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Autore: Lelaiah    12/09/2012    9 recensioni
Se Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico?
E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?
Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella scuola frequentata proprio da Strawberry.
Tra situazioni imbarazzanti, missioni sotto copertura e dure battaglie, riusciranno le nostre eroine a sconfiggere anche questa nuova minaccia?
E cosa accadrà tra Ryan e Strawberry, uniti nella comune lotta e in qualcosa che ha a che fare con sentimenti mai sospettati?
Inutile dire che il racconto è incentrato sulla coppia sopracitata e che, ahimè, Mark sarà presto smollato...
Buona lettura, spero vi piaccia! :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 15 Lucas
Questa volta avevo già il capitolo pronto ;)
Spero vivamente che il nuovo personaggio vi piaccia: primo perchè lo incontrerete spesso e secondo perchè io lo adoro XD E' brillante e sarcastico.
Buona lettura! :)

P.S.: Auguro un buon rientro a scuola a tutti quelli che hanno dovuto farvi ritorno oggi. Spero non sia traumatico :)


Cap. 15 Lucas


  Terminata la corsa, Ryan dovette fermarsi per riprendere fiato.
Lui e quello che, presumibilmente, era il Dampyr, si erano dati battaglia negli ultimi due giri di campo.
Lo stupore era stato talmente tanto che il professore aveva deciso di cronometrarli.
-Ragazzi… davvero dei tempi niente male.- commentò, avvicinandoli.
I due lo guardarono e poi si scambiarono un’occhiata.
-Vorreste unirvi alla squadra di atletica?- chiese, speranzoso.
Senza esitare risposero:-No, grazie.
L’uomo rimase a fissarli interdetto, poi fece spallucce e si allontanò, borbottando qualcosa sulla svogliatezza dei giovani.
-Questo era il riscaldamento. Non so chi tu sia, ma devi guadagnarti il mio rispetto.- esordì il nuovo arrivato.
-Che ne dici di iniziare dandomi un’informazione base?- Ryan sostenne il suo sguardo.
-Quale?- si fece guardingo.
-Il tuo nome.
Si allontanò di qualche passo. –No, mi spiace.
Esibì uno strano sorriso e poi si piegò in due, tenendosi lo stomaco. Il biondo rimase interdetto: un attimo prima stava bene ed era talmente in forma da poter fare altri giri di campo.
-Ehi, tutto ok?- l’insegnante lo raggiunse. Si chinò su di lui e scambiarono alcune rapide parole.
L’altro annuì e infine si raddrizzò, avviandosi verso bordo campo con un’andatura tutta ingobbita.
Si lasciò cadere a terra, tra alcune compagne. Ryan lo fisò di sottecchi mentre il resto delle due classi formava le squadre per una partita di dodgeball.
-Shirogane.- si sentì chiamare.
Fece per voltarsi, ma ebbe il tempo di notare il sorrisetto divertito del suo obiettivo.
“Giuro che ti porterò al Cafè, fosse l’ultima cosa che faccio.”, si disse. Aveva bisogno dell’aiuto di quello strano ragazzo e lui sembrava non aver voglia di collaborare.
O meglio, non prima di averlo stuzzicato.
Scacciò quei pensieri e si concentrò sulle regole del gioco. Non l’aveva mai praticato, ma non avrebbe avuto problemi.
Alla fine del primo set era l’unico rimasto della sua squadra.
Aveva il fiatone, certo, ma aveva ancora energia.
Purtroppo ogni volta che afferrava al volo una palla, reintegrando un compagno, quello si faceva buttar fuori il lancio successivo.
Per cui aveva deciso di attaccare gli avversari, improvvisandosi autodidatta.
Quando il professore fischiò la fine della partita, i maschi della sua classe gli si affollarono intorno, battendogli pacche sulle spalle, esaltati.
  È proprio vero che lo sport unisce.
Il secondo round aveva tutti i presupposti per finire come il primo, ma il Dampyr si alzò. Andò a parlare con una compagna e quella lo fissò stupito. Scambiarono qualche parola e lui entrò in campo al suo posto.
“Bene, un’altra sfida.”, pensò Ryan, raggiungendo il muro e appoggiandovi contro il palmo della mano.
-Ai vostri posti… pronti… giocate!
In campo c’erano sei palloni e ogni squadra doveva cercare di accaparrarsene il più possibile. Ryan ne rubò due. Il suo avversario uno, ma era sicuro che sapesse come usarlo.
L’apparenza da ragazzo mingherlino e secchione non attaccava, non dopo che l’aveva sfidato in modo così smaliziato.
  Nessuno poteva sfidarlo e passarla liscia, ne andava del suo orgoglio.

  Come volevasi dimostrare, rimasero in campo loro due.
La squadra del riccio era assolutamente sorpresa del risultato, ma non per questo era rimasta in silenzio. Tifavano come se fossero ad una partita di baseball. Idem i suoi compagni: se possibile facevano ancora più baccano.
Era uno scontro uno contro uno.
Avevano una palla in mano, mentre le restanti erano alle loro spalle, di scorta.
-Sei bravo.- disse Ryan.
-Grazie. Anche tu non sei male.
Si scrutarono per qualche istante, muovendosi avanti e indietro tra la linea di mezzo e la fine del campo.
Ad un certo punto il Dampyr scattò e lo stesso fece l’americano. Scagliarono i palloni, ma entrambi i tiri andarono a vuoto. Ne recuperarono altri e iniziarono a lanciarli come fossero proiettili.
Le ragazze di entrambe le classi si erano nascoste dietro i maschi, spaventate dalla velocità dei palloni.
Ad un certo punto Ryan scivolò, esattamente a fianco della linea divisoria. Il suo avversario gli fu sopra, puntandogli la palla addosso.
-Stop!- il professore fischiò.
I due ragazzi si fissarono, sfiancati.
-Parità.
Il biondo vide gli occhi verdi del giovane dilatarsi leggermente per la sorpresa. Allora gli fece un cenno col mento. Lui abbassò la testa e si vide la palla contro il proprio stomaco.
Sogghignò. –Mi hai fregato.- disse.
-Sei soddisfatto, ora?- gli sfuggì un tono polemico.
-Mhm… sì. Direi di sì.- valutò, raddrizzandosi e riavviandosi i capelli.
Ryan riguadagnò la posizione eretta, detergendosi il sudore dalla fronte col braccio.
-Lucas.- si presentò finalmente lo sconosciuto.
-Ryan.- gli strinse la mano.
-Quello nuovo di cui parla tutta la scuola?- domandò, stupito. L’americano fece spallucce per confermare. –Adesso è tutto più chiaro.
Lo sguardo che gli riservò lo mise a disagio, sembrava volesse valutare la consistenza del suo corpo. Per addentarlo, magari.
-A pranzo sali sul tetto.- e con questo il biondo andò a cambiarsi, senza tener conto che lo avrebbe ritrovato negli spogliatoi.
Ma ciò non accadde, perché Lucas non si trattenne per la doccia.
-Ryan, non so come hai fatto, ma li abbiamo stracciati!- esordì un suo compagno. Per poco non gli scivolò il sapone di mano.
-Oh… allenamento.- disse, cercando di chiudere lì il discorso.
-Cosa pratichi?- sembrava interessato.
-Be’… faccio nuoto e boxe.- rispose, evitando di guardarlo e concentrandosi sull’acqua.
-Molto americano.- fu il commento.
Un paio di altri ragazzi gli rivolsero la parola, ma si risolse tutto in innocue impressioni sulla partita appena finita.

  Strawberry era schizzata fuori dall’aula appena suonata la campanella dell’intervallo.
E ora si trovava davanti ad una delle tante finestre del corridoio, fissando insistentemente la neve che cadeva fitta.
“Dannato Ryan! Al diavolo tu e i tuoi cambiamenti d’umore!”, strinse lo snack che aveva in mano.
  Proprio non riusciva a stargli dietro: c’erano giorni in cui era calmo e persino gentile e altri che sembrava avere un diavolo per capello. E senza nessun motivo!
Le avevano spesso detto che era lunatica, ma lui la batteva cento e uno. Su tutta la linea!
Sembrava avere una doppia personalità.
Si bloccò, colpita dal proprio pensiero. “O forse si droga!”
Resto a fissare un candido fiocco finché questo non si posò sul davanzale. Scosse la testa. –Ma che vado a pensare… non lo farebbe mai…- mormorò.
-Strawberry? Tutto bene?- era la voce di Mimi.
Si voltò a guardarla e ritrovò anche Megan. –Sì, sì tutto ok.- tentò un sorriso.
-Problemi con Mark?- le chiese la bionda.
Scosse la testa, sospirando. –No, va tutto bene con lui.
-Ryan?
A quel nome scattò. –Come…?
-Be’, tu e lui siete come cane e gatto, a quanto ci hai detto. Avete un rapporto molto forte, agli opposti rispetto a quello che hai con Mark, ma forte.- le fece notare Mimi.
La fissò perplessa. –Tu credi?- mormorò.
-Oh, sì. Spero non finirete per uccidervi, mi dispiacerebbe.- confermò Megan.
La mew arrossì, imbarazzata. –Ma no, noi…- non sapeva cosa dire.
-Voi battibeccate sempre e comunque, ma non come due persone che si odiano. Mi dispiace dirlo perché Mark mi sta simpatico, ma non date l’impressione di starvi antipatici, anzi.- gli occhi castani della sua amica la guardarono, eloquenti.
A quelle parole arrossì di botto. Iniziò a gesticolare, come impazzita.
-Ops, forse ci abbiamo preso.- ridacchiò la ragazza dagli occhi azzurri. Non ne sembrava dispiaciuta, però.
-Ma vi rendete conto di quello che state dicendo?! Io non resisterei nemmeno un’ora con lui, non nel senso che intendete voi! E nemmeno negli altri!- protestò, alzando la voce. Alcuni ragazzi si girarono.
-Io sì!- disse Megan, sorridendo candidamente.
Strawberry allora si bloccò. Aveva appena detto una balla colossale.
Lei e Ryan erano stati insieme ben più di un’ora senza mandarsi a quel paese o offendersi. Se ripensava a quel dannatissimo bacio e all’episodio del letto… oddio!
Scosse energicamente la testa.
-Strawberry Momomiya?- si sentì chiamare.
Si voltò, già pronta ad urlare in faccia a chiunque l’avesse disturbata. Stava portando avanti un discorso serio.
Quando si ritrovò davanti alcune ragazze dell’ultimo anno, temette il peggio.
-Oggi hai rischiato di far cadere Ryan.- continuò la sconosciuta.
“Fan di Ryan! No!”, pensò. –Ehm… sì… è stato un incidente…- mormorò.
-Perché hai così tanta confidenza con lui? Lo conosci, per caso?- le si avvicinò, assottigliando gli occhi.
Lanciò un’occhiata alle sue migliori amiche, che le fecero segno di tacere.
Ma per chi l’avevano presa? Mica era masochista!
Scosse energicamente la testa. –No, assolutamente. Mi ero svegliata male ed ero un po’ nervosa, tutto qui.- ridacchiò, agitata.
Le ragazze valutarono la risposta ed infine sembrarono accettarla. –Vedi di girargli al largo.
E se ne andarono.
La rossa si voltò, lasciando uscire un sospiro di sollievo.
-Ma allora il nuovo arrivato è proprio lui? Non stavi scherzando!- fece Megan, sconvolta.
Suo malgrado dovette annuire.
-Oddio!!!- esclamò.
-Adesso potete capire perché non lo sopporto.- quasi ringhiò, arrabbiata.
Il suo umore era peggiorato ulteriormente.
Se l’avesse rimproverata anche solo una volta, al Cafè, gli avrebbe urlato contro.

   Era arrivato per primo.
Non c’era ancora nessuno ad aspettare.
Si guardò intorno e si avvicinò alla piccola struttura che conteneva le scale. Spazzò via la neve e si sedette.
“Prevedo una pausa pranzo difficile…”, pensò prendendo un sorso d’acqua.
Non faceva eccessivamente freddo e c’era un silenzio surreale, merito della coltre bianca e dell’altezza.
Ad un certo punto, mentre stava per dare un morso al suo pranzo, Ryan vide la porta aprirsi.
Rimase immobile, ma quando vide Lucas si rilassò.
Il ragazzo lo notò subito e si lasciò cadere di fronte a lui, incurante dei fiocchi che avevano già iniziato a posarglisi sui capelli.
-Allora… da dove inizia questo interrogatorio?- domandò, scartando un sacchetto del McDonald’s.
“Come diavolo ha fatto ad andare fino al Mc?”, si chiese il biondo, stupito. Distava quasi due chilometri dalla scuola.
-Oh… questo? Ne vuoi un po’?- gli chiese, offrendogli le patatine.
Rifiutò, scuotendo la testa.
-Tu sei il Dampyr?- domandò finalmente.
Lucas lo fissò attraverso i suoi spessi occhiali. –Lo usi come un nome proprio… ma è solo parte di quello che sono.- gli disse.
-D’accordo… ma lo sei?- insistette.
-Be’, considerato che mio padre è un vampiro e mia madre era umana, sì. Direi di sì.- confermò.
-Era?- ripeté.
Annuì, tranquillo. –E’ morta dandomi alla luce.- spiegò.
-Mi dispiace. So cosa si prova.- abbassò lo sguardo sul proprio panino. Non sapeva perché ma sentiva il bisogno di dirglielo.
-Sul serio? Anche tu senza genitori?- fece, stupito.
-Sì, da dieci anni, ormai.
-Brutta storia.- diede un morso all’hamburger che reggeva tra le mani.
-Perché non ti sei fatto vivo prima?- altra domanda spinosa. C’erano troppi dubbi nella mente di Ryan e aveva bisogno di fugarli.
-Perché non cerco problemi.- scrollò le spalle.
-Strano. Non senti l’istinto della caccia? Eppure qui in giro c’è il tuo nemico naturale.- lo punzecchiò il biondo.
Il ragazzo puntò i suoi occhi verdi in quelli azzurri del suo interlocutore. Aveva uno sguardo molto intenso, difficile da sostenere.
Ma Ryan era abituato a quel genere di sfide. Erano anni che le sottoponeva a se stesso e agli altri.
-Oh, sì. Lo sento.- sollevò un angolo della bocca. –Ma non ho voglia di farmi ammazzare.
-E’ troppo forte per te?- indagò.
-Sì.- lo ammise senza problemi. Era uno strano miscuglio di baldanza e disarmante sincerità. Prese qualche patatina. –Tu perché sei così interessato a me e al vampiro?
-Mi spiace, ma non posso dirtelo, non qui. Mi serve sapere se sei disponibile a collaborare con me. Devo uccidere quel vampiro, il perché non ti deve interessare, ora.- gli disse, inflessibile.
Lucas sembrò valutare seriamente la proposta.
-Quanto c’è in ballo?- chiese infine.
L’americano soppesò la sua domanda, tenendo gli occhi fissi nei suoi. –Tutto.
-Bene, mi piace.- il giovane si aprì in un sorriso.
L’altro alzò un sopracciglio. –Quindi ci stai?
-Certo! E poi la cosa mi stuzzica.- e gli lanciò una strana occhiata. Ryan ebbe ancora quella sensazione di essere considerato cibo.
-D’accordo… dopo la scuola ti aspetto a questo indirizzo.- prese fuori carta e penna e scarabocchiò alcuni numeri.
-Mhm… vicino al parco Inohara?- lo lesse, stupito.
-Sì.
-E perché non mi ci accompagni tu?- rialzò gli occhi.
Il capo del progetto mew esitò un attimo, ma poi disse:-Devo fare in modo che una persona non arrivi in ritardo.
-Oh… una ragazza, magari?- sghignazzò.
-Non sono affari tuoi. Siamo intesi, allora, ci vediamo dopo le lezioni.- si alzò, spazzolandosi i pantaloni.
Lucas non si perse un movimento. –Agli ordini.- disse infine, sorridendo.

-Ci sentiamo dopo il lavoro, ok?- disse Mark.
Strawberry annuì, dandogli un bacio sulla guancia. –Devo sbrigarmi o mi beccherò una strigliata.- disse, avviandosi.
-Non farti mettere i piedi in testa.- le gridò dietro.
-Mai!- sorrise.
Superò diverse persone, già pronta ad una bella corsa. Da lì al Cafè era lunga.
Imboccò il cancello e svoltò a destra.
Ebbe appena il tempo di fare qualche metro che si ritrovò davanti la moto rossa di Ryan. Con lui appoggiato contro, il casco sottobraccio.
Lo fissò confusa. Poi si riprese e chiese, acida:-Che vuoi?
-Darti un passaggio.- rispose.
Spalancò gli occhi. –Che? No, mi rifiuto. Non voglio morire.- arretrò, già pronta a scappare.
Il ragazzo sbuffò. –Andiamo, sali. Almeno non arriverai tardi.- le allungò l’altro casco, spazientito.
-No.- rifiutò ancora.
-Strawberry, per favore. Sto cercando di essere gentile, non vanificare i miei sforzi.- la pregò.
Sembrava sincero, ma lei non era convinta.
Lui allora sbuffò per l’ennesima volta, si staccò dalla carrozzeria e la afferrò saldamente per i fianchi.
-No, che fai?!- iniziò a dimenarsi. Possibile che dovesse sempre usare la forza?
-Voglio farti risparmiare una corsa sotto la neve, è così difficile capirlo?- la inchiodò col suo sguardo.
Lei arrossì fino alla punta dei capelli e smise di combattere. –Ok… grazie…
Senza una parola la sollevò di peso e la caricò sulla moto. Le infilò pure il casco, stando attento a non tirarle i capelli.
Nonostante fosse spazientito, i suoi gesti nascondevano una certa premura che la mise in imbarazzo.
-Reggiti.- accese il motore e, non appena sentì le braccia di lei attorno al corpo, diede gas e partì, immettendosi in strada.
Quando arrivarono lo stupore fu grande nel trovare Lucas a meno di cento metri dall’ingresso.
Quella era la conferma che non aveva mentito: era un dampyr, poco ma sicuro.
Ryan portò la moto in garage dopo aver fatto scendere Strawberry. Così, quando tornò indietro, trovò i due a scrutarsi. Lei era visibilmente a disagio, lui per niente.
-Venite, entriamo.- disse solo, facendo strada. –Kyle, niente apertura, oggi.- annunciò aprendo la porta principale.
L’amico alzò la testa per guardarlo, smettendo di battere sulla calcolatrice.
Guardò prima lui, poi la rossa e infine il terzo ragazzo che era con loro. E capì senza bisogno di spiegazioni.
-Ok.- andò all’entrata e girò il cartello.
-Ragazze!- chiamò il biondo.
-Un attimo, ci stiamo cambiando.- sentì sbottare Mina.
-Non ce n’è bisogno, salite.
Poco dopo le quattro mew comparvero nel salone. Lo guardarono, confuse, poi notarono il nuovo arrivato.
-E lui chi sarebbe?- chiese la mew bird, indicandolo.
-Wow, è molto alto!- Paddy gli si avvicinò.
-E posso crescere ancora.- le rispose il ragazzo, divertito dal suo comportamento.
-Vuoi farci credere che l’hai trovato?- domandò Pam, nei suoi occhi c’era la consapevolezza che non aveva ancora raggiunto le altre.
-Sì, esatto.- confermò l’americano.
-Volete farmi credere che lavorate qui?- domandò Lucas, interrompendoli.
Ryan si voltò verso di lui: si stava guardando attorno, girando su se stesso. Sembrava divertito.
-Qualche problema?- chiese, incrociando le braccia.
-E’ tutto così rosa.- commentò.
-E’ una copertura.- spiegò Kyle, evitando di far parlare l’amico. Aveva visto i suoi occhi indurirsi, segno che si stava spazientendo.
-Oh, quindi niente grembiulini col pizzo?- domandò, deluso. Stava fissando il biondo ed era chiaro che l’allusione fosse rivolta a lui.
Anche il diciottenne dovette capirlo, perché arrossì. –Smettila.- sibilò.
-Oddio, Ryan che arrossisce!- urlò Paddy, avvicinandosi. –Posso farti una foto, eh?
-No, non ci provare.- la ghiacciò con lo sguardo.
Lei allora abbassò lo sguardo. Strawberry, dal canto suo, stava cercando di non ridere. Non sapeva chi fosse il nuovo arrivato, ma le stava già molto simpatico.
-Allora, Ryan, è veramente chi crediamo che sia?- domandò Kyle, impaziente. Dopotutto lo stavano cercando da mesi, ormai.
Gli lanciò un’occhiata e poi sorrise, annuendo.
-Oh… caspita… lo facevo… diverso.- la rossa non poté trattenersi dall’avvicinarsi e studiarlo.
-Frena, frena. Ryan, mi devi delle spiegazioni.- protestò Lucas.
-Giusto. Sediamoci.- gli indicò un tavolo.
Quando si furono accomodati tutti, l’americano prese un respiro profondo ed iniziò a raccontare.
-Allora… queste cinque ragazze fanno parte del progetto che abbiamo avviato io e Kyle.- esordì.
-Progetto? Cos’è, giocate a fare gli scienziati?- domandò, divertito.
-Nessuno di noi gioca. Siamo entrambi laureati.- replicò l’altro con voce dura.
-Oh, allora quello che ho sentito è vero. Sei un genio.- guardò il biondo con uno strano e rinnovato interesse.
Ryan lo scrutò in silenzio, infastidito dal suo modo di fare.
-Non provocarlo.- Mina lanciò un’occhiata al dampyr.
-Perché?- chiese, sfoggiando un sorriso.
-Diventa intrattabile, quand’è arrabbiato.- spiegò lei, alzando elegantemente le spalle.
Il suo capo la fulminò. –Dicevo… abbiamo inserito i geni di alcuni animali in via d’estinzione nel loro corredo genetico.
Al che Lucas sgranò gli occhi. –Avete fatto cosa?!
-Modifiche genetiche.- s’intromise Kyle. –Abbastanza complicate, ti basti sapere che abbiamo scomposto e ricomposto le molecole di DNA.
Il ragazzo lo guardò, perplesso. –E cosa sono? Delle mutanti?
-Ehi!- esclamarono la mew bird e la mew neko. Si erano offese entrambe.
-Conosci le mew mew?- domandò allora il moro. L’altro annuì, dopo un attimo di esitazione. –Eccole qui, davanti a te.- gliele presentò, orgoglioso.
L’espressione sul viso del nuovo arrivato fu impagabile per Ryan. Dovette soffocare una risata.
-Wow! E io che credevo di far parte della leggenda…- mormorò Lucas.
Il biondo ignorò le sue parole. –Devi sapere che noi stiamo combattendo contro gli alieni, che vogliono impossessarsi della Terra.- riprese le redini del discorso.
-Mhm… e l’invasione di zombie per quando è prevista?- domandò, fingendosi spaventato.
-Non stiamo scherzando.- lo zittì il diciottenne.
Il dampyr allora si fece serio. –D’accordo, ti ascolto.- gli piaceva l’aura di autorità che emanava da quel ragazzo. Aveva le palle, sicuramente.
Ma non glielo avrebbe detto, non in quel momento e non così.
-Gli alieni si sono alleati con un vampiro. Revenge.
A quel nome Lucas s’irrigidì, ma cercò di non darlo a vedere. –Bene… un nome, un programma.- la buttò sul ridere.
-Ci ha già causato molti problemi, tra cui trasformazioni non volute.- comunicò Ryan. –Abbiamo fatto delle ricerche… e qui entri in gioco tu.
Si chinò in avanti, soppesando le parole del biondo. Non stava scherzando, glielo leggeva negli occhi. Ma la situazione era veramente assurda.
-Io dovrei… uccidere il vampiro?- domandò dopo un po’.
I due americani si limitarono ad annuire.
-E con cosa?
-Abbiamo un’arma.- assicurò il biondo.
Alzò un sopracciglio, colpito. –Davvero? Di che genere?
Era ovvio che lui non girasse disarmato, ma voleva capire quanto si potesse fidare di quelle persone. D’altronde, far fuori il vampiro avrebbe fatto comodo anche a lui.
-Una katana.- fu la risposta.
-Ottima scelta.- si congratulò. “Io ne ho due, a casa.”, pensò.
-Questo è tutto… se avrai domande o dubbi, puoi chiedere ad ognuno dei presenti.- Kyle sorrise, cercando di apparire rilassato.
-Be’… sì, credo che avrò delle domande. Però ora mi sembra giusto mettere un po’ di carte in tavola. Voi l’avete fatto con me.- mormorò, torturando la montatura degli occhiali.
-Sì, è giusto.- confermò Pam. Le altre ragazze annuirono.
-Io non sono esattamente umano.- iniziò. –Non bevo sangue, come ho già detto al vostro capo, e non mi disintegro al sole. Non sono un vampiro.
-E qual è la differenza?- volle sapere Strawberry.
Le lanciò un’occhiata, sorridendo. –Tra me e un vampiro? I dampyr sono i figli dei vampiri, anche se sembra innaturale. Siamo umani, possiamo esporci alla luce del sole, mangiamo e dormiamo come tutti.
-Ma…?- lo incalzò la rossa, curiosa. Questo allargò ancora di più il suo sorriso.
-Abbiamo la stessa velocità, la stessa forza. I nostri sensi sono sviluppati come i loro e possiamo vedere anche al buio. Inoltre siamo fatti per ucciderli.- concluse.
-Cioè, fammi capire, sei umano ma al tempo stesso non lo sei?- domandò Lory, confusa.
Ci pensò un po’ su. –Sì… più o meno.
-Quando comincia?- chiese Paddy, agitata alla sola idea.
Kyle e Ryan si scambiarono un’occhiata. –Quando dirà di voler partecipare seriamente al progetto.- disse il biondo.
-Potrò servire ai tavoli?- domandò.
L’ideatore del progetto lo guardò di sottecchi, cercando di capire se stesse scherzando. Sembrava serio. Nel modo in cui può esserlo una persona con un perenne ghigno sul viso.
-Be’… perché no.- accettò Kyle. L’amico lo fissò con tanto d’occhi, sconvolto. –Dovrei riuscire a trovare una divisa per te.
-Però non devi far sapere a nessuno che lavori qui.- lo avvertì Strawberry.
-Oh, per quello non c’è problema.- come se avesse aspettato dall’inizio di poterlo fare, si sfilò gli occhiali.
Si alzò in piedi e scostò i capelli dagli occhi.
Quello che all’apparenza sembrava il tipico secchione, un po’ malizioso magari, si rivelò essere un gran bel ragazzo. L’unica pecca era la cicatrice che gli segnava parte della fronte, pallida a confronto col resto della pelle.
Aveva degli occhi strani, il cui colore cambiava a seconda della luce. O della sua volontà.
-Ehm… i miei occhi sono un po’ inquietanti. Tendono a cambiare spesso, col mio umore o se un nemico è vicino.- sembrava imbarazzato per quell’ammissione.
-Credo che le clienti non lo noteranno nemmeno.- rise Kyle. Lucas gli lanciò un’occhiata, sorpreso, poi si concesse un sorriso.
-Posso iniziare anche subito, se volete.- disse.
Ryan guardò l’orologio.
-No, per oggi facciamo una pausa. Potete andare a casa.- concesse.
-Fantastico! Posso andare a prendere i miei fratellini!- esultò Paddy, sotto lo sguardo benevolo di Pam e Lory.
Strawberry invece estrasse prontamente il cellulare, pronta a chiamare Mark.
-Strawberry.- la richiamò il biondo. Si voltò a fissarlo. –Vacci piano con le notizie.- si raccomandò.
Annuì, allontanandosi.
Rimase a fissarla, di nascosto, mentre fingeva di riordinare le carte sul bancone.
-Mhm… non è male.- Lucas gli si avvicinò, appoggiandosi al mobile.
Sollevò la testa. –Come?
-Andiamo, la rossa. Ti piace, no? Si vede da come la guardi.- sogghignò, divertito.
“Oddio!”, fu l’unica cosa che pensò. Era così evidente?!
Serrò la mascella, evitando di rispondere.
-Personalmente preferisco persone meno… facili da leggere, ma mi piace. È interessante e avrà sicuramente un bel caratterino.- aggiunse.
-E’ impegnata.- replicò Ryan.
-Oh, tranquillo. Non te la rubo. Non mi interessa.- fece un gesto con la mano, come per allontanare il sospetto del suo interlocutore.
-Non combinare guai.- lo avvertì.
-Del tipo?
-Flirtare con le ragazze o con le clienti. Rompere qualcosa nella cucina di Kyle o scendere nel laboratorio senza permesso.- spiegò.
-Ok, farò come vuoi. Per i flirt non ti preoccupare, ho detto. Bene, ora vado… ci vediamo a scuola, magari.- indossò nuovamente gli occhiali da vista.
Salutò le ragazze e poi si avviò.
-Hai trovato pane per i tuoi denti.- Kyle lo raggiunse.
Ryan sospirò. –Mi mette a disagio, quando mi fissa. Sembra che voglia mangiarmi e non lo intendo in nessun modo positivo.- ammise.
L’amico ridacchiò. –Era ora che qualcuno ti mettesse in imbarazzo, sei troppo rigido.- gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò.
Il biondo rimase a fissare la porta, pensieroso.
“Benvenuto Lucas. Speriamo tu non sia una spina nel fianco.”



Ta dan!
Ecco a voi Lucas :) vi prego, ditemi che ne pensate! E' un personaggio in fase d'evoluzione, quindi impressioni e suggerimenti sono ben accetti!
  
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