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Autore: IosonoOmbra    11/09/2012    7 recensioni
Vi siete mai chiesti come possa essere stata l'infanzia dell'infido e traditore dio dell'inganno? Avete mai desiderato sbirciare nel passato del potente e superbo dio dei fulmini? E magari, fatemi indovinare, non dispiacerebbe anche sapere cosa sia accaduto a Thor e Loki, una volta tornati ad Asgard dopo il tradimento di Laufeyson. Beh, io so questo e molto altro perciò... non vi resta che leggere...
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Giochi Pericolosi
 
Sentii un rumore improvviso, come di un tuono che esplode dentro una stanza,
e sorrisi tra me e me, sapendo fin troppo bene quello che mio fratello aveva appena combinato.
L’ha fatto di nuovo...
“Loki, non farti distrarre dall’indole indisciplinata di tuo fratello. La sua reticenza agli
studi lo farà crescere come uno scapestrato, come tutti gli altri suoi amici, del resto.”
Rivolsi lo sguardo verso il mio insegnante, un uomo alto, dinoccolato, che dimostrava
due volte la sua vera età. Era il mio maestro di rune antiche, io naturalmente già le
conoscevo tutte perfettamente, ma stavo al gioco, fingendo di essere il prezioso studente
modello che ha ancora tanto da imparare dal suo maestro.
Quell’uomo si chiamava Turla, e oltre il suo accademico sapere riguardo le antiche tradizioni,
non mi era mai sembrato brillasse di particolare intelligenza.
Non a caso infatti ignorò, o forse neppure notò, lo sguardo pungente che gli rivolsi,
continuando, a suo rischio e pericolo, a parlare di Thor come se non fosse mio fratello
e non lo conoscessi neppure.
“Arrogante, egoista ed ottuso. Quel Thor non diventerà mai il degno re di cui Asgard ha bisogno,
non se continua a scappare dai suoi stessi insegnanti!”
Ricordai che Turla ce l’aveva con mio fratello a causa di una vecchia collezione
di armi antiche che lui gli aveva recentemente distrutto a causa della sua incontrollata forza,
ma questo non lo giustificava minimamente.
“Arrogante, ed ottuso?”
Gli rivolsi uno sguardo eloquente, pregando il mio cuore di controllarsi, perché già
sentivo le mani formicolare per la rabbia.
“Crede davvero che lei possa esprimersi in questi termini parlando di mio fratello, di fronte a me?”
Per la prima volta Turla mi concesse l’enorme privilegio di un suo sguardo.
Vidi nei suoi occhi inizialmente confusione, poi la consapevolezza di aver fatto un
enorme errore, infine osservai con meraviglia un’amabile nota di inquietudine farsi strada nel suo cuore.
“Io... ho sbagliato principe...”
“Oh, certo che lo hai fatto.”


Odiavo tradizioni antiche.
Era una materia che proprio non riuscivo a sopportare. Tutti quei vecchi coperti di polvere mi facevano annoiare a morte.
Perciò avevo deciso di utilizzare il vecchio trucco dei fulmini per fuggire anche stavolta.
Ero ormai quasi fuori del castello quando sentii un’altra esplosione, provenire
dalle stanze dove invece facevano studiare Loki.
Io e mio fratello non studiavamo mai insieme, e questo a causa della differenza di età,
che in realtà non significava niente, dato che Loki era molto, ma molto più intelligente di me.
Le scale si riempirono di fumo nero come polvere di carbone, e tra le nebbia vorticanti comparve un Loki indispettito.
Mi raggiunse e disse, con l’aria di qualcuno che ha paura di aver commesso l’ennesimo sbaglio:
“Andiamocene.”
Non gli feci aggiungere altro che corremmo fuori del castello, verso i boschi,
lontano da qualsiasi muro potesse ostacolare i nostri cuori affamati di vita.
“Cosa hai combinato questa volta al tuo insegnante?”
Lui mi guardò con quegli occhi che brillavano come un prisma sotto il sole, ed arricciò il naso, divertito.
“Nulla che non possa guarire, risanare, curare un medico che sappia il fatto suo.”
“Loki sai che non va bene... sei ancora troppo piccolo per queste cose!”
Loki sbuffò.
“Gli ho solo fatto esplodere una piccola stella di gesso sotto il naso, si è solo
preso un grande spavento e bruciacchiato un po’ di capelli... niente di più, ho controllato prima di andarmene.”
Le stelle di gesso erano una delle tante invenzioni di mio fratello.
Piccoli petardi ripieni di un gesso esplosivo, che Loki scolpiva lui stesso,
in legno di frassino che in seguito faceva marinare nell’alcol.
Le chiamavamo stelle perché quando le accendevamo fischiavano e prendevano
fuoco esattamente come delle piccole stelle cadenti, l’esplosione di una di queste
produceva un accecante lampo di luce, e una piccola fiammata.
Sbuffai anch’io. Sapevo che il fratello maggiore doveva dare il buon’esempio,
mia madre me lo ripeteva in continuazione, credendo che io fossi la causa del
carattere dispettoso di Loki, ma proprio non ci riuscivo ad arrabbiarmi e a rimproverarlo.
Mio fratello cresceva, e ogni giorno organizzava scherzi più astuti e geniali.
Spostai lo sguardo su di lui, e vidi che aveva abbassato gli occhi, come aspettando di ricevere la punizione fin troppo meritata.
Gli scompigliai i capelli, ridendo, e Loki sollevò lo sguardo, sorpreso.
“Per questa volta passi, fratellino... ma la prossima volta cerca di essere più paziente, d’accordo?”
L’espressione di Loki parve sollevata, e attraverso i suoi occhi mi sembrò di vedere il suo cuore riempirsi di luce.
Poi si liberò dalla mia carezza e disse, con tono di una fata molesta:
“Senti da che pulpito vengono le prediche! Sei stato tu il primo a conquistare il cuore del caro Turla!”
Sgranai gli occhi per la sorpresa, e Loki rise, divertito della mia espressione.
Lasciai cadere il discorso, la lingua argentina di mio fratello si era sciolta del tutto,
e ormai riuscivo a sconfiggere la sua indisponente oratoria soltanto con la mia innata testardaggine.
Arrivammo finalmente al fiume, dove c’erano anche tutti gli altri ad aspettarmi.
“Thor, hai portato anche tuo fratello?”
Parvero tutti sorpresi, ma non mossero alcuna obiezione.
“Sì, doveva prendere una boccata d’aria fuori dal castello...”
“Ha combinato altri disastri?”
“Diciamo solo che ora anche lui è nella lista nera del vecchio Turla...”
Il vecchio maestro era ben conosciuto dalla nostra banda, dato che cercava con ogni mezzo di ostacolare i nostri giochi.
Sif sbucò dalle fronde di un albero, oscillando a testa in giù.
“Turla è un vecchio brontolone, ma lui...”
Fece un gesto verso Loki, e con un salto molto atletico scese dall’albero sul quale si trovava.
“È troppo piccolo per giocare con noi.”
Dopo qualche istante Sif spostò la sua espressione scocciata da me a mio fratello,
per tutto il tempo rimasto nascosto dietro le mie spalle.
“Guarda, non riesce neppure a riprendere fiato, il pidocchio.”
Me ne accorsi solo quando me lo fece notare. Loki ansimava pesantemente, e sembrava fare fatica a riprendere fiato.
Si è sforzato di correre veloce per tenere il mio passo...
“Io non sono un pidocchio!”
“No, sei solo un bambino frignone e fragilino. Non ti vogliamo con noi.”
Sentii Loki fremere dietro le mie spalle, si morse le labbra, e sembrava stesse per esplodere.
Decisi che era meglio intervenire.
“Calmatevi, non c’è motivo per comportarsi così. Loki, sono sicuro che Sif stesse scherzando. Su... fate pace.”
Incrociai le dita e sperai che il mio inguaribile ottimismo funzionasse.
Loki mi guardò un momento, poi abbassò lo sguardo, come se il capo gli pesasse
per una scelta molto difficile.
Mio fratello ancora non aveva quel cuore nero, così ricolmo di risentimento e dolore,
che lo portò ad essere il dio che è oggi. A quei tempi, e so che sembra incredibile,
Loki sapeva perdonare e dimenticare. Ogni giorno crescevamo sempre di
più seguendo le nostre più naturali inclinazioni, allevati da genitori benevoli che
volevano soltanto la nostra felicità. Ancora oggi non riesco a spiegarmi cosa abbia
potuto rendere mio fratello quel crudele essere vendicativo.
Ricordo comunque che quel giorno sollevò lo sguardo e, mostrando un timido sorriso, disse:
“Scusa Sif, so di essere ancora piccolo, ma mi piacerebbe molto giocare con voi... posso?”
Lanciai un’occhiataccia a Sif, non poteva dirgli di no.
Lei lo guardò titubante, poi la sua espressione divenne stranamente intimorita.
Infine scrollò le spalle, e in questo modo diede il suo silente assenso.
Con gli altri ci spostammo sul fiume, ormai nostro luogo di ritrovo per qualsiasi gioco,
e decidemmo che avremmo inscenato uno scontro per le corone.
Era un gioco che facevamo spesso, ma Loki non lo aveva mai fatto, e fu allora che mi
accorsi per la prima volta, e con mia grande sorpresa, che mio fratello raramente partecipava
ai giochi che organizzavamo con i miei amici.
Costruimmo due specie di fortini sopra due grossi alberi, rispettivamente paralleli sulle rive opposte del fiume.
Facemmo provvista di sassi, frecce spuntate e qualsiasi altra arma improvvisata ci potesse tornare utile durante lo scontro.
Sif intrecciò due corone con fili di edera e trifoglio, e le lanciò su due rami del grosso salice che cresceva rigoglioso nel mezzo del fiume.
Il gioco consisteva nel organizzare due eserciti, e chi faceva cadere per primo la corona del gruppo avversario in acqua vinceva.
Ciascuno si rifugiò nel proprio fortino, da una parte me, Loki e Volstagg, dall’altra Sif, Jogun, e Fandral, e il gioco ebbe inizio.
Calandomi nel ruolo di comandante, incitai i miei compagni di squadra a non temere i nostri spaventosi avversari,
infatti dalla nostra parte avevamo il favore delle Norne, e di tutti i nostri antenati, i quali non
avrebbero mai permesso ai figli di Odino di perdere uno scontro talmente importante.
Era uno dei discorsi più impegnativi e toccanti che avessi mai fatto, e credo che l’emozione
di vedere mio fratello fissarmi con quegli occhi illuminati fosse per me un incentivo.
Mi arrampicai quindi su un ramo, e sbucando dalle fronde urlai in direzione del fortino avversario
che era meglio si arrendessero, perché la nostra spada si sarebbe abbattuta sulle loro teste senza pietà.
Ci fu un attimo di silenzio, sentii distintamente Loki trattenere il respiro e poi vidi una
chioma bionda sbucare dall’albero al di là del fiume.
Sif mi fissò con aria truce e quindi gridò a pieni polmoni:
“Non vincerete mai! Le Norne non proteggono i traditori e i mostri!
I serpenti velenosi non dovrebbero abitare in nidi dorati, e piuttosto dovrebbero restare nei profondi abissi dai quali provengono!”
Detto questo, sparì, lasciandomi perplesso a riflettere su quelle parole.
Lanciai uno sguardo alle mie spalle, e notai che l’espressione di Loki si era fatta più cupa
e scavata, come se in un istante fosse cresciuto di molti secoli; quando poi si accorse che
lo osservavo all’inizio parve arrossire, poi abbassò lo sguardo, quindi lo rivolse
di nuovo verso di me e scrollò le spalle come per dirmi che non aveva capito cosa intendesse.
Non compresi né quelle parole né la strana reazione di mio fratello, così lasciai perdere,
nella mia spensieratezza di bambino, e decisi che i fatti avrebbero parlato per noi.
 
La battaglia cominciò con un rullo di tamburi che scosse la foresta.
Quando tornò il silenzio, innalzammo le nostre urla di guerra e lo scontro ebbe inizio.
Pietre, sassi e quant’altro si abbatterono con ferocia sulla corona dell’avversario, nel tentativo
di spezzare il ramo, e farla cadere in acqua.
Jogun scagliò qualche freccia che colpì il legno inutilmente, Volstagg si impegnava
a lanciare i massi più grandi, e Fandral cercava di deviare gli attacchi sulla nostra
corona lanciando altri rami.
Le nostra urla erano simili a quelli di mille uomini, o almeno così mi piaceva di credere in quei momenti.
Loki si sistemò più in alto, nascondendosi tra le foglie, tirando pigne e pietre lisce di fiume, e di conseguenza lo persi di vista.
Ma dopo qualche minuto mi accorsi che il gruppo di Sif non stava giocando pulito.
Frecce e sassi non erano diretti soltanto sul salice e la nostra corona, ma alcuni
venivano lanciati con più forza, con il risultato di cadere verso di noi.
Protestati della loro scorrettezza, ma notai anche che la traiettoria non era esatta;
non stavano mirando al nostro rifugio, quanto piuttosto ad un punto sopra le nostre teste, tra le foglie dell’albero.
Quando sentii Loki soffocare un lamento mi allarmai, e compresi che cercavano di colpirlo.
“Sif, cosa diavolo stai facendo?! Non è leale!”
Non ci fu alcuna risposta, e quando nel rumore della nostra battaglia sentii un colpo più forte degli
altri e Loki gemere, mi spaventai sul serio.
Uscii fuori del mio rifugio e raggiunsi mio fratello che si era arrampicato su un punto troppo scoperto dell’albero.
Con le mani si teneva la testa, e sembrava più spaventato che ferito.
Feci appena in tempo a raggiungerlo che una pioggia di sassi piovve su di noi.
Mi buttai su di lui e lo protessi con il mio corpo.
Fandral si accorse della situazione e gridò affinché la smettessero di lanciare pietre,
ma soltanto quando fece anche il mio nome la pioggia fatale cessò, e finalmente ci lasciarono in pace.
 
Mi ero arrampicato in quel punto credendo fosse un luogo strategico.
Non potevo contare sulla forza bruta di mio fratello, perciò dovevo necessariamente
attaccare da un punto sopraelevato, e quindi più avvantaggiato.
Trovai proprio il posto che faceva al caso mio. La pianta infatti girava su se stessa per
poi sporgersi di poco verso l’acqua, proprio sul lato dove era appesa la corona del gruppo di Sif.
Mi arrampicai e mi sporsi fuori dall’albero, cosciente che in questo modo sarei stato visibile
ai nostri avversari, tuttavia le regole parlavano chiaro, e non credevo potessi diventare oggetto del loro attacco.
Mi sbagliavo.
Dopo neanche qualche minuto di tentativi sentii le prime pietre sfrecciarmi vicino al viso,
non potevo credere che fossero rivolte davvero a me, ma me ne convinsi non appena un sasso mi colpì la spalla.
Allora mi ritirai un po’ più dentro l’albero, ma ormai la mia posizione era stata scoperta.
Sperai con tutte le mie forze che non attaccassero più, e per un momento decisi di non
tirare più sassi verso la corona nemica, ma Sif e gli altri non gettarono la spugna, ed anzi
la mia momentanea ritirata sembrò farli infuriare soltanto molto di più.
Sapevo che dietro tutto questo c’era Sif, ma la cosa che mi lasciava senza parole era perché
mi odiasse così tanto. Non era bastata la frecciatina del serpente velenoso?
Cosa voleva che facessi, che scomparissi per sempre?
Una pietra più grossa delle altre cadde dall’alto colpendomi sul viso.
Mi presi la testa tra le mani, e solo allora mi accorsi di trovarmi in trappola.
Non potevo scendere perché se avessi mosso anche solo un passo rischiavo che
una pietra o qualsiasi altra cosa mi colpisse facendomi perdere l’equilibrio, e non
potevo difendermi non avendo alcuna protezione. In quel momento compresi quanto
fossi diverso da quel gruppo di amici. Non ne avevo mai fatto parte, e loro non mi volevano.
Mi chiesi perché mi trovassi in quella situazione, nonostante non mi fossero mai piaciuti i giochi di guerra.
Li trovavo brutali, stupidi, e disonorevoli per un dio. Proprio quando facevo questi pensieri
sentii la voce di mio fratello. Alzai lo sguardo e mi accorsi che in quel trambusto Thor era arrivato a proteggermi.
Mi strinse al petto nascondendomi in quell’abbraccio che mi era sembrato sempre così grande.
Tuttavia le pietre continuarono a cadere implacabili, e questa volta ferendo anche mio fratello.
La paura per me stesso divenne terrore per l’incolumità di Thor.
Smettetela... vi prego, smettetela!
Li supplicavo mentalmente di cessare quello stillicidio; riuscivo quasi a sentire i sassi abbattersi
su Thor, e il suo respiro interrompersi quando una pietra calava sopra il suo corpo, trattenendo un gemito di dolore.
Alla fine quando finalmente l’attacco cessò, ero talmente frastornato che quasi non me ne accorsi.
Mio fratello allora si allontanò lentamente da me, e mi guardò con sguardo critico,
cupo di rabbia, che tuttavia non sembrava essere rivolta verso di me.
“Ti sei fatto male?”
Non risposi, e rimasi a le labbra serrate.
Mi controllò rapidamente, soffermando le dita sui punti dove erano emerse more violacee.
Quando si accorse che non mi ero ferito gravemente il suo viso si rasserenò come il cielo dopo un’orribile tempesta.
“Meno male, sei tutto intero.”
“T-Thor!”
Il mio grido uscì strozzato dalla gola chiusa, e suonò più allarmato di quanto volessi che fosse.
Mio fratello mi guardò stupito e poi si accorse del motivo per cui mi ero spaventato così tanto.
Si portò una mano alla fronte e toccò il rivolo di sangue che continuò colandogli giù sul viso.
Impallidii e mi sentii mancare.
Mi allarmai e lo tirai fino al rifugio borbottando:
“Thor, dobbiamo curarti immediatamente! Sei ferito ed è tutta colpa mia! È tutta colpa mia...”
Lui si lasciò fasciare e curare, osservandomi attentamente. Sbirciai il suo sguardo
e vidi che sembrava non avercela con me, io tuttavia continuavo a sentirmi peggio di uno straccio.
La ferita alla testa di mio fratello non si rivelò brutta quanto avevo temuto, e notai che
il sangue aveva già cominciato a coagularsi.
Mi accigliai notando anche altre ferite sulla schiena e sulle braccia, ma Thor si accorse subito del mio umore nero.
“Loki, non è stata colpa tua. Capito? Tu non centri niente con questo.”
Accennai un sorriso, ma era talmente stentato che non avrei potuto ingannare neppure quel tontolone di mio fratello.
“I-Io torno a casa... mi sono stancato di giocare...” mentii.
Thor si accigliò un momento e poi disse:
“Loki guardami.”
Obbedii e per un momento mi sembrò di cadere dentro quegli occhi azzurri come quelli di una stella.
“Non è stata colpa tua, e quindi non te ne devi andare per forza. Vorrei tanto che tu rimanessi...”
Il suo solare sorriso mi colpì come uno schiaffo in pieno viso, e sentii grosse lacrimone
salate rotolarmi su per la gola. Le ricacciai indietro con una ostinata disperazione,
e costruii il sorriso più convincente che riuscii a fare in quel momento.
Scappai di nuovo sopra l’albero, appena in tempo per sentire la mia espressione crollare,
e una stella di fuoco esplodermi nel petto.
Era rabbia, odio, e frustrazione, ma anche e soprattutto era la consapevolezza che se non fossi
stato così testardo Thor non si sarebbe fatto del male; non ero soltanto inutile e debole, ero anche dannoso.
Mi appallottolai su un ramo, obbligandomi a respirare piano, e ad impedire a quelle lacrime
imbarazzanti di calare il colpo di grazia su di me.
Spiai tra le fronde e vidi che Thor stava parlando con Sif, e quando incrociai il suo sguardo quasi persi l’equilibrio.
Non avevo mai visto quell’espressione furiosa, e mi ricordò la ceca rabbia con cui si abbatte un fulmine, distruggendo ogni cosa.
Non riuscivo a sentire cosa si dicessero, ma vidi le guance di Sif imporporarsi, e il suo sguardo colpevole sfrecciare verso di me.
Alla fine ognuno tornò alla sua postazione, ma io avevo deciso che per una volta non sarei stato così inutile.
Avremmo vinto quella partita a qualsiasi costo.
Ci rifornimmo di pietre, pigne e rami, ma io ne raccolsi soltanto una manciata, per non far sorgere strani dubbi sulle mie intenzioni.
E infine il gioco ricominciò.

 
Sapevo che non ero riuscito a convincere Loki sul fatto che non centrava niente con le mie ferite,
ma avevo anche visto sorgere nella sua mente l’ombra di un’idea pericolosa.
Sperai che fosse soltanto una mia impressione, ma mi ripromisi che lo avrei tenuto d’occhio.
Il gioco ricominciò e dopo un breve periodo in cui sembrò serpeggiare nell’aria una tensione venefica,
tutti quanti ricominciammo a divertirci.
Voltagg gridava come un orso ubriaco, ed era impossibile non lasciarsi sfuggire un sorriso per quei versi buffi.
Fandral invece cominciò ad inveire contro il cielo, fingendo di scagliare maledizioni ai suoi avversari.
Jogun di fronte a quelle urla sembrava prendersela sul serio, e quando rispondeva alle provocazioni di Fandral era da morire dal ridere.
Anche a Sif sembrò sfuggire qualche sorriso, e finalmente mi rilassai.
Tuttavia quando lanciai uno sguardo a Loki, per vedere se si stesse divertendo anche lui mi sentii mancare.
Mio fratello era scomparso, e non avevo la più pallida idea di dove fosse finito.
Chiesi in giro, e Fandral disse che forse si era annoiato ed era tornato al castello senza dirmi niente.
Sperai che fosse la verità, ma sapevo che Loki non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Ad un certo punto sentii un grosso tonfo in acqua, troppo grosso per essere quello di un sasso o di un ramo.
Corsi con il cuore in mano, e scrutai l’acqua.
Di Loki non c’era nessuna traccia, ma l’eventualità che mio fratello fosse caduto nell’acqua gelata del fiume,
e che fosse stato portato via dalla corrente, mi terrorizzò.
Mi precipitai fuori del mio rifugio e osservai con sguardo febbrile le acque tumultuose, senza vedere nulla.
In quella stagione il fiume era particolarmente agitato, e scendeva giù dalle montagne con una rabbia furiosa,
creando anche delle rapide e dei mulinelli d’acqua. Quel fiume era una tomba per chiunque
ci fosse caduto dentro, e Loki non sapeva neppure nuotare.
“Loki!” gridai, spaventato.
“Sono qui...!”
Alzai lo sguardo in direzione della voce e finalmente lo vidi.
Era appesa ad un albero che sporgeva sul fiume, e protendeva il braccio in direzione del salice,
quel suono doveva essere il rumore di un ramo che si spezzava e che era caduto pesantemente in acqua.
“Cosa stai facendo, Loki?! È pericoloso!”
Dal salice c’erano almeno quattro metri, era impossibile che allungandosi in quel modo
fosse riuscito a raggiungerlo. Bastava una sferzata di vento, o un passo falso che Loki
sarebbe stato risucchiato dalle acque impetuose del fiume.
Mio fratello invece mi rivolse uno sguardo colmo d’orgoglio, e sorrise.
“Vinceremo, guarda!”
Non capivo a cosa si stesse riferendo fino a quando non rivolsi lo sguardo nel punto in cui lo stava fissando Loki.
Il ramo dove stava la corona di Sif ebbe un tremito, e io per un momento pensai di averlo sognato.
Loki si morse le labbra e mosse le dita della mano, e il ramo ebbe un altro tremito.
“Fratello, cosa...”
Su legno inanimato comparvero delle piccole gemme.
Loki si lasciò sfuggire un gemito di vittoria, come se avesse fatto chissà quale miracolo.
Quando infine le gemme cominciarono a crescere e il ramo ad allungarsi non potevo credere ai miei occhi.
Il sorriso sul volto di Loki era sofferente ma concentrato, nulla lo avrebbe distolto da quell’impresa.
Io non avevo fiato, e il mio cuore era diviso dal terrore di vedere Loki cadere, e la meraviglia di quella magia.
Sapevo che mio fratello aveva delle doti particolari, ma mai avrei immaginato che fosse
in grado di tanto, e dalla sua espressione, non lo credeva neppure lui qualche attimo fa.
Il ramo si allungò lentamente, con fatica, ma alla fine fu ad un palmo dalla mano di Loki.
Sif e gli altri avevano ormai interrotto il loro attacco, e tutti eravamo caduti come in tralice,
osservando mio fratello e quel prodigio.
Ma quando ormai sembrava essere ad un soffio dal prendere la corona, vidi distintamente
Loki perdere la presa al ramo cui si teneva. Forse le sue dita avevano perso sensibilità,
sta di fatto che scivolò in avanti, senza alcuna possibilità di riprendersi.
“LOKI!”
Non ebbi neppure il tempo di capire cosa fosse successo che il ramo crebbe ad una velocità
spaventosa andando a sorreggere il corpo di Loki, salvandolo.
Mio fratello aprii lentamente gli occhi, aggrappato come un gatto ad un ramo, e accortosi di essere in salvo mi sorrise.
“Ce l’ho fatta. Abbiamo vinto!”
Sollevò trionfante la corona d’edera come avrebbe fatto un coraggioso guerriero di ritorno
da una missione mortale, o almeno tale sembrò ai miei occhi.
Fu in quel momento che quel beato momento di serenità fu strappato dalle mani di Loki
con violenza inaudita, rifacendomi piombare nel terrore.
Il ramo dove si trovava mio fratello emise uno scricchiolio tremendo, e si ruppe.
Io ebbi appena il tempo di capire cosa stesse succedendo e di incrociare lo sguardo sorpreso
e spaventato di Loki, che lo vidi cadere nel fiume, e sparire risucchiato dalle onde.
Gridai il nome di mio fratello e mi stavo per buttare anche io in acqua quando fui bloccato.
Sif mi aveva preso per un braccio e mi guardava con sguardo infuocato da un’ira spaventata.
“Non farlo! Verrai risucchiato anche tu dal fiume e non potrai fare nulla per salvare Loki!”
Mi liberai, frustrato dalla presa della mia amica, e cercai con sguardo febbrile in acqua.
Corsi lungo il fiume e continuai a chiamarlo, fino a quando finalmente lo vidi riemergere e prendere una boccata d’aria tremenda.
Lo sentii chiamare il mio nome e poi l’acqua gelida lo inghiottì ancora, con brutale ferocia.
All’improvviso ricordai che il fiume era interrotto da un ponte, dal quale se mi fossi calato, avrei potuto salvarlo.
Corsi più veloce che potevo verso quella costruzione, e sperai con tutto il cuore che questo piano funzionasse.
“Loki, resisti! Fratello!”
Raggiunsi immediatamente la costruzione e cercai di intuire da che parte del fiume Loki
potesse arrivare, ma l’acqua era tumultuosa, piena di rapide, e vedevo mio fratello
scomparire e riemergere in zone opposte del fiume.
“Thor, arriverà qui!”
Mi girai e vidi che Sif mi aveva raggiunto, e aveva compreso i miei dubbi.
Io esitai un attimo, poi la mia amica mi urlò:
“Fidati! Vuoi salvare o no, tuo fratello?! Non voglio che Loki muoia, Thor, fidati di me!”
Decisi che tanto era l’unica possibilità che avevo.
Mi calai dal ponte, mentre Sif mi teneva affinché non cadessi dopo aver afferrato Loki.
Le previsioni di Sif alla fine si risultarono esatte, e mio fratello arrivò proprio in quel punto del fiume.
“Loki, prendimi la mano!”
Il rumore del torrente era troppo forte e sebbene gridassi la mia voce suonava non più forte di un sussurro.
Mi gettai quasi in acqua e lo afferrai. Loki si aggrappò a me con tutte le sue forze, e per un momento pensai che era salvo.
“Thor...” Tossì acqua e cercai di tirarlo su ma i suoi vestiti erano scivolosi e cedevoli.
Non gli avrei mai permesso di ricadere nel fiume, perché sapevo che non ce l’avrebbe mai fatta.
Diedi uno strattone perché lo sentivo scivolarmi tra le braccia, ma in questo modo Sif
perse la presa, e cominciò a dire di non riuscire più a reggermi.
La supplicai di resistere, ma quando spostai lo sguardo su Loki un orribile presentimento
mi gelò la schiena più di quanto avrebbe potuto fare le acque del fiume.
I suoi occhi si erano colmati di una consapevolezza crudele.
“No, Loki. Non ci pensare neanche! So cosa vuoi fare!”
Diedi un altro strattone, facendo forza sulle braccia, Sif emise un gemito disperato, e sentii la sua presa allentarsi.
Loki si limitò a sorridere, dopo di che lasciò la mia presa e ricadde pesantemente in acqua.
Lo chiamai e continuai a dibattermi in tutti i modi per tuffarmi, ma in quel momento arrivarono
anche gli altri che me lo impedirono in tutti i modi. Quando rialzai lo sguardo Loki non c’era più, come se fosse stato divorato dalle onde.
Mi guardai le braccia, di lui mi restavano soltanto i segni rossi che le sue unghie mi aveva provocato, poco prima di lasciare la presa.
“Loki...”

fine prima parte...

L'angoletto (sempre più buio) dell'autrice:
D'accordo.. mi preparo per la fustigazione pubblica dopo questo (mezzo) capitolo a dir poco osceno.. ç__ç
Vi ho lasciato con il fiato sospeso vero? ehm.. o almeno spero.. sta di fatto che questo non è il problema maggiore perchè... perchè.... O___O
questo capitolo fa schifo!!!! A fine cap pensavo di aver fatto un  buon lavoro, allora mi sono messa a rileggerlo, tutta contenta e spensierata, e mi è caduta la mandibola dalla disperazione.. =__= ditemi voi che ne pensate.. ho paura di aver fatto.. un buco nell'acqua questa volta (e perdonate anche il non voluto gioco di parole XD).. bacioni mie poche e preziosissimissime fan!!!!
Jack <3



p.s. nel caso non fossi stata abbastanza chiara.. le parti in verde sono il cambio di punto di vista in quello di Loki.. già... della serie:

   
 
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