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Autore: The Cactus Incident    13/09/2012    8 recensioni
Stavo suonando con tutta me stessa per scaricarmi e non pensare a per quale cazzo di motivo non mi parlava se era stato lui a cominciare, quando la mano bianca e ossuta di Jimmy si posò sul mio polso che si muoveva freneticamente.
Alzai di scatto la testa, nervosa e lo trovai a mostrarmi un sorriso tranquillo che contagiava anche quelle iridi così azzurre nascoste dietro gli occhiali.
“Faccio troppo rumore?” “Non abbastanza da coprire quello del tuo cuore che si spezza e sanguina”
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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sch chapter 18



Margareth P.O.V.

Finalmente, la pace. La scuola era finita da una quindicina di giorni e almeno una rottura di coglioni era stata eliminata dall’interminabile lista che mi si srotolava davanti.
Ne rimanevano due, belle grosse, evidenziate in rosso e sottolineate.
Una l’avete già capita di sicuro: Zack e su questo argomento mi sembra di aver parlato a sufficienza.
La nostra storia avrebbe avuto vita breve, ormai ne ero certa.
Ci sarei stata male, certo, ma meglio male per un po’ che poi sarebbe passato che continuare a trascinarsi un’inutile fardello fatto di gelosie stupide e infondate e di mancanza di fiducia nei miei confronti.
Forse vi chiederete quale sarà altra rottura. Beh, sappiate che ha un nome ben preciso. No, non sto parlando di Brian, ormai è una rottura storica quella, non ci faccio nemmeno più caso.
Di chi parlo? Ma di James Window! Mi pare di avervi già accennato qualcosa in precedenza, no?
Il mio spettacolare, fantastico e fantasmagorico padre (ma quanto sono sarcastica) sembrava aver intenzione di torturarmi tutta l’estate.
Era di nuovo a Los Angeles e aveva intenzione di tenermi con lui nei mesi estivi. Mi tartassava la telefono, che ormai tenevo sempre spento, e riuscivo ad evitare d’incontrarlo sempre per miracolo.
Non fui abbastanza fortunata quella mattina, però.
Brian mi aveva chiamato e aveva proposto se quella mattina avevo voglia di fare un giro in BMX perché dovevo aiutarlo con una questione per quanto riguardava Michelle.
Finalmente Bee aveva finito gli esami, liberà anche per lui. Fra non molto, fra l’altro ci sarebbe stato anche il suo diciottesimo compleanno e stavamo organizzando una bella festa che sarebbe stata anche un po’ di Stacey, visto che la sua era saltata.
Matt era riuscito a farsi prestare la barca da non so chi e avremmo passato la mattinata lì festeggiando solo fra i più intimi, per poi andare la sera a fare baldoria alla capanna e sulla spiaggetta poco distante con una cifra di gente e una massa d’imbucati assicurati.
Pensavo a tutto questo, quando arrivai a casa Haner e Brian sr. mi aprì la porta, sorpreso.
“Meggie”
“Salve Brian, Brian?” chiesi divertita.
“E’ già uscito, era diretto a casa tua se ho capito bene” mi spiegò e aggrottai le sopracciglia.
“Davvero? Eppure non mi ha detto nie….” “Meg?”
No, per favore no.
Brian mi guardò dispiaciuto, come se si sentisse in colpa e si spostò di lato per farmi entrare anche se non ne avevo la minima intenzione.
James si alzò e mi venne davanti, con un sorriso.
“Meg, ciao!”
“C-ciao” Emisi quasi balbettando e dopo un’occhiata a Brian sr., entrai in casa.
“Tesoro allora? Hai pensato alla mia proposta? Hai pensato a quando preferisci venire con me?”
“Si, mai” risposi secca e il suo sorriso si affievolì leggermente.
“Perché? Miami è davvero fantastica”
“Scusa, ma preferisco la California alla Florida”
“Beh, ma se vuoi, posiamo andare dove preferisci, anche in Europa se vuoi”
“Ti ho detto di no” dissi secca e lui mi lanciò uno sguardo triste.
“Perché fai sempre così? Io provo a essere gentile…”
“Oh ma davvero? Ho apprezzato la tua gentilezza quindici anni fa, quando ci hai mollato qui senza un soldo o otto anni fa, quando ti sei ricordato che avevi una figlia e quegli esaltati del tribunale ti hanno pure dato ascolto, provocandomi una crisi di nervi a nove anni e incontri assicurati con lo strizza cervelli per il resto della mia vita. Non ti pare che abbia capito pure troppo quanto tu possa essere gentile?”
James scattò e mi piazzò un dito davanti alla faccia.
“Senti un po’ signorina, tu verrai a Miami con me, che ti piaccia o no” disse secco e un ghigno si dipinse sulle mie labbra.
“Il tribunale ti permette davvero una cosa del genere? Basta una sola chiamata e ti becchi l’ennesima denuncia, così magari ci crepi un uno schifo di carcere e mi lasci in pace!”
“Non ti permetto di parlarmi così!”
“E io non ti permetto di azzardarti anche solo a decidere cosa io debba fare, dopo che te ne sei strafottuto per tutta la durata della mia vita!” gli urlai a muso duro, prima di uscire da casa Haner di corsa e saltare in sella alla BMX che avevo lasciato sul vialetto, per pedalare furentemente fino alla pista.
James era in grado di tirar fuori il peggio di me come non ci riusciva nessuno.
Quando arrivai alla pista, Brian non c’era. Mi buttai sul nostro solito posto all’ombra e mi abbracciai le gambe in attesa che arrivasse.
Questo avvenne più o meno un quarto d’ora dopo il mio arrivo.
Brian buttò la bici a terra, tutto trafelato e si sedette di fianco a me. Dopo una manciata di minuti per riprendere fiato, in cui mi guardava preoccupato mentre io fissavo i tipi che facevano skate, parlò.
“Sono passato per casa mia, papà mi ha raccontato tutto”
“Uhm” mi passò un braccio attorno alle spalle e poggiai la testa sulla sua spalla.
“Mi sta andando tutto di merda al momento, Bri. Zack fa scenate di gelosia del cazzo e James se ne viene fuori con sparate come se potesse vantare qualche diritto su di me…. pure il dilatatore mi ha dato qualche problema ieri sera!” feci lamentosa.
“Sssh, tranquilla Nessie, vedrai che con un po’ di calma si sistemerà tutto. Pensa che sei una delle poche persone che riesce a tener testa a James Window, una delle rock star più caga cazzo esistenti, pensa che è grande amico di Slash, che razza di esaltato può essere. Io sarei orgoglioso di riuscire a fare il culo a uno così” tirai su col naso, anche se non stavo piangendo.
“Capirai che novità, metà del mio DNA è suo, sono una stronza esaltata anche io”
“Nah, sei più stronza che esaltata, quello stronzo e esaltato sono io”
“Oh, andiamo bene”
“Alla grande oserei dire, ci facciamo un giro?”
“Massì, dai, ultimamente sto usufruendo troppo della tua spalla per piagnucolare”
“Cazzo, co le lacrime acide che ti ritrovi me ne dovrai una nuova in poco tempo”
Gli feci una smorfia e lui rispose nello stesso modo, prima di sorridere e inforcare le bici.

Stacey P.O.V.
“Asciugamano, crema….. gli occhiali da sole sono lì.. uh, l’elastico. Il regalo ce l’ha Matt, ok ci sono”
Stavo facendo mente locale su quello che mi serviva.
Era il giorno del compleanno di Brian e fra non molto ci saremmo imbarcati.
Eravamo giusto i più stretti: Matt, io, Brian, Michelle, Jim, Alice Meg, Zack, Valary, Johnny e Justin, la barca era abbastanza grande, ma meglio evitare di ammassarci come sardine in scatola.
Matt sarebbe passato a prendermi a momenti e poi tutti al molo per imbarcarci.
Avremmo avuto anche la torta a quanto avevo capito e il giorno prima Brian mi aveva pregato di spegnere le candeline insieme a lui perchè era anche colpa sua se io non avevo avuto la mia festa.
Ne stavano facendo una questione di stato, a me non importava poi così tanto, ma lì sembravano avere una vera e propria cultura delle feste di compleanno.
Così, tutti a fare i marinai per un giorno. Matt si era proclamato capitano e Jim gli aveva piazzato in testa un cappello della marina militare che davvero mi chiedevo dove l’avesse recuperato, soprattutto perchè sembrava originale.
La gita in barca stava procedendo alla grande, anche se le cose fra Meg e Zack andavano palesemente di merda.
Erano appena dietro di me e li sentivo appena appena confabulare, ma volevo evitare d’immischiarmi in questioni che non mi riguardavano.
Forse avrei fatto meglio a non farmi i cazzi miei, visto quello che successe subito dopo.
Le ultime cose che sentii, prima di uno dei momenti di ansia più completa della mia vita, furono Zack che diceva “Ma non ci credo che non sai nuotare!” E poi uno splash bello pesante.
Zack aveva buttato Meg in mare. Meg, la californiana che non sa nuotare.
Dopo una manciata di secondi mi avvicinai al bordo della barca per vedere e la testa di Meg non compariva da nessuna parte.
“Zack che cazzo hai fatto?!” urlai sconvolta.
“Andiamo lo so che sta bluffando, adesso salta fuori” disse convinto e gli tirai un ceffone su una spalla.
“Tu sei pazzo!”
Mi voltai per chiedere aiuto e quasi fui travolta da Brian che per togliersi la camicia fece saltare tutti i bottoni e Jim che si buttò giusto un secondo dopo aver mollato gli occhiali in mano a me.
I due si tuffarono e  dopo pochi minuti dannatamente lunghi emersero, senza Meg.
“Torniamo sotto, non si vede!” urlò Haner prendendo grosse boccate, prima di tornare sotto.
“Vi do una mano” e anche Justin si buttò.
In tutto questo Zack era rimasto impalato a fissare il punto in cui Meg e il suo bikini nero e viola erano scomparsi.
Avrei voluto urlargli contro, ma Alice non me ne diede l’occasione.
“Ma sei del tutto coglione?! Te l’aveva detto che non sapeva nuotare! Come cazzo ti viene di buttarla in acqua?! Ma sai quanti metri sono da qua? Sotto ci sono gli scogli, capisci?!” Alice urlava, mentre Zack fissava il mare, bianco come un cadavere e gli occhi sgranati.
Io facevo rimbalzare lo sguardo da Zack all’acqua, sperando di vederli emergere.
Quando finalmente vennero fuori, Brian e Jim tenevano Meg ed emisi un sospiro di sollievo.
Sospiro che mi rimangiai nello stesso momento in cui Brian l’adagiò per terra, e si rese conto che quasi non respirava più. Le aveva scostato tutti i capelli resi innaturalmente scuri dall’acqua e avvicinato l’orecchio al suo viso per poi ringhiare incazzato e sbattere un pugno per terra.
“Porca puttana non respira! Juss dammi una mano!” rantolò, ancora non del tutto ripreso dall’apnea prolungata.
Justin s’inginocchiò davanti a Brian, dall’altro lato di Meg e dopo uno sguardo complice Justin disse qualcosa del tipo “Come al corso?”
“Come al corso” rispose l’altro.
Avete mai visto quelle scene di Baywatch in cui ripescavano qualcuno di quasi morto affogato? Ecco, quella scena era dannatamente simile.
Justin continuava a ‘martellare’ sul petto immobile di Meg contando fino a quattro e a quel punto Brian soffiava aria nei suoi polmoni tenendola per il mento e per il naso.
Dovettero ripeterlo quattro o cinque volte prima che Meg scaturisse con un colpo di tosse pieno d’acqua e Brian l’aiutasse a mettersi seduta.
Brian tirò un respiro di sollievo, mentre l’abbracciava per le spalle. Sembrava quasi che fosse stato sul punto di perdere la persona più cara al mondo.
“Dio, respira…. brava, così….” le carezzava delicatamente la testa, mentre lei stava aggrappata al suo braccio e rantolava, riaccogliendo dolorosamente l’aria nei polmoni.
“Oh bene, ci sei Meg?” chiese prendendo il viso di lei fra le mani e costringendola a guardarlo, mentre ancora rantolava. Lei annuì e lo abbracciò.
A quel punto tutti gli occhi si puntarono su Zack che fissava la ragazza, allibito.
“Io….” Cominciò, ma Brian scattò in piedi, lasciando Meg appoggiata a Justin che si accertava che avesse del tutto preso conoscenza e scattò verso il chitarrista mancino.
“Tu cosa?! Ti rendi conto che hai appena provato ad ucciderla, eh?! Se una persona ti dice che non sa nuotare, non sa nuotare, è così difficile da capire?!”
Brian era paonazzo, mentro inveiva contro Zack e lo spintonava di tanto in tanto. L’altro in risposta, non faceva niente, continuava a guardare Meg, seduta per terra che prendeva grossi respiri e guardava i due.
Meg emise un debole “Brian….” che fu tranquillamente ignorato.
“Mi sei sempre stato sul cazzo, dal primo momento, ma adesso ho proprio voglia di farti a pezzi!”
“Bri smettila…” Nessuno aveva il coraggio d’intervenire. Brian era una belva, non l’avevo mai visto così incazzato e a giudicare da alcune facce dei presenti, non dovevo essere l’unica a pensarla così.
“Oggi doveva distrarsi per stare un po’ più tranquilla da quello che è successo e tu per tutta risposta provi ad affogarla?!” ‘Quello che è successo’? Che ci eravamo persi?
“Brian sta zitto!” quasi urlò Meg, avendo poco dopo il fiatone e finalmente il ragazzo si girò verso di lei. Meg si alzò facendo forza sul braccio che Justin gli aveva offerto e si avvicinò ai due.
“Brian per favore, non dire altro” si guardarono negli occhi, dicendosi molto più di quanto noi altri avremmo mai potuto capire e il ragazzo si scostò, tenendo lo sguardo basso.
“Se non vi dispiace, io me ne tornerei a casa…..” disse lei imbarazzata e a quel punto ci riprendemmo un po’ tutti.
“Meg tranquilla, adesso attracchiamo e puoi scendere” disse Matt avvicinandosi appena e lei mormorò un “Grazie..” sentito e stanco.
“Ti accompagno” disse Brian e lei scosse la testa.
“No Bri, davvero. Rimani qua e divertiti, sono stanca. Già non ci volevo venire, ma era la tua festa di compleanno…… Facciamo che dopo mi porti al torta, eh? E se ti mangi tutta la cialda di zucchero ti affogo io, intesi?” disse provando a fare una battuta, ma Brian non era nelle condizioni di ridere.
“Perché secondo te ci riesco a divertirmi, eh?”
“Andiamo Bri! Non mi ci sono buttata da sola! E’ stato un incidente e adesso ho voglia di andare a casa” Lui abbassò il viso, abbattuto e lei gli poggiò una mano su una spalla, come a convincerlo che stesse bene.
Haner alzò lo sguardo e rispose con un mezzo sorriso allo sguardo triste e il sorriso stanco che le rivolgeva la ragazza.
Sono abbastanza sicura di aver sentito la mascella di Michelle fare uno scricchiolio sinistro, non molto distante da me.
Non capivo cosa ci fosse fra Meg e Brian, davvero. Un momento prima si scannavano, quello dopo parlavano e ridevano tranquillamente e di tanto in tanto c’erano questi momenti in cui si guardavano e capivano tutto, meglio di una coppia che sta insieme da anni.
Il loro era un rapporto unico, un po’ come quello che tutti si aspettano da due fratelli gemelli, ma nel loro caso era dettato dal destino e da chissà quali altri fattori di cui quasi sicuramente, nessuno avrebbe mai saputo niente all’infuori di loro due.
“Va bene, come vuoi, ma chiama, ok?”
“Va bene” e Meg si sedette, mentre la festa riprendeva lentamente il suo corso. Zack rimase di sasso ancora qualche secondo, prima di andare a sedersi vicino alla sua ragazza e beccarsi un’occhiata da Brian che avrebbe tranquillamente potuto ucciderlo.
Restituii gli occhiali a Jim, passai quel che restava della camicia  a Brian che mi borbottò un “Grazie…” che di “grazie” non aveva proprio un cazzo e andai nella cabina di pilotaggio, vicino a Matt che con quel ridicolo cappellino da militare guidava la barca verso il punto di attracco più vicino.
“Ma quante patenti hai?”
“Motorino, moto, auto, nautica, autotrasporti, due assi, pullman…….”
“Autotrasporti?” feci scandalizzata. Che diamine ci faceva con una patente del genere?
“Si, però niente carichi eccezionali o autoarticolati” fece tranquillo.
“E che diamine ci fai?” scrollò le spalle distrattamente.
“Nella vita non si può mai sapere, metti che un giorno mi sveglio e voglio diventare camionista” disse ovvio.
“Previdente” dissi colpita e anche abbastanza sarcastica. Lui scrollò le spalle, sorridendo.
“Forse troppo”

Meg P.O.V.
“Davvero Zack, tranquillo….. però evita di guardarmi così” dissi scocciata e triste.
“Meg, ho provato ad ucciderti, ok?!” sbuffò nervoso e scandalizzato.
“Diciamo che me ne sono accorta, ma adesso non fare così!” dissi alzando leggermente il volume.
“Mi dai un cazzo di momento?!” Fece quasi urlando e guardandomi semidisperato.
“Un momento per cosa?” chiesi interrogativa e stranita.
“Per riprendermi!” Strizzai gli occhi, davvero non capivo.
“Per riprenderti? E che ti devi riprendere? Mica sei stato tu a farti un’apnea di tre minuti!”
“No, ma sono stato io a fartela fare, quindi dammi un momento, cazzo” fece scocciato.
Mi alzai incazzata e gli schioccai un’ultima occhiata afferrando la mia t-shirt dei motorhead.
“Prenditi pure tutti i momenti che vuoi, mi hai rotto i coglioni, è finita qui, con me hai chiuso”
Zack mi guardò stranito, e arrabbiato.
“Stai scherzando?”
“Mai stata così seria in tutta la mia vita. Ti amo, ma con te sto talmente male che preferisco stare da sola. Ultimamente mi tratti uno schifo, non ti sei nemmeno reso conto che mio padre mi sta rovinando la vita, troppo che eri preso a fare la tua buona parte nella mia distruzione. Non ti fidi di me? Benissimo, non c’è più motivo di portare avanti questa storia” E mi allontanai di qualche passo, poi tornai indietro.
“E fra l’altro, rivoglio il mio pedale, dallo pure a Matt, me lo farà avere lui”
Qualche secondo dopo, Matt stava attraccando e Jim mi aiutò a scendere.
“Forza ragazza, fatti una bella doccia, mangia qualcosa che stasera si festeggia!” fece ridendo e io risi con lui.
“Tu sei fuori di testa, Jim” dissi con le lacrime agli occhi per quello che avevo appena fatto.
Avevo lasciato Zack, non potevo crederci.
Mi abbracciò stretto, spingendomi contro il suo petto e io gli misi le braccia attorno alla vita sforzandomi di non singhiozzare come una disperata.
Mentre stavo così, rincuorata dalle braccia del mio vicino di pianerottolo, sentii un rantolo provenire dalle mie spalle.
“Meg….” Sbuffai, non avevo voglia di trattarlo ancora male, ma le sue stronzate cominciavano a darmi su i nervi. Mi voltai verso Zack che aveva uno sguardo allucinato. Avevo gli occhi talmente pieni di lacrime che lo vedevo sfuocato.
“Che c’è? Già finiti i momenti che ti servivano? Guarda che puoi prendertene ancora tanti, eh, oramai non devi più rendermene conto”
Jim mi carezzò un braccio come a dirmi di fare più piano e io abbassai il viso incazzata, per poi alzarlo, guardando negli occhi quello spilungone biondo.
Era preoccupato per tutta quella situazione del cazzo che cominciava a non avere più capo né coda. Ormai qualsiasi pretesto era buono per litigare e Zack era sempre più irascibile, avevo fatto bene a finirla lì.
“Beh, ci si vede, eh” bofonchiai passando di fianco a Zack e mi limitai a guardarlo, non sapendo bene che espressione avessi sul viso.
Sbracciandomi salutai tutti quelli che stavano sulla barca, dopo aver afferrato le mie cose che Sty aveva tirato a Brian e che Brian mi passò.
“Sicura che non ti devo accompagnare?” chiese Brian preoccupato scendendo anche lui sul molo e guardandomi come se non ci fosse nient’altro nel raggio di chilometri, osservando a lungo i miei occhi strabordanti di lacrime.
“Si, tranquillo, mi faccio un giro per la spiaggia e poi torno a casa” feci distrattamente, mettendomi lo zainetto nero con i fiorellini bianchi in spalla.
“Te l’ho detto, appena vuoi, chiama, ci sono” fece carezzandomi distrattamente una spalla.
Diamine, non si era mai comportato così con me, non in pubblico, almeno.
“Davvero Bri, tranquillo. Sto bene, grazie tante” mentii e presi un respiro, profondo, ingoiando un singhiozzo, emettendo un rantolo innaturale.
In quell’esatto istante, Brian mi afferrò e mi spinse contro il suo petto e io cominciai a piangere in disperazione, sul piccolo molo dove Matt aveva attraccato per farmi scendere.
“Ehi, sssh, è tutto ok, non preoccuparti”
“Ho… Io ho… La-a sigh!-sciato Za-ah-ack” singhiozzai come una poteva demente e Brian sospirò.
“Si, ti ho sentito prima”
“Sarai felice….” dissi con uno sforzo immane.
“Assolutamente no, stai troppo male per esserlo, sono felice solo del fatto che lui starà di merda e si renderà contro troppo tardi dell’abnorme stronzata che ha fatto”
Rimasi ancora poco a singhiozzare sul suo petto nudo e poi mi allontanai asciugandomi gli occhi col dorso della mano. Grossa stronzata, visto che era piena di sale incrostato.
“Stai un po’ meglio?” chiese tenendomi per le spalle e guardandomi preoccupato. Annuii, era vero.
Salutai lui con un sorriso, e mi diressi alla spiaggia, probabilmente con la solita faccia da scazzo che mi dipingeva sempre il viso appena non c’era nessuno a farmi parlare.
Era troppo presto per tornare a casa, mia madre si sarebbe insospettita e non avevo decisamente voglia di mettermi a darle spiegazioni su tutto l’accaduto. Come minimo mi sarebbe costata solo un’ennesima seduta dallo psicologo che già vedevo troppo spesso. Era un’obbligazione del tribunale, saprete perché, un giorno.
Così, decisi di fermarmi in spiaggia.
Trovai un bel posticino e stesi il mio telo. Dopo una sguazzata per annullare la faccia d’anima in pena per via delle lacrime, andai a fare una doccia (gelida) sulle docce in spiaggia e andai a stendermi sul telo, nella speranza (vana) di prendere colore. Mi cosparsi per bene di crema e mi stesi al sole tenendomi sui gomiti, sperando di raggiungere almeno un colorito umano.
Passai qualcosa come un paio d’ore ad osservare i bambini che giocavano e i tipi tutti pompati di steroidi che mi passavano di fianco e accennavano sorrisi disgustosi.
“Piuttosto che diventare così, mi taglierei un braccio, anzi facciamo un dito và, ed è pure troppo” Sobbalzai quando sentii quella voce e una figura alta e ossuta si sedette vicino a me.
“E tu che ci fai qui, Rathead?” chiesi scandalizzata e lui scrollò le spalle.
“Mi ero scocciato” bofonchiò guardando diritto davanti a sé.
“E secondo te ti credo?” chiesi io sprezzante.
“Certo che no, ma non ho voglia di dare troppe spiegazioni e mi mancava la tua spalla su cui sonnecchiare” fece prendendo posto sulla mia spalla. Visto il dislivello era sempre una posizione abbastanza innaturale, ma a detta di Jim, non c’era niente di più comodo.
Che è un tipo strano non ve lo devo dire io, vero?
“Come va con i polmoni?” chiese dopo un po’.
“Tutte bene, sento un po’ tutto l’esofago irritato, ma visto che al momento dovrei essere morta, mi ritengo fortunata”
“Il tuo cuore?”
“Stanno meglio i polmoni” dissi a mo di battuta e Jim emise un sorriso mesto.
“Dai, hai battuto la morte ancora una volta, non ne sei felice?”
“Certo che si, e per l’ennesima volta grazie a te e Brian” Rise distrattamente.
“Siamo uomini onesti, ricambiamo i favori”
“E quando ti avrei salvato la vita?”
“Mi hai salvato dal soffocamento il giorno del mio decimo compleanno o quella volta che stavo per mangiare uno scarafaggio finito nel mio panino durante il pic nic. Direi che me l’hai salvata la vita, ti pare?”
“Già, forse si”
Dopo un po’ si alzò e si piazzò davanti a me, usandomi come poltrona umana e spostando le mia braccia a circondargli le spalle. Poggiai la guancia sulla sua testa bionda e rimasi a guardare il mare davanti a noi.
Jim era così, in perenne bisogno d’affetto, ogni tanto arrivava e si piazzava fra le tue braccia, come se cercasse protezione. Forse una sorta di complesso inverso dovuto alla sua altezza.
Sta di fatto che, indifferentemente dalle occasioni e dalle persone, lui talvolta aveva bisogno di abbracciare qualcuno o di essere abbracciato. Uomo, donna, palo della luce o cane che fosse. Tutto, tranne i piccioni.
Gli posai un bacio sulla testa e gli scompigliai i capelli.
“Comodo?”
“Come sempre, baby” gli diedi un pizzico sul fianco e sobbalzò.
“Aia!”
“Baby ci chiami qualcun altro”
“Sempre acida come yogurt scaduto”
“Ovvio”
Alla fine il rapporto fra me e Jim, era proprio come due fratelli. Se quello con Brian aveva alti e bassi da far invidia alle montagne russe di Disneyland, quello con Jim era caratterizzato da una calma piatta non indifferente che sfociava al massimo in qualche zuffa scherzosa.
Un po’ come due fratelli, abituati talmente tanto l’uno all’altra da conoscersi troppo bene pure per aver voglia di litigare e prendersi troppo in giro.
Passammo molto tempo sulla spiaggia e alla fine fu lui a riaccompagnarmi a casa.
Passai la nottata a rimuginare su una cosa ben precisa e anche quando Brian venne a suonare alle tre di notte e pretese che scendessi a salutarlo, quel pensiero non mi abbandonò.
“Brian, sono le tre, diamine” dissi scocciata vedendomelo saltellare davanti.
“Tanto lo sooo che non dooormi, ti conossshco” disse ridendo come un coglione. Aveva gli occhi lucidi e il viso rosso per via dell’alcol.
Mi mise un braccio attorno alle spalle e poi mi guardò attentamente, sembrando un bambino.
“Stai bene, Nessie- Essie- Essie?” mi sfiorò la punta del naso con l’indice.
“Si Bri, sto bene” dissi divertita.
“Oh meno male tesooooooooro, perché altrimenti l’avrei uccisho quel mancino del cazzo. Mancino del cazzo, sarà pure una sega a letto, ci scommetto”
Se vi dicessi che non era così ubriaco? Per i suoi standard, domani mattina avrebbe anche ricordato quello che aveva fatto e detto. Aveva solo questo modo strascicato di parlare, un’esagerata salivazione e un’espressività esagerata.
Dopo un po’ di vaneggi mi abbracciò stretto e mi strinse contro il suo petto.
“Io ti voglio bene Meg, e non ci devono essere stronzi che ti fanno soffrire, intesi? Tu devi seeeempre essere feliiiice e stare bene” mi sorrise e sul suo viso si stampò un sorriso ebete, prima che non premesse le sue labbra sul mio naso e poi stringermi di nuovo contro il suo petto.
“Credo che andrò da mio padre quest’estate” dissi dopo un po’.
Passo talmente tanto tempo che pensavo non avesse sentito. Quando rispose ebbi bisogno di un attimo per collegare
“Oh, sei sicuuura?”
“Ho bisogno di cambiare aria per un po’, anche se questo significa stare con mio padre. In fondo so come si fa per gestirlo, basterà evitare di passare del tempo con lui”
“L’improtraante e che tu sia sicura, bellezza” Com’è che aveva detto “Importante”?
Rimanemmo ancora abbracciati a lungo.
“Quando tornerai non ci sarò più, lo sai?” disse dopo un po’, sempre quella strana cadenza da ubriaco
“Che intendi dire?” chiesi stranita.
“Mi hanno preso al Musican Institute, a settreeeeembre me ne vado a Hollywood”
“Quindi non ci sarai nemmeno per il mio compleanno?”
“Non lo so, vedrò di esserci, te lo meriti, non posso mancare ai tuoi 18 anni”
Mi strinsi di più a lui.
“Quindi questo è un addio? Un addio alla nostra amicizia come l’abbiamo sempre conosciuta?”
“Credo proprio di si, bellezza, ma io sarò a cinquanta chilometri da qui, vedrò di tornare almeno un paio di volte al mese” Perché improvvisamente mi sembrava sobrio?
Si allontanò.
“Ci vediamo domani mattina, da questo momento fino a quando partirai, non pensare di liberarti facilmente di me, uhm?”
“Va bene” m’incasinò i capelli e si separò.
“Ti voglio bene, belva” disse allontanandosi con passo incerto e saltellato.
“Anche io, coglione”
Tornai dentro e mi misi a dormire.


Ed ecco ci qua! Il capitolo più triste che sia mai giunto fino a questo momento in questa fan fic!
Meg partirà, a settembre Brian se ne va e Zack?
Zack si fa in culo!
Con questo capitolo si conclude lo specchio “adolescenza” dei nostri eroi.
Dal prossimo capitolo vedremo le cose mooolto diversamente v.v
Ci sarà la prima versione dei sevenfold (SENZA Johnny, ma con Justin Sane al basso), ci sarà l’università e tante belle cose che non vi dico v.v
Quello che ho rivelato basta e avanza v.v
Amori belli ma quanto amo le vostre recensioni *-*
Adoro anche tutti quelli che continuano ad inserire la storia in una delle tre liste :’) avete appena creato il mio record personale e non ve ne sarò mai abbastanza grata.
Ultima notte di libertà, domani a quest’ora sarò nel mio letto a far finta di dormire
Un grandiiiiiisssssssimo bacio a tutti! :D
The Cactus Incident
  
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