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Autore: sku    28/03/2007    6 recensioni
Un serial killer minaccia Washington D.C. e viene richiesto l'aiuto della squadra del BAU dell'FBI e di una consulenza esterna.
"Questa mattina è stato rinvenuto il corpo senza vita..."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9. lacrime Erano passati ormai tre giorni, erano stati tre giorni molto intensi per Liliana occupata a mettere ordine nel laboratorio e nell’ufficio, a sopportare le sfuriate sull’inaffidabilità degli italiani e sul loro scarso senso pratico del rettore; ma aveva stretto i denti ed era andata avanti.
Il responsabile della ricerca, il professor Dale, non era stato duro con lei, soprattutto grazie al fatto che non avevano perso i dati fin lì ottenuti, ma aveva la sensazione che avrebbero preferito che fosse rimasta ferita lei piuttosto che Mary, di cui sembravano fidarsi di più. Forse sbagliava.
I ragazzi che seguivano il laboratorio con lei invece sembravano più interessati a lei e di riflesso alle sue lezioni, la guardavano con una sorta di ammirazione, le voci corrono presto in un’università e la sua avventura con l’FBI aveva suscitato molto scalpore.
Il rettore le aveva detto che si era pentito di averla raccomandata e di aver dato il suo assenso per quella collaborazione -… che ha fruttato solo guai per la facoltà e nessun guadagno…-.
Non capiva cosa avesse pensato di guadagnare dalla sua collaborazione con la legge, ma non le importava granché. Il laboratorio era nuovamente funzionante, tutti erano ai loro posti e la ricerca era ricominciata, senza Mary, che doveva aspettare ancora un po’ di tempo per rientrare.
L’unica nota positiva era che con l’aiuto di Judith casa sua era nuovamente abitabile, quella sera sarebbe tornata a dormirci, anche se le sarebbero mancate le chiacchierate con Judith e i giochi con Margaret. Era tanto che non abitava con qualcuno e non si ricordava più quanto potesse esser piacevole trovare qualcuno in casa e poterci parlare, tornare a casa e trovarla piena di calore. Non le era mai piaciuto abitare da sola, anche se era fiera della sua indipendenza, le mancava qualcuno con cui condividere i momenti casalinghi “ e con cui condividere la vita, perché è quello che veramente mi manca. E’ inutile cercare di nasconderlo a me stessa.”

- Lily, sono le sei, non dovresti tornare a casa? - Liliana si girò e si trovò davanti a Rupert, l’assistente più odioso dell’intera facoltà. A dire il vero non era odioso, era molto competente ma tendeva a far pesare la sua bravura agli altri. Avevano lavorato insieme fino al mese prima quando lui era andato a seguire un’altra ricerca.
- Sei molto carino ad interessarti, ma non ho ancora finito, volevo portar avanti anche un po’ del lavoro di Mary. E poi questo è uno dei pochi momenti in cui posso lavorare senza la musica dei Metallica nelle orecchie. -
- Mi stai dicendo che Celine non ha ancora cambiato i suoi orrendi gusti musicali? - replicò lui inorridito.
- Non sono orrendi, sono monotoni più che altro. Ma sono le sei anche per te, non hai una casa a cui tornare? -
- L’avrei, ma il mio coinquilino ha deciso di dare una festa stasera e sinceramente non sono in vena di passare la serata coi suoi colleghi. -
- Mmh, così hai deciso di passare la serata in facoltà… sembra una scelta molto gettonata ultimamente. O questa è solo una scusa per controllare che non trafughi segreti dal laboratorio per poi scappare al di là del confine? - Rupert sbiancò in volto.
- La sfiducia da parte del rettore e del professor Dale posso anche accettarla, ma da parte di un assistente che ha lavorato con me e che mi conosce, non posso proprio. Quindi adesso scusami, devo sistemare il laboratorio, poi andrò a casa così tu non dovrai preoccuparti e potrai tornare a casa anche tu. Tra l’altro, lo sai vero che tutti sono a conoscenza del fatto che il tuo coinquilino si è trasferito dalla sua ragazza la settimana scorsa? -
Rupert rimase senza parole, nessuno lo aveva mai affrontato così, avevano tutti un po’ di timore di lui, dovuto forse al fatto che era il figlio del senatore Anderson, noto benefattore dell’università. Anche Liliana lo aveva sempre sopportato con pazienza, ma quello era proprio il giorno sbagliato, era stufa di parole bisbigliate al suo passaggio o di conversazioni interrotte al suo arrivo. Ci mancava solo un cretino che la voleva controllare e che non era neanche tanto furbo da mentire bene. Sarebbe passata da Judith a sfogarsi quella sera, così avrebbe portato un po’ di biscotti a Margaret, avrebbe giocato con lei e le sarebbe passata l’arrabbiatura. Non c’era niente come un bambino che si diverte per farle fare pace con il mondo intero.
- Non volevo offenderti, ma la situazione è un po’ strana, insomma non era mai capitato che qualcuno entrasse nella sezione e la distruggesse…- cercò di giustificarsi. - Sei arrivata solo da sei mesi, ma hai già creato scompiglio!-
- Pensi sia stata una mia scelta quella di far distruggere ufficio e laboratorio? Se non fossi troppo concentrato su te stesso forse sapresti che è passato anche a casa mia, sapresti anche come mi sento adesso che tutti la pensano come te al mio riguardo. Ma tu giudichi solo, vero? Hai mai provato ad interessarti realmente agli altri? A metterti nei loro panni? - La sua replica non era molto coerente, ma non era la coerenza la prima cosa che aveva in mente Liliana ma la furia che Rupert le faceva provare.
- Senti, non sono qua per ascoltare la tua predica! Se ti ha creato così tanti problemi potevi rifiutare la consulenza all’FBI! -
- Ma allora è questo il problema! Che il rettore abbia fatto il mio nome invece che il tuo!! Non ci credo, sei invidioso! - Liliana lo fissò con disprezzo.
- Io non sono invidioso di te, ma il rettore avrebbe dovuto proporre qualcun altro. Tu sei troppo giovane, inesperta e… - si interruppe imbarazzato.
- Dai, finisci la frase! Stavi per dire che non ero all’altezza perché sono una donna o perché sono italiana? - esclamò la rossa. Era esasperata e sapeva che doveva allontanarsi da quel pallone gonfiato, sapeva anche che era questione di poco prima che si mettesse a piangere dalla rabbia.
- Esci da qui, per favore. -
Rupert uscì. Lei strinse i pugni e fece un paio di profondi respiri per ricacciare indietro le lacrime; quando fu quasi sicura che la crisi fosse passata sistemò ogni cosa, spense il computer e uscì a sua volta.
Non aveva voglia di tornare a casa, non aveva voglia di raccontare l’accaduto a Judith. Lei si sarebbe arrabbiata ancora di più, avrebbe urlato e lo avrebbe insultato; ma non era di questo che aveva bisogno. Voleva solo che qualcuno la stesse ad ascoltare e poi la abbracciasse dicendole che era tutto passato.
Si sedette su una panchina del parco dell’università sotto un grande albero, era un posto un po’ isolato e a lei piaceva per quello. Il sole stava tramontando e ogni cosa risplendeva nel bagliore arancione della sera. Tirò le ginocchia al petto e le circondò con le braccia, poi vi appoggiò la fronte. Era stanca, molto stanca… avrebbe solo voluto poter lasciarsi andare e sfogarsi. Era lontana da casa, dalla sua famiglia che capiva ogni suo gesto e dalle sue amiche che l’avevano consolata più volte. Alcune lacrime scesero silenziose mentre lei si mordeva il labbro inferiore, non le era più successo di sentirsi così disperata da quando Marco l’aveva fatta piangere così tanto da farle rischiare la disidratazione. E in quel momento si rese conto che voleva solo poter stare con il bell’agente Hotchner, era sicura che lui l’avrebbe ascoltata e poi l’avrebbe abbracciata. Ma lui non si era più fatto sentire dal pomeriggio del bacio. Forse si era reso conto dell’errore?


“ Le ingiurie sono molto umilianti per chi le dice, quando non riescono ad umiliare chi le riceve.”
                                                                                                                      Alphonse Karr


Ciao a tutti! Ecco l'ennesimo personaggio odioso (e anche un po' fumettistico, se mi passate il termine), a quanto pare sono i miei personaggi preferiti, continuano a uscirmi di getto! Che bello il mondo secondo me! Ci stava un po' di disperazione dopo tutto lo stucchevole romanticismo di settimana scorsa. (questa volta non sono molto dell'umore di farmi dei complimenti!)
Finalmente domani su sky la seconda serie di crimanal minds ha inizio! Finalmente saprò che fine farà Elle. Non so se sarei riuscita a trattenermi dall'andare a vedere la trama sui siti americani ancora per molto!
Ringraziamenti:
LubyLover: prima di tutto grazie. Sono contenta di non essere l'unica iperglicemica sulla terra! Lo so che non avrebbe dovuto disdire la cena ma dato che c'è stato di più!Anche se ora mi odierai...
Kley: adoro come ti immedesimi nel racconto, non preoccuparti! E sì, gli uomini sono un po' tardi; ma sai, se fosse tutto semplice non ci sarebbe divertimento! Grazie per i tuoi complimenti che mi fanno sempre diventare color porpora!
sakura_kinomoto: eh lo so, che avrebbero potuto cenare ma non è ancora il momento giusto... e per quel che riguarda Bob e Mary... non era destino! Si chiama Aaron Hotchner, ma comunque va bene anche Greg! Grazie mille, tutti i tuoi commenti vanno sempre bene!
Grazie anche a tutti gli altri lettori, so che ci siete anche se non commentate!
Al prossimo capitolo, sku.
  
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