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Autore: raimbow    12/09/2012    1 recensioni
La felicità va ricercata, va desiderata e trovata finalmente. Ognuno trova la felicità in cose diverse, chi nelle più semplici e chi in quelle artefatte.
Io l'ho trovata nello scrivere questa FF spero voi la troviate nel leggerla.
"Sono Nicole, complessa, stronza, questa sono io" -dissi a lui senza guardarlo negli occhi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sometimes it’s hard to live, it’s hard at the morning waking up and realizing you aren’t with me. Don’t matter if you there will be, I’ll survive.

Primo Capitolo
‘’Dai Simone cazzo muoviti!’’
‘’Si minchia Nicole, che palle che sei!’’
‘’Guarda che non voglio che chiuda l’ufficio’’
‘’Massi non ti preoccupare che tanto non chiude’’ -Disse sbuffando con aria scocciata.
Simone: ‘’ Prendi il casco dai..’’
Uscimmo di casa,io quasi correndo,lui con la solita tranquillità che mi irritava alquanto, soprattutto in momenti come questi, in cui avevo fretta.Presi il casco,e salimmo in moto.Era quella che mio padre regalò a Simone per i suoi 19 anni,poco prima di morire. Nicole:
‘’ Accelera ,dai’’ -Dissi urlando.
Simone: ‘’Che due palle sei,vuoi che investa qualche vecchia?’’-Disse ironicamente.
Nicole: ‘’Beh..se è necessario si’’-Dissi ridendo. Simone scosse la testa accennando un sorriso.
Simone: ‘’Oh,bene guarda siamo arrivati,contenta?’’
Nicole: ‘’Emh,si’’ Scendemmo dalla moto in fretta e furia,e ci dirigemmo verso l’entrata dell’ufficio. Non sapevo dove andare e chiesi alla tizia che stava scrivendo qualcosa.
‘’Per gli scambi culturali?’’ La ragazza alzò la testa e mi diresse uno sguardo che sembrava un misto tra il maligno e lo scocciato. Non mi sorprese per niente, voglio dire tutti gli impiegati non fanno mai un cazzo, e si lamentano pure!
‘’Mi scusi?”
“Ha detto: per gli scambi culturali?” questa volta fu Simone a parlare, con un tono più arrogante del mio.
“E chi dovrebbe partecipare?” la tizia, credo fosse una segretaria, mi stava andando sulle palle, e tanto.
“Io” sbuffai
“Ma non sei piccola?” Simone riprese a parlare, si stava agitando, lo conoscevo bene e sapevo anche che la sua pazienza era molto limitata.
“Mi puoi dire dov’è sto ufficio per favore?” Il suo non era un ‘per favore’ di educazione, ma era abbastanza ironico.
“Si certo, ultimo ufficio infondo a sinistra” appena finì la frase riprese a scrivere scuotendo la testa. Mi sembrava di trovarmi in uno degli episodi dei ‘Soliti Idioti’, amo quegli attori.
“Grazie” Iniziai a camminare, mi trascinai Simone, osservando le varie porte degli uffici. Su quella dell’ufficio indicato dalla ragazza c’era scritto: “ufficio alla cultura” Bussai.
Dopo qualche secondo sentì una risposta “Avanti!”
Entrammo. “Buongiorno, lei per cosa è qui?” mi trovavo davanti una signora sulla cinquantina
. “Sono qui perché vorrei partecipare ad uno scambio culturale”
“Si bene, ma lei lo sa che siamo a fine Maggio?”
“Certo che lo so”
“Vabeh dove vuole dirigersi?” Ci avevo pensato molto in questi ultimi giorni … ero sicura.
“A Londra” “Ahhhh Vuole perfezionare la lingua inglese?” non so perché ma ci trovava qualcosa di divertente.
“Ehm, si” ‘’Benissimo allora, compili questo, per favore’’ Mi porse un fascicolo, ed una penna. Mi girai verso Simone, e vidi che stata giocherellando con il mio cellulare. Aprii la prima pagina,era davvero lungo, sapevo che ci avrei messo delle ore, però ce l’avrei fatta.
NOME: Nicole
 COGNOME: Pizzo
DATA DI NASCITA: 28/09/94
RESIDENTE: Milano
Nella prima pagina c’erano un sacco di altre domande,come la pagina successiva. Risposi a tutte,ma quando girai la terza e ultima pagina, mi sembrava che il cuore si fosse fermato.
DATI ANAGRAFICI DI: MADRE: PADRE:
‘’Benissimo,adesso come faccio?’’ -Sussurrai tra me e me. Simone, che fino ad ora era completamente distratto a giocare si accorse, e si avvicinò a me,ed mi suggerì cosa fare.
MADRE: DECEDUTA ùPADRE: DECEDUTO Mi pianse il cuore, a scrivere quelle parole, ma dovetti farlo. Consegnai il modulo, e me ne andai senza dire una parola e uscì dalla stanza, non riuscivo a stare lì e guardare in faccia quella signora. Continua.
  
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