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Autore: Melanto    11/09/2012    5 recensioni
Una raccolta di spin-off legati alla saga dell'AU-fantasy "Elementia: The War" e che racconta l'infanzia dei nostri quattro eroi.
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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Petali
- Nasir&Sakura's last moment -
- Extra n.3 -

“We were like loaded guns /
Eravamo come pistole caricate,
sacrificed our lives /
sacrificammo le nostre vite.
We were like love undone /
Eravamo come un amore incompiuto
craving to entwine /

bramoso di intrecciarsi.
Fatal torch /
Torcia fatale.
Final thrill /
Brivido finale.
Love was bound to kill /
L’amore doveva morire.
October and April /
Ottobre e Aprile.”

 

Nasir sigillò, con la ceralacca, la missiva da inviare a Raskal, apponendovi il simbolo della sua famiglia.
Ultimamente c’erano stati problemi con alcuni commercianti, nel perpetuo mercato di Dhyla, la cui risoluzione necessitava dell’approvazione finale del Re Ozora per essere attuata.
Emettendo un sibilo di stanchezza, a cavallo tra un lamento e uno sbuffo, il Doge si rilassò contro la spalliera della sedia. L’imbottitura di morbido velluto lo accolse, dando un po’ di sollievo alla sua schiena e ai muscoli del collo, che provvide a massaggiare lentamente. Ma seguitare a rimanere seduto non sarebbe stata la soluzione migliore, così decise di alzarsi per sgranchirsi un po’ le gambe.
Da quando Mamoru era stato inviato a Fyar Major erano passati ormai due anni e in quel periodo lui si era rinchiuso ancora di più nel suo lavoro perché era l’unica cosa che potesse fare per sentirsi attivo e soddisfatto.
Perché era l’ultima cosa gli fosse rimasta e non voleva perderla.
Adagio e con le mani dietro la schiena, s’approssimò all’enorme vetrata che copriva, quasi interamente, la parete alle spalle della sua scrivania e rimase a fissare, da uno dei quadrati di vetro, il cortile del palazzo in quel tiepido imbrunire.
Il tramonto nel cielo era di un rosso così carico che sembrava stesse bruciando l’intero orizzonte e lui distolse lo sguardo, arricciando le labbra con fastidio a quel pensiero, il pensiero del fuoco che non riusciva a lasciarlo in pace e che, a mano a mano, gli aveva portato via ogni cosa. Era divampato nella sua vita ammaliante come un miraggio, ma non stava lasciando altro che cenere dietro di sé e della meraviglia iniziale, non rimaneva che l’amarezza.
I suoi occhi carbone si spostarono alla distesa di ciliegi e rimase a fissarla intensamente con sguardo critico.
In due anni, le nuove piante, che avevano provveduto a sostituire quelle arse nell’incendio provocato da Mamoru, erano ormai cresciute e stavano già meravigliosamente fiorendo, ma si vedeva la differenza da quelle decennali, se non secolari, che erano riuscite a sopravvivere al rogo; il rosa dei fiori era leggermente diverso. Ma d’improvviso si distrasse da quei futili pensieri, quando scorse un petalo rosso vivo aggirarsi tra gli alberi.
Un petalo che lui conosceva bene e che ancora gli ardeva nel cuore, nonostante tutto.
Forse per questo odiava tanto il fuoco, perché, per quanto si sforzasse di annientare la fiamma dirompente, le braci continuavano ad ardere in silenzio, logorandolo adagio.
Sakura sembrava uno spettro leggero e quasi irreale. La seguì con lo sguardo vedendola apparire e scomparire tra i fusti e i rami in fiore.
Era da quando Mamoru era partito che avevano smesso di parlarsi.
O meglio, che lui non le rivolgeva la parola, mentre Sakura… non gliela rivolgeva da un tempo talmente lontano che non sapeva più quantificarlo. Chissà, forse era sempre stata muta con lui fin dal loro incontro. Quando era rimasto folgorato da quella bellezza ardente e dalla fiamma che bruciava nei suoi occhi di pece come un incendio indomabile. Ma poi, il tempo e la rassegnazione avevano spento il suo ardore, rendendo di ghiaccio e vetro la sua beltà, sempre meravigliosa, ma gelida come la morte.
La fiamma si era spenta, costretta in un matrimonio che non aveva voluto e che l’aveva portata lontano da quello che non aveva mai smesso di considerare il suo unico destino: essere una Sacerdotessa Elementale.
Eppure, per quanto avesse dovuto esserci solo rancore verso di lei, che non aveva mai mostrato un seppur minimo interesse o affetto nei suoi confronti e nei confronti di Mamoru che aveva accudito solo per mandarlo a Fyar Major e farlo diventare il prolungamento dei suoi desideri mancati, intristì lo sguardo nel vederla così solitaria sfiorare i tronchi degli alberi e guardare, di tanto in tanto, i rami grondanti petali.
Anche se sapeva di non doverlo fare, che nulla sarebbe mai potuto cambiare nemmeno se avesse avuto cento vite per starle accanto, decise di provare a riavvicinarsi in qualche modo, e rivolgerle poche parole, stabilire un dialogo.
Così, s’allontanò dalla vetrata e lasciò il suo studio, per raggiungerla nel giardino, quasi fingendo d’esser lì per caso anche lui.
La brezza piacevole gli smosse appena i capelli scuri e lunghi sulle spalle, mentre camminava sentendo la morbida consistenza del tappeto fiorito sotto le suole degli stivali. D’improvviso, la sua figura sottile, e avvolta nello scialle rosso vivo, comparve e scomparve dietro un albero e lui la seguì per non perderla di nuovo in quell’intricato labirinto di ciliegi. Gli bastò aggirare un fusto più largo per trovarla lì, ferma al centro di un gruppo di alberi a godere di quella pioggia di petali che rovinava delicatamente su di lei come una gentile carezza.
Nasir rimase fermo presso il tronco, fissando il lento oscillare dei crini lunghissimi e scuri come la pece, che somigliavano tanto ai suoi. Aveva sempre ammirato quei capelli, perché erano l’unica cosa che avevano in comune, l’unico appiglio per sentirla più vicina e legata a sé in qualche modo.
«Mandare via Mamoru in quel modo, senza nemmeno permetterti di salutarlo, è stato meschino. Lo so.»
Il Doge si riscosse a quella frase, inarcando un sopracciglio e dipingendosi un’espressione perplessa.
Sakura si volse adagio, regalandogli la trequarti che restituiva un’espressione calma, ma non distaccata come era sempre stato abituato a vedere su di lei, così distante nello sguardo da essere irraggiungibile.
«Ma non potevo fare altrimenti. Mamoru doveva partire e andare a Fyar. È il suo destino, e un giorno anche tu capirai che è così.»
Nasir arricciò le labbra, avanzando adagio verso di lei. «E’ il destino che tu hai voluto riflettere su di lui, Sakura. Niente di più.»
Si sarebbe aspettato un gesto di sufficienza e incomprensione, e invece, quello che ottenne fu solo un sorriso che lo spiazzò, piantandolo al suolo.
La donna tornò a fissare le fronde, senza far scomparire quell’accenno di divertimento dalle labbra.
«In parte è sicuramente così, eppure Mamoru è davvero legato al fuoco che si è annidato dentro di lui. Gli arde nel cuore in maniera meravigliosa e in quegli occhi che sembrano ribollire come laghi di pece. Te ne accorgerai, col tempo. E se ne accorgerà anche lui.» rise sottilmente e di cuore ed era una rarità così incredibile che Nasir non ebbe nemmeno la forza di replicare, rapito da quella sorta di miracolo cui in tanti anni non aveva mai avuto l’onore di assistere.
Ed era così bella quando sorrideva, sembrava una persona totalmente diversa da quella che aveva conosciuto e sposato, con cui aveva convissuto e che gli aveva dato un figlio. Riusciva a sciogliere il ghiaccio dietro cui s’era trincerata per lasciare finalmente intravvedere il calore del suo Fuoco che, imperituro, aveva continuato ad ardere in un angolo del suo cuore e lui ne rimase rapito e affascinato, tanto che seguitò a tacere e restare immobile quando Sakura lo raggiunse, fermandosi davanti a lui e al suo viso che tradiva un’espressione sorpresa e disorientata. La facciata aspra e severa messa da parte, così come lei aveva messo da parte la sua indifferenza per colmare la distanza che aveva instaurato col mondo fin da quando l’avevano portata via da Vestalys.
Le labbra rosse erano ancora rivolte all’insù e lo sguardo era caldo e avvolgente.
Una mano, dalle dita lunghe e sottili, gli carezzò la guancia con dolcezza e… affetto? Proprio lei che non gliene aveva mai dimostrato nemmeno un minimo?
«Sei stato fin troppo paziente con me, Nasir, e Mamoru ha riposto in me una fiducia immeritata. Mi dispiace di non avervi mai amato come avrei dovuto, ma essere moglie e madre non sono i ruoli per cui io sono nata. Avreste meritato molto di più, ma sono sicura che un giorno la troverete entrambi, questa persona a cui potrete donare tutto l’amore che avete dentro di voi e che, a sua volta, vi amerà più di chiunque altro al mondo.»
«Non… non capisco quello che stai-» si sforzò di dire il Doge, cercando di uscire dallo stato di meraviglia e stupore in cui era precipitato, ma lei lo zittì di nuovo, poggiandogli la punta delle dita sulle labbra.
«Capirai anche questo, col tempo, quando avrai smesso di odiarmi e scoprirai che è stata la migliore cosa ch’io potessi mai fare per te e per Mamoru.»
Lui scosse ancora il capo, una smorfia totalmente confusa a deformargli i tratti marcati del viso. «Cosa dovresti fare? Io non riesco a-»
«Lasciarvi liberi.» Inclinò leggermente il capo di lato. «Avrei dovuto farlo già tanto tempo fa, solo che poi ho visto che c’era il Fuoco dentro Mamoru e non potevo permettere che anche la sua fiamma si spegnesse, come è successo a me. Dovevo essere sicura che lui arrivasse a Fyar Major per coltivare il grande potere che custodisce e che, lo sento, lo porterà a compiere imprese importanti. E ora che lui è finalmente dove deve essere, posso anche tornare a Vestalys serena. So di essere stata egoista fino alla fine, ma non avrei mai potuto comportarmi diversamente da quanto ho fatto. Forse, un giorno, capirai anche questo, Nasir.»
«Perché continui a dire di tornare a Vestalys? Sai perfettamente che non puoi farlo!» Il capo aveva cominciato a dolergli per la confusione che regnava sovrana dentro di lui e che non riusciva a sbrogliare, non riusciva a comprendere dove volesse andare a parare Sakura, la sua Sakura, dopotutto, che magicamente era tornata a incantarlo e gli sembrava di vederla per la prima volta, come avrebbe sempre voluto che fosse.
«E invece posso. Tornerò alla Fiamma nell’unico modo che esiste. Addio, Nasir.» Lentamente, la donna si sollevò appena per lasciargli un bacio sulle labbra, leggero come il tocco di quei petali di ciliegio che continuavano a cadere attorno a loro dolci come lacrime. Poi indietreggiò di qualche passo, stringendosi nello scialle e continuando a sorridergli felice come non l’aveva mai vista, ma quell’immagine seppe spezzargli in cuore come e più della sua indifferenza perché aveva compreso d’averla persa per sempre, eppure non riusciva a capire come questo fosse possibile né cosa stava per accadere. Perché stava per accadere qualcosa, ne era certo, lo sentiva, lo avvertiva quasi che il presentimento avesse una sua consistenza.
E l’attesa venne spezzata quando una lingua di fuoco saettò da sotto la lunga gonna dell’abito. Frustò l’aria come una coda irrequieta, seguita da una seconda e poi una terza ancora. Le si avvinghiarono alle gambe come gatti che facevano le fusa, come serpenti attorno a una preda. E altre fiamme si levarono dalla sua schiena aprendosi a ventaglio, coda d’un pavone meraviglioso. Iniziarono ad attecchire ai petali a vista d’occhio, che cominciarono a bruciare nel loro cadere al suolo e lui rimase rapito da quella danza, da quel volare di oggetti che sembravano aver preso come vita propria, poi il crepitare divenne lentamente più forte mentre il fuoco azzannava i tronchi e tutto ciò che incontrava. Sakura appariva e scompariva tra le spire e gli abiti cominciarono ad ardere.
In quel momento, e solo allora, tutto gli divenne mortalmente chiaro, tanto che gli occhi si sbarrarono con orrore e si mosse subito per raggiungerla, ma la fiamma si frappose tra loro, come un muro invalicabile che lo costrinse ad arretrare mentre, adagio, si spostava verso di lui.
«Sakura!» chiamò allarmato. «Ritira le fiamme, per l’amor delle Dee!»
Il suo ‘no’ fu un semplice non rispondere, gli occhi che si sollevavano al cielo e il corpo che lentamente oscillava a una melodia inesistente; estasi sul suo viso e braccia che si allargavano per abbracciare la vastità delle vampe.
«Sakura! Smettila, Sakura! Ascoltami!» Ed il fuoco lo fece indietreggiare ancora, mentre azzannava altri alberi con una voracità innaturale che lo sconvolse nel profondo.
Grida strozzate e concitato parlare gli fecero capire che gli altri abitanti del castello si erano mobilitati accortisi di quello che stava succedendo, ma senza comprenderne ancora la gravità.
E Sakura non poteva… non poteva fargli davvero una cosa simile, sotto i suoi occhi e in modo che non potesse intervenire per impedirglielo, chiudendolo fuori, per l’ultima volta, anche dalla sua morte, come era stato per la vita.
«Sakura! Sakura!» gridò il suo nome con quanto più fiato avesse in gola, mentre braccia forti lo afferravano, trascinandolo via contro la sua volontà; la mano protesa verso le fiamme, ma che lei non avrebbe mai stretto, lei che, ora, non era più nemmeno visibile nella danza del Fuoco divampante su tutto il bosco dei ciliegi, lei che era divenuta parte stessa del suo tanto amato Elemento, lei che sarebbe tornata a Vestalys per sempre.
E le fiamme seguitavano a innalzarsi al cielo, blandendolo adagio in un’ardente preghiera.

“Like hate and love /
Come odio e amore,
worlds apart /

mondi lontani,
this fatal love was like poison right from the start /
questo amore fatale fu come veleno fin dall’inizio.
Like light and dark /
Come luce e buio,
worlds apart /
mondi lontani,
this fatal love was like poison right from the start /
questo amore fatale fu come veleno fin dall’inizio.

The Rasmus feat Anette OlzonOctober and April




***

"Elementia: Fragments"
Fine



Nota finale: termina con questo ultimo addio la raccolta di frammenti ambientati negli anni precedenti agli eventi raccontati in "Elementia: The War". Abbiamo conosciuto da molto più vicino i quattro protagonisti, le loro famiglie e quegli eventi che li hanno portati a divenire come sono, a nascondere, a volte, i veri sentimenti dietro maschere di difesa.
Spero che leggere di loro vi sia stato utile anche per comprenderli meglio e, soprattutto, che abbiate passato dei momenti piacevoli :3.

Ringrazio infinitamente tutti voi che siete rimasti con questa raccolta fino alla fine, ma è solo un arrivederci: di cose da dire, su Elementia, ce ne saranno ancora molte e molte di più di quante potreste pensare :D. Ci ritroveremo la prossima settimana, con la ripresa di "Elementia: The War".
Grazie a tutti!

   
 
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