If we could only turn back time

-Devi dirmi qualcosa?- chiese il ragazzo per la terza volta quella mattina.
-No, niente- rispose lei, con la testa da un’altra parte. Come poteva dirgli che si sarebbero detti addio? Come poteva fargli questo? Mancavano pochi giorni, e Hope non riusciva a parlare di questo argomento con il suo migliore amico.
-Hope, ma che ti prende? E’ da un po’ che non mi racconti niente!- sbraitò lui.
-Ci sarà un motivo se non parlo, no?- rispose con il suo stesso tono di voce. Non le aveva mai urlato contro, perché lo faceva solo ora?
La sua testa era piena di domande a cui non riusciva a rispondere.
Lui la guardò deluso. Non poteva crederci che la sua migliore amica non si fidava di lui. Il suono della campanella mise fine al silenzio che era calato tra i due. Hope lo guardò mortificata, sapeva cosa gli stava passando per la testa, ma lo lasciò lì, seduto sulle scale della scuola.

***
                                                                                            
‘                                                                                                                                   Londra, 07.01.1974
Caro Harry,
no, ‘caro Harry’ non va bene. Sa tanto di adulto. Noi non siamo adulti, siamo solo dei ragazzi di 17 anni. Quindi rincomincio.
Hey Hazza,
okay, ora va meglio.
Come stai? Spero bene… No, la smetto di girarci intorno e arrivo al punto.
Forse alla fine di questa lettera mi odierai o, non so, festeggerai perché ti sei liberato di una rompi scatole.
E’ difficile dire addio a qualcuno, soprattutto a qualcuno a cui tieni molto, come un migliore amico. Come te. Arrivo subito al dunque, anche se non so come dirlo e la mia mano trema.
Papà ha ottenuto il trasferimento a New York. Ce lo ha detto una settimana fa. Era euforico e subito ha trovato casa. Non sapevo come dirtelo e forse è questa la causa del nostro ultimo litigio che mi farà partire a malincuore, con il rimpianto di non averti salutato per bene.
Sei importante per me e dirti addio non è tanto semplice, Harry. Domani mattina alle 6 partirò. Lascerò Londra e dirò ‘ciao’ alla mia nuova vita lontana da te, dal mio migliore amico.
Ora è meglio finirla, sai, i miei occhi iniziano a bruciare e le mie mani sono sfinite.
Spero mi perdonerai.
La tua amica,
Hope’
 
***
                                                                                   
Rilesse quella lettera dopo tanti anni e come sempre gli erano cadute un paio di lacrime. Suo nipote stava sbirciando tra i tiretti del suo comodino e notò la lettera ormai ingiallita. Harry aveva settantadue anni ora. I capelli li aveva persi quasi tutti e il castano era stato sostituito dal bianco, con le sfumature grigie. La pelle non era più quella di una volta, liscia, ma aggrinzita. Si era sposato cinquant’anni fa, aveva trovato l’amore, non quello vero, ma l’aveva perso due anni fa.
Da quando Hope era partita i suoi occhi verdi non emanavano più nessun sentimento, tranne il rancore e la delusione di non averle aperto il suo cuore ed averle confessato i suoi sentimenti. Era lei il suo vero amore. Lui l’amava, ma era troppo timido per certe cose, e soprattutto con lei. Erano amici da sempre e sapeva di non essere ricambiato. Avrebbe voluto abbracciarla o magari assaporare per la prima ed ultima volta le sue labbra prima che lo lasciasse per sempre. Ogni giorno ha sperato di aprire la porta e trovarla lì d’avanti ai suoi occhi che le diceva “Hey Harry, sono Hope, la tua Hope. Quella di sempre”. O semplicemente voleva aprire gli occhi e tornare ad avere diciassette anni, tra i banchi di scuola e con la sua Hope ancora accanto a lui.
Ma il tempo passava e non accadeva niente di tutto ciò. Non sapeva più niente di lei. Non sapeva se stava bene o male, cosa stava facendo, se si ricordava di lui, se le capitava di pensarlo o se era ancora viva.
L’età si faceva sentire. Erano passati altri due anni e ancora le speranze erano vive in lui. Ciò che non era del tutto vivo era il suo corpo, steso sul letto di un ospedale con dei macchinari attaccati. Il suo respiro era un po’ affannato. Stava per lasciare la terra, Londra, i suoi ricordi, la sua Hope.
-Harry vieni con me- sentì. Aprì gli occhi e vide la sua amica, il suo amore, la sua Hope. Era una notte di gennaio e la neve cadeva veloce e fredda su Londra. Lei le stava porgendo la sua mano. Gli sorrideva. Un caldo sorriso. Era ancora lei, la ragazza di diciassette anni che lui amava.
Strinse la sua morbida mano e si alzò dal letto. Vide il suo corpo steso. Poi si passò una mano tra i capelli ricci, li aveva di nuovo. Anche il suo petto era quello scolpito di un tempo e i suoi occhi verdi finalmente emanavano una luce diversa. Brillavano.
-Sei qui, Hope- le sussurrò mentre un macchinario accanto al corpo ormai gelido suonava di continuo.
-Sono sempre stata con te. Ho vegliato su di te- rispose semplicemente. La nave con cui si stava dirigendo in America era stata attaccata dei pirati e fatta affondare. Erano morti tutti, lei inclusa. Era rimasta senza vita all’età di soli diciassette anni.
-Hope io ti amo- confessò Harry, finalmente.
-Lo so e anch’io ti amo. Ora vieni con me, dove staremo insieme per sempre.- ammise mentre pian piano i due iniziarono a salire verso l’alto, mano nella mano.
Harry guardò in basso il suo corpo senza vita.
Finalmente, il momento che ha aspettato a lungo è arrivato: lui e Hope per sempre insieme.

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Ciaaao:3 
eccomi qui, con la mia ventordicesima OS. 
L'ho scritta questa notte alle tre, non riuscivo a dormire. C':
Comunque, spero che vi sia piaciuta, quindi qualche recensione non mi fa male... Anche se sono negative, le accetto comunque, mi potrebbero aiutare a migliorare :)
Okay, ora mi dissolvo.
Bye xx