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Autore: AngelOfSnow    09/09/2012    1 recensioni
Salve a tutti.
Con questa storia spero tanto di farvi immergere in un mondo non troppo lontano dalla realtà dei giorni nostri.
La protagnista si ritroverà a fare i conti con le "Gocce di memoria" scombussolate dalla presenza di un uomo a cui deve molto dando modo al loro passato di fondersi per divenire un unico futuro.
Dal capitolo:
Della mia vita a Milano ricordo solamente il volto sfigurato dal tempo di un bambino.
Nient’altro, a parte che mi trovavo spesso a casa sua per colpa del lavoro dei miei genitori e che fosse oramai parte integrante di quella vita: una vita che sinceramente amavo da ogni punto di vista perché non avevo la consapevolezza di quello che avrei realmente lasciato dopo.
Adesso, che ho compiuto 16 anni, non posso fare a meno di domandarmi “chi” e “cosa” rappresentasse per me, anche se so per certo che nessuno mi avrebbe detto alcunché. Eppure sono ottimista pesando che il mio passato mi abbia formata a come sono oggi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scena

Scena Sesta: III Atto.

Contro ogni buon proposito avevo preso nove, un unico misero nove in quello che sembrava essere un compito perfetto di inglese.

<< Sono davvero contenta dei tuoi progressi in inglese, Reina, continua così e quest’anno la tua media non solo slitterà in avanti, ma i crediti si accumuleranno in modo sensazionale! >>

<< Grazie. >>

Mi ero limitata a dire con una strana emozione in petto.

Certo, il non avere nulla da fare a casa mi incita a studiare, però non mi sarei mai aspettata una cosa del genere!

<< Wow! Un altro nove! Ieri in latino, cinque giorni fa in matematica! Elisa mi sa che dovrò prendere ripetizioni da te! >>

Commenta Mary passandosi una mano fra i capelli e noto una cosa alquanto strana nel collo, simile ad un succhiotto.

<< Chi? >>

Mormoro e lei arrossisce scuotendo la testa.

<< Un succhiotto e mi dici “niente”? >>

Imito la sua voce mentre Selene e Caterina, appena entrata, si avvicinano con uno sguardo interessato.

<< Non è un succhiotto. >>

Questa volta è convinta e la sua luce malinconica mi fa capire che è vero.

<< Allora cosa? >>

<< Il violino. >>

I miei occhi si sgranano dallo stupore e lei arrossisce e sorride per l’imbarazzo.

Lucia e Milena abbracciano Mary con trasporto mentre lei ricambia.

<< Ragazze, buongiorno. >>

Ci irrigidiamo tutte quante sentendo la voce di Davide e io mi limito a guardare la finestra.

<< Reina devo parlarti. >>

Annuisco e a testa bassa mi avvicino a lui, mentre il cuore mi batte nelle orecchie in modo impazzito e le labbra si seccano come se non bevessi da mesi.

<< Dopo le lezioni dovresti fermarti a scuola, una persona ti voleva parlare. >>

Dice e mi decido a guardarlo dopo un’infinità di tempo negli occhi. L’espressione “precipitare in quegli occhi” non rende l’idea, perché sono completamente incantata al suolo e incapace di dire altro.

<< O-ok. >>

Senza che me lo aspettassi mi carezza una guancia, lasciandola poggiata contro la mia guancia per un tempo indefinito ma, secondo me, breve, in quanto volevo che durasse di più, ma non glielo avrei mai detto.

<< Sicura di stare bene? >>

<< In questo momento no... >>

Rispondo con sincerità e socchiudo gli occhi, sospirando.

<< Vieni. >>

Con un improvviso sbalzo di umore, mi prende in braccio come una principessa, sotto gli sguardi di tutti, e per tutti intendo anche i dinosauri cancella ormoni, dei professori e quelle oche pronte per una botta e via di professoresse e compagne.

<< Davide, non c’è di bisogno! >>

Sussurro aggrappandomi a lui... diamine, come gli avrei spiegato che ho il ciclo addosso?!

<< Alice! Alice?!  >>

Urla in modo più o meno allarmante, facendo precipitare la dottoressa della scuola vicino alla scrivania, per spegnere una sigaretta nel posacenere.

<< Ma sei scemo o cosa?! >>

<< Sai che quando c’è lei di mezzo non ragiono, no? >>

Mi tengo la testa, che ha cominciato a farmi un male pazzesco, e torno a guardare la donna con una muta richiesta.

<< Hai il ciclo, vero? >>

Arrossisco alla sparata davanti a Davide, però non ci faccio caso e annuisco, appiattendomi contro il suo petto, che lentamente si discosta poggiandomi sul lettino.

<< Che giorno è? >>

Imbarazzata rispondo con un filo di voce.

<< Terzo. >>

Chiudo gli occhi sollevata per l’aver evitato i suoi verdi.

<< Allora aspettami qui, che vado a prenderti qualcosa al bar e torno, non puoi prenderti una bustina se non prima hai mangiato. >>

Annuisco in modo distratto e mi rendo conto troppo tardi di essere rimasta sola con Davide.

<< Grazie. >>

 Mormoro senza guardarlo in faccia e lui  non risponde, sospirando pesantemente.

<< Figurati, per te questo e altro... >>

<< Certo, certo. >>

Sbuffo e lui sembra essere punto nel vivo, ma non commenta oltre, se non con un verso infastidito.

<< Cioè? Non solo mi eviti da un tempo che non so quantificare, ma c’è qualcosa che dovresti dirmi e non fai. >>

Commenta asciutto in seguito, lasciandomi spiazzata.

Allora se ne era accorto?

<< E non mi guardare  in quel modo, signorina! >>

Borbotta.. è palese il fatto che fosse irritato con la sottoscritta, ma non avrei ceduto.

<< Perché, come ti dovrei guardare? Sentiamo! >>

Sbotto e lui avvicina il suo viso al mio in modo minaccioso.

<< Con rispetto, ragazzina! >>

<< Cosa adesso sarei io la ragazzina?! >>

Strillo, adirata senza muovermi più di tanto e lui socchiude appena gli occhi, gelandomi con i suoi occhi verdi... come ci riesce? Come riesce a trasmettermi una sensazione di calore e dopo pochi attimi di gelo?

<< Si, sei sempre stata tu la ragazzina, ricordi?! >>

La sua risposta alterata e risentita mi colpisce peggio di uno schiaffo.

Mi mordo il labbro inferiore fino a sentire il gusto ferroso del sangue.

Sento gli occhi inumidirsi. Non devo piangere.

Raccolgo tutto il mio autocontrollo, anche se sento gli occhi pizzicare.

<< No, non lo ricordo. >>

Soffio a pochi centimetri dal suo viso, prima di distendermi.

Sussulta e i suoi occhi si fanno umidi come il naso si arrossa un po’.

<< Io... >>

<< Và via. >>

Chiudo gli occhi e mi porto le mani al viso, non potendo più nascondere né le lacrime né il dolore.

<< Ma... >>

<< VA’ VIA! >>

Urlo attutendo la voce con le mie stesse mani.

Singhiozzo e sento un altro singhiozzo al mio fianco.

Non penso di aver sentito bene.

Per questo non mi giro all’istante.

Quando lo faccio oramai è troppo tardi: vedo solo la porta alle mie spalle serrarsi.

   
 
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