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Autore: Giuacchina    11/09/2012    1 recensioni
Fondamentalmente la gente intorno a me sembrava avercela apposta con la sottoscritta, per questo detestavo chiunque mi si avvicinasse anche solo per chiedere un'informazione. Da quell'informazione si sarebbe potuti passare all'amicizia e, si sa, amicizia uguale essere appiccicosi.
Ma pare che Dio avesse in serbo per me qualcosa a cui nemmeno io ero preparata: essere innamorata dell'unica persona che non mi avrebbe mai rivolto la parola.
Quindi è vero quando si dice che Dio è tra noi: mi detestava anche lui, in un modo o nell'altro.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo a passo svelto tra le classi numerosissimo, facendo attenzione nel non spintonare qualcuno. Mi sentivo carica. Solitamente niente mi faceva stare meglio di un piano ben organizzato, specie se usato per avvicinarsi a qualcosa di particolarmente bello. Ce l'avrei fatta, ne ero certa.
Gigì mi seguiva quasi correndo, essendo di molto più bassa di me. In pratica un mio passo equivaleva a cinque dei suoi.
Quel lampo di genio, quella scintilla nel cervello, mi fece sentire tanto una spia internazionale.
«Hai detto che si trova al bar?» chiesi per l'ennesima volta una conferma a Gigì. Probabilmente la poverina mi avrebbe ammazzata se non provasse quel che provava nei miei confronti.
Mi aveva chiesto spiegazioni più di una volta, ma non le diedi la minima attenzione, tanto ero accecata dal momento di felicità.
«Char, ti prego fermati»
Mi voltai e notai che la ragazza dietro di me si era bloccata, con le braccia incrociate e il viso offeso.
Non fare così, mi fai venire i sensi di colpa.
«Di grazia, vuoi dirmi cosa c'è che non va?» chiesi evitando di sembrare scocciata: mi serviva e dovevo tenermela buona.
Gigì si avvicinò tanto da potermi sfiorare la spalla con la mano.
Mi allontanai impercettibilmente per paura che potesse saltarmi addosso.
«Non mi hai detto perché ti serve conoscerlo» scrollò le spalle.
Annuii e pensai. Oramai inventare scuse per me era diventato qualcosa per cui sarebbe stato meglio morire, ma la mia mente diabolica ne escogitò una degna di oscar.
«Ho bisogno di fare nuove conoscenze» sorrisi fingendomi innocente.
Ok, so che magari sarebbe potuta sembrare una scusa stupida ed inutile, ma qualsiasi cosa dicessi per Gigì era oro, a quanto vedevo dai suoi occhi azzurri illuminati.
La mia amica sorrise, prendendomi per mano e anticipandomi. Iniziò a scappare con le sue gambine corte, facendo svolazzare quei capelli odiosamente biondo ossigenato.
«Effettivamente ti vedo sempre da sola» esclamò per farsi sentire durante la corsa.
Gente, per il mio Tim stavo correndo alle prime ore del mattino. Nell'Università. Con Gigì. Facendo chissà quali figure.
D'un tratto la nanetta si fermò scrutando i tavolini posizionati al fondo della sala, fermandosi a fissare un punto lontano.
Peccato per i miei occhi: non ci vedevo da lontano, quindi avrei dovuto affidarmi a lei, completamente.
«Non sarà il solito sfigato secchione, vero?» domandai col panico.
La bionda alzò lo sguardo verso di me e pronunciò delle parole che mi fecero venire la pelle d'oca.
«Se pensi che io frequenti sfigati allora lo sei anche tu»
Strabuzzai gli occhi e risi divertita. Non si poteva di certo dire di me che fossi una sfigata, né tanto meno una secchiona. Semplicemente una ragazza che studiava quanto bastava a passare l'esame.
«Andiamo, è di là»
Sospirai e mi feci forza: conoscere altra gente. Charlotte Adams che conosce altra gente. Allora i Maya non avevano tutti i torti! E se questo avesse implicato lo stringere amicizia, anche se falsa, beh, l'avrei fatto. Avrei fatto qualunque cosa per Timothy Vermont.
 
 
Il tavolo a cui eravamo dirette – a quanto i miei occhi poterono captare – si trovava accanto alla porta d'emergenza, che dava sul particolarissimo giardino fiorito tutto l'anno. Sorrisi al fatto che magari, se avevano scelto un posto carino come quello per incontrarsi, quel tipo non doveva essere tanto malvagio.
«Ginevra!» esclamò una voce bassa e roca.
Mi vennero i brividi. Era totalmente diversa dalla voce sensibile di Tim. La voce di questo tizio era… divertente, spigliata.
Così come lui, notai subito dopo.
Sembrava un tipo apposto: sorriso splendente, occhi di un verde spettacolare, capelli ricci scompigliati che ogni tanto spostava con la mano e rendeva ancora più ribelli. E il suo modo di vestire era totalmente diverso da quello del mio Tim.
Indossava un semplice maglia grigia, dei jeans a vita bassissima e ai piedi un paio di converse bianche.
Tutto sommato poteva andarmi peggio.
«Harry, ti presento Charlotte»
Sorrisi, ma poi quello sforzo immenso che feci venne interrotto bruscamente dalla sua risata fortissima. Rise talmente tanto che cadde di peso sul divanetto dietro di lui, rotolandocisi sopra, mettendo in mostra il suo di dietro. Non che mi dispiacesse, sia chiaro, ma abituata alla compostezza della mia anima gemella quella scena mi inorridì. Mentre Gigì prese posto accanto a me, io rimasi in piedi a fissare torvo il tizio, Harry, che se la spassava per chissà quale motivo.
Parve leggermi nella mente: alzò lo sguardo acceso verso il mio che sprizzava solo noia e spalancò la bocca.
«Sembrava che stesse dicendo "Harry ti presento Sally"» si giustificò poi.
Ok, non era una battuta cattiva. Sorrisi.
Una volta aver preso posto accanto a Gigì, i due cominciarono a parlare.
«Allora, piccola, come mai mi hai cercato?»
I suoi modi di comportarsi non erano per niente simili a quelli di Tim. Era estroverso, pieno di energie, sempre con la battuta pronta. Il mio amato, invece, era l'esatto opposto.
«Mi mancavi» sussurrò maliziosa lei.
Mi voltai verso di lei allarmata. Ma non le piacevano le donne?
Harry, probabilmente, prese il mio sguardo strano per un momento di gelosia.
«Se sei la sua ragazza non preoccuparti, io…»
«Non sono la sua ragazza» chiarii gesticolando animatamente, ricevendo uno sbuffò da parte della ragazza accanto a me. «Siamo grandi amiche» finsi.
Gigì, non posso offenderti, sei troppo importante per il mio piano.
Il ragazzo sorrise ancora – ma la sua mascella non si stancava mai? – e mi chiese:
«Frequentate lo stesso corso?»
Annuimmo entrambe.
«E tu? Cosa studi?» mi finsi interessata.
Gigì mi mollò una gomitata nelle costole e iniziò ad umiliarmi inconsciamente. «Ma se tu mi hai chiesto di farti conoscere uno di Ingegn-» la fulminai con lo sguardo.
Mimò uno "scusa" silenzioso, ma ormai il danno è fatto.
Harry si spaparanzò sul divanetto, allargando gambe e braccia. Com'era sfacciato. Ma carino, devo dire.
Sorrise provocandomi i brividi. Intorno alle sue labbra perfettamente rosee si formarono due fossette che lo rendevano più innocente di quanto non fosse. O almeno lo credetti finchè una ragazza non gli si avvicinò e gli lasciò il suo numero, andandosene silenziosamente.
«Mia cara Gigì, anche per stasera ho trovato da fare» scherzò mostrando ancora le fossette.
Tim, dove sei?
«Comunque» riprese il ragazzo «studio Ingegneria Aerospaziale» ammiccò facendomi l'occhiolino.
Capisco non sfigato, non secchione, ma addirittura pervertito, Gigì!
Annuii imbarazzata e voltai lo sguardo verso il giardino. Era bellissimo anche con le nuvole che oramai non andavano via. L'autunno londinese e i suoi regali mozzafiato.
Un paio di ragazzi passeggiavano mano nella mano nei fiori coloratissimo – se la sicurezza li avesse visti li avrebbe cacciati di sicuro – e si baciavano di tanto in tanto.
Immaginai la stessa scena con me e Tim. Improbabile, lo so, ma i viaggi mentali non può fermarli nessuno.
Solo che, conoscendo i suoi soliti movimenti, lui dopo un po' avrebbe fatto il ragazzo educato che segue le regole alla lettera e mi avrebbe fatta andare via. Che ragazzo perfetto.
«È bello, vero?» sentii la voce roca di Harry arrivarmi dritta al cervello, svegliandomi definitivamente dai miei sogni.
Annuii per l'ennesima volta.
«Charlotte, magari una sera di queste potresti uscire con noi» sorrise Gigì.
Il mio viso si illuminò e il mio corpo riprese a funzionare alla perfezione.
«Con noi…chi, precisamente?»
  
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