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Autore: lafilledeEris    11/09/2012    3 recensioni
Gli altri lo chiamavano “Secchia”, lui preferiva definirsi un nerd.
Vita sociale ridotta al minimo, capacità innate verso i videogiochi e uno spiccato interesse verso ciò che poteva accrescere la sua conoscenza.
Mai si sarebbe lamentato di tutti quei luoghi comuni. Ma ora capiva che doveva deporre le armi e piegarsi a quello che gli veniva chiesto- ordinato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

Secondo me sei un po’ scemo – Ovvero le scomode verità di Morgan

 

 

E poi farò in modo che Austin e Ryder vadano al ballo insieme”.

Mh…”

Mylo sbuffò, battendosi teatralmente la mano in fronte.

Morgan, hai sentito almeno la metà delle cose che ho detto?”

Il ragazzo buttato sul letto strinse il pugno e alzò il pollice verso l’alto, senza staccare la faccia immersa nel cuscino.

Potresti, per favore, fare qualcosa di più che grugnire e fare gesti?” Nel dire ciò, Mylo si avvicinò al letto e prese fra le mani uno dei dreadlock dell’amico, tirandolo con forza.

Ahia!” abbaiò l’altro, alzando di scatto il viso dal guanciale. Mylo allargò le braccia e, spalancando gli occhi, guardò l’amico per invitarlo ad esprimersi.

Morgan Parker era un tipo – fin troppo – loquace. Ma guai se lo si incrociava in una delle sue giornate no. Queste equivalevano ad una notte in bianco passata a bere e fumare, con conseguente mattinata senza riuscire a poggiare la testa sul cuscino prime dell’una.

Lui e Mylo si conoscevano dai tempi delle medie. Il loro incontro era stato abbastanza strano.

Erano nel cortile della scuola e Mylo, per qualche strano motivo, aveva trovato divertente l’idea di andare a tirare uno dei dread di Morgan, che al tempo arrivavano appena alle spalle.

Era diventato un vizio.

Quello che però un Mylo appena dodicenne non sapeva era che lui odiava chiunque gli toccasse i capelli. E così la prima cosa che avevano conosciuto l’uno dell’altro erano i rispettivi ganci destri, che avevano fatto guadagnare a Morgan un occhio nero e a Mylo un paio di occhiali rotti.

A distanza di cinque anni ci ridevano su, ma entrambi avevano imparato una cosa: mai far arrabbiare l’altro.

Col tempo erano cambiate tante cose.

I dread di Morgan ormai arrivavano alla schiena, le diottrie di Mylo erano migliorate e la loro amicizia si era rinsaldata. Ne avevano passate tante insieme.

La prima sbronza, ricordo del bar mitzvah di Morgan.

La prima volta che avevano fatto l’amore.

Ok, questa non era propriamente vera: c’era ancora qualcuno che non l’aveva fatto. Ed era facile intuire chi dei due potesse essere.

Morgan, rispetto a Mylo, era più aperto mentalmente.

Esageratamente aperto. E questo non aveva a che fare col fatto che a Morgan piacessero i ragazzi. Il problema era che Morgan non conosceva proprio il significato della parola “stabile”. Soprattutto per una relazione monogama.

Dobbiamo sperimentare” diceva lui. Mylo all’inizio era rimasto affascinato dalle idee dell’amico, dall’animo hippie ereditato dalla madre e dalla profonda spiritualità, dono dei geni paterni per metà Cherokee. Poi si era accorto che non facevano proprio per lui, anonimo ragazzo bianco dalla mentalità troppo chiusa.

Come facessero ad andare d’accordo era ancora un mistero.

Morgan si girò sulla schiena e mise un braccio sul viso.

Secondo me esageri” aveva biascicato.

Mylo afferrò una sedia al contrario a vi si sedette, poggiando i gomiti sullo schienale.

Tu non capisci!” sbottò. “Io non posso permettere che lei scopra ciò che provo nei suoi confronti. Non voglio diventare quello che ci ha provato con la Thomasconcluse, mimando le virgolette con le dita.

Morgan si sistemò meglio sul letto, girandosi su un fianco e reggendosi la testa con la mano.

Come qualunque ragazzo etero nella nostra scuola. Oh, andiamo! Credi davvero che tutto ciò che si sente sul conto di Ryder sia vero? Non è detto che lei debba uscire necessariamente con gente popolare, come non è detto che io debba parlare esclusivamente con ogni ragazzo gay o presunto tale. Sai in quanti nella nostra scuola si fingono etero per essere accettati dalla massa? Se la gente li guardasse meglio, capirebbe. Ma vivere di stereotipi a volte è più semplice, aiuta ad evitare di essere feriti. Non fermarti alle apparenze”.

Mentre parlava prese ad ispezionare la punta di un dread.

Mylo fissò l’amico per qualche secondo. C’era qualcosa in lui che emanava una profonda pace: lo sguardo tranquillo, con quegli occhi blu tendenti al verde dalle lunghe ciglia e dalla forma felina, infondeva in chi lo osservava una certa serenità.

Ma lui in quel momento non cercava serenità. Cercava un’idea. E anche geniale.

Lei… lei mi distrae. Tu non capisci. Io non posso permettermi di distrarmi proprio adesso, all’ultimo anno e con una materia che pende sulla mia testa come una spada di Damocle”.

Sospirò affranto.

Devo spingere Ryder fra le braccia di mio fratello” annunciò in tono funereo.

Con rispetto parlando, ma secondo me sei un po’ scemo”.

Morgan guardava l’amico nello stesso modo in cui avrebbe osservato qualcuno con le mutande sopra i pantaloni.

Che c’è di strano? Non voglio finire a sbavare per la mia tutor. Fa così tanto ragazzina alla prima cotta”.

L’altro si schiarì la voce.

Oh, oh…

Per la cronaca, lei è la tua prima cotta. E unica, aggiungerei”.

Amen.

Ecco un'altra cosa che Mylo apprezzava di Morgan: lui andava sempre al sodo. Non importava in quale situazione si trovasse – proprio in tutte le situazioni – lui andava al punto senza tergiversare. Gli era sempre andata a genio questa caratteristica. Stavolta arricciò il naso davanti a quella scomoda – ingombrante – verità.

Morgan si alzò dal letto e si diresse verso Mylo. Gli prese il viso fra le mani.

Lo sai che non voglio che tu soffra. Ma non puoi rimanere col dubbio. Non puoi vivere una vita di “se” e di “ma”. Inizieresti a vivere una vita a metà per qualunque cosa. Avresti dubbi su tutto. Sappi che, indipendentemente da ciò che farai, potrai bussare alla mia porta per qualsiasi tipo di aiuto”. Si chinò sulla testa di Mylo e fece disperdere un bacio fra i capelli castani.

Non c’era malizia in quel gesto. Solo un profondo amore fraterno.

 

 

****

 

Mylo in quel momento aveva una sola parola d’ordine: respirare.

Aveva seri dubbi di ricordare come si facesse, mentre pigiava il bottone del campanello con sotto una targa in ottone sulla quale, a grandi lettere, brillava la scritta “Thomas”.

Deglutì a vuoto quando sentì la maniglia della porta scattare. Davanti si trovò una donna dai lunghi capelli ramati raccolti in una grossa treccia, posata su una spalla.

Aveva gli occhi verdi – già conosceva quello sguardo - contornati da piccole rughe d’espressione, segno del tempo.

Era impeccabile nella sua tuta Adidas grigio fumo.

Ciao, tu devi essere Mylo!” lo salutò porgendogli la mano.

Sentì le guance andare a fuoco. Ora capiva da chi Ryder avesse preso la su bellezza.

Sa- salve” incespicò.

Io sono Margaret” gli sorrise cordiale. “Accomodati mentre vado a chiamare Ryder”.

Mylo, una volta lasciato solo, si guardò attorno. Tutto era impeccabile, nulla fuori posto. Sospettava che quel salotto avrebbe fatto invidia persino a sua madre, maniaca del dettaglio e dell’ordine. Ragion per cui non metteva mai piede in camera sua.

Studiò attentamente il divano, indeciso sul sedersi o meno. Era in pelle, di colore bianco.

Preferiva aspettare in piedi. Decisamente.

Ehi!”

Sussultò, colto alla sprovvista. Si girò lentamente, tenendo lo sguardo basso. Alzò di poco la mano destra, per un piccolo accenno di saluto.

Rimase basito di quanto bella potesse essere anche con una semplice tuta blu in ciniglia, con i capelli raccolti in una coda alta.

C-ciao” balbettò. Come inizio non c’era male. Giusto per non far ingelosire nessuno, aveva balbettato di fronte a entrambe le donne di casa Thomas, in meno di cinque minuti.

Davanti al signor Thomas, come minimo, sarebbe stramazzato al suolo.

Aveva già avuto occasione di incontrare il padre di Ryder, e non voleva assolutamente che ricapitasse.

Quell’uomo era alto quasi due metri e aveva la stazza di un armadio a tre ante.

Rabbrividì al pensiero di capitare nelle vicinanze di quell’uomo.

Ryder gli fece un cenno con la mano e poi iniziò a camminare, facendogli strada. Mylo la seguì senza aprire bocca.

Quando entrò in camera della ragazza, non poté non notare l’immensa libreria sul lato destro.

Un enorme letto a due piazze era sistemato al centro della stanza. Non era la classica stanza da “principessa”: nessun colore troppo sgargiante, niente di troppo infantile.

Era solo la camera di una diciassettenne studiosa e quadrata.

Puoi poggiare tutto sul letto” disse Ryder.

Mylo annuì e fece come gli aveva detto.

La ragazza prese posto sulla sedia di fronte alla scrivania.

Whellington, siediti”. Lo guardava stranita, aspettando una sua reazione. Dire che Mylo in quel momento fosse a disagio era riduttivo: si sentiva estremamente fuori posto.

Il problema era principalmente uno: lui e Ryder non si conoscevano affatto – anche se Mylo sapeva ogni cosa di lei, ma questo era un dettaglio che doveva tenere per sé –, ed in quel momento erano soli in camera sua.

Soli. In. Camera. Sua.

Ora aveva finalmente l’occasione di osservare ciò che la ragazza si trovava davanti sin dal risveglio; poteva vedere il letto su cui dormiva - chissà com’era bella col viso ancora assonnato, mentre si stiracchiava!e scorgere un pezzo della quotidianità della ragazza che gli piaceva.

Era una cosa davvero strana. Ancora più inconsueta se si pensava al fatto che lui dovesse togliersela dalla testa. Immaginarla in pigiama – anche in uno di quelli orrendi in pile, che pungono - di certo non era d’aiuto.

Mylo prese posto accanto a Ryder, facendo attenzione a non invadere il suo spazio. Voleva – e doveva – evitare ogni minimo contatto.

Lei prese il foglio col programma e gli diede un’ultima occhiata.

Bene, vediamo quanto c’è da lavorare. Dimmi qual è l’argomento che ti ha dato più problemi”.

Mylo alzò un sopracciglio al sentire quelle parole.

Tu che dici? Rischio la bocciatura, ci sarà un motivo”.

Ryder storse leggermente la bocca e si concentrò un attimo.

Allora, io direi di fare così: prendiamo tutta la parte teorica, quindi dovrai studiare tutto ciò che abbiamo fatto sul corpo umano”.

Oh, questo è facile!” la interruppe e si beccò un’occhiata in tralice.

Concedimi di dire che se fosse stato facile ora non saremo qui”. Touchè! “ La seconda parte consiste nel preparare un riscaldamento e nel saper conoscere le regole di almeno tre sport”.

Mylo, nel frattempo, prendeva appunti su ciò che Ryder gli diceva.

Sì, però non possiamo iniziare adesso!” protestò. “Non ho i libri per queste ricerche”.

Ryder si alzò dalla sedia e si diresse alla libreria.

Dovrei avere io qualcosa per te”. Mentre era intenta a cercare ciò che le serviva, Mylo si perse nel guardarla giocare con la fine della coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli.

Sapeva per certo che avessero un ottimo profumo, lo aveva sentito quando si era seduta vicino a lui.

Non era proprio magrissima ma formosa al punto giusto. La linea dei fianchi, visibile attraverso il tessuto, si perdeva nella lunghezza delle gambe tornite, anche se non molto lunghe. Mylo era molto più alto di Ryder. Per un solo attimo, si chiese come sarebbe stato poterla abbracciare.

Dovette interrompere quei pensieri quando si accorse che Ryder stava tornando da lui e si voltò di nuovo verso la scrivania.

Ho trovato il libro giusto”. Si mise alle spalle di Mylo e passò il libro sulla sua testa per poi poggiarlo proprio davanti a lui. In tutto questo, lei era ancora dietro di lui. Si era solo sporta leggermente per mostrargli l’indice del libro e fargli vedere ciò che gli interessava.

Mylo s’irrigidì e sbarrò gli occhi.

G-grazie”.

Dio, che vergogna! Possibile che davanti a lei non riuscisse ad articolare una frase di senso compiuto?

Vedi?” Era vicina. “Qui c’è tutto quello che ti serve”. Tremendamente vicina.

Mylo annuì facendo un cenno col capo.

Lo aveva già detto che aveva un buon profumo?

E che adorava che i suoi capelli gli facessero il solletico sul collo?

E che gli piacevano le sue piccole mani candide?

Mylo? Tutto ok?” Quanto era bello il suo nome su quelle labbra?

Si girò verso di lei. Erano uno di fronte all’altra; lei lo guardava con espressione preoccupata, accentuando in tal modo una piccola ruga fra le sopracciglia.

Non seppe mai quale forza lo spinse a compiere quel gesto sconsiderato, irresponsabile e immaturo.

L’unica consapevolezza era che aveva trovato il coraggio di prenderle il viso fra le mani, concedendosi di fissarla per qualche istante. Lei sembrava stupita. Non preoccupata o arrabbiata. Solo stranita. Mylo capì che doveva agire in fretta, così avvicinò il suo viso a quello di Ryder e la baciò.

Era pronto all’eventualità che, non appena le sue labbra avessero sfiorato quelle della ragazza, lei si sarebbe allontanata urlandogli di lasciare subito casa sua.

Invece niente di tutto questo. Assolutamente nulla.

Lei andò a cingergli il collo con le braccia, sedendosi sulle sue gambe.

Mylo fece scivolare le proprie mani dal viso di Ryder fino ai suoi fianchi. Averla così vicina era qualcosa di indescrivibile. Lei era così morbida sopra di lui. Morbida e perfetta.

Fu Ryder ad approfondire il bacio, chiedendo – e ottenendo – il permesso alla bocca di Mylo. Non fu un bacio irruento, solo passionale. Era una situazione così strana. Persino inverosimile.

Le sue labbra erano così morbide e vellutate. Le sue piccole mani, ora aggrappate alle spalle di Mylo, erano sicure di ciò che facevano. Sicure ed esperte.

Mylo si aspettava che si tirasse indietro; aveva temuto che, dopo averla baciata, si sarebbe ritrovato cinque dita stampate sulla guancia.

Lei sapeva quello che stava facendo, lui no.

Lei era la ragazza perfetta per qualsiasi ragazzo in vista del liceo. Lui era uno degli invisibili. E stava perdendo d’occhio il suo obiettivo.

Non devo distrarmi” si disse mentalmente.

Un emerito cavolo.

Ormai la fase “distrazione” era bell’e passata. Se ne accorse quando Ryder andò a cercare con la mano libera il cavallo dei suoi pantaloni, trovando subito la fibbia della cintura.

Un attimo.

Lei che si faceva avanti. E lui indossava dei boxer di “The Nightmare before Christmas”.

Praticamente il finimondo.

Le bloccò il polso, in maniera più delicata possibile.

Non posso” sospirò Mylo.

Un mugugno indistinto venne fuori dalle labbra di Ryder. O non lo stava ascoltando, o non lo aveva preso sul serio.

Mylo la allontanò da sé, facendola alzare. Lei lo guardava contrita, cercando di capire cosa stesse succedendo e, quando fece per avvicinarsi nuovamente, lui allungò il braccio, scuotendo la testa in cenno negativo.

Tenne lo sguardo basso, mentre una stupita Ryder lo vedeva andar via con una dignità inesistente.

 

 

****

 

Un urlo squarciò il silenzio in casa Whellington.

Morgan finiscila di urlare!”

Mylo si batté una mano in fronte, ormai esasperato. Morgan, senza ormai un filo di voce, guardava l’amico, boccheggiando nel vano tentativo di articolare qualche parola di senso compiuto, si stava letteralmente sbracciando.

Smettila di agitarti!”

Ma sei scemo?” gridò Morgan.

Lo hai già detto!” Mylo si buttò sul letto coprendosi il viso con le mani.

E lo ripeto! Mi spieghi perché dopo tutte le seghe mentali che ti sei fatto, l’hai baciata?”

Chi ha baciato chi?” Mylo si raggelò, sentendo la voce di Austin.

Tuo fratello ha baciato Ryder” buttò lì Morgan.

Oh, oh!”

Ed ecco un altro commento davvero intelligente.

Sei arrivato alla casa base?” s’informò Austin.

Morgan mosse una mano come per voler scacciare una mosca.

Nah, è fuggito!”

Mylo lanciò un cuscino, colpendo l’amico in pieno viso.

Grazie, Morgan” proferì funereo.

Beh” iniziò Austin “Se potessi darei io ripetizioni a Ryder”.

Dio, ma i ragazzi etero sono tutti così scontati?” Morgan aveva un’espressione schifata in viso.

Mylo lanciò all’amico un’occhiata che non prometteva nulla di buono. E Morgan capì.

Non fare cazzate” sputò a denti stretti.

Austin, ti interesserebbe uscire con Ryder?”

Gli occhi del ragazzo si illuminarono. Mylo scrisse il numero su un foglietto e lo passò al fratello.

Quest’ultimo, in uno slancio di euforia, lo abbracciò, rischiando di stritolarlo.

Ok, la verità era che Austin era un affarista, in quel gesto non c’era nulla di affettuoso.

Austin uscì di corsa dalla camera di Mylo, che era intento a fissare la scena.

Sentì una mano colpirgli il collo.

Ahia!”

Ti sta bene! Mi spieghi che cazzo fai?”

Lo sai. Non devo…”

Distrarmi! Lo hai già detto! Pe io ti ripeto che stai facendo una grandissima fesseria. Andiamo, sei Mylo Whellington! Riesci a fare qualunque cosa tu voglia! C’è un’altra ragione, ne sono sicuro! So benissimo che tu non me la dirai, ma sappi che quando capirò che cosa ti succede, non potrai negare”.

 

 

 

 

Il mio angolino

Eccomi qua! Riesco ad aggiornare dopo nove giorni. Wow!

Colgo l'occasione per ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, o che silenziosamente seguono questa storia, mettendola fra le preferite o le seguite.

Un particolare ringraziamento va a SweetTaiga, per il betaggio ultra mega veloce (?).

Alla prossima.

 

N.

   
 
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