“E’
un
ottima idea.”
Ci
voltammo tutti verso Jack, aspettando che cominciasse il racconto, ma
lui
sembrava completamente disinteressato a ciò che gli stava
succedendo intorno:
si fissava le unghie, impassibile, ignorandoci completamente.
“Jack…”
lo chiamò il commissario con voce piena di comprensione:
“Fidati capisco la tua
paura, ma…”
“Non
ho
paura.” Lo interruppe il biondino, che nel frattempo aveva
focalizzato il
proprio interesse sulle sue scarpe bianche: “Non ho voglio di
parlare con un
perfetto estraneo: chi mi dice che lei non mi voglia fregare? Come
faccio ad
essere sicuro che in realtà non lavori per i miei genitori e
il loro ordine sia
"Interrogalo e se prova a sputtanarci ammazzalo con
tutti i suoi
amichetti"?”
Sospirai:
il mio cuore batteva a velocità doppia condizionato dalla
paura che Jack
mascherava dietro la sua solita maschera di freddezza e, come se non
bastasse,
anche io ero agitato.
Presi
un
respiro profondo per calmarmi e schiarirmi le idee, quindi:
“Jack.” Chiamai,
riuscendo subito a farmi guardare da lui.
Anche
il
commissario mi fissò con un sorrisetto per il mio maggior
successo.
“Jack,”
ripetei incatenando i miei occhi ai suoi: “Siamo un gruppo di
sette novizi e,
anche se giovani, rimaniamo sempre più dotati e forti di un
umano. Senza
contare Zy con il suo Marchio: è evidente che Nyx ci
aiuterebbe in caso di
bisogno, visto che ci è anche comparsa davanti per spiegarci
la tua attuale
posizione.”
“In
bilico su un filo come un equilibrista.”
“Si,
sarai in bilico, ma finché resti in equilibrio va tutto
bene, no? Qualunque
cosa succeda, Jack, qualunque, qui dentro nessuno si farà
male.” Ero davvero
sicuro di ciò che stavo dicendo e questo, fortunatamente,
fece presa sul mio
ragazzo, che, dopo sfregato gli occhi arrossati, annuì
leggermente.
“Prima
di
entrare alla Casa della Notte mi chiamavo Jack Roberts ed ero figlio
dei
giudici Roberts…” cominciò con evidente
fatica, quindi scrollò la testa e
continuò con maggior decisione: “Avevo una sorella
maggiore, Mary, che è morta
due mesi fa. Io e Mary non siamo cresciuti come tutti gli altri
ragazzi: i
nostri genitori, che hanno fatto due figli solo perché sono
dei coglioni, non
ci hanno mai apprezzato e per loro eravamo solo degli oggetti da usare
e poi
buttare via. Fin da quando siamo bambini abbiamo dovuto lavorare e fare
di
tutto per accontentarli, altrimenti ci punivano picchiandoci
e…” si bloccò
chiudendo gli occhi e sfregandoli nuovamente.
Io
mi
agitai sulla sedia, sapendo ciò che Jack non riusciva a
dire: avrei tanto
voluto aiutarlo, proteggerlo, cancellare tutto il dolore della sua
anima
fragile, ma non potevo farlo. In quel momento non potevo fare niente
per lui.
“Coraggio
piccolo,” lo esortò dolcemente il commissario,
aggirando la scrivania di
Neferet per potersi inginocchiare davanti a Jacky: “Posso
solo immaginare
quanto ricordare sia difficile per te, soprattutto ora che hai trovato
degli
amici che ti amano, ma anche per questo ho voluto che loro fossero qui:
non
sarai mai più solo. Nessuno lo permetterà
più.”
Fissai
il
profilo dell’uomo e avrei davvero voluto abbracciarlo per la
sua gentilezza, ma
rimasi immobile aspettando che Jack continuasse.
“A
loro…
si, insomma, picchiarci dopo un po’ non bastò
più e… e presero prima Mary e poi
me e…” tremava, ma sembrava intenzionato a portare
a termine il discorso: “Loro
iniziarono ad usarci oltre che come oggetti e schiavi anche
come… come…” non
riusciva a dirlo, non così, davanti a tutti.
Si
voltò
a guardarmi con un implicita richiesta di aiuto che gli illuminava
tristemente
gli occhi lucidi; io sospirai, capendo che avrei dovuto dire almeno
quella
parte del racconto al posto suo visto che ero l’unico che
sapeva. Mi chiesi
perché Jack non riusciva a raccontarlo come aveva fatto con
me, estraniandosi
completamente dalle sue parole, ma capii quasi subito: aveva appena
rivisto i
suoi genitori e forse loro lo avevano avvelenato. Non riusciva
più a guardare
dall’esterno la sua vita.
“Loro
iniziarono ad usare anche il… corpo dei figli.”
Sussurrai abbassando lo
sguardo, mentre sentivo quello del commissario fisso su di me.
“Tutti
coloro che scoprivano che sono veramente i miei genitori o venivano
corrotti da
loro o, se avevano il coraggio di denunciarli, si trasferivano
improvvisamente,
scappavano ritirando tutte le accuse. I miei sono peggio della mafia,
signore.”
Jack riprese il racconto con voce leggermente tremante: “Io e
Mary non potevamo
ribellarci perché loro sono famosi, grandi, mentre noi siamo
solo due ragazzini
un po’ strani. Quattro mesi fa, poi, Mary venne segnata: era
contentissima
perché ricevere il Marchio significava andarsene finalmente
da quell’inferno,
ma i miei, non appena lo scoprirono, sclerarono un sacco rinchiudendo
Mary in
casa e dicendo che non le avrebbero mai permesso di venire alla Casa
della
Notte perché nessuno avrebbe dovuto sapere che loro figlia
era un mostro. Il
giorno dopo venne Neferet in persona a prendere Mary poiché,
in un modo o
nell’altro, aveva scoperto tutta la storia, ma nemmeno lei
poté fare nulla per
salvare anche me dai miei genitori. Comunque, prelevò Mary
praticamente con la
forza e mia sorella, prima di andarsene, disse che avrebbe pregato
tutti i
giorni affinché Nyx salvasse anche me. Due mesi fa ci
arrivò la notizia che
Mary, traditrice di Nyx, era stata punita dalla dea con la morte per
riappacificare il suo spirito. Non ho mai creduto che Mary avesse
tradito Nyx
perché la adorava letteralmente per averla concesso il
Marchio e quindi la
salvezza, ma cosa potevo fare? Pochi giorni a fa, mentre ero a scuola,
venni
segnato anche io e, ovviamente, i miei fecero la stessa identica
scenata che
avevano fatto con mia sorella. Neferet venne il giorno stesso e, dopo
un po’ di
casino portò via anche me.” Si portò
istintivamente una mano allo zigomo
sinistro su cui ormai si vedeva appena l’ombra di un livido:
“La Somma
Sacerdotessa mi porto in infermeria per assicurarsi che stessi bene e,
mentre
ero lì, solo, mi arrivò una chiamata. Da Mary.
Che è morta da due mesi. L’ho
registrata.” Così dicendo Jack prese il cellulare
bianco e fece partire il
messaggio che praticamente ci aveva fatto capire che Neferet era
stronza oltre
che zoccola e che in tutta quella storia c’era decisamente
qualcosa di strano.
La
voce
di Mary mi suonava quasi familiare: "Jack…
Jack, mi dispiace… credevo
che qui saremmo stati al sicuro… a questo punto non so
più se pregare affinché
tu rimanga a casa o venga qui… non so più cosa
sia peggio… sta lontano
da…" a quel punto la voce perfida di Neferet:
"Mary, cosa stai
facendo?"
Rimanemmo
per un attimo tutti in silenzio e il commissario sembrava non capire
più
niente, ma da quel momento Jack raccontò tutto molto
più velocemente,
descrivendo come, una volta capita la situazione, aveva iniziato a
scontrarsi
con Neferet, che si era rivelata essere veramente stronza, ci aveva
coinvolti
nella storia quasi per caso affidandomi per pochi minuti il cellulare
con la
prova che Mary, forse, era ancora viva, ci aveva aiutati con
“una ragazza molto
stronza di nome Afrodite La Font” e in cambio ci aveva
chiesto di aiutarlo con
Neferet e i suoi genitori; quindi Zy era andata al Rituale dove aveva
conosciuto Erik Night, io e lui ci eravamo messi insieme, ma lui era
stato
avvelenato. Fra noi si era creato l’Imprinting che ci teneva
in vita e, se si
fosse spezzato, saremmo morti entrambi, ma lui, poiché era
stato in bilico fra
vita e morte, morte terribile per di più, era praticamente
tornato con un
Marchio bicolore: parte rossa male, parte blu bene. Solo lui poteva
decidere da
che parte stare. Poi genitori, litigio ed ora polizia.
Giuro
che
non mi ricordavo che fosse tutto così incasinato.
Il
commissario era immobile, ancora in ginocchio, e sembrava che non
riuscisse più
a parlare.
“Tutto
bene, signore?” chiese Erin con espressione leggermente
preoccupata e: “Già,
sembra una statua…” concluse Shaunee con lo stesso
tono.
“Io…”
fece l’uomo: “Si sto bene, solo che siete in un bel
casino, ragazzi.
Ascoltatemi non posso aiutarvi con la Somma Sacerdotessa
perché va oltre i miei
poteri, ma giuro su quanto ho di più caro che
starò addosso con tutti gli
uomini disponibili ai giudici Roberts fino a quando riuscirò
a farli
capitolare. Non mi importa se sono peggio della mafia, devono pagare
per le
cose terribili che hanno fatto.”
“Davvero?”
chiese Jack con un filo di voce.
“Fosse
l’ultima cosa che faccio!”
Quel
bel
biondino buttò letteralmente le braccia al collo
dell’uomo, che per un attimo
barcollò rischiando di perdere l’equilibrio, e lo
strinse con tutta la forza
che aveva nelle sue belle braccia (anche se, ammetto, era davvero poca.)
“Grazie…”
sussurrò lasciando che le lacrime scorressero sul suo viso
pallido, fino a
posarsi sulle labbra.
Il
commissario lo scostò dolcemente da sé,
passandogli una mano fra i capelli:
“Non sei più solo piccolo…”
Pensammo
che
a quel punto l’uomo se ne sarebbe andato, ma ci sbagliavamo:
“So che vi
sembrerà strano, ma sono qui anche per un’altra
questione. Si tratta di alcuni
ragazzi umani morti, con evidenti segni di morsi sulla gola e altre
arterie.
Sono morti dissanguati.”
“Oh
Gesù…” sussurrò Jack, ma
invece di tornare alle propria sedia si avvicinò a me
e si sedette sulle mia gambe, raggomitolandosi nello stesso identico
modo di
Cammy, la mia gattina.
Io
gli
passai una mano sugli occhi per cancellare le lacrime e lo strinsi a
me, annusando
il buon profumo dei suoi capelli per allontanare almeno per qualche
secondo il
dolore, il tutto sotto lo sguardo amorevole e il sorriso dolce del
commissario.
Quando
anche noi ci fummo sistemati, l’uomo ci mostrò
alcune foto dei tre ragazzi che
erano stati uccisi.
“Oh
dea…”
lo voce improvvisamente roca di Zy ci spinse tutti a guardarla: era
sbiancata
di colpo e grossi lacrimoni le rigavano già gli zigomi
pronunciati.
“Zoey,
tu
li conosci?” il commissario usava con lei lo stesso tono
dolce che poco prima
aveva usato con Jack: “E’ importante. Questi
ragazzi meritano giustizia.”
“Io…
oddio, si, li conosco!” scoppiò a piangere
nascondendo il viso fra le mani, ma,
dopo pochi secondi, si fece coraggio e spiegò:
“Sono amici del mio ex ragazzo
umano, Heat Luck. Giocavano insieme nella stessa squadra di football.
Come
possono essere morti?”
“Non
sono
segni di morsi animali… la gente pensa sia colpa vostra,
colpa dei vampiri.”
“Cosa?”
strillò Stivie Rae, a metà fra lo sconvolto e il
disgustato: “Noi non siamo
mostri! Non siamo come quelli stupidi stereotipi che usano per
descriverci!”
“Infatti!”
concordò Erik, aggrottando le sopracciglia: “A
nessuno di noi verrebbe in mente
di fare una cosa simile, nemmeno ad una stronza come Afrodite!
E’ vero, abbiamo
la brama di sangue, ma non siamo dei rudi assassini!”
“A
proposito di questo…” intervenne Zy con voce
tremante: “Visto che siamo in vena
di confessioni, c’è una cosa che non ho detto a
nessuno di voi: quando al
rituale delle Figlie Oscure Afrodite mi ha costretta a bere vino e
sangue dal
calice a me è piaciuto, il che è una cosa strana
perché sono solo una matricola
e non dovrei ancora avere ola brama di sangue…”
“Il
tuo
Marchio è completo.” Intervenni io esponendo a
tutti le mie idee: “E questo può
aver velocizzato le cose nel cose nel tuo organismo. E poi, anche io e
Jack
abbiamo già sperimentato la brama di sangue.”
Jacky
annuì e rivolse un sorriso dolce e comprensibile e Zy, per
tranquillizzarla
almeno un po’.
“Prima
che arrivasse Erik…” riprese lei, ormai lanciata a
raccontarci tutto: “Sul muro
ad est dove mi ero rifugiata ho incontrato Heat e Kayla. Tralasciando
che lei è
diventata una vera zoccola li ho cacciati, ma prima di andarsene Heat
mi ha
baciata e io gli involontariamente graffiato il labbro con un
dente… e ho
bevuto un po’ del suo sangue. Ma proprio poco, poi lo ho
mandato via! Non si è
creato un Imprinting tra noi, vero?”
Nessuno
sapeva come rassicurarla veramente, quindi ci limitammo a commenti e
sorrisi di
circostanza.
A
quel
punto, mentre il commissario stava per andarsene, Neferet
spalancò la porta:
“Scusate l’interruzione, ma devo riferire una cosa
hai ragazzi: Elizabeth Niente
Cognome ha rifiutato la trasformazione. E’ morta.”
Un
grazie
a tutti e uno speciale ad Elizabeth BlackbirdJ
spero
che questo capitolo vi piaccia