Oh, Death,
Well I am Death, none can excel,
I’ll open the door to heaven or hell
Oh, Death, oh Death,
My name is Death and the end is here…
18 CAPITOLO
Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo
avesse come orizzonte il tuo volto.
E se così fosse, mille
molte vorrei nascere per mille volte ancor morire.
W. Shakespeare
Il fuoco era ovunque, gli alberi sembravano ammassati
dalle fiamme e se non fosse rimasta in macchina Briony sarebbe soffocata a causa del fumo, che aveva
l’aspetto di poterle strangolare la gola.
Sgranò gli occhi in preda al terrore, all’incredulità,
e alla paura perché non era mai successa una cosa del genere. Tra tutto ciò che
di brutto era capitato a Mystic Falls, mai una cosa del genere era accaduta. Non era un
banale incendio perché ogni cosa sembrava andare a fuoco: le fiamme diradavano
in ogni oggetto, in ogni cosa, persino l’aria sembrava essere costituita dal
fuoco. L’entrata di Mystic Falls dava al palazzo
comunale: totalmente in fiamme. A qualche giro d’isolati c’era il Grill, anche
quello in fiamme sebbene alcuni ragazzi cercavano di fare il meglio che
potevano con gli estintori d’acqua, ma le fiamme sembravano aumentare invece
che di diminuire.
A dispetto di tutto, negli occhi di Elijah invece non
correva la benché minima paura o tentennamento. In quella situazione
d’emergenza la calma e la lucidità era d’obbligo, e lui ne possedeva a varietà, utilizzandole nei momenti più opportuni e dove ricorreva.
“Briony, ti porto lontano da qui ora. Poi io
ritornerò e cercherò di vederci chiaro in questa faccenda. Ma prima devo
portarti al sicuro” La voce che fuoruscì dalle labbra serrate di Elijah era
chiara e diplomatica. Lo sguardo dritto verso le fiamme di fronte a sé mentre
le mani sul cambio intente a fare
un’inversione di marcia.
Briony sembrò ora
ristabilirsi e riconnettersi alla realtà, dimenticando la paura e quelle
fiamme.
“Cosa? No! Non possiamo andarcene lasciandoli da soli
e senza dare una mano! Io saprò cavarmela!” sentenziò lei cercando di darsi un
tono e per far ragionare Elijah.
Come poteva voltare le spalle
alla sua città, ai suoi amici mentre le fiamme bruciavano ogni cosa? C’erano le
loro famiglie lì, diamine!
Elijah si voltò verso di lei, fulminandola con uno
sguardo duro: “Non mi sembra il momento di fare l’eroina. E’ troppo pericoloso,
non posso concentrarmi se devo pensare a proteggere te”
Briony si rizzò sulla
schiena, non distogliendo mai lo sguardo deciso da lui: “Io non voglio
andarmene con la coda tra le gambe. Rimarrò a dare una mano che tu lo voglia o
no”
L’espressione di Elijah si indurì fino a scavarsi:
“Non se ne parla neanche.” Senza mezzi termini inserì la retro marcia con
forza, ma Briony cercò di
impedirglielo serrrandogli la mano
“Per favore stiamo solo perdendo tempo! Dobbiamo fare
qualcosa, subito!” urlò disperata guardando le fiamme salire più in alto verso
il cielo. Ma in verità il coraggio totale di scendere e di immergersi in mezzo
a tutto quel rosso, che sembrava lingue di sangue, sembrò diluirsi in lei fino
a scomparire.
Era da pazzi farlo, la soluzione più plausibile era
andarsene e chiamare i pompieri. Era inutile fare degli azzardi che potevano
costare la propria vita.
Un lampo improvviso però le squarciò la mente. Fuoco.
Vampiri.
“Caroline.. il fuoco può uccidere i vampiri!” esclamò Briony senza voce, col cuore in agonia e raggelandosi nel
ricordare quella scoperta. Il fiato le si mozzò in gola ma non le importò
perché finalmente la mano, prima tremante sulla portiera, questa volta la aprì
con decisione e Briony scese dall’auto
in un balzo.
“Briony!” Elijah urlò con tono sorpreso, ordinandole di tornare in macchina, al sicuro, ma lei rimaneva
immobile a fissare le fiamme attorno a sé che sembravano inghiottire ogni cosa.
La paura ritornò e la paralizzò, non sapendo dove andare né cosa fare. Sentì la
portiera dell’auto aprirsi e chiudersi con violenza, poi dei passi avvicinarsi.
Una mano gelida le bloccò il braccio.
“Cosa pensi di fare?”
Il sibilo che le arrivò all’orecchio la paralizzò di
più, ma quando Elijah cercò di strattonarla lei piantò i piedi nel terreno
dicendo ancora che non potevano andarsene senza fare nulla.
Elijah la guardò con sguardo durissimo, lo stesso
sguardo che aveva quando impartiva gli ordini e quando qualcuno disobbediva
spudoratamente. “Non potrai comunque essere di alcun aiuto qui. Potrai soltanto
farti male, e cosa ne ricaveresti? Nulla”
Briony scosse la testa
mentre lo sguardo vagava per lo strada, dove gente urlava e piangeva in preda
al terrore portandosi le mani nei capelli. Altri coraggiosi cercavano di spegnere
il fuoco con acqua e terra, ma il fuoco era troppo potente.
Fece dei passi in avanti incurante della mano di
Elijah serrata sul suo braccio. “Non posso andarmene tutta bella tranquilla
mentre forse mia sorella o i miei amici o te andate a fuoco!” gridò
incollerita, cercando in qualche modo di rendersi utile e di non risultare
sempre un pericolo o una fonte di guai.
Elijah la guardò serrato, come se le sue proteste non
servissero a nulla, ma il suo viso poi vagò verso la strada e i suoi occhi
inquadrarono due tizi che invece di aiutare, creavano baraonda come se
godessero di quel caos. Nell’oscurità di un vicolo stavano infierendo su
qualcuno, un’umana indifesa. Era chiaro come il sole che quei due tizi era
degli ibridi. Li aveva riconosciuti, erano ibridi di Klaus.
“Che diavolo ha combinato mio fratello?” sibilò tra i
denti guardandosi attorno, come se si aspettasse di trovarsi altri ibridi che
creavano tutto quel casino. L’idea che fossero loro gli artefici gli balenò
nella mente e non l’abbandonò. Il suo corpo si spostò su se stesso come per
studiare le conseguenze di quell’incendio e come fare a prevenirlo.
Anche Briony si era accorta
che qualcosa non andava, che in mezzo a persone urlanti e spaventate, ce ne
erano altre calme e euforiche che quasi godevano di quello spettacolo.
“Non possiamo andarcene. Dobbiamo fare qualcosa,
subito!” disse ancora rimanendo stretta al braccio di Elijah.
Lui serrò il braccio di Briony fino a
stritolarla, ma dall’espressione del suo viso lei intuì che Elijah non era più
deciso come prima e stava tentennando sulla sua decisione. Sembrava stesse
pensando a migliaia di soluzioni plausibili ma nessuna comunque gli andava
bene.
“Cristo!” imprecò lui tra sé e sé. Ma poi alla fine si
decise e guardò Briony dritto negli
occhi
“Stai sempre vicino a me, e non fare nessuna mossa
stupida chiaro?” Il suo era un ordine ben preciso. Ma i suoi occhi trapelavano
tutto il suo bisogno di volerla proteggere da quel male.
Briony ritornò a
respirare, ringraziandolo con lo sguardo e promettendogli così di essere
prudente.
Si strinse al suo fianco, guardando con shock le
fiamme mangiare le case e gli alberi, poi Elijah si avviò e lei lo seguì come
se fossero incollati, cercando di evitare i punti più esposti alle fiamme.
Dalla tasca prese il cellulare e compose il numero di sua sorella, di Liz, e il numero dei vigili di fuoco. Le prime due non
risposero, l’altro invece rispose alla sua chiamata d’aiuto e disse che
sarebbero venuti entro un quarto d’ora.
Troppo tempo!
Le fiamme aumentavano ogni secondo, Elijah si muoveva
aggraziato e veloce verso un angolo di una casa. Il fuoco non poteva ucciderlo
ma di certo non gli faceva granché bene.
Briony si copriva il
viso con un braccio.
All'improvviso un ramo infuocato di un albero cadde
con un frastuono per terra e quasi arrivò ai piedi di Briony, che sussultò in preda alla shock.
Doveva trovare Caroline, Ylenia.. non pensava a nient’altro ma sembrava che ogni
mossa che faceva le fiamme erano lì pronte a divorarla e a imprigionarla.
Elijah le strinse il braccio e la portò via di lì:
“Dove hai messo il braccialetto che ti ho dato?” Era l'unico ad essere calmo.
Quasi.
Briony lo guardò con
sguardo interrogativo come se non sapesse di cosa stava parlando, ma poi gli
occhi le si illuminarono di colpo e alzò il polso, scostando un po’ l’orologio
così da mostrare che sotto c’era uno strano braccialetto incorniciato da foglie
verdi, rese lucide dal metallo, e da altre piccole perle.
Elijah assentì con la testa, e finalmente si scansò
dall’angolo buio del vicolo e si diresse al centro della strada guardandosi
attorno: “Dovrai stare attenta. Ci sono in giro degli ibridi”
Briony trasalì pensando
a cosa diavolo era dovuto quel caos, ma non si fece ulteriori domande perché
proseguì, cercando di non incrociare la stessa scia delle fiamme e cercando di
trovare le persone a lei care.
Si strinse al braccio di Elijah, come se avesse paura
anche per lui, e infatti una strana ansia e terrore si impadronirono di lei. La
stessa sensazione che aveva avuto a casa Mikaelson la sera del compleanno di Gwendolyn si schiantò
su di lei con violenza, con l’amara prospettiva che anche quella sera sarebbe
successo qualcosa di orribile.
----------Inizio flashback.----------
Klaus sfondò la porta della casa di Briony con un’ira inconcepibile. Gridò il suo nome e le
ordinava di uscire fuori con commenti non proprio cavallereschi. Nessuna
risposta, c’era il vuoto più totale in quella casa. Aguzzò l’udito per sentire
il benché minimo battito o respiro, ma lì dentro non c’era anima viva.
“Dove diavolo è quella puttana?” sibilò rabbioso
facendo il giro della casa, come se si aspettasse di trovare Briony nascosta da qualche parte in giardino.
Non trovandola ruggì in preda alla rabbia e per poco
non fece crollare le mura a suon di calci e botte.
“Mio signore”. Mormorò un uomo alla sue spalle con
riverenza e cordialità. “L’abbiamo cercata ovunque ma sembra sparita”
Klaus si voltò verso il suo ibrido e lo guardò in
cagnesco, come se gli avesse appena sputato in faccia.
“Beh vi conviene trovarla altrimenti finirete per fare
la stessa fine che ho in serbo per lei! Trovatela!” ruggì come se fosse
posseduto dal demonio e subito l’ibrido si congedò cercando di mascherare il
terrore.
Klaus si voltò verso la casa come se avesse
l’intenzione di buttarla giù e ridurla in macerie. Digrignò i denti cercando di
pensare a dove diavolo poteva essersi cacciata e perché proprio in quel momento
si era dileguata.
Mentre la sua mente architettava qualche piano
diabolico, sentì lo strido di un rumore di freni e una macchina sterzò lungo il
cancello della casa. Gwendolyn uscì di fretta
dall’auto e si diresse verso Klaus a passo spedito:
“Che diavolo fai? Ti avevo detto di non fare
stupidaggini del genere! Non è così che dobbiamo agire” esclamò arrabbiata
quanto lui.
Klaus però non la degnò di uno sguardo e rispose con
superiorità:
“Tu che c’entri? Risolverò io la questione a
modo mio, tu torna a casa a rifarti lo smalto”
Gwendolyn tuttavia si
impose di fronte a lui: “No caro. Chi ha scoperto la verità? Io. Chi sa il modo
di uccidere quel mostro? Io. A quanto pare tu sei più utile di un asino malato
e vecchio che traina un carro”
Klaus la incendiò con uno sguardo spietato e
incattivito. La rabbia più che altro era rivolta a se stesso per non essersi
accorto prima della verità. Da mesi e mesi aveva avuto Briony sotto il naso, era una figura persistente in casa sua.
E non se n’era mai accorto! Mai il minimo sospetto su quella ragazza
apparentemente dolce e innocente. Se la prese con se stesso per essere stato
così sciocco.
Ma avrebbe rimediato. In un modo molto spietato.
Ritornò a guardare la sorella negli occhi: “Non ho
bisogno di te. Le informazioni che mi hai dato sono abbastanza e perciò sei tu
quella inutile e che mi sta pure procurando delle rogne. Io sono più forte di
te, sorellina, e ho a disposizione un esercito di ibridi. Quindi del tuo aiuto
non so che farmene e non lo voglio”
“Il cervello penso che l’hai dimenticato in una delle
bare in cui c’hai rinchiusi! Hai dimenticato una cosa importante, idiota!
Elijah non starà affatto a guardare. Se avrà il benché minimo sospetto che tu
intendi fare del male alla sua fidanzatina, si metterà contro di te e non ti
conviene”
Klaus sogghignò:
“Dovrei avere paura di Elijah?”
“Di certo strappa cuori meglio di te. Tu hai il lato
di cane rognoso dalla tua parte altrimenti saresti meno forte persino di Finn”
Klaus le si parò davanti faccia a faccia con sguardo
imbufalito:
“Senti ora chiudi il becco se non vuoi che ti strappi
la lingua”
“No idiota ora ascoltami tu. Se Elijah capisce le tue
intenzioni potrebbe perdere la testa. Aveva trovato il modo di ucciderti l’hai
scordato? E furbo com’è se n’è inventerebbe un altro per fartela pagare. Non ti
conviene quindi agire così di petto e facendo vedere a tutti come sei bravo a
ammazzare la gente e gongolare per la tua vittoria. Uccidere Briony, sì e poi? Dopo dovresti incorrere alla vendetta
apocalittica di nostro fratello e francamente non ti conviene, ibrido o non
ibrido, ne usciresti sconfitto.”
“E allora intelligentona cosa suggerisci di fare? Anche perché quella carogna è
scomparsa!”
Gwendolyn sbattè le palpebre, presa in contropiede:
“Briony? Dov’è?”
“Secondo te perché mi trovo nel suo giardino? A
tagliare l’erba?? In casa non c’è e nemmeno in paese!”
“Impossibile. Lei non lascerebbe mai il suo prezioso
Elijah” sogghignò in tono ironico.
“Beh forse sta attuando un piano per ucciderci tutti!”
Klaus stava per sbraitare di nuovo quando lo squillo
del suo cellulare lo interruppe. Gwendolyn non riuscì a sentire ma quando il fratello chiuse la
chiamata, lei lo incalzò di domande:
“Che c’è?”
Klaus sembrava aver ripreso la calma:
“Un ibrido mi ha informato che Briony se n’è andata stamattina e poi Elijah di conseguenza
ha lasciato la città per cercarla”
A Gwendolyn brillarono
gli occhi blu-grigi.
“A quest’ora deve averla già trovata! Elijah è un
perfetto segugio”
Klaus sembrò armeggiare col telefono.
“Che fai? Non ti risponderà di sicuro”
“Tecnologia sorellina. Ma che parlo a fare con te? Sei
stata nella bara per 300 anni”
“Chissà chi sarà mai il colpevole di tutto ciò"
proruppe lei in tono sarcastico.
“Attraverso dei cellulari super tecnologici posso
rintracciare ogni persona che voglio, basta avere i dispositivi giusti”
“Davvero?” Gwendolyn era alquanto sbalordita, ma Klaus non la badò tutto
preso a guardare lo schermo del suo cellulare.
“Direi che il nostro fratellone è in macchina. Ma non
se ne sta andando, direi che sta prendendo il tragitto per tornare qui. Dunque
ha trovato Briony” mormorò soddisfatto
mettendo il cellulare in tasca.
“Dopo secoli di ricerca finalmente avrà quel mostro
abbietto tra le mani." mormorò Klaus con un luccichio diabolico negli
occhi.
“Non mi hai ascoltata? Non bisogna agire d'istinto ma
d'astuzia!" gridò Gwendolyn incollerita
"Che mi interessa dei tuoi consigli? Farò a modo
mio come ho sempre fatto" rispose lui camminando per il giardino.
Il sole ormai stava tramontando. Le sue spalle
all'improvviso si irrigidirono per l'ira repressa:
"La troverò. La troverò anche se dovessi dare le
fiamme a tutta Mystic Falls!" la sua voce era un ruggito.
All'improvviso qualcosa balenò nella mente di Gwendolyn, diabolica quanto quella del fratello.
Lo raggiunse velocemente e dopo averlo fermato, gli
lanciò uno sguardo complice.
"Klaus. Fratello aspetta"
---------Fine flashback--------------
Il fumo le intossicava la gola, e l'aria densa e
annebbiata faceva lo stesso con gli occhi. Ma niente di tutto ciò aveva
importanza se non trovava Caroline e gli altri al più presto.
Si strinse sempre di più al petto di Elijah mentre lui
chiamava al cellulare in continuazione qualcuno dei suoi fratelli ma nessuno
sembrava rispondere. L’Originario imprecò di nuovo, facendosi largo per la
strada dove la gente si era rifugiata per sfuggire alle fiamme. Alcuni avevano
degli estintori in mano, altri urlavano ordini per mantenere la calma. Altri
invece se ne stavano tranquilli, godendosi quell'inferno in terra come se
appartenessero a quel mondo oscuro. Invece di dare una mano, facevano tutt'altro
ma sempre nell'ombra; i cittadini erano troppo presi a dare di matto per
accorgersi di loro.
<< Ibridi >> Briony storse il naso, quando all’improvviso notò Stefan avviarsi proprio
verso gli ibridi e litigare furiosamente con loro.
Briony strattonò Elijah
per attirare la sua attenzione "Elijah guarda laggiù"
L’Originario guardò verso la direzione che Briony gli indicava e subito il suo viso si incupì. Il suo
corpo pronto a scattare.
“E' ora di vederci chiaro” sibilò duramente facendosi
strada in mezzo alla gente urlante, come se fosse un’ombra che passava
invisibile e senza dover spingere. Lo fece in un lampo ma tenne comunque Briony stretta a sé.
Lei ad un tratto sentì delle scaglie di ghiaccio
bollente perforarle il cuore.
<< Dio fa che sopravvivano tutti questa notte
>>
---------- Inizio flashback. -----------
Solo da tre giorni Elijah aveva cominciato a far parte
della sua vita, a far parte di quella casa. E da tre giorni la paura sembrava
essersi materializzata sotto le sue ossa e non voleva in qualche modo
andarsene.
Briony cercava di
mascherarlo in tutti i modi: evitando qualsiasi screzio con il vampiro per
timore di farlo infuriare, evitava persino il suo sguardo come se avesse paura
che lui provasse l’impeto di bere dal lato del suo collo. Aveva incoraggiato
Caroline a non preoccuparsi per lei e che se la sarebbe cavata. A parole ce
l’aveva fatta, ma interiormente non ne era sicura.
Non che Elijah si fosse mai comportato in modo
sgarbato, anzi era sempre stato controllato con lei e mai un comportamento
scomposto. Ma era questo che più la preoccupava. Prima o poi la calma gelida
scoppia. La crosta di quella lastra di ghiaccio si spezza e ti trascina giù a
fondo.
Di solito le piaceva più il freddo che il caldo, ma il
solo pensiero di sfiorare la mano gelida di Elijah, gelida come una notte buia
d’inverno, le incuteva una strana ansia. Quel ghiaccio la scottava.
Briony si augurò in fondo al
cuore che finisse tutto bene, e alla svelta anche. Sarebbe tornata alla sua
normale vita, e avrebbe detto addio a tutti quei casini riguardanti i vampiri.
Elijah se ne sarebbe andato e sarebbero ritornato tutto com’era, e ci sperava
che accadesse al più presto.
Quando si parla del diavolo.. Elijah entrò proprio in
quel momento in cui lei sperava che fuoriuscisse dalla sua vita così da
ritornare alla serenità di un tempo.
Subito lei scattò, il cervello la mise come al solito
in guardia che aveva davanti un vampiro temibile e molto forte. Cercò di
controllare il battito cardiaco che era all’improvviso accelerato.
Elijah le rivolse la classica espressione che aveva
con tutti: fredda e scostante. Il massimo che poteva era rivolgerle un sorriso.
Ma anch’esso gelido, che non arrivava agli occhi neri.
E a volte la sua galanteria controllata la metteva
terribilmente a disagio.
“Sta andando tutto bene con Elena?” Non sapeva da dove
le era uscita la sicurezza nella voce, che stranamente non tremò.
Elijah le rivolse allora una fugace occhiata prima di
sedersi al tavolo. “Sì. Abbiamo concordato un piano e ora non possiamo fare
altro che aspettare”
Briony si avvicinò a
lui, tentennante. Aveva fatto caso che quel vampiro ogni qual volta che si
muoveva, muoveva anche le mani. Non importava dove, su un tavolo, sfogliando
noncurante un libro, su una mensola, su un fazzoletto. Le muoveva sempre con
un’eleganza perfetta.
La scoperta che le piacevano quelle mani, ricolme di
macchie di sangue versato in 1000 anni, la inquietò.
Si scurì la voce cercando di non far caso al silenzio
che era sceso nella stanza.
“Tu non ti fidi.” mormorò lui ad un tratto guardandola
fisso negli occhi; ma senza una traccia di sospetto, semplice realismo.
Briony trasalì
allarmata, sentendo quello sguardo penetrarle l’anima:
“Sì invece.” Rispose cercando di apparire convincente.
Elijah passò parecchi secondi a scrutarla, rimanendo
seduto, mentre lei sentì il sangue ghiacciarsi. Quegli occhi neri sembravano
ricolmi di ombre. Occhi ai quali non sfuggiva nulla.
“Te la cavi bene a mentire considerando che sei così
giovane. Dovresti stare attenta o finirai per abituartici.” considerò lui con lo stesso tono di prima, e sviando
poi lo sguardo.
Briony sentì le guance
avvampare e cercò in qualche modo una via di fuga, temendo una sua ritorsione.
“Non mi sembra di averti mentito. Ti sto ospitando in
casa mia, sto cercando di dare una mano ad Elena e ai suoi amici. Questo mi
sembra coraggio” rispose mettendo le braccia al petto.
Elijah ritornò a fissarla: “Non è coraggio. E’ paura.
Il tuo sguardo ne è pieno” Il tono di voce
era chiarissimo.
I suoi occhi neri si schiantarono contro quelli di Briony a velocità fulminante, e lei sembrò riuscire a coglierne
ogni sfumatura al loro interno. Non poté che deglutire.
Anche se era alzata e lui seduto, Briony
si sentiva piccola al suo confronto. Troppo fragile. Mentre lui sembrava non
avere nulla a che fare con la fragilità.
Cercò di distogliere lo sguardo per riprendere aria. “Pensala
come vuoi. Non è così.” E mosse poi indecisa alcuni piedi all’indietro con
l’intenzione di andarsene.
All’improvviso però sentì una mano gelida afferrarle
il polso senza alcun preavviso, e lei allora sussultò in preda allo spavento.
Elijah si era alzato dalla sedia, non distogliendo mai gli occhi da quelli di
lei.
Briony sentì il cuore in
gola, rimanendo paralizzata.
“Che fai?” balbettò impaurita, mentre gli occhi si
incatenavano suo malgrado a quelli del vampiro.
<< Sono neri come un abisso >> pensò.
Lui alla sua domanda sorrise lievemente:
“Non penserai che io voglia farti del male. Ti ho dato
la mia parola” Mentre stava finendo la frase, il sorriso si inabissò nella sua
maschera di pacatezza.
Briony comunque non
riuscì a tranquillizzarsi, anzi quello sguardo non faceva che aumentare la sua
ansia e i battiti del cuore all’inverosimile. Non voleva dimostrargli di aver
paura ma era molto difficile con un simile sguardo addosso e per la situazione.
Il polso era ancora stretto attorno alla mano gelida del vampiro e lei non
trovava la forza di spostarlo.
All’improvviso, con l’altra mano, Elijah prese dalle
tasche dei pantaloni un braccialetto e glielo mise elegantemente attorno al
polso. Briony rimase ammutolita a guardare non sapendo né cosa dire
né cosa pensare.
“Questo braccialetto contiene verbena e ti impedirà di
essere soggiogata. Contiene anche alcuni altri elementi naturali che bruciano
la pelle di un vampiro al semplice contatto” spiegò Elijah chiudendo la
chiusura del braccialetto, lo sguardo abbassato sulle loro mani.
Briony invece lo
guardava interrogativa: “Ma tu..”
“Io sono un vampiro speciale. E credo non ne
incontrerai altri sulla tua strada come me, quindi..” rispose lui alzando lo
sguardo su di lei.
Briony sentì uno strano
calore espandersi nel petto con forza viscerale, e non ne sapeva la causa.
Tremò quando sentì le dita di Elijah indugiare sul suo
polso, per poi scivolare lentamente e lasciarla andare. Quella presa magnetica
l’aveva liberata, il suo sguardo no.
Il cuore divenne più affrettato il respiro le si inchiodò nel fondo della gola.
Elijah la guardò poi con una strana occhiata; si era
rilassato tutto a un tratto: “Sono un uomo
d’onore, Briony. Quando faccio un patto, lo mantengo”
“Lo so” rispose lei solamente, mettendo una mano sul braccialetto.
“Ma questo.. perché?” domandò confusa.
Elijah scrollò le spalle. “Semplicemente ho la vaga
impressione che ti piaccia ficcarti nei guai, ecco tutto”
Quella semplice deduzione così fredda la fece
innervosire. Non le piaceva quell’aria altezzosa.
“Non è vero. Io se posso evito i guai, sono loro a
inseguire me”
Lui però scosse deciso la testa:
“Tu sei entrata in una casa di due vampiri. E’ stato
da sciocchi”
“Ma ti ho salvato con il mio atteggiamento sciocco”
replicò lei decisa.
“Vero. Ma poteva essere pericoloso. Ti invito a non
farlo mai più” mormorò lui infine. La preoccupazione che poteva trasparire da
quelle parole non arrivò, come se quella non esistesse nel suo vocabolario.
Virtù buone, umane. Sembravano del tutto inesistenti
in lui, perse nella sua tetra immortalità. Solo ghiaccio, trasparente ma
inossidabile.
Briony non poté non
pensare che il suo consiglio arrivava solo dal fatto che lui era in obbligo di
proteggerla, e data la sua perenne smania di mettersi nei guai, lei stava per
diventargli una fastidiosa spina nel fianco che poteva limitare le sue mosse.
Si chiese se quel braccialetto fosse un dono nato per
gentilezza, oppure per ordinarle di starsene tranquilla e per intimidirla
ipotizzando eventuali pericoli che potevano recargli fastidio.
La risposta alla domanda le venne in automatico:
“Intimidire è il solo talento che possiedi?”
C’era una nota allusiva in quella domanda.. voleva
capire se sotto quella facciata da vampiro diabolico esistesse qualcos’altro… qualcun
altro.
Il sorriso che lui le regalò tuttavia era gelido,
privo di emozioni:
“I tuoi amici possono testimoniare che non è il mio
solo e unico talento” rispose alludendo a chissà quale sventura che era
capitata ai Salvatore.
Lei però scosse la testa, rammaricata e intristita. In
qualche modo, e non sapeva nemmeno perché, era dispiaciuta per lui. Che razza
d'esistenza viveva se le minacce e la morte erano solo il suo scopo di vita?
“Questi non sono talenti, è una maledizione. Ti fa
scordare cosa significa essere umani”
Elijah la guardò allora con una strana espressione,
diversa.
Raramente quel volto di ghiaccio tradiva ciò che si
agitava al suo interno, ma sembrò che la sua durezza si fosse per un attimo
crepata, mostrando una triste nostalgia. Rammarico per la
vita che la sua natura gli imponeva di condurre.
Ma quella piccola crepa sembrò ritornare al suo posto.
La sua corazza fu di nuovo intatta.
Le rivolse allora un sorriso crudelmente glaciale.
“Dimentichi con chi stai parlando” La
voce pericolosamente calma.
Briony tremò per quello
sguardo così tetro.
Sperava di cambiare le carte in tavola tra loro due ma
non aveva fatto altro che peggiore la situazione. Ma d’altronde cosa poteva
aspettarsi? Davanti aveva un vampiro. Solo un vampiro.
“Giusto.” Mormorò tra sé e sé, stringendosi nelle
spalle. Ripresero le loro parti: l’umana che doveva tenersi alla larga dal
vampiro per la propria incolumità, e il vampiro che non conosceva emozioni se
non quella di tormentare la vita degli altri.
Di nuovo Briony sentì il dispiacere salirle in gola fino a
stritolarla. Stupidamente non voleva che andasse così.
Le mani giocherellavano col braccialetto: le piccole
pietre ad esso attaccate crearono dei tintinnii quando si muovevano, come se
fossero dei piccoli campanelli. Le foglie attaccate ad esso erano del color
verde, proprio l’esatto colore dei suoi occhi.
Era davvero molto bello.
Elijah le rivolse poi un sorriso sghembo:
“Tieni quel braccialetto per favore, non morde”
Briony rise nervosamente
e lasciò ricadere il braccio lungo i fianchi. La sua espressione gli fece
intendere che l’avrebbe portato.
Lui le rivolse allora un’occhiata compiaciuta e si
fece avanti per andarsene. Durante la traiettoria, i loro bracci si sfiorarono
leggermente, così come le loro mani quasi fossero racchiuse dentro gli stessi
confini.
A causa del contatto, il braccialetto creò il suono di
prima, simile a due specchi di anime diverse che si erano scontrate tra loro.
Era un suono imperfetto nella sua bellezza, e Briony inavvertitamente sussultò, come se avesse appena
toccato l’anima corazzata e gelida di Elijah. Ne rimase sorpresa.. Intristita.
Lui però rimase dritto e calmo, quasi non avesse
ricevuto alcun calore dall’anima dolce della ragazza. Si avviò verso la porta,
quando le parole di Briony lo bloccarono:
“Grazie”
Elijah si fermò a metà strada, girò metà busto. Lo
sguardo era basso, tentennante nel voltarsi e parlarle di nuovo. Briony rimase in attesa e si meravigliò dell’espressione del
vampiro che appariva meno dura. Le ombre sembravano diradarsi dai suoi occhi.
Lui però non emise fiato e si rigirò, ritornando sui
suoi passi.
Briony comunque non se
la prese. Toccava delicatamente il bracciale al polso. La sensazione che lui
glielo avesse regalato non solo per togliersi d’impiccio il suo obbligo nei
suoi confronti, le riscaldò in modo strano e violento il cuore.
C’era altro in lui. Chissà se sarebbe riuscita a
vederlo.
Si girò e un timido sorriso fece risplendere il suo
volto mentre si dirigeva in cucina.
La paura che qualche minuto prima si era impossessata
di lei, una piccola parte della sua paura, sembrava essere svanita.
-------Fine flashback-----------
Elijah si diresse spedito dove si trovavano Stefan e due ibridi intenti a litigare violentemente. L’unica
cosa che Briony riuscì a sentire in mezzo a tutte quelle urla e
rumori, era che Stefan stava ordinando loro di lasciare la città e di non
rimetterci più piede altrimenti sarebbe finita male. Uno dei due ibridi, quello
più grosso, gli rise praticamente in faccia e tentò di mettergli le mani
addosso, ma Elijah fu subito da lui e gli afferrò il polso fino a
stritolarglielo tra le mani. L’ibrido urlò di dolore.
“Cos’è tutto questo?” domandò Elijah solamente
lanciando un’occhiata a Stefan. Il vampiro lo guardò
intimidito faticando a reggersi in piedi. Era parecchio pallido.
“C’è stato uno scontro e gli ibridi di tuo fratello
hanno cominciato a dare di matto, guarda cosa hanno combinato! Dobbiamo darci
un taglio e direi di cominciare subito!” ruggì il vampiro lanciando occhiate
d’odio ai due ibridi.
Briony fu subito da lui
cercando di proteggersi dal fumo. “E gli altri dove sono? Stanno bene?” domandò
preoccupata, e Stefan subito capì la fonte della sua preoccupazione
“Caroline purtroppo non l’ho vista.. non..” Non fece in tempo a finire, che un
altro ibrido gli fu alle spalle e tentò di staccargli la testa da dietro con un
braccio.
Briony soffocò un urlo
ma tentò subito di liberarlo dalla presa, graffiando con violenza inaudita il
braccio dell’ibrido e imprecandogli contro. Elijah le si affiancò in un baleno
e strappò di netto il cuore dell’ibrido che cadde a terra senza un lamento.
Gli altri due ibridi rimasero per un attimo immobili e
cerei, ma si fecero subito avanti sfoderando i canini pronti a dissanguare
chiunque fosse capitato loro a tiro. Elijah senza la minima incertezza
staccò nuovamente i cuori dai loro petti con eleganza disumana. I due ibridi
caddero al suolo privi di vita.
Ma non era ancora finita.
Briony sentì una morsa
dolente al braccio e quando si girò vide altri 4 ibridi che li avevano accerchiati;
uno di loro l’aveva appena presa ad un braccio e subito cercò di toglierselo di
dosso gridandogli contro.
Elijah gli staccò di netto la testa con ferocia
inaudita, Stefan cercava di
vedersela con gli altri tre ma era in netta difficoltà così l’Originario venne
in suo soccorso. Briony si appiattì contro un muro del vicolo, tossendo
violentemente a causa del fumo che si espandeva ovunque. La vista improvvisamente le si annebbiò e fece due
passi in avanti per avvicinarsi a Elijah e Stefan. Continuava a tossire.
Elijah si liberò presto degli ibridi, Stefan era a terra piuttosto malandato ma se la sarebbe
cavata. L’Originario gli rivolse soltanto un’occhiata, poi si girò dall’altra
parte convinto di trovarci Briony come qualche secondo prima.
Gli occhi neri si sgranarono più del normale. Elijah
impallidì come un fantasma e si immobilizzò di colpo, come trafitto da una
freccia.
Briony era sparita.
---------*************---------
“Luridi bastardi! Spero che qualcuno vi strappi le
viscere sotto i vostri occhi! Slegatemi oppure voi mandrie di pecore
addomesticate avete paura di una donna?!”
Ylenia gridava infamie e
ingiurie al gruppo di ibridi che l’aveva in pugno da troppo tempo e lei si
maledì per la sua inettitudine. Qualche ora prima stava passeggiando per Mystic Falls in preda a oscuri pensieri, perché sentiva nell’aria
che qualcosa non andava… che stava per accadere qualcosa... Il pensiero di Briony fuggita chissà
dove le metteva profonda inquietudine.
All’improvviso però era stata accerchiata da un gruppo
di ragazzi e subito aveva capito che fossero ibridi. A due aveva fritto il
cervello con una sola occhiata, ma purtroppo uno piuttosto forte l’aveva presa
alle spalle, tirato in modo inverosimile il braccio all’indietro fino a farla
scoppiare di dolore, e poi aveva sentito una piccola puntura alla schiena. Poi
non aveva visto o udito più nulla.
Si era risvegliata da poco. Si trovava nelle vecchie
cripte di Mystic Falls legata come un salame e la testa che girava come se si
trovasse in una trottola.
Non riusciva a muovere un muscolo e se lo faceva,
sembrava che la pelle bruciasse come a contatto con dell’acido. I suoi poteri
erano nettamente diminuiti e non appena aveva cercato di usarli, un ibrido le
aveva sferrato un manrovescio da far svenire a terra.
Adesso Ylenia non faceva altro
che gridare imprecazioni contro gli ibridi che per tutta risposta ridevano e
sghignazzavano. La donna muoveva solo la bocca perché se avesse mosso altre
parti del corpo temeva fosse andata a fuoco. Guardò impaurita le catene che la
imprigionavano per capire a cosa era dovuto tutto questo, ma gli occhi erano
annebbiati e si sentiva stordita.
Tanto più non sapeva perché si trovasse lì.
“Allora qualcuno di voi mi degna di una risposta? O
siete così ignoranti da non saper parlare?"
Uno degli ibridi si voltò verso Ylenia. Ce ne erano 5 a tenerla d'occhio.
"Tu devi rimanere qui e incolume altrimenti
finirai per rovinare i nostri piani"
Un suo compagno lo zittì subito:
"Zitto. Ci é stato ordinato di non parlare in
nessun modo con questa fattucchiera"
"Fattucchiera a chi??" gridò Ylenia incollerita.
"Fatina se preferisci"
Quel ghigno beffardo la fece irritare. Lo mandò al
diavolo in francese.
L'ibrido in questione sembrò capire infatti strinse
con forza le catene attorno alla pelle di Ylenia. Lei non volendo gridò:
"Ritiro quello che ho detto! Te la taglio io la
gola, te lo giuro!"
La strega cadde al suolo respirando a fatica. La furia
nel suo viso.
"Non facciamo meglio a ucciderla?"
"No, il padrone ci ha ordinato espressamente che
vuole occuparsene lui di persona"
Ylenia sbiancò. Che cosa
aveva in mente quel pazzo di Klaus?
"Dite al padrone di andare a farsi fottere"
mormorò lei secca.
Un ibrido le sferrò un calcio, sfoderando i canini:
"Zitta tu"
Ylenia mugugnò per il
dolore, ma sembrò non aver perso il sarcasmo:
"Oh una pecora che bela"
L'ibrido stava per assestarle un altro colpo ma venne
fermato:
"Tony basta. Anche tu strega se non vuoi finire
male"
Ylenia grugnì sul punto
di mandarli di nuovo al diavolo. I capelli le erano finiti sul viso e la vista si
era appannata. Le dolevano fortemente le gambe.
"Tanto non potrà rifugiarsi da nessuna parte se
scappa. La sua casina sta andando a fuoco come le altre"
Quella minaccia le arrivò dritto al cuore e Ylenia tremò. Che diavolo stava succedendo? E cosa sarebbe
accaduto?
Cercò di raccogliere le ultime energie: aveva vissuto
molti anni, dovevano pur essere serviti a qualcosa. Cercò di invocare aiuto
attraverso la forza della mente, il suo potere si espanse come una scintilla
che espose per miglia e miglia. Invocò mentalmente aiuto.
Ma non accadde nulla, sentì solo i ghigni e le risate
degli ibridi che architettavano qualche altro piano strampalato. Uno aveva
ancora voglia di ucciderla.
All'improvviso sentì un forte botto all'interno della
cripta. Gli ibridi non se l'aspettarono e si rizzarono in piedi all'erta.
Ylenia sentì dei passi
scendere fino al luogo in cui si trovava.
Era Finn. Non appena lui si
accorse di ciò che stava succedendo si guardò attorno imperterrito:
"Che cos'è questa farsa?"
L'ibrido più gracilino si accostò a un suo compagno.
"Lo attacchiamo?'
"E’ il fratello di Klaus."
"E allora? Lo odia"
Due ibridi saltarono addosso al vampiro sfoderando i
canini e gli artigli. Finn abbassò il busto
per schivarli e staccò la testa ai due di netto. Il sangue si sparse ovunque e Ylenia chiuse gli occhi
disgustata. Non riuscì a vedere niente, solo a sentire dei forti colpi come di
ossa spezzate e urla agonizzanti. Quando tutto finì, decise di aprire gli
occhi. I cadaveri degli ibridi erano per terra, Finn era in piedi mezzo esausto ma la guardava con calma.
Le catene che legavano Ylenia erano così strette e letali da farle sgorgare il
sangue dalle braccia e dalle gambe. Era piuttosto malandata, i capelli
arruffati.
In cuor suo si domandò se l'arrivo di Finn fosse stata una fortuna o no.
Quella serata più andava avanti, meno le piaceva.
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Briony si sentì spingere
a terra con forza inaudita e la bocca sbattè contro la terra, insudiciandola. Fece fatica a
respirare e si sentiva le gambe molli. Un attimo prima era vicino a Elijah,
l’attimo dopo si era sentita trasportare da tutt’altra parte come da un
improvviso tornado. Non aveva avuto pure il tempo di urlare.
Ora ce l’aveva ma non appena aprì la bocca, le
fuoriuscì un respiro strozzato come se il fiato fosse inchiodato in gola.
Qualcosa la scosse con violenza e la fece rialzare con medesimo trattamento. La
testa le girava, tanto da non riuscire a vedere chi aveva di fronte né dove si
trovava. Riuscì soltanto ad usare le mani e con quelle cercò di allontanare
colui che voleva farle del male, di graffiarlo dappertutto, di spingerlo via.
Ma le sembrò di combattere contro una roccia.
“Finiscila mostriciattolo. O vuoi che ti butti in
mezzo al fuoco? Morte lenta o morte veloce? Scegli pure, ma in fretta”
Un sibilo lento e gelido le fece venire brividi di
paura, e sbattè le palpebre più volte per cercare di capire dove si
trovasse e chi diavolo aveva di fronte. Si trovava ai margini del bosco di Mystic Falls, in lontananza vedeva ancora le fiamme che sembravano
avvicinarsi sempre di più. Udiva anche il suono delle sirene dei vigili del
fuoco, urla incessanti. L’odore del fumo invaderle le narici fino ad
avvelenarla.
Davanti a lei invece c’era un tizio corpulento che non
aveva mai visto. Sicuramente un ibrido di Klaus.
Una furia ceca la pervase e cercò di sferrargli un bel
gancio destro. L’ibrido le bloccò la mano in tempo ma lei ne approfittò per
sferrargliene un altro con l’altra mano libera. Ci riuscì e gli arrivò dritto
in faccia; dal suono metallico credeva di avergli rotto qualcosa.
Briony non indugiò ulteriormente e si mise
a correre a più non posso come se aveva un demonio alle calcagna. Forse ce
l’aveva.
Correva come se fosse cieca, non sapeva dove andare.
Era pericoloso tornare in città, ancor di più addentrarsi nella foresta. Il
fuoco sarebbe arrivato presto e sarebbe rimasta intrappolata come un topolino
in mezzo alle fiamme.
Ma il cervello sembrava essersi scollegato, l’unica
cosa che sentiva era il battito incontrollato del suo cuore, il fiatone per la
corsa, e una paura improvvisa per ciò che stava accadendo in paese. Dov’erano
gli altri? Stavano bene? Voleva raggiungerli, era l’unica cosa che chiedeva ma
attorno a lei c’erano solo tenebre. E poteva aggiungersi anche del rosso fuoco
tra non molto.
Il cuore le si strinse in una morsa di terrore.
All’improvviso le arrivò un colpo ben deciso alla base
della schiena che le fece piegare in due le gambe. Lo stomaco le sembrava
essersi contratto, non respirava più.
Si sentì afferrare rudemente per i capelli. “Temo non
sarò più così indulgente! Magari prima ti brucerò un po’ molto lentamente, poi
ti faccio fuori. Credo che al mio padrone non scoccerà se mi divertirò un po’”
L’ibrido di prima sogghignò malefico stringendo la presa. Briony ebbe l’impressione che i capelli si sradicassero dalla
radice e chiuse le palpebre perché le lacrime sembravano bruciarle gli occhi.
L’ibrido la spinse rudemente in avanti, lei tentò di
opporsi spingendolo via o di sferzargli un calcio ma ogni volta che muoveva un
dito, l’ibrido non si faceva prendere alla sprovvista come prima.
“Ti conviene lasciarmi andare. Non sai a cosa puoi
andare incontro, non la passerai liscia” mormorò Briony a denti stretti, inciampando sui propri piedi. Si
portò una mano alle labbra per scacciare un rivolo di sangue.
Sentì l’ibrido ridere di gusto. “Tra un po’ non la
penserai più così. Stasera il mio signore ha previsto fuoco e sangue. E così
sarà”
Briony sgranò gli occhi
terrorizzata. In preda alla paura gli sferrò una gomitata ben assestata contro
la spalla, si liberò del suo braccio graffiandogli violentemente la pelle
fino a sanguinare. L’ibrido mollò per un attimo la presa, lei ne approfittò e
si girò per assestargli una ginocchiata sul basso ventre con tutta la forza che
aveva. L’ibrido digrignò fra i denti per il dolore e si abbandonò sulle
ginocchia. Briony non si voltò neppure e si diede nuovamente alla fuga.
Corse per qualche miglio e ad un tratto davanti a lei
non ci furono più alberi; era arrivata ai confini col paese e tra non molto
avrebbe incrociato la via della scuola superiore. Non appena i piedi toccarono
l’asfalto diede un sospiro di sollievo, credendo di essere in salvo e di
trovare aiuto, ma davanti a lei non c’era anima viva. Le urla della gente si
stavano ammansando a una decina di isolati ben lontani da lei. Le fiamme
stavano squarciando ancora il cielo.
Dio mio.
Corse lungo la strada cercando di non inciampare o di
buttarsi in avanti. Aveva dimenticato persino di respirare, di urlare. Voleva
solo ritrovare Elijah, accertarsi che Caroline, Ylenia e tutti gli altri fossero in salvo.
La sua mente non pensava ad altro.
Una botta improvvisa le arrivò dal fianco destro e a
causa dell’impatto, Briony cadde a terra
sbucciandosi i ginocchi e sbattendo con forza la testa. Boccheggiò per la
sofferenza atroce ma mai quanto sentì un calcio arrivarle ben assestato contro
il proprio stomaco.
Si piegò in due dal dolore e spalancò la bocca come se
stesse urlando, ma non emise alcun suono. Quell’ibrido non si era affatto arreso
infatti era ritornato alla carica più violento e feroce di prima. La issò senza
alcuna grazia e fu sul punto di sferrarle un pugno in pieno viso.
Briony cercò di
indietreggiare e di allontanarlo con la forza della braccia. Questa volta stava
gridando a perdifiato.
“Basta! Silenzio puttana.” Le ordinò lui afferrandola
per il collo.
Briony smise allora di
dimenarsi e lo guardò dritto negli occhi con un lampo di furia nei suoi:
“Lasciami andare o t’ammazzo”
Lui d’altro canto sfoderò un arrogante ghigno:
“Il mio padrone mi compenserà bene. Farò il mio lavoro
e finalmente riavrò la mia libertà”
Spinse Briony per terra senza
tanti preamboli e prese dalla giacca un paletto dalla lunga lama per nulla
rassicurante.
Si mise sopra Briony tenendo ben saldo il paletto fra le mani; allora lei
capendo le sue intenzioni cercò di allontanargli il braccio impedendogli di
avvicinarsi al suo petto.
Gridava a stento.
Strinse gli occhi per cercare di trovare in un punto
remoto della sua mente quella scintilla che era esplosa più volte negli ultimi
tempi, facendo fuoriuscire quel lato oscuro di sé. La cercò con disperazione
come se quel potere mostruoso fosse la sua unica salvezza. Ma c’era troppo
buio, troppa debolezza… strinse gli
occhi, le mani erano fra il braccio dell’ibrido per allontanarlo. La lama si
faceva sempre più vicina. Sudava freddo.
All’improvviso Briony sentì il nulla sopra di sé. Miracolosamente tornò a
respirare.
L’ibrido era stato allontanato con la forza da lei, ma
ora stava ritornando all’attacco. Gli occhi tuttavia erano fissi su qualcun
altro oltre a lei. Briony vide una figura
piegata su se stessa vicino a lei.
Tyler?
“Tyler!” Briony gridò il suo nome come se non l’avesse riconosciuto.
Il ragazzo la prese tra le braccia e cercò di alzarla
per trarla in salvo.
“Traditore!” l’ibrido di prima gli gridò contro e
subito gli saltò addosso. Briony barcollò per la
mancanza di presa; i due ibridi rotearono lungo l’asfalto sfoderando gli
artigli come a strapparsi le carni a vicenda.
La ragazza guardò la scena sottoshock e cercò di
correre in aiuto del ragazzo della sorella. L’ibrido cattivo era sopra Tyler
con i canini in esposizione. Sembrava davvero una bestia. Lei senza pensarci
gli si buttò sopra dandogli dei pugni sulla schiena e urlando di lasciarlo.
Tyler ne approfittò per afferrare il collo del rivale e in una sola mossa gli
cavò il cuore con l’altro mano.
L’ibrido gridò come conscio della fine imminente e
cadde come un peso morto sopra Tyler.
Briony fu quasi sicura
di avere un colpo al cuore a causa del battito impazzito, ma cercò di aiutare
Tyler a levarsi di torno il cadavere e lo aiutò ad alzarsi.
Lottò poi per ritrovare la voce:
“Tyler che cavolo sta succedendo? Questa città non ha
mai un minimo di tregua! Che diavolo!” Gridò Briony sotto shock.
“Ma che ne so! Ero a casa mia quando i telefoni hanno
cominciato a squillare impazziti. Un incendio devastante in piena città, così
ha gridato mia mamma. Sono accorso subito per cercare Caroline. Maledizione
dove sarà? Che sia con quel maledetto di Klaus??”
“Tyler, non è il momento di fare i gelosi” replicò Briony in tono solenne, cingendogli la schiena per farsi
aiutare a camminare.
“Comunque devo portarti lontano qui. Sei parecchio
messa male e perdi sangue. Spero con tutto il cuore che Caroline stia bene.”
Rispose Tyler dopo un minuto di silenzio e averla osservata bene.
Briony sospirò
sconsolata sperando anche lei che tutti stessero bene, che nessuno fosse
rimasto ferito. Non voleva ammetterlo ma era molto preoccupata. C’erano troppi
ibridi impazziti in giro.. e quel fuoco… in lontananza lo vide spaccare ancora il cielo.
Si domandò dove fosse Elijah. Sicuramente la stava
cercando.
Quella sicurezza le diede coraggio e forza.
Ma sicuramente era anche infuriato, conoscendolo.
Ormai c'era abituata.
“Prima ho incontrato Stefan vicino al Grill. Proviamo lì, devono essere già
arrivati i vigili del fuoco”
“Non penso che un pompiere possa fermare un ibrido”
rispose Tyler con tono sarcastico cominciando a camminare mentre aveva
appoggiato il braccio attorno alla spalla di Briony per aiutarla ad avanzare.
Non fecero però molta strada perché subito la via
venne loro sbarrata da due persone dalla faccia poco raccomandabile. Uno almeno
lo era. L’altro era un ragazzino.
Briony tuttavia tremò
per quell’inquietante silenzio e per la tenebra che quei tizi si lasciavano
dietro.
Gli ibridi sembravano non finire mai.
“Tyler qual è il piano?” domandò lei sottovoce.
“Credevo ce l’avessi tu”
“Ma che bravo quarterback”
Nonostante il sarcasmo Briony deglutì in preda alla paura. I due tizi si stavano
avvicinando molto lentamente. Lei e Tyler rimanevano immobili.
All’improvviso lui però la spinse via con decisione e
le gridò di fuggire via. Briony rimase
sbalordita da quel gesto, ma non fece nulla di ciò che le era stato detto.
Vide soltanto Tyler andare incontro i due ibridi
coraggiosamente ma lei non poteva lasciarlo lì da solo. Non aveva il coraggio
di abbandonarlo lì con quei due… il fidanzato di
suo sorella.. se fosse morto..
Agì d’impulso e invece di fare come lui le aveva
ordinato, accorse in suo aiuto. Senza tanti preamboli scansò via il ragazzino
come un sacco di patate e cercò di dividere Tyler da quell’altro ibrido. Era
più difficile questa volta, questo qui era piuttosto grande, alto e muscoloso.
Infatti sferrò a Tyler un potente gancio destro che lo fece finire a terra,
come se gli avesse appena rotto il collo.
Briony gridò guardando
prima Tyler poi l’ibrido, in preda allo shock.
Arrivò all’improvviso.
Quella scintilla potentissima che prima aveva cercato
all’interno della sua mente. E ora esplose. L’ibrido gridò in preda a convulsioni,
si accartocciò su se stesso mentre gli fuoriusciva sangue dal naso e dagli
occhi. Dentro di essi sembrava esserci un enorme luce bianca che sembrava sul
punto di esplodere al suo interno. L’ibrido fece un ultimo grido agonizzante.
Il petto percorso da spasmi violenti, il sangue ovunque e quella luce bianca
sembrò bucargli gli occhi e scoppiare all’improvviso in un esplosione
potentissima.
L’ibrido improvvisamente cadde all’indietro privo di
vita. Il sangue sgorgante dagli occhi e dalla bocca.
Briony invece era
rimasta immobile a guardare priva di emozioni, come in trans. Non aveva provato
nulla. Nessun rammarico per quella vita appena spezzata.
Quando si girò verso Tyler però prevalse la
preoccupazione, e la paura. Perché il ragazzino di prima era ancora lì anche se
non faceva niente. Sembrava terrorizzato quanto lei.
Tenendolo d'occhio, Briony corse da Tyler per vedere se stava bene. Il ragazzo
rispose con un mormorio e cercò di issarsi sù.
"Briony devi
andare, ora"
"No invece" rispose lei decisa fissando
l'ibrido davanti a lei che rimaneva impalato.
"Tu non puoi fare niente, vai ce la farò"
sussurrò lui alzandosi in piedi.
Briony scosse la testa
preoccupata.
"Tyler..."
Dopo averla guardata un'ultima volta con sguardo
autoritario, Briony si convinse
finalmente ad obbedire e cercare di salvarsi. Sperò con tutto il cuore che
Tyler ce la facesse e fosse abbastanza forte.
Riprese fiato e se ne andò da lì.
Corse ai margini della foresta, aguzzò la vista per cercare
di intravedere il centro della città. Se l'avesse raggiunta aveva forse delle
speranze di trovare Elijah, Caroline gli altri.. L'ansia di non averli visti
dopo tutto quel tempo l'assalì.
E se fossero morti?
Ma non permise all'angoscia di impossessarsi del suo
cuore. Lei era ancora viva e lo erano anche loro.
Non ebbe però la forza di gridare i loro nomi e lasciò
tutte le energie alle gambe per continuare a correre.
Una forte spinta improvvisa la fece roteare su se stessa. Sentì un forte peso sopra il suo petto ma a causa del terreno
scivoloso fece un bel capitombolo, lei insieme al suo aguzzino, finendo nel
cuore della foresta.
Fu un miracolo che Briony non si schiantò contro un albero. Medesima sorte però
non era toccata al suo carnefice che andò a sbattere di testa contro un tronco.
Briony smise finalmente
di rotolare e si trovò a pancia in giù in mezzo a foglie e arbusti. Durante il
ruzzolio aveva gridato, ora non aveva più fiato.
Sentì dei passi avvicinarsi. Briony alzò dolorosamente il viso e vide davanti a lei
l'ibrido di prima, il ragazzino.
E che ne era di Tyler?
Briony lo fissò
spaventata mentre lui si avvicinava.
"Mi dispiace devo farlo. Sono obbligato a
farlo" balbettò lui alzando le mani. Aveva un profondo taglio nella
fronte. Briony gattonò all'indietro, aiutandosi con i gomiti.
"Stammi lontano."
L'ibrido non aveva per nulla la faccia pericolosa anzi
sembrava sperduto quanto lei. Ma era sotto l'influsso di Klaus il che lo
rendeva una macchina da guerra, anche se realmente non lo era.
"E’ meglio per te se mi lasci andare"
sussurrò lei cercando di alzarsi in piedi.
Il ragazzino rimaneva misteriosamente immobile, lo
sguardo vacuo.
Briony sempre tenendo
gli occhi fissi nei suoi cominciò a indietreggiare. Aveva un male cane
dappertutto, se avesse avuto un ennesimo scontro non avrebbe vinto.
"Ti prego vattene via, lasciami stare." lo
implorò.
Gli occhi del ragazzino sembrarono scintillare
all'improvviso. Si mosse come una saetta.
Briony gridò per la
sorpresa ed ebbe solo la
prontezza di girarsi per cercare una via di fuga.
Il ragazzino però le tappò la bocca mentre l’altro
braccio le cingeva la vita in una trappola. Briony sentì il terrore serrarle lo stomaco. Agì d’impulso e
morse la mano dell’ibrido.
Gridò il nome della prima persona che la sua mente
raffigurò, e che le aveva risvegliato il cuore, che l’aveva aiutata a vivere in
un destino pieno di morte.
“Elijah!” Sembrò che tutto il suo essere gridasse quel
nome, in un’invocazione d’aiuto.
L’ibrido sembrò trasalire a quel nome, come se si
aspettasse che il diavolo comparisse all’improvviso bruciante di vendetta, ma
fu così solo per qualche secondo. Spinse Briony per terra per farla stare zitta, le contorse un
braccio dietro la schiena curvandoglielo in maniera innaturale.
Briony gridò per il
dolore atroce. Sembrava che la spalla destra si fosse staccata dal resto delle
sue ossa e lacrime calde le scesero sulle guance per quella tortura. Con il
braccio ancora buono cercò di strisciare lungo il terreno per scappare via.
Quell’ibrido non era per niente forte, anzi era gracile, per di più un
ragazzino ma dopo le molteplici lotte e ferite che lei aveva riportato stentava
a respirare. Il dolore era troppo forte, come se delle lame la stessero
uccidendo da dentro.
L’ibrido sembrò volerla lasciare in pace come preso
dai rimorsi di coscienza, ma all’improvviso si ricordò del suo dovere e la
prese per le spalle per farla rialzare. Briony si morse il labbro per non urlare dal dolore. Non ce
la faceva più, quasi quasi voleva
che la morte arrivasse in fretta.
Ma nelle sue illusioni vide Elijah accorrere da lei,
strappare il cuore a tutti gli ibridi che avevano osato toccarla e poi la
stringeva contro il suo petto forte, sussurrandole che sarebbe andato tutto
bene.
L’illusione svanì col susseguire del dolore.
Di sfuggita Briony vide l’ibrido prendere tra le mani un paletto molto
simile a quello che aveva l’altro suo compagno. La lucidità riprese in lei e
sconfisse la debolezza.
Con maestria improvvisa Briony gli afferrò il polso e glielo contorse violentemente,
facendo roteare l’arma nella sua mano. Il giovane gridò più per la sorpresa che
per il dolore, e lei raccogliendo le ultime forze gli piantò il paletto in
pieno petto arrivando fino in profondità. Lui le afferrò la testa come se
gliela volesse staccare, ma lei con un grugnito di dolore gli strinse invece i
capelli. Il braccialetto che portava al polso sfiorò la guancia dell’ibrido e
lui urlò come se fosse stato appena bruciato, e si piegò su se stesso.
Briony ne approfittò per
sferrargli una ginocchiata in pieno viso.
Lui svenne a terra inerme.
Lei invece indietreggiò per lo sforzo disumano e sentì
la testa girarle vertiginosamente.
Era viva. Ce l’aveva fatta.
Quel pensiero non la tranquillizzò del tutto perché le
ferite sembravano bruciare e succhiarle la linfa vitale. La testa sembrava
essersi staccata dal resto del corpo.
Il paletto era rimasto nella mano sinistra e Briony lo alzò per sferrare il colpo finale al nemico. Lo
guardò con sguardo pieno di disprezzo, riempiendolo di tutto l’odio di cui era
capace. Rimase a contemplare il viso addormentato dell’ibrido per parecchi
secondi, ma poi il volto si
serrò in una morsa indecifrabile.
Il braccio alla fine si abbassò lentamente.
Non ce la faceva.
Sembrava essere ritornata in sé. Prima non aveva avuto
alcuno scrupolo a uccidere l’ibrido che aveva tentato alla
sua vita e a quella di Tyler, ma adesso… i suoi occhi vedevano solo un ragazzino che poteva
avere sì e no 15 anni. Era inerme, disarmato e svenuto.
Le sembrò riprovevole ucciderlo così. La sua virtù più
grande, la compassione, prese il sopravvento su di lei. Non voleva essere anche
lei un mostro, non voleva essere un’assassina.
Briony buttò lontano da
loro il pugnale.
Dopo di che perse la cognizione del tempo. Si guardò
attorno e portò la mano sinistra alla spalla lussata. Le faceva un male cane ma
decise di soffocare l’urlo.
Fece alcuni passi lungo la foresta senza sapere
neppure dove stesse andando. Per fortuna non sentiva più odore di fumo e le
fiamme erano un lontano ricordo.
All’improvviso sentì un grido. “Briony!”
La ragazza si girò dall’altra parte, nel punto in cui
veniva invocata. Briony vide Caroline
arrivare all’improvviso fra gli alberi e i rami spezzati. La mora ringraziò Dio
per vedere la sorella sana e salva. Portava dei vestiti sgualciti, forse a
causa delle fiamme brucianti.
Dopo di che vide anche Ylenia che stava seguendo Caroline. Sembrava piuttosto
malridotta e pestata quanto lei. Briony ringraziò nuovamente il cielo per vederle sane e
salve. Il cuore sembrò tornare a battere.
I suoi occhi catturarono all’improvviso un’altra
persona che stava sopraggiungendo. La vista era debole ma era impossibile non
riconoscerlo. Elijah sorpassò di fretta sia Caroline che Ylenia come se loro due non esistessero. Aveva il viso
affaticato, respirava a fatica come se anche lui avesse lottato. I capelli
erano stranamente disordinati. Gli occhi neri si sgranarono per la sorpresa, ma
poi sembrarono brillare per il sollievo di vederla ancora viva. Briony lo vide aprire
la bocca, come se stesse sospirando sollevato e si diresse verso di lei.
Le labbra di Briony per la prima volta in quella sera si curvarono in una
sorriso di speranza e beatitudine. Il cuore riprese a battere nel verso giusto.
Fece alcuni passi verso il vampiro tenendo una mano
sulla spalla ferita e chiamandolo con la poca voce che le rimaneva; sia lui che
Caroline e Ylenia erano parecchio
lontano da lei. Alcuni rami si erano ammassati a terra.
Non seppe come, nemmeno il momento esatto: una voce
indefinita le gridò di stare attenta.
Briony non ebbe il tempo
di fare niente che sentì un dolore lancinante alla schiena e in pieno petto,
per poi espandersi in tutto il corpo. Qualcosa di tagliente le trafisse la
pelle, impedendole di gridare o di emettere fiato. Gli occhi stretti dal dolore
acuto.
Sentì della grida espandersi attorno a lei. Non aveva
mai udito delle grida tremare così dal terrore.
“Briony!”
Lei non riuscì a rispondere, si accasciò sulle
ginocchia come se stesse sul punto di addormentarsi in un sonno letale. Quella
cosa tagliente lasciò il suo corpo e non sentì più nulla. Solo il suo respiro
spezzato.
Briony fu sul punto di
cadere in avanti.
“No!” Altre grida ma prima della fine andò a sbattere
contro qualcosa.
Briony boccheggiò in
cerca d’aria, rendendosi conto in quel momento di quanto il dolore fosse
lancinante. Peggiore degli altri.
Il viso finì contro un petto marmoreo. Le braccia
ricadevano a peso morto lungo il corpo. Delle chiazze di sangue macchiarono il
terreno sotto di lei.
“Oddio oddio oddio oddio!”
gridò isterica una voce femminile. Doveva essere Caroline.
“Briony? Briony! Mi senti? Apri gli occhi!” Quella voce la riportò
alla realtà, come se la stesse accompagnando nel suo calvario.
Con molto sforzo lei riaprì gli occhi ma sembrò essere
diventata cieca. Riusciva solo a sentire. Le braccia che la sorreggevano a
terra erano quelle di Elijah, una sua mano si alzò per sfiorarle l’angolo del
viso come se in quella carezza lieve, l'Originario potesse
riportarla da lui.
Ma Briony non riuscì a
proferir parola, solo a boccheggiare e a tremare per il freddo improvviso.
Ylenia si avvicinò alla
ragazza, quando i suoi occhi catturarono il pugnale finito a terra. Lo prese
tra le mani e lo shock si impossessò del suo viso.
“Oh no” sussurrò debolmente come se non volesse
crederci.
Elijah si voltò fulmineamente verso di lei: “Che cosa
c’è?” Continuava a tenere stretta Briony come se nel momento in cui l’avrebbe lasciata lei
sarebbe stata perduta.
Ylenia alzò con fatica
il viso e mormorò delle parole che Briony non riuscì a udire, tutta presa da quel sonno
dilaniante.
Elijah poco prima pallido, divenne bianco come un
fantasma che non aveva né passato né presente né futuro. Un guscio vuoto. Il
corpo si irrigidì tutto a un tratto come punto da una spina avvelenata. Ogni
sua fibra sembrava punta dal veleno.
“E allora che cosa aspetti? Fai qualcosa.” L’ordine
impartito comunque non prevaricò l’allarme immenso nella sua voce. Tutto
sembrava immobile.
Ylenia tentennò per
qualche istante, anche lei era mortalmente pallida “Io non…”
“No cosa? Aiutala maledizione!” imprecò il vampiro
trattenendo a stento una furia nata dalla preoccupazione. La scosse
violentemente per la spalla per farla reagire, e allora anche Briony barcollò e sembrò riemergere dal sonno.
“Non sento più le gambe… il cuore…. Mi fa male il cuore.” bisbigliò debolmente e senza
voce, non riuscendo nemmeno a stringersi al petto di Elijah come avrebbe
voluto.
Il vampiro si girò verso di lei. Briony non avrebbe mai dimenticato quell’espressione.
Udì anche Caroline gridare in maniera isterica: “Dalle
subito il tuo sangue! Il mio o il tuo!”
Ylenia parve riprendere
il controllo e gridò subito:
“No! Non può bere sangue di vampiro, finirebbe solo
per peggiorare la situazione!”
“Portiamola all’ospedale!”
“I dottori non potrebbero fare nulla per lei!”
“E allora cosa facciamo???”
Caroline e Ylenia sembravano sfidarsi a chi alzava di più la voce.
Elijah invece sembrava una statua di ghiaccio
distrutta da un’agonia tramutata in una fiamma spaventosa. Si lasciò bruciare
senza la benché minima opposizione.
Briony sembrò ritrovare
un briciolo di forza e si portò una mano al petto. Le dita si cosparsero di
sangue all’istante.
“Sto morendo…”
La consapevolezza mostruosa di quelle semplici parole
sembrò schiaffeggiare lo stato di Elijah, e il vampiro sembrò riprendere vita proprio
per lo scopo di offrirla a lei.
“Devi fare qualcosa subito” ordinò nuovamente con
sguardo tetro e crudo, rivolgendosi a Ylenia.
La voce della strega però era rotta: “Non posso! E’
stata colpita da un paletto cosparso da sangue di vampiro! Sicuramente un
vampiro che beve sangue animale! Non c’è alcun modo!”
“BEH ALLORA TROVALO!!” La forza della voce di Elijah
sembrò far tremare il terreno sotto di loro. I rami degli alberi tremarono
spaventati.
Caroline cominciò a singhiozzare disperatamente
portandosi le mani nel viso. Ylenia sembrò rivolgere
a Elijah uno sguardo di piena sconfitta.
L’Originario allora la fulminò con uno sguardo
indecifrabile e poi scosse Briony con forza, come
se quello fosse l’unico modo che possedeva.
“Briony. Ehi, guardami. Guarda me.
Ascoltami.”
Il tentativo non servì granchè, tranne ad allontanare quel sonno intenso e a farle
alzare dolorosamente la testa. Gli occhi verdi di Briony era privi di
vita. Il viso scarno e condannato a quel triste epilogo.
Elijah non si arrese e le prese il viso tra le mani
gelide: “Andrà tutto bene hai capito? Devi restare sveglia”
Il dolore continuava a espandersi dentro il corpo di Briony, riducendolo in brandelli. Il viso si deformò in una
smorfia di puro dolore e abbassò mollemente la testa, andando di nuovo a sbattere contro il petto
di Elijah. Lui continuava a scuoterla e a indurla a guardarlo.
“Ti prego, resta con noi. Resta con me”
Quell’implorazione le fece più male del dolore fisico. Cercò di trovare la
forza di respirare, inutilmente.
Sentiva i singhiozzi disperati di Caroline, la pena
nel volto sconfitto di Ylenia anch’esso rigato
da lacrime. Il più determinato e il meno restio ad arrendersi era Elijah, che
continuava a toccare il viso di Briony e a tenerla stretta tra le braccia, come se lui fosse
l’unico scoglio a proteggerla da quella tempesta di morte.
Ma la morte stava arrivando. Lei la poteva sentire,
era fredda come il ghiaccio. I polmoni di Briony esplosero in un singhiozzo.
All’improvviso qualcosa balenò nella testa di Ylenia che alzò il viso, mossa da una speranza incresciosa.
“Aspettate.. quando Elena è stata uccisa durante il rituale, poi alla fine è
riuscita a sopravvivere. Giusto? Come?”
Guardò sia Elijah che Caroline aspettando una
risposta, ma fu la vampira tra un singhiozzo e l’altro a rispondere: “John, suo
padre, si è sacrificato per lei. Le ha donato la sua vita”
Gli occhi di Ylenia brillarono “Potremmo tentare se facciamo in fretta”
Caroline assentì subito con la testa incurante che
forse sarebbe stato suo padre a pagarne le conseguenze. “No intendevo sua
madre, Maggie” Parlò la strega come se le avesse letto nel
pensiero.
“Se si opporrà la costringerò a farlo. In qualunque
modo la tirerò fuori da casa sua e la soggiogherò” La voce che fuoriuscì da
Elijah apparve glaciale come se avesse appena accettato una sfida personale.
Era disposto a fare qualunque cosa.
Ylenia però scosse la
testa: “No. Per certi incantesimi ci vuole il massimo consenso dalla parte più
debole. Non deve essere soggiogata da poteri esterni altrimenti non si fa
nulla”
Se non fosse stata tanto male, Briony si sarebbe piegata in due dalle risate.
Sua madre che si sacrificava per lei di sua spontanea
volontà? Una vera barzelletta.
“Non lo faranno mai! Nessuno dei due! Se ne sono
sempre fregati di lei!” Sbottò Caroline in un’altra crisi isterica. Ma non
c’era nessun rimprovero nella sua voce, era semplice realismo. Tutti quanti lo
sapevano.
Elijah, dopo aver sentito che Maggie o Bill non potevano essere soggiogati ai suoi fini,
ritornò pallido come prima. Gli occhi privi di speranza. Se avesse avuto un
cuore normale probabilmente questo avrebbe perso dei battiti.
Briony un minuto prima
sul punto di ridere ora invece aveva voglia di lasciarsi andare alle lacrime.
Era inutile lottare, non c’era speranza. Era finita.
Dopo tutto ciò che avevano passato, sarebbe finita
così. A stento riusciva a crederci, a non provare rabbia per l’impulso di voler
vivere. Di non volerli lasciare.
Ylenia però non sembrava
dello stesso parere: “No vedrete, riuscirò a convincerla. Elijah non c’è tempo
da perdere, dobbiamo andare subito da lei”
A sentire il suo piano, Briony traballò e sembrò rinascere:
“No” esclamò all’improvviso come cercasse aria prima
di affogare. L’ultima cosa che voleva in quel momento disperato era
che lui la lasciasse. Se lui lo avesse fatto, se non avesse più sentito le sue
braccia attorno a sé, era sicura che non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. Era
lui ad aiutarla a farlo.
Si aggrappò debolmente al petto di Elijah, come se lei
indossasse una catena al collo che la faceva sprofondare giù; si aggrappò a lui
come ad un ultimo appiglio prima di rimanerne impiccata.
Ylenia sembrò averlo
intuito e senza tanti preamboli si rivolse a Caroline: “Avrò bisogno di te e
delle tue gambe. Senza il tuo aiuto non posso arrivare da Maggie in tempo”
La vampira annuì debolmente. Non aveva smesso un
attimo di piangere. Briony avrebbe tanto
voluto rincuorarla ma sembrava non trovare le labbra per parlare.
La strega invece si avvicinò a Briony, inginocchiandosi e le accarezzò la spalla come a
infonderle coraggio:
“La ferita ha lambito un’arteria che va dritto
al cuore. Per fortuna non ha colpito direttamente il cuore altrimenti il tempo
sarebbe già scaduto. Cerca di tenerla dritta con la schiena, di farla parlare,
non muoverla, qualunque cosa ma non deve addormentarsi. Non si risveglierebbe
più”
Briony ascoltava con
angoscia le parole di Ylenia, senza però vederla. Intuì l’espressione seria che
doveva aver indossato Elijah il quale non rispose. Non c’era bisogno di troppe
parole. Lui forse tra tutti era quello che più la voleva in vita, che non
sopportava l’immagine della morte accanto a lei.
La sua anima era sempre stata preziosa per lui e
vederla sparire tra le sue mani gli avrebbe arrecato un dolore sordo e
intollerabile.
Briony sentì dei passi
veloci allontanarsi per poi scomparire all’interno della foresta.
Non c’era comunque silenzio perché Briony respirava frettolosamente per via del male acuto.
Elijah invece sembrava non respirare affatto.
Il vampiro sembrò riprendere vita dalla presa che creò
sul viso di Briony per guardarla.
Di nuovo lei fu turbata dalla sua espressione. Non l’avrebbe mai dimenticata.
L’angoscia
che lo attanagliava era più forte di qualsiasi altra sensazione mai
provata. “Andrà tutto bene” cercò di dire lui guardandola negli occhi; sembrò
incatenare la sua anima per impedirle di andarsene via.
“Sì..”
riuscì a rispondere lei con un fil di voce, sperando di non svenire da un
momento all’altro. A dispetto della calma che Elijah voleva a tutti
i costi mostrare, lei vide la sua
espressione devastata dal dolore. Sembrò artigliante come lo stesso pugnale che
l’aveva colpita.
Con un debole sospiro Briony si abbandonò
sopra la sua spalla. Lui la cinse in un freddo abbraccio.
Le palpebre di lei si abbassavano ripetutamente. Il pallore era evidente
sul suo viso così come lo sforzo di non gridare per il dolore che le fracassava
ogni cellula.
“Lo sai il perché..” mormorò lei all'improvviso a stento.
“Perché sto per morire. Tutti quelli come me sono morti prima di compiere
il loro dovere. E ora sta accadendo lo stesso a me, come se fosse giusto così
alla fine...”
La risposta di Elijah venne decisa:
“Io non ti lascerò morire Briony”
Lei continuò come se non l'avesse sentito. Parlare le costava uno sforzo
enorme ma desiderava farlo prima della fine.
“Tu continuerai a vivere, nessun male ti verrà arreccato.. né a te né alla tua famiglia. Un po’ è
incoraggiante che io non patirò più la pena di poterti fare del male così
facilmente.”
Percepì Elijah scuotere la testa. Lei rimaneva appoggiata alla sua spalla,
col viso girato rivolto verso la foresta. C'era una tale quiete. Non più urla.
“Non
devi mai pentirti di essere quello che sei.” mormorò Elijah girando lo sguardo
verso di lei, anche se quest'ultima non ricambiò perché priva di forze. Lo
sguardo di Elijah era inciso da una profonda pena. Le emozioni umane sembravano
squarciarlo.
Lacrime
abbondanti sgorgarono dagli occhi di Briony. Lei
non riuscì a evitare il loro corso per questo la voce risuonò così rotta.
"Ogni
passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare era un passo verso di te.
E non per ucciderti, non per quello…”
Nonostante
ciò che pensava di se stessa, aveva la piena certezza in quel momento
doloroso che entrambi si stavano aspettando a vicenda. Erano l'uno parte dell'altra
fin dai tempi remoti. Entrambi avevano vissuto con un buco incolmabile nel
petto, rendendosene però conto solo quando si erano conosciuti.
Solo
allora quel buco aveva cominciato a pulsare per davvero, e
piano piano si era richiuso come se la ferita non si fosse mai
spalancata.
Briony chiuse gli occhi sentendo i sensi intorpidirsi.
Eppure la ferita alla schiena bruciava come non mai.
Sentiva
un sapore metallico. “Come fai a resistere? C’è sangue ovunque.. come fai?”
domandò priva di forze.
Il
viso di Elijah si scavò nell'agonia, ma non per la sete. Sembrava non provasse
il benché minimo istinto animalesco, come se la sua parte demoniaca fosse stata
soppiantata, sconfitta da qualcosa più ardente e profonda.
Elijah
le accarezzò i capelli con delicatezza umana.
“Non
ti toccherò con un dito, te lo giuro”
Briony si lasciò sfuggire un respiro mozzato. Elijah
appoggiò il viso contro la sua testa.
Lei
riuscì ad appoggiare la mano sulla spalla dell’Originario:
“Non… non buttare via la tua umanità anche se io non ci
sarò più. Non devi farlo ti prego. Non aggiungere al tuo dolore altro odio,
altra glacialità…promettimelo ti prego.” la
voce le venne meno.
Qualcosa
all'interno del petto di Elijah scricchiolò. Era un dolore incessante per lui.
Perfino per lui.
Briony strinse la presa in ultimo disperato sforzo.
“Promettimi
che non tornerai a far spegnere il tuo cuore, promettimelo” Di nuovo la voce
rotta. Le palpebre continuavano ad abbassarsi.
"Briony.." bisbigliò lui quasi fosse l'unica cosa in
grado di pronunciare.
Poi
lei udì qualcos'altro. Era un suono diverso. Non l'aveva mai sentito, non da
lui. Provò un immensa pena nel sentirlo in quella desolazione.
Era
il suono di una lacrima. Una lacrima solitaria che non apparteneva a lei,
apparteneva a lui. Dopo mille anni una piccola goccia che rappresentava la sua
vera anima tornò a bagnare il viso di Elijah, scavò un sentiero di fuoco in
quel volto di ghiaccio.
Quanto
potere aveva una singola e solitaria lacrima.
Briony respirò a fatica, provò un immenso rammarico nel
non poter alleviare il dolore di Elijah, tentare almeno di prendere quella
lacrima che costituiva la grandezza del suo dolore. Ma non ci riusciva. Non
riusciva a muoversi e nemmeno più a parlare.
Lo
strazio era completo. Il respiro confuso e la sua debolezza ne era la prova.
Elijah
mise poi il viso contro la spalla di Briony.
Stranamente non le fece male; le fece male qualcos’altro.
Qualcosa
bagnò la sua pelle. Provò la sensazione che non era frutto della sua
immaginazione e nemmeno pioggia invisibile.
Le
faceva così male perché non voleva che lui piangesse. Era un suono troppo
triste.
Elijah
non emetteva comunque fiato, sembrava divorato mentre la stringeva.
Briony temette di non farcela più. Sentiva le mani
crudeli della morte ghermirla per afferrarla a sé.
Ma
lei non voleva. Cercò di far battere il suo cuore ormai dilaniato.
"Non
voglio morire" bisbigliò stringendo gli occhi a causa delle lacrime. Curvò
il viso con fare malinconico all'interno della spalla del vampiro.
Elijah
alzò il viso. Aprì la bocca, e il respiro che fuoriuscì era spezzato a causa di
quelle piccole lacrime che lui non era riuscito a fermare.
Contemporaneamente
mise una mano sulla nuca di Briony come
per tranquillizzarla.
Sperò
con tutto se stesso che Ylenia ce la
facesse.
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"Come
diavolo é potuta accadere una cosa del genere?" sbottò Maggie serrando i pugni.
"Adesso
non c'é tempo per le spiegazioni, mi serve il tuo aiuto" rispose Ylenia facendosi avanti e con le mani giunte.
"Hai
parlato di un incantesimo. Parlamene"
Fuori
dalla porta spalancata c'era Caroline. Il viso serrato dal terrore al pensiero
che Briony potesse morire. Non avrebbe mai
sopportato di perdere la sorella. Il suo cuore di vampiro sembrò raddoppiare il
dolore. Piantò i piedi per far capire che non c'era tempo per le congetture.
"Dovrei
sacrificarmi per un mostro?" domandò Maggie con
perfetta calma.
"E’
tua figlia!" rispose Ylenia in preda
alla rabbia.
"Che
però non ha nulla di umano! La mia figliola é venuta infatti qualche ora fa a
urlarmi il suo odio e di starle alla larga. Beh tanti saluti allora"
Maggie si girò ma Ylenia la
prese per le spalle per farla voltare:
"Se
l'hai vista allora avrai capito quanto Briony sia
buona e quanto meriti di vivere. Ammettilo una buona volta!"
Maggie trasalì e la strega non si fece sfuggire
l'occasione. Intuiva che Maggie era rimasta
turbata dall'incontro con la figlia e che fosse almeno dispiaciuta per la sua
situazione. Doveva scavare più a fondo.
"Tu
sai che ho ragione"
Maggie chiuse gli occhi sospirando, poi li riaprì:
"Senti
io acconsentirei se poi tu potessi impedire a mia figlia di trasformarsi in un
mostro. Ma non é così, più volte mi hai ripetuto che non c'é speranza. Adesso
cos'è cambiato?"
Fu
Caroline a parlare:
"Briony non si merita di morire! Ha sempre anteposto il
bene degli altri al suo!"
Maggie però scosse la testa:
"E’
sbagliato.. Salvare un mostro e io…. Magari é
così che deve andare"
"Allora
malora il destino! Fai come Ylenia ti dice
altrimenti butto giù la casa!" gridò Caroline furibonda infilando le
unghie sugli stipiti della porta.
Ylenia si voltò verso la vampira facendole segno di
calmarsi, poi guardò Maggie:
"Maggie so che in cuor tuo vuoi il bene di tua figlia."
"Certo
che lo voglio, ma é impossibile ottenerlo"
“Insomma!”
Caroline ruggì di nuovo.
“Ti
giuro che non sarà un sacrificio vano. Se dimostrerai a tua figlia almeno un
pizzico di bene, lei avrà una forza in più per combattere… tu
sai che lei non è un mostro. Se l’hai vista te ne sarai sicuramente resa conto”
Di
nuovo Maggie trasalì. Ylenia era sicura di tastare il terreno giusto, perché
la donna non era uscita impassibile dall'incontro con la figlia. Qualcosa si
era mosso in lei.
Maggie tuttavia disse:
“Quello
che penso io non conta. Contano i fatti, e tu e io sappiamo come andrà a
finire. E’ inutile tergiversare. Un modo per salvare mia figlia dici? Lo vorrei
davvero tanto!” alzò all'improvviso la voce.
Ylenia allora capì qual'era il punto focale: se Briony fosse stata normale, Maggie avrebbe
acconsentito senza esitazioni. Se ci fosse stato un incantesimo o una speranza
per impedire a Briony di essere quello che
era, avrebbe acconsentito.
Ma
purtroppo quei due casi non combaciavano con la realtà. Maggie aveva cercato numerose volte la maniera per
salvare la figlia da quel destino crudele, aveva affidato a Ylenia il compito di sorvegliarla e aiutarla. Ma
c'erano zero probabilità e Maggie risultava
così sfiancata in quel momento a causa di ciò.
“Ma
non esiste alcun modo Ylenia. Anche se ora attui
l’incantesimo, comunque non cambierai le cose! La farai vivere per un po’ e
dopo diventerà come gli altri! So che è così, credi che mi faccia piacere dire
queste cose? Vedere mia figlia così? Sul punto di morte e non poter fare
niente?”
“Ma
tu puoi farlo! Qualunque genitore lo farebbe!” ribatté Ylenia ancora.
Maggie diventò un blocco di ghiaccio. La voce era calma
come prima:
“Ho
perso i miei diritti di madre il giorno in cui ho abbandonato Briony”
Ylenia si sentì tremare:
“Quindi
non acconsenti?” Il suo era un sussurro.
Maggie non parlò, guardò la strega con sguardo
rammaricato poi abbassò lo sguardo.
Caroline
era pallida con la bocca spalancata.
Ylenia debolmente si arrese. Non c'era più alcuna
speranza
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Un
cielo blu come gli occhi della morte
Elijah la
stringeva al freddo tra le sue braccia. Briony sentiva
il gelo pervaderle le ossa e quando sospirò le fuoriuscì un respiro gelato.
Non
sentiva più male. Non sentiva più niente adesso. Almeno la tortura fisica era
finita. Quella dell’anima però era in agguato, sempre persistente.
Era
la sofferenza paralizzante che aveva sentito quando dagli occhi neri di Elijah
erano fuoriuscite delle lacrime. Non le aveva mai viste prima d’ora in lui, e
non voleva che l’ultima cosa che ricordasse fossero quelle lacrime che lei
aveva scatenato.
Le
facevano troppo male anche se non riusciva a muoversi per vederle, ma le aveva
sentite comunque, come se avessero pianto sul suo animo. L'ultima cosa che
voleva era che lui soffrisse.
Un
braccio di Elijah le cingeva la schiena, una mano era fra i suoi capelli. Tutto
il suo corpo era teso, privo di vita.
Briony ricordò la sua espressione quando lo aveva
guardato l’ultima volta. Poteva solo immaginare quanto quell’agonia fosse
peggiorata nel suo bellissimo viso.
Volle
fare un ultimo sforzo.
Non
aveva più forza fisica come se fosse in trans ma doveva farlo.
Voleva
alzare il viso e guardarlo. Voleva raccogliere quelle lacrime e sussurrargli di
non essere triste. Voleva dirgli un’ultima volta che lo amava.
Cercò
di deglutire mentre gli occhi si ostinavano a rimanere chiusi. Mosse
piano piano il viso verso Elijah.
Ad
ogni secondo sentiva qualcosa di potente invaderle l’anima. Sapeva cos’era e ne
ebbe paura. Le sembrava di cadere giù. Come se l’acqua del mare esplodesse sotto
di lei, sommergendola. Elijah però continuava a stringerla nel suo freddo
abbraccio.
Il
buio le riempì all'improvviso gli occhi. Eppure lei nella sua mente riusciva a
guardare Elijah. Lo vedeva e faceva più male dell’oceano che scagliava la sua
ira su di lei. Faceva così male. Faceva così male la sua agonia che avrebbe
avuto vita immortale.
Nonostante
tutto, il viso si mosse molto lentamente verso Elijah. Le parole però non le
salirono alle labbra. Rimanevano incatenate dentro di lei.
Il
naso si scontrò contro il collo gelido del vampiro, che rimaneva immobile come
una statua morta.
La
tristezza forse sarebbe nettamente diminuita se fosse morta portando con sé
l’immagine di lui ancora fissa negli occhi.
Poi
quell’oceano la spinse giù del tutto. Il cuore sembrò inabissarsi dentro di
esso, come se fosse un orologio ma le lancette non funzionavano più.
Il
buio questa volta coprì ogni cosa.
La
mano di Briony, un secondo prima sulla spalla di
Elijah, scese con delicata lentezza fino a terra.
Il
braccialetto che portava al polso si sciolse e cadde a terra, facendolo
tintinnare.
Il
rumore di quell’oggetto che precipitava nel buio fu per il cuore di Elijah come
un rintocco funebre. Il suo cuore sembrò collassare.
Le
mani andarono sulle spalle di Briony come
se in qualche modo volesse cercare dei segni di vita.
“Briony..?” quel sussurro fece fatica a lasciare le sue
labbra.
Il
viso di Elijah era indecifrabile. Ogni espressione era scivolata via.
Non
sentendola rispondere in alcun modo, Elijah scattò come una molla, quasi fosse
risorto dalle sue stesse macerie.
La
prese per le spalle con più forza per guardarla dritto in faccia, la chiamò con
eguale intensità. L’allarme nella voce. L'orrore e la pena nel volto.
Ma
sembrava come se avesse una bambola di cera fra le braccia. Le bambole non
parlano e non vivono.
Eppure
quel corpo privo di vita gli sembrò così pesante che la schiena curvò
dolorosamente in avanti mentre le braccia depositarono automaticamente il corpo
giù a terra. Gli occhi devastati e increduli, la linea della bocca seguiva
quelle emozioni dilanianti mentre guardava quel corpo privo di vita.
Nelle
labbra bianche di Briony stava vivendo un
silenzioso ti amo. Quel ti amo che non era riuscita a dire.
Il
dolore investì e scaraventò l’anima di Elijah in un luogo desolato e
sconosciuto. La chiamò di nuovo con urgenza, la sua mano toccava la guancia
gelida della ragazza, un braccio si depositò sotto la sua nuca.
Ma
non ci fu nulla.
Elijah
piombò in una cupa disperazione silenziosa, il volto tormentato dal dolore come
pugnalato al cuore.
Gli
occhi di Briony rimanevano chiusi. Ogni
cosa era finita. I sogni e la realtà infranti, lasciando il posto a
un vuoto immenso.
-----------------*************-------------
Briony sentiva il suo corpo precipitare in un oblio.
Non serviva più ormai respirare, era come se stesse passando i secondi ad
affogare. Le sembrò alla fine di schiantarsi contro qualcosa di duro.
La
morte era arrivata e... aveva i suoi occhi. Gli occhi di
Elijah.
Tutti
era buio e nero.
In
qualche maniera sentiva ancora la presenza del vampiro.
Udì
perfino la sua voce. Come se la mente riuscisse ad evocare la voce di chi aveva
amato di più in vita, per aiutarla ad affrontare l'agonia della morte.
E
qualcos'altro ancora.. Le sue lacrime. Quel suono non se ne era ancora andato e
la lacerava a fondo nel petto.
Quello
era l'inferno. Il dolore di Elijah la annientava come nessun altro.
Briony si girò poi dall'altra parte, come catturata da
qualcosa. Una luce si stava espandendo in lontananza coma la soglia di una
porta che si apriva nelle tenebre. Allungò il collo incuriosita e attirata da
quella luce.
Era
il paradiso? Non ne era sicura, da quel che aveva capito lei dopo la morte era
destinata solo al nulla.
Qualcosa
sembrava aspettarla oltre quella soglia, lo sentiva. Voleva andare a vedere.
Ma
dall'altra parte udì ancora una voce per la quale sarebbe stata disposta a
morire due volte.
Il
suo nome.
Quella
voce lo ripeteva incessantemente ancora, e ancora.
Sentì
quella voce guidarla verso l'unico paradiso che desiderava. Perché lei non
voleva restare lì.
Guardò
un'ultima volta quella luce in lontananza che la voleva ancora catturare.
Lei
disperatamente le diede le spalle e cercò di risalire dall'oblio.
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L'agonia
tetra che si scorgeva nel volto di Elijah era indescrivibile. Non esistevano
parole in grado di esprimerlo. Paralizzato dalla sofferenza mentre ancora
stringeva il corpo di Briony tra le
braccia. Quasi non volesse lasciarla andare via o non si capacitasse di ciò che
era successo.
Si
sentiva vuoto. Non sentiva il vento, non sentiva l'odore del sangue. Solo
sofferenza e un gran senso di vuoto.
Il
viso era duramente scavato, come se le lacrime avessero avuto la forza di
indebolirlo e spremerlo, mentre le mani avevano solo la forza di raccoglierle
un ciuffo di capelli ricaduto sul viso di Briony.
Non emetteva il benché minimo sospiro anche se la labbra sembravano prendessero
forma per farlo. Aveva sentito anche lui la vita fluirgli via, come un qualcosa
che ti spezza e non riuscirai più a guarire.
All'improvviso
però un rumore acuto lo ristabilì. Briony improvvisamente
aprì gli occhi e la bocca come se cercasse disperatamente l'aria.
Elijah
trasalì colto letteralmente alla sprovvista. Gli occhi erano sgranati, si rizzò
sulla schiena imperterrito, mentre lei faticava a respirare e si guardava
attorno spaesata.
"Briony?"La voce velata da una speranza a cui non
voleva credere.
Lei
finalmente lo guardò. Gli occhi verdi si accesero all'istante.
"Elijah"
Lui
la guardò come se fosse un fantasma, ma le ombre del suo animo sembrarono
diradarsi. Quel peso che si portava nel petto scomparve.
Le
prese il viso con una mano e in un attimo premette le labbra sulle sue. Erano
entrambe gelide ma sembrarono trovare calore l'uno dall'altra.
Briony sentì delle lacrime di gioia rigarle il viso e
mai prima d'allora fu così felice di piangere.
Sorrise
sulle labbra di Elijah e quando si staccarono lei gli toccò il viso,
dissetandosi della sua vista, come per capacitarsi che non era solo un sogno.
Elijah
la fissava ancora incredulo ma poi le sorrise. Un raggio di sole sembrò aver
perforato le nubi del suo animo.
Non
c'era più dolore, non c'era più male.
Briony si sentiva integra.
Il
cielo era ritornato a splendere.
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Si
risvegliò nel suo letto con le gambe mezze intorpidite. Ebbe la sensazione di
aver dormito per giorni infatti la vista si era annebbiata. Riuscì però a
sentire una mano gelida sfiorarle la sua e finalmente vide Elijah, seduto vicino
a lei al suo fianco.
Dall'altro
lato del letto c'era Caroline che le accarezzava dolcemente i capelli. Vicino a
lei c'era Ylenia, il viso abbronzato risplendeva
e fissava Briony come se fosse un medico
esperto.
Ai
piedi del letto c'era anche Stefan. Rivolgeva
a Briony un sorriso amichevole e aveva le
braccia dietro la schiena.
Briony tirò un filo di sollievo nel vederlo incolume
perché aveva creduto che lui ci avesse rimesso le penne a causa della sua dieta
vegetariana. Per fortuna non era così.
Rivolse
loro un sorriso radioso. Di quelli che ti rendono felice di essere al mondo, di
avere accanto persone che ami.
"Sembra
che stiate assistendo un'ammalata" scherzò.
Ylenia si avvicinò: "Ti sei ripresa in
fretta, non hai rimasto cicatrici però hai preso numerose botte. É meglio che
ti riposi"
Briony sentiva ancora il mal di testa e il dolore alla
spalla, ma non ci diede molto peso.
"Spiegatemi
che é successo in città.. Stanno tutti bene?"
Stefan si fece avanti raccontando che gli ibridi di
Klaus avevano cercato lo scontro e poi sembrava che avessero perso il lume
della ragione e hanno dato fuoco alla città. Ci sono stati numerosi feriti. E
alcuni morti.
Briony trasalì: "Che fine ha fatto il ragazzino?
Quello che.." non riuscì a finire la frase.
Caroline
le disse che era scappato a gambe levate non appena l'aveva ferita. A giudicare
dalla faccia di Elijah, Briony intuì che
quel ragazzino poteva anche rifugiarsi ai confini della terra ma non sarebbe
mai andato abbastanza lontano da sfuggire alla sua furia.
E
non c'era da biasimarlo. Lei l'aveva graziato attraverso la commiserazione e
l'aveva ripagata con un'accoltellata alla schiena.
"Quanti
danni sono stati causati?"
"Meglio
non parlarne adesso Briony" rispose Ylenia attenta che non si stancasse.
La
ragazza si guardò attorno, sentendosi fortunata di avere ancora la casa. Ma era
meglio non cantare vittoria, sicuramente era andato distrutto qualcosa.
Elijah
le accarezzò le mani per attirare la sua attenzione.
"Briony, qualcuno qua fuori ti vorrebbe vedere. E se non te
la senti..."
Lei
lo guardò interrogativa e Elijah ricambiò lo sguardo: "Rebekah"
Briony tremò. Ma non perché aveva paura di lei ma aveva
paura del suo giudizio e di cosa avrebbe detto dopo l'ultima volta..
Si
morse il labbro: "Entra Rebekah" disse
a alta voce per invitarla in casa.
Dopo
qualche minuto sentì dei passi sulle scale. Vide una chioma bionda, un
bellissimo viso circondato da bellissimi occhi azzurri.
Solo
allora si rese conto quanto le fosse mancata.
Caroline
si irrigidì e storse il naso. Chiaramente non aveva cambiato
opinione sull'Originaria soprannominata da lei “la diavolessa”.
Elijah
guardava la sorella con sguardo indecifrabile.
"Sono
felice che tu stia bene" mormorò Rebekah con
la sua voce cristallina, fissandola titubante.
Briony le rivolse un sorriso mentre la vampira sembrò
tentennare nel parlare: "Mi dispiace per come mi sono comportata. Non
dovevo essere così dura"
Briony le fece un gesto con la mano per dirle che ormai
era passato. Rebekah le sorrise e si
avvicinò a lei senza indecisioni.
Elijah
guardò la sorella e poi tornò a fissare Briony.
Le tornò il mente l'espressione di lui quando credeva che stesse morendo.
Quando l'aveva conosciuto credeva che non avesse nulla a che fare con la
fragilità. Invece quando aveva visto quell'espressione capì di essersi
sbagliata e che era molto peggio della semplice fragilità. Sembrava che ogni
cosa di lui si fosse rotta.
Lei
gli toccò la mano.
Briony in quel momento si sentì felice, perfetta. I
suoi amici, la sua famiglia, Elijah... Per stare con loro, valeva la pena combattere
atrocemente per risalire dall'oblio nella quale era precipitata.
Ma
quando il suo sguardo cadde su quello di Ylenia la
serenità scomparve. Non tutto era perfetto.
Briony si rabbuiò e l'amica abbassò la testa non
dicendo una parola.
Briony allora cercò di alzare il busto ma venne fermata
da un dolore lancinante alla testa. Ebbe una smorfia di dolore.
"Non
ti affaticare. Ricordati che eri morta ed é meglio non correre rischi"
disse Caroline col suo solito tatto, fermandola.
Elijah
si alzò e il suo sguardo divenne all'improvviso duro e tetro. Come se la sua
mente gli stesse inviando immagini di Briony in
punto di morte, le innumerevoli ferite, la pena e il dolore.
Si
irrigidì.
"Bastardo"
mormorò duramente continuando a fissare Briony.
Rebekah guardò il fratello allarmata: "Che hai
intenzione di fare?"
Elijah
non la degnò neanche di una parola: la risposta stava scavata nel viso.
Briony lo fissò preoccupata ma ci pensò Rebekah: "Quasi tutti gli ibridi sono stati
annientati. Il peggio é passato e purtroppo vivendo in una città come Mystic Falls é da
mettere in conto questo genere di pericoli"
A
giudicare dall'occhiata torva di Elijah, lui aveva un'altra teoria in mente.
Briony si agitò nel letto: "Elijah.." Non
voleva che accadesse qualcos'altro di male, soprattutto a lui.
Il
vampiro la guardò con sguardo impenetrabile: "Tornerò presto" E si
chinò a baciarle la fronte. Briony non
riuscì a nascondere il suo turbamento ma lo lasciò andare, non distogliendo lo
sguardo fino a quando non fu svanito.
Sospirò
e tornò guardare la strega: "Ylenia, dimmi cosa
é successo ti prego"
La
donna si mise un capello dietro l'orecchio: "É meglio che non ci pensi
adesso. Devi riposare" disse poco convinta.
Briony però era di tutt'altro parere infatti fu sul
punto di alzarsi. Caroline la bloccò:
"Ferma
lì. Non ci provare nemmeno. Per una volta pensa a te stessa"
Briony sbuffò. "E Tyler? Dimmi almeno se lui sta
bene"
"Certo
che sì. É piuttosto malandato, ha avuto qualche commozione cerebrale ma si
riprende in fretta"
Briony sospirò sollevata: "Meno male"
"Ma
tu stavi per morire Briony.."
"Non
per colpa sua. É stato molto coraggioso."
"Ero
pervasa dalla paura.. Ero rimasta bloccata dalle fiamme ma per fortuna é
accorso Stefan ad aiutarmi. Dopo ho
scoperto che tu eri sparita e.."
"Non
ti libererai così facilmente di me sorellina"
Caroline
le sorrise e le diede un bacio sui capelli. Stefan si
avvicinò al gruppo dicendo che una cosa simile non sarebbe ricapitata mai più.
"Non
penso che dopo l'incontro con mio fratello, Klaus avrà più voglia di creare
ibridi" esclamò Rebekah convinta.
Briony sorrise nervosamente e poi tornò a
guardare Ylenia. Non riuscì a sorridere questa
volta.
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Klaus
se ne stava bello e beato a godersi un bicchiere di vino rosso disteso sul
divano.
I
suoi ibridi non erano ancora tornati a dargli notizie ma il ritardo non lo
spaventava, di certo stavano ultimando alla perfezione il lavoro che aveva loro
assegnato. Sorrise beffardo che entro poco avrebbe ricevuto la testa di Briony Forbes su un
piatto d'argento. Brindò anche alla prospettiva che tra poco si sarebbe anche
occupato di quella sgualdrina di Ylenia.
E questa volta avrebbe fatto lui stesso il lavoro. Sorrise al
pensiero mentre bevve.
Quasi quasi dovette
ammettere che il piano di Gwendolyn non era
male affatto.
Sentì
dei rumori. Era Elijah che entrava a passi lenti e soppesati nel salotto.
Klaus
alzò il sopracciglio vedendolo arrivare e si alzò: "Fratello. Non ti
aspettavo."
Lo
sguardo di Elijah era indecifrabile.
Klaus
lo guardò accigliato: "Hai qualcosa da dirmi?" domandò bevendo
l'ultimo sorso.
Elijah
gli diede un pugno in pieno viso, facendo esplodere il bicchiere sulla sua
bocca in mille pezzi, e Klaus cadde all'indietro. Elijah gli servì il
doppio facendo fracassare il corpo del fratello contro un tavolo.
Klaus
si alzò di colpo: "A cosa devo questo benvenuto?" ruggì imbestialito
pulendosi la bocca sporca di sangue.
Elijah
fece dei passi in avanti. Lo sguardo impenetrabile e pericoloso:
"Hai
mandato tutti i tuoi ibridi ad attaccarla... Non hai un brandello d'onore. Non
hai niente Klaus" mormorò in tono spregevole rendendosi conto di che pasta
era fatto il fratello e che non sarebbe mai cambiato.
Klaus
lo guardò beffardo: "Come prego?"
Elijah
lo prese per il bavero della giacca: "Dovrei ucciderti" sibilò con
uno sguardo che stava per prendere fuoco.
Klaus
sembrò allora perdere la pazienza e si tolse le mani del fratello di dosso:
"Non so a cosa ti riferisci. Se i miei
ibridi hanno fatto baraonda in città avranno avuto i loro motivi,
sicuramente Stefan e Damon Salvatore
avranno cercato delle rogne come al solito. Se la tua fidanzatina c'è andata di
mezzo non é un problema mio, se tu non riesci a proteggerla fatti qualche
domanda allora"
Elijah
lo afferrò rudemente per il collo spingendolo a velocità fulminante contro il
muro:
"E
ti aspetti che ci creda?"
Klaus
sembrò non patire alcun dolore infatti gli sorrise maligno: "Francamente
non mi interessa"
Si
levò di torno il fratello un'altra volta: "Briony non
è nulla per me. Perché dovrei volere la sua morte?"
Elijah
lo fissò con sguardo di ghiaccio: "Tu lo sai.."
"So
molte cose fratello ma per me in questo momento tu parli arabo"
Elijah digrugnì. Come aveva fatto Klaus a conoscere la
verità? Rebekah non poteva averlo fatto..
E Gwendolyn.. Lui sapeva quanto lei odiasse
Klaus, era la persona che più detestava al mondo; non aveva senso che gli
dicesse la verità su una cosa che poteva nuocergli. Il cuore però gli diceva
che non poteva più fidarsi della propria famiglia.
"Dov'é Gwendolyn?" domandò stizzito.
Klaus
scrollò le spalle:
"Non
lo so. Forse non l'hai notato ma quella ragazza mi evita come la peste
bubbonica"
Elijah
analizzò attentamente le sfumature del viso di Klaus, come se volesse leggergli
la mente: "Mi duole informarti che il tuo piano é andato in
fumo. Briony é viva."
Klaus
a suo credito non batté ciglio né ebbe alcun guizzo negli occhi. Erano tutte e
due statue di ghiaccio, ma l'inquadratura di Elijah era pericolosa e minacciosa
mentre avanzava.
"E
ti avverto.... Se oserai.."
"Mi
stai minacciando Elijah? Sulla base di cosa? E comunque sprechi fiato anche
perché non puoi uccidermi" rispose Klaus in segno di sfida.
Elijah
gli balzò addosso a velocità fulminante, ma Klaus non si fece prendere alla
sprovvista che infatti lo prese per il collo e lo spinse contro un tavolo che
cigolò per l'imminente forza.
Elijah
non si mostrò per nulla debole infatti allungò il braccio per afferrare con
forza il collo di Klaus.
La
voce risuonò glaciale, piena di minacce:
"Tu
toccala ancora.. e avrai di che pentirti. Ti do la mia parola"
Klaus
rise:
"Sei
ridicolo Elijah. Stai diventando un malato d'amore come Finn. Io non ho nulla contro la tua fidanzatina e se c'è
qualcuno che la vuole stecchita non sono io"
Detto
questo lasciò libero il fratello.
Elijah
lo guardava per nulla convinto. Intuiva che Klaus c'entrasse in qualche modo,
le coincidenze erano troppe anche se lui continuava a negare.
"Non
finisce qui" affermò lanciando un ultimo sguardo di fuoco a Klaus, per
fargli ricordare che non si sarebbe mai dimenticato di ciò che era successo.
Fece alcuni passi per andarsene.
"Per
me l'argomento é chiuso invece. Vuoi che civilizzi i miei ibridi come prova
della mia fiducia?" domandò Klaus ostentando la sua indifferenza.
Elijah
si voltò senza alcuna paura:
"No.
Se tu osi ancora crearne altri, strapperò loro il cuore all'istante"
Diede
le spalle al fratello ma la sua voce lo bloccò:
"Puoi
minacciare quanto vuoi ma tu non potresti mai metterti contro la tua famiglia
Elijah. Abbiamo un giuramento che ci lega, per sempre e oltre"
Elijah
si fermò a contemplare quelle parole e serrò il viso. Pensò di non degnare
Klaus di una risposta ma alla fine sorrise amaramente mentre scuoteva la testa.
"E
tu ti ricordi cos'è una famiglia Niklaus?"
domandò senza guardarlo.
Questa
volta fu lui a non ricevere risposta.
Il
cimitero era freddo. Come se le anime dei defunti fossero lì con loro.
Briony era di fronte alla tomba della madre. Con lei
c'erano Elijah e Ylenia.
Non
aveva portato dei fiori. Era venuta lì per avere risposte che anche dopo la
morte non riusciva ad ottenere.
"Perché?
Lei mi odiava, me l'ha sempre fatto capire. Perché allora si é sacrificata per
me?" domandò confusa stentando davvero a crederci, mentre i suoi occhi
guardavano la tomba spoglia della madre.
Fu Ylenia a rispondere: "Lei odiava ciò che
rappresenti. Voleva scappare dal mondo soprannaturale e con te accanto non ci
sarebbe mai riuscita. Disprezzava quel mondo, i vampiri, i mostri.. Per lei tu
eri una di loro e per questo aveva i paraocchi"
"E
quindi? Perché allora mi ha salvata? Dovrei sentirmi in debito con lei? Ha
tentato di uccidermi quando ero una bambina, non mi ha mai dimostrato amore, mi
ha sempre lasciata sola.. E adesso.. Cosa dovrei pensare?"
Briony non riusciva a vedere né provare niente. Il
classico dolore che una figlia prova dopo la morte della madre non arrivava.
Non riusciva a essere in debito con quella donna dopo tutto quello che aveva
subìto a causa sua, non provava nessun rammarico stando in quel luogo lugubre.
Come se il nome scritto sulla lapide fosse per lei sconosciuto. Era un mostro a
pensarla così?
Ylenia la guardò dritta negli occhi:
"Briony, la prima volta che ho conosciuto tua madre era una
donna distrutta che non aveva nulla per cui lottare. In qualche modo l'ho
capita perché era come me.. Sola. Senza una famiglia. Odiava il mondo
intero" Negli occhi neri di Ylenia si
nascondeva l'ombra di un'amicizia che era durata per anni, sia con alti e
bassi, ma almeno aveva soffocato un pò della
sua solitudine.
"Mi
aveva confidato che aveva abbandonato sua figlia perché non la riteneva
veramente sua.. Non essere una vera madre era stato il suo più grande
fallimento ma ormai era troppo tardi per tornare indietro ed era troppo
testarda per ammettere di aver sbagliato. Andava avanti autoconvincendosi che tu eri un mostro e che era stato
giusto così. Quando ha scoperto che io ero una strega molto potente si é messa
in fissa che forse potevo aiutarti, offrirti l'aiuto che lei non ti poteva dare
per troppo orgoglio e per.. Perché aveva paura."
Ylenia si voltò a guardare la tomba con un'espressione
malinconica.
"Ha
tenuto sempre un comportamento freddo ma era una maschera. Anche lei soffriva
ma non voleva darlo a vedere perché era nata per essere una donna forte. Quando
le ho detto che non c'erano speranze affinché tu cambiassi é ritornata peggio
di come era prima. Lanciava accuse contro di te definendoti con i peggior
appellativi, così in qualche modo avrebbe smesso di compiangersi per il suo
mancato lavoro di madre, e dando la colpa a te perché ti vedeva in una veste
sbagliata"
Briony ascoltava in silenzio non sapendo cosa dire né
cosa era giusto provare. Sembrava che nessun essere umano fosse immune dal
dolore, perfino sua madre. In qualche modo riusciva a capirlo ma lei? Sua madre
aveva mai mostrato comprensione per la figlia?
In
quel momento era troppo spaesata per riuscire a essere quella di sempre.
Perdonare tutto era troppo difficile.
Ylenia continuò:
"Forse
quando ti ha visto ha capito di aver fatto un errore madornale ma come al
solito non voleva ammetterlo. Ha sempre represso i suoi reali sentimenti."
Briony deglutì restando in silenzio. A dispetto delle
aspettative non riusciva a provare nulla per la madre, nulla. Continuava a
guardare la tomba con sguardo vuoto.
"Non
voglio giustificarla Briony. Maggie non é stata una buona madre, né una brava
moglie.. Ma alla fine.. Ha voluto fare ammenda di questo"
Briony guardò Ylenia.
Vedeva quanto la strega fosse sollevata che era finita così. Perché se doveva
scegliere avrebbe sempre scelto la vita di Briony contro
quella di Maggie. Aveva instaurato due amicizie
diverse, opposte. Quella con Briony era
molto più profonda e umana. Ma nonostante tutto la strega non riuscì a non
provare tristezza mentre guardava la tomba e ricordava quell'incontro che le
aveva di certo cambiato la vita.
"Lei
credeva che meritassi una possibilità?" domandò Briony ancora
sconcertata.
"Non
lo so.. Lei diceva una cosa poi ne faceva un'altra.. É sempre stata un
mistero" Ylenia lanciò un ultimo
sguardo triste alla tomba e se ne andò senza dir più una parola. Di certo una
delle cose che le due donne condividevano era trascinarsi un mistero addosso e
chiudersi ai propri sentimenti.
Briony la guardò allontanarsi. Aveva un miscuglio di
sensazioni addosso che andavano a nuocere la debolezza del suo fisico.
"Non
so come dovrei sentirmi adesso" mormorò Briony stringendosi
nelle spalle. Elijah fino ad allora non aveva detto una parola, era rimasto un
blocco di ghiaccio per tutto il tempo e si erano scambiate sì e no 4 parole in
croce durante il viaggio. Briony avrebbe
tanto voluto sapere che cosa era successo dopo che se ne andato da casa sua ma
Elijah non aveva proferito parola. Ma alla fine quando lui sarebbe stato pronto
gliene avrebbe parlato, non era il momento giusto di insistere.
Elijah
fece finta di prendere qualcosa per terra:
"Non
pentirti di essere viva, é una gioia a cui non rinuncerei mai" mormorò
alla fine alzando lo sguardo e sorridendole lievemente.
Briony tornò a guardare la lapide. In effetti doveva
essere felice di essere ancora viva, di poter vivere accanto alle persone che
amava.
Elijah
si alzò sempre guardandola. Le cinse le spalle con un braccio protettivo per
darle modo di scacciare la tristezza.
"E
siamo insieme."
Il
suo respiro le fece girare la testa.
E
lei all'improvviso si ricordò cosa significava sentirsi veramente vivi. Anche
durante il calvario della morte lei si era sentita viva tra le sue braccia, la
sua voce non l'aveva mai lasciata nemmeno per un istante.
Alzò
il viso per guardare Elijah dritto negli occhi. Non riusciva a scordare
l'immagine di lui mentre l'aveva vista morire, non riusciva nemmeno a darci un
nome al suo tormento.
"Credevi
di perdermi?"
Il
viso di Elijah si scavò. La voce era ruvida.
"Sì..
E giuro che non permetterò mai più che succeda"
Briony sospirò. Si strinse di più a lui, guardandolo
con dolcezza malinconica.
"Non
é stato nessun altro a salvarmi, sei stato tu. Sentivo la tua voce"
mormorò in un bisbiglio. Elijah la fissò con sguardo impenetrabile ma quelle
parole sembravano scavare dentro di lui.
Briony vide l'anima di Elijah trasparire in quegli occhi. Fu
tentata di toccarla, così come le loro anime si erano scontrate molto tempo
prima.
Alla
fine però abbassò lo sguardo, vinta da una tristezza improvvisa.
Elijah
le accarezzò la guancia col dorso della mano.
"Non
buttare via tutto con brutti pensieri allora"
Briony sorrise timidamente e tornò a guardare la
lapide: capì a cosa era dovuta quella tristezza improvvisa. Non provava nulla
per la madre però scioccamente le fuoriuscì una lacrima dagli occhi.
Aveva
fatto lo stesso errore di Elena? Capire veramente qualcuno solo dopo la morte?
No, Maggie non era lontanamente
paragonabile al suo amico John. Eppure quella lacrima scese.
"Scusami.
Solo questa volta, poi non piangerò più."
Si
morse il labbro e chinò il capo come se si stesse vergognando, ma Elijah la
prese tra le braccia e lei affondò il viso nel suo petto, come se ne ricavasse
conforto.
Ad
un tratto aprì gli occhi e scorse in lontananza una figura con un lungo
impermeabile grigio. Ebbe l' impressione che stesse guardando dalla loro parte
e così un improvviso gelo si impadronì di lei. Provò la netta sensazione che
non era ancora finita. Quella brutta storia sembrava non conoscere epilogo.
Quando
tornò a guardare, quella figura misteriosa non c'era più. Scomparsa.
Briony si strinse ancora di più a Elijah per scacciare
l'inquietudine. Il gelo venne sopraffatto.
Fine
capitolo.
Per
prima cosa attendo con ansia dei vostri commenti. Dalle scorse recensioni ho
capito che il capitolo precedente a questo é stato il vostro preferito in
assoluto e avevo una fifa nera di fare un disastro! Spero che questo capitolo
non vi abbia delusi e che sia stato all'altezza dell' altro e se così non é…… Ahimè mea culpa!
Spero che non mi abbandonerete ora che il viaggio si farà più
interessante Ihih
Perdonate
la lunghezza del capitolo, la mia idea era di concluderlo quando Briony sarebbe risorta ma poi ho pensato che il
prossimo capitolo volevo dedicarlo ai flashback di Ylenia quindi
ho proseguito.
Alcune
cose sicuramente non vi saranno chiare, come il piano dei due fratelli
malefici, ma spiegherò meglio tra 2 capitoli!
Come
ho detto nel prossimo ci saranno i flashback della nostra amata streghetta quindi vi consiglio di riprendere il
capitolo “Turning back time”!
Ringrazio
tutti a voi, a chi mi recensisce, a chi mi scrive in via privata, a chi legge e
ama la storia. In particolar modo ringrazio Sere Le Fay e
vi consigli di leggere la sua fanfic http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1155344
E
vi aspetto anche nella mia pagina Facebook! Vi
attendo in molti J http://www.facebook.com/pages/We-love-The-Vampire-Diaries-Always-and-Forever/283070235115435
Grazie
a tutti! Un bacione!