Beh… forse.” disse pensierosa.
“Ragazzi! Mi fate parlare!?” esclamò Alec alterato.
Quando fu sicuro dell’attenzione di tutti, fece un respiro e disse: “Oggi ho guardato per caso il giorno sul calendario elettronico della nave, e…” Alec esitò.
“Il tuo periodo è in ritardo?” lo interruppe Izzy ghignando. Ma ad un occhiataccia di Magnus tornò seria.
“Oggi è il 25.” disse infine Alec.
Jace alzò un sopracciglio. “E quindi? È per caso natale?” chiese infine. “Credevo che fosse già passato, ma evidentemente vado io avanti di quattro mesi.”
“Ragazzi volete essere seri!” gridò Alec, ora decisamente infuriato. “Noi siamo partiti il 16, questo vuol dire che sono passati nove giorni dalla nostra partenza.”
Tutti si congelarono sul posto. Sorpresi da quelle parole.
Nove giorni?
Fu il pensiero di tutti. Come poteva essere accaduto? Avevano calcolato due giorni per l’andata e il ritorno. Altri due per il passaggio nella foresta. E al massimo uno per recuperare il fiore nelle grotte. Dovevano essere al massimo cinque giorni.  
Nove giorni.
Allora c’era una sola spiegazione. La Kitsune doveva averli catturati per molto più tempo di quanto avessero pensato. Perché per tutto il viaggio avevano sempre controllato i giorni guardando il cielo. E prima di entrare nelle grotte erano in perfetto orario. Allora la Kitsune doveva averli trattenuti per cinque giorni, che sommati agli altri…
Nove giorni!
Un pensiero scese su di loro gelando il sangue di tutti. Clary aveva già i giorni contati, quando erano partiti, il tempo che avevano calcolato era appena sufficiente per somministrarle l’antidoto. Ora avevano un ritardo di quasi cinque giorni!
Quel ritardo poteva costarle la vita se non le somministravano la cura immediatamente. Altrimenti tutti gli sforzi del gruppo sarebbero stati vani.
 
Ora erano di fronte l’istituto. Jace distolse lo sguardo e corse verso la porta. Non dovette neanche pensare alla formula d’apertura che la porta si spalancò. Senza neanche andare a cercare gli altri, Magnus si rinchiuse, nella stanza che avevano utilizzato come laboratorio, a preparare l’antidoto, con lui anche Alec. Isabelle era rimasta fuori col vampiro che, ovviamente, non poteva entrare. Jace andò direttamente nella stanza di Clary. Era esattamente come l’allucinazione creata dalla Kitsune, Clary era distesa sul letto, con dei tubi che le iniettavano liquidi nel braccio. Degli elettrodi erano attaccati al petto, e controllavano il battito, il debole battito…
Jace guardò infine il suo volto. Era bianca come il latte, era come se qualcuno l’avesse lentamente dissanguata, togliendole tutto il colore. Distesa su quel letto bianco in quella stanza bianca, sembrava quasi irreale. Un sogno, un sogno che sa di morte.
In tutto quel bianco, però, risaltava il rosso. I capelli di lei rompevano quel sogno bianco, rendendo tutto paurosamente reale.
Jace si avvicinò a lei, e le prese la mano. Rimare avvilito nel sentire la sua mano fredda nella sua. In silenzio le poggiò un bacio sulla fronte. E le sussurrò appena: “Perdonami. Ti ho fatto aspettare tanto.”
Passarono i secondi, e si sentirono i passi e le voci di svariate persone. Jace riconobbe quella di Magnus, di Maryse e Luke.
Entrarono nella stanza come un marasma. Oltre a loro c’erano Jocelyn, Izzy, Alec e Robert. I genitori di Alec chiedevano al figlio il motivo del ritardo, e lui stava rimandando a dopo.
Magnus cominciò a somministrare l’antidoto, sostituendo i liquidi, che arrivavano a Clary attraverso i tubi, con quello. In poco tempo la cura era entrata in circolo.
“Credi che abbiamo fatto in tempo Magnus?” chiese Alec.
“Non lo so. È passato più tempo del dovuto dalla somministrazione del veleno. Possiamo soltanto aspettare e sperare che l’antidoto faccia in tempo.”
Tutti si erano assiepati intorno a Clary, in attesa. Jace non si spostò mai dal fianco di lei. I secondi passavano, e la tensione aumentava sempre di più. Passarono i secondi, i minuti, e infine le ore. Ma Clary non dava segni di ripresa, rimaneva lì addormentata e immobile se non per il leggero movimento del corpo quando respirava.
Passarono due ore, tutti si erano sistemati nell’infermeria nell’attesa.
“Perché non si sveglia Magnus?” domandò infine Isabelle.
Magnus guardò verso Clary. “Non lo so Isabelle. Forse… forse abbiamo somministrato la cura troppo tardi.”
“No.” disse Jace con fermezza. “Diamole tempo. Si sveglierà.”
Ma il tempo passava e Clary ancora non si svegliava.
Ad ogni secondo il dubbio si faceva strada nel cuore di Jace. Era davvero arrivato tardi?





Scusate se questo capitolo è un po' breve il prossimo sarà più lungo. Comunque ormai siamo quasi alla fine della storia. Per me è stato un piacere spero che non mi abbandoniate agli ultimi capitoli.
Un bacio a tutti! (^.^) 
A.D.   (si d' ora in poi mi firmerò a.d.)




  
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