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Autore: The bet_    09/09/2012    2 recensioni
Harry mi trascinò per un braccio sul letto e mi stesi affianco a lui. Ci guardammo dritti negli occhi per attimi che sembravano interminabili, non sapevo cosa fare, non sapevo quale fosse la prossima mossa. Non riuscivo più a trattenermi, per quanto mi sforzassi di non accettarlo la realtà era che desideravo le sue labbra più di quanto avessi mai desiderato qualunque altra cosa. Si avvicinò pericolosamente al mio volto, avrei dovuto allontanarmi, ma era come se qualche legge fisica mi attirasse verso di lui. Ci baciammo, fu un attimo. Il mio cuore sembrava scoppiare, sentivo una fitta allo stomaco. Maledetta emozione. Per un secondo mi mancò l’aria, poi le cose ripresero il loro corso e ci continuammo a baciare, senza imbarazzo, senza paure, sembrava che il mondo intorno a noi non esistesse, era tutto perfetto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è da carie, ma quando vuole, ci vuole :33


Durante il tragitto il silenzio tipico della convivenza tra me e mio padre, uomo di poche parole con il quale era quasi impossibile instaurare un discorso, ebbi modo di pensare. La mia mente volò a quel pomeriggio. Erano successe così tante cose in quei giorni, avevo rotto con il mio storico fidanzato, avevo baciato un estraneo, una pop star. Non mi sentivo più io, non mi sentivo più la Julie Laurent che viveva in Francia. Per una frazione di secondo pensai alle parole di Carl, una fitta allo stomaco, era davvero tutto finito? Un capitolo così sostanzioso della mia adolescenza chiuso in quel modo. Non volevo che finisse tutto così, mi ero sempre immaginata un finale diverso, qualcosa di più romantico. Ma non esiste un modo ‘romantico’ per rompere una relazione, non è mai esistito e probabilmente non esisterà mai. Carl mi era sempre piaciuto, non ero attratta da lui, non fisicamente almeno, ma mi sentivo affettivamente legata a lui, gli volevo bene, ma come si vuole bene a un fratello o a un cugino. Non era certo questo il tipo d’amore travolgente e passionale che si aspetta di vivere una giovane sedicenne. All’epoca non riuscii a capire la sottile differenza che vi è tra il volere bene ad una persona e il desiderare fisicamente qualcuno. Ero solo una bambina, quattro anni prima quando quel piccolo ragazzo mi aveva ingenuamente baciato, era la mia prima esperienza, non sapevo quale fosse il modo giusto di reagire. Io desideravo avere un ragazzo, molte mie amiche ne avevano uno, e vidi in Carl la cosa più vicina ad un fidanzato così iniziai a frequentarlo. Più che per motivi affettivi per una sorta di competizione che si era creata tra me e tutte le mie compagne di classe, una gara a chi cresce per prima. A ripensarci mi vien da ridere. Io e Carl iniziammo a frequentarci, nessuno dei due aveva idea di come sarebbero andate le cose, ma non ci pensavamo troppo, vivevamo spensierati la nostra età. Giocavamo alla play station, guardavamo la tv, correvamo, andavamo a qualche festa, entrambi avremmo dovuto capire allora che era il momento di darci un taglio, di farci un esame di coscienza e giungere alla conclusione che eravamo dei semplici amici che ogni tanto si scambiavano qualche bacio. Invece nessuno dei due era abbastanza coraggioso da ammetterlo e le cose tra noi si facevano sempre più serie, crescevamo e crescevano insieme con noi tutte le nostre esigenze. I baci sfuggenti che ci scambiavamo nei primi tempi si trasformarono in ben altro e fu quello il periodo più bello della nostra relazione, quello nel quale costatai che superato il periodo iniziale una relazione è molto più solida. Vissi quei mesi con tutto l’entusiasmo possibile, non vedevo l’ora di trascorrere del tempo con lui, da soli. Fu tutto un susseguirsi di eventi, di situazioni, una continua crescita, un continuo cambiamento che ci portò ad essere quello che alla fine eravamo diventati. Stavamo insieme da anni ormai, non c’era più nulla di scoprire l’uno dell’altro, c’era una tale confidenza che, nonostante non avessimo mai avuto rapporti sessuali non mi vergognavo di andare al bagno davanti a lui. Arrivai a considerarlo davvero un fratello, lo davo seriamente per scontato, come una figura constante, che non mi avrebbe mai tradita. Mi fidavo cecamente di lui, non ero affatto gelosa delle altre ragazze, il nostro rapporto era ferreo, non perché ci amassimo alla follia, ma perché il tempo trascorso a crescere insieme ci aveva portato a vedere tutti gli altri come figure estranee, con le quali non si poteva aver alcun tipo di approccio fisico. Fu il trasferimento a precipitare un po’ le cose, la distanza più che altro, eravamo abituati a vederci ogni giorno, a sentirci ogni ora, ma questo tipo di legame, quasi morboso era destinato ad affievolirsi settimana dopo settimana. La nostra voce al telefono era la stessa, ma ciò che ci dicevamo erano semplici frasi fatte, una formalità. Quando gli chiedevo come andassero le cose non mi importava realmente la sua risposta, ma mi sembrava gentile domandarglielo ugualmente. Quando poi mi aveva raggiunto in Italia, l’avevo guardato negli occhi dopo tanto, tantissimo tempo e non mi sembrava di conoscere quella persona. Io ero stata innamorata del bambino che una volta era Carl, mi aggrappavo al suo ricordo cercando di amare anche il ragazzo che era diventato, ma non era che un’illusione destinata a spegnersi.
La macchina frenò bruscamente interrompendo tutte le mie fantasie, la voce di mio padre mi diede la conferma che eravamo arrivati e scesi dall’auto. Aspettai che scomparisse all’orizzonte e poi entrai nell’albergo.
Una volta in camera mi misi una felpa enorme e iniziai a mangiare gelato a volontà. In tv davano Jersey Shore, mi tirava su di morale, anche se le lacrime continuavano a scorrere incessantemente. Stavo quasi per addormentarmi, quando sentii la porta aprirsi. In un primo momento pensai fosse mio padre poiché era l’unico ad avere la copia della chiave.
‘’Papà! Papà sei tu?’’ Urlai, singhiozzando tra le lacrime.
‘’Mi dispiace deluderti, ma non sono tuo padre.’’ Rispose l’inconfondibile voce di Harry.
Come faceva ad avere le chiavi della mia stanza? E soprattutto, come faceva a non scappare vedendomi in quello stato?
‘’Come sei entrato?’’ domandai, cercando di nascondere il viso sui cuscini.
‘’Era aperto, pensavo stessi già dormendo ed ero entrato solo a controllare.’’ Rispose subito lui.
‘’Beh, come puoi vedere non sto dormendo, quindi tranquillo, puoi andare!’’ dissi fingendo di poggiare la testa sul cuscino e chiudere gli occhi, speravo davvero che se ne andasse. Non volevo che pensasse che fossi debole, non desideravo mi vedesse in quello stato.
‘’Veramente volevo chiarire, non voglio litigare con te.’’ Incalzò.
Si sedette sul letto, mi passò il pacco di fazzolettini e mi asciugò le lacrime.
‘’So che sei triste perché abbiamo litigato, ma non c’è bisogno di piangere!’’ Disse in tono chiaramente ironico.
‘’Non sei al centro del mondo, Harry’’ risposi secca. Capì che non era il momento di scherzare e tornò serio.
‘’Okay, hai ragione, che è successo?’’
‘’Io e Carl ci siamo lasciati, definitivamente.’’
‘’Vorrei poterti dire che mi dispiace, ma sappiamo entrambi che non è così.’’
‘’Già, non c’è bisogno di fingere, tranquillo.’’
‘’So solo che vederti così mi fa davvero male. Vedere che tu piangi per uno stupido francesino con la puzza sotto il naso mi fa venir voglia di spaccare tutto.’’
‘’Non piango perché abbiamo rotto, l’ho deciso io, non avrei motivo d starci male. In realtà non so neanch’io perché sto piangendo. Forse solo perché ho messo davvero la parola fine ad un capitolo della mia vita così importante. Il futuro mi spaventa. La solitudine mi distrugge, sai non sono davvero così forte come sembra Harry.’’
‘’Tu non sarai mai sola Julie, dovresti saperlo.’’ Mi sfiorò il ginocchio, ma io lo respinsi.
‘’Oh, al diavolo Harry, sappiamo entrambi cos’è che vuoi da me, e quando l’avrai scomparirai lasciando dietro di te nient’altro che il vuoto.’’
‘’Non è così, se volessi soltanto qualcuna con cui andare a letto, lì fuori avrei una marea di adolescenti che non vedono l’ora di spogliarmi. E’ diverso con te, non lo so neanch’io che cosa mi succede, non so neanch’io come sia possibile.’’
Sembrava davvero sincero, quanto avrei voluto credergli.
‘’Io vorrei potermi fidare di te, ma purtroppo non posso. Diavolo, sei una pop star, una fottutissima pop star, l’idolo di un’orda di ragazzine, siamo due pianeti diversi.’’
‘’Non sono un Dio Julie, sono un ragazzo proprio come te, ho dei sentimenti, so quello che voglio. Ora so che voglio te, non come pensi tu, ma in un modo in cui non ho mai desiderato nessuna.’’ Si stese affianco a me sul letto, mi lasciò senza parole, cosa potevo dire? Che desideravo che mi baciasse in quel momento senza indugiare troppo? Certamente no.
‘’Sta zitto Harry, mi scoppia la testa, non ci capisco più nulla.’’
Si avvicinò sempre di più al mio volto e non potei fare altro che assecondarlo, mi lascai trascinare da lui in quel turbine di emozioni che solo i suoi baci riuscivano a darmi. I suoi occhi verdi mi fissavano, due laghi in cui tuffarsi, brillavano come pietre preziose. Era maledettamente perfetto. Ogni cosa in lui sembrava essere magnifica, i suoi capelli, tanto curati, erano ricci al punto giusto, di un colore indefinibile, ma senza dubbio bellissimi, come tutto il resto. Se avessi dovuto immaginare il principe azzurro, sicuramente l’avrei immaginato come lui, o almeno questo era quello di cui ero convinta mentre le sue labbra si poggiavano sulle mie, ma quando lui era lontano da me ogni certezza che avevo nei suoi confronti sembrava svanire.


Ragazze, questo è l'altro capitolo, dove le cose iniziano a scaldarsi.

Recensiteeeee C:

  
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