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Autore: Aven90    12/09/2012    0 recensioni
E alla svelta, anche. Capirete presto perché. Riuscirà il nostro popolo a svegliare il Re prima che sia troppo tardi?
NB: Contenuti volgari.
NB: Non è una storia seria, ma fa finta di esserlo. Adoro come le mie storie si mimetizzano.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Joanna aveva dunque premura, ma venne interrotta da questa domanda “Ma che bisogno c’è di svegliarlo? Insomma, se è stata persa una città c’è sempre il modo di recuperarla, non credete? E poi il nostro esercito è efficientissimo, e vi ricordo che ad Dauqa ci sono cinque valentissimi guerrieri!”, disse un valletto che evidentemente aveva poca voglia di vivere, perché dovrebbe saperlo che chi contraddiceva la regina poi incorreva in cose brutali da parte del re, ma il re in quel momento dormiva, e quindi credo valga come attenuante.

Per quanto riguarda la parte dei cinque valenti guerrieri, due ce li siamo già giocati nel capitolo precedente, e adesso vediamo gli altri tre, che se non sbaglio si chiamano Affetta, Im Picca e Brucia, mentre i figli che si sono lanciati al loro attacco erano tre dei venticinque e si chiamavano In Adeg Uato, Scro To e Pulletta.

Tutti e tre di sesso maschile, o comunque si divertivano a importunare altri esseri che permettevano loro di riprodursi.

Affetta buttò lo stuzzicadenti che stava fumando e disse “Che cosa cercate da noi? Non abbiamo di certo intenzione di uccidervi”

Brucia aggiunse “Abbiamo visto cosa avete fatto!”

Im Picca “E non ci è piaciuto!”

Affetta concluse “Quindi abbiamo deciso che non c’è speranza per noi! La soluzione migliore è portarvi a mare e sperare che moriate là!”

Scro To rise “Aahahah! Nel vostro mare arancione, vero? Ma io voglio eliminarvi tutti qui e ora! Vero, fratello In Adeg Uato?”

Quello gli fece la linguaccia “Non insultarmi! Vedrai come sono diventato forte con i vulcani!”, e trasformò il terzo braccio destro in un vero e proprio vulcano, il quale sparò molta magma verso gli avversari, che però risposero con una barriera di titanio.

Brucia così ebbe il tempo di raccogliere quello spreco di lava e mangiarselo, per poi risputarlo fuori a forma di Fenice che aggredì In Adeg Uato portandoselo via ed esplodere in cielo.

Pulletta si impaurì “Oh mamma! Questi ci scannano!”

Scro To tranquillizzò il fratello “Non crucciarti, Pulletta! Sarà anche inadeguato, ma è molto resistente! Mentre io….”, lui si concentrò e gonfiò lo scroto che aveva in mezzo alle gambe (in genere i suoi simili non ce l’avevano, visto che si riproducevano dalla bocca) dal quale a un certo punto fuoriuscirono delle vene che si misero in piedi e, armati di manganello, cominciarono a combattere.

Erano tre, tutte viola e scheletriche, ma minacciavano di morte.

Scro To ammirò la sua creazione “Viste le mie vene? Ora andate e colpite!”, le aizzò contro i tre della squadra speciale, che unirono le loro forze pronti a rispondere ai colpi, ma le Vene capirono male e cominciarono a colpire tutto quello che trovavano loro stessi compresi, specialmente Pulletta, che coprendosi la testa con le mani supplicò il fratello “Nooo, dì loro di smetterla, o morirò!!!”

Scro to mise le sue molte mani in faccia in segno di sconforto e specificò alle vene “Su Vene, colpite la Squadra Speciale!”

Una delle Vene girò la testa completamente verso di lui lasciando il torso colpire Pulletta “Zitto Scroto, noi colpiamo quello che vogliamo!”

La seconda vena gli fece eco “Già, la prima risposta è quella che conta!”

E la terza “E poi ci piace colpire Pulletta, perché essendo che abbiamo ancora i tuoi schifosi neuroni, ci convincono che Pulletta merita di essere picchiato, cosa che tu non puoi fare perché tua madre non vuole!”, e colpì con più piacere il povero Pulletta.

Scro To era dunque solo contro tre.

Glielo fece notare Im Picca “Sei solo contro noi tre. Che ne dici di giuocare all’Impiccato? Se perdi una parola, ti taglieremo una parte del corpo a mio piacere, e se perdi il gioco ti impiccheremo”

Affetta si stupì “Caspita Im Picca, avevi detto che avevi smesso con questi giochi, perché ci togli il divertimento a noi!”

Im Picca si rivolse a lui “Sì, ma io mi chiamo Im Picca, e ho deciso di tenere fede al mio nome!”, poi prese carta e penna dal nulla e cominciò a tratteggiare.

“Bene caro, ho sette lettere più un articolo che precede il nome in questione”

Scro To si buttò “C’è scritto “Ti ammazzo””

Im Picca cominciò a tremare “COSA? COME PUOI AVERE INDOVINATOOO? TI AMMAZZO LO STESSO!”, e si avventò su di lui col foglio di carta sperando di tagliarlo come è successo a me una volta, ma Scro To si scansò all’ultimo momento e sparò un raggio dagli occhi a forma di pipistrello che con i suoi ultrasuoni fece sanguinare le orecchie agli altri due, che impotenti assistettero al massacro di Im Picca a suon di calci.

Brucia disse “Oh no! Im!”

Affetta “Cazzo! Non posso farmi battere dalle emorragie gravi che mi stanno uscendo dalle orecchie! Devo… uccidere…”, ma morì perché aveva perso tropo sangue e lui era anemico.

Brucia così prese fuoco e disse a Scro To, il quale stava solo accanendosi sul cadavere di Im Picca e disse “Ora te la vedrai con me!”, ma Scro To, schioccando contemporaneamente sei volte (con sei mani) fece uscire una esatta copia di lui trasformata in verme strisciante come quello che fino a poco prima stava distruggendo la città.

Brucia tentò a suon di pugni di fuoco colpire la spessa corazza di quel verme, ma questi le scansava tutte, poi uscì del tutto dalla terra, si mise un piede solo e solo per dare un potente calcio a Brucia, che cadde a terra. Stava per rialzarsi, ma notò che la gamba del verme aveva preso fuoco, divenendo così più pericoloso. L’incendio divampò su tutto il verme che adesso non si fece problemi ad attaccare Brucia, il quale rispose con un calcio volante sperando di fargli male, andando a finire entrambi gli incendi a fondersi.

Proprio quello che voleva Scro To, che preso l’idrante dal fratello In Adeg Uato (aveva un idrante) sparò un getto d’acqua nera (proprietà della Dimensione Oscura) verso di loro, che si ridussero in cenere.

Scro To commentò divertito “Aaaah, l’Acqua Cenere! Che grandiosa invenzione! Peccato che funziona solo in certi casi e in determinate condizioni!”, e detto questo, salvò Pulletta da morte sicura e, preso sulle spalle l’inerte In Adeg Uato, ritornò alla madre.

Perciò il valletto disse “Non sarà facile sconfiggerli”

Ma Joanna rispose al valletto “Sua Maestà è l’unico che può fermare la minaccia dei Mostri Caduti”, strangolandolo.

“Coff, coff… ho capito, maestà… non vi è bisogno che ricorriate alle maniere forti, secondo me…”

“MAESTÀ! MAESTÀ!”, accorse un ambasciatore vestito da giullare.

Joanna si girò verso di lui “Che vuoi, Buffone?”

Buffone rispose “Sia Aquad che Dauqa… ehi, lo sapete che sono speculari? E quindi sono i contrai di loro? E quindi camminano a testa in giù”, e si sentì da qualche parte un tudun tch, tipico del cabaret.

Joanna gli fece premura “Vieni al dunque, somaro”

“Sono state conquistate”

Joanna si stizzì, ma anche quando se lo era aspettato: Ad Aquad non erano mai stati attenti alle cose importanti, mentre ad Auqad bastava imporre un po’ di personalità sulla Squadra Speciale che annegavano in un bicchiere d’acqua, il fatto che le dispiaceva era che il sindaco della città era un bonazzo.

In ogni caso riprese la sua autorità “Aquad è molto distante da qui, quindi possiamo procedere alla mia tradizionale Spinta Risvegliatrice, tipica dei miei giochetti che faccio con il Re!”, e tutti ne furono affascinati. Joanna per prima cosa mise il neonato nella culla principesca, ove a volteggiare di sopra sono corone che ripetevano “Sarai Re… sarai Re…”, si rimboccò le maniche  e cominciò a massaggiare energicamente il marito.

“Si, svegliati! Vai e sconfiggi gli alieni fastidiosi!”, ma niente.

Non si svegliava.

Ivarov stava dormendo più di prima.

Giaro Ktino, il ciambellano di corte intervenne mettendo con aria snob la mano sinistra perpendicolare al naso “Se mi concedete, vostra maestà, Ivarov sua Maestà non si sveglierà certamente così”

Joanna lo sentì, ed essendo già inginocchiata sul letto lo stava scrollando in una maniera poco regale, alle parole di Ktino si girò e gli rivolse il peggiore dei suoi sguardi, quello con cui molti sudditi sono morti: occhi da assassina, capelli arruffati a forma di stella a cinque punte e denti bianchissimi e perfetti in bella vista, così bianchi da riflettere il neon che illuminava la stanza e incendiare il nemico con la troppa luce. Di questo abbiamo una diapositiva che ho deciso di mostrare:
no, me ne sono pentito. Se volete, immaginatevelo con gli occhi della mente.

 Ecco la faccia peggiore che potesse capitare di vedere a Giaro Ktino ma anche a tutti gli altri presenti nella stanza, poi gli rispose “E allora perché non lo fai tu, sapientino?”

“Uh che bello, ci giocavo anch’io da bambino!”, s’impose una cortigiana.

“Ssssh! Zitta, Seléne! Che la Gorgone ci uccide!”, la zittì l’altro schiavetto, quello che aveva poca voglia di vivere. Per quanto lo riguardava aveva sempre avuto paura della famiglia reale.

Flashback.

Una volta aveva chiesto al Re di firmare una petizione contro i Ktanaros e il loro maltrattamento, perché valeva la pena difendere quei dolci animali che sembravano squali, ma erano viola ed erano capaci di attaccare l’uomo anche sulla terraferma essendo a metà tra un anfibio e un mammifero, quindi erano capaci di respirare sotto il mare e sopra.

“Mi scusi, Maestà”, chiese incerto.

“Sì?”, Ivarov lo stava guardando molto attentamente. Voleva davvero sentire cosa aveva da dire e firmare qualcosa, se non firmava almeno un decreto al giorno ne moriva.

“Bisogna firmare…”, lo schiavetto uscì carta e penna, ma Ivarov ad un certo punto si seccò e non ne volle sapere niente e, dopo avergli fatto fare da soffitto per tutto il giorno, quindi per 48 ore di fila, lo scaraventò fuori dalla finestra, e tutto questo con la sola forza del pensiero.

Fine Flashback.

Nel frattempo che il valletto era perso nei suoi pensieri, Giaro Ktino era stato costretto a fare il massaggio con i piedi al re, aiutato da Joanna la quale, ormai gronda di sudore, dava spettacolo coi suoi massaggi in bikini, sfoderando la sua bellezza allucinante. Ma non sembrava che Ivarov si stesse svegliando.

“Oh insomma!”, re-intervenne Sèlene. “Sua Maestà non è poi così speciale, secondo me riponete troppe speranze in uno che non si sveglia facilmente”

Joanna rivolse anche a lei lo sguardo di poco fa “Ti sbagli cara: sappi che mio marito è riuscito nell’impresa di rispedire via una meteora con una sola mazza da cricket!”

Era vero.

Flashback.

“Maestà! Un meteorite ci distruggerà! Faccia qualcosa!”, disse l’astronomo di corte, che una volta aveva confuso una palletta di polvere per un asteroide.

Ma Ivarov se ne fregò di questo precedente e disse “Ah sì? Bene allora.” E , presa la sua mazza da cricket, salì sul monte più alto del pianeta, che per inciso era lato 8-9000 metri e, con un movimento a 360° colpì il meteorite con la mazza, o perlomeno convinse la massa interstellare di aver subito al colpo, perché la cometa si fermò appena prima di entrare nell’atmosfera e cambiò magicamente direzione, andando a fare centro contro un buco nero, guadagnandosi anche il titolo del Campionato Intergalattico di Cricket, al quale non stava partecipando.

Fine Flashback.

Joanna concluse il concetto “Quindi fai meno la spiritosa e spintona il Re!”

Seléne così si mise a fare massaggi alla colonna vertebrale di Ivarov, il quale nel frattempo si era girato nel sonno e ora mostrava a tutti il lato B.

Il valletto paurone, di nome Jaspar, aveva paura anche di Ivarov in questo stato, preferendo dunque vedere gli altri tre massaggiare il re piuttosto che intervenire, e figuriamoci se interveniva il nobile Alì, che avevano messa incinta la regina godeva di privilegi che altri non avevano, e non parlo solo di sesso.

All’improvviso la porta si spalancò di nuovo senza bussare: era strano che una porta che fino a poco prima era risultata inaccessibile se non tramite passepartout adesso sembrava una porta girevole di quelle che si vedono spesso.

“Sua Maestà! Anche Coiffeurpolis è caduta!”

Joanna sbiancò e perse i capelli a stella che le fecero proprio i parrucchieri di quella città, e un po’ di calcinacci bianchi le caddero sul viso dal tetto, viste le vibrazioni che facevano tentando di svegliare il re.

Era nel panico: era assolutamente sicura che se svegliava il verofinto marito egli avrebbe risolto tutto, aveva una forza straordinaria oltre che poteri mentali devastanti, ma se dormiva era perfettamente inutile, quasi quanto Giaro Ktino, il quale si lamentava perché quelle mansioni non rientravano nel suo contratto scaduto. Così perse la pazienza e ordinò a tutti i presenti con voce imperiale:

“Svegliate il re, allora!”


Fine Capitolo! Che dire, il re non si sveglierà mai se attendono così tanto! Cosa ci vorrà mai?

   
 
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