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Autore: I_me_mine    11/09/2012    2 recensioni
Juditte Evelyn Wood : una ragazza come tante,sognava una vita come quella di tante ,una famiglia come quella di tante.
Invece il destino la ricondurrà al luogo dove tutto il suo dolore ebbe inizio anni addietro ,il luogo che la cambierà ancora una volta e per sempre.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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16 Luglio 1958


Ormai ero qui a Liverpool da qualche mese e finalmente tutto incominciava a sembrarmi estremamente familiare.
Ogni mattino il mio risveglio era accompagnato da un profumo differente:Marianne adorava viziarmi e rimpinzarmi di dolci di ogni tipo,non che la cosa mi dispiacesse,ma di questo passo la mia già sudata linea ne avrebbe risentito duramente.

Ovviamente quelle opere d’arte commestibili non passavano indifferenti allo stomaco del caro George che accettava di buon grado ,di tanto in tanto,i miei piccoli regali; Marianne sarebbe impazzita al solo pensiero ,perciò approfittavo del momento in cui lei mi avrebbe lasciata sola per la ronda giornaliera in giardino e con dolce al seguito furtiva come un ladro sgattaiolavo in camera.

George dal suo canto mi aiutò ,come promesso,con la chitarra.

Devo dire che ,a dispetto di quanto avessi immaginato,ero piuttosto brava e mi appassionai estremamente a quello strumento.
Perciò le nostre frequentazioni divennero sempre più assidue,d’altra parte mi bastava varcare la soglia per potermi ritrovare il suo contagioso sorriso dinnanzi.

Spesso,durante le mattine più calde, ce ne stavamo gambe penzoloni sul dondolo di casa mia a sgranocchiare  biscotti e a chiacchierare di cose varieq uali musica,cibo,scuola,cibo e ancora cibo,talvolta George prendeva la chitarra e iniziava ad intonare qualcosa che io lo accompagnavo con la voce.

Proprio una di queste mattine ci vedemmo arrivare un affannato Paul con i capelli scompigliati dal vento e lo sguardo mite.
Io e George ci guardammo con far interrogativo.

“Paul,che hai combinato?”

Paul si fermò per riprendere fiato poggiando le mani sulle gambe che aveva piegate e prese due grandi boccate d’aria poi si alzò e ci fissò. I suoi stupendi occhi verdi erano oscurati da qualche grave preoccupazione.

“Ieri notte..è successa una cosa molto grave…”

“Cosa Paul,cosa è successo?”  Il mio tono ora era preoccupato e insistente.

“La madre di John..è stata investita…”

Sul volto mio e di George si dipinse il terrore. Non osai parlare,lo fece George dando voce a quelli che erano i nostri pensieri e sperando di sbagliare nella predizione.

“E..e adesso? Paul dimmi che non è successo nulla…”

“E’ morta..”

Rimasi immobile.

Non sapevo cosa pensare,come agire.

Avevo perso mio padre,ma non mi ero mai trovata prima di allora a contatto così diretto con la morte.
Non potevo davvero immaginare che dolore provasse.


George e Paul si precipitarono a casa di John,Mimi aveva detto loro dello stato in cui era caduto l’amico e non potevano lasciarlo solo in un tal momento.

Io non ci riuscii.

Non sono mai stata brava ad affrontare le disgrazie,le evitavo,semplicemente me ne tiravo fuori.

Sono sempre stata una codarda,lo ammetto,ma non ero di certo la persona migliore per consolare John .

I nostri rapporti erano stati particolari fin dal primo momento ,così mandai semplicemente le mie condoglianze e mi chiusi in camera,a pensare.

“Sei una persona orribile Jude!” mi ripetei.

“Non sai affrontare il dolore,non andrai mai avanti nella vita,non potrai evitarlo per sempre”

Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio,mi trovavo irritante.

Marianne venne a consolarmi, invano ritenni al momento,ma in seguito dovetti solo ringraziarla.

Le parole che mi disse attraversarono la mia mente come un fiume taglia i boschi,naturalmente,eppure modificarono nettamente la mia visione.

“Non rifiutare il dolore Jude,è parte di noi,è fondamentale,è vitale!”

“Come può essere vitale una cosa che ti consuma così?” la fissai con gli occhi bagnati dalle lacrime.

“Ti consuma,ma non ti uccide,ti da la forza di andare avanti e ti mostra come davvero è la vita,una volta conosciuta,puoi affrontarla!”

Abbassai lo sguardo e singhiozzai sempre meno fino a pacarmi.

Marianne richiuse la porta dietro di sé ed io ,senza nemmeno rendermene conto,persi conoscenza.
 
 

                                                                       ♦
 

“Jude..”

Aprii i miei occhi e ne trovai due che mi fissavano rammaricati.

“George..che ci fai qui?”

“Marianne di sicuro non mi avrebbe lasciato entrare..mi sono ..ecco..arrampicato lungo l’edera del tuo giardino” Si grattò la testa lasciando trasparire il disagio di quella rivelazione.

Non trattenni un sorriso divertito.

“..Come sta John?”

“ Una merda!”

“Già…ti prego,perdonami..”

“No Jude,io so che non sopporti John,ma non saresti così crudele da ignorare il suo stato…dimmi cos’hai”

Il suo sguardo era dolce e supplichevole,come potevo nascondergli quello che stavo passando?

“Io ho paura. Paura di soffrire. Ho già sofferto in passato e ho il terrore di doverlo fare ancora..”

Non gli diedi il tempo di formulare alcun pensiero che presi una decisione ”andiamo George,accompagnami”

“Ma come” sbatteva le palpebre in confusione “Dove vuoi andare?!”

Mi alzai di scatto dal letto e mi pulii gli occhi dalle lacrime,poi lo guardai
“A superare le mie paure”.

 
                                                                         ♦
 

 

Lo trovai gettato sul divano.

Lo sguardo vacuo,assente,gli occhi rossi.

Aveva la camicia leggermente sbottonata che lasciava intravedere la canotta bianca e i capelli arruffati gli ricadevano in alcune ciocche sulla fronte.

Il dolore gli si leggeva chiaramente in volto.

Senza muoversi di un millimetrò spostò il suo sguardo su di me,poi di nuovo in un qualche punto imprecisato della stanza.

Io ero immobile,impotente ,sentivo le lacrime bruciare ma le rigettai dentro con forza ingoiando anche il tremendo groppo che avevo in gola.

“Mi odi così tanto?”

Quelle parole mi spiazzarono.

“Cosa dici John?!..” il mio tono era pacato,quasi un’ammonizione ad un bambino che ha appena detto una sciocchezza.

“Vieni solo ora…non è una tua idea,vero?” parlava con un tono assurdo,che non gli avevo mai sentito prima d’ora. Non era il John di sempre,questo mi spaventava.

“No,sono qui perché l’ho voluto io…solo io!”

“Da quando ci siamo incontrati tu non mi hai mai sopportato..e forse hai ragione,sono un essere inutile,destinato alla solitudine..mi abbandonerete tutti…” Chiuse gli occhi in una smorfia di dolore e strappò un foglio che aveva tra le mani.

Avevo paura di commettere errori.
Io sapevo commettere solo errori.

Cosa avrei dovuto fare in quel preciso istante,cosa avrei potuto dire? Qualunque cosa pensassi di fare mi sembrava sbagliata,in ogni modo sbagliata.

Mi avvicinai quasi come un gesto incondizionato e mi accovaccia accanto a lui.
Lo privai con delicatezza ma con decisione di quei fogli e gli strinsi la mano.

“Non sei solo John,noi siamo con te,indipendentemente da qualunque cosa tu dica o faccia,a dispetto di quel che pensi!”

Aprì gli occhi di scatto.
Credo che in quel preciso istante qualcosa cambiò davvero nel nostro rapporto.

Nei suoi occhi c’era un velo di gratitudine,o forse felicità,una sensazione che dovette alleviargli l’animo come un sorso d’acqua nel deserto.

Quindi pianse e si sfogò e lasciò uscire il suo dolore.
Così come feci io.
 
 

                                                                            ♦
 


Paul e George mi riaccompagnarono a casa  nel modo più tranquillo possibile,ma la tensione era palpabile; per quanto cercassero di rivelarsi rilassati erano colpiti più che mai da quello che era avvenuto e soffrivano con l’amico.
Allo stesso tempo George aveva capito che qualcosa mi tormentava il cuore.

Quella fu una giornata durissima,la più dura che dovetti affrontare dal mio arrivo a Liverpool .
 
Entrai in casa e trovai Marianne che mi aspettava  seduta sul divano in pelle .
Si ripassava tra le mani un pezzo di carta che al mio arrivo richiuse repentinamente poi mi si avvicinò e con sguardo vacuo e voce inespressiva mi disse solo “Questa è arrivata oggi,è di tua madre”.

Afferrai gli occhiali da vista che avevo in borsa ed iniziai a leggere mal celando la mia ansia.

Senza che me ne accorgessi nemmeno dopo un minuto tremavo.

Le mie guance furono presto bagnate di lacrime ed un pensiero solo si fece spazio nella mia mente : “perché?”.





I_Me_Mine :   Eccoci qua xD
Ringrazio prima di tutto Helter Skelter ,365dayswiththebeatles,Mary Apple e Gnufoletta che hanno letto e recensito,ma anche coloro che leggono in silenzio :)
Mi scuso per lo schifo di questo capitolo ma in questo episodio mi sono immedesimata con Jude,sono io quella ragazza che non sa affrontare i ldolore,perciò non sono riuscita a dilungarmi oltre ma mi sono detta: TOGLIAMOCI QUESTO DENTE,quindi ecco qui xD
Ma non mi perdo in altre chiacchiere,mi scuso per eventuali errori e alla prossima :)
 

   
 
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