Damn ticket collector!
The
story of a ticket collector and a boy who
wanted to travel without a ticket.
First Travel
Ho
ascoltato per
attimi interminabili quel suono che si espandeva su tutto il mio corpo,
occupandomi
la mente.
Una sensazione di
vuoto che ti rende inerte e ti provoca dolore.
Un dolore immenso
che parte direttamente dal cuore.
Ma quel richiamo
non cessa, crescendo invece di intensità, spaventandomi.
E non so più cosa
fare per fuggire.
Ogni via di fuga mi
è reclusa.
Sono costretto a
girarmi.
E mentre il mio
corpo ruota, così ruota la mia mente, mentre prende pieno
possesso di me la
vera consapevolezza.
Ormai è tutto
finito, prima o poi doveva accadere.
E mi blocco, mi
meraviglio di me stesso.
Da quando sono
diventato così debole? Da quando così vigliacco?
Ma ogni pensiero
perde significato, mentre osservo la faccia del mio aguzzino.
La faccia di un
mostro senza scrupoli, che si deforma in un sorriso crudele.
Vedo una mano
tendersi verso di me e il mio orrore aumenta.
Osservo impietrito
le labbra di quel mostro che si spaccano facendo uscire un sibilo
marcato.
Una richiesta che
non potrò mai esaudire.
-Il biglietto, prego- dice ancora
il controllore,
spingendo ancora più verso di me la mano, come se servisse a
qualcosa, come se
quel gesto potesse in qualche modo obbligarmi a dargli quel fottuto
biglietto.
Una cosa è però certa, quella mano mi sta
irritando.
Insomma, non è un po’ troppo vicina?
Sta occupando il mio spazio vitale e, anche se sono
sicuro che non c’è nessuna legge al riguardo, le
persone dovrebbero rispettare
uno spazio limite di almeno 2 metri!!
Mi sta togliendo aria!
La mia aria.
Slaccio infastidito i primi bottoni del giubbotto, mentre
con l’altra mano faccio finta di cercare un biglietto
inesistente nella tasca
della mia tracolla.
Ma sto solo perdendo tempo.
Solo pochi attimi e arriverò alla mia fermata.
E sarò libero.
Libero.
Che dolce suono ha questa parola …
-Un attimo!!- dico esibendo uno dei miei più belli e
falsi sorrisi.
E’ ironico, vero, che alle persone venga meglio mentire
che essere se stesse?
Vedo la faccia del controllore storpiarsi in un
moto di impazienza.
Fa veramente paura questo tipo!
Avete presente la faccia di un delinquente?
Ecco.
E pensare che invece sono io quello che sta rubando.
E mi ritrovo a ridere internamente anche se, in questa
situazione, non c’è proprio niente da ridere.
Finalmente sento il treno rallentare la sua corsa.
Aspetto che le porte si aprano, e proprio mentre vedo le
ultime persone uscire, con uno scatto degno di un felino, mi fiondo
sulla
porta, correndo.
Dietro di me sento un’imprecazioni distratta, il mio cuore batte forte
nella paura di non
riuscire a farla franca.
Continuo a correre per un po’ di metri fin dopo il
sottopassaggio.
Mi giro e la strada deserta mi tranquillizza.
Finalmente sento le spalle liberarsi dalla tensione e,
come niente fosse, mi volto con una piroetta proseguendo calmo verso il
mio
luogo di lavoro.
Un malfamato negozio di generi alimentari.