Stavo
facendo una semplice passeggiata sulla spiaggia deserta mentre gli altri erano
rimasti in casa quando vidi sul bagnasciuga qualcosa brillare alla luce del
sole che tramontava. Mi avvicinai e raccolsi l’oggetto. Era una bottiglia.
All’interno c’era quello che sembrava un foglietto arrotolato. Non ci credo, un’altra volta?
Tolsi
il tappo e estrassi il pezzo di carta, lo aprii. C’era un messaggio, sembrava
più una lettera. Alcune parole erano sbiadite per l’umidità.
Carolina Beach,
26 aprile 2011
Caro papà,
sai,
non credevo potesse succedere un’altra volta. Sono passai solo alcuni giorni e
già sento la tua mancanza. Ho bisogno di te. Non riesco a chiudere occhio, perché
ogni volta che lo faccio rivedo la scena. Zio Tom che viene verso di me, mentre
io ti aspetto sullo scoglio, il nostro scoglio, come tutte le volte. Appena mi
vede scoppia in lacrime e mi abbraccia. Non riesco a credere di averti perso.
Non dopo quello che è successo alla mamma. Vedo il tuo viso ovunque. Ogni
giorno torno sullo scoglio sperando di vederti tornare, anche se dentro di me so
che non è possibile. Continuerò la nostra tradizione, te lo devo, lo so.
Mi
manchi. Mi mancano i tuoi abbracci, il tuo sorriso, i tuoi occhi verdi.
Tua figlia, Charlie.
Sentii
un pizzicore al naso, segno delle lacrime che presto avrebbero solcato le mie
guance, le cacciai indietro.
Continuavo
a ripensare a quello che era successo parecchi anni prima. Charlie.. non si chiamava così anche lei?
Decisi
di tornare a casa per controllare. Ero a Wrightsville Beach, nel North
Carolina, in vacanza con i miei compagni d’avventura, se così si può dire, e
stavamo in una casetta sulla spiaggia che avevamo affittato. Io e i ragazzi,
Niall, Louis, Zayn e Liam, eravamo una band, i One Direction, e, dopo un tour
durato due mesi ce n’era stato concesso uno di meritato (almeno credo) riposo.
Entrai
dalla porta sul retro, che era sempre aperta, e salii veloce le scale, diretto
nella camera che dividevo con Louis senza fare caso ai saluti che mi avevano
rivolto gli altri.
Aprii
il piccolo quaderno che portavo sempre con me. Forse era una cosa da ragazzino,
ma ci conservavo parecchi dei miei ricordi, comprese fotografie, e mi faceva
stare bene vedere la mia famiglia anche quando ero lontano da loro.
Sfogliai
le pagine fin quando trovai un foglietto con alcune parole scritte con
calligrafia infantile.
24 gennaio 2002
Ciao mamma,
come stai? Papà ha detto che
sei andata in un posto bellissimo dove c’è anche la nonna. Mi ha detto anche
che se volevo parlarti potevo mandarti questa lettera buttandola in mare. Mi
manchi tanto. Ti voglio bene.
Charlie.
Avevo
trovato quella lettera in una bottiglia quasi dieci anni prima.
Ero in
spiaggia, la stessa spiaggia, con mia madre e mia sorella Gemma. Mentre lei
costruiva un castello di sabbia io cercavo conchiglie da regalare alla mamma.
Poi vidi qualcosa nell’acqua e andai a recuperarla, era una bottiglia e
all’interno c’era il messaggio di quella che pensai fosse una bambina come me.
Non volevo che Gemma me la rubasse così non dissi niente a nessuno,
semplicemente la infilai nel mio zaino.
Non
l’avevo più lasciata. Avevo cominciato a portarmela sempre dietro, forse perché
pensavo che avrei in qualche modo aiutato quella bambina.
Ero
assorto nei miei pensieri e non avevo notato che i ragazzi erano saliti ed
erano dietro di me, fin quando Niall disse
«Harry?!
Cosa stai facendo?» mi voltai. Non avevo parlato loro del messaggio di 9 anni
prima.
«Non
prendetemi per pazzo..» iniziai «però io devo andare a Carolina Beach»
«Quando?»
chiese Louis.
«Il
prima possibile»
«E
perché?»
«Non
è importante. Ci devo solo andare»
«E
come pensi di fare?» chiese Liam.
«Non
lo so.. ci sarà un autobus, insomma è a mezzora da qui..»
«Ti
porto io» disse Louis. Mi voltai di scatto verso di lui.
«Lì
vicino c’è un paese dove vendono giocattoli di legno fantastici, così prendo un
regalo a Lottie, Fizzy, Phoebe e Daisy»
«Anche
a Lottie? Non è abbastanza grande?» chiese Niall ridacchiando.
«È
la mia sorellina quindi le prendo un regalo. Voi venite?»
«A
guardare giocattoli di legno? Non credo..» disse Zayn.
«C’è
la spiaggia, andiamo a fare un bagno»
«Io
ci sto» disse Liam. Louis gli fece un cenno d’assenso.
«Idem»
aggiunse Niall.
«E
va bene!» continuò Zayn, arrendendosi.
«Perfetto.
Domani si va a Carolina Beach»
Ringraziai
i ragazzi, erano le persone migliori che potessero capitare nella mia vita.
Il
giorno seguente partimmo intorno alle 8 e mezzora più tardi giungemmo a
destinazione.
«Ci
vediamo più tardi» dissi appena sceso dall’auto. Mi salutarono e
ripartirono.
Mi
avviai verso il primo bar che vidi per chiedere di Charlie. Un anziano signore,
che sembrava il gestore del posto, mi disse che lavorava all’emporio cittadino,
si chiamava da Nando. La cosa mi fece ridere, era lo stesso nome del fast-food
preferito di Niall. Ringraziai e uscii.
Dalle
indicazioni che avevo ricevuto non doveva essere distante, cinque minuti a piedi.
Lo
trovai in fretta, forse per l’insegna gigante o forse perché era l’unico
edificio colorato tra case grigie.
Entrai.
Dall’esterno non sembrava, ma dall’interno la prima cosa che si notava era la
grandezza, era un edificio enorme e, a occhio, vi si vendeva tutto. Dalle esche
per la pesca alla frutta e verdura fresca. Tutto era ordinato su vari ripiani.
Mi chiesi come facessero a tenere così in ordine.
Chiesi
a un ragazzo che guardava tra gli scaffali della frutta secca se sapesse chi fosse Charlie.
«Ma
tu sei..?» non lo lasciai finire.
«Si
sono io»
«Wow.
Di solito le celebrità non vengono in paesi come il nostro. Comunque Charlie
è quella laggiù in fondo, con i capelli scuri» mi indicò la ragazza dietro
il registratore di cassa che parlava sorridendo a un’anziana signora.
«Ti
ringrazio» dissi dirigendomi verso di lei.
La
signora la salutò e se ne andò. Colsi l’occasione.
«Ciao»
esordii.
«Ciao.
Hai bisogno di qualcosa?»
«Io..
si.. no..» Perché balbetto? Mi resi conto di non aver
neanche preparato un discorso, volevo improvvisare ma lei non me ne lasciò il
tempo.
«Che
stupida che sono! Non avevo capito.. Sei Tim, giusto?»
«Si»
Cos’ho detto? Il danno era fatto.
Pensai però che forse sarebbe stato l’unico modo per parlarle.
«Perfetto
vieni» disse lei indicandomi l’apertura del bancone alla sua destra. Mi
trascinò attraverso una porta.
«Allora..
per ora devi solo portare questi scatoloni laggiù. Così» disse lei. Ne alzò
uno con una tale facilità che pensai sarebbe potuta andare peggio, dovevano
essere leggeri. «Prego» disse poi «Se hai bisogno io sono di là»
«Va
bene, grazie» risposi io. Avevo sperato in qualcosa di diverso, ma mi dissi
che ci sarebbe stata occasione più tardi di parlare.
Mi
chinai per alzare il primo scatolone. Non feci molta fatica, però erano davvero
pesanti. Come aveva fatto una ragazza dall’aria così fragile a trasportare un
peso simile?
Non
feci in tempo a finire che la porta si aprì.
«Già
fatto?» chiese sorpresa. Annuii.
«Perfetto,
non sembri così forte» Neanche tu,
bellezza, neanche tu.
«Io
sono molto forte!» dissi di rimando, forse con troppa enfasi.
«Va
bene, va bene. Sei forte. Però per il prossimo compito non ti servirà questa
forza. Devi fare l’inventario di alcuni scaffali» mi fece cenno di seguirla.
Arrivammo
davanti ai ripiani dedicati alla pesca.
«Allora
semplicemente devi contare le esche di questi dieci barattoli e riferirmi il
numero. Semplice no? Oppure ti fanno paura..?» disse lei con aria di sfida.
«Certo
che non mi fanno paura!» le dissi. Solo
schifo.. aggiunsi nella mia testa.
«Bene.
Ci vediamo dopo» disse salutandomi con la mano. Perché si prendeva gioco di
me?
Cominciai
e, superati i primi minuti di nausea, riuscii a completare il lavoro.
Stavo
andando dalla ragazza per consegnare quello che avevo fatto, ma un ragazzo
arrivò da lei prima di me. Ero abbastanza vicino, quindi sentii quello che le
stava dicendo.
«Sei
Charlie, giusto?» chiese.
«Si
sono io. Chi mi cerca?»
«Sono Tim, quello che doveva cominciare oggi. Sono arrivato un po’
tardi però..»
«Tu
cosa?» chiesi lei. Oddio, e ora cosa
faccio?!
«Non mi aspettavate?» me lei non lo ascoltava più. Guardava verso di me.
Si avvicinò lasciando il ragazzo in piedi davanti al bancone.
«Se
lui è il vero Tim, tu chi sei?» sembrava irritata. Mi puntava un dito
contro.
Stavo
per rispondere quando il vero Tim disse
«Ma
lui è Harry Styles! Fa parte dei One Direction!» Molto bene. Copertura andata.
«La
band che sta spopolando in questi mesi?»
«Più
o meno..»
«Ora
non ho tempo di parlarne. Tra dieci minuti chiudiamo per pranzo. Aspettami
fuori»
Annuii
e mi allontanai. Forse sarei riuscito a parlarle.
Aspettai
seduto sulle scale davanti all’emporio, finchè non sentii il mio nome.
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Buonaseraa!
L'idea di questa storia era quella di creare una OS che poi si è rivelata più lunga del previsto lol
Saranno tre capitoli in tutto e li posterò abbastanza in fretta visto che sono già praticamente pronti.
Volevo precisare che l'idea mi è venuta pensando 'Le parole che non ti ho detto' di Nicholas Sparks, amo quell'uomo.
Anyway, spero vi sia piaciuta c:
Mi dileguo, gaia.
Ps. continuo quando e se trovo qualche recensione lol
Ps2. Se volete seguirmi su twitter sono @myskyistorn, chiedete pure il follow back.