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Autore: ArashiStorm    11/09/2012    6 recensioni
Sasuke si asciugò la fronte ormai imperlata di gocce di sudore. Odiava l’estate, odiava la pelle accaldata e odiava sentirsi i vestiti e i capelli che si appiccicavano al corpo come fossero collosi e bagnati. Ma se sopportare quel caldo assurdo fosse stato il prezzo da pagare per passare l’intera giornata con Itachi, beh… era ben lieto di pagarlo.
[...] Le sue labbra si mossero impercettibilmente verso l’alto nel pensare che in fondo le principesse potevano anche avere corti capelli neri e un visino paffuto. Ciò che le rendeva principesse era la pelle candita, gli occhi grandi e le labbra piene e rosee come fiori appena sbocciati in una fresca mattina di primavera. Poco importava se da quelle labbra usciva un piccolo rivolo di bava…perché era ancora una piccola principessa che sia atteggiava da principe azzurro quella su cui Itachi aveva posato lo sguardo..

Partecipante a : La Bella Estate [Uchihacest Summer Contest indetto dal forum New Moon – II Edizione]
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Salve a tutti...Eccomi con una nuova fic scritta in partecipazione a

La Bella Estate [Uchihacest Summer Contest indetto dal forum New Moon – II Edizione]


In cui sono arrivata penultima, ma sono felicissima perchè le altre scrittici in gara sono tutte bravissime autrici *____*

Purtroppo la mia pecca come sempre, sono punteggiature ed errori di battitura come il giudice ha fatto notare. Prima di postare la fic ho dunque rletto per l'ennesima volta sperando di aver eliminato tutti gli errori di battitura. Quindi dovrebbe essere più leggibile ora XD
Spero vi piaccia.

Punteggio del meraviglioso giudice Black_Eyeliner:

Originalità:8
IC dei personaggi:9
Attinenza al tema:7
Correttezza grammaticale: 6
Gradimento personale: 9

E ora a voi la storia ^^

Titolo: Di principi e principesse
Personaggi: Itachi Uchiha e Sasuke Uchiha (menzioni di Fugaku e Mikoto)
Genere: one-shot
Rating: verde
Avvertimenti: nessuno in particolare direi.
Disclaimer: NARUTO e tutti i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto




Il sole picchiava forte quel giorno. Il piccolo camminava con lentezza facendosi largo tra i cespugli e il fogliame del bosco. Aveva corso per tutto il quartiere prima di arrivare li. Era l’ultimo posto che gli mancava in cui cercare. Suo fratello sembrava essere sparito, eppure oggi era il suo giorno libero e gli aveva promesso che si sarebbero allenati insieme.
Sasuke si asciugò la fronte ormai imperlata di gocce di sudore. Odiava l’estate, odiava la pelle accaldata e odiava sentirsi i vestiti e i capelli che si appiccicavano al corpo come fossero collosi e bagnati. Ma se sopportare quel caldo assurdo fosse stato il prezzo da pagare per passare l’intera giornata con Itachi, beh… era ben lieto di pagarlo. In quegl’ultimi tempi il fratello era sempre impegnato in missioni più o meno lunghe e il tempo che passava con lui si era ridotto drasticamente. Quando il giorno prima, Sasuke era finalmente riuscito ad estorcergli la promessa di un allenamento insieme, Itachi aveva finalmente ceduto accarezzandogli i capelli con dolcezza.

“D’accordo Otouto hai vinto” gli aveva detto.

Con ancora quelle parole nelle orecchie il piccolo Uchiha si era alzato presto la mattina, scapicollandosi giù dalle scale sicuro di trovare Itachi già seduto a fare colazione. Si era invece dovuto ricredere quando, entrando in cucina, vi aveva trovato solo sua madre alle prese con il riso e suo padre seduto con il giornale aperto di fronte a lui.

“Ben alzato Sasuke!” lo aveva accolto Mikoto mettendogli sul tavolo una ciotola colma.

“Sei piuttosto mattiniero quest’oggi…” aveva aggiunto Fuigaku abbassando il giornale e notando come il suo secondogenito si stesse guardando attorno con fare irritato.

“Dov’è il fratellone?” chiese infine senza dare cenno di sedersi a tavola.

Quando gli fu risposto che era uscito quella mattina all’alba, Sasuke si diresse di corsa verso la porta di ingresso e uscì senza dire altro noncurante delle raccomandazioni di Mikoto.

Probabilmente quando sarebbe tornato a casa si sarebbe dovuto sorbire una ramanzina in piena regola per essersene andato così di punto in bianco. Ma al momento, in mezzo a quel bosco e sudato come se fosse uscito da un bagno al lago, l’unica cosa che gli importasse sul serio era trovare suo fratello.
Quel bosco era dannatamente grande, ma Sasuke non si perse d’animo, in fondo la cosa gli ricordava quando, ancora più piccoli, giocavano a nascondino tra quegli alberi secolari. Quel ricordo gli fece venire in mente che Itachi ancora ad oggi non gli aveva insegnato la tecnica della moltiplicazione. Ecco cosa gli avrebbe potuto chiedere una volta trovato. Con quel nuovo proposito in mente Sasuke iniziò a correre nel verde del fogliame, finché finalmente intravide una figura seduta sull’erba appoggiata ad un grande tronco. Si avvicinò di soppiatto con la volontà in cuor suo di prendere Itachi di sorpresa, magari spaventandolo. Quando gli fu vicino, però, notò che il fratello aveva gli occhi chiusi e le mani appoggiate sul petto che si muoveva impercettibilmente su e giù, segno che il ragazzo stava respirando con calma e tranquillità. Vedendolo in un atteggiamento tanto pacifico e naturale ogni desiderio di interrompere bruscamente quell’immagine svanì come neve al sole. Il piccolo si avvicinò ancora più piano, inginocchiandosi di fianco al fratello e senza quasi rendersene conto appoggiò le mani sull’erba fresca sporgendosi con il volto verso quello di Itachi fino a che le sue labbra non si posarono delicatamente sulla guancia dell’altro in un bacio casto e innocente.
Le palpebre di Itachi tremarono per qualche istante prima di alzarsi con lentezza permettendo agl’occhi di Sasuke di specchiarsi in quelli neri del fratello, ancora leggermente assonnati.

“Otouto…?” domandò con voce impastata il più grande, stropicciandosi gli occhi con una mano.

Sasuke lo guardò con una strana luce nelle pupille e ancora prima che Itachi si potesse alzare completamente parlò con voce piena di entusiasmo e incredulità.

“Ma allora la mamma aveva ragione. Le principesse si svegliano sempre con un bacio del principe!” proclamò il piccolo.

Itachi alzò un sopracciglio con fare interrogativo, ora completamente sveglio. “Dimmi Sasuke – domandò preoccupato per la risposta che avrebbe potuto ricevere – dove la vedi una principessa?”

Sasuke non rispose a parole si limitò ad alzare una manina e a distendere il dito indice indicando senza possibilità di errore il volto di Itachi.

Il ragazzo cercò di mantenere la calma, in fondo stava parlando con un bambino e con il suo fratellino oltretutto, l’unica persona a cui, ai suoi occhi, era concesso qualsiasi cosa…ma scambiarlo per una principessa, si ritrovò a pensare, era troppo forse anche per lui.

Il fratellino, da parte sua, notando lo sguardo interrogativo sul volto di Itachi cercò di spiegarsi meglio: “Mamma dice che le principesse sono sempre bellissime e hanno dei folti capelli e degli occhi stupendi con delle lunghe ciglia nere…è la tua descrizione Niisan”

Itachi sospirò.

“Otouto – cominciò – la mamma non ti ha mai spiegato che le principesse sono sempre delle ragazze, delle donne…mentre io, sono sicuro che lo sai – continuò prendendo una della mani del fratellino e poggiandola sul proprio petto – sono un maschio”

Sasuke guardò la sua mano ferma sul petto del fratello, poi alzò lo sguardo portandolo sul volto di Itachi che lo stava osservando in attesa di una risposta.

“Che c’entra? – disse – quando una persona è bella è bella, che sia maschio o femmina. E quando una persona è bella è una principessa.”

Itachi rimase basito per un istante, arrossendo lievemente non sapendo bene come raccogliere quel complimento venuto dalle ingenue ma onestissime labbra del fratellino. Notando come sul volto di Sasuke ci fossero una sincerità e una purezza così profonde da non poter essere fasulle, si limitò a sorridere picchiettando la fronte del fratellino come era solito fare.

“I tuoi sillogismi sono sbalorditivi Sasuke. Comunque non sapevo che la mamma ti raccontasse ancora le favole con principi e principesse” commentò tornando ad appoggiarsi al tronco.

“Io non vorrei infatti, sono così infantili – si rabbuiò il piccolo – mi piacciono molto di più le storie che mi racconta il papà”

“Papà ti racconta le storie?” chiese con sorpresa Itachi guardando come il fratellino si illuminò al pensiero.

“Poche volte… - rispose - ma sono tutte storie di grandi eroi ninja. Sai Niisan io immagino sempre che l’eroe nella storia sia tu”

Itachi si sorprese ancora i più “Ma come? fino ad un attimo fa ero una principessa, e ora sono un eroe?”

“Il fratellone può essere chiunque!” decretò con orgoglio il piccolo Uchiha.

Itachi tornò a sorridere ancora una volta scompigliando i capelli del fratellino “La prossima volta immagina te stesso in quei racconti. Vedrai che ti piaceranno ancora di più”

“…ma io non sono come te. Non sono forte come un eroe ancora. Per quello mi devi allenare. Me lo avevi promesso oggi!”

“Ma otouto fa caldissimo oggi e tu sei già tutto sudato” gli fece notare il più grande alzandosi e usando il lembo della propria maglietta per asciugare il volto bagnato di Sasuke che si meravigliò di come le mani e la maglietta di Itachi fossero fresche nonostante la calura che li circondava.

“Non vorrei mai che prendessi un colpo di calore e poi finissi per sentirti male” concluse dopo aver asciugato per bene tutto il viso del bimbo.

“Ma io voglio allenarmi con te!” sbuffò il piccolo mostrando un adorabile broncio che sapeva bene, era un’arma alla quale Itachi quasi sempre cedeva. Ed infatti così fu. Sasuke fu deliziato nel vedere come il fratello gli regalò un mezzo sorriso mascherato da sospiro prima di sedersi nuovamente e toccare con leggeri colpi della mano l’erba di fianco a lui in un evidente incitamento a sedersi vicino in quel punto.

Sasuke non se lo fece ripetere e, ubbidiente, si sedette sull’erba dove Itachi gli aveva fatto segno.

“D’accordo otouto ci alleneremo, ma questa volta faremo un allenamento mentale d’accordo?”

Sasuke annuì, curioso, in attesa di ulteriori spiegazioni.

“Ti insegnerò a richiamare e a controllare il chakra”

Il piccolo Uchiha si illuminò a quella notizia, finalmente suo fratello gli avrebbe insegnato delle tecniche e non solo semplicemente a combattere.

Itachi vide l’entusiasmo del ragazzino che lo guardava scalpitante e pensò che l’allenamento sarebbe stato difficile per un bambino iperattivo come Sasuke.

“Per prima cosa devi calmarti – gli disse portando la mano sul volto e facendogli chiudere gli occhi – concentrati sulla tua energia interna. Devi riuscire a immergerti nella tua stessa energia fino a sentirla scorrere in ogni cellula del tuo corpo, una volta che riuscirai a percepirla allora potrai cominciare ad allenarti per controllarla.”

Sasuke annuì con forza e portò le mani davanti al petto a formare il sigillo di concentrazione.

“Bene – si congratulò Itachi – prova a sentire l’energia”

Il piccolo cercò di concentrarsi come richiesto. Ma man mano che il tempo passava Itachi notò come l’espressione sul volto del fratellino andava facendosi sempre più corrucciata mentre nuove gocce di sudore cominciavano a formarsi sulla fronte.

“è difficile Niisan!” sbuffò poco dopo quando sentì di nuovo la maglietta del fratello che gli asciugava la fronte bagnata.

“Forse è ancora troppo presto per farlo da solo” considerò Itachi prendendo in braccio il fratellino e mettendoselo in grembo. Fece adagiare la sua piccola schiena al proprio petto e gli prese la mani portandole nuovamente a formare il sigillo.

“Allora Sasuke, adesso ti darò il mio chakra di modo che tu possa capire quale sensazione devi cercare e come si manifesta questa energia interna, d’accordo?”

“Si!”

“Chiudi gli occhi e concentrati”

Sasuke fece come detto e annuì lentamente. All’inizio l’unica cosa che sentì fu il caldo del corpo del fratello così vicino al suo, stupendosi di come, nonostante la temperatura esterna, non lo percepisse come fastidioso, ma al contrario notò che gli piaceva sentire quel contatto fisico che spesso aveva cercato in abbracci che erano sempre più rari tra loro. Ma prima che potesse abbandonarsi a quella piacevole sensazione cominciò a percepirne una nuova. Questa volta era diversa e arrivava da dentro di lui non dall’esterno. Dapprima gli sembrò come un fiume in piena che temeva di non riuscire a controllare ma ben presto quell’ondata fu arginata e domata. Si agitava dentro di lui e lo cullava in un abbraccio protettivo e intenso.

“Lo sento Niisan…” disse in un sussurro.

Itachi sorrise e lasciò che il suo chakra continuasse a confluire dolcemente nel corpo di Sasuke sbalordito di come questo si stesse adattando al corpo del fratello quasi come fosse suo. Si ricordò che il chakra era molto simile al gruppo sanguino come adattabilità. E loro, essendo fratelli, erano dotati di un chakra identico sotto molti aspetti ecco perché quella sensazione di completezza lo stava invadendo con tutta quella intensità. Era come se quell’ondata di chakra li stesse unendo in un solo corpo. Si affrettò a richiamare a sé il proprio chakra per non invadere il fratellino con troppa energia, preoccupato che il piccolo non avrebbe saputo reggerla.

“Questa è la sensazione che devi ricercare dentro di te. Il tuo chakra è molto simile al mio, sono sicuro che ci puoi riuscire” concluse.

Sasuke prese un lunga boccata d’aria riprendendosi dall’ondata di energia che aveva appena ricevuto poi si girò verso il fratello con un sorriso a trentadue denti.

“Niisan il tuo chakra è fortissimo”

“Non proprio Sasuke, l’intensità dell’energia che hai sentito era molto più elevata perché il mio chakra è entrato in risonanza con il tuo. Quello di una sola persona è meno potente di ciò che hai percepito, ma ora sai com’è l’energia che devi cercare dentro di te… su prova”

Sasuke annuì per l’ennesima volta e ancora una volta chiuse gli occhi cercando di concentrarsi. Non fece però a tempo a chiudere le mani nel sigillo che Itachi lo prese sotto le ascelle alzandolo e depositandolo vicino a sé sull’erba.

“Non in braccio a me che fa caldo. Sei già abbastanza sudato di tuo” chiarì.

Sasuke aprì un occhio sbuffando un poco per essere stato allontanato dal grembo del fratello. Ma notare come Itachi si fosse nuovamente appoggiato al tronco di fianco a lui gli fece capire che non aveva intenzione di allontanarsi e quindi tornò, senza ulteriori lamentele, al suo allenamento mentale.

Provò molte volte e alcune di queste fu molto vicino a richiamare il chakra nel modo corretto. Era la prima volta che provava un allenamento simile e vista la sua età Itachi pensò fosse, forse, troppo presto per insegnargli a controllare il chakra. Era anche vero, però, che il piccolo Sasuke era molto più avanti dei suoi coetanei, riusciva già a muoversi e a combattere come un genin, gli mancava davvero solo la componente mentale per potersi definire davvero tale ad un’età in cui l’accademia era ancora a poco più di un anno di distanza. Itachi era orgoglioso di quel fratellino che lo guardava sempre come se fosse il migliore. Era consapevole che agl’occhi di Sasuke lui rappresentasse la meta irraggiungibile e il muro da scavalcare. E altrettanto bene sapeva che prima o poi agl’occhi del fratellino sarebbe diventato una presenza scomoda e non più quel fratello geniale che ora si beava di avere. Essere odiato da Sasuke era una prospettiva che gli sembrava tanto ovvia come tanto intollerabile. Pensare a Sasuke che lo guardava con disprezzo gli faceva mancare l’aria, lo soffocava più del caldo che in quell’estate torrida sembrava non lasciare spazio a nessun refrigerio. Eppure Itachi era pronto a soffocare per il bene di Sasuke, pronto ad ingoiare qualsiasi sofferenza, avrebbe fatto di tutto per essere il fratello maggiore che quella piccola peste meritava. Gli avrebbe insegnato tutto quello che sapeva, e lo avrebbe protetto fino a che non fosse riuscito a superarlo e ad essere forte abbastanza da poter avanzare per la sua strada da solo. E solo allora, forse, avrebbe smesso di considerarlo il suo prezioso bambino da proteggere.
Quel momento era però ancora lontano, pensò, mentre lo guardava impegnarsi nella concentrazione, sorridendo ogni qualvolta una flebile aura blu lo circondava per poi sparire pochi istanti dopo. Di questo passo tra qualche giorno si sarebbe potuti passare all’insegnamento del vero e proprio controllo del chakra.

Lasciò che il fratellino continuasse con il suo allenamento smettendo di concentrasi su di lui lasciandosi invece cullare dai rari e apprezzabili aliti di vento fresco che ogni tanto si facevano spazio tra le fronde degli alberi passando a rinfrescare il suo copro accaldato. Lui che comandava con maestria il fuoco era invece un amante del vento. Gli piaceva sentirlo scompigliargli i capelli quando soffiava delicatamente, ne amava la forza invisibile e implacabile quando il suo passaggio piegava gli alberi e faceva muovere a gran velocità le nuvole in cielo. Gli piaceva guardare in aria e vedere come gli uccelli cercassero di dominarlo e sfruttarlo nei loro voli sfidando la gravità. Il vento sapeva di forza e di grazia…e poteva spegnere o alimentare quelle fiamme che Itachi sapeva creare.

Perso nei suoi pensieri Itachi si rese conto solo quando notò il sole alto in cielo che era passato parecchio tempo da quando si era fermato a riflettere. Tornò a porre la sua attenzione a Sasuke e gli scappò una leggera risata nel vederlo addormentato contro lo stesso tronco dove era appoggiato lui. Aveva sul viso un espressione beata e tranquilla, le labbra semiaperte facevano uscire un respiro lento e profondo. Era davvero addormentato. Itachi capì al volo che il piccolo si doveva essere alzato molto prima del solito e l’allenamento mentale con il chakra doveva averlo sfinito ben presto. Era ancora così piccolo…

Nel vederlo così pacifico gli tornò in mente quel bacio casto che aveva ricevuto in veste di principessa addormentata. Suo fratello gli aveva detto che le principesse avevano folti capelli e degli occhi stupendi con delle lunghe ciglia nere… Le sue labbra si mossero impercettibilmente verso l’alto nel pensare che in fondo le principesse potevano anche avere corti capelli neri e un visino paffuto. Ciò che le rendeva principesse era la pelle candita, gli occhi grandi e le labbra piene e rosee come fiori appena sbocciati in una fresca mattina di primavera. Poco importava se da quelle labbra usciva un piccolo rivolo di bava…perché era ancora una piccola principessa che sia atteggiava da principe azzurro quella su cui Itachi aveva posato lo sguardo.

Ancora una volta gli asciugò il volto con la sua maglietta e gli soffiò sul viso accaldato, per dargli un po’ di refrigerio, facendo danzare le ciocche nerissime della frangia di Sasuke. Il piccolo non si svegliò, si limitò a qualche mugugno senza senso e Itachi ritenne fosse abbastanza sicuro il tentare di portarlo a casa senza pericolo di disturbare il suo sonno. Lo prese in braccio con delicatezza facendogli appoggiare la testa sul suo petto.

“Ma dove si è mai vista una principessa che prende in braccio il principe eh?” chiese al fratellino addormentato in una scherzosa domanda retorica. Sorrise notando come Sasuke ovviamente non rispose, ma si accoccolò ancor più comodamente contro il suo petto assolutamente dimentico dei 40 gradi che quella giornata stava regalando al mondo.
Un tuono improvviso distolse nuovamente Itachi dalla contemplazione della pacifica espressione addormentata di Sasuke. Alzò lo sguardo al cielo notando scuri e minacciosi nuvoloni che si stavano avvicinando con velocità. Le prime gocce non tardarono a farsi sentire e il ragazzo, ben conoscendo l’intensità degli acquazzoni estivi si diresse di corsa verso una piccola caverna che si trovava nelle vicinanze e dove spesso lui e Shisui andavano a giocare nei primi anni dopo la fine della guerra. Si addentrò all’interno sedendosi con la schiena al muro tenendosi stretto il fratellino ancora addormentato e fortunatamente ancora asciutto. Voleva evitare che Sasuke si bagnasse. Sudato com’era non era un eventualità troppo lontana la possibilità che potesse prendersi un raffreddore o qualcosa di peggio e pensare a suo fratello a letto con la febbre per colpa sua era una cosa che Itachi non avrebbe potuto tollerare.
Gli accarezzò i capelli in un gesto involontario mentre il suo sguardo si soffermava al di fuori della caverna. La pioggia si era fatta intensa, scendeva a grandi goccioloni che colpivano violenti le foglie degli alberi e dei cespugli del bosco lussureggiante. Sulla terra si cominciavano a formare lunghi rivoli d’acqua che fluivano rincorrendosi e mescolandosi uno all’altro. L’odore tipico della pioggia estiva raggiunse ben presto le narici di Itachi facendogli aggrottare le sopracciglia. Era un odore penetrante che sapeva di polvere e di arsura, ti si appiccicava alla pelle e Itachi non aveva mai capito se gli piacesse o se lo odiasse. Durante il periodo della guerra era sicuro di averlo odiato, perché insieme a quell’odore la pioggia estiva portava con sé anche l’odore dei campi di battaglia, della morte e del sangue che si diluiva tingendo di rosso la limpidezza della pioggia. Scosse la testa nel cercare di scacciare quelle immagini che ancora oggi lo inseguivano nella sua memoria come lupi affamati della sua paura e del suo terrore di dover assistere ancora una volta a scene del genere, o ancor peggio di far assistere Sasuke all’inferno della guerra. Non c’erano parole per descrivere il conforto che Itachi provava nel pensare che il piccolo che teneva tra le braccia fosse nato in un periodo di pace, relativa forse, ma pur sempre pace. Sasuke aveva potuto essere un bambino, aveva potuto vivere la sua infanzia, senza ritrovarsi con un kunai in mano a quattro anni e testimone della schiena del proprio padre a fargli da scudo per un attacco improvviso. Sorrideva Sasuke quando gli venivano regalate delle armi ninja, sorrideva quando le sue piccole mani riuscivano a scagliare uno shuriken che andava a conficcarsi a segno. Sorrideva perché il suo bersaglio era un vecchio albero dalla corteccia ormai consunta e non un altro essere umano di cui non conosceva il nome e alle volte neppure il volto.
La guerra era un inferno, un inferno che Sasuke non avrebbe conosciuto mai, Itachi avrebbe fatto di tutto per esser certo di ciò. Sasuke sarebbe diventato un ninja forte, ma la sua purezza, la sua innocenza erano qualità troppo importanti, troppo giuste per essere infangate da guerre senza senso.

Tornò a portare gli occhi verso il fratellino e si stupì di trovare due occhioni neri a guardarlo a loro volta.

“Ben svegliato Sasuke” gli disse con un sorriso, cercando di allontanare tutti i ricordi che quell’odore ancora nell’aria gli ricordava.

“Che succede?” chiese il piccolo Uchiha guardandosi attorno con fare un po’ assonnato.

“Ha iniziato a piovere e per evitare di dover presentarmi a casa con un pulcino bagnato al posto di mio fratello ti ho portato qui, tanto gli acquazzoni estivi finisco presto”

Sasuke si volse di scatto. Alzandosi e scendendo dal grembo di Itachi con un balzo. Strinse i pugni lungo il corpo e sbuffò sonoramente con fare arrabbiato.

“Stupido fratellone. Io non sono più un bambino, non ho paura di un po’ di pioggia” urlò prima di precipitarsi fuori dalla caverna di corsa.

Itachi non si permise nemmeno il tempo di stupirsi o di sorridere della reazione esagerata del fratellino, si alzò in fretta e uscì anch’egli dalla caverna rincorrendo Sasuke in mezzo agl’alberi.

Il rumore dei loro veloci passi di corsa si accavallava in un ritmo cadenzato ma irregolare. Sasuke ogni tanto rischiava di scivolare sul terreno umido e le braccia, per riprendere l’equilibrio, perdevano la classica posizione a V che i ninja erano soliti mantenere durante una corsa. Era veloce Sasuke, e la corsa tra gli alberi era una delle cose che più gli piaceva, ma con la pioggia non era facile come il piccolo ricordava. Bastò un piede mal poggiato su un ramo scivoloso per fargli perdere l’equilibrio e farlo cadere verso terra. Terra che non toccò mai perché da sotto quel ramo Itachi fu abbastanza svelto da prenderlo al volo continuando la sua corsa verso casa, incrementando la velocità. Strinse forte Sasuke contro il suo petto notando come il fratello fosse già ormai zuppo di pioggia. Un rombo di tuono gli ricordò, inoltre, che erano in un bosco ed era risaputo che non fosse certo il migliore dei luoghi dove trovarsi durante un temporale.

“Posso correre da solo Niisan” si lamentò il bimbo cercando di divincolarsi dalla stretta di Itachi.

“Stai buono Sasuke, facciamo che per una volta è la principessa a portare il salvo il principe d’accordo?”

Sasuke si bloccò di colpo e rise di gusto circondando con le braccia il collo del fratello intrecciando le dita tra i lunghi capelli bagnati di lui. “D’accordo” concedette infine, una volta che le risate scemarono lasciando sulle sue labbra solo un profondo sorriso compiaciuto.

Quando arrivarono a casa Fugaku era all’ingresso ad aspettarli.

“Eccovi finalmente” esordì vedendoli comparire all’inizio del vialetto.

“Si può sapere dove vi eravate cacciati? Vostra madre era in pensiero.” Concluse pentendosi di quella frase quando sentì la risata di Mikoto giungere da dentro casa.

“Guarda che quello che era in pensiero eri tu, caro” sottolineò la donna presentandosi all’ingresso con in mano due grandi asciugamani bianchi.

Fugaku sbuffò chiudendosi la porta alle spalle dopo l’entrata dei figli e Itachi mise a terra Sasuke prima di sedersi per togliersi le scarpe..

“Sei stata tu la prima a dire che eri preoccupata di non averli ancora visti tornare”

“Si, è vero – concesse Mikoto, dando uno degli asciugamani ad Itachi e adagiando l’altro sopra la testa di Sasuke – ma quello che è stato mezz’ora all’ingresso ad aspettarli sei tu.”

L’uomo arrossì lievemente e sbuffò ancora una volta dirigendosi velocemente verso il suo studio, borbottando sulla brutta decisione che aveva avuto di prendersi le ferie proprio quel giorno.

Mikoto lo lasciò andare senza però nascondere un sorriso di vittoria sul volto, era raro riuscire a far notare al marito quanto fosse molto più apprensivo di quanto volesse dimostrare davanti a figli.

“Etciù”

Lo starnuto improvviso seguito da un rumoroso soffio di naso portò l’attenzione della donna nuovamente sui due ragazzi. Itachi stava asciugando il naso di Sasuke con un fazzoletto che aveva sempre tenuto in tasca e che si era miracolosamente salvato dall’acquazzone esterno.

“Hai visto, te lo avevo detto che rischiavi di prenderti un raffreddore” commentò il ragazzo riponendo il fazzoletto nella tasca.

“Non è vero!” sbottò il più piccolo portandosi la mano sul viso per strofinarsi il nasino arrossato.

“Itachi ha ragione Sasuke – commentò Mikoto, passando con forza l’asciugamano sui capelli del figlioletto – adesso ci facciamo un bel bagno caldo eh”

“No mamma, fa caldo, è estate, non voglio fare bagni caldi” si lamentò il bimbo alzando la testa cercando il volto della madre tra il tessuto dell’asciugamano.

“è tutta colpa dell’estate – rincarò la dose prima di venir interrotto da un nuovo starnuto – prima fa caldo poi a freddo…uffa! L’estate è odiosa… vero Niisan?”

Itachi sorrise portandosi il suo asciugamano sulle spalle dopo essersi asciugato per bene i capelli.

“No, non direi, a me l’estate piace” decretò il più grande guardando il fratellino imbronciarsi ancora di più.

“Ma come? – intervenne però Mikoto togliendo finalmente l’asciugamano dalla testa di Sasuke – sbaglio o anche tu da piccolo odiavi l’estate?

“è vero…ma da qualche anno a questa parte mi piace, perché l’estate mi ha portato il mio piccolo principe” concluse strizzando l’occhio al fratellino che dal basso si illuminò in un sorriso pieno ed intenso che presto si trasformò in una piccola risata.

Mikoto alzò un sopracciglio con fare interrogativo, rimanendo basita per qualche istante guardando la schiena del figlio maggiore allontanarsi, dirigendosi verso il bagno.

Con la stessa perplessità poi vide Sasuke che, in fretta, si liberò delle scarpe e seguì il fratello girandosi a metà percorso verso di lei “Mamma il bagno caldo lo faccio con il fratellone” annunciò girandosi di nuovo e correndo verso Itachi. Una volta raggiunto gli afferrò una mano e lo trascinò con più forza lungo il corridoio.

Mikoto vedendoli insieme all’improvvisò capì a chi Itachi si riferisse e ricordandosi di quando Sasuke, dopo una sua descrizione di una principessa, avesse decretato che suo fratello ne rispecchiasse ogni aspetto, decise di divertirsi un po’.

“Itachi – lo chiamò – ma allora la principessa saresti tu?” chiese la donna con malcelata ironia.

Il ragazzo si volse verso la madre con espressione abbattuta “Mamma ti prego….lo sai che questa storia è tutta colpa tua vero?” chiese cercando di non farsi strattonare troppo da Sasuke.

Mikoto scoppiò a ridere di gusto.

“Temo di si” rispose poi, quando le sue risate si accavallarono a quelle di Sasuke.

E Itachi li lasciò fare, perché le risate di Sasuke e Mikoto si assomigliavano. Erano dolci e cristalline, ti riempivano il cuore, ti soffocavano di amore avvolgendoti in un abbraccio. Poco importava che stessero scherzosamente ridendo di lui. Itachi amava quel suono, finché poteva avere quelle risate a riempire le sue giornate avrebbe amato qualsiasi stagione. L’autunno e gli alberi secchi, l’inverno e la neve gelata, la primavera e i fiori di ciliegio, ma più di tutti l’estate che nel caldo soffocante gli aveva regalato il sole della sua vita.Un sole che sia atteggiava da principe azzurro e che Itachi avrebbe sempre protetto perché, in fondo, anche i principi delle fiabe hanno bisogno di qualcuno che li protegga.
  
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