Scena Sesta: III Atto.
Contro
ogni buon proposito avevo preso nove, un unico misero nove in quello che
sembrava essere un compito perfetto di inglese.
<<
Sono davvero contenta dei tuoi progressi in inglese, Reina, continua così e
quest’anno la tua media non solo slitterà in avanti, ma i crediti si
accumuleranno in modo sensazionale! >>
<<
Grazie. >>
Mi
ero limitata a dire con una strana emozione in petto.
Certo,
il non avere nulla da fare a casa mi incita a studiare, però non mi sarei mai
aspettata una cosa del genere!
<<
Wow! Un altro nove! Ieri in latino, cinque giorni fa in matematica! Elisa mi sa
che dovrò prendere ripetizioni da te! >>
Commenta
Mary passandosi una mano fra i capelli e noto una cosa alquanto strana nel
collo, simile ad un succhiotto.
<<
Chi? >>
Mormoro
e lei arrossisce scuotendo la testa.
<<
Un succhiotto e mi dici “niente”? >>
Imito
la sua voce mentre Selene e Caterina, appena entrata, si avvicinano con uno
sguardo interessato.
<<
Non è un succhiotto. >>
Questa
volta è convinta e la sua luce malinconica mi fa capire che è vero.
<<
Allora cosa? >>
<<
Il violino. >>
I
miei occhi si sgranano dallo stupore e lei arrossisce e sorride per
l’imbarazzo.
Lucia
e Milena abbracciano Mary con trasporto mentre lei ricambia.
<<
Ragazze, buongiorno. >>
Ci
irrigidiamo tutte quante sentendo la voce di Davide e io mi limito a guardare
la finestra.
<<
Reina devo parlarti. >>
Annuisco
e a testa bassa mi avvicino a lui, mentre il cuore mi batte nelle orecchie in
modo impazzito e le labbra si seccano come se non bevessi da mesi.
<<
Dopo le lezioni dovresti fermarti a scuola, una persona ti voleva parlare.
>>
Dice
e mi decido a guardarlo dopo un’infinità di tempo negli occhi. L’espressione
“precipitare in quegli occhi” non rende l’idea, perché sono completamente
incantata al suolo e incapace di dire altro.
<<
O-ok. >>
Senza
che me lo aspettassi mi carezza una guancia, lasciandola poggiata contro la mia
guancia per un tempo indefinito ma, secondo me, breve, in quanto volevo che
durasse di più, ma non glielo avrei mai detto.
<<
Sicura di stare bene? >>
<<
In questo momento no... >>
Rispondo
con sincerità e socchiudo gli occhi, sospirando.
<<
Vieni. >>
Con
un improvviso sbalzo di umore, mi prende in braccio come una principessa, sotto
gli sguardi di tutti, e per tutti intendo anche i dinosauri cancella ormoni,
dei professori e quelle oche pronte per una botta e via di professoresse e
compagne.
<<
Davide, non c’è di bisogno! >>
Sussurro
aggrappandomi a lui... diamine, come gli avrei spiegato che ho il ciclo
addosso?!
<<
Alice! Alice?! >>
Urla
in modo più o meno allarmante, facendo precipitare la dottoressa della scuola
vicino alla scrivania, per spegnere una sigaretta nel posacenere.
<<
Ma sei scemo o cosa?! >>
<<
Sai che quando c’è lei di mezzo non ragiono, no? >>
Mi
tengo la testa, che ha cominciato a farmi un male pazzesco, e torno a guardare
la donna con una muta richiesta.
<<
Hai il ciclo, vero? >>
Arrossisco
alla sparata davanti a Davide, però non ci faccio caso e annuisco,
appiattendomi contro il suo petto, che lentamente si discosta poggiandomi sul
lettino.
<<
Che giorno è? >>
Imbarazzata
rispondo con un filo di voce.
<<
Terzo. >>
Chiudo
gli occhi sollevata per l’aver evitato i suoi verdi.
<<
Allora aspettami qui, che vado a prenderti qualcosa al bar e torno, non puoi
prenderti una bustina se non prima hai mangiato. >>
Annuisco
in modo distratto e mi rendo conto troppo tardi di essere rimasta sola con
Davide.
<<
Grazie. >>
Mormoro senza guardarlo in faccia e lui non risponde, sospirando pesantemente.
<<
Figurati, per te questo e altro... >>
<<
Certo, certo. >>
Sbuffo
e lui sembra essere punto nel vivo, ma non commenta oltre, se non con un verso
infastidito.
<<
Cioè? Non solo mi eviti da un tempo che non so quantificare, ma c’è qualcosa
che dovresti dirmi e non fai. >>
Commenta
asciutto in seguito, lasciandomi spiazzata.
Allora
se ne era accorto?
<<
E non mi guardare in quel modo,
signorina! >>
Borbotta..
è palese il fatto che fosse irritato con la sottoscritta, ma non avrei ceduto.
<<
Perché, come ti dovrei guardare? Sentiamo! >>
Sbotto
e lui avvicina il suo viso al mio in modo minaccioso.
<<
Con rispetto, ragazzina! >>
<<
Cosa adesso sarei io la ragazzina?! >>
Strillo,
adirata senza muovermi più di tanto e lui socchiude appena gli occhi, gelandomi
con i suoi occhi verdi... come ci riesce? Come riesce a trasmettermi una
sensazione di calore e dopo pochi attimi di gelo?
<<
Si, sei sempre stata tu la ragazzina, ricordi?! >>
La
sua risposta alterata e risentita mi colpisce peggio di uno schiaffo.
Mi
mordo il labbro inferiore fino a sentire il gusto ferroso del sangue.
Sento
gli occhi inumidirsi. Non devo piangere.
Raccolgo
tutto il mio autocontrollo, anche se sento gli occhi pizzicare.
<<
No, non lo ricordo. >>
Soffio
a pochi centimetri dal suo viso, prima di distendermi.
Sussulta
e i suoi occhi si fanno umidi come il naso si arrossa un po’.
<<
Io... >>
<<
Và via. >>
Chiudo
gli occhi e mi porto le mani al viso, non potendo più nascondere né le lacrime né
il dolore.
<<
Ma... >>
<<
VA’ VIA! >>
Urlo
attutendo la voce con le mie stesse mani.
Singhiozzo
e sento un altro singhiozzo al mio fianco.
Non
penso di aver sentito bene.
Per
questo non mi giro all’istante.
Quando
lo faccio oramai è troppo tardi: vedo solo
la porta alle mie spalle serrarsi.