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Autore: marrymezayn    13/09/2012    29 recensioni
Storia in fase di REVISIONE. Scusate per il fastidio!
Estratto dal 3° capitolo:
Strinse di più le braccia al suo collo, e le uscì un sospiro mentre si staccava quel poco per dar fastidio alle sue labbra. «certe notti ho pensato seriamente di impazzire senza di te!» quel sussurro, appena udibile all’orecchio di qualsiasi essere umano ma non quello di Keyra, ebbe la facoltà di far bloccare il cuore della ragazza che lo guardava con gli occhioni fuori dalle orbite. Le vennero gli occhi lucidi e percepì un sorriso sulle sue labbra. «mi sei mancato!» ammise mormorando, ma sapeva che lui l’aveva sentita. Sentì la sua presa spingere la sua schiena verso di sé e si lasciò trasportare, finendo direttamente tra le sue braccia. Percepiva il delicato respiro di Zayn tra i suoi capelli, e si appoggiò al suo petto, con un sorriso. Il cuore di Zayn batteva all’impazzata. Chissà come mai. «Mi sa che l’unica cosa giusta che ho fatto in vita mia è stata quella di nasconderti la verità.»
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E' il "futuro" di questa storia.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=868289&i=1 spero che vi piaccia. Enjoy! ♥
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se non ti perdi, non trovi strade nuove.'
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Affondò i denti nel muffin nello stesso momento che qualcuno suonava il campanello. Sbuffando si alzò dal divano, urlando che stava arrivando. Zayn era partito con i ragazzi per il tour americano e lei era dovuta rimanere a casa per cominciare a studiare, per gli eminenti esami del quinto anno. Quando aprì la porta, venne investita da una furia chiamata Savannah.
«che cazzo ci fai ancora in tuta?» alzò un sopracciglio.
«ciao Savannah! Si, io sto bene e tu?» la ragazza ferma sulla porta della sua meravigliosa casa, la guardò male.
«sisi, rimandiamo i saluti a dopo! Ti sei dimenticata del ballo scolastico?» si perse nei suoi pensieri, ricordandosi solo in quel momento del famoso ballo per gli studenti dell’ultimo anno.
Nella scuola c’era un grande cartellone all’entrata, e volantini sparsi ovunque nella scuola e sulle pareti di essa. Ricordò quella volta che uno studente le aveva dato un volantino, e dopo averlo letto con sguardo annoiato, l’aveva buttato al primo cestino della scuola che le era capitato a tiro.
«ah si.. Ora ricordo!» disse, schioccando la lingua.
«beh?! Non ti prepari?» tornò sul mondo dei vivi, posando lo sguardo castano in quello azzurro della sua compagna.
«certo che no! Non ci vengo mica!» Savannah entrò senza neanche essere invitata, ma poco le interessava.
«complimenti per la casa. Ma da quando ti sei trasferita?» ora che ci pensava..
«tu come facevi a sapere che abito qui, ora?» domandò, mentre Savannah si guardava intorno.
«ho chiesto l’indirizzo alla tua tutor. Comunque.. tu vieni, eccome!» alzò gli occhi al cielo.
«senti Savannah. Non sono in preda all’entusiasmo, non mi va di vestirmi, ne di truccarmi e soprattutto non ho voglia di stare ad una festa senza accompagnatore. Vai al ballo, divertiti e ci vediamo domani per studiare, ok?» la rossa la guardò in tralice.
«neanche morta. Tu vieni!» Savannah la prese per mano e la condusse su per le scale, cercando la camera mentre Keyra piagnucolava che non le andava di andare a quel dannato ballo.
«zitta! Dove cazzo è la tua stanza?» non rispose, ma Savannah la trovò da sola, ed entrata in camera rimase a guardarsi intorno, incuriosita.
«ti concedo cinque minuti per farti una doccia. Se non vai, vieni alla festa che puzzi e con i peli!» la guardò male.
«io non ho i peli. Ho fatto la luce pulsata!» sbottò, contro voglia.
«allora solo che puzzi! Vuoi venire alla festa che puzzi?» guardò male ancora la sua amica.
«io non ci vengo!» esclamò, testarda. «se tu non vieni io troverò il modo di farti bocciare!» guardando male la sua amica, entrò nel bagno mentre lei con un sorriso chiedeva dov’era l’armadio. «apri quella porta, e lo trovi!» tempo cinque minuti, quando uscì la trovò sulla soglia della porta.
«Savannah?» domandò, preoccupata.
«tu sei seria? Tu mi vuoi dire che avete un armadio grosso come una camera?» chiese, girandosi a guardarla.
«non grosso come una camera. Quello è una camera! Zayn ha tanti vestiti, ed ultimamente anche io!» la ragazza entrò, aprendo le diverse ante e cercando i vestiti di Keyra.
Dopo quasi venti minuti, tirò fuori un vestito bianco, che si era comprata un mese prima a Los Angeles.
(http://media1.onsugar.com/files/2010/04/17/1/688/6889060/2a8da88137fea663_vanessa_hudges_high_school_musical_3_premiere.jpg)
«e sotto..» alzò gli occhi al cielo.
«Savannah, so vestirmi grazie!» sbottò, tirando fuori delle scarpe con il tacco, nere e tirando fuori tutti i diversi oggetti da indossare. Collane, bracciali ed anelli. Preso l’intimo si diresse in bagno per poi uscire dieci minuti dopo, già vestita e buttandosi sulla sua zona trucco, dove si mise a truccarsi creando uno smoky abbastanza potente, da mettere in risalto i suoi occhi.
«dov’è Zayn?» chiese ad un tratto Savannah, curiosa.
«Mi stupisco che tu non lo sappia! In tour con gli altri!» spiegò, mentre si metteva il mascara. «com’è convivere con il proprio ragazzo? Non è troppo presto?» chiese, curiosa. Sorrise, mentre la guardava dallo specchio.
«non è male convivere. Non so come la vede la gente normale la convivenza, ma in fondo è ciò che volevo. Stare con lui, e ci sto. In fondo già sapevo com’era convivere con lui, visto che ci ho convissuto per cinque mesi. Non mi è cambiato molto avere solo lui senza gli altri.» ammise, posando il mascara.
«si, ma così siete solo voi due.» si girò a guardarla.
«praticamente con il nostro lavoro non viviamo quasi mai qui a casa. Con tutti i viaggi che facciamo è veramente raro stare da soli. Questo è il nostro spazio quando abbiamo bisogno di passare un po’ di tempo solo io e lui. Fidati, non ci dispiace vivere da soli!» spiegò, mentre prendeva una borsa per mettere dentro tutto l’occorrente.
«perché non volevi venire?» chiese curiosa, mentre attendeva seduta sul letto che Keyra finisse di prepararsi.
«non sono tipa da feste, soprattutto quando si parla di balli scolastici. Non ho partecipato neanche a quella dell’High School. Ma in fondo non stavo facendo nulla, quindi perché non venire?» disse, sorridendo con dolcezza.
«sono pronta, andiamo?» uscite di casa, ovviamente ricevettero la visita dei paparazzi, ma non ci fece molto caso mentre salivano sul suv. Arrivate davanti all’albergo dove la scuola aveva preso la sala da ballo, entrò nel parcheggio e vide qualche compagno.
«Keyra!» abbracciò Andrew, un compagno di classe.
«ehi.. è tanto che non ti vediamo!» sorrise, con dolcezza. «è diventata una donna di mondo. Dobbiamo ringraziare il buon gesù che era a Londra, in questi giorni!» Disse Savannah e Keyra prese sotto braccio Andrew, che alla fine le stava simpatico perché era molto timido e arrossiva ad ogni cosa.
«ma smettila! Allora, come stai Andrew?» chiese, girandosi a guardarlo.
«tutto bene! Sto diventando pazzo con lo studio..» Savannah alzò una mano.
«Ahh! Non si parla di studio oggi! Andiamoci a divertire!» entrarono nella grande sala da ballo, addobbata a festa e la prima cosa che Keyra si prese fu un bicchiere di birra. Parlò con i suoi amici, rise e in fondo si stava anche divertendo. Andrew le provò anche a chiedere se voleva ballare, ma rifiutò dicendo che era davvero una schiappa nel ballo. Lo lasciò andare a ballare con un’altra ragazza, e si appoggiò ad una colonna, guardando i suoi compagni ballare e divertirsi.
«posso offrirti qualcosa da bere?» si girò e scrutò il ragazzo di fianco a lei. Lo conosceva, eccome se lo conosceva. Andy Gregory, il rubacuori della scuola.
«ho già la mia cosa da bere, sei per caso cieco?!» domandò, e lui perse il sorriso.
«Keyra, giusto?» sorrise in modo divertito.
«Si!» rispose senza chiedere indietro il suo nome, sapendo già dove voleva arrivare.
«mi domandavo come mai una ragazza così carina fosse da sola al ballo!» sorrise ancora.
«non attacca Gregory. Puoi rifilare le tue stupidissime parole ad altre ragazze!» il biondo la guardò intensamente.
«una linguetta taglia e cuci. Mi piace!» lo scrutò del tutto tranquilla.
«una linguetta taglia e cuci, e anche felicemente fidanzata! Prego, la strada la sai da solo per andartene, giusto?» il ragazzo sorrise, ma quando si rese conto che Keyra non era disponibile a flirtare con lui, se ne andò. Sospirò e guardò l’orologio al suo polso, per poi accarezzarsi i capelli, persa nei suoi pensieri. Chissà che stavano facendo i ragazzi. Dannazione, lo sapeva che dopo essersi abituata così costantemente alla loro presenza, ritornare a Londra per lei era stato un suicidio. Non riusciva a smettere di pensare a quelle cinque testine, preoccupata e in ansia. Per fortuna mancava solo una settimana. Poi li avrebbe rivisti tutti e cinque.
Sentì due labbra posarsi sul suo collo e il suo corpo si irrigidì di rimando. Prima di riuscire a guardare chi fosse, sentì la sua voce.
«non è ancora mezzanotte, sono ancora in tempo per chiederti un ballo!» annegò in quegli occhioni castani che ancora le facevano andare il cuore a tremila, incredula che fosse lì.
«scusa per il ritardo!» lo vide sorridere e abbassò lo sguardo per riempire il suo cervello di quel sorriso. Mamma che cos’era. Poi, lo vide porgere la mano. Era lì, dannazione! Non stava sognando, vero?
«me lo concede un ballo, Signorina Smith?» “mi permetti di essere il tuo principe azzurro per oggi?” incredibile. Ancora viaggiava indietro con il cervello, e ricordava parti della sua vita insieme a Zayn. Si ritrovò sbalzata indietro nel tempo, seduta su una panca di uno starbucks con Zayn che la guardava con quel sorriso dolcissimo, che le chiedeva di essere il suo principe azzurro per quel san Valentino. Posò la mano su quella di Zayn, mentre si lasciava andare in un sorriso innamorato. Lo seguì sulla pista da ballo che in quel momento era piena di gente che ballava uno dei due lenti che avevano mandato fino a quel momento. Sentì le mani di Zayn scivolare sui suoi fianchi per far aderire il suo piccolo corpo al suo. Solo in quel momento si rese conto che i loro corpi sembravano due pezzi di puzzle. Uno riempiva i vuoti dell’altro. Si appoggiò con l’orecchio al suo cuore, e invece di farsi cullare dalla musica e dal ballo, si fece cullare dal battito cardiaco di Zayn. Ogni tanto lo sentiva abbassarsi per affondare il naso nei suoi capelli, sentendo il suo profumo, e ogni tanto le lasciava dei piccoli baci tra di essi. Ormai era quasi un anno che stavano insieme, e ancora si lasciavano andare a quelle ricorrenze. Lei quante volte durante la notte si era addormentata ascoltando il battito cardiaco di Zayn? E lui quante volte aveva affondato il naso nei suoi capelli per sentire il suo profumo? E dopo quasi un anno, lei aveva ancora il cuore che batteva come un’impazzata quando le faceva quelle sorprese, la faceva sentire amata.
«come sapevi del ballo?» se ne uscì ad un tratto e lo sentì sorridere, tra i suoi capelli.
«Un giorno mentre riposavi ha telefonato Savannah a casa. Voleva chiederti se andavi al ballo e se in caso doveva dare il tuo nome. Ho chiesto di quale ballo parlasse e è rimasta stupita che non sapessi nulla. Alla fine le ho detto di mettere entrambi i nomi, e di convincerti a tutti i costi di venire!» sorrise, sotto quelle parole.
«pensavo che avevi i super poteri!» di nuovo percepì la sua risata soffusa mentre si abbassava a darle un bacio poco sopra l’orecchio.
«super Malik!» ridacchiò anche lei, e finalmente si staccò dal suo petto, sorridendo dolcemente.
«prima..» cominciò Zayn, e Keyra annuì incuriosita. «..perché stavi sorridendo in quel modo quando ti ho chiesto di ballare?» il tono era ansioso, come se avesse paura di sapere la verità.
«perché stavo ricordando quando mi hai chiesto di essere il mio principe azzurro per San Valentino!» lo vide alzare gli occhi e perdersi nel nulla, cercando di ricordare anche lui quella situazione. E poco dopo vide il sorriso che era balenato sulle sue labbra, disegnarsi su quelle di Zayn.
«Ricordi tutto!» annuì, delicatamente.
«ti stupiresti di sapere quante cose ricordo!» Zayn tornò a guardarla, sorridendo debolmente. «sentiamo!» volò indietro con i ricordi, ritornando a quando aveva sedici anni, e di fronte a lei c’era quello che credeva il ragazzo perfetto per lei ma con la consapevolezza di doverlo lasciare. Sorrise tristemente e, senza neanche accorgersene strinse le braccia al suo collo come per paura che sparisse.
«Ricordo la prima volta che abbiamo dormito tutti insieme. Tu hai lottato con Harry per dormire al mio fianco, solo per darmi fastidio. Ricordo che mi sono svegliata e tu stavi con il naso affondato nei miei capelli..» non lo guardò, ma sapeva benissimo che stava sorridendo.
«ricordo la prima volta che ti ho visto, quanto ti ho odiato. Quando mi hai annunciato che non mi avresti detto la verità. L’odio che ho provato in quel momento non credo di averlo mai più provato. La sensazione di fastidio nel vederti con la gallina.. La consapevolezza che eri diventato importante per me e dovevo lasciarti di lì a poco.» Lo guardò negli occhi, vedendolo sorridere tristemente.
«ricordi solo cose così tristi?» lo sentì dire, facendole alzare lo sguardo nel suo. La musica continuava, loro continuavano a danzare lentamente entrambi sapendo che l’altro era una schiappa. «no, ovviamente no! – ridacchiò – ricordo quando mi hai baciato! Ti stavo tirando le peggio parolacce dietro, però dentro di me mi stavo sciogliendo come un gelato al sole. Ero già cotta a puntino!» ammise, diventando leggermente rossa in zona guance. Lo sentì piegarsi per darle un bacio proprio sulla guancia.
«e sei ancora cotta a puntino?» chiese il moro, guardandola con una dolcezza impressionante. Sotto quello sguardo, sentì le viscere contrarsi e lo guardò come una scolaretta in fase adolescenziale.
«Perché mi fai così se sai benissimo che ancora mi sciolgo come un gelato al sole quando mi guardi?» lo sentì ridere, ridere di cuore. Come non lo sentiva ridere di cuore da mesi. Sorrise sotto i baffi, guardandolo in modo birichino.
«Devo davvero dirtelo?» Keyra annuì, con foga. «perché mi piace da impazzire sentirti dire che sei ancora così cotta di me. Non sei l’unica a pensare che tutto può finire. Anche io ho paura che tu ti stufi di me, che smetti di volermi bene.» lo guardò come se fosse appena sceso dal cielo.
«Zayn.. prima che io mi stufi di te ce ne vuole! Non ti libererai molto facilmente di me!» di nuovo scoppiò a ridere fragorosamente. «non sai quanto mi fanno bene al cuore queste parole!» si sorrisero proprio mentre la canzone scemava e terminava, accompagnata dal battito di mani degli altri danzatori.
Subito un’altra canzone iniziò e lei fece per allontanarsi ma Zayn la strinse di più a sé, facendosi guardare.
«ho fatto quasi 8 ore di volo per questo ballo, concedimene un altro, no?» fece a mo di spiegazione quando la vide guardarlo stranita. La voce che usò era miele allo stato puro. Si ritrovò a scuotere la testa castana, divertita.
«se proprio devo!» appoggiò di nuovo la testa sul suo petto, lasciando che il corpo seguisse i movimenti di Zayn. Proprio come doveva essere.
Era lì, per lei. Per la centesima volta, lui era presente. Sembrava quasi che si divertisse a farle vedere che la loro storia era fin troppo perfetta. Quando lei aveva bisogno, lui c’era. Curiosa come cosa! Insomma, non si sarebbe mai immaginata che Zayn prendesse un cazzo di aereo solo per farsi due giri in pista. Ma in fondo era così. Aveva preso un aereo, solo per stare con lei, solo per farle ricordare un’altra cosa che li vedeva insieme.
Sospirò: «Come ti è venuto in mente di prendere un aereo e venire a Londra per uno stupido ballo?» chiese, tornando a guardarlo negli occhi. Subito vide un sorriso disegnarsi sulle labbra di Zayn.
«Non è uno stupido ballo, ma il tuo ballo! Il tuo ultimo ballo scolastico. Dovevo esserci! Non avrei permesso a nessun uomo di avere quello che doveva essere il tuo ultimo ballo in pista!» E lo disse anche con veemenza, come se si sentisse toccato dal fatto che qualcuno ballasse con lei. Scosse la testa.
«Sai di essere idiota, vero?» Annuì, con foga. «Bene, l’importante è che tu lo sappia!» Si alzò sulle punte dei piedi per depositare un casto bacio sulle labbra del moro.
Si perse nei suoi occhi, leggendo cose che non avrebbe mai creduto di poter leggere negli occhi di un ragazzo. Non poteva essere reale quel ragazzo. Era troppo perfetto e, ahimè, era suo!
«Grazie per essere qui.» sussurrò, facendolo sorridere come un bambino di fronte ad un albero di natale. «e grazie per la fedina!» a quella di frase, arrossì visibilmente.
«Prego e.. ti è piaciuta?!»
«L’amo!»
«Più di me?»
«Cazzo si! Vuoi mettere una fedina d’oro bianca con una frase smielata dentro in confronto con un fusto moscio e senza muscoli?»
Si trattenne nel non ridergli in faccia, vedendo la smorfia disgustata dalle sue parole. Lo vide stringere gli occhi, sicuramente notando che si stava trattenendo dal ridere.
«sei sempre così simpatica Smith!» gli diede delle pacche sul petto, scoppiando finalmente in una risata fragorosa. «Fai questo benedetto esame e vieni da me! E’ dannatamente difficile starti lontano, sai?» Il cuore smise di battere per un nano secondo per poi cominciare a correre così velocemente da farle credere che Zayn potesse sentirlo. Le si mozzò il fiato, per nulla abituata a tutta quella dolcezza. Sorrise, debolmente.
«manca poco!»
«Sai una delle prossime tappe qual è?»
Le sapeva tutte, ma non sapeva a quale in generale si riferisse, così scosse la testa.
«Las Vegas!»
Alzò un sopracciglio a quelle due parole, cercando di capire dove volesse parare. Eh! Las Vegas era rinomata per il gioco, no? Mentre pensava a qual’era il vero significato di quella frase, Zayn si abbassò quel tanto per arrivare al suo orecchio.
«Stai bene attenta a cosa bevi e quanto bevi. Non si sa mai che il giorno dopo ti ritrovi sposata con me!» Altro tuffo al cuore. Ma cos’era quel giorno? La giornata dei tuffi al cuore? Dannato Malik.
«Non mi sposerei con te neanche sotto l’effetto della cocaina, Zayn! Fattelo entrare in quella testolina bacata!» Non c’era melodia che amava di più della risata di Zayn!
 
 
A volte si sentiva come la moglie di un militare. Se ci si pensava bene, le situazioni erano molto simili. Quando dovevano rimanere distanti per qualche giorno, sembrava come se lui fosse un militare. L’incontro strappa lacrime, la dolcezza che si poteva palpare nelle loro voci, il sesso grandioso e le coccole post-amore. E poi dormire abbracciati. Svegliarsi con l’ansia addosso, per vedere se lui era ancora lì, al suo fianco. Se non fosse sparito com’era venuto e tirare un sospiro di sollievo quando ti rendi conto che è ancora lì, che se la dorme comodamente appoggiato al tuo petto. Si, sembravano davvero una di quelle coppie da film di guerra.
Scrutò il borsone posato sulla sedia. Pochi vestiti, il necessario per fermarsi qualche giorno. Non del tutto pieno quel borsone preannunciava che la partenza era imminente. E che, anche se tornava a casa, presto sarebbe ripartito di nuovo e lei sarebbe rimasta lì, da sola in ansia nel saperlo chilometri di distanza da lei. Ecco, lei era contenta di non essere la ragazza di nessun militare ma solo di un cantante. Ma la paura che gli potesse succedere qualcosa, era tanta. La paura che quella fosse l’ultima volta che lo vedeva. Che brutte sensazioni che provavano le ragazze o le mogli dei militari. Come si poteva viver con quell’angoscia?
Accarezzò i capelli di Zayn, sentendoli morbidi tra le sue dita.
Sentì un movimento alla fine del letto e abbassò quel tanto la testa per vedere la sagoma di Zayra, che odorava le gambe di Zayn e le sue, in quanto erano intrecciate.
«quante volte ti devo dire di non salire sul nostro letto, Zayra?»
Era pazza. Parlava con i cani, si! Ma ormai tra lei e Zayra c’era un’amicizia di sostegno. Lei doveva parlare con Zayra sennò impazziva. E a volte sembrava anche capirla. Proprio come quel giorno.
La cagnolina abbassò le orecchie, come per scusarsi.
«Forza, vieni qui!» la invitò a mettersi tra i due e la cagnolina non se lo fece ripetere due volte, andandosi ad accoccolare proprio al fianco di Zayn. Si scavò un posticino nel materasso e si buttò senza ritegno addosso la petto del suo ragazzo. Sorrise.
«Manca anche a te, eh?» sussurrò quando la vide leccare il braccio di Zayn per poi appoggiarci il musetto bianco. Naturalmente Zayn non si svegliò neanche sotto tortura. Zayra ci mise meno di due secondi ad addormentarsi, come il suo secondo padrone.
Si dice che i cani calcolano il proprio padrone quello che gli dà da mangiare, quello che li porta a spasso e che li pettina. In generale era Keyra che faceva quello, ma a quanto pare Zayra aveva deciso che i suoi padroni erano entrambi. Non sapeva chi scegliere perché faceva le feste ad entrambi. E Keyra si era stupita, e non poco, quando Zayn era entrato in casa quella sera e Zayra era arrivata piangendo da loro, facendogli le coccole a tutto spiano, continuando a piangere.
Era proprio vero. Il cane era l’amico dell’uomo.
 
 
L’esame era andato bene, fortunatamente. Era uscita a pieni voti e finalmente era libera dalla scuola con il suo caro diploma da Alberghiero. Non che ci facesse nulla, ma faceva sempre curriculum anche se non aveva bisogno di lavoro.
Zayn era partito il pomeriggio dopo essere arrivato, non prima di essersi goduto ogni minimo momento con Keyra e, ahimè anche con Zayra.
E finalmente era arrivato il momento della famosa partenza per gli stati uniti. Non vedeva l’ora di rivedere tutti i suoi amici.
Uscì dal negozio, salutando lo staff e ringraziandolo, mentre posava il cellulare tra la spalla e l’orecchio per reggerlo mentre cercava le chiavi della macchina, parcheggiata dall’altra parte della strada, in doppia fila. Si fermò appoggiando le buste su una panchina per cercare le chiavi nella borsa. Si, era vero. La borsa delle donne era come l’universo. Se cercavi qualcosa era impossibile trovarla, se non era proprio la donna stessa a sapere dove aveva messo le cose. Peccato che Keyra non aveva lo stesso riguardo per le sue borse.
«A che ora hai l’aereo domani?» chiese Malik, mentre lei imprecava poco finemente, cercando quelle dannate chiavi.
«non mi ricordo. Mi pare le otto di mattina! CHE PALLE sbraitò, non trovando le chiavi.
«miss scaricatrice di porto è tornata tra noi?» lo sentì trattenere una risata. Sorrise e finalmente si ricordò che non aveva messo le chiavi in borsa, ma ce l’aveva in tasca.
«eccovi bastarde!» Zayn, dall’altra parte della cornetta si lasciò andare ad una risata gioiosa.
«sei così dolce con il tuo tono da scaricatrice di porto!» fece una smorfia, mentre riprendeva il cellulare con la mano e riprendeva a camminare.
«quanto ti hanno messo nella materia “francesismo”?» la sfottè ancora, trattenendo a stento le risate. Keyra sbuffò sonoramente.
«sei un coglione Malik! E sempre l..» si bloccò perché percepì una frenata fin troppo vicina per i suoi gusti. Non fece in tempo a girarsi per guardare da dove arrivasse quella frenata. Sentì un dolore allucinante nella parte destra del suo corpo. Il corpo minuto venne sbalzato via di qualche metro e la testa batté con forza sull’asfalto. Altre frenata, mentre intorno a lei il suono diventava ovattato. Quando aprì gli occhi, leggermente stordita, vide la ruota di un autobus o di un camion a pochi metri da lei. Un gruppo di gente si strinse intorno a lei, mentre lontano sentiva il rumore di un’ambulanza. Voci soffuse, mani che la toccavano, poi il buio.

 
Spazio dell'autrice:
Mi ucciderete? Oh si! Lo farete, eccome se lo farete! Grazie a tutte per le splendide parole che mi avete scritto nelle recensioni. Sono davvero felice che ho voi come lettrici ♥ Per il resto, Londra purtroppo è rimandata. Non sto qui a spiegarvi il perché e il percome. Ma spero che per la fine dell'anno riesco a trasferirmi. Ma lo farò, prima o poi.
Sono felice di dirvi che questo è il PENULTIMO capitolo! Quindi, dopo di questo c'è l'ULTIMO capitolo! Non partite in quinta, per favore. Ricordatevi sempre che c'è una TERZA storia! (: 
Per il resto, spero che questo capitolo - corto, ma intenso - vi piaccia! Se vi va, fatemi sapere i vostri insulti (LOL) per recensioni. Per il resto ♥ Grazie ancora a tutte. 

   
 
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