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Autore: kibachan    26/03/2007    4 recensioni
una triste riflessione su un ragazzo silenzioso. chi è leggete! ^^
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOLCE SILENZIO

DOLCE SILENZIO

 

Parlo di lui. Mi piace farlo. Nonostante lui non parlasse quasi mai, a me piace molto parlare di lui.

Lo conoscevo praticamente da sempre, e fin da bambino lui era così.

Silenzioso. Schivo. All’apparenza menefreghista di tutto.

A volte avrei voluto avere la capacità di leggere nel pensiero, per riuscire a carpire cosa passasse nella sua testa, dietro quegli occhiali neri, tutto tranne che trasparenti.

Ho sempre pensato che lo rappresentassero alla perfezione, perché anche lui era così. Non mostrava nulla di se stesso, neanche un immagine fittizia. Semplicemente se si  pensava a lui veniva in mente solo il suo nome… e anche adesso è così. Se chiedo a qualcuno di lui… nessuno mi sa dire nulla di più del suo nome, o al massimo “era forte”. Ed è vero. Maledettamente vero. Lui era forte. Il più forte. Pensandoci ora non credo che in tutto il villaggio ci fosse qualcuno in grado di competere con lui, e non lo dico soltanto perché ero sua amica. Ho sempre pensato alla sua persona come qualcosa di indistruttibile, incorruttibile.

Ma il mondo è grande…. E alla fine finisci sempre per incontrare qualcuno migliore di te… e alla fine se ne è andato anche lui. In silenzio come qualsiasi altra cosa facesse. E nessuno più parla di quel ombra quasi invisibile che era.

Tranne me.

A me piace parlare di lui. Perché, anche se ero l’unica a saperlo, qualcosa c’era dietro quelle lenti nere. C’era qualcosa di molto profondo sotto i suoi silenzi.

Comunicava con me con il suo sorriso appena accennato, con i suoi sospiri profondi e i suoi gesti lenti e calcolati. Per il suo appoggio, fatto semplicemente della sua presenza tiepida, che sapeva di grigio, io lo adoravo. Perché mi dava forza quando io non ne avevo (assai spesso a dire la verità), perché era la mia roccia, perché credeva sempre che ce la potessi fare… proprio io, che ero stata assegnata nel suo stesso gruppo, proprio perché ero la più scarsa delle ragazze.

Tante volte, nei momenti tranquilli mi sono appoggiata alla sua spalla per riposare… ora che ci penso non ci sono mai riuscita con nessun altro…

Ma lui era diverso. Lui emanava tranquillità, lui era la tranquillità….. per me….

È passato un anno. Eppure io ancora adesso parlo di lui. Forse perché non riesco a capacitarmi che la mia roccia sia crollata.

Forse è perché voglio….. che quello che lui era veramente, venga fuori. Anche se forse non lo vorrebbe. Anche se forse preferirebbe rimanere nascosto dietro le sue lenti scure. E forse è proprio così. Quei suoi occhiali sono poggiati sulla sua lapide ora.

Come a voler celare per sempre, anche dopo la morte, quella sua personalità… forse un po’ troppo delicata… per questo mondo sempre in guerra.

  
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