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Autore: itsmyworld_    12/09/2012    11 recensioni
Ispirata alla tragedia dell'11 Settembre 2001.
A tutte le vittime, alle famiglie distrutte, agli amori spezzati.
Per non dimenticare.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember me.


11 Settembre 2001, ore 6.30.

Il martellante suono della sveglia continuava a rimbombare nella stanza, facendomi aprire gli occhi lentamente troppo appesantiti dal sonno.
Mi stiracchiai appena, girandomi verso il lato destro del letto dove Louis, mio marito, dormiva ancora.
Io e Louis eravamo sposati da esattamente un anno e quattro mesi, ed eravamo felici.
Ci eravamo trasferiti dalla piovosa cittadina inglese di Doncaster alla grande metropoli di New York in cerca di fortuna, e ci eravamo riusciti.
Louis aveva trovato un lavoro ,  al World Trade Center nella parte sud dell’isola di Manhattan, che ci permetteva di vivere in modo dignitoso, avevamo trovato casa poco distante e avevamo progettato di avere una famiglia ed era lì che miravamo.
Avevo scoperto da poco di essere incinta, ma Louis non lo sapeva ancora. Avevo pensato infatti di dirglielo non appena fosse tornato da lavoro, davanti ad una cena romantica.
Sorrisi appena e poggiai la mano sulla sua spalla scuotendolo piano.
“Louis, è ora di alzarsi.” Sussurrai al suo orecchio.
Mio marito mugugnò qualcosa, aprendo gli occhi di un azzurro brillante e mi sorrise assonnato.
Ciò che mi aveva fatto innamorare di Louis William Tomlinson era stato certamente il suo sorriso, seguito poi dal suo carattere frizzante e divertente. E poi era bello, bello come pochi. I capelli sempre in disordine, le sue labbra fine, la barba appena accennata sul suo viso magro era ciò che lo rendeva perfetto.
“Buongiorno.”farfugliò baciandomi a fior di labbra.
 “Pronto per un altro giorno di lavoro?” Louis fece una smorfia, facendomi ridere.
“Vado a preparare la colazione, fai presto o questa volta Josh ti caccerà dal vostro progetto a calci nel sedere.” Mio marito ridacchiò, mettendosi a sedere.
Indossai la vestaglia del mio costoso servizio matrimoniale, regalatomi interamente da mia suocera, e scesi in cucina cominciando a preparare la colazione.
Mi sentii afferrare dolcemente i fianchi e sorrisi.
“Ti chiamo più tardi, ok?” annuii baciandolo dolcemente.
“Non fare tardi, ci vediamo stasera.”mi baciò ancora.
 “Ti amo.” Il mio cuore perse un battito. A distanza di cinque anni, tra fidanzamento e matrimonio, le sue parole, i suoi baci, le sue carezze mi facevano un effetto devastante.
Louis era per me un amico, un marito perfetto, era la mia ancora di salvezza, era il mio sole personale, Louis era il mio tutto.
“Ti amo anch’io.” Mi sorrise e si avviò in giacca e cravatta verso il suo ufficio.

Ore 8.45 – 8.48

Un forte botto, simile ad un esplosione  mi fece sobbalzare dal divano.
Istintivamente girai la testa verso la finestra dove una grossa nube di fumo rendeva il cielo azzurro e limpido, nero e cupo.
 Deglutii e il panico mi assalii. Cosa stava succedendo?
Accesi la televisione in uno scatto, cercando velocemente il primo canale di news.
Alzai il volume quando finalmente sul canale ‘NY Good Day’, un giornalista stava spiegando qualcosa in preda al panico più totale.
“Solo alcuni istanti fa, qualcosa..che si pensa fosse un aereo,si è schiantato contro la Torre Nord del World Trade Center.” Sgranai gli occhi, mentre le immagini della torre in fiamme, circondata da fumo, scorrevano sullo schermo.
Presi la cornetta del telefono, digitando il numero dell’ufficio di Louis.
Il fiato era mozzato, respiravo a fatica e le lacrime cominciavano a rigarmi il viso, visibilmente terrorizzato.
Uno, due, tre squilli ma niente.
Sapevo benissimo che Louis lavorava sulla Torre di fronte alla Torre Uno ma qualcosa in me, come un campanello d’allarme, mi fece scattare.
Dovevo parlare con lui, dovevo sapere che stava bene.

Ore. 8.57
Ormai stavo piangendo interrottamente, un turbine di emozioni mi stavano divorando viva. Ero spaventata, preoccupata e l’angoscia pian piano si impadroniva del mio corpo.
Erano passati pochi minuti dall’incidente avvenuto contro la Torre Uno, ed io stavo seguendo il giornalista in diretta.
Quando finalmente il telefono prese a squillare, mi precipitai alla cornetta.
“Pronto, Louis?”la mia voce era spezzata dal pianto.
“Emily?”sentii la sua voce e automaticamente sospirai portandomi una mano sul cuore. Il suo tono non era allegro come sempre, era preoccupato e spaventato più del mio.
“Louis, dimmi che stai bene, ti prego.”tremavo come una foglia.
“Si, sto bene. Non sono nella torre che è stata colpita, stai tranquilla.”sospirai ancora, ma i singhiozzi non cessavano. “Amore ascoltami bene, io adesso non posso parlare. L’intero edificio è in panico, ma tu stai tranquilla e non preoccuparti. Stasera sarò a casa con te, promesso. Ti amo tanto.”
Cercai di regolarizzare il respiro “Ti amo anch’io Lou, stai attento.”Louis chiuse la telefonata.

Ore 9.05
In pochi minuti tutti i canali di New York e dell’intera America erano concentrati sulla sciagura appena avvenuta.
Continuavo a fissare lo schermo della televisione che mandava immagini della torre in fiamme in diretta, quando un secondo schianto, seguito da fumo come quello precedente, fece urlare i presenti, compresi i giornalisti.
“La seconda torre, la Torre Sud è stata colpita da un secondo aereo!”con quelle uniche parole, con quella sola immagine di un grande aereo colpire quell’enorme torre, simbolo della città di New York, tutta la speranza, le preghiere, quel minimo di sollievo nel sapere che l’uomo che amavo era salvo, svanirono e il mondo mi crollò addosso in pochi istanti.
Qualcosa dentro di me si spezzò.

Ore 10.07 – 10. 28
Dopo l’attacco alla seconda torre, la torre dove si recava Louis tutte le mattine, mi ero fiondata correndo sotto quella strage.
Ciò che si era presentato ai miei occhi era qualcosa di quasi surreale, qualcosa di cui la gente attorno a me, piangente e terrorizzata, me compresa,  non riusciva a capacitarsi.
Le persone cominciarono a gridare più forte di prima, correndo indietro, quando videro una delle torri crollare come un castello di carta.
Attorno a noi c’era polvere che ci impediva di respirare regolarmente.
Le mie lacrime continuavano a scendere, e le mie urla si fecero più forti quando anche la seconda torre crollò.
Mi accasciai a terra, portando le mani sul ventre, quel ventre che stava ospitando da settimane il figlio dell’unico uomo che mi aveva salvato la vita.
“Se n’è andato!”urlai, portando le mani al viso.
Mi sentivo vuota, come se durante il crollo una parte di me si fosse distrutta. La parte migliore di me era Louis e in quei pochi secondi sentii il cuore premermi nel petto, il dolore farsi spazio nell’animo, mi sentii vulnerabile e sola.

Ore 19.15

Ormai erano ore che ero lì fuori a piangere, ma non potevo tornare a casa, non volevo.
Sotto quella polvere bianca che ricopriva tutto, tra quelle macerie fumanti e tra quei cadaveri e sopravvissuti, c’era il mio Louis ed io lo avrei aspettato a costo di restare lì a piangere per giorni, mesi o anni.
Sembrava di vivere in un incubo, e forse lo era. Era come vivere in uno di quei terribili film d’azione che raccontano di come sarà la fine del mondo. Ma in quel momento l’unica cosa che era finita, era la mia vita, sì perché senza di Louis la mia vita era persa.
“Signora..”una mano si posò sulla mia spalla, facendomi alzare di scatto da terra.
Sapevo benissimo lo stato in cui ero: gli occhi mi bruciavano, la testa mi pulsava quasi volesse scoppiare e respiravo a fatica a causa dei singhiozzi.
“E’ lei che ci ha dato questa foto?”mi porse la foto di me e Louis qualche mese prima in vacanza a Londra. Avevo dato quella foto ai vigili del fuoco, così da avvisarmi in caso del suo ritrovamento.
“S-si.”balbettai con la voce rotta.
“Volevamo farle sapere che abbiamo trovato vostro marito. Mi dispiace dirlo così, ma non ce l’ha fatta. Il suo corpo era sotto le macerie.”lo disse quasi in un sussurro.
Ancora una volta, i miei singhiozzi si fecero più forti.
“Ti prego portami da lui.”singhiozzai. L’uomo annuì e mi portò davanti ad un corpo coperto da un lenzuolo bianco.
Mi porsi verso di lui, inginocchiandomi a terra. Scoprii il suo viso e ciò che vidi fu come una pugnalata in pieno petto: il suo viso era ricoperto di sangue.
Ed in quel momento capii ciò che realmente stava succedendo.
In quel momento capii che non avrei mai più rivisto i suoi occhi azzurri come il ghiaccio, i suoi capelli costantemente in disordine, il suo sorriso semplice e bellissimo, la sua voce squillante, le sue mani sul mio corpo, i suoi sussurri dolci, i suoi baci soffici, non avrei mai più provato quel turbine di emozioni che provavo solo in sua compagnia.
Capii che non avrei mai più rivisto lui, il mio Louis, il padre di mio figlio.
Non avrebbe visto la mia pancia crescere, il suo bambino diventare adulto, i primi passi, le prime parole, le prime cotte.
Niente.
E mi sentii incredibilmente stupida per non aver condiviso quella gioia con lui prima.
Sì, perché lui non sapeva nemmeno dell’esistenza del suo, del nostro, bambino.
Le lacrime bagnavano il lenzuolo sporco, mi avvicinai a lui lentamente, baciandolo dolcemente, baciandolo per l’ultima volta.
“Ti amo Louis.”

Ore 21.00
Ero a casa.
Quella casa che in quel momento mi sembrò incredibilmente vuota e silenziosa.
Mi avvicinai al telefono che continuava a lampeggiare, segnava un messaggio in segreteria.
Da Louis.
Aprii subito il messaggio, e quando la sua voce spaventata arrivò alle mie orecchie, una stretta allo stomaco mi fece smettere per un instante di respirare.
“Amore mio, siamo chiusi in ufficio. Anche la nostra torre è stata colpita e qui c’è tanto fumo. Sul mio piano c’è un incendio, non so se sopravvivrò ma sappi che ti amo da morire, ti amerò per sempre. L'altra sera ho visto il test di gravidanza in bagno, sapevo che volevi farmi una sorpresa.”lo sentii ridacchiare emozionato “Ti prego Emily, prenditi cura di nostro figlio. Se è maschio chiamalo Harry, sai quanto al nostro Harry farebbe piacere, del resto è il mio migliore amico.”tossicchiò, forse a causa del fumo “Salutami tutti: la mia famiglia, Harry, Zayn, Liam e Niall e dì loro che li voglio bene. Adesso devo chiudere, devo risparmiare aria.” Altra piccola risata “Ti amo amore mio, ti amo da morire. Abbi cura di te, ciao.”poi il nulla.

“Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è
molto importante che tu lo faccia, perché
nessun altro lo farà.
Come quando qualcuno entra nella tua vita e una
parte di te dice ‘non sei assolutamente pronto’ mentre
l’altra metà dice ‘falla tua per sempre’.”
- Remember me.

 

*nota di quella che si definisce autrice*
Salve gente!
Eccomi qui con questa OS ispirata alla strage dell'11 Settembre 2011.
Non so esattamente da dove mi sia venuta l'idea, ma ho avuto bisogno di farla.
Ora non so se vi piacerà, se vi farà schifo o se sono riuscita a metterci emozioni, ma mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Io ci ho messo l'anima, sul serio.
Volevo precisare che le news, le informazioni, alcune parole, sono vere e sono prese da alcuni video durante la tragedia. Tipo la parte del giornalista del NY Good Day è vera e l'ho trovata in un video. c:
Pooi, ho messo solo Louis perché sarebbe stato difficile metterci tutti e cinque, quindi gli altri quattro immaginateli a casa loro, in Inghilterra che aspettano con ansia il ritorno del loro migliore amico con sua moglia. lol
Okay, detto questo mi dileguo.
Buona lettura. <3

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