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Autore: Ila_Chia_Echelon    12/09/2012    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la primissima fanfiction che io e la mia amica Ilaria scriviamo sui Mars. Anche se non dovesse piacere a nessuno (speriamo non sia così xD) rimarremmo comunque felici del lavoro che abbiamo svolto, perchè in questo racconto abbiamo veramente messo tutte noi stesse e ci siamo divertite tantissimo. Crediamo che sia una storia interessante, che riflette su aspetti della musica e della vita in generale per noi molto importanti. Speriamo che qualcuno trovi la fanfiction interessante quanto noi! xD Buona lettura!
Chiara e Ilaria
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHAPTER 23

«Perchè Shannon?»
«Perchè...perchè c'era il fuoco, tanti falò sparsi, disposti a formare un disegno a me incomprensibile. La sera era calata poco a poco, trascinando nel baratro anche me, oltre che alla luce del giorno, risucchiato. Perchè avevano dei mantelli. Mantelli scuri, che ricadevano flessuosi fino ai piedi, quasi una carezza alla terra, costretta ad ospitare quei corpi. Contenitori di tanta malata cattiveria. Perchè avevo dodici anni, il mondo era mio fino a pochi, eterni attimi prima. Avevo paura, terrore pure, potevo sentirne persino l'odore. Per me il terrore ha l'odore del legno bruciato. In bocca il sapore del cioccolato era nauseante. Quel posto era tutto, ma...ma non dolce. Lo sentivo premere in gola per uscire, così lo assecondai. Mi chinai e vomitai. Qualcuno se ne accorse e mi rifilò un calcio nello stinco, mentre un'esclamazione soffocata di fastidio raggiunse il mio orecchio destro. Avevo sete e lo dissi ad alta voce. Sentivo il bisogno di purificarmi, era terrificante, sì, ma..anche solenne. Percepivo il legno del tronco dietro la schiena, tutte le scanalature, le imperfezioni rese note solo al tatto. Ero legato, la corda mi aveva sfregiato leggermente il polso, provocandomi un dolore pulsante. Nessuno mi ascoltò, ma la cosa non mi stupì affatto. Che cosa? Che cosa mi avrebbero fatto? Perchè mi aveva portato lì? Non ho la minima idea del tempo che passò, forse un'ora, forse due, forse soltanto qualche minuto. Ad un tratto mi accorsi che qualcuno mi stava bendando, poi mi aprirono la bocca a forza e mi costrinsero a bere un liquido quasi insapore, se non per una punta amara e acre, ma sopportabile. Percepii un gran fermento intorno a me. Improvvisamente...quella voce. La riconobbi all'istante. Mi figurai la persona a cui apparteneva, avvolta in uno di quei lunghi mantelli. Quando l'avevo vista, prima che mi trascinasse lì, mi era parsa una signora ingenua, a cui tirare uno dei nostri soliti scherzi. Capii solo poche parole, ero sempre più stordito, mi avevano drogato. Da lì in poi non ricordo più niente, fino a quando non mi risvegliai in camera mia il pomeriggio seguente, con il viso di mio fratello a pochi centimetri dal mio, che mi osservava preoccupato e speranzoso. Mi avevano trovato in un boschetto poco distante, seduto vicino ad un albero, con la testa ciondolante e i polsi feriti. Ma quella voce..mi ha perseguitato per così tanto tempo. Si inseriva in tutto, repentinamente. Nei momenti di solitudine, persino in quelli in cui ero circondato di persone. Mi stordiva, mi prosciugava le forze. Ed era..era assolutamente identica alla tua. Quando ti ho sentita..è stato come se tutti gli anni vissuti da quel giorno fossero scomparsi, catapultato in quella sera di quasi trent'anni prima.»
Il volto di Jacqueline non tradì la minima emozione. Seduti ad un tavolino di un anonimo bar appena fuori Los Angeles, rimase assolutamente immobile, lo sguardo fisso sulle mani del batterista, che si torturavano vicendevolmente, posate sul tavolo. Lui aveva tenuto gli occhi chiusi per tutta la durata del racconto. Ringraziò il fatto che non potesse leggerle dentro in quel momento, tutto quello che lui le aveva detto l'aveva toccata più di quanto avrebbe voluto. Si impose un ferreo autocontrollo, osservando il viso sconvolto di Shannon, costretto a rivangare quell'evento traumatico. Non le aveva detto tutto, non ancora. Ma non voleva assolutamente forzarlo. Erano passati due mesi e mezzo dall'incidente e piano piano i pezzi delle loro vite avevano cominciato a
combaciare sempre di più. Ma mancava un pezzo, quello che aleggiava non detto tra loro sin dal primo momento in cui le loro vite si erano scontrate per caso.
Tra miliardi di vite proprio le loro, unite da quel flebile filo. No, a dispetto di tutto quello che poteva dire la gente quello non era destino. Semplice casualità. Sentiva il bisogno di dire qualcosa, ma i secondi passavano senza che nessuna parola adatta spuntasse nel suo cervello ad aiutarla. Prese le mani del batterista tra le sue, che finalmente alzò lo sguardo verso di lei.
«Ti amo Shannon.» sussurrò, stupendo sè stessa per prima.
Quelle tre parole che da tanto ristagnavano nella sua testa...non aveva programmato che sarebbero uscite proprio in quel momento. Vide un lampo di sorpresa attraversare anche gli occhi di lui, ma poi sorrise. Sentì che avrebbe potuto morire per quel sorriso, per quel contatto, trasmetteva così tanto.
La sua anima era evidente in ogni gesto, in ogni parte del suo corpo. Era così..limpido, vero. Si sporse verso di lei, fino a portare le sue labbra vicino all'orecchio di Jacqueline.
«E io, tesoro mio, ti amo molto di più.»
Si ritrasse di qualche centimetro, abbastanza per permetterle di vedere la sua espressione leggermente divertita. Poi..poi la baciò. Lentamente, delicatamente, con amore. Jacqueline si aggrappò a quell'amore con tutte le sue forze, ricambiandolo con tale intensità che temette quasi di consumarsi il cuore. Poi l'incantesimo finì, si spezzò. Lui si staccò da lei, non smettendo però di sorridere. No, non sarebbe finito mai. In quel momento promise a sè stessa che non lo avrebbe permesso mai, mai, fino a consumarsi davvero, a sciogliersi, a vivere in funzione di quell'amore, di quell'uomo che con i suoi occhi nocciola rappresentava ormai per lei il mondo intero, tutte le ragioni che le servivano per continuare a respirare ogni giorno.

EVER IN LOVE WITH YOUR BLOOD, LUST AND NEED?


 


 

Preoccupazione. Tristezza. Incomprensione. Oppressione. Oscurità. Nei caldi tratti della matita sul foglio Elonore percepiva tutto ció andarsene. Era totalmente assuefatta alle linee sciolte e ombrose che piano piano sembravano fuoriuscire dalla morbida mina, dando vita alle sue emozioni più nascoste. Persino il flebile suono che scaturiva dal contatto della punta con la pagina le dava conforto.
Si accorse che stava sorridendo senza volerlo.
Osservó il contrasto tra il grigio e il bianco candido dello sfondo e all'improvviso l'immagine le sembró terribilmente cupa; non era giunta fin lì spontaneamente, come sempre la sua mano l'aveva guidata a quel risultato senza che lei se ne rendesse conto. Ma era soddisfatta. Quel disegno aveva un che di vero, realistico, e interessante. Le ombre marcate sembravano delineare alla perfezione i suoi sentimenti, le sue domande, l'essenza stessa del viso che ritraevano. Quei lineamenti esercitavano un certo magnetismo su Eleonore, che vi scorgeva qualcosa di assolutamente inspiegabile e indescrivibile, qualcosa come fantasia, fascino, perdizione, mistero, fuoco, bellezza, dolcezza, ispirazione...e un sacco di altre parole che aleggiavano indistintamente nella sua testa. Oh, amore forse? Non ne era certa. Quella parola le sembrava ancora troppo grande, troppo importante per essere pronunciata. Ma era felice. Non lo era mai stata tanto. Anche solo avvicinarsi a qualcosa che somigliasse a quella parola, che per lei era sempre stata tanto distante, la riempiva di un'immensa e straripante sensazione di completezza.
«Artista al lavoro? Fa vedere..» Ad un tratto il soggetto del ritratto di Eleonore si era materializzato alle sue spalle, abbracciandola e posando il mento sulla sua spalla per sbriciare sul foglio. La ragazza si affrettó ad abbassare il blocco da disegno per nasconderlo alla vista di Jared.
«Scordatelo! Non è ancora finito..»
«Oh sì invece. Conosco quell'espressione. Osservi i disegni in quel modo solo quando sono completi e soprattutto quando ti piacciono. Il che non fa che aumentare la mia curiosità..» ribattè lui, cercando di rubarle il blocco. Eleonore si liberó repentinamente dalla stretta del cantante. «Ho detto di no!»
«Sai quanto mi piacciono i tuoi disegni..per favore..non posso neanche dare una sbirciatina?» disse lui assumendo l'espressione da cane bastonato meno credibile che Eleonore avesse mai visto. La ragazza scoppió a ridere. «No!» ripetè, ma non riusciva a smettere di sorridere.
«L'ho capito, sai? Ti piace vedermi soffrire. E va bene. Rimarró qui a farmi divorare dalla curiosità. La tua malvagità non ha davvero limiti. Mi chiedo quando finalmente riuscirò a vedere subito uno dei tuoi disegni...»
«Oh, non iniziare, tanto non mi commuovi.» Disse lei. In realtà le sarebbe piaciuto farglielo vedere, ma le sembrava che quel disegno fosse una cosa personale, intima, che racchiudeva Eleonore stessa, e perció preferiva, almeno per il momento, non condividerlo con nessuno.
Si sedette sulla sabbia (ormai la spiaggia era divenuta il suo luogo preferito per disegnare) e Jared si sistemó accanto a lei. Sembrava essersi arreso. Eleonore si ritrovó ad osservarlo. I suoi occhi rispecchiavano il magnifico azzurro dell'oceano primaverile e come nell'acqua alla ragazza pareva di naufragare, ma non aveva paura, anzi. Si sentiva cullata dalle dolci onde di quelle iridi luminose e si perdeva in ogni sfumatura, ogni splendida pagliuzza blu di quello sguardo le cui infinite espressioni ancora la sorprendevano.
Era incredibile il modo in cui la vita era cambiata improvvisamente, sconvolgendo l'equilibrio delle sue convinzioni con l'arrivo di una persona inaspettata e così..diversa. Nessuno aveva mai cercato di comprenderla, di andare oltre la maschera di quella ragazza apparentemente spavalda e in realtà pericolosamente fragile. Ma Jared aveva desiderato capire ogni sfaccettatura della sua anima, e ci era riuscito. Aveva la rara e straordinaria capacità di saper ascoltare ed era una delle cose che Eleonore amava di più in lui. Semplicemente la guardava e i suoi occhi la spingevano a confidarsi, a liberarsi di tutto ció che la opprimeva sapendo di non essere giudicata nè etichettata in alcun modo.
Jared le prese il viso tra le mani e la baciò. La ragazza non era ancora in grado di capacitarsi dell'intensità di quei baci; c'era troppa dolcezza, troppo calore, e i suoi sentimenti la lasciavano leggermente stordita ogni volta.
«Mi dai un foglio?»
«Cosa?» Jared aveva la fronte appoggiata alla sua e con una mano le carezzava il viso; quel contatto inibiva ogni sua capacità di concentrazione.
«Dammi un foglio. Voglio farti un ritratto.» disse lui, allontanandosi un poco.
«Oh..Ok.» Eleonore si affrettó a passargli il blocco da disegno, avendo cura di nascondere la sua opera. Si sentiva leggermente imbarazzata: solitamente era lei a catturare immagini con la sua matita, ad avere il controllo della situazione. Le pareva di essere dalla parte sbagliata del foglio, cosa che la disorientava non poco.
«Cosa devo fare?» chiese timidamente. Improvvisamente la goffaggine sembrava essersi impadronita di lei.
Jared sorrise. «Niente.»
«Ma..»
«Eleonore. Tu sei perfetta per me. Quel tuo sorriso...voglio ricordarlo. Il tuo viso, le tue parole, i tuoi gesti; voglio immortalare persino quella flebile scintilla di tristezza che ogni tanto compare nel tuo sguardo. Perchè è quello che sei..è quello che amo di te. E non devi rimpiangere nessuna di queste cose. Mai. Per questo non devi fare niente. Mi basti tu.»

Stavolta fu Eleonore a baciarlo.

LOOK INTO THE NEW FUTURE'S FACE


 


 

EPILOGO

Il cielo di un azzurro acceso, l'erba profumata di primavera, l'aria accarezza delicatamente le loro pelli, le loro mani intrecciate. I loro occhi, che a prima vista possono parere simili, si cercano, rincorrendosi timidamente, sfuggendo un confronto diretto, quasi timorosi di non trovare quella
scintilla, di non trovare Amore. Il vento prende a soffiare, prima soltanto un sussuro, crescendo a mano a mano di intensità, spandendo essenze fiorite.
La sua pelle non è esattamente come la vorrebbe, così morbida le pare di tenere per mano un angelo bambino, troppo uniforme, non rispecchia le infinite sfaccettature della sua anima. E' quella che vorrebbe prendere per mano, trascinarsi insieme a ella nei sentieri dei sogni. Vorrebbe quasi mettersi a dormire, lì, insieme a lui, i loro cuori vicini, vorrebbe poter condividere con lui i suoi sogni, mostrargli quante possibili variabili del loro amore è in grado di concepire la sua testa. Un amore travolgente, ma pur sempre inafferrabile, sfuggente. Per quanto ancora? Per quanto li avrebbe legati ancora?
Per quanto avrebbe alloggiato nelle loro anime ancora, prima di lasciare soltanto un ricordo indelebile, o forse una cicatrice? Un segno biancastro. E' strano. Si pensa sempre al nero o al viola come colori della morte. E invece le cicatrici sono bianche, così come gli scheletri. E' il bianco il colore della morte. E' il bianco il colore del suo sorriso, la morte di ogni ragionamento logico. L'amore. Che sentimento strano. Spunta dal nulla, prende vita in spazi prima inesistenti, cresce, cresce. Alimentato da tutto, ogni senso è impegnato a tal fine. All'improvviso, il culmine. E poi? Si sarebbe stancato di loro?
Avrebbe intrapreso il cammino inverso con calma, o sarebbe ritornato di botto al punto di partenza? oppure no?
Vive di dubbi perchè ama le splendide illusioni, ma qualcosa dentro di lei non è disposto a crederci, a desistere dal ricordarle che la realtà può essere, o forse è, diversa.
Perchè la morte di un sogno non è per forza la sua realizzazione.
«Siamo l'eccezione, amore mio?».







Nda.
Fine! T.T *prende fazzolettino e si asciuga le lacrime* Okayyy...Spero che il finale vi sia piaciuto (è particolare, lo so, ma a noi piace così ù.ù) e ringrazio nuovamente e un fantastilione di altre volte tutti quelli che hanno messo la storia nelle ricordate, preferite e seguite, e soprattutto le gentilissime persone che hanno sacrificato 5 minuti della loro vita per recensirci!
Grazie, grazie e ancora grazie!

Chiara (ma ovviamente parlo anche per Ila ;))

   
 
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