Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Arthea    13/09/2012    1 recensioni
Scritta totalmente di getto.
La fine di tutto, un nuovo inizio. E' proprio quando sai di dover fare dei cambiamenti che capisci quanto le persone a te vicine siano importanti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Da dove si comincia a costruire una vita normale?

Harry non lo sapeva. Non l'aveva mai saputo in effetti. Peggio ancora, qualche volta, era riuscito ad assaggiare un piccolo pezzo di tranquilla vita quotidiana guardando la famiglia del suo migliore amico, osservando la Signora Weasley occuparsi della casa, del bucato, della colazione, dei bisogni di tutti nella piena consapevolezza che lui, Harry, non sarebbe mai riuscito ad ottenere tutto ciò. E come poteva d'altronde? Non aveva famiglia, una madre da amare, un padre a cui chiedere consiglio. Si era costruito però una forte famiglia di amici e conoscenti, leali a lui, al Bene Superiore.

Purtuttavia, nonostante le varie prove affrontate nel corso della sua vita, sentiva di non aver ancora vissuto veramente, non aveva fatto ancora milioni di cose.
C'erano stati tempi estremamente bui, giorni in cui non dava per scontato l'aria che respirava, le gambe che lo sorreggevano e il cuore che gli pompava in petto.

Era lì, seduto sul letto del suo padrino a Grimmauld Place che ora gli apparteneva di diritto e nella quale poteva finalmente entrare senza il pericolo di essere visto dai Mangiamorte nella piazzetta di fronte al numero 12. Era da solo. Hermione era andata a recuperare i suoi genitori in Australia, Ron era rimasto a Hogwarts per stare accanto alla sua famiglia; aveva ritrovato un fratello, ma ne aveva perso uno.
Harry non lo sopportava. Dicendo di essere terribilmente stanco e di dover riposare nella più assoluta tranquillità, aveva detto a tutti che si sarebbe trasferito momentaneamente a Grimmauld Place; nessuno gli disse nulla, dopo quel che aveva passato, si meritava un po' di riposo. Aveva dato ordini a Kreacher di non essere disturbato. Nonostante tutto fosse finito, nonostante la vittoria e il Bene avesse trionfato, c'era qualcosa in lui che s'era irrimediabilmente rotto, spezzato. Gli sembrava di essere un puzzle vivente: i pezzi erano ancora in lui, ma non sapeva come metterli al loro posto.

La tristezza e l'angoscia della perdita delle persone amate era forte, tanto da averlo portato in uno stato di silenzio doloroso. Aveva partecipato ai funerali di tutti i suoi amici: la McGranitt aveva ordinato che tutti i caduti che avevano partecipato alla battaglia di Hogwarts contro Voldemort e i suoi seguaci, fossero seppelliti nei confini della scuola; una zona limitrofa della Foresta Proibita, non molto lontana dalla casetta di Hagrid, era stata abbellita con un prato inglese finemente curato (merito della Sprite) e i vecchi e raccapriccianti alberi della Foresta Proibita furono in parte sradicati, in parte trasfigurati in alberi di Ciliegio Sempiterni grazie alla McGranitt che inoltre, aveva intagliato da delle rocce candide e bianche, delle lapidi, disposte in fila, incidendo su ognuna di esse i nomi di tutti i caduti: c'era un albero di Ciliegio per ogni lapide. Il prof Vitious con un incantesimo, aveva reso i Ciliegi Sempiterni e ornati con decorazioni strepitose.
Tutto ciò era stato fatto con gran maestria il giorno stesso della caduta di Lord Voldemort, prima del mezzodì. Harry aveva disposto dei fiori su tutte le tombe dei suoi amici: da Lupin a Tonks, da quella di Canon a quella di Lavanda. Non resistette neanche un minuto davanti a quella di Fred, dove tutta la famiglia Weasley era riunita.

Era tutto finito. Si allontanò da tutti e prese una profonda boccata d'aria fresca in riva al lago. Era vivo.
Hogwarts non era stata mai così bella. Nell'aria si sentiva il chiaro e leggero profumo di libertà ma anche un vento di amarezza e dolore. Il senso di colpa dei sopravvissuti.

La Signora Weasley singhiozzava sulla spalla del marito che la stringeva forte. George sembrava aver perso l'uso della parola.
Passeggiò a lungo nel parco della scuola. Cosa avrebbe fatto da quel momento in poi?

Quella sera a Hogwarts si sarebbe tenuta una festa; dopo aver salutato in modo dignitoso ed onorevole i caduti di quella notte, dando ad ognuno di loro il titolo ''ordine di merlino: prima classe'', la scuola fu rimessa a posto come meglio fu possibile. Quella sera, la Sala Grande era maestosa e luccicante più di quanto Harry ricordasse. Cenarono tutti insieme: Lumacorno raccontava di come un Mangiamorte lo avesse preso per il mantello e fatto roteare in aria e di come, grazie ad un movimento repentino con la bacchetta formulò in incanto poderoso che scaraventò il mangiamorte dall'altro capo del corridoio di incantesimi. Hagrid beveva con Grop da dei veri e propri secchi, in un angolo della Sala. Neville si tamponava una ferita provocatagli da una maledizione di un mangiamorte che sanguinava ormai da ore; Luna gli disse che in realtà era colpa dei Gorgosprizzi. Alcuni, come Ginny e Calì Patil ridevano e piangevano allo stesso tempo. C'era un misto di felicità e di dolore: lo si percepiva, come umidità, pesante, come avvolti da una sciarpa troppo stretta che non ti permette di respirare.

Decise di passare la notte lì, nel suo vecchio dormitorio. Non ebbe incubi, stranamente: quella fu la prima notte nella quale dormì serenamente e profondamente, in un luogo che non aveva odore di gatto come la vecchia e logora tenda nella quale aveva dormito per molti mesi.
Il giorno dopo Hermione partì per l'Australia e Harry colse l'occasione: doveva staccare da tutto e tutti almeno per un po'. Nel pensarlo, si sentì ingrato e una vocina prese a parlare dentro di lui:
''Te ne vai? Scappi?''
''Ho bisogno di un po' di tempo da solo...''

''E dove andrai?''
''Non so... a Grimmauld Place magari...è casa mia in fondo''
''Hanno rischiato la vita per te e tu li abbandoni?''
''Non li sto abbandonando! Ho solo bisogno di...''
''Hai paura di affrontare il dolore delle recenti perdite!''
''No...''
Non voleva stare a sentire quella voce. Affrontare Voldemort non gli sembrava niente rispetto alla vista della Signora Weasley che piangeva sulla tomba del proprio figlio. Era troppo. E poi, improvvisamente gli vennero in mente Dobby e Edvige, Remus e Tonks, suo padre e sua madre e Piton che aveva odiato con tutto se stesso e che alla fine era stato il più fedele e leale tra tutti i sostenitori di Silente... e tutto si fece buio; fu attanagliato da quel dolore che per mesi aveva dovuto soffocare, perchè se si fosse lasciato andare alla sofferenza della perdita dei suoi cari, sapeva che non sarebbe stato più in grado di continuare la missione affidatagli da Silente, doveva trovare gli Horcrux e distruggerli, doveva portare a termine ciò che il suo ex Preside gli aveva ordinato, non poteva permettersi di essere debole e lasciarsi andare. Ma ora che tutto era finito, nonostante la felicità, nonostante la promessa di un futuro migliore, improvvisamente e tutto in una volta, il dolore per la perdita di molti dei suoi amici, prese il sopravvento. Non riuscì più trattenersi. Doveva andare. Staccare momentaneamente da tutti. Disse che sarebbe andato a Grimmauld Place per sistemare delle cose e per riposare dicendo di non aver affatto dormito quella sera. Tutti gli credettero, ovviamente. Era trattato da eroe e come tale, onorato e rispettato. Ciò lo infastidì solo di più.

Ed eccolo lì a Grimmauld Place, da solo. Era tutto troppo inverosimile. Meno di ventiquattr'ore prima era pronto a morire e ora, si ritrovava da solo sul vecchio e muffito letto di Sirius, vivo. Guardò le foto delle ragazze in bikini che aveva appeso quando era giovane, gli stendardi di Grifondoro appesi ovunque e i modellini delle scope da Quidditch. Sembrava fossero passati secoli dalla sua ultima partita a Quidditch. Era anche stato capitano della squadra. I ricordi sembravano ovattati, come un vecchio film, sembrava stesse ricordando i momenti felici di qualcun altro. Si alzò dal letto, si avvicinò alle foto del suo padrino con suo padre, Remus e Minus. Sirius, sempre bello, in mezzo alla foto: lui che sarebbe morto piuttosto che tradire i suoi amici. Forse, pensò, è un bene che lui sia morto. Quanto a lungo avrebbe potuto stare in un mondo dove non c'erano più i suoi amici?

E gli vennero in mente Ron e Hermione che avevano rischiato la loro stessa vita per aiutarlo, per finire la sua missione, gli erano stati vicini sempre e comunque, nei pericoli più insidiosi e nei momenti più belli. Tutto quello che aveva compiuto non sarebbe stato possibile senza di loro e prese a piangere, portandosi le mani agli occhi, dannandosi per non aver potuto fare niente per salvare i suoi amici caduti e allo stesso tempo ringraziando di aver avuto vicino persone così speciali come Ron e Hermione. Capì che era quello il suo nuovo inizio. Aveva chiuso un importante capitolo della sua vita, il più brutto e il più bello, e finalmente poteva cominciare a vivere. La casa del suo padrino non era il posto in cui stare in quel momento. Doveva tornare dove stavano tutti, dove stava anche il suo cuore.

Prese la bacchetta, se la infilò nei jeans, si asciugò le lacrime e stava già pensando a Smaterializzarsi a Hogsmeade quando un sonoro CRAC riempì la stanza. Era Kreacher.
''Padron Harry, so di non doverla disturbare Signore... ma all'ingresso c'è il signor Weasley, la signorina Weasley e la signorina Granger. Vogliono vederla.'' e fece un grosso inchino.
Harry rise: era un segno del destino.
''Bene, scendo subito.''
Kreacher fece un altro inchino profondo e aprì la porta della camera a Harry che sgusciò al piano di sotto scendendo gli scalini 3 alla volta.

Quando raggiunse l'ingresso vi trovò i Ron, Hermione e Ginny che gli sorridevano.
''Oh, Harry!'' squittì Hermione abbracciandolo forte.

''La mamma vuole invitarti a cena, Harry. Visto che non hai più una casa, tranne questa ovviamente, vuol farti restare con noi per tutto il tempo che vorrai e credo che non si fidi molto della cucina di Kreacher quindi vuole che resti con noi'' disse Ron sorridendogli mentre si grattava il naso con la bacchetta.
Per fortuna, Kreacher non riuscì ad ascoltare quello che Ron disse sulla sua cucina perchè era appena arrivato, prendendo tutti i loro mantelli e invitandoli nella cucina a bere del thè.
''Oh si, Kreacher, muoio di fame! Hai qualcosa da mangiare?'' disse Ron che già si massaggiava lo stomaco.
''Ron!'' esclamò Hermione. ''Kreacher non è il tuo servo!''
Si rabbuiò.
Ginny era rimasta in disparte a osservare i tre. Gli sorrideva, e riusciva a vederle negli occhi color nocciola un fuoco unico; gli vennero le ginocchia molli.
''Signor Weasley, signorina Granger, venite in cucina, non è un problema per Kreacher! Kreacher vuole preparare qualcosa per gli ospiti del Padrone!'' disse l'elfo tutto contento e trascinò i due per le scale di sotto.
''Harry, vieni?'' domandò Ron mentre l'elfo li trascinava letteralmente di peso.
''Vengo subito'' rispose lui tenendo fissi gli occhi su Ginny.
Hermione gli prese la mano e lo trascinò di sotto e guardò Ron come a dirgli 'lasciali un po' da soli'. Riluttante, Ron la seguì.

Mentre la voce di Kreacher si estingueva pian piano mentre accompagnava Ron e Hermione ai piani inferiori, decantando la sua bravura nel preparare Pancakes e biscotti, Harry e Ginny si guardarono per un bel po' prima di parlare.
''Come stai?'' chiese lei avvicinandosi un po'. Sembrava preoccupata ma serena allo stesso tempo: l'ingresso era semibuio.
''Bene. Finalmente. Sto bene.'' gli rispose lui avvicinandosi ancora.
''Hai incontrato qualche Veela durante i tuoi viaggi?'' domandò lei ridacchiando. Veela? E si ricordò improvvisamente del regalo di compleanno che lei gli aveva fatto...
''No. Sai...ero troppo occupato a fare l'eroe.''
E lei si sciolse, aveva le lacrime agli occhi, ma la voce ferma mentre, abbracciandolo, gli disse: ''Il mio eroe, senza macchie e senza paura.''
Valeva la pena aver passato mesi e mesi di dolore e frustrazione se ora poteva lasciarsi andare a Ginny, abbracciarla, sentirla stretta. Che sensazione, che meraviglia stare con le persone che si amano. Lui la guardò, le asciugò le lacrime e la baciò, mille volte meglio della volta scorsa, appoggiati al muro, avvinghiati, con la paura che se si fossero divisi forse non avrebbero più potuto toccarsi.
Quando si staccarono entrambi sorridevano.
''Scendiamo?'' disse lui. Lei annuì, le prese la mano ed entrambi scesero. C'era un bellissimo odore alla vaniglia che si spargeva nell'aria; il thè che Kreacher stava preparando.
Quando entrarono in cucina, Ron stava trafficando con dei biscotti che l'elfo domestico aveva preparato, scegliendo quelli più ripieni di cioccolata; Hermione lo guardò un po' storto ma quando lui le offrì il biscotto più grande di tutti e le diede un bacio sulla guancia, il suo voltò si addolcì e arrossì visibilmente. Non avevano notato la presenza di Harry e Ginny e arrossirono ancora di più.

''Allora Harry...'' disse improvvisamente Ron sedendosi su una sedia, facendo finta che nulla fosse successo. ''Verrai?''
''Certo.'' rispose lui, sedendosi accanto ai suoi due amici. ''Kreacher, in mia assenza, bada alla casa, ok?''
''Naturalmente, padron Harry!'' E si inchinò, rovesciando un po' di thè dalla teiera sul fornello.

''Ho recuperato i miei genitori'' disse poi Hermione. ''Stanno bene per fortuna. Li ho portati a casa e ho spiegato loro tutto. Dapprima si sono arrabbiati, ma sentendo dei pericoli che avevo passato, beh, si sono calmati e mi hanno perdonata.''
''Direi che ci siamo meritati una vacanza.'' disse Ron guardando il suo biscotto e studiando il punto ottimale del prossimo morso. ''Una lunga vacanza.''
''Sai Harry'' disse Ginny mentre Kreacher le offriva il thè. ''Direi che ora ti meriti davvero di tatuarti un Ungaro Spinato sul petto''. E tutti risero.

Era bello godersi quel momento di tranquillità e divertimento assieme ai propri amici ed era quello il posto in cui stare; la piacevole atmosfera che s'era creata, l'intenso profumo del thè alla vaniglia che si spargeva per casa, avere gli amici di sempre al proprio fianco, fin proprio alla fine.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Arthea