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Autore: _fedss    12/09/2012    21 recensioni
Sono passati cinque anni da quel giorno.
Cinque anni dalla fine di quell'incubo e dall'inizio del grande dolore.
Cinque anni e Richard Castle ancora non riesce a darsi pace.
Continui incubi e tormenti popolano le sue notti.
Si sente seguito, spiato.
Ma non da poi tanta importanza ai suoi timori.
Ormai la donna che ama non c'è più.
E se non fosse così?
Se l'incubo non fosse ancora finito?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Everything will change, nothin’ stays the same.
 
 
«Ha avvisato la dottoressa Parish?»
 
Victoria Gates è seduta sulla poltrona del suo salone. Davanti a lei, accomodata sul divano, Kate Beckett si guarda intorno, leggermente spaesata. È in ansia, e il capitano lo riesce a notare bene. È cambiata. 
 
Si tortura le dita delle mani, muove le gambe ritmicamente, come in preda ad un attacco di panico. Si sistema ogni due minuti, il ciuffo di capelli dietro l’orecchio. È spaventata.
 
«Kate!» la chiama quando non riceve risposta. «Per favore, si calmi! Così fa agitare anche me…»
 
Guarda la donna che la sta rimproverando e sospira. È così strano… tornare a New York le ha fatto uno strano effetto e… soprattutto, sentire la migliore amica che piangeva disperata al telefono le ha fatto male. Come la prenderà Rick?
 
«Scusi signore… è che… è tutto così strano!» ammette. «E se non mi perdoneranno? Se non mi accetteranno di nuovo nella loro vita? Sono passati cinque anni… cinque anni sono tanti e…»
 
«Detective, per favore! Non dica sciocchezze! E’ riuscita a sbattere in galera il drago, lo ha rincorso fino alle Bahamas e non ha messo in pericolo nessuno! È riuscita a non far alzare un polverone di notizie, è riuscita a tenere tutto nascosto! Lo ha fatto per una buona causa e… la sua famiglia e i suoi colleghi sono salvi! È stato un gesto eroico, non tutti rinuncerebbero alla loro vita solo per catturare un criminale e proteggere le persone che ha intorno. Sa, io l’ammiro, ha coraggio e forza di volontà.»
 
Kate sta per rispondere, quando qualcuno bussa alla porta. Victoria si alza lentamente, mentre la detective rimane seduta immobile, pietrificata. Non è pronta. Non sa come comportarsi davanti a qualcuno che l’ha creduta morta per cinque anni.
 
La Gates arriva davanti all’entrata e guarda nello spioncino incastrato nel legno. Sorride, dando le spalle a Kate, facendo in modo che non possa vederla. Sempre molto lentamente, apre la porta e finalmente, la detective può vedere chi è l’ospite.
 
Il suo cuore si ferma. 
È Lanie.
 
Beckett si alza, la dottoressa fa un passo in avanti, entrando nell’appartamento. Ha gli occhi sbarrati. Le lacrime pronte ad uscire. Entrambe non parlano, non trovano le parole.
 
È un attimo quello che segue. Le due donne corrono, una incontro all’altra. Iniziano a piangere insieme, all’unisono, mentre si stringono, forte, così tanto da farsi mancare il fiato. Ma non importa. In questo momento, niente può dividerle, nemmeno Javier, che è entrato silenziosamente nella casa e guarda la scena commosso, accanto al suo capitano.
 
Si lasciano cadere per terra, continuandosi ad abbracciare. Lanie si scosta da Kate, solo per poterla guardare bene in volto. Le accarezza la fronte, gli zigomi, le guance. Passa due dita sulle sue labbra e traccia il profilo del naso. È lei.
 
Kate rimane immobile, lasciandola riscoprire ogni suo tratto, ogni sua piccolissima imperfezione. Alla fine, ripreso possesso di se stessa, blocca le mani dell’amica e la fissa intensamente negli occhi.
 
«Katie… sei tu.»
 
Annuisce semplicemente e l’aiuta ad alzarsi, tenendola stretta. Sta per accompagnarla verso il divano, quando sente due mani bloccarle le spalle. È Esposito.
 
Si fionda tra le sue braccia come se fosse l’uomo della sua vita. Si aggrappa alla sua camicia e riprende a singhiozzare, forte. Poggia la testa sul suo petto, sente battere il cuore dell’uomo sotto il suo orecchio. Batte forte, all’impazzata.
 
«Oh, Javi», sussurra. «Mi siete mancati così tanto… scusatemi. Scusatemi. Scusatemi» continua a ripetere finche l’ispanico non la interrompe.
 
«Spiegaci, Kate. Ti prego, spiegaci. Abbiamo bisogno di capire.»
 
 
 
 
 
 
Quella mattina, quando si sveglia, la testa gli fa un male tremendo. E’ nel suo letto, da solo. Si alza lentamente, i suoi movimenti sono calmi, finché non si gira a guardare la sveglia sul comodino. Sono le dieci. È in ritardo.
 
Corre in bagno a farsi la doccia. Si rade la barba velocemente mentre si infila i vestiti. Corre giù per le scale e afferra un cornetto. Entra nella stanza del piccolo e lo trova ancora profondamente addormentato. Gli lascia un bacio sulla testa, gli sussurra un dolce “ti amo” e scappa fuori dall’appartamento. Prende la Ferrari e sfreccia verso il dodicesimo distretto.
 
Non sa il motivo, ma si sente particolarmente bene. Quasi felice.
 
Non sa nemmeno che, fra poco, quella felicità sparirà in un baleno. Lasciandolo sbalordito.
 
 
 
 
«Sei pronta, Kate?» le chiede l’irlandese dolcemente.
 
Anche per lui, non era stato facile superare la morte dell’amica. Quando l’ha rivista, ha perso i sensi. Era convinto fosse una specie di miraggio.
 
La Gates lo aveva convocato nel suo ufficio appena era arrivato quella mattina. Gli aveva parlato, raccontato che il drago era finalmente stato arrestato. Ma lui non capiva. Non capiva chi poteva essere riuscito ad incastrarlo. Non capiva come l'arresto di una persona importante, come presumeva fosse il drago, non avesse creato scalpore.
 
Così, il capitano lo aveva condotto giù in obitorio e lui aveva aperto le porte, trovando Esposito e Lanie che parlavano con una persona, dandogli le spalle.
 
Quando si erano voltati verso di lui, l'aveva vista. Era Kate.
 
Era stato strano, all'inizio, rivederla. Pensava che non sarebbe successo mai più. Aveva i capelli un po' più chiari, ma quasi del suo colore naturale. Evidentemente se li era schiariti per non essere riconosciuta. Era più magra. Ma stava bene. E si vedeva. Sorrideva, contenta, forse, per aver ritrovato i suoi amici.
 
Si erano abbracciati, stretti, avevano pianto. E riso. Un'intera mattinata a parlare di quei cinque anni passati senza di lei. A raccontare il dolore, la tristezza. La crescita di Roy, il matrimonio di Lanie e Javier.
 
Kate aveva confessato che li aveva osservati, come meglio poteva, per tutti e cinque gli anni. Avevano parlato tanto, come ai vecchi tempi.
 
Solo un argomento avevano evitato: Castle. Nessuno lo aveva ancora nominato. Ma tutti sapevano bene che lo scrittore stava per arrivare.
 
 
«Non mi perdonerà, Kevin... mi sono persa la crescita di Roy James, non sono stata con mio figlio quando ha imparato a leggere, a scrivere, a contare. L'ho lasciato che aveva poco più di un anno. Non l'ho visto andare a scuola, andare in bici. È passato troppo tempo, si sarà rifatto una vita... Tu sai qualcosa?»
 
«Ehm, io...»
 
«Ragazzi! Sta arrivando!» esclama il detective ispanico, facendo irruzione nella sala relax, interrompendo i detective.
 
Kevin Ryan ringrazia mentalmente l'amico. Non sapeva cosa rispondere a Kate, non sapeva se dirgli del matrimonio. Quella è una faccenda che devono risolvere i due, da soli.
 
Scendono velocemente nell'obitorio passando per le scale. L'ascensore è occupato, da Richard Castle. Entrano e si chiudono le porte alle spalle. Lanie li stava aspettando, preoccupata.
 
Lei è stata come una spalla per Rick, i primi anni. Ha vissuto in prima persona il dolore dell'uomo. Lo vedeva piangere disperato, asciugava pazientemente le sue lacrime. Lo vedeva ubriacarsi, senza contegno, in preda al panico. Cercava di portargli via quelle bottiglie, con scarso successo. Lo sentiva porre domande a cui non sapeva dare risposta. "Perché proprio lei?", "adesso come farò?", "ce la farò a prendermi cura di lui, da solo?".
 
L'aveva visto annegare nel dolore, per poi riemergere piano piano, lentamente. 
 
E adesso, adesso che forse stava riuscendo ad uscirne del tutto, avrebbe scoperto che la donna della sua vita non era realmente morta.
 
L'avrebbe superata? L'avrebbe perdonata? 
 
Nessuno riesce a rispondersi a queste domande. Sono tutti pensierosi. Kate va a sedersi nello studio di Lanie, nascosta. Gli altri rimangono in attesa, davanti l'entrata.
 
 
«Signor Castle, buongiorno.»
 
«Capitano» saluta lo scrittore. Le porge uno dei due contenitori di caffè che tiene in mano e Victoria lo accetta volentieri, quasi stupita da quel gesto.
 
«Oh grazie signor Castle, ne avevo proprio bisogno. È di buon umore oggi?» gli chiede quasi timorosa di sapere la risposta. Non vuole vedere sparire il sorriso dal volto dell'uomo. Non lo vedeva da tempo così sereno.
 
«Si», risponde lui. «Non so perché, oggi mi sento così...»
 
«Mi segua» lo interrompe. Non vuole sentire altro. 
 
Si fa seguire verso l'obitorio, sentendolo parlare in continuazione. Le fa domande, vuole per forza sapere dove lo sta portando.
 
All'improvviso la Gates si gira di scatto, guardandolo male.
 
«Signor Castle! Per favore, mi sta facendo perdere la pazienza! Mi segua facendo silenzio e senza fare domande! Le devo mostrare una cosa!»
 
Dopo questa strillata, Rick rimane in silenzio, fino a quando non arrivano davanti alle porte bianche. Non è mai frutto di bei ricordi, quel posto.
 
La Gates apre la porta, lascia passare Castle e lo segue. Lui è rimasto un attimo confuso, quando ha visto i suoi amici nella stanza. Tutti quanti.
 
Nella sala non c'è cattivo odore. Non c'è odore di morto. Nessun cadavere sui lettini. Solo uno è occupato da Ryan che ci si è seduto sopra.
 
C'è un'aroma diverso nell'obitorio. Non nuovo. Perché lui questo profumo già lo ha sentito. È familiare. Molto familiare. Troppo. Inizia a preoccuparsi. Gli altri presenti lo guardano allarmati.
 
«R-ragazzi... cosa sta... cosa sta succedendo?» riesce a malapena a chiedere, balbettando.
 
Ha un brutto presentimento.
 
«Rick, siediti» gli consiglia Lanie indicandogli una sedia. Lui fa come è stato detto. Non gli piace questa situazione. «C'è una cosa che dobbiamo mostrarti...»
 
Esposito prende un profondo respiro. 
«Kate!»
 
Kate? 
Cosa c'entra Kate?
Cosa significa tutto questo?
 
Vuole andarsene.
 
Fa per alzarsi ma poi la vede. 
 
Esce timorosamente dallo studio. Si guarda un attimo intorno e poi i suoi occhi incontrano quelli di lui, terrorizzati. 
 
Non fa in tempo a realizzare che l’uomo è lì, davanti a lei, dopo cinque anni, che lo vede accasciarsi sulla sedia. È svenuto.
 
 
 
 
Angolino della Fe :)
 
Ahahhahahahahahha!
Ahahhahahahahahha, ok scusate! Ma proprio non resisto, la visione di lui che sviene mi fa morire dalle risate :')
Ahahahah, ok, sono seria.
 
È tornata! Siete contenti?
Ma adesso?
Mhhh, sento odore di guai u.u
 
Al prossimo, baci,
Fede.
   
 
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