Mai prima di quel giorno, mentre il cielo piangeva grandine e s’illuminava per poi ruggire ferocemente, si era accorta di essere affetta da una sindrome di cui sentiva parlare sovente.
Se avesse avuto un genio dei desideri, o qualcosa del genere in style fiabesco, avrebbe senza dubbio voluto immergersi nell’eterno etere della giovinezza.
Questo era il motivo per cui si era sentita profondamente toccata il mattino in cui la voce fioca di quella professoressa, un po’ troppo vecchia per capire i suoi studenti, ma perfettamente vecchia da sentire l’amarezza del tempus edax, divenne dolce suono di violino che le avvolse di malinconia il cuore.
“Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.”
Quei versi dipingevano l’atmosfera con gli stessi colori di malinconia che l’avevano circondata sotto il palco dei Modena City Ramblers mentre il violino di Fry suonava dolcemente; oppure alla musica di quello strumento a fiato che un viandante in piazza del Duomo suonava tutti i giorni.
“Gli eroi sono tutti giovani e belli” cantava Guccini.
Ma allora chi sono i non-eroi?
Gli eroi sono tutti giovani DUNQUE tutti i non-giovani non sono eroi, avrebbe detto Aristotele.
Smettendo di essere giovani gli eroi smettono di essere tali, perdono di vista la Stella Dei Sogni e perciò i loro occhi non brillano più.
Aveva sempre pensato che gli adulti fossero monotoni e noiosi.
Ma come avrebbe fatto a fuggire questo?Come avrebbe potuto elevarsi al di sopra del tempo ed evitare che le divorasse sogni e allegria?
Finchè questa domanda rimase aperta, mentre il cielo piangeva grandine, ella piangeva la propria impotenza innanzi al tempo.