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Autore: Blu Notte    13/09/2012    4 recensioni
Immaginiamo che Loki abbia vinto la prima battaglia, e che sia riuscito a impadronirsi di New York. Immaginiamo che lui e i Chitauri abbiano reso schiava la popolazione di un'intera città.
Leah è una prigioniera, come tutti gli altri. Costretta ad assistere ogni giorno a uno scenario di disperazione e di morte.
Ma qualcosa cambierà, grazie a lei. Il destino della Terra non è ancora stato scritto, così come il destino di qualcun altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                   Il gigante di ghiaccio


-Tu sai cos'è un gigante di ghiaccio?-
Robin si fermò, con la pietra a qualche centimetro dal rozzo tavolo, e mi guardò.
Sulle labbra gli si formò l'ombra di un sorriso. -Eh?-
-Un gigante di ghiaccio.- Ripetei, piuttosto imbarazzata.
Robin rise, e riprese a pestare le bacche – che dovevamo preparare come cibo per loro – con la pietra. -No, mi dispiace.- Mi disse.
Ricominciai anch'io il mio lavoro, scontenta.
Avevo già chiesto a tutti, in pratica.
Avevo chiesto a Lily, avevo chiesto a Madison, avevo chiesto ad Alex, che prima di finire lì dentro era un professore..
Nessuno aveva saputo darmi una risposta, e in teoria la cosa non avrebbe dovuto stupirmi.
Però.. però il nome “gigante di ghiaccio” mi ricordava qualcosa. Non qualcosa di alieno, ma qualcosa di conosciuto, terrestre.
Non mi era nuovo, ma non sapevo dire dove lo avessi già sentito.
Le parole di Loki continuavano a ronzarmi in testa..

Non capisci?! Io sono un gigante di ghiaccio”.
No, non capivo, ma avrei voluto! E quello di cui ero certa era che avrei scoperto il senso delle sue parole.
.. O per lo meno lo speravo, cominciavo infatti a essere realista. Era già passata una settimana ormai. Io non sapevo nulla, e non avevo più visto lui.
Gli preparava da mangiare un'altra schiava, e lui non si era fatto più vedere..
La voce di Robin mi strappò da questi pensieri. -Hai sentito parlare di Anne?-
Lo guardai, interrogativa.
Lui mi sbirciò, e mi sorrise. -Immaginavo. Anne è la più vecchia fra gli schiavi, ha una cinquantina d'anni. Loro l'hanno risparmiata perché ha una mente brillante e hanno pensato che potesse essere utile.- Disse. -Ora, non so quanto ti può aiutare, ma se la tua domanda è veramente urgente so che lei è stata una donna molto colta e ha pubblicato diversi libri.-
I miei occhi brillarono. -E dove si trova questa donna?-
-È nel gruppo della camerata a fianco alla nostra, ci ho parlato qualche volta.-
-Credi che potrei avvicinarla, senza farmi vedere dalla megera?-
-Credo di sì, però aspetta la sera.- Mi guardò, con gli occhi un po' adombrati. -Non voglio che ti metti nei guai.-
-Ti giuro che starò attenta, Robin, grazie mille!-
-Prego.- Sorrise di nuovo. -Ma sinceramente non capisco che domanda sia, la tua, né che senso abbia.-


Nei primi tempi di prigionia, non appena si faceva buio la megera ci chiudeva nella nostra camerata. Non le importava quanto le nostre notti fossero d'inferno, usciva chiudendo la porta a chiave.
In quei primi tempi, la convivenza con gli altri mi era stata insopportabile. C'era gente che piangeva, gente che si sentiva male, gente che picchiava sulla porta..
Eravamo tutti lì ammassati, come animali. Non ci eravamo abituati.
Poi, col tempo, ci eravamo calmati e la megera si era addolcita un poco.
Aveva incominciato con il lasciare la porta aperta un'oretta, permettendo a chi doveva andare in bagno di andarci, ma restando pur sempre lì davanti di guardia.
Adesso, durante quell'ora solitamente spariva. Sospettavamo che andasse a divertirsi con un altro capo, e solo l'idea mi faceva venire il vomito!
Ma quel giorno dovevo sfruttare quell'ora, per andare da Anne.
Gattonai fino a Lily.
Durante quelle ore il buio era completo, non si vedeva nulla. Era per questo che la megera si fidava a lasciare la porta aperta: potevamo raggiungere giusto il bagno grazie alla forza dell'abitudine, e andando a tentoni.
Tutto il resto era un grande spazio avvolto dal nero più assoluto.
Sapevo dove, nella mia piccola camerata, erano gli altri solo grazie ai loro respiri, respiri che avevo imparato a distinguere.
-Lily.- Sussurrai, quando fui sicura di esserle vicina. -Mi serve uno dei tuoi fiammiferi.-
La sentii voltarsi verso di me. -Sei matta, Leah?- Domandò, la sua voce era poco più di un lieve alito. -Dove vuoi andare?-
-Per favore, è importante e non ho molto tempo.-
-E se il capo torna prima del solito?- La sua voce vibrò di paura. -Se quando fa l'appello tu non ci sei ti farà frustare.-
Cercai di non pensarci.
-Lo so, Lily.- Mentii. -Per questo devi fare in fretta. Dai, dammi uno dei tuoi fiammiferi, e distrai Madison e gli altri mentre esco.-
Non che fossero delle cattive persone, Madison, Josh e Alex.. Solo avevano molta paura. E avevo imparato che una persona impaurita può fare qualsiasi cosa, anche tradire un compagno.
Lily non rispose per parecchi istanti. Poi però parve decidersi.
La sentii gattonare e frugare silenziosamente da qualche parte.
Poi tornò da me, e cercò la mia mano. Quando la trovò, mi ci mise qualcosa.
Sentii al tatto un oggetto sottile, ligneo.
Sorrisi. -Non so davvero dove te li procuri, Lily, ma ti voglio bene.-
-Sbrigati.- Mi supplicò lei in risposta.
Iniziai a gattonare lentamente verso l'uscita della camerata, attenta a non urtare contro nessuno e a non farmi sentire.
Alle mie spalle sentii Lily chiamare Robin, per distrarre gli altri.
Stava usando un tono di voce normale, ma in quel piccolo spazio, e nel silenzio assoluto della notte, sembrava urlare a squarciagola.
Uscii dalla camerata, mi alzai in piedi e svoltai a destra.
Allargai le braccia ai lati del corpo e sfiorai le pareti di pietra..
Feci qualche passo per mettere distanza, poi mi fermai in ascolto, per appurare di essere sola.
Non si sentiva nulla.
Allora sfregai il fiammifero contro il muro, e la fiammella mi guizzò fra le dita, sfolgorante e accecante.
Sorrisi. Il piccolo alone di luce mi svelava un lungo corridoio di pietra, mangiato dall'oscurità.
Proseguii, più rapida e sicura.
Dopo pochi passi iniziai a vedere la porta dell'altra camerata.
Il loro capo non era là di fuori, probabilmente era andato anch'egli a divertirsi. Forse era proprio quello con cui si divertiva la megera, chi lo sa.
Mi avvicinai cautamente alla porta, e rimasi in ascolto.
Da dentro provenivano leggeri, impalpabili sussurri.
Spinsi la porta, entrai e la richiusi immediatamente dietro di me.
I sussurri si interruppero.
Guardai di fronte a me.
La fiammella mi svelava un ambiente poco più ampio del nostro, e sette figure dai volti ancora nascosti dall'oscurità, e dalle ombre che danzavano sulla parete..
Mi fissavano, stupite e ostili.
-Chi sei tu?- Tuonò una voce maschile.
-Scusate l'intrusione.- Mi affrettai a dire. -Me ne andrò subito, non voglio mettere nei guai nessuno.. S-sono del gruppo a fianco al vostro, mi chiamo Leah. Sto cercando Anne.-
Le figure presero a bisbigliare fra di loro.
In quel momento mi chiesi per la prima volta se non stessi facendo una cazzata. E, cosa ancora più importante, mi chiesi per cosa lo stessi facendo.
Per Loki? Lo stavo davvero facendo per Loki?
Poi però parlò una voce femminile. -Vieni qui, ragazza. Sono io Anne.-
Guardai la figura che aveva parlato, di cui distinguevo solo i lunghi capelli marroni che iniziavano a stingersi nel grigio..
Mi avvicinai a lei.
Anne mi fece segno di sedermi di fronte a lei, e io obbedii.
La luce le danzò sul viso, e io potei scorgere tratti dolci, ma forti.
-Quello che stai facendo è molto pericoloso..- mi sussurrò, per non farsi sentire dagli altri, che pure stavano in ascolto. -Spero che ne valga la pena.-
Deglutii. -Lo spero anch'io.-
-Perché hai bisogno di me?-
-Ti devo chiedere una cosa.- Sussurrai. -Tu sai cosa sono i..giganti di ghiaccio?-
Pensai che una persona normale avrebbe riso. Oppure mi avrebbe buttata fuori dalla camerata.. O avrebbe anche chiamato il proprio capo, e mi avrebbe fatta frustare.
Anne invece prese la domanda sul serio, e iniziò a riflettere. -Giganti di ghiaccio.. il nome non mi è nuovo.-
Il mio cuore diede un tonfo sordo. -Sì, neanche a me. Per questo sono venuta a domandartelo!-
-Shh..- Mi ammonì dolcemente. -Dunque, il nome mi richiama alla mente alcune leggende nordiche.-
-Leggende nordiche?-
-Sì.- Sorrise. -Ma purtroppo su questa materia non sono ferrata, non ti so dire più di così..-
Mi sentii precipitare. -Oh..-
-Aspetta, ragazza. Fammi finire.- Sorrise di nuovo. -Può esserci una persona che sa risponderti.-
Dopodiché si voltò, e chiamò: -Gretel. Gretel.. sì, tesoro, vieni qui.-
Vidi una figura alzarsi, un po' esitante, e avvicinarsi a noi.
Ci misi poco a capire che era una bambina.
Avrà avuto al massimo dieci anni. Aveva dei meravigliosi capelli biondi, anche se un po' sporchi, e occhi grandi e sorridenti.
-Siediti qui, amore. Brava.- Le disse Anne, e le accarezzò la testa. -La nostra amica Leah ha da farci una domanda. La stiamo a sentire, cosa dici, Gretel?-
Gretel annuì, contenta. Mi guardò.
Io mi sporsi verso di lei. -Sai cos'è un gigante di ghiaccio, piccola?-
I suoi occhi brillarono. Annuì.
-Raccontaglielo, tesoro.- La esortò Anne.
-La mamma mi raccontava sempre le leggende degli dei nordici.- Trillò Gretel. -I giganti di ghiaccio erano i nemici degli dei, gli Asgardiani. Erano creature molto forti e crudeli, ma Odino riuscì a sconfiggere Lafi, il re dei giganti di ghiaccio, e a sottrargli la fonte del loro potere.-
-Odino?- Ripetei, confusa.
Annuì, allegra. -Odino è il padre di tutti gli dei e il re di Asgard. Gli dei sono tanti, sai? Thor il dio del fulmine, Tyr il dio della guerra, Skadi la dea della caccia, Sif, Balder, Loki..-
-Loki?!- La interruppi.
-Shh.- Mi ammonì Anne.
-Sì, Loki è il dio della magia, dell'illusione.- Mi disse Gretel.
Cercai di trovare un senso a quello che avevo appena sentito, ma non ci riuscii.
-Ti ringrazio, piccola.- Le dissi. -Dimmi ancora solo una cosa.-
Gretel annuì.
-Che senso ha dire che.. Loki è un gigante di ghiaccio?-
Vidi i suoi occhioni farsi confusi. -Non lo so. Loki è il fratello di Thor, non è un gigante di ghiaccio. Lui combatte contro i giganti di ghiaccio.-
-Ho capito.- Le feci un sorriso, e una carezza sulla testa. -Grazie mille, Gretel.-
-Dì prego, tesoro.- Le disse Anne.
Gretel però mi guardò, eccitata. -La mamma mi raccontava tante altre storie, sai? Le vuoi sentire?-
-Ora non posso.. Ma ti prometto che appena riuscirò tornerò qui, e tu mi racconterai tutto quello che ti diceva la mamma.-
Gretel mi sorrise.


Entrai senza farmi vedere all'interno della piccola cucina.
La ragazza che stava ricurva a mescolare il contenuto di una pentola, non appena sentì la porta chiudersi, sobbalzò.
Si voltò di scatto verso di me.
Era grassottella, aveva i capelli scompigliati e l'aria spaventata. Non appena però realizzò che ero solo un essere umano, parve stizzita.
-Cosa vuoi?- Sbottò. -Sto preparando il cibo per l'Illusore, non ci tengo ad avere guai.-
-Ah.- Misi una gamba davanti all'altra, e mi appoggiai a braccia incrociate al muro. -Be', che peccato. Se hai tanta voglia di trovarti davanti all'Illusore, stai tranquilla, non ti disturbo più.-
Arrossì. -Mi stai prendendo in giro?-
-No, macché! Ti volevo solo chiedere se ti va di fare uno scambio. Se vuoi che vada io a portare il pranzo all'Illusore, e tu torni a fare.. be'.. quello che stavi facendo.-
-Certo!- Rispose, sarcastica. -E se mi facessi passare dei guai?-
-E se oggi l'Illusore fosse di pessimo umore?- La scimmiottai.
-Non vedo perché.. e poi come fai a dirlo tu?-
-Oh, ma io lo so! E ti dirò una cosa.- Sussurrai, facendomi seria. -Si vocifera che la scorsa settimana l'Illusore si sia mangiato una ragazza, perché lei aveva starnutito.-
Impallidì. -Se.. se l'è mangiata?-
Annuii, gravemente. -Ha lasciato solo le ossa, in modo che potessero essere seppellite. Lo so..- dissi, vedendo la sua espressione -.. a vederlo sembra umano, ma quella non è la sua vera forma, e lui è un mostro insaziabile.-
Deglutì.
-Allora!- Ripresi. -Ti va di fare cambio?-
-E va bene.- Borbottò. -Le pentole sono lì.-
Neanche un minuto dopo uscii dalla piccola cucina carica di piatti e coppe.
Iniziai a percorrere la strada che avevo imparato l'unico giorno in cui mi ero occupata del pranzo di Loki. Come quella volta, mi stupì la grandezza degli spazi e l'intensità della luce.
Per un breve istante mi soffermai a pensare quanto vicino fosse il sole..
Poi tornai in me, entrai nella sala e vidi Loki.
Era di spalle, con la testa leggermente inclinata in avanti, e non faticai ad immaginarmelo con gli occhi chiusi.
Chissà cosa stava facendo.. ma non mi importava più di tanto.
Posai tutto sul tavolo, con molta meno cautela di quella che avevo usato la prima volta.
Loki si riscosse e si voltò, stupito da quel baccano.
-Tu?- Domandò, vedendomi.
-Ciao.- Ribattei.
-Cosa ci fai qui?-
Feci un bel respiro. -Sono venuta a dirti che so cosa sono i giganti di ghiaccio.-

  
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