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Autore: Marty_Winchester    10/09/2012    4 recensioni
Inizierò anch'io a scrivere con un'idea definita sugli sviluppi, è un modo per mettersi alla prova.
ogni bacio può creare storie incredibili, frutto di fantasia ed ispirazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo: Un bacio sussurrato

Autore: Marty_Love_Winchester
Fandom: Supernatural
Personaggi: Nuovo personaggio/sorpresa xD
Rating: Verde
Info: I personaggi non mi appartengono ç__ç



I suoi occhi sono chiari, un azzurro tenue e delicato. Le sue labbra sono mascoline e molto sensuali, la barba è leggermente sfatta, i capelli chiari incorniciano il viso di un bell’uomo. Intorno a noi l’oscurità, non ci intimorisce, anzi è rassicurante. Le sue labbra si schiudono, delicate parole fuori escono dalla sua gola: “resisti sto arrivando”.

Il suo viso è familiare, ma allo stesso tempo sconosciuto.

 

Un forte rumore fuori dalla porta mi fa svegliare in malo modo. Apro gli occhi e l’opprimente realtà si para davanti ai miei occhi assonnati. Ho smesso di sognare la vita perfetta quando avevo sette anni e ho capito che non esiste, è una buffonata, come babbo natale o il topo dei denti. Succede sempre qualcosa e tutto il tuo mondo ti crolla addosso, a volte è un avvenimento rapido, talvolta avviene con calma: inizi con accettare piccoli compromessi e ben presto finisci sommersa sotto un mare di letame puzzolente.

«Gaia, smetti di stare a poltrire! Pensi che la tua camera si pulirà da sola? Io alla tua età mi alzavo alle cinque: pulivo, stiravo, cucinavo e ricevevo mazzate altro che!»

Devo fare uno sforzo mostruoso per non sbuffare, altrimenti dovrò dire addio al computer per una settimana e più. Scosto le coperte, stranamente fredde, e inizio a sistemare la mia camera; qualsiasi cosa faccia per mia madre non è sufficiente. Il sogno mi ha lasciato una strana sensazione allo stomaco, non riuscirei a mangiare niente quindi tanto vale far contenta mia madre il prima possibile. La mia camera non è molto lussuosa, anzi è proprio il minimo indispensabile per essere chiamata camera e non topaia.

Pulisco la libreria, piena di libri tristi e malinconici, in cui il male è presentato come qualcosa di accattivante. Sistemo i cassetti, pieni di cose che non uso mai, ma che diventano indispensabili quando devo riordinare.

Ci sono trentasei gradi, la mia camera è esposta al sole cocente di mezzogiorno e non ho neppure un ventilatore. Passo una mano sulla fronte madida di sudore, mi lascio cadere sul letto e sento qualcosa di morbido indugiare sui miei piedi.  

«Pussa via, non sono dell’umore»

Scaccio in malo modo il mio cane, un cucciolo di carlino: è stato il regalo più bello che mia nonna e mia zia mi hanno mai fatto, anche perché è stato un “dispetto” verso i miei genitori. Non amano molto gli animali, a differenza mia.

Crow zampetta via, regalando un sorriso a me e provocando uno sbuffo a mia madre. Chiudo la porta della camera e accendo il computer, spero ci sia qualcuno con cui parlare: ho bisogno di sfogarmi. Nelle orecchie ho musica Rock a tutto volume; nel massaggio tra una canzone e un’altra, una discussione cattura la mia attenzione.

«Michy, ci dobbiamo trasferire»

«Come ti è venuta questa idea, così di punto in bianco?»

«Fidati, è meglio così. Prima ci trasferiamo, meglio è»

Trasferirci? Come possono pensare di strapparmi alla mia vita senza consultarmi?! Le mie certezze, la mia routine, non possono privarmi anche di questo.

Lacrime amare e salate mi bagnano il viso senza contegno, sento la necessità di allontanarmi da qui. Indosso in fretta un paio di pantaloncini blu e una maglietta bianca, prendo l’ipod e ringrazio i costruttori di aver fatto la mia camera al piano terra. Esco di casa senza farmi vedere né sentire; mi impongo di trattenere le lacrime, l’ultima cosa che voglio è farmi vedere frignare come una poppante da sconosciuti e pervertiti.

Le mie gambe si muovono da sole, non presto molta attenzione a dove vado. I piedi urlano, queste ciabatte non sono adatte per lunghe camminate, ma non mi fermo: ho bisogno di muovermi, devo concentrarmi sul dolore fisico piuttosto che su quello psicologico.

L’aria è pesante e umida, persino il vento è caldo e questo aumenta il senso generale di ristagno. Percorro vie familiari, evito come la peste quelle strade che mi condurrebbero a scuola o nelle vicinanze. Automaticamente alzo lo sguardo verso il semaforo, ma i miei occhi non vedono il rosso e attraverso la strada. La strombazzata di una macchina è più forte della musica che ho nelle orecchie, sono pietrificata, chiudo gli occhi e mi preparo all’impatto. Dopo dieci respiri, ancora non avverto alcun dolore, solo una leggera pressione sulla spalla sinistra. Cautamente apro gli occhi e trovo davanti a me l’uomo del mio sogno. Siamo in un parco, qui l’aria è più respirabile e le temperature sono notevolmente diminuite. Non mi preoccupo del luogo in cui sono, ma della persona che ho davanti. 

«Devi stare più attenta»

Le sue labbra familiari si incurvano in un delicato sorriso, toglie la mano dalla mia spalla e continua a fissarmi con dolcezza.

«G-grazie, almeno credo. Chi sei?»

«Il mio nome è Lucy»

Nonostante mi abbia salvato, qualcosa non mi quadra e non mi fido. Com’è possibile sognare qualcuno che non hai mai visto? Perché ogni molecola del mio corpo mi dice di scappare, ma provo anche un’attrazione?

«Ero in trappola, ma adesso non lo sono più»

Continua lui, con voce profonda e anche un po’ soddisfatta. Trappola? Manicomio o galera?

«Un po’ tutte due, Gaia»

Indietreggio spaventata, come sa il mio nome?! Mi volto, ma me lo ritrovo davanti. Ordino ai miei muscoli di muoversi, ma sembrano aver volontà propria. Le gambe sono pesanti, inizio a tremare e ho il battito del mio cuore nelle orecchie.

«Forse…così… ricorderai»

Sussurra quelle parole e si avvicina, i nostri corpi sono a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi sembrano ancor più ammalianti. Le nostre bocche sono così vicine che posso pregustare il sapore della sua lingua, sento una forte attrazione, finalmente il corpo risponde ai miei comandi e metto una mano fra i suoi capelli. Ho bisogno di quel contatto: devo assaporare la sua bocca. La distanza tra noi è quasi nulla, le sue labbra si schiudono, ma per parlare e poi ritrarsi:

«Che fretta c’è, avremo moltissimo tempo»

Quelle parole fanno rompere una sorta di trans. Rimango pietrificata, non sono certo una ragazza che si mette ad amoreggiare con uno sconosciuto, pazzo e pericoloso per giunta. Lo fisso e lui ricambia il mio sguardo, mi sento meno smarrita di quanto dovrei.

 

**angolo dell'autrice**
dedico questo capitolo a DoNotLeaveMeCas, lei è Gaia <3

che ne pensate? Non sapevo bene come fare questo "bacio sussurrato", ho iniziato a scrivere e l'idea mi è venuta da sola. Spero non sia troppo brutto >_<

   
 
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