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Autore: Aesir    10/09/2012    1 recensioni
Questa fiction è il seguito di "Leggende del Mondo Emerso: La Strada di Dubhe"
Mano nella mano nelle tenebre
Il prezzo per una vita assieme
Una missione in cui non credono
Dubhe e Aster
Riusciranno nel loro obiettivo?
Se giochi secondo le regole, non ti sogneresti mai di infrangerle. Ma io non ho voglia di giocare secondo le regole. E quando queste si fanno troppo pressanti, e t’ingabbiano, e t’incasellano, e t’infilano a forza in un’esistenza che detesti con tutta te stessa, l’unico modo per sfuggirle è mettere fine al gioco. Mettere fine a tutti i giochi. Perché quando i giochi finiscono, nessuna regola vale più
[DubhexAster]
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Aster, Dubhe
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Mondo Emerso'
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Scena Ottava (VIII): ASTER – IL SANTUARIO DELLE TENEBRE

 

So blend the turrets and shadows there
That all seem pendulous in air,
While from a proud tower in the town
Death loks gigantically down

- Edgar Allan Poe, The City in the Sea

Aster si lasciò andare contro lo schienale della semplice sedia di legno, con un'espressione compiaciuta. Non un sorriso, perchè era molto che non sorrideva: gli sarebbe occorsa una vita intera per ricominciare a farlo.
Con un gesto automatico, estrasse la penna dal calamaio e ripulì il pennino su una pezzuola, prima di riporlo con cura. Davanti ai suoi occhi c'era lo schizzo di un progetto: otto tentatoli che si allungavano verso ciascuna delle Terre, e un'immensa torre centrale. Sarebbe sorta sul luogo di Nuova Enawar, il monumento al mondo che lo aveva scacciato, la beffa alle ideologie che lo avevano deriso, il mausoleo delle ipocrisie infrante. Un edificio che parlasse del suo sogno, meraviglioso e terribile com'era l'impresa stessa che si accingeva a compiere.
La Rocca.

Molto bene” disse Aster. “Avete fatto un ottimo lavoro.”
Gli architetti annuirono e si scambiarono uno sguardo, temendo cosa sarebbe successo. Forse il mezzelfo li avrebbe uccisi per preservare i segreti che la Rocca di cristallo nero custodiva? Certo, se fosse stato un qualsiasi signorotto desideroso di potere, avrebbe fatto così. Quegli uomini non potevano comprendere la grandezza del suo progetto, la maestosità del sacrificio che si sarebbe compiuto.
Intanto, nell'attesa che questo si fosse realizzato, certo Aster non era crudele. Non più di molti altri. Si limitò ad annebbiare le loro menti e far loro dimenticare gli ultimi giorni, lasciando al loro posto una foschia indistinta. E cancellò il suo aspetto, perchè si apprestava a diventare un'ombra, una leggenda, e più distante si fosse trovato dalla massa, meglio sarebbe stato. Soddisfatto, rispose alle loro confuse domande e li rispedì ognuno nel luogo da cui provenivano. Quindi entrò nella torre nera e sbarrò il portone dietro di sé.
Salì lentamente le scale, e ad attenderlo trovò solo il trono scolpito in un unico, maestoso pezzo di cristallo.
Si sedette.
Non c'erano servitori, non c'era anima viva, nella Rocca. Non ancora. C'erano soltanto lui, e l'immensità del grande piano che si spiegava dinnanzi ai sui occhi verdi. Fece scorrere piano lo sguardo sulle alte volte, spoglie e disadorne. Nessuna civiltà era mi stata testimone di una tale immensità: le più grandi città del Mondo Emerso avrebbero potuto essere racchiuse in quella gigantesca torre. La vastità di quell'ambiente testimoniava strutture formidabili, ma equilibrate con eleganza. Sembrava fosse stata la natura, e non la mano umana, a modellare quell'edificio.

L'ho vista finita, e mi è sembrato d'averla costruita io, nell'immaginazione. I miei sogni, pensò. Queste erano le dimore della mia mente, quando non avevo altro luogo in cui potesse rifugiarsi. Queste erano le case della mia infanzia, regni di spettri dall'inutile regnante...
Ho eretto un palazzo per i congelati, tutto di neve e di ghiaccio, e l'ho popolato di cristalli di neve sospesi in corridoi ibernati che riempivano con le loro tintinnanti cantilene.
Ho allestito una palude per gli annegati, in cui i bambini affogati navigavano pacificamente su foglie di ninfea, e potevano diventare amici delle rane e dei gigli d'acqua.
Ho acceso un falò per gli ustionati, grande e ruggente come l'incendio di un bosco e ondeggiante come un mare in tempesta...

...in cui gli spiriti potevano danzare sotto forma di fiamme guizzanti in preda ad un'estasi eterna e dimenticare le loro crudeli sofferenze.
Ho costruito una casa per coloro che si erano uccisi, la Locanda delle Lacrime, con pareti fatte di piogge eterne.
Infine ha preparato un asilo per quanti erano morti con le menti sconvolte. È diventato l'edificio più grande e splendido di tutti, dipinto di colori squillanti che non esistevano nella realtà, e retto da proprie leggi della natura: vi si poteva passeggiare sui soffitti, e il tempo vi scorreva a rovescio...”
Aster sorrise: “Ti ricordi, vero?”
Dubhe annuì: “Come potrei mai dimenticare? Erano anche i miei sogni, le mie illusioni. E non scorderò mai la nostra prima notte alla Rocca.”

Sai, prima di giungere al progetto attuale ne avevo presi in considerazione molti altri. Non è stata una scelta difficile: li ho scartati tutti. 'Non vanno bene', ricordo di aver pensato. Questi sono luoghi in cui potrei essere felice...”

...e non posso permettermi di esserlo. Non ci dev'essere altro per me di diverso dal compito che mi sono prefissato. Il mio unico e solo obiettivo, una disegno così grande che nessuno potrà vederlo nella sua integrità... tranne me. Questo è l'unico posto che mi appartenga e mi si addica. Freddo, oscura, inospitale, il rifugio per la mia anima straziata dalla crudeltà e dall'ottusità di questo mondo. Un luogo dove l'ombra sia talmente densa da avere sostanza, così da rinvigorire il mio spirito afflitto. Un luogo dove la vita si generi dalla morte, e la morte genera nuova vita.
Un luogo che costantemente mi ricordi il mio dolore, che lo acuisca, un luogo nel quale io non possa mai essere felice.
Aster è morto, adesso sono il Tiranno. È ora solo una questione di tempo, prima che io possa compiere l'atto finale e dissolvermi assieme a questo mondo corrotto. Attenderò.

Aster camminava per i corridoi della Rocca. Ne conosceva ogni stanza, ogni anfratto. Aveva letto ognuno dei libri dell'immensa biblioteca, e ne avrebbe saputo indicare a colpo sicuro la posizione. Erano passati anni, d'altronde, anni in cui il suo aspetto non era cambiato, anni trascorsi in solitudine a camminare sul nero pavimento di cristallo. In quel luogo, vi erano momenti in cui riusciva a scordare il suo passato. C'erano solo lui, e l'olocausto che stava per compiersi. C'era solo una stanza in cui non osava entrare, un luogo che lo respingeva e gli era intollerabile. Ogni giorno, la sua mano si posava sulla maniglia della porta, faceva per premerla, quindi sospirava e si allontanava.
Quella stanza era piena di specchi. Non erano le lastre deformanti che esibivano i saltimbanchi nelle fiere, non erano oggetti magici per vedere nello spazio o nel tempo. Erano semplici specchi. Ma Aster non li sopportava. Non sopportava la propria immagine riflessa, aveva la chiara consapevolezza di non assomigliarsi più, e per questo guardare il suo volto gli risultava intollerabile. Non poteva vedere i suoi occhi, e leggere al loro interno solo odio puro ed incondizionato, odio ardente che inceneriva ogni altra cosa.
Ma quello, quello era un gran giorno. I fammin, i mostri da lui creati, avevano attaccato la Terra dei Giorni, le principali città erano state rase al suolo dalle orrende creature. Aveva sentito dire che della capitale, Seferdi la Bianca, avevano voluto occuparsi gli umani.
Se questo era vero, non gli importava: non provava compassione per i suoi simili, alla razza tracotante che lo aveva bandito e che lui aveva ordinato fosse cancellata dal Mondo Emerso. Né si sentiva in colpa. Era il loro destino, lui non aveva fatto altro che compierlo. E non si sentiva solo: lo era sempre stato, fra la sua gente. Tanto, sarebbero morti tutti alla fine: i mezzelfi, le sue creature, i popoli liberi, i suoi schiavi...
Ma quel giorno sentiva qualcosa di più: una sorta di insoddisfazione nei confronti di sé stesso, una sottile vergogna per la propria codardia. Che cosa mai avrebbe potuto fare una sala di specchi a lui, Aster della Terra della Notte, Aster il Tiranno, al cui nome tutti quanti si torcevano per la paura?
Quando giunse davanti alla porta, premette la maniglia. Si aprì senza difficoltà, e per un attimo il mezzelfo ne fu stupito. Non avrebbe dovuto essere così, dopo tutto il tempo che non vi entrava. Le ragnatele pendevano come festoni, e gran parte degli specchi erano stati resi lattiginosi dalla polvere. Ne fu quasi contento: era un modo come l'altro per rimandare l'inevitabile. Si era avvicinato camminando pino, come quando voleva impressionare uno dei tanti che lo servivano.
Si allungò, e pulì con la manica della casacca uno degli specchi, il più vicino.
Chiuse gli occhi, contò fino tre, e si fissò.
Guardò i suoi stessi occhi, e si vide.
Guardò i suoi stessi occhi, e capì che era diventato altrettanto grande, forte e potente come si era ripromesso quel giorno lontano, quello in cui tutte le sue illusioni erano crollate.
Altrettanto solo.
Una parola appena sussurrata, seminascosta dietro un singhiozzo, e tutti gli specchi si infransero.
Lui neanche sentì il rumore.
Cadde in ginocchio.

Cos'hai fatto?
È ciò che volevi?
Cosa sei diventato?
La tua anima giace abbandonata...
Cammini di tua volontà, dal paradiso all'inferno...
Conosci davvero la tua strada in questa follia?
Le tue catene sono state infrante...
Non è ciò che volevi?
Hai sofferto così a lungo...
Queste cose... queste cose non cambieranno MAI...!
Lì, davanti alle schegge di vetro, Aster pianse.


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Per i riferimenti alle citazioni, vedere "Leggende del Mondo Emerso: La Strada di Dubhe", scena decima, comunque è "La città dei libri sognanti" di Walter Moers. L'ultima riflessione di Aster, invece, è ispirata alla canzone "A Demon's Fate" dei Within Temptation... devo scrivere prima o poi una song fic su Aster con questa base...

   
 
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