Ormai ero qui a Liverpool da qualche mese e finalmente tutto incominciava a sembrarmi estremamente familiare.
Ogni mattino il mio risveglio era accompagnato da un profumo differente:Marianne adorava viziarmi e rimpinzarmi di dolci di ogni tipo,non che la cosa mi dispiacesse,ma di questo passo la mia già sudata linea ne avrebbe risentito duramente.
Ovviamente quelle opere d’arte commestibili non passavano indifferenti allo stomaco del caro George che accettava di buon grado ,di tanto in tanto,i miei piccoli regali; Marianne sarebbe impazzita al solo pensiero ,perciò approfittavo del momento in cui lei mi avrebbe lasciata sola per la ronda giornaliera in giardino e con dolce al seguito furtiva come un ladro sgattaiolavo in camera.
George dal suo canto mi aiutò ,come promesso,con la chitarra.
Devo dire che ,a dispetto di quanto avessi immaginato,ero piuttosto brava e mi appassionai estremamente a quello strumento.
Perciò le nostre frequentazioni divennero sempre più assidue,d’altra parte mi bastava varcare la soglia per potermi ritrovare il suo contagioso sorriso dinnanzi.
Spesso,durante le mattine più calde, ce ne stavamo gambe penzoloni sul dondolo di casa mia a sgranocchiare biscotti e a chiacchierare di cose varieq uali musica,cibo,scuola,cibo e ancora cibo,talvolta George prendeva la chitarra e iniziava ad intonare qualcosa che io lo accompagnavo con la voce.
Proprio una di queste mattine ci vedemmo arrivare un affannato Paul con i capelli scompigliati dal vento e lo sguardo mite.
Io e George ci guardammo con far interrogativo.
“Paul,che hai combinato?”
Paul si fermò per riprendere fiato poggiando le mani sulle gambe che aveva piegate e prese due grandi boccate d’aria poi si alzò e ci fissò. I suoi stupendi occhi verdi erano oscurati da qualche grave preoccupazione.
“Ieri notte..è successa una cosa molto grave…”
“Cosa Paul,cosa è successo?” Il mio tono ora era preoccupato e insistente.
“La madre di John..è stata investita…”
Sul volto mio e di George si dipinse il terrore. Non osai parlare,lo fece George dando voce a quelli che erano i nostri pensieri e sperando di sbagliare nella predizione.
“E..e adesso? Paul dimmi che non è successo nulla…”
“E’ morta..”
Rimasi immobile.
Non sapevo cosa pensare,come agire.
Avevo perso mio padre,ma non mi ero mai trovata prima di allora a contatto così diretto con la morte.
Non potevo davvero immaginare che dolore provasse.
George e Paul si precipitarono a casa di John,Mimi aveva detto loro dello stato in cui era caduto l’amico e non potevano lasciarlo solo in un tal momento.
Io non ci riuscii.
Non sono mai stata brava ad affrontare le disgrazie,le evitavo,semplicemente me ne tiravo fuori.
Sono sempre stata una codarda,lo ammetto,ma non ero di certo la persona migliore per consolare John .
I nostri rapporti erano stati particolari fin dal primo momento ,così mandai semplicemente le mie condoglianze e mi chiusi in camera,a pensare.
“Sei una persona orribile Jude!” mi ripetei.
“Non sai affrontare il dolore,non andrai mai avanti nella vita,non potrai evitarlo per sempre”
Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio,mi trovavo irritante.
Marianne venne a consolarmi, invano ritenni al momento,ma in seguito dovetti solo ringraziarla.
Le parole che mi disse attraversarono la mia mente come un fiume taglia i boschi,naturalmente,eppure modificarono nettamente la mia visione.
“Non rifiutare il dolore Jude,è parte di noi,è fondamentale,è vitale!”
“Come può essere vitale una cosa che ti consuma così?” la fissai con gli occhi bagnati dalle lacrime.
“Ti consuma,ma non ti uccide,ti da la forza di andare avanti e ti mostra come davvero è la vita,una volta conosciuta,puoi affrontarla!”
Abbassai lo sguardo e singhiozzai sempre meno fino a pacarmi.
Marianne richiuse la porta dietro di sé ed io ,senza nemmeno rendermene conto,persi conoscenza.