Fanfic su artisti musicali > The Wanted
Segui la storia  |       
Autore: damnhudson    11/09/2012    4 recensioni
"Odiava quando la gente la obbligava a parlare, quando veniva obbligata a raccontarsi. Si poneva spesso delle domande verso queste persone, si chiedeva perché volessero sempre sapere così tanto di lei che in fondo non era nulla di speciale. May aveva un problema di fondo: aveva paura di risultare troppo noiosa, per quello non raccontava niente, aveva paura soprattutto che la gente facesse come lei, ovvero distrarsi al suono delle sue parole. Per questo May non raccontava, non parlava con nessuno, nemmeno da sola. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo undici.

 

Le settimane volavano, nel vero senso della parola. Non capiva più quanto tempo era passato dall’ultima volta che era triste, perché aveva smesso di esserlo, in modo definitivo. Aveva scoperto che provare ad essere felice era anche meglio del fingere di esserlo. Infondo cosa aveva da perdere? Non si sarebbe pentita un giorno di essere stata felice, piuttosto di non esserlo stata. Mancava poco all’inizio di agosto, mese in cui May doveva fare le valigie e tornare in Inghilterra per via dei test d’ammissione all’università. Le venivano i crampi allo stomaco se solo ci pensava. Non voleva lasciare quel posto. Non ora che finalmente si definiva stabile, non ora che aveva fatto chiarezza su quello che provava/che voleva provare. Non voleva lasciare quel posto perché, ancora una volta, si era dimostrato portatore di sorprese: Jay, Tom, Sofia ed Oliver.

Quel pomeriggio caldo di fine luglio, May non era andata al mare. In realtà non ci andava mai perché non le piaceva molto il sale che si attaccava alla sua pelle e la sabbia, odiava la sabbia, davvero, quindi mentre gli altri due erano andati a lei era toccato restare lì a badare alla tenuta. Non la disturbava ovviamente, almeno c’era pace e tranquillità, visto che tutte famiglie, alle tre di pomeriggio stavano in giro.
Il bancone era tutto suo, mentre giocava con un video gioco che Jay le aveva prestato da poco. Era uno in cui doveva far volare un draghetto viola… Spyro. Dannazione, era difficile. Perché non saliva su quella montagnetta? Lo stava facendo planare bene e stava rispettando quello che aveva imparato nel livello precedente… l’uno. Okay, non era portata per queste cose… Videogiochi. Si grattò il mento, mentre arricciava le labbra e provava a ripetere il livello, visto che aveva terminato già le vite. Come poteva Jay averlo già finito? Si annoiava davvero tanto.
«Posso?» Chiese Tom, schiarendosi la voce. May riconobbe la voce, subito e alzò le sopracciglia di colpo, senza però sollevare lo sguardo dal gioco.
«Vedila come ti pare.» Si morse l’interno della guancia. Era arrabbiata, era normale che gli rispondesse così. Si aspettava semplicemente di essere perdonato come se nulla fosse? Le aveva messo le mani sopra, dentro la sua maglietta e non importava quanto le sue intenzioni non fossero state cattive, dannazione… Lei c’era stata male, perché di Tom Parker, si fidava più o meno.
«Parliamo!» Fece lui, sedendosi di fronte a lei.
«Parliamo un cazzo, Tom! Non ho niente da dirti. » Fece lei in risposta, mentre solo ora le sue iridi verdi, incontravano quelle castane del ragazzo.
«Sei scorretta, May!» Fece lui, alzando il tono della voce, ma solo di una tacca. Non era di certo lì per litigare e ne aveva già parlato con Jay, più o meno.
«Ti prego, Tom! No. Non venirmi a dire che sono scorretta. Sarei stata scorretta se avessi chiesto un ordine restrittivo per tentato stupro nei tuoi confronti, scorretta se avessi detto ad Oliver cosa mi hai fatto, facendo buttare fuori te e i tuoi amici da qui dentro. Sarei stata scorretta se mi fossi fatta vedere da te durante questo periodo, ma no, Tom. Qui quella scorretta non sono io. Sei tu!» Disse, puntandogli il dito contro, mentre lo guardava con lo sguardo assottigliato e la bocca una linea continua. Era arrabbiata, sì, e non poco. Lo era abbastanza. Ma non solo per quello che quella notte era successo, no… Era arrabbiata per tutte le cose che erano successo e che solo una settimana fa aveva metabolizzato. Andiamo, perché non si era accorta che la stava portando ad un punto morto del tutto? Era stata una stupida, e non come quando le ragazzine si prendono in giro per le cottarelle immature che vengono alle superiori, no… Era stata una stupida come lo era un’adulta che commetteva due volte lo stesso errore. Due volte!! Si era fatta mettere nei casini una volta, a Londra, e si era fatta rimettere nei casini, dalla stessa persona anche a Valencia. Le abitudini erano dure a morire. Aveva passato tutto il tempo a pensare a cosa fare e cosa dire a Tom ed ora ce l'aveva davanti, che chiedeva di parlare con lei. Organizzò bene un discorso, mentre lui la guardava, cercando anch’esso di capire cosa dire.
«Lo so, non c’è bisogno di dirmi che… ho fatto una cazzata, lo so. – Fece lui, passandosi una mano tra i capelli, mentre provava a dire qualcosa che potesse sistemare quella situazione. – Però cazzo! Non è solo colpa mia. Tu hai le tue colpe.»
May incrociò le braccia al petto, osservando il ragazzo davanti a se, ponderando su quello che aveva detto. Effettivamente lo sapeva anche lei che era anche colpa sua. «Tu mi baci. Non una volta, May, non due, ma tre volte! Secondo te una persona cosa deve capire? Perché ti prego, queste cose non si fanno. E lo so che sei confusa… O hai sempre la convinzione che i casini li passi solo tu? Anche a me hai confuso. Non sapevo più cosa valesse di più tra te e Jay. E per un secondo, per un secondo ho pure pensato di mandare un’amicizia di cinque anni al vento, pur di rivendicarti mia.» sembrava quasi un racconto, quindi May stette zitta e rimase ad ascoltarlo. «Ma no, May… Sei una persona difficile e io non ci so fare con le persone difficili e sinceramente parlando preferisco il mio amico Jay a te, non fartene una colpa, ma non vado sul sicuro con te, mentre con lui sì.» Concluse Tom. Allora era solo di questo che voleva parlare. Era stata una stupida a pensare che volesse anche solo dirle di dargli una seconda opportunità. Stupida. Rimase in silenzio, mentre si preparava un altro discorso, perché quello di prima non si poteva fare al momento, visto che Tom l’aveva colta alla sprovvista mettendola direttamente nelle mani di Jay. Non ci poteva credere che aveva anche solo tentato di rovinare l’amicizia che c’era tra i due. Onestamente parlando i cinque ragazzi sembravano piuttosto uniti, tutti tra loro e lei non poteva sentirsi in diritto di giocare a dividerli. Avevano un sogno in comune, questo glielo aveva raccontato Jay e dividerli era davvero l’ultima cosa che voleva fare.
«Ti chiedo scusa… Per tutto, Tom. – Fece May, saltando giù dallo sgabello, mentre si mordeva un labbro. – Per averti fatto passare per una persona che non sei, per averti presentato una me che non sono, per aver provato a metterti, involontariamente, contro Jay. Pure se ti ho fatto sentire male, se l’ho mai fatto.» Tom annuì, perché sì, era stato male per lei. Era stato male a causa sua. Perché se lei si era presentata come una persona che non era, Tom si era presentato come un maniaco in cerca di attenzioni che non era. E forse era davvero interessato a May, ma non a questo prezzo. Non a quello di perdere Jay, non a quello di sembrare una persona che non era. Era stato male perché per due volte era passato in secondo piano contro una persona alla quale voleva bene, era una persona che giudicava alla sua altezza, Jay. Tom non aveva niente in più di Jay e Jay, a sua volta, non aveva niente in più di Tom. Erano due persone molto simili e May Sommers aveva fatto cadere tutte queste convinzioni. Non è facile, un giorno, doversi svegliare e dover rincominciare da zero a credere in te stesso, quando qualcuno ti ha buttato talmente giù da non poterti guardare allo specchio. May aveva fatto tanto male a Tom. Aveva smesso di credere in se stesso e non c’era cosa peggiore per una persona.  Però un giorno si era svegliato e aveva realizzato che tutto andava bene, nonostante tutto. Aveva ancora la sua integrità… a metà, ma ancora la possedeva. Doveva solo riprendere a convincersi che lui andava bene così e che nessuno doveva mettere in dubbio che lui era abbastanza. Credeva di essere abbastanza. Aveva sempre soddisfatto i suoi canoni di abbastanza Tom. E May, dal canto suo sapeva che il ragazzo non era quello che si era dimostrato durante quella vacanza perché seppur ubriaca, seppur avendo parlato meno di quindici minuti con lui, sapeva che era una brava persona. Aveva un buon senso dell’umorismo, un gran bel sorriso e un buon profumo… Erano quelle le cose che ormai contavano. Non contava più il fatto che lei in cuor suo non lo aveva scelto…
«Ti chiedo scusa per averti portato in un triangolo con uno dei tuoi migliori amici, non è stata una bella cosa, lo so… Ma… Come ho detto a Jay, non mi sembrava vero che qualcuno come voi, fosse interessato a me. Mai nessuno si è interessato a me, come voi l’avete fatto… E ho avuto due ragazzi, in tutta la mia vita… Voi siete così… perfetti, Tom. – Fece, serrando le labbra. Forse stava dicendo qualcosa in più, ma queste erano le scuse più sentite che avesse mai fatto. Le sentiva davvero, si sentiva cattiva per aver fatto una cosa del genere ad una persona che adesso le sembrava così piccola. – Mi scuso per tutto.» Concluse. Forse Tom si aspettava qualcosa di più, ma pensava di essere stata abbastanza chiara su tutto.
«Puoi dirmelo, così mi metto seriamente l’anima in pace?» Chiese il ragazzo, guardandola. May alzò un sopracciglio, non capendo cosa stesse dicendo.
«Cosa?»
«Puoi dirmi che non hai scelto me? – ripetè, guardandola. – Così la smetto di… provare a crederci anche solamente.» May sentì un groppo salire nella gola, mentre lui le chiedeva quella conferma.
«No, Tom… Non ho scelto te.» Sussurrò quasi. E quello per il ragazzo fu il momento peggiore, sentire che non era stato preferito a qualcuno, sentirsi, per la prima volta, una ruota di scorta. Sentire le parole morirgli in gola e aprire la bocca senza emettere alcun suono. Andava bene così però. Perché per una volta aveva parlato chiaramente, per una volta non aveva giocato con i suoi sentimenti, come per un mese aveva fatto. Sorrise convinto e l’abbracciò e lei ricambiò, stringendolo forte. Non sapeva se aveva scelto Jay, al suo posto. Forse stava scegliendo se stessa.



*marti:)*
Sì, cambio ogni volta. Ohhh, allora, questo capitolo è arrivato più in fretta, no? E dire che lo odio è poco. Prima di tutto penso che mi sia uscito malissimo, ma per la prima volta in tutta la storia ho scritto un capitolo di circostanza. Della serie: speravo di non doverlo scrivere, ma l'ho fatto perché era una cosa che andava chiarita. I due dovevano parlare...
Punto due: Ho finalmente fatto un banner, a due capitoli dalla fine, sì XD. Mi diverto con poco io. E poi sono una fan di photoshop e non mi è sembrato vero quando sono riuscita a produrre qualcosa di decente.
Tre: Sì, avete letto bene, manca un capitolo più epilogo... E' tutto in ballo ancora. La situazione con Jay, intendo... Dopo questo May e Tom non penso che avranno altre scene assieme se non una che dura tre secondi nel prossimo capitolo! Tra l'altro non è ancora scritto, uff. By the way...
Grazie a tutti di cuore per continuare a supportarmi! Siete questa ff.
Love y'all!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The Wanted / Vai alla pagina dell'autore: damnhudson