CAPITOLO 1.


Era stesa sul morbido letto, coperta dal sottile tessuto delle lenzuola, candide, profumate di bucato appena uscito. I capelli castani scendevano lungo le spalle, coperte de un pigiama azzurro. 
I medici che, giornalmente, la visitavano, preparavano i genitori della ragazza, ormai in preda allo sconforto, alla fine della sua innocente vita. Si domandavano se fosse giusto continuare a tenerela in vita anche se le probabilità che uscisse dal coma erano nettamente inferiori alle probabilità di morte.
La madre continuava a fissare il vuoto, sapendo che molto presto una delle sue ragioni di vita sarebbe passata nelle mani di qualcun'altro, il padre cercava di mantenere un comportamento sobrio, anche se nel suo cuore mille emozioni corrodevano il suo animo.

Una sera d'estate Jayne, la ragazza stesa sul letto, si era incontrata con alcuni amici, per festeggiare. I genitori le avevano sempre raccomandato di non bere troppo, di evitare gente che a primo impatto può sembrare pericolosa e le era severavemente vietato provare qualsiasi tipo di droga; erano i soliti genitori premurosi e attenti.
Quella sera, come tutte, Jayne si comportò come i genitori le avevano insegnato, ma all'uscita dal pub un ragazzo, probabilmente ubriaco l'aveva investita con la sua 'nuova' Lamborghini.
Dopo quella sera, la ragazza non aveva lasciato l'ospedale. 

Dall'incidente era passato circa un mese, ma le sue condizioni erano rimaste le stesse, forse anche peggiorate. I genitori erano convinti che far morire la ragazza sarebbe stata la scelta migliore. Decisero di parlare un ultima volta con i medici per poi lasciare che il destino prenda la sua via.
Nella notte, l'ultima notte che Jayne sarebbe rimasta 'viva' miracolosamente si svegliò. 
Era sola nella stanza, una luce illuminava il tavolo di fronte al letto, pieno di oggetti. Jayne scoppiò a piangere, 
-Do-dove sono?- chiese, la sua compagna di camera, svegliata dal singhiozzare della ragazza si spaventò. Era una vecchina, sull'ottantina circa, capelli grigi e sorriso giovane,
-Piccola, ti sei svegliata?- le rispose, 
-L-lei chi è?-,
-Sono la tua compagna di camera, sei in un ospedale, non ricordi Jayne?-,
-Ricordare cosa? Io non capisc..-, vennero interrotte dall'infermiera che alla vista di Jayne sveglia cominciò ad agistarsi, chiamando il medico di turno.
I genitori furono avvisati e in meno di cinque minuti si presentarono in ospedale.
Commossi, guardavano i medici che facevano controlli su Jayne, 
-Allora, come ti senti Jayne?-,
-Io sto be-bene, ma chi..-, la madre, all'udire quelle parole corse ad abbracciarla,
-Piccola mia, sono così felice che tu ti sia svegliata! Io e tuo padr..- cercò di dire ma venne interrotta da Jayne,
-Scusi, ma lei chi è?-, in quel momento la madre abbe un mancamento.
I medici dopo alcune tac al cervello notarono una menomia, la ragazza eveva subito un trauma cranico, talmente forte da perdere la memoria.
-Cosa ricordi?- le chiesero i medici, peoccupati dalla gravità dell'amnesia,
-Io sono Jayne. E poi nient'altro.-.
La situazione era grave, molto grave. 
Un diciasettenne che sapeva solo il suo nome. E' come nascere dinuovo, solo che hai qualche anno di più!