Crossover
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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    10/09/2012    0 recensioni
Manga/Anime: Naruto/Fairy Tail/Bleach/ Nuovi personaggi
“E’ come un’ombra: si nasconde dietro la luce, si cela alla maggior parte degli occhi e poi, all’improvviso, quando appare può far paura, molta paura… Soprattutto se è qualcosa di una potenza che distrugge”
Alcuni rapimenti, forse troppi, hanno messo in allerta quattro mondi, anche se per motivi differenti: maghi, ninja, shinigami ed umani.
Hanno mentalità differenti, hanno tecniche ed abilità diverse che li porteranno a scontrarsi, a diffidare l’uno dell’altro: eppure dovranno fare di quelle loro diversità un’arma più potente di ciò che sta per essere creato.
Un nemico ignoto,
compagni rapiti senza un apparente motivo,
e la volontà, nel bene o nel male, di salvare chi è più caro…
A qualsiasi costo.
Dopotutto, è ciò che sono abituati a fare, no?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo:
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Una mattinata soleggiata, quella che si posa dolcemente sul bosco che ricopre l’intera vallata: alberi altissimi e rigogliosi, una flora vivida che sembra voler mostrare quanto, su quella Terra, vi sia una vita intenzionata a non spegnersi mai.
 
Alcuni passi, o meglio zoccoli, si odono all’interno di questa, i quali picchiettano su di un sentiero in selciato che conduce nel centro di quella vallata, dove la vegetazione lascia più spazio ai movimenti.
 

- Allora, Kanon, te la senti di provare oggi? – 

Iridi verdi si posano sulla figura di una bambina dietro di lei, le braccia che stringono il corpo snello della sorella maggiore che tiene saldamente le redini di un cavallo bianco e beige.
 
-
Va bene, sorellona… Oggi ce la devo fare! – 

Asserisce con una certa grinta e con un saltino scende dalla schiena del cavallo, posando poi il proprio sguardo sulla ragazza più grande di lei: capelli biondi legati dietro la nuca e l’arco posto dietro la schiena, assieme alle frecce.
Mentre lei, la piccolina, ne ha uno di modeste dimensioni stretto fra le mani.
 

- Brava, è così che voglio sentirti! Metticela tutta e cattura quel cervo, sono certa che sia qui nelle vicinanze… - 

Asserisce lanciando un rapido sguardo attorno a loro: ascolta i suoni della foresta, Hikari, ascolta quelle melodie e quei sussurri come se le parlassero, come se la natura stessa la guidasse.
Posa poi nuovamente la propria attenzione su Kanon, più piccola ma pur sempre grintosa e biondiccia come lei, la quale comincia già a correre all’interno del bosco alla ricerca del cervo che deve cacciare: dopotutto deve imparare a sopravvivere, no?
 

- Mi raccomando, suona il corno se ti trovi in pericolo! –

- Si si, tranquilla! –

Le urla la sorellina ormai lontana, mentre la maggiore fa semplicemente un respiro più profondo: vorrebbe seguirla e proteggerla, in eterno, ma sa che debba imparare a cavarsela da sola e per questo sprona il cavallo verso un’altra direzione, alla ricerca delle erbe medicinali che solitamente utilizza.
 
Nel frattempo, la corsa della bambina continua tra i cespugli e la vegetazione: piccoli salti per non inciampare nelle radici, l’arco che talvolta viene utilizzato per spostare rami che le intralcerebbero il cammino.
Ad un tratto si ferma, inginocchiandosi a terra mentre con una mano sfiora il terreno, delicatamente e con una certa attenzione: una piccola impronta di cervo, la sua prima traccia.
Soddisfatta della scoperta, prende tra le mani l’archetto ed una freccia, continuando ad avanzare con passo più silenzioso, attenta a qualsiasi rumore che possa esserle utile.
Deve stare attenta, non può fallire questa volta e così prosegue quella camminata veloce e rapida, fin quando non giunge dinnanzi ad una radura: non è molto grande, eppure gli alberi si sono quasi interrotti di colpo, lasciando spazio ad un’erba verde e luminosa, abbastanza alta da celare altre impronte.
 
Sbuffa sonoramente, la piccola Kanon, fin quando non ode un fruscio e sforzando lo sguardo poco più in là nota la figura che tanto stava cercando: un cervo di modeste dimensioni che bruca tranquillamente l’erbetta fresca.
Sorride appena, soddisfatta, cominciando a camminare un poco acquattata per non farsi udire dal cervo a qualche metro da lei.
Avanza, ancora e ancora, fin quando l’animale non alza improvvisamente la testa ed in pochi attimi fugge via, come spaventato da qualcosa di improvviso.
 

- Uffa, c’ero quasi! –

Si lamenta la bimba, mentre riassume una posizione eretta quanto scocciata: c’era andata vicino, molto vicino, ma per chissà quale motivo il cervo si era spaventato, nonostante lei fosse stata attenta ai propri movimenti.
Sta per avanzare nuovamente, sperando di non averlo perso completamente, quando un rumore strano e tutt’altro che naturale si ode nel cielo e così alza lo sguardo, sgranando le iridi marroni: uno squarcio si è come creato nell’azzurro, un taglio verticale che lentamente si apre lasciando che una figura vi passi attraverso.
Dallo stupore, arco e frecce le cadono a terra mentre il volto limpido mostra un’espressine completamente scioccata: una figura quasi umana, quella che vede sospesa a mezz’aria, i capelli neri ed una strana maschera bianca rassomigliante quasi ad un teschio spezzato.
 
Non appena quell’essere volge lo sguardo verso di lei, Kanon gli volta immediatamente le spalle e comincia a correre, spaventata come non mai: lui la osserva, il manto bianco e nero che si muove appena.
 
Pochi attimi dopo il suono del corno invade la vallata, alcuni uccellini volano via dall’albero in cui si trovano e gli animali si allontanano il più possibile dalla radura dal quale proviene la richiesta di aiuto.
Pochi attimi, e le iridi verdi di Hikari sono già puntate in quella direzione.
 

- Kanon! – 

Mette le erbe appena colte nel borsello che tiene in vita e monta immediatamente a cavallo, dirigendosi rapidamente in quella direzione: ansia, ciò che pervade la giovane ragazza, la quale sembra in perfetta sintonia con il destriero in quella serie di balzi e corse che compiono ogni giorno, in particolare in momenti rischiosi come quello.
Pochi minuti ed ha raggiunto la radura, tanto che il cavallo si ferma quasi improvvisamente e lo sguardo di Hikari si posa immediatamente su quella figura: è ferma a mezz’aria, non troppo distante da terra e le volta le spalle.
Ma soprattutto, tiene sotto braccio la figura della sorellina priva di sensi.
 
Non sa cosa sia quell’essere, non sa da dove provenga né cosa voglia e sì, ha paura, tremendamente paura… Ma non gli permetterà mai di prendere l’amata sorellina.
Prende rapidamente l’arco fra le mani e scocca una freccia in direzione di quello che sembra un mezzo uomo, la punta affilata che si dirige verso di lui e si conficca precisamente in una spalla, quella destra.
Follia? Impulsività? No, forse soltanto amore…
 

- Lasciala andare immediatamente!! – 

Gli grida con grinta ed enfasi, attendendo una sua reazione, mentre si stupisce di ciò che vede: non sanguina per la ferita, anzi con l’altra mano prende la freccia e la estrae dal proprio corpo, lasciandola cadere a terra.
Poi si volta, lentamente, e quando le iridi di Hikari incontrano quegli occhi placidi e tristi prova un senso di dispiacere, quasi pietà verso quell’essere che, solo a guardarlo, le pare disperato.
Il cavallo nitrisce, tende ad indietreggiare ma la ragazza non glielo consente, continua quella sfida di sguardi con un essere che non conosce: sa che sia più forte di lei, molto anche, ma non ha paura ad ogni modo.
 
Ulquiorra la fissa, cerca di capire perché un’insignificante umana debba intromettersi in qualcosa che va ben oltre la sua comprensione quando avverte la presenza di Raietsu particolarmente potenti e fa appena in tempo a spostarsi rapidamente di lato che un potente colpo nero distrugge letteralmente il terreno sotto i suoi piedi.
Hikari continua a tenere il cavallo quasi immobile, non consentendogli di scappare mentre resta attonita dinnanzi a ciò che ha visto, che sta accadendo.
 
L’espada si ricompone immediatamente, un’ondata di schegge di ghiaccio si abbatte su di lui, sta per investirlo in pieno ma questo si rifugia nuovamente dallo squarcio nel cielo da cui è venuto, tanto che questo si richiude rapidamente lasciando che la sua figura svanisca dalla vista della ragazza.
Rimane immobile per qualche attimo, attonita, le labbra leggermente dischiuse per lo stupore quando vede arrivare in tutta fretta altre tre figure: un ragazzo dai capelli arancioni, una più minuta dai capelli neri, una specie di bambino ed una donna alquanto prosperosa.
Loro invece arrivano quasi di corsa, con un balzo enorme che le sembra più un volo atterrano dove poco prima c’era quell’essere, mentre le iridi di tutti e quattro sono puntate verso lo squarcio con una certa rabbia.
 

- Maledizione, ci è sfuggito di nuovo quel codardo! – 

Rabbia monta in testa al giovane Shinigami, il quale stringe con forza la spada che tiene nella mano destra mentre le iridi sono puntate sul terreno.
Rabbia che non appartiene solo a lui, ma anche alle persone che gli stanno accanto ma che riescono a contenerla.
 

- Lo prenderemo, Ichigo, non potrà fuggire in eterno… Non prima di averci detto dove le tengono prigioniere almeno! –
 
Asserisce con una calma apparente la giovane Kuchiki, quando solo ora odono il picchiettare di zoccoli su quel terreno erboso che si avvicina a loro.
Si voltano immediatamente, puntando la figura di quella ragazza dai capelli dorati, l’arco ancora stretto fra le mani: non si erano accorti della sua presenza, loro che sono un Capitano, Luogotenente e quant’altro non avevano avvertito la semplice presenza di un essere umana.
Il suo cuore batte, batte all’impazzata perché sa di essere vulnerabile, non conosce quegli essere né può essere sicura che siano “buoni”…
Eppure sua sorella viene prima di tutto.
Smonta da cavallo, fermandosi a qualche passo da loro, quel ragazzo dai capelli arancioni che la fissa con maggior intensità degli altri: forse perché, fra i quattro, è l’unico a possedere ancora una buona parte di umanità.
O forse perché, semplicemente, non si stupisce troppo del fatto che una semplice umana possa vedere loro, degli shinigami, degli dei della morte.
 

- So che non sapete chi sono, e so che contro di voi o quell’essere non avrei alcuna possibilità… - 

Asserisce semplicemente, con una calma quasi innata ed una consapevolezza del pericolo particolarmente matura, mentre alza le iridi verdi verso di loro, verso quegli sconosciuti che la osservano increduli.
 

- …ma si è portato via la persona a me più cara e sono disposta a tutto pur di tentare di salvarla. – 

Ora abbassa leggermente il capo, mentre fra le mani stringe ancora l’arco: non si umilia, non ha così poca stima di se stessa, eppure è disposta a tutto per raggiungere quell’espada che le ha tolto qualcosa di troppo caro.
 

- Suppongo che voi sappiate chi sia, perciò vi chiedo di portarmi nel suo… ehm… “mondo”, cosicché io possa incontrarlo ed affrontarlo. –

- Umana, quello non è uno dei soldatini che guerreggia qui sulla Terra… Quello è un mostro, un corpo senz’anima privo di scrupoli e tu non avresti alcuna possibilità contro di lui. –

Una risposta fredda e precisa, quella che arriva dal Capitano di ghiaccio, i capelli argentati e gli occhi verdi che la fissano intensamente.
Uno sguardo gli viene lanciato dalla sua Luogotenente, la quale tuttavia viene preceduta dalla nobile Kuchiki a riguardo.
 

- Le tue intenzioni sono nobili, umana, ma troppo sangue è già stato versato per gente come loro. Perciò non ha senso che rischi, soprattutto se sei così vulnerabile. – 

Le dispiace, in fondo, pronunciare quelle parole, forse perché è stata salvata da un umano, forse perché conosce la nobiltà e la forza di un cuore che ancora batte
Eppure conosce i rischi che si corrono.
Hikari rialza lo sguardo, mentre stringe con più forza l’arco, quando Ichigo a quella reazione non può che fare un piccolo passo avanti: in fondo, la situazione di quella biondina non è poi molto diversa dalla loro, a quanto pare.
 

- Troveremo anche quella bambina a cui tieni tanto e te la riporteremo, non temere. – 

Asserisce semplicemente, per poi volgerle le spalle dopo uno scambio intenso di sguardi.
Anche Rukia compie lo stesso gesto, così come il Capitano Hitsugaya, quando la ragazza si mette in ginocchio, l’arco abbandonato a terra e le mani giunte, quasi fosse in preghiera, mentre il capo resta abbassato.
 

- Vi prego, portatemi con voi… Una volta giunti sul vostro mondo non dovrete pensare a me, me ne andrò e mi arrangerò, non sarò di alcun peso… - 

Matsumoto ancora non le ha voltato le spalle, tiene le iridi chiare posate su quella ragazza: era molto che non incontrava un umano, dopo Ichigo o Inoue, ed era molto che un cuore che batte, che pulsa, che vuole lottare senza timore della morte non le regalava un’emozione tanto forte, le stringeva il ventre in una morsa tanto profonda…
 

- Ma vi prego, vi prego portatemi con voi… Mia sorella è la cosa più importante per me… Se non lotto per salvarla, la mia vita non avrà più senso… - 

Un paio di lacrime scendono sul suo volto, le rigano le gote lasciando che le gocce tocchino il terreno e l’erba che ancora brilla alla luce del sole.
Si fermano tutti e quattro, gli shinigami, si fermano anche se sanno che non dovrebbero… eppure loro, più di ogni altra creatura, conoscono il significato e l’importanza della vita.
 
Cala il silenzio per qualche attimo, fin quando la prosperosa Luogotenente non fa qualche passo in avanti, verso la ragazza, ed una volta giunta dinnanzi a lei si volge verso gli altri compagni, verso il suo capitano in particolar modo.
 

- Mi assumo io le responsabilità su di lei, Capitano. – 

Un’affermazione secca, quella di Matsumoto, la quale resta decisa sulla sua posizione nonostante lo sguardo di disapprovazione del giovane Capitano Hitsugaya.
 

- Non credo sia una scelta che puoi fare da sola, Matsumoto. Portare un’umana alla Soul Society è proibito. – 

Altra opposizione da parte del Capitano, freddo ed impassibile come ogni volta.
Ichigo e Rukia si scambiano semplicemente uno sguardo, uno sguardo intenso e d’intesa, considerato l’argomento in questione.
Ma questa volta è Hikari a parlare, si rialza dopo essersi asciugata le lacrime e fa qualche passo avanti, superando di poco Rangiku: ha paura, anche se non sembrano intenzionati a farle del male, eppure lei deve andare in quel mondo, deve lottare per sua sorella a qualsiasi costo.
 

- Nessuno di voi dovrà prendersi la responsabilità di avermi portata nel vostro mondo, potrebbe essere stato qualcosa di casuale ed io là mi allontanerei immediatamente, senza darvi alcun impegno o disturbo! –

- E tu pensi che non ci siano dei controlli? O, ancora peggio, pensi di aver qualche possibilità di sopravvivenza in un mondo che non conosci minimamente? –

Fa un respiro profondo, Hikari, dopodiché si abbassa per recuperare il proprio arco e lo pone sulla schiena, accanto alla fodera con le frecce.
Mentre gli occhi di tutti sono puntati su di lei, la ragazza fa un leggero sorriso a Matsumoto, quasi impercettibile ma di riconoscenza, dopodiché ritorna a guardare gli altri tre davanti a lei.
 

- Rischiare è una scelta mia, no? A me serve solo un passaggio, non un babysitter. – 

Risponde in tutta tranquillità, tanto che Hitsugaya fa una leggera smorfia, accompagnata da uno sbuffo sonoro mentre Rukia ed Ichigo si lasciano sfuggire un sorriso appena divertito.
 

- Ok, hai vinto tu! – 

Asserisce il ragazzo dai capelli arancioni con appena un poco di umorismo, portandosi la spada sulla spalla.
 

- Grazie. – 

Risponde loro Hikari, mentre anche sul suo volto giovane resta un sorriso dolce: un sorriso che rivolge ai presenti, naturalmente, ma che riserva più intensamente a Matsumoto a qualche centimetro dietro di lei: testarda, la biondina, ma tutt’altro che irriconoscente, soprattutto verso una straniera di chissà quale mondo che ha visto in lei un coraggio non da tutti.
Dopotutto, umani o shinigami, entrambi hanno perduto qualcosa a cui tenevano particolarmente: e allo stesso modo, con la stessa grinta, intendono recuperarla!

*****
 

Sbatte le palpebre più volte, cercando di riprendersi da quello stordimento momentaneo, da quell’incontro che ha fatto…
Poi le spalanca, improvvisamente, non appena ogni ricordo torna al suo posto: lui che vola tranquillamente assieme a Natsu, Lucy, Grey ed Elsa. Poi il cielo che si apre improvvisamente ed un tizio dai capelli azzurri, mezzo mascherato e mezzo pazzo, che si avventa su di loro e li attacca. Non riescono nemmeno a combattere in modo decente, Elsa gli tiene testa ma muovendo la sua spada qualcosa di strano e magico avviene, di incomprensibile a loro, di mai visto nei loro paesi.
Artigli lunghi ed azzurri compaiono sulle mani di quell’individuo, quelli dal braccio destro afferrano Titania, quelli dell’altro si avventano su Lucy ma Happy si intromette, venendo dunque preso in quella morsa, perdendo i sensi…
 
Scuote nervosamente il capo azzurro, gli occhi che cercano di scorgere qualcosa in quella che sembra una stanza infinita e grigia, quasi priva di luce e terribilmente fredda…
Rabbrividisce e cerca di muoversi, ma si accorge di avere il collo bloccato da una catena. Le ali compaiono, cerca di muoversi sbattendole ma quella presa sembra stringersi ad ogni suo tentativo, tanto da costringerlo a ritornare appeso al muro, ansimante.
 
Sposta di nuovo lo sguardo in giro, alla sua destra c’è un’enorme capsula, alta e di un materiale trasparente molto strano, con all’interno un liquido verde ben poco rassicurante e… una donna, i capelli lunghi e neri raccolti in una treccia che si annoda sul petto, mentre un kimono bianco la avvolge.
E’ priva di sensi, immobile: rabbrividisce al pensiero che possa essere anche priva di vita.
Poi volge lo sguardo a sinistra e le pupille si sgranano, si spalancano: la figura di Elsa è incatenata ad una specie di ruota, punte affilate che le contornano il corpo, impedendole qualsiasi movimento, mentre l’armatura che la proteggeva è scomparsa, lasciandole addosso una fascia bianca ed una paio di pantaloni rossi.
 

- Elsa… -

Balbetta lui nel vederla priva di sensi, le lacrime agli occhi per l’ansia e la preoccupazione quando un piccolo movimento attira nuovamente la sua attenzione, proveniente sempre da destra, a qualche metro da quella capsula.
 

- Tranquillo… E’ ancora viva… -

Una voce buona e mite viene udita dal gattino, tanto dolce da tranquillizzarlo per qualche attimo quando in una gabbia vede rinchiusa una ragazza giovane, i capelli di un marroncino tendente all’arancio e gli occhioni che lo guardano.
Lui continua a piagnucolare, ossservandola senza rispondere mentre lei gli sorride dolcemente.
 

- Io mi chiamo Inoue… Tu? –

Gli chiede, attendendo una risposta. Lui fa un respiro profondo, tirando su con il naso, una lacrimuccia che cade dagli occhi.
 

- Happy. –
 

   ----- Estratto dal Terzo Capitolo -----
    

- …quindi pensate che possa essere questo il loro obiettivo? –

Occhi ambrati fissi sulla figura dell’anziano signore dinnanzi a lei, seduto su di una sedia particolarmente alta per consentirgli di essere all’altezza della prosperosa Hokage, ora più seria che mai.
 

- E’ affrettato dirlo ma… Sembrerebbe così. –

Asserisce con fare grave, in pensiero per i suoi ragazzi in pericolo, mentre i giovani ninja e maghi restano al di fuori dell’ufficio dell’Hokage, frementi in attesa delle decisioni prese dai loro maestri e superiori.
Riflette qualche istante, Tsunade, prima volgere lo sguardo al ninja copia alla sua destra, con un’occhiata decisa quanto intrinseca di una profonda preoccupazione.
 

- Manda un messaggio ai capi della sicurezza della Nebbia, voglio che la Mizukage sia protetta e sorvegliata a vista, ad ogni ora della giornata! E che nessuno di sospetto le si avvicini! - 

  
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