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Autore: LilyScam    09/09/2012    1 recensioni
Ha partecipato al Contest "Raccontami il tuo OTP" - arrivando seconda a parimerito -, e al Contest "A story about us" - in attesa dei risultati -.
Dal testo:
«Mi sono girato, per guardare il sorriso di Lily.
Mi sono girato, ma non ricordo dove ho messo le mani.
Mi sono girato, e la Passaporta è partita da sola.
E così, per un’imprecisione, per una distrazione, sono partito insieme alla Passaporta e sono riuscito a perdere Lily.»
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Lysander Scamandro | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ho scritto questa storia per il Contest "Raccontami il tuo OTP", che richiedeva l’uso di due prompt, in questo caso “imprecisione” e “l’altro”. In seguito l'ho rigirata anche ad un altro, "A story about us", di cui siamo ancora in attesa dei risultati :) In fondo ho pubblicato il giudizio di Shallo, la giudiciA del primo Contest.

 
Iris

Lily mi guardava, serena. Era sempre serena, in quei giorni. Canticchiava, improvvisava balletti, mi sorrideva.
 
Che sorriso che ha.
 
«Che fai, Scam? A che lavori?» mi aveva chiesto, venendomi incontro ondeggiando. Si era accarezzata la pancia e si era piazzata di fronte a me, sorridendo persino con gli occhi.
Nostro figlio era lì, dormiente nelle sue grazie.
«Cerco di capirci qualcosa in questi affari, sono danneggiati».
Io ero entusiasta del mio lavoro, lei un po’ meno. Non le piaceva che io lavorassi all’Ufficio Misteri, non le piaceva affatto. Non riusciva a percepire bene a cosa lavorassi, non poteva toccarlo con mano: non lo conosceva, e questo la faceva impazzire.
Le faceva paura.
«Che cosa sono, amore?» mi aveva chiesto gentilmente. Ma io lo conoscevo quel tono: non era affatto gentile, era intimidatorio.
Quanto la conoscevo bene.
«Passaporte» avevo sorriso io, vago. Mi ero alzato e le avevo scoccato un bacio sulla guancia, cingendola con le braccia. Dopo qualche secondo lei aveva ceduto, rassegnata; si era sciolta ed io avevo potuto posare il mento sulle sue spalle. Come una gatta, mugolava mentre le respiravo sul collo.
«Vado a preparare la cena» aveva sospirato, a un tratto, la piccola, per poi andarsene ondeggiando verso la cucina.
Io ero tornato al mio lavoro - alle mie “cianfrusaglie”, come le chiama lei -.

Noi dell’Ufficio Misteri andiamo oltre ai semplici incantesimi, oltre alle barriere comuni, oltre, quindi, anche alle semplici Passaporte. Per noi non sono solo Passaporte, non sono semplici oggetti che collegano due luoghi: sono molto di più.
Quelle, poi, non erano Passaporte normali…ma, del resto, io lavoro all’Ufficio Misteri.
Lily era uscita dalla cucina, con un mestolo in mano e un sorriso malizioso.
«So che non ti piace il pollo, ma a me va, quindi non me ne frega niente» mi aveva detto ridacchiando, ed io mi ero distratto.
Curioso, perché io non mi distraggo mai. Solo Lily riesce a distrarmi, a distogliermi dai miei pensieri. È curioso, inoltre, perché io odio chi si distrae, soprattutto a lavoro.
Dove lavoro io, bisogna essere concentrati, precisi.
Dove lavoro io, le imprecisioni non sono ammesse.
Quelle Passaporte, invece, erano piene d’imprecisioni. Ma anch’io sono stato impreciso, lo ammetto. Mi sono distratto.
Mi sono girato, per guardare il sorriso di Lily.
Mi sono girato, ma non ricordo dove ho messo le mani.
Mi sono girato, e la Passaporta è partita da sola.
E così, per un’imprecisione, per una distrazione, sono partito insieme alla Passaporta e sono riuscito a perdere Lily.
 

**
           

Questa scena, ormai, l’avrò raccontata almeno un milione di volte. La signora Regan deve saperla a memoria. È stata così gentile ad accudirmi, davvero. Non si è mai tirata indietro, nemmeno dopo l’ennesima lettera e l’ennesima caduta. Ma adesso basta, mi devo ritirare su.
«Sì, signora Regan, sto bene, davvero» ripeto, per l’ennesima volta, sospirando.
«Giovanotto» borbotta lei, sedendosi accanto a me «Nessuno reagisce bene scoprendo che la donna che ama si è sposata con un altro, nessuno».
«Ecco, magari potrebbe evitare di ripeterlo così brutalmente» protesto debolmente io con un filo di voce. La signora Regan mi stringe forte il braccio, poi si allontana brontolando.
«Dovresti andare da lei» osserva a un tratto, voltandosi «Dovresti dirle la verità, cos’è successo».
«Ha sposato un altro, ormai l’ha superata. Non c’è più niente che io possa fare» mormoro guardando in basso.
«Va’ da lei» mi ripete, imperterrita «Va’ da lei e smetti di piangerti addosso».
«Sono passati otto anni» deglutisco «Otto. Si sarà dimenticata».
La signora Regan si affaccia minacciosa dall’uscio della porta, le mani sui fianchi.
«Potrebbero essere stati sette, anzi sei e mezzo, se tu non avessi esitato tanto».
«Io non…» cerco di dire, ma m’interrompe.
«Tu, giovanotto, non hai fatto altro che struggerti a guardarla da lontano. Non hai fatto altro che scribacchiare lettere ogni due mesi, firmandoti con il nome di qualche parente inventato per sapere come andavano le cose, ma non hai mai affrontato realmente la questione».
«Non potevo presentarmi dopo essere scomparso per sette anni, non avrebbe retto».
«Perché, secondo te ha retto qualcosa in quei sette anni?».
La sua domanda retorica mi atterrisce. Ha ragione, ma che avrei dovuto fare?
«Ha il diritto di sapere che stai bene, adesso basta. Non hai più scuse. Se si è risposata vuol dire che adesso sta bene, e che può affrontarti. Può. Va’ da lei».
La guardo, esitante.
«Almeno» m’incalza lei, trafiggendomi con lo sguardo «Va’ da tua figlia. Va’ a scoprire come si chiama».
Dalle lettere ai parenti vari ho scoperto di avere una figlia.
Non è il figlio che ci aspettavamo, Tristan.
Lily ha partorito una bambina, ed io non c’ero.
Ha partorito mia figlia, ma io non so il suo nome.
Ecco, forse mi ha convinto.
 

**

 
«Mamma, perché guardi fuori dalla finestra? Mamma, perché stai lì da tutto il giorno? Mamma, perché…».
Aria continua a farmi domande con la sua parlantina interminabile, fissandomi come se volesse farmi a pezzi e studiarmi a fondo. Forse non le avrei dovuto comprare quegli occhiali così tondi, la fanno sembrare una piccola scienziata impicciona.
Le passo una mano fra i capelli, sorridendo.
«Questo è il giorno della finestra, lo sai».
«Aspetti che papà torni, mamma?» mi chiede semplicemente, senza giri di parole.
«Guarda che anche Michael è il tuo papà» le ricordo, ridacchiando. La mia bambina è una di quelle che va dritta al punto. Certe cose non so come faccia a saperle, forse le intuisce, non ne ho idea. A me è sempre sembrata così piccola.
«Lo aspetto qui con te» replica lei, tranquilla. Si arrampica sulle mie ginocchia e si appoggia a me. Che dolce.
«Sono certa» mi sussurra all’orecchio, tirando la mia faccia verso di sé «Che, se lo aspetto anch’io, verrà».
«Ma certo, Aria, amore mio» sbuffo io, pizzicandole una guancia.
Mentre Aria ridacchia, una leggera di vento scosta le tendine della finestra, giusto di qualche centimetro. Nello squarcio di esterno che si scopre, momentaneamente, distinguo la figura di un uomo, che deve essersi appena Materializzato. Aria salta giù e corre alla finestra, avvicinandosi così tanto da premere naso e guance contro il vetro. Io mi alzo, incuriosita, e scosto le tendine.
«L’avevo detto, io» commenta soddisfatta Aria, con una smorfia.
Oh mio dio.
Non ci credo.
 

**

 
La casa è rimasta uguale: il vialetto, il cortile, il piazzale. Per un attimo cerco di immaginarmela come sospesa in una bolla di sapone, estranea a tutto il resto, come se lì non fosse successo niente. Ma, ecco che, appena mi avvicino alla porta, la mia bolla coppia: sul campanello c’è scritto, a chiare lettere colorate, “Casa Finnigan-Potter”.
Prima che possa suonare per annunciare la mia presenza, il portone di legno si spalanca.
Una bambina mi sta fissando dietro a un grosso paio di occhiali tondi, cerchiati di azzurro. Ha i capelli rossicci legati in due codini, le gambe magre e le spalle ossute. Incrocia le braccia, incredibilmente seria, e alza un po’ la testa, per guardarmi meglio.
Poi si scioglie.
«Sei tu il mio papà?» mi chiede candidamente, come se mi avesse appena chiesto per che squadra tifo.
«Io, ecco, credo che…» cerco di balbettare, ma qualcosa m’interrompe.
È appena arrivata una donna, quasi correndo. La bambina deve averla preceduta alla porta, mi avranno visto arrivare. Cinge la bambina alle spalle e mi fissa per qualche istante, vacua.
Gli occhi.
Quelli sono i suoi occhi.
Lily si ritrae indietro quasi immediatamente, e sbatte la porta. Rimango interdetto per qualche secondo, ma neanche troppo. Questa reazione l’avevo considerata più volte.
La porta si riapre piano, e Lily sguscia fuori, per poi richiuderla dietro di sé.
Ora mi guarda meglio, cauta.
Sta elaborando, lo so. Potrei vedere gli ingranaggi mettersi in moto nella sua testa, o sentire il ronzio dei suoi pensieri. Sta cercando di capire.
«Io, be’… ciao» balbetto.
Ecco, tutti i miei discorsi preparatori sono andati a farsi fottere.
Ma come posso presentarmi dopo otto anni con “ciao”? Idiota.
Forse lo pensa anche lei, o forse non pensa niente. Continua a fissarmi, e i suoi occhi sembrano allargarsi ogni secondo che passa. Faccio un passo in avanti, ma qualcosa dentro di me mi obbliga a fermarmi lì.
Dalle tempo.
Lily piega leggermente la testa di lato, e il labbro inferiore le trema, ma non dice niente e deglutisce. Vuole dire qualcosa, ma non riesce a decidersi, la conosco.
Muove un passo in avanti e allunga una mano, e così mi sfiora il petto. Chiudo gli occhi a quel tocco e deglutisco anch’io, perché non so cosa fare. Davvero.
Sento la sua mano posarsi alla base della mia faccia, delicata. Lily ha le mani piccole, come una bambina. Socchiudo gli occhi, e lei è lì.
È davanti a me, che mi fissa.
«Sei tu» sussurra, e un po’ trema «Sei qui».
Io non dico niente, le restituisco semplicemente lo sguardo.
«Sei qui, qui» ripete lei, senza staccare la mano dalla mia faccia «Sei vivo».
«Certo che sono vivo» sorrido io di sbieco, posando la mia mano sulla sua.
Lei la ritrae immediatamente, come se si fosse scottata, e se la porta alla bocca. Ora sta visibilmente tremando.
«No, no che non è certo» singhiozza, scoppiando a piangere «Otto anni, otto. Ti credevo morto. Otto anni, oh cielo…Stammi lontano!» strilla all’improvviso.
Io, che avevo cercato di abbracciarla, mi ritraggo immediatamente.
«Lily, stai bene?».
Un uomo che è appena uscito da casa sta accorrendo in suo aiuto, brandendo la bacchetta. È mingherlino, con molte lentiggini e la pelle lattea.
«Cosa le hai fatto?» mi ringhia addosso, abbracciando Lily e proteggendola da me. Ora la bacchetta è puntata verso la mia gola.
Io balbetto qualcosa senza senso, non sapendo che dire.
«Michael, è… Lysander. È Lysander, Michael, Lysander… il padre di Aria» mormora Lily, leggermente impaurita.
Qualcosa attraversa gli occhi di questo Michael, come un lampo. Sembra ricomporsi, ma tiene ancora Lily stretta fra le sue braccia, come se volesse fare da barriera umana fra me e lei.
«Be’, allora, se le cose stanno così… salve, io sono suo marito».
 

**

 
È strano farsi guidare da uno sconosciuto agli sgabelli della cucina, sgabelli che hai costruito tu stesso. È strano che uno sconosciuto ti faccia accomodare in una casa che, per anni, è stata tua, in effetti. È proprio strano.
Sono appollaiato su uno sgabello, quindi, nella cucina della mia vecchia casa. Credo mi sia stato indicato questo, e non una sedia al tavolo, per mantenermi a una certa distanza da Lily. Plausibile, direi.
La bambina che mi ha aperto la porta è seduta accanto a sua madre, e mi scruta.
Si chiama Aria.
Mia figlia si chiama Aria.
E’ un nome meraviglioso, mi piace. Avrei voluto sceglierlo io.
Lily guarda ostinatamente da un’altra parte. Non mi sta semplicemente mettendo il muso, è il suo modo per non affrontare ciò che la spaventa. Il suo nuovo marito lentigginoso, Michael Finnigan, invece, è visibilmente imbarazzato, e non sa cosa dire.
«Lily» borbotta a un tratto, con un filo di voce «Se questo… questa persona, ecco…se non vuoi che stia qui, basta che…».
«No» stabilisce lei secca, perentoria. Poi finalmente si volta, e mi trafigge con lo sguardo.
«Vorresti gentilmente aggiornarmi su dove sei stato questi otto anni, Lysander, otto anni?».
Eccolo, il tono “finto-gentile”. Mi era mancato anche questo.
«Lily» protesto io, seppur debolmente «Devi capire che non sono stato in giro… quel coso che stavo usando, quando, quando be’… quando è successo… ecco, è un po’ complicato da…».
«”Quel coso”» m’interrompe lei, acuta «”Quel coso”! Ho passato un anno intero, tutti i giorni, a rincorrere quei cretini che lavoravano con te a quel coso. E lo sai qual è stato il massimo che mi hanno saputo dire sulla tua scomparsa? Che quel coso era qualcosa di top-secret di cui io non potevo assolutamente venire a far parte, e che quindi no, non potevano aiutarmi».
«Lily, senti…».
«Quindi potresti, almeno adesso, dopo otto anni, dirmi in che accidenti consisteva e non parlare sempre con quel dannato tono vago?!».
E’ esplosa.
«Non mi hai mai detto le cose come stanno! Sempre risposte vaghe, ritardi inspiegabili, incertezze… mai una sicurezza con te, mai!»
Sta per scoppiare a piangere di nuovo, lo sento. Le sue guance si stanno arrossando, e le tremano le mani.
«Lily, Lily, aspetta» provo a rimediare, ansioso «Te lo dico, tranquilla. Quella cosa non era una Passaporta normale… era una specie di Giratempo, capisci?».
Lily assottiglia gli occhi e si siede meglio, ricomponendosi. E’ ancora rossa, ma almeno le mani non le tremano.
«Spiegati meglio».
Io mi schiarisco la voce.
«Avevano deciso di riaprire la sezione dedicata alle Giratempo, quella che era andata distrutta ai tempi dei nostri genitori, hai presente? Ecco, volevamo ricominciare a lavorarci, ma l’idea era di renderle più maneggevoli. Volevamo che bastasse che qualcuno pensasse a quando andare, in che momento preciso, in che epoca… e poi… e poi, be’, toccare questa Passaporta del tempo e andare».
Lily continua a fissarmi, stavolta assottigliando anche le labbra.
«Stavamo solo facendo degli esperimenti, capisci? Quelle a cui stavo lavorando io erano solo dei prototipi, e probabilmente erano guasti… Io mi sono distratto, e, be’… è partita da sola. È andata dove voleva lei, ma non indietro….avanti».
«“Avanti” quanto?» mi chiede lei, cauta.
Decido di essere sincero. Se lo merita.
«Sette anni» borbotto, tossicchiando.
Lei sul momento sembra rilassarsi, ma qualcosa, poco dopo, la fa scattare all’allerta. Se avesse due antenne, si starebbero drizzando, ne sono sicuro.
«Sette anni, ma tu sei stato via otto…» mormora piano. Ancora una volta, posso vedere gli ingranaggi nella sua testa mettersi in moto.
«Non me la sono sentita di venire. Avevo paura che tu… che be’, tu ti fossi dimenticata, o che fosse successo qualcosa» la anticipo io, guardando in basso «Ho subito cercato di informarmi, tramite delle lettere… mi firmavo sotto falso nome, e…».
«Aria, va’ in camera tua» sussurra Lily minacciosa, senza distogliere lo sguardo da me. Lo sento addosso.
«Ma, mamma, anch’io voglio sapere perché…».
«Va’ in camera tua, adesso». Il suo ordine è secco, non permette repliche.
La bambina borbotta qualcosa d’indistinto, scende dalla sua sedia e se ne va con le braccia incrociate. Finnigan tossicchia, imbarazzato.
«Amore, se vuoi che…».
«Vattene anche tu» sibila Lily, sempre più piano. Finnigan non se lo fa ripetere due volte, e sguscia via. Appena la porta sbatte, Lily scatta in piedi e viene verso di me.
Mi guarda, fisso, e il labbro inferiore le trema. Deglutisce.
Ormai è un libro aperto per me.
Chiude un attimo gli occhi e fa un respiro profondo.
Li riapre, e continua a fissarmi: c’è qualcosa, nei suoi occhi, d’indefinibile. So soltanto che sono freddi, distaccati.
«Voglio che tu te ne vada» mi dice, tranquillamente. Il suo tono è calmo.
«Lily, ma…».
«Io credevo che tu fossi morto, ho sofferto, mi capisci? Otto anni, otto anni a crescere nostra figlia, otto anni a tirare avanti da sola; tutti gli anni ti ho aspettato, ho aspettato che tornassi. Nessuno sapeva come aiutarmi, nessuno poteva aiutarmi. Sono stata malissimo, e tu il massimo che hai saputo fare in un anno intero è stato “informarti tramite delle lettere”? Lettere sotto falso nome? Io non so se ti rendi conto, Lysander, proprio non lo so».
«Mi dispiace, Lily, ti giuro, ma…».
«”Ma” cosa?» mi schernisce lei, acida «Ti dispiace? Lo spero bene. Ti giuro, non riesco a capacitarmene… Tutti ti davamo per morto e tu, invece, per un anno intero, un anno, sei stato vivo e vegeto informandoti con delle lettere. Tu eri il primo che doveva starmi vicino, il primo. E invece ti sei nascosto dietro a delle lettere, complimenti. Adesso vattene, vattene immediatamente. Non ti voglio qui, non ho bisogno di te. Sparisci».
 

**

 
Alla fine, si può dire che io mi senta sollevato. Ho affrontato la questione, ed era giusto così.
Lily continua a non volermi vedere, continua a trattarmi male.
Fa bene.
Mi sono comportato proprio da stronzo, e soprattutto da vigliacco.
Vedo Aria ogni due settimane, per tutto il weekend. Io e Lily non eravamo tecnicamente sposati, e così ci siamo accordati fra noi, senza ricorrere agli avvocati. Mia figlia è una bella bambina, molto particolare. A tratti mi ricorda mia madre: ogni tanto ha lo sguardo vacuo, perso, ma io so che in realtà riesce a guardare oltre, meglio di tutti noi.
Credo di starle simpatico, viene qua volentieri, e non la finisce mai di parlare.
Mi ha raccontato che Finnigan se n’è andato di casa, o, meglio, che “Mamma l’ha fatto andare via”. Quando le ho chiesto cosa ne pensava, di Finnigan, lei mi ha davvero sorpreso. Lo giuro, a volte non riesco a credere che abbia solo otto anni.
«Mamma si è innamorata di Michael solo perché aveva bisogno di qualcuno che occupasse il tuo posto» mi ha risposto semplicemente «E ora che sei qui, ovviamente, non ha bisogno di nessuno che ti sostituisca. Gli vuole ancora bene, però, ne sono sicura, perché a volte si vedono ancora».
Poi mi ha guardato un attimo, sorridente.
«Quindi devi stare tranquillo. Era innamorata di te, quindi deve ancora volere bene anche a te».
Ho rivisto anche tutti i parenti e i conoscenti vari. Sono stati tutti carini, ma la maggior parte erano imbarazzati. È palese che non approvino quello che ho fatto, ed è giusto così. Ovviamente tutti quelli dalla parte di Lily – Harry, Ginny, James, Albus e gli altri – sono stati piuttosto freddi, e concordano con lei sul fatto che non ci dobbiamo vedere. Hanno ragione, lo so, ma io non ce la faccio. Cerco in tutti i modi di incontrarla, di parlarle, o anche solo di lanciarle un’occhiata di sfuggita. Non voglio sembrare un maniaco, sia ben chiaro, e non voglio nemmeno obbligarla a starla con me, certo: io voglio solo vederla, e voglio vederla stare bene.
 

**

 
Oggi, forse, è cambiato qualcosa.
Dovevo riportare Aria a casa, ma quando siamo arrivati Lily non era lì, era uscita ed era in ritardo. Abbiamo aspettato un po’ sui gradini di casa, e Aria mi stava raccontando delle nuove abilità che sta sviluppando.
«Se mi sforzo riesco a far levitare i sassi» mi ha detto, raggiante; si è concentrata un attimo su una pietra, sul vialetto, e l’ha guardata intensamente. Sembrava si stesse spremendo, è diventata tutta rossa. La pietra non si è alzata, ma in compenso ha vibrato per qualche secondo. Lei era entusiasta.
«Quando mi compri una bacchetta, papà?».
«A undici anni, amore, quando ti arriverà la lettera per Hogwarts» le ho risposto, dandole un buffetto sulla guancia.
A quel punto è arrivata Lily, tutta trafelata.
«Mamma, sei in ritardo» ha osservato Aria, mettendosi le mani sui fianchi «Io e papà abbiamo sete».
«Sì, tesoro, ora ti faccio bere».
«Ci fai bere» l’ha corretta Aria, piccata «E’ colpa tua se papà ha dovuto aspettare qui al caldo, quindi ora fai bere anche lui».
Lily ha sbuffato, sconfitta. Quando Aria fa così, non c’è niente da fare.
Credo proprio che la piccola peste mi abbia fatto l’occhiolino, mentre entravo in casa.
Non avevo sete.
Lily mi ha passato un bicchiere, ed io me lo sono rigirato fra le mani, imbarazzato. Aria ha bevuto dal suo tutto d’un sorso, e poi è scappata al piano di sopra, nella sua stanza.
«Come stai?» mi ha chiesto Lily appoggiandosi al piano cottura, visibilmente a disagio.
«Aria è una bambina meravigliosa. Hai…hai fatto proprio un bel lavoro» ho balbettato io, deglutendo. Sapevo che mi aveva chiesto un’altra cosa, ma dovevo dirglielo. Lei ha annuito, e non ha aggiunto altro.
Era il mio momento, la mia occasione. Mi sono fatto forza.
«Lily, davvero, ci tengo che tu sappia che… lo so che ho fatto un casino, lo so. Sarei dovuto venire prima. Ma adesso sono qui, e… so che non mi vuoi accanto, e lo rispetto, davvero. Resisterò finché sarà necessario, ma… Sei la cosa più bella che io abbia mai avuto, eccetto Aria, forse, ma senza di te non avrei avuto neanche lei. Sei la cosa più vicina al paradiso che abbia mai conosciuto, forse sei il paradiso stesso. Non voglio lasciarti sola un’altra volta, non voglio andarmene, non voglio che tu soffra ancora. Voglio che tu stia bene, davvero… tutto ciò a cui riesco a pensare, da quasi due anni a questa parte, sono i nostri momenti, la nostra vita insieme: le uniche cose che sono mai riuscito ad assaporare a pieno».
Lei non mi ha risposto, ha semplicemente continuato a fissarmi.
«Lily…» ho deglutito io, abbassando lo sguardo «Lo so che probabilmente è finita, o finirà presto, e tu non mi vuoi più, lo so… fai bene, sì… è solo che… Lily, io non ti voglio perdere».
Ho alzato lo sguardo, e l’ho guardata. Una grossa lacrima le stava rigando la guancia.
Ha tirato su col naso e si è asciugata, lanciandomi un’occhiata languida. Le tremava il labbro.
«Lysander, io… sono molto stanca, ecco» ha balbettato «Non posso risponderti così, sul momento, non ce la faccio».
 

**

 
Non so cosa sto facendo, davvero, ancora non me ne capacito.
Citofono, urlo o mando un Patronus? No, il Patronus no, è esagerato.
Piove.
Che cliché; nei libri è sempre così.
Potrei usare un Impervius, in effetti, o avrei potuto portare un ombrello, ma ora come ora sto bene così. Non sono queste le cose importanti.
Ma lo so almeno, cos’è che devo dire?
No, in effetti, no.
Mi mordicchio il labbro, che altrimenti comincerebbe a tremare. Ho notato che Lysander mi fissa, quando succede, di sicuro l’ha capito. Dannazione, mi conosce così bene.
Ma, del resto, anche lui, per me, è un libro aperto.
Non è cambiato di una virgola.
Sbatte ancora in continuazione le palpebre, quand’è nervoso.
Quando mi ha parlato, prima, tanto valeva che tenesse gli occhi chiusi.
Si attorciglia ancora i capelli fra le dita, quand’è imbarazzato.
Gli ho sempre detto che è una cosa decisamente femminile, e doveva starci attento, ma lui non faceva altro che riderci su. E poi riprendeva a giocare con i capelli, mentre rideva.
E fa ancora quel mezzo sorriso sbieco, quand’è sollevato. Sempre lo stesso, da trent’anni che lo conosco, sempre quello.
Credo che citofonerò: aprirà la porta e resterà leggermente spaesato, socchiudendo un poco le labbra, come tutti i bambini quando sono sorpresi.
Ha trovato un appartamento nel quartiere Babbano prima di Diagon Alley, in una vecchia palazzina a un solo piano, in un vicolo. È un po’ fatiscente, mi ricorda l’ingresso al pubblico del San Mungo, quel grande magazzino abbandonato in perenne costruzione.
Ok, ho citofonato.
«Sono io… Lily» mormoro con un filo di voce.
Posso tranquillamente immaginarmelo correre giù per le scale e precipitarsi al portone; qualche secondo dopo, infatti, questo si spalanca, e c’è lui, in una specie di tuta, che mi fissa.
Ha le labbra socchiuse.
Le mie, invece, tremano.
«No, non sono un’allucinazione» balbetto, non sapendo assolutamente che dire.
Mi sento infiammare. Ma che sto facendo?
«Sei qui» mormora lui, facendo un passo avanti.
«Non vuol dire che io ti abbia perdonato» lo avviso frettolosamente, sentendo sempre più caldo. Diamine, perché ho caldo? Non dovrei, sono tutta bagnata.
Mi ha ignorato, ma continua a fissarmi.
Abbasso un attimo lo sguardo, imbarazzata, e in un secondo la situazione è completamente cambiata.
Me lo ritrovo addosso, ad abbracciarmi.
Oddio, cosa devo fare?
Mi sta stringendo, lo sento che sussulta. Ha freddo, oppure…?
 
Oh, dannazione, chi se ne frega.
 
Ricambio, aggrappandomi a lui con tutta la forza che ho, affondando il naso nel suo collo, nel suo calore. Ha sempre avuto la pelle morbida, sebbene all’esterno sembri piuttosto magrolino e spigoloso.
 
Sta ridendo. Oh cielo, sta ridendo!
Però sussulta anche.
 
Ma che sta facendo?

Mi stacco un po’, e lo guardo in faccia. È tutto bagnato anche lui ormai, ma i suoi occhi sono troppo rossi perché questo sia da attribuire soltanto alla pioggia.
 
Sta piangendo, e ride allo stesso tempo. È contento.
 
Mi accorgo di star piangendo anch’io, sento le guance bruciarmi. Odio quando una lacrima mi rimane lì, ferma immobile sulla pelle, come se volesse corrodermi, come se volesse ricalcare ancora di più che sto soffrendo.
Vedo qualcosa nei suoi occhi, e un secondo dopo scioglie una mano dall’abbraccio per asciugarmi il viso.
Ha capito che mi stava dando fastidio. Lui mi capisce sempre.
Mi viene da ridere, come sta ridendo lui, ma allo stesso tempo mi sento a pezzi, e così lo stringo ancora un po’.
«Non piangere, Lily, tesoro, va tutto bene» mi sussurra all’orecchio, cullandomi.
Io non vorrei piangere, davvero, ma è come se non riuscissi a smettere.
«Sono qui, va tutto bene, tranquilla, non me ne vado».

Ecco, mi ha capita un’altra volta.
 
«Non te ne devi andare mai più» balbetto io, con un filo di voce, frettolosamente e mangiandomi le parole. Lui mi stringe ancora più forte, poi mi prende il viso fra le mani.
«Mai più» ripete, guardandomi negli occhi.
 
Mai più.
 
Mi bacia, e mi sento letteralmente sollevata da terra.
Mi ha presa in braccio, e ora mi culla, dolcemente, come se fossi la sua bambina.
Nascondo il viso nella sua spalla, aggrappandomi.
Mi ha portata dentro, sento il calore della casa.
Ora mi sta posando sul divano, delicatamente. Si siede anche lui, e mi permette di appoggiarmi, abbracciandomi.
«Stai tremando» mormora, con una nota di preoccupazione nella voce.
Io mugolo, e mi stringo a lui.
«Accio coperta» sussurra, pianissimo.
Appena arriva, mi ci avvolge.
Mi strofina e cerca di asciugarmi, delicatamente, come se fossi malata.
Mi bacia un paio di volte la fronte e continua a coccolarmi, stringendomi a sé.
«Mi prenderò io cura di te, adesso».
 

**

 
È fra le mie braccia, la sto cullando. Credo si sia addormentata.
“Mi prenderò io cura di te, adesso” ripeto fra me, come un mantra.
La guardo.
 
Dannazione, sei così bella.
Dio solo lo sa quanto mi sei mancata, Lily, Dio soltanto.


 

****
 

NdA: mentre scrivevo, mi sono molto ispirata a Iris, una canzone dei Goo Goo Dolls; il titolo, infatti, è quello, ma ci sono anche delle parti che corrispondono a un “riadattamento” della traduzione!



Grammatica e sintassi 13,5/15 La storia è ben scritta, quello che ha penalizzato il punteggio è qualche svista che con una rilettura attenta magari si sarebbe evitata, magari no (capisco che a volte serva proprio l'occhio neutro di chi non ha mai letto la storia per prestare attenzione ad alcune cose).

- Io ero tornato al mio lavoro - alle mie “cianfrusaglie”, come le chiama(va) lei -. – > in questa frase l'uso dei trattini è sbagliato, così come la consecutio temporis.

Sarebbe stato più corretto usare la virgola per l'inciso, così: Io ero tornato al mio lavoro, alle mie “cianfrusaglie, come le chiama(va) lei.

Ti ho tolto 0,5 punti per i due errori

 

- Ma anch’io sono stato impreciso, lo ammetto. Mi sono distratto.

In questo caso più che un punto tra lo ammetto e mi sono distratto ci volevano i due punti, perché mi sono distratto è l'ammissione che Lysander compie. - 0,25 punti.

 

Mentre Aria ridacchia, una leggera di vento scosta le tendine della finestra, giusto di qualche centimetro → suppongo che la parola mancante sia brezza, o al maschile un leggero alito di vento – 0,25 punti.

 

«E' colpa tua se papà ha dovuto aspettare qui al caldo, quindi ora fai bere anche lui». → mi sa che ti è sfuggito, perché non mi è sembrato un errore frequente. So che spesso è tollerato, anche nei quotidiani (orrore!), però la scrittura corretta della “È “è questa, che si fa con Alt + 212 del tastierino numerico (se hai il laptop Alt + Fn + 212 in blu). Non voglio apparire eccessivamente pignola, però ritengo che queste correzioni aiutino poi a prestare più attenzione nei contest successivi e a migliorarsi. Ad ogni modo ti costa 0,25 punti, perché è più una svista che un vero e proprio errore

 

Ho notato che Lysander mi fissa, quando succede, di sicuro l’ha capito. → la virgola tra mi fissa e quando succede è superflua, spezza il ritmo e non enfatizza niente, anche perché Lysander la fissa sempre, non solo quando le trema il labbro. In realtà si potrebbe omettere proprio il quando succede, perché non aggiunge nulla. Al limite si poteva scrivere: Ho notato che Lysander fissa il labbro, di sicuro l'ha capito. -0,25 punti

 

Stile e lessico 19/20 La storia è ben scritta, lo stile è scorrevole, anche se ci sono alcune pecche che appesantiscono la lettura, soprattutto all'inizio, come il posporre il pronome personale al verbo. In una storia in prima persona, dove i personaggi in scena sono due: il narratore e l'altro, scrivere “sbuffo io”, “dice lui” appesantisce la lettura, per questo ti ho tolto un solo punto complessivo. Per il resto nelle note mi hai detto che le ripetizioni sono volute e servono per rendere i personaggi più umani e vittime delle emozioni, quindi non le ho considerate. Ho anche evitato di farmi trascinare dal mio odio personale per il narratore in prima persona, perché lo hai utilizzato molto bene e la lettura non mi è sembrata odiosa e forzata, le azioni dei personaggi erano credibili, per cui leggere il racconto non mi ha causato il fastidio che ho provato, ad esempio, leggendo “Hunger Games” (perché non sopporto la protagonista)

 

Originalità 5/5 – Ti do il massimo in originalità perchè te lo meriti, visto che la storia ha dell'incredibile. I viaggi nel tempo non sono il massimo dell'originalità, ma l'andare avanti, trovare tutto cambiato e avere la forza di aspettare per un anno fanno guardagnare punti e ti fanno meritare il punteggio pieno. Mi è piaciuta l'introduzione della signora Regan, che funge da stimolo per Lysander, per superare le sue remore e conoscere finalmente la figlia.


 

IC dei personaggi 9/10 – come faccio a giudicare i personaggi della Nuova Generazione, in versione adulta, quando già si sa praticamente nulla di loro da ragazzini? Specie io che non leggo nulla sulla nuova generazione, perché sono amante della vecchia (quella dei nonni? Della prima guerra magica). Tuttavia, ho messo da parte i pregiudizi, perché la tua storia mi è piaciuta, moltissimo. Ho giudicato la loro caratterizzazione, visto che dell'IC non sappiamo praticamente nulla, possiamo solo immaginare i tratti ereditari, conoscendo i genitori.

Allora, Lily appare forte e determinata come Ginny, con il bisogno di amore di Harry ed è ben strutturata, anche le lacrime che si fermano sul viso, il labbro che trema, sono indicativi di una donna forte, vinta dal dolore ma che non vuole lasciarsi andare a pianti e sfoghi poco dignitosi. Mi piace tantissimo.

Cosa dire di Lysander? È un uomo, un idiota, oserei dire. Viene da chiedersi come gli è saltato in mente di resistere per più di un anno all'impulso di correre dalla donna amata? Voleva vivere il resto della sua vita senza la sua famiglia? Per dirla con Hermione: “Che razza di idiota...”

Cosa ha Lysander della spontaneità della madre? Di Luna che dice tutto senza peli sulla lingua, con una spontaneità disarmante? Perché non ha preso da lei? Perché è come suo padre? Ma soprattutto, come è suo padre? La caratterizzazione di Lysander pecca sotto questo punto di vista, per questo ti ho tolto un punto. Ad ogni modo il giudizio resta molto alto perché ho amato ed amo e amerò sempre la piccola Aria: come si fa a non amare una bimba del genere? Non solo è Luna, ma è furba come Hermione, sarà una strega fantastica, non fatico ad immaginarlo. Lei è sicuramente il mio personaggio preferito!


 

Utilizzo del prompt: L'altro 2/5, Imprecisioni 5/5

Mi è stato detto dei punti bonus per l'utilizzo di due prompt, e ti dico che hai 4 punti del prompt “imprecisioni”, che fa da filo conduttore della storia, perché è l'origine della disavventura di Lysander, e ritorna in un certo modo anche successivamente nel suo comportamento (il non tornare subito a casa) che non lo rende molto corretto. Per il prompt l'altro ti do 2 punti bonus perché non mi sembra un granché sviluppato. È vero che c'è Finnigan, però viene liquidato facilmente, quasi non è presente, a parte il tentativo di difendere Lily dall'arrivo di Lysander che sembra tutto fuorché minaccioso. Avrei gradito un approfondimento maggiore, uno sviluppo del prompt, mentre la sua presenza viene liquidata in due parole da Aria, che da bambina lo definisce senza troppi problemi un rimpiazzo. E lui svanisce dalla storia, quasi fosse una presenza superflua, senza remore, mentre l'uso del POV di Lily avrebbe consentito un maggiore approfondimento anche sui suoi sentimenti per Michael, voglio dire lo ha sposato, non è certo il primo che passava di lì. Non credi?


 

Convincimento della Giudicia 8/10

Con questo parametro soggettivo dovrei indicare cosa non mi ha convinto della coppia. Metto le mani avanti, io non sono un'amante della New Generation, mi trovo a mio agio con la Vecchia Generazione, al massimo quella di Harry, ma la nuova mi disorienta e mi spiazza. Ho cercato di non farmi trascinare da questa preferenza personale e mi sono chiesta cosa mancava a questa coppia perché me ne innamorassi. Forse è il narratore in prima persona che non mi ha fatto apprezzare i personaggi, il fatto che li vediamo attraverso gli occhi dell'altro e non dall'esterno ed ho fatto fatica ad immaginarli. Non tanto per Lily Luna, quanto Lysander mi è apparso un po' evanescente e non sono riuscita ad inquadrare bene il personaggio. Rispetto a tante varianti in cui ho visto la povera Lily Luna, la tua mi è piaciuta parecchio, ma il tuo OTP non mi ha convinto, non mi ha dimostrato che loro sono perfetti insieme. Non mi è piaciuto il modo in cui si è comportato Lysander, come Lily abbia liquidato Micheal. Ad ogni modo il punteggio è molto alto.


 

Gradimento personale 9/10

Come ti ho già detto nel giudizio, la storia mi è piaciuta moltissimo. I personaggi, pur appartenendo alla Nuova Generazione sono stati caratterizzati abbastanza bene, anche se Lysander soffre di qualche pecca di caratterizzazione, a differenza di Lily. Ho amato che tu l'abbia inserito nell'Ufficio Misteri, che gli abbia dato dei colleghi ed una missione. Io ADORO l'ambiente ministeriale e solo con questo dettaglio hai mandato il gradimento personale a mille, sul serio! Il riferimento al tentativo di ricostruire e migliorare le Giratempo l'ho apprezzato molto, così come mi è piaciuta la signora Regan e la piccola Aria, di sicuro i personaggi che ho amato di più di tutta la storia! Non ti do il massimo per colpa di Lysander.

 
  
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