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Autore: elyforgotten    13/09/2012    11 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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Oh, Death,

Well I am Death, none can excel,

I’ll open the door to heaven or hell

Oh, Death, oh Death,

My name is Death and the end is here…

 

18 CAPITOLO

 

 

Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto.
E se così fosse, mille molte vorrei nascere per mille volte ancor morire.

W. Shakespeare

 

Il fuoco era ovunque, gli alberi sembravano ammassati dalle fiamme e se non fosse rimasta in macchina Briony sarebbe soffocata a causa del fumo, che aveva l’aspetto di poterle strangolare la gola.

Sgranò gli occhi in preda al terrore, all’incredulità, e alla paura perché non era mai successa una cosa del genere. Tra tutto ciò che di brutto era capitato a Mystic Falls, mai una cosa del genere era accaduta. Non era un banale incendio perché ogni cosa sembrava andare a fuoco: le fiamme diradavano in ogni oggetto, in ogni cosa, persino l’aria sembrava essere costituita dal fuoco. L’entrata di Mystic Falls dava al palazzo comunale: totalmente in fiamme. A qualche giro d’isolati c’era il Grill, anche quello in fiamme sebbene alcuni ragazzi cercavano di fare il meglio che potevano con gli estintori d’acqua, ma le fiamme sembravano aumentare invece che di diminuire.

A dispetto di tutto, negli occhi di Elijah invece non correva la benché minima paura o tentennamento. In quella situazione d’emergenza la calma e la lucidità era d’obbligo, e lui ne possedeva a varietà, utilizzandole nei momenti più opportuni e dove ricorreva.

Briony, ti porto lontano da qui ora. Poi io ritornerò e cercherò di vederci chiaro in questa faccenda. Ma prima devo portarti al sicuro” La voce che fuoruscì dalle labbra serrate di Elijah era chiara e diplomatica. Lo sguardo dritto verso le fiamme di fronte a sé mentre le mani sul cambio intente a fare un’inversione di marcia.

Briony sembrò ora ristabilirsi e riconnettersi alla realtà, dimenticando la paura e quelle fiamme.

“Cosa? No! Non possiamo andarcene lasciandoli da soli e senza dare una mano! Io saprò cavarmela!” sentenziò lei cercando di darsi un tono e per far ragionare Elijah.

Come poteva voltare le  spalle alla sua città, ai suoi amici mentre le fiamme bruciavano ogni cosa? C’erano le loro famiglie lì, diamine!

Elijah si voltò verso di lei, fulminandola con uno sguardo duro: “Non mi sembra il momento di fare l’eroina. E’ troppo pericoloso, non posso concentrarmi se devo pensare a proteggere te”

Briony si rizzò sulla schiena, non distogliendo mai lo sguardo deciso da lui: “Io non voglio andarmene con la coda tra le gambe. Rimarrò a dare una mano che tu lo voglia o no”

L’espressione di Elijah si indurì fino a scavarsi: “Non se ne parla neanche.” Senza mezzi termini inserì la retro marcia con forza, ma Briony cercò di impedirglielo serrrandogli la mano

“Per favore stiamo solo perdendo tempo! Dobbiamo fare qualcosa, subito!” urlò disperata guardando le fiamme salire più in alto verso il cielo. Ma in verità il coraggio totale di scendere e di immergersi in mezzo a tutto quel rosso, che sembrava lingue di sangue, sembrò diluirsi in lei fino a scomparire.

Era da pazzi farlo, la soluzione più plausibile era andarsene e chiamare i pompieri. Era inutile fare degli azzardi che potevano costare la propria vita.

Un lampo improvviso però le squarciò la mente. Fuoco. Vampiri.

“Caroline.. il fuoco può uccidere i vampiri!” esclamò Briony senza voce, col cuore in agonia e raggelandosi nel ricordare quella scoperta. Il fiato le si mozzò in gola ma non le importò perché finalmente la mano, prima tremante sulla portiera, questa volta la aprì con decisione e Briony scese dall’auto in un balzo.

Briony!” Elijah urlò con tono sorpreso, ordinandole di tornare in macchina, al sicuro, ma lei rimaneva immobile a fissare le fiamme attorno a sé che sembravano inghiottire ogni cosa. La paura ritornò e la paralizzò, non sapendo dove andare né cosa fare. Sentì la portiera dell’auto aprirsi e chiudersi con violenza, poi dei passi avvicinarsi. Una mano gelida le bloccò il braccio.

“Cosa pensi di fare?”

Il sibilo che le arrivò all’orecchio la paralizzò di più, ma quando Elijah cercò di strattonarla lei piantò i piedi nel terreno dicendo ancora che non potevano andarsene senza fare nulla.

Elijah la guardò con sguardo durissimo, lo stesso sguardo che aveva quando impartiva gli ordini e quando qualcuno disobbediva spudoratamente. “Non potrai comunque essere di alcun aiuto qui. Potrai soltanto farti male, e cosa ne ricaveresti? Nulla”

Briony scosse la testa mentre lo sguardo vagava per lo strada, dove gente urlava e piangeva in preda al terrore portandosi le mani nei capelli. Altri coraggiosi cercavano di spegnere il fuoco con acqua e terra, ma il fuoco era troppo potente.

Fece dei passi in avanti incurante della mano di Elijah serrata sul suo braccio. “Non posso andarmene tutta bella tranquilla mentre forse mia sorella o i miei amici o te andate a fuoco!” gridò incollerita, cercando in qualche modo di rendersi utile e di non risultare sempre un pericolo o una fonte di guai.

Elijah la guardò serrato, come se le sue proteste non servissero a nulla, ma il suo viso poi vagò verso la strada e i suoi occhi inquadrarono due tizi che invece di aiutare, creavano baraonda come se godessero di quel caos. Nell’oscurità di un vicolo stavano infierendo su qualcuno, un’umana indifesa. Era chiaro come il sole che quei due tizi era degli ibridi. Li aveva riconosciuti, erano ibridi di Klaus.

“Che diavolo ha combinato mio fratello?” sibilò tra i denti guardandosi attorno, come se si aspettasse di trovarsi altri ibridi che creavano tutto quel casino. L’idea che fossero loro gli artefici gli balenò nella mente e non l’abbandonò. Il suo corpo si spostò su se stesso come per studiare le conseguenze di quell’incendio e come fare a prevenirlo.

Anche Briony si era accorta che qualcosa non andava, che in mezzo a persone urlanti e spaventate, ce ne erano altre calme e euforiche che quasi godevano di quello spettacolo.

“Non possiamo andarcene. Dobbiamo fare qualcosa, subito!” disse ancora rimanendo stretta al braccio di Elijah.

Lui serrò il braccio di Briony fino  a stritolarla, ma dall’espressione del suo viso lei intuì che Elijah non era più deciso come prima e stava tentennando sulla sua decisione. Sembrava stesse pensando a migliaia di soluzioni plausibili ma nessuna comunque gli andava bene.

“Cristo!” imprecò lui tra sé e sé. Ma poi alla fine si decise e guardò Briony dritto negli occhi

“Stai sempre vicino a me, e non fare nessuna mossa stupida chiaro?” Il suo era un ordine ben preciso. Ma i suoi occhi trapelavano tutto il suo bisogno di volerla proteggere da quel male.

Briony ritornò a respirare, ringraziandolo con lo sguardo e promettendogli così di essere prudente.

Si strinse al suo fianco, guardando con shock le fiamme mangiare le case e gli alberi, poi Elijah si avviò e lei lo seguì come se fossero incollati, cercando di evitare i punti più esposti alle fiamme. Dalla tasca prese il cellulare e compose il numero di sua sorella, di Liz, e il numero dei vigili di fuoco. Le prime due non risposero, l’altro invece rispose alla sua chiamata d’aiuto e disse che sarebbero venuti entro un quarto d’ora.

Troppo tempo!

Le fiamme aumentavano ogni secondo, Elijah si muoveva aggraziato e veloce verso un angolo di una casa. Il fuoco non poteva ucciderlo ma di certo non gli faceva granché bene.

Briony si copriva il viso con un braccio.

All'improvviso un ramo infuocato di un albero cadde con un frastuono per terra e quasi arrivò ai piedi di Briony, che sussultò in preda alla shock.

Doveva trovare Caroline, Ylenia.. non pensava a nient’altro ma sembrava che ogni mossa che faceva le fiamme erano lì pronte a divorarla e a imprigionarla.

Elijah le strinse il braccio e la portò via di lì: “Dove hai messo il braccialetto che ti ho dato?” Era l'unico ad essere calmo. Quasi.

Briony lo guardò con sguardo interrogativo come se non sapesse di cosa stava parlando, ma poi gli occhi le si illuminarono di colpo e alzò il polso, scostando un po’ l’orologio così da mostrare che sotto c’era uno strano braccialetto incorniciato da foglie verdi, rese lucide dal metallo, e da altre piccole perle.

Elijah assentì con la testa, e finalmente si scansò dall’angolo buio del vicolo e si diresse al centro della strada guardandosi attorno: “Dovrai stare attenta. Ci sono in giro degli ibridi”

Briony trasalì pensando a cosa diavolo era dovuto quel caos, ma non si fece ulteriori domande perché proseguì, cercando di non incrociare la stessa scia delle fiamme e cercando di trovare le persone a lei care.

Si strinse al braccio di Elijah, come se avesse paura anche per lui, e infatti una strana ansia e terrore si impadronirono di lei. La stessa sensazione che aveva avuto a casa Mikaelson la sera del compleanno di Gwendolyn si schiantò su di lei con violenza, con l’amara prospettiva che anche quella sera sarebbe successo qualcosa di orribile.

 

----------Inizio flashback.----------

Klaus sfondò la porta della casa di Briony con un’ira inconcepibile. Gridò il suo nome e le ordinava di uscire fuori con commenti non proprio cavallereschi. Nessuna risposta, c’era il vuoto più totale in quella casa. Aguzzò l’udito per sentire il benché minimo battito o respiro, ma lì dentro non c’era anima viva.

“Dove diavolo è quella puttana?” sibilò rabbioso facendo il giro della casa, come se si aspettasse di trovare Briony nascosta da qualche parte in giardino.

Non trovandola ruggì in preda alla rabbia e per poco non fece crollare le mura a suon di calci e botte.

“Mio signore”. Mormorò un uomo alla sue spalle con riverenza e cordialità. “L’abbiamo cercata ovunque ma sembra sparita”

Klaus si voltò verso il suo ibrido e lo guardò in cagnesco, come se gli avesse appena sputato in faccia.

“Beh vi conviene trovarla altrimenti finirete per fare la stessa fine che ho in serbo per lei! Trovatela!” ruggì come se fosse posseduto dal demonio e subito l’ibrido si congedò cercando di mascherare il terrore.

Klaus si voltò verso la casa come se avesse l’intenzione di buttarla giù e ridurla in macerie. Digrignò i denti cercando di pensare a dove diavolo poteva essersi cacciata e perché proprio in quel momento si era dileguata.

Mentre la sua mente architettava qualche piano diabolico, sentì lo strido di un rumore di freni e una macchina sterzò lungo il cancello della casa. Gwendolyn uscì di fretta dall’auto e si diresse verso Klaus a passo spedito:

“Che diavolo fai? Ti avevo detto di non fare stupidaggini del genere! Non è così che dobbiamo agire” esclamò arrabbiata quanto lui.

Klaus però non la degnò di uno sguardo e rispose con superiorità:

 “Tu che c’entri? Risolverò io la questione a modo mio, tu torna a casa a rifarti lo smalto”

Gwendolyn tuttavia si impose di fronte a lui: “No caro. Chi ha scoperto la verità? Io. Chi sa il modo di uccidere quel mostro? Io. A quanto pare tu sei più utile di un asino malato e vecchio che traina un carro”

Klaus la incendiò con uno sguardo spietato e incattivito. La rabbia più che altro era rivolta a se stesso per non essersi accorto prima della verità. Da mesi e mesi aveva avuto Briony sotto il naso, era una figura persistente in casa sua. E non se n’era mai accorto! Mai il minimo sospetto su quella ragazza apparentemente dolce e innocente. Se la prese con se stesso per essere stato così sciocco.

Ma avrebbe rimediato. In un modo molto spietato.

Ritornò a guardare la sorella negli occhi: “Non ho bisogno di te. Le informazioni che mi hai dato sono abbastanza e perciò sei tu quella inutile e che mi sta pure procurando delle rogne. Io sono più forte di te, sorellina, e ho a disposizione un esercito di ibridi. Quindi del tuo aiuto non so che farmene e non lo voglio”

“Il cervello penso che l’hai dimenticato in una delle bare in cui c’hai rinchiusi! Hai dimenticato una cosa importante, idiota! Elijah non starà affatto a guardare. Se avrà il benché minimo sospetto che tu intendi fare del male alla sua fidanzatina, si metterà contro di te e non ti conviene”

Klaus sogghignò:

“Dovrei avere paura di Elijah?”

“Di certo strappa cuori meglio di te. Tu hai il lato di cane rognoso dalla tua parte altrimenti saresti meno forte persino di Finn

Klaus le si parò davanti faccia a faccia con sguardo imbufalito:

“Senti ora chiudi il becco se non vuoi che ti strappi la lingua”

“No idiota ora ascoltami tu. Se Elijah capisce le tue intenzioni potrebbe perdere la testa. Aveva trovato il modo di ucciderti l’hai scordato? E furbo com’è se n’è inventerebbe un altro per fartela pagare. Non ti conviene quindi agire così di petto e facendo vedere a tutti come sei bravo a ammazzare la gente e gongolare per la tua vittoria. Uccidere Briony, sì e poi? Dopo dovresti incorrere alla vendetta apocalittica di nostro fratello e francamente non ti conviene, ibrido o non ibrido, ne usciresti sconfitto.”

“E allora intelligentona cosa suggerisci di fare? Anche perché quella carogna è scomparsa!”

Gwendolyn sbattè le palpebre, presa in contropiede:

Briony? Dov’è?”

“Secondo te perché mi trovo nel suo giardino? A tagliare l’erba?? In casa non c’è e nemmeno in paese!”

“Impossibile. Lei non lascerebbe mai il suo prezioso Elijah” sogghignò in tono ironico.

“Beh forse sta attuando un piano per ucciderci tutti!”

Klaus stava per sbraitare di nuovo quando lo squillo del suo cellulare lo interruppe. Gwendolyn non riuscì a sentire ma quando il fratello chiuse la chiamata, lei lo incalzò di domande:

“Che c’è?”

Klaus sembrava aver ripreso la calma:

“Un ibrido mi ha informato che Briony se n’è andata stamattina e poi Elijah di conseguenza ha lasciato la città per cercarla”

A Gwendolyn brillarono gli occhi blu-grigi.

“A quest’ora deve averla già trovata! Elijah è un perfetto segugio”

Klaus sembrò armeggiare col telefono.

“Che fai? Non ti risponderà di sicuro”

“Tecnologia sorellina. Ma che parlo a fare con te? Sei stata nella bara per 300 anni”

“Chissà chi sarà mai il colpevole di tutto ciò" proruppe lei in tono sarcastico.

“Attraverso dei cellulari super tecnologici posso rintracciare ogni persona che voglio, basta avere i dispositivi giusti”

“Davvero?” Gwendolyn era alquanto sbalordita, ma Klaus non la badò tutto preso a guardare lo schermo del suo cellulare.

“Direi che il nostro fratellone è in macchina. Ma non se ne sta andando, direi che sta prendendo il tragitto per tornare qui. Dunque ha trovato Briony” mormorò soddisfatto mettendo il cellulare in tasca.

“Dopo secoli di ricerca finalmente avrà quel mostro abbietto tra le mani." mormorò Klaus con un luccichio diabolico negli occhi.

“Non mi hai ascoltata? Non bisogna agire d'istinto ma d'astuzia!" gridò Gwendolyn incollerita

"Che mi interessa dei tuoi consigli? Farò a modo mio come ho sempre fatto" rispose lui camminando per il giardino.

Il sole ormai stava tramontando. Le sue spalle all'improvviso si irrigidirono per l'ira repressa:

"La troverò. La troverò anche se dovessi dare le fiamme a tutta Mystic Falls!" la sua voce era un ruggito.

All'improvviso qualcosa balenò nella mente di Gwendolyn, diabolica quanto quella del fratello.

Lo raggiunse velocemente e dopo averlo fermato, gli lanciò uno sguardo complice.

"Klaus. Fratello aspetta"

---------Fine flashback--------------

 

Il fumo le intossicava la gola, e l'aria densa e annebbiata faceva lo stesso con gli occhi. Ma niente di tutto ciò aveva importanza se non trovava Caroline e gli altri al più presto.

Si strinse sempre di più al petto di Elijah mentre lui chiamava al cellulare in continuazione qualcuno dei suoi fratelli ma nessuno sembrava rispondere. L’Originario imprecò di nuovo, facendosi largo per la strada dove la gente si era rifugiata per sfuggire alle fiamme. Alcuni avevano degli estintori in mano, altri urlavano ordini per mantenere la calma. Altri invece se ne stavano tranquilli, godendosi quell'inferno in terra come se appartenessero a quel mondo oscuro. Invece di dare una mano, facevano tutt'altro ma sempre nell'ombra; i cittadini erano troppo presi a dare di matto per accorgersi di loro.

<< Ibridi >> Briony storse il naso, quando all’improvviso notò Stefan avviarsi proprio verso gli ibridi e litigare furiosamente con loro.

Briony strattonò Elijah per attirare la sua attenzione "Elijah guarda laggiù"

L’Originario guardò verso la direzione che Briony gli indicava e subito il suo viso si incupì. Il suo corpo pronto a scattare.

“E' ora di vederci chiaro” sibilò duramente facendosi strada in mezzo alla gente urlante, come se fosse un’ombra che passava invisibile e senza dover spingere. Lo fece in un lampo ma tenne comunque Briony stretta a sé.

Lei ad un tratto sentì delle scaglie di ghiaccio bollente perforarle il cuore.

<< Dio fa che sopravvivano tutti questa notte >>

 

 

---------- Inizio flashback. -----------

Solo da tre giorni Elijah aveva cominciato a far parte della sua vita, a far parte di quella casa. E da tre giorni la paura sembrava essersi materializzata sotto le sue ossa e non voleva in qualche modo andarsene.

Briony cercava di mascherarlo in tutti i modi: evitando qualsiasi screzio con il vampiro per timore di farlo infuriare, evitava persino il suo sguardo come se avesse paura che lui provasse l’impeto di bere dal lato del suo collo. Aveva incoraggiato Caroline a non preoccuparsi per lei e che se la sarebbe cavata. A parole ce l’aveva fatta, ma interiormente non ne era sicura.

Non che Elijah si fosse mai comportato in modo sgarbato, anzi era sempre stato controllato con lei e mai un comportamento scomposto. Ma era questo che più la preoccupava. Prima o poi la calma gelida scoppia. La crosta di quella lastra di ghiaccio si spezza e ti trascina giù a fondo.

Di solito le piaceva più il freddo che il caldo, ma il solo pensiero di sfiorare la mano gelida di Elijah, gelida come una notte buia d’inverno, le incuteva una strana ansia. Quel ghiaccio la scottava.

Briony si augurò in fondo al cuore che finisse tutto bene, e alla svelta anche. Sarebbe tornata alla sua normale vita, e avrebbe detto addio a tutti quei casini riguardanti i vampiri. Elijah se ne sarebbe andato e sarebbero ritornato tutto com’era, e ci sperava che accadesse al più presto.

Quando si parla del diavolo.. Elijah entrò proprio in quel momento in cui lei sperava che fuoriuscisse dalla sua vita così da ritornare alla serenità di un tempo.

Subito lei scattò, il cervello la mise come al solito in guardia che aveva davanti un vampiro temibile e molto forte. Cercò di controllare il battito cardiaco che era all’improvviso accelerato.

Elijah le rivolse la classica espressione che aveva con tutti: fredda e scostante. Il massimo che poteva era rivolgerle un sorriso. Ma anch’esso gelido, che non arrivava agli occhi neri.

E a volte la sua galanteria controllata la metteva terribilmente a disagio.

“Sta andando tutto bene con Elena?” Non sapeva da dove le era uscita la sicurezza nella voce, che stranamente non tremò.

Elijah le rivolse allora una fugace occhiata prima di sedersi al tavolo. “Sì. Abbiamo concordato un piano e ora non possiamo fare altro che aspettare”

Briony si avvicinò a lui, tentennante. Aveva fatto caso che quel vampiro ogni qual volta che si muoveva, muoveva anche le mani. Non importava dove, su un tavolo, sfogliando noncurante un libro, su una mensola, su un fazzoletto. Le muoveva sempre con un’eleganza perfetta.

La scoperta che le piacevano quelle mani, ricolme di macchie di sangue versato in 1000 anni, la inquietò.

Si scurì la voce cercando di non far caso al silenzio che era sceso nella stanza.

“Tu non ti fidi.” mormorò lui ad un tratto guardandola fisso negli occhi; ma senza una traccia di sospetto, semplice realismo.

Briony trasalì allarmata, sentendo quello sguardo penetrarle l’anima:

“Sì invece.” Rispose cercando di apparire convincente.

Elijah passò parecchi secondi a scrutarla, rimanendo seduto, mentre lei sentì il sangue ghiacciarsi. Quegli occhi neri sembravano ricolmi di ombre. Occhi ai quali non sfuggiva nulla.

“Te la cavi bene a mentire considerando che sei così giovane. Dovresti stare attenta o finirai per abituartici.” considerò lui con lo stesso tono di prima, e sviando poi lo sguardo.

Briony sentì le guance avvampare e cercò in qualche modo una via di fuga, temendo una sua ritorsione.

“Non mi sembra di averti mentito. Ti sto ospitando in casa mia, sto cercando di dare una mano ad Elena e ai suoi amici. Questo mi sembra coraggio” rispose mettendo le braccia al petto.

Elijah ritornò a fissarla: “Non è coraggio. E’ paura. Il tuo sguardo ne è pieno”  Il tono di voce era chiarissimo.

I suoi occhi neri si schiantarono contro quelli di Briony a velocità fulminante, e lei sembrò riuscire a coglierne ogni sfumatura al loro interno. Non poté che deglutire.

Anche se era alzata e lui seduto, Briony si sentiva piccola al suo confronto. Troppo fragile. Mentre lui sembrava non avere nulla a che fare con la fragilità.

Cercò di distogliere lo sguardo per riprendere aria. “Pensala come vuoi. Non è così.” E mosse poi indecisa alcuni piedi all’indietro con l’intenzione di andarsene.

All’improvviso però sentì una mano gelida afferrarle il polso senza alcun preavviso, e lei allora sussultò in preda allo spavento. Elijah si era alzato dalla sedia, non distogliendo mai gli occhi da quelli di lei.

Briony sentì il cuore in gola, rimanendo paralizzata.

“Che fai?” balbettò impaurita, mentre gli occhi si incatenavano suo malgrado a quelli del vampiro.

<< Sono neri come un abisso >> pensò.

Lui alla sua domanda sorrise lievemente:

“Non penserai che io voglia farti del male. Ti ho dato la mia parola” Mentre stava finendo la frase, il sorriso si inabissò nella sua maschera di pacatezza.

Briony comunque non riuscì a tranquillizzarsi, anzi quello sguardo non faceva che aumentare la sua ansia e i battiti del cuore all’inverosimile. Non voleva dimostrargli di aver paura ma era molto difficile con un simile sguardo addosso e per la situazione. Il polso era ancora stretto attorno alla mano gelida del vampiro e lei non trovava la forza di spostarlo.

All’improvviso, con l’altra mano, Elijah prese dalle tasche dei pantaloni un braccialetto e glielo mise elegantemente attorno al polso. Briony rimase ammutolita a guardare non sapendo né cosa dire né cosa pensare.

“Questo braccialetto contiene verbena e ti impedirà di essere soggiogata. Contiene anche alcuni altri elementi naturali che bruciano la pelle di un vampiro al semplice contatto” spiegò Elijah chiudendo la chiusura del braccialetto, lo sguardo abbassato sulle loro mani.

Briony invece lo guardava interrogativa: “Ma tu..”

“Io sono un vampiro speciale. E credo non ne incontrerai altri sulla tua strada come me, quindi..” rispose lui alzando lo sguardo su di lei.

Briony sentì uno strano calore espandersi nel petto con forza viscerale, e non ne sapeva la causa.

Tremò quando sentì le dita di Elijah indugiare sul suo polso, per poi scivolare lentamente e lasciarla andare. Quella presa magnetica l’aveva liberata, il suo sguardo no.

Il cuore divenne più affrettato il respiro le si inchiodò nel fondo della gola.

Elijah la guardò poi con una strana occhiata; si era rilassato tutto a un tratto:  “Sono un uomo d’onore, Briony. Quando faccio un patto, lo mantengo”

“Lo so” rispose lei solamente, mettendo una mano sul braccialetto. “Ma questo.. perché?” domandò confusa.

Elijah scrollò le spalle. “Semplicemente ho la vaga impressione che ti piaccia ficcarti nei guai, ecco tutto”

Quella semplice deduzione così fredda la fece innervosire. Non le piaceva quell’aria altezzosa.

“Non è vero. Io se posso evito i guai, sono loro a inseguire me”

Lui però scosse deciso la testa:

“Tu sei entrata in una casa di due vampiri. E’ stato da sciocchi”

“Ma ti ho salvato con il mio atteggiamento sciocco” replicò lei decisa.

“Vero. Ma poteva essere pericoloso. Ti invito a non farlo mai più” mormorò lui infine. La preoccupazione che poteva trasparire da quelle parole non arrivò, come se quella non esistesse nel suo vocabolario.

Virtù buone, umane. Sembravano del tutto inesistenti in lui, perse nella sua tetra immortalità. Solo ghiaccio, trasparente ma inossidabile.

Briony non poté non pensare che il suo consiglio arrivava solo dal fatto che lui era in obbligo di proteggerla, e data la sua perenne smania di mettersi nei guai, lei stava per diventargli una fastidiosa spina nel fianco che poteva limitare le sue mosse.

Si chiese se quel braccialetto fosse un dono nato per gentilezza, oppure per ordinarle di starsene tranquilla e per intimidirla ipotizzando eventuali pericoli che potevano recargli fastidio.

La risposta alla domanda le venne in automatico:

“Intimidire è il solo talento che possiedi?”

C’era una nota allusiva in quella domanda.. voleva capire se sotto quella facciata da vampiro diabolico esistesse qualcos’altro… qualcun altro.

Il sorriso che lui le regalò tuttavia era gelido, privo di emozioni:

“I tuoi amici possono testimoniare che non è il mio solo e unico talento” rispose alludendo a chissà quale sventura che era capitata ai Salvatore.

Lei però scosse la testa, rammaricata e intristita. In qualche modo, e non sapeva nemmeno perché, era dispiaciuta per lui. Che razza d'esistenza viveva se le minacce e la morte erano solo il suo scopo di vita?

“Questi non sono talenti, è una maledizione. Ti fa scordare cosa significa essere umani”

Elijah la guardò allora con una strana espressione, diversa.

Raramente quel volto di ghiaccio tradiva ciò che si agitava al suo interno, ma sembrò che la sua durezza si fosse per un attimo crepata, mostrando una triste nostalgia.  Rammarico per la vita che la sua natura gli imponeva di condurre.

Ma quella piccola crepa sembrò ritornare al suo posto. La sua corazza fu di nuovo intatta.

Le rivolse allora un sorriso crudelmente glaciale.

“Dimentichi con chi stai parlando”  La voce pericolosamente calma.

Briony tremò per quello sguardo così tetro.

Sperava di cambiare le carte in tavola tra loro due ma non aveva fatto altro che peggiore la situazione. Ma d’altronde cosa poteva aspettarsi? Davanti aveva un vampiro. Solo un vampiro.

“Giusto.” Mormorò tra sé e sé, stringendosi nelle spalle. Ripresero le loro parti: l’umana che doveva tenersi alla larga dal vampiro per la propria incolumità, e il vampiro che non conosceva emozioni se non quella di tormentare la vita degli altri.

Di nuovo Briony sentì il dispiacere salirle in gola fino a stritolarla. Stupidamente non voleva che andasse così.

Le mani giocherellavano col braccialetto: le piccole pietre ad esso attaccate crearono dei tintinnii quando si muovevano, come se fossero dei piccoli campanelli. Le foglie attaccate ad esso erano del color verde, proprio l’esatto colore dei suoi occhi.

Era davvero molto bello.

Elijah le rivolse poi un sorriso sghembo:

“Tieni quel braccialetto per favore, non morde”

Briony rise nervosamente e lasciò ricadere il braccio lungo i fianchi. La sua espressione gli fece intendere che l’avrebbe portato.

Lui le rivolse allora un’occhiata compiaciuta e si fece avanti per andarsene. Durante la traiettoria, i loro bracci si sfiorarono leggermente, così come le loro mani quasi fossero racchiuse dentro gli stessi confini.

A causa del contatto, il braccialetto creò il suono di prima, simile a due specchi di anime diverse che si erano scontrate tra loro. Era un suono imperfetto nella sua bellezza, e Briony inavvertitamente sussultò, come se avesse appena toccato l’anima corazzata e gelida di Elijah. Ne rimase sorpresa.. Intristita.

Lui però rimase dritto e calmo, quasi non avesse ricevuto alcun calore dall’anima dolce della ragazza. Si avviò verso la porta, quando le parole di Briony lo bloccarono:

“Grazie”

Elijah si fermò a metà strada, girò metà busto. Lo sguardo era basso, tentennante nel voltarsi e parlarle di nuovo. Briony rimase in attesa e si meravigliò dell’espressione del vampiro che appariva meno dura. Le ombre sembravano diradarsi dai suoi occhi.

Lui però non emise fiato e si rigirò, ritornando sui suoi passi.

Briony comunque non se la prese. Toccava delicatamente il bracciale al polso. La sensazione che lui glielo avesse regalato non solo per togliersi d’impiccio il suo obbligo nei suoi confronti, le riscaldò in modo strano e violento il cuore.

C’era altro in lui. Chissà se sarebbe riuscita a vederlo.

Si girò e un timido sorriso fece risplendere il suo volto mentre si dirigeva in cucina.

La paura che qualche minuto prima si era impossessata di lei, una piccola parte della sua paura, sembrava essere svanita.

-------Fine flashback-----------

 

Elijah si diresse spedito dove si trovavano Stefan e due ibridi intenti a litigare violentemente. L’unica cosa che Briony riuscì a sentire in mezzo a tutte quelle urla e rumori, era che Stefan stava ordinando loro di lasciare la città e di non rimetterci più piede altrimenti sarebbe finita male. Uno dei due ibridi, quello più grosso, gli rise praticamente in faccia e tentò di mettergli le mani addosso, ma Elijah fu subito da lui e gli afferrò il polso fino a stritolarglielo tra le mani. L’ibrido urlò di dolore.

“Cos’è tutto questo?” domandò Elijah solamente lanciando un’occhiata a Stefan. Il vampiro lo guardò intimidito faticando a reggersi in piedi. Era parecchio pallido.

“C’è stato uno scontro e gli ibridi di tuo fratello hanno cominciato a dare di matto, guarda cosa hanno combinato! Dobbiamo darci un taglio e direi di cominciare subito!” ruggì il vampiro lanciando occhiate d’odio ai due ibridi.

Briony fu subito da lui cercando di proteggersi dal fumo. “E gli altri dove sono? Stanno bene?” domandò preoccupata, e Stefan subito capì la fonte della sua preoccupazione “Caroline purtroppo non l’ho vista.. non..” Non fece in tempo a finire, che un altro ibrido gli fu alle spalle e tentò di staccargli la testa da dietro con un braccio.

Briony soffocò un urlo ma tentò subito di liberarlo dalla presa, graffiando con violenza inaudita il braccio dell’ibrido e imprecandogli contro. Elijah le si affiancò in un baleno e strappò di netto il cuore dell’ibrido che cadde a terra senza un lamento.

Gli altri due ibridi rimasero per un attimo immobili e cerei, ma si fecero subito avanti sfoderando i canini pronti a dissanguare chiunque  fosse capitato loro a tiro. Elijah senza la minima incertezza staccò nuovamente i cuori dai loro petti con eleganza disumana. I due ibridi caddero al suolo privi di vita.

Ma non era ancora finita.

Briony sentì una morsa dolente al braccio e quando si girò vide altri 4 ibridi che li avevano accerchiati; uno di loro l’aveva appena presa ad un braccio e subito cercò di toglierselo di dosso gridandogli contro.

Elijah gli staccò di netto la testa con ferocia inaudita, Stefan cercava di vedersela con gli altri tre ma era in netta difficoltà così l’Originario venne in suo soccorso. Briony si appiattì contro un muro del vicolo, tossendo violentemente a causa del fumo che si espandeva ovunque. La  vista improvvisamente le si annebbiò e fece due passi in avanti per avvicinarsi a Elijah e Stefan. Continuava a tossire.

Elijah si liberò presto degli ibridi, Stefan era a terra piuttosto malandato ma se la sarebbe cavata. L’Originario gli rivolse soltanto un’occhiata, poi si girò dall’altra parte convinto di trovarci Briony come qualche secondo prima.

Gli occhi neri si sgranarono più del normale. Elijah impallidì come un fantasma e si immobilizzò di colpo, come trafitto da una freccia.

Briony era sparita.

---------*************---------

“Luridi bastardi! Spero che qualcuno vi strappi le viscere sotto i vostri occhi! Slegatemi oppure voi mandrie di pecore addomesticate avete paura di una donna?!”

Ylenia gridava infamie e ingiurie al gruppo di ibridi che l’aveva in pugno da troppo tempo e lei si maledì per la sua inettitudine. Qualche ora prima stava passeggiando per Mystic Falls in preda a oscuri pensieri, perché sentiva nell’aria che qualcosa non andava… che stava per accadere qualcosa... Il pensiero di Briony fuggita chissà dove le metteva profonda inquietudine.

All’improvviso però era stata accerchiata da un gruppo di ragazzi e subito aveva capito che fossero ibridi. A due aveva fritto il cervello con una sola occhiata, ma purtroppo uno piuttosto forte l’aveva presa alle spalle, tirato in modo inverosimile il braccio all’indietro fino a farla scoppiare di dolore, e poi aveva sentito una piccola puntura alla schiena. Poi non aveva visto o udito più nulla.

Si era risvegliata da poco. Si trovava nelle vecchie cripte di Mystic Falls legata come un salame e la testa che girava come se si trovasse in una trottola.

Non riusciva a muovere un muscolo e se lo faceva, sembrava che la pelle bruciasse come a contatto con dell’acido. I suoi poteri erano nettamente diminuiti e non appena aveva cercato di usarli, un ibrido le aveva sferrato un manrovescio da far svenire a terra.

Adesso Ylenia non faceva altro che gridare imprecazioni contro gli ibridi che per tutta risposta ridevano e sghignazzavano. La donna muoveva solo la bocca perché se avesse mosso altre parti del corpo temeva fosse andata a fuoco. Guardò impaurita le catene che la imprigionavano per capire a cosa era dovuto tutto questo, ma gli occhi erano annebbiati e si sentiva stordita.

Tanto più non sapeva perché si trovasse lì.

“Allora qualcuno di voi mi degna di una risposta? O siete così ignoranti da non saper parlare?"

Uno degli ibridi si voltò verso Ylenia. Ce ne erano 5 a tenerla d'occhio.

"Tu devi rimanere qui e incolume altrimenti finirai per rovinare i nostri piani"

Un suo compagno lo zittì subito:

"Zitto. Ci é stato ordinato di non parlare in nessun modo con questa fattucchiera"

"Fattucchiera a chi??" gridò Ylenia incollerita.

"Fatina se preferisci"

Quel ghigno beffardo la fece irritare. Lo mandò al diavolo in francese.

L'ibrido in questione sembrò capire infatti strinse con forza le catene attorno alla pelle di Ylenia. Lei non volendo gridò:

"Ritiro quello che ho detto! Te la taglio io la gola, te lo giuro!"

La strega cadde al suolo respirando a fatica. La furia nel suo viso.

"Non facciamo meglio a ucciderla?"

"No, il padrone ci ha ordinato espressamente che vuole occuparsene lui di persona"

Ylenia sbiancò. Che cosa aveva in mente quel pazzo di Klaus?

"Dite al padrone di andare a farsi fottere" mormorò lei secca.

Un ibrido le sferrò un calcio, sfoderando i canini:

"Zitta tu"

Ylenia mugugnò per il dolore, ma sembrò non aver perso il sarcasmo:

"Oh una pecora che bela"

L'ibrido stava per assestarle un altro colpo ma venne fermato:

"Tony basta. Anche tu strega se non vuoi finire male"

Ylenia grugnì sul punto di mandarli di nuovo al diavolo. I capelli le erano finiti sul viso e la vista si era appannata. Le dolevano fortemente le gambe.

"Tanto non potrà rifugiarsi da nessuna parte se scappa. La sua casina sta andando a fuoco come le altre"

Quella minaccia le arrivò dritto al cuore e Ylenia tremò. Che diavolo stava succedendo? E cosa sarebbe accaduto?

Cercò di raccogliere le ultime energie: aveva vissuto molti anni, dovevano pur essere serviti a qualcosa. Cercò di invocare aiuto attraverso la forza della mente, il suo potere si espanse come una scintilla che espose per miglia e miglia. Invocò mentalmente aiuto.

Ma non accadde nulla, sentì solo i ghigni e le risate degli ibridi che architettavano qualche altro piano strampalato. Uno aveva ancora voglia di ucciderla.

All'improvviso sentì un forte botto all'interno della cripta. Gli ibridi non se l'aspettarono e si rizzarono in piedi all'erta.

Ylenia sentì dei passi scendere fino al luogo in cui si trovava.

Era Finn. Non appena lui si accorse di ciò che stava succedendo si guardò attorno imperterrito:

"Che cos'è questa farsa?"

L'ibrido più gracilino si accostò a un suo compagno.

"Lo attacchiamo?'

"E’ il fratello di Klaus."

"E allora? Lo odia"

Due ibridi saltarono addosso al vampiro sfoderando i canini e gli artigli. Finn abbassò il busto per schivarli e staccò la testa ai due di netto. Il sangue si sparse ovunque e Ylenia chiuse gli occhi disgustata. Non riuscì a vedere niente, solo a sentire dei forti colpi come di ossa spezzate e urla agonizzanti. Quando tutto finì, decise di aprire gli occhi. I cadaveri degli ibridi erano per terra, Finn era in piedi mezzo esausto ma la guardava con calma.

Le catene che legavano Ylenia erano così strette e letali da farle sgorgare il sangue dalle braccia e dalle gambe. Era piuttosto malandata, i capelli arruffati.

In cuor suo si domandò se l'arrivo di Finn fosse stata una fortuna o no.

Quella serata più andava avanti, meno le piaceva.

 

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Briony si sentì spingere a terra con forza inaudita e la bocca sbattè contro la terra, insudiciandola. Fece fatica a respirare e si sentiva le gambe molli. Un attimo prima era vicino a Elijah, l’attimo dopo si era sentita trasportare da tutt’altra parte come da un improvviso tornado. Non aveva avuto pure il tempo di urlare.

Ora ce l’aveva ma non appena aprì la bocca, le fuoriuscì un respiro strozzato come se il fiato fosse inchiodato in gola. Qualcosa la scosse con violenza e la fece rialzare con medesimo trattamento. La testa le girava, tanto da non riuscire a vedere chi aveva di fronte né dove si trovava. Riuscì soltanto ad usare le mani e con quelle cercò di allontanare colui che voleva farle del male, di graffiarlo dappertutto, di spingerlo via. Ma le sembrò di combattere contro una roccia.

“Finiscila mostriciattolo. O vuoi che ti butti in mezzo al fuoco? Morte lenta o morte veloce? Scegli pure, ma in fretta”

Un sibilo lento e gelido le fece venire brividi di paura, e sbattè le palpebre più volte per cercare di capire dove si trovasse e chi diavolo aveva di fronte. Si trovava ai margini del bosco di Mystic Falls, in lontananza vedeva ancora le fiamme che sembravano avvicinarsi sempre di più. Udiva anche il suono delle sirene dei vigili del fuoco, urla incessanti. L’odore del fumo invaderle le narici fino ad avvelenarla.

Davanti a lei invece c’era un tizio corpulento che non aveva mai visto. Sicuramente un ibrido di Klaus.

Una furia ceca la pervase e cercò di sferrargli un bel gancio destro. L’ibrido le bloccò la mano in tempo ma lei ne approfittò per sferrargliene un altro con l’altra mano libera. Ci riuscì e gli arrivò dritto in faccia; dal suono metallico credeva di avergli rotto qualcosa.

Briony non indugiò ulteriormente e si mise a correre a più non posso come se aveva un demonio alle calcagna. Forse ce l’aveva.

Correva come se fosse cieca, non sapeva dove andare. Era pericoloso tornare in città, ancor di più addentrarsi nella foresta. Il fuoco sarebbe arrivato presto e sarebbe rimasta intrappolata come un topolino in mezzo alle fiamme.

Ma il cervello sembrava essersi scollegato, l’unica cosa che sentiva era il battito incontrollato del suo cuore, il fiatone per la corsa, e una paura improvvisa per ciò che stava accadendo in paese. Dov’erano gli altri? Stavano bene? Voleva raggiungerli, era l’unica cosa che chiedeva ma attorno a lei c’erano solo tenebre. E poteva aggiungersi anche del rosso fuoco tra non molto.

Il cuore le si strinse in una morsa di terrore.

All’improvviso le arrivò un colpo ben deciso alla base della schiena che le fece piegare in due le gambe. Lo stomaco le sembrava essersi contratto, non respirava più.

Si sentì afferrare rudemente per i capelli. “Temo non sarò più così indulgente! Magari prima ti brucerò un po’ molto lentamente, poi ti faccio fuori. Credo che al mio padrone non scoccerà se mi divertirò un po’” L’ibrido di prima sogghignò malefico stringendo la presa. Briony ebbe l’impressione che i capelli si sradicassero dalla radice e chiuse le palpebre perché le lacrime sembravano bruciarle gli occhi.

L’ibrido la spinse rudemente in avanti, lei tentò di opporsi spingendolo via o di sferzargli un calcio ma ogni volta che muoveva un dito, l’ibrido non si faceva prendere alla sprovvista come prima.

“Ti conviene lasciarmi andare. Non sai a cosa puoi andare incontro, non la passerai liscia” mormorò Briony a denti stretti, inciampando sui propri piedi. Si portò una mano alle labbra per scacciare un rivolo di sangue.

Sentì l’ibrido ridere di gusto. “Tra un po’ non la penserai più così. Stasera il mio signore ha previsto fuoco e sangue. E così sarà”

Briony sgranò gli occhi terrorizzata. In preda alla paura gli sferrò una gomitata ben assestata contro la spalla, si liberò del suo braccio graffiandogli violentemente la pelle fino a sanguinare. L’ibrido mollò per un attimo la presa, lei ne approfittò e si girò per assestargli una ginocchiata sul basso ventre con tutta la forza che aveva. L’ibrido digrignò fra i denti per il dolore e si abbandonò sulle ginocchia. Briony non si voltò neppure e si diede nuovamente alla fuga.

Corse per qualche miglio e ad un tratto davanti a lei non ci furono più alberi; era arrivata ai confini col paese e tra non molto avrebbe incrociato la via della scuola superiore. Non appena i piedi toccarono l’asfalto diede un sospiro di sollievo, credendo di essere in salvo e di trovare aiuto, ma davanti a lei non c’era anima viva. Le urla della gente si stavano ammansando a una decina di isolati ben lontani da lei. Le fiamme stavano squarciando ancora il cielo.

Dio mio.

Corse lungo la strada cercando di non inciampare o di buttarsi in avanti. Aveva dimenticato persino di respirare, di urlare. Voleva solo ritrovare Elijah, accertarsi che Caroline, Ylenia e tutti gli altri fossero in salvo.

La sua mente non pensava ad altro.

Una botta improvvisa le arrivò dal fianco destro e a causa dell’impatto, Briony cadde a terra sbucciandosi i ginocchi e sbattendo con forza la testa. Boccheggiò per la sofferenza atroce ma mai quanto sentì un calcio arrivarle ben assestato contro il proprio stomaco.

Si piegò in due dal dolore e spalancò la bocca come se stesse urlando, ma non emise alcun suono. Quell’ibrido non si era affatto arreso infatti era ritornato alla carica più violento e feroce di prima. La issò senza alcuna grazia e fu sul punto di sferrarle un pugno in pieno viso.

Briony cercò di indietreggiare e di allontanarlo con la forza della braccia. Questa volta stava gridando a perdifiato.

“Basta! Silenzio puttana.” Le ordinò lui afferrandola per il collo.

Briony smise allora di dimenarsi e lo guardò dritto negli occhi con un lampo di furia nei suoi:

“Lasciami andare o t’ammazzo”

Lui d’altro canto sfoderò un arrogante ghigno:

“Il mio padrone mi compenserà bene. Farò il mio lavoro e finalmente riavrò la mia libertà”

Spinse Briony per terra senza tanti preamboli e prese dalla giacca un paletto dalla lunga lama per nulla rassicurante.

Si mise sopra Briony tenendo ben saldo il paletto fra le mani; allora lei capendo le sue intenzioni cercò di allontanargli il braccio impedendogli di avvicinarsi al suo petto.

Gridava a stento.

Strinse gli occhi per cercare di trovare in un punto remoto della sua mente quella scintilla che era esplosa più volte negli ultimi tempi, facendo fuoriuscire quel lato oscuro di sé. La cercò con disperazione come se quel potere mostruoso fosse la sua unica salvezza. Ma c’era troppo buio, troppa debolezza… strinse gli occhi, le mani erano fra il braccio dell’ibrido per allontanarlo. La lama si faceva sempre più vicina. Sudava freddo.

All’improvviso Briony sentì il nulla sopra di sé. Miracolosamente tornò a respirare.

L’ibrido era stato allontanato con la forza da lei, ma ora stava ritornando all’attacco. Gli occhi tuttavia erano fissi su qualcun altro oltre a lei. Briony vide una figura piegata su se stessa vicino a lei.

Tyler?

“Tyler!” Briony gridò il suo nome come se non l’avesse riconosciuto.

Il ragazzo la prese tra le braccia e cercò di alzarla per trarla in salvo.

“Traditore!” l’ibrido di prima gli gridò contro e subito gli saltò addosso. Briony barcollò per la mancanza di presa; i due ibridi rotearono lungo l’asfalto sfoderando gli artigli come a strapparsi le carni a vicenda.

La ragazza guardò la scena sottoshock e cercò di correre in aiuto del ragazzo della sorella. L’ibrido cattivo era sopra Tyler con i canini in esposizione. Sembrava davvero una bestia. Lei senza pensarci gli si buttò sopra dandogli dei pugni sulla schiena e urlando di lasciarlo. Tyler ne approfittò per afferrare il collo del rivale e in una sola mossa gli cavò il cuore con l’altro mano.

L’ibrido gridò come conscio della fine imminente e cadde come un peso morto sopra Tyler.

Briony fu quasi sicura di avere un colpo al cuore a causa del battito impazzito, ma cercò di aiutare Tyler a levarsi di torno il cadavere e lo aiutò ad alzarsi.

Lottò poi per ritrovare la voce:

“Tyler che cavolo sta succedendo? Questa città non ha mai un minimo di tregua! Che diavolo!” Gridò Briony sotto shock.

“Ma che ne so! Ero a casa mia quando i telefoni hanno cominciato a squillare impazziti. Un incendio devastante in piena città, così ha gridato mia mamma. Sono accorso subito per cercare Caroline. Maledizione dove sarà? Che sia con quel maledetto di Klaus??”

“Tyler, non è il momento di fare i gelosi” replicò Briony in tono solenne, cingendogli la schiena per farsi aiutare a camminare.

“Comunque devo portarti lontano qui. Sei parecchio messa male e perdi sangue. Spero con tutto il cuore che Caroline stia bene.” Rispose Tyler dopo un minuto di silenzio e averla osservata bene.

Briony sospirò sconsolata sperando anche lei che tutti stessero bene, che nessuno fosse rimasto ferito. Non voleva ammetterlo ma era molto preoccupata. C’erano troppi ibridi impazziti in giro.. e quel fuoco… in lontananza lo vide spaccare ancora il cielo.

Si domandò dove fosse Elijah. Sicuramente la stava cercando.

Quella sicurezza le diede coraggio e forza.

Ma sicuramente era anche infuriato, conoscendolo. Ormai c'era abituata.

“Prima ho incontrato Stefan vicino al Grill. Proviamo lì, devono essere già arrivati i vigili del fuoco”

“Non penso che un pompiere possa fermare un ibrido” rispose Tyler con tono sarcastico cominciando a camminare mentre aveva appoggiato il braccio attorno alla spalla di Briony per aiutarla ad avanzare.

Non fecero però molta strada perché subito la via venne loro sbarrata da due persone dalla faccia poco raccomandabile. Uno almeno lo era. L’altro era un ragazzino.

Briony tuttavia tremò per quell’inquietante silenzio e per la tenebra che quei tizi si lasciavano dietro.

Gli ibridi sembravano non finire mai.

“Tyler qual è il piano?” domandò lei sottovoce.

“Credevo ce l’avessi tu”

“Ma che bravo quarterback”

Nonostante il sarcasmo Briony deglutì in preda alla paura. I due tizi si stavano avvicinando molto lentamente. Lei e Tyler rimanevano immobili.

All’improvviso lui però la spinse via con decisione e le gridò di fuggire via. Briony rimase sbalordita da quel gesto, ma non fece nulla di ciò che le era stato detto.

Vide soltanto Tyler andare incontro i due ibridi coraggiosamente ma lei non poteva lasciarlo lì da solo. Non aveva il coraggio di abbandonarlo lì con quei due… il fidanzato di suo sorella.. se fosse morto..

Agì d’impulso e invece di fare come lui le aveva ordinato, accorse in suo aiuto. Senza tanti preamboli scansò via il ragazzino come un sacco di patate e cercò di dividere Tyler da quell’altro ibrido. Era più difficile questa volta, questo qui era piuttosto grande, alto e muscoloso. Infatti sferrò a Tyler un potente gancio destro che lo fece finire a terra, come se gli avesse appena rotto il collo. 

Briony gridò guardando prima Tyler poi l’ibrido, in preda allo shock.

Arrivò all’improvviso.

Quella scintilla potentissima che prima aveva cercato all’interno della sua mente. E ora esplose. L’ibrido gridò in preda a convulsioni, si accartocciò su se stesso mentre gli fuoriusciva sangue dal naso e dagli occhi. Dentro di essi sembrava esserci un enorme luce bianca che sembrava sul punto di esplodere al suo interno. L’ibrido fece un ultimo grido agonizzante. Il petto percorso da spasmi violenti, il sangue ovunque e quella luce bianca sembrò bucargli gli occhi e scoppiare all’improvviso in un esplosione potentissima.

L’ibrido improvvisamente cadde all’indietro privo di vita. Il sangue sgorgante dagli occhi e dalla bocca.

Briony invece era rimasta immobile a guardare priva di emozioni, come in trans. Non aveva provato nulla. Nessun rammarico per quella vita appena spezzata.

Quando si girò verso Tyler però prevalse la preoccupazione, e la paura. Perché il ragazzino di prima era ancora lì anche se non faceva niente. Sembrava terrorizzato quanto lei.

Tenendolo d'occhio, Briony corse da Tyler per vedere se stava bene. Il ragazzo rispose con un mormorio e cercò di issarsi .

"Briony devi andare, ora"

"No invece" rispose lei decisa fissando l'ibrido davanti a lei che rimaneva impalato.

"Tu non puoi fare niente, vai ce la farò" sussurrò lui alzandosi in piedi.

Briony scosse la testa preoccupata.

"Tyler..."

Dopo averla guardata un'ultima volta con sguardo autoritario, Briony si convinse finalmente ad obbedire e cercare di salvarsi. Sperò con tutto il cuore che Tyler ce la facesse e fosse abbastanza forte.

Riprese fiato e se ne andò da lì.

Corse ai margini della foresta, aguzzò la vista per cercare di intravedere il centro della città. Se l'avesse raggiunta aveva forse delle speranze di trovare Elijah, Caroline gli altri.. L'ansia di non averli visti dopo tutto quel tempo l'assalì.

E se fossero morti?

Ma non permise all'angoscia di impossessarsi del suo cuore. Lei era ancora viva e lo erano anche loro.

Non ebbe però la forza di gridare i loro nomi e lasciò tutte le energie alle gambe per continuare a correre.

Una forte spinta improvvisa la fece roteare su se stessa. Sentì un forte peso sopra il suo petto ma a causa del terreno scivoloso fece un bel capitombolo, lei insieme al suo aguzzino, finendo nel cuore della foresta.

Fu un miracolo che Briony non si schiantò contro un albero. Medesima sorte però non era toccata al suo carnefice che andò a sbattere di testa contro un tronco.

Briony smise finalmente di rotolare e si trovò a pancia in giù in mezzo a foglie e arbusti. Durante il ruzzolio aveva gridato, ora non aveva più fiato.

Sentì dei passi avvicinarsi. Briony alzò dolorosamente il viso e vide davanti a lei l'ibrido di prima, il ragazzino.

E che ne era di Tyler?

Briony lo fissò spaventata mentre lui si avvicinava.

"Mi dispiace devo farlo. Sono obbligato a farlo" balbettò lui alzando le mani. Aveva un profondo taglio nella fronte. Briony gattonò all'indietro, aiutandosi con i gomiti.

"Stammi lontano."

L'ibrido non aveva per nulla la faccia pericolosa anzi sembrava sperduto quanto lei. Ma era sotto l'influsso di Klaus il che lo rendeva una macchina da guerra, anche se realmente non lo era.

"E’ meglio per te se mi lasci andare" sussurrò lei cercando di alzarsi in piedi.

Il ragazzino rimaneva misteriosamente immobile, lo sguardo vacuo.

Briony sempre tenendo gli occhi fissi nei suoi cominciò a indietreggiare. Aveva un male cane dappertutto, se avesse avuto un ennesimo scontro non avrebbe vinto.

"Ti prego vattene via, lasciami stare." lo implorò.

Gli occhi del ragazzino sembrarono scintillare all'improvviso. Si mosse come una saetta.

Briony gridò per la sorpresa  ed ebbe solo la prontezza di girarsi per cercare una via di fuga.

Il ragazzino però le tappò la bocca mentre l’altro braccio le cingeva la vita in una trappola. Briony sentì il terrore serrarle lo stomaco. Agì d’impulso e morse la mano dell’ibrido.

Gridò il nome della prima persona che la sua mente raffigurò, e che le aveva risvegliato il cuore, che l’aveva aiutata a vivere in un destino pieno di morte.

“Elijah!” Sembrò che tutto il suo essere gridasse quel nome, in un’invocazione d’aiuto.

L’ibrido sembrò trasalire a quel nome, come se si aspettasse che il diavolo comparisse all’improvviso bruciante di vendetta, ma fu così solo per qualche secondo. Spinse Briony per terra per farla stare zitta, le contorse un braccio dietro la schiena curvandoglielo in maniera innaturale.

Briony gridò per il dolore atroce. Sembrava che la spalla destra si fosse staccata dal resto delle sue ossa e lacrime calde le scesero sulle guance per quella tortura. Con il braccio ancora buono cercò di strisciare lungo il terreno per scappare via. Quell’ibrido non era per niente forte, anzi era gracile, per di più un ragazzino ma dopo le molteplici lotte e ferite che lei aveva riportato stentava a respirare. Il dolore era troppo forte, come se delle lame la stessero uccidendo da dentro.

L’ibrido sembrò volerla lasciare in pace come preso dai rimorsi di coscienza, ma all’improvviso si ricordò del suo dovere e la prese per le spalle per farla rialzare. Briony si morse il labbro per non urlare dal dolore. Non ce la faceva più, quasi quasi voleva che la morte arrivasse in fretta.

Ma nelle sue illusioni vide Elijah accorrere da lei, strappare il cuore a tutti gli ibridi che avevano osato toccarla e poi la stringeva contro il suo petto forte, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene.

L’illusione svanì col susseguire del dolore.

Di sfuggita Briony vide l’ibrido prendere tra le mani un paletto molto simile a quello che aveva l’altro suo compagno. La lucidità riprese in lei e sconfisse la debolezza.

Con maestria improvvisa Briony gli afferrò il polso e glielo contorse violentemente, facendo roteare l’arma nella sua mano. Il giovane gridò più per la sorpresa che per il dolore, e lei raccogliendo le ultime forze gli piantò il paletto in pieno petto arrivando fino in profondità. Lui le afferrò la testa come se gliela volesse staccare, ma lei con un grugnito di dolore gli strinse invece i capelli. Il braccialetto che portava al polso sfiorò la guancia dell’ibrido e lui urlò come se fosse stato appena bruciato, e si piegò su se stesso.

Briony ne approfittò per sferrargli una ginocchiata in pieno viso.

Lui svenne a terra inerme.

Lei invece indietreggiò per lo sforzo disumano e sentì la testa girarle vertiginosamente.

Era viva. Ce l’aveva fatta.

Quel pensiero non la tranquillizzò del tutto perché le ferite sembravano bruciare e succhiarle la linfa vitale. La testa sembrava essersi staccata dal resto del corpo.

Il paletto era rimasto nella mano sinistra e Briony lo alzò per sferrare il colpo finale al nemico. Lo guardò con sguardo pieno di disprezzo, riempiendolo di tutto l’odio di cui era capace. Rimase a contemplare il viso addormentato dell’ibrido per parecchi secondi, ma poi il volto  si serrò in una morsa indecifrabile.

Il braccio alla fine si abbassò lentamente.

Non ce la faceva.

Sembrava essere ritornata in sé. Prima non aveva avuto alcuno  scrupolo a uccidere l’ibrido che aveva tentato alla sua vita e a quella di Tyler, ma adesso… i suoi occhi vedevano solo un ragazzino che poteva avere sì e no 15 anni. Era inerme, disarmato e svenuto.

Le sembrò riprovevole ucciderlo così. La sua virtù più grande, la compassione, prese il sopravvento su di lei. Non voleva essere anche lei un mostro, non voleva essere un’assassina.

Briony buttò lontano da loro il pugnale.

Dopo di che perse la cognizione del tempo. Si guardò attorno e portò la mano sinistra alla spalla lussata. Le faceva un male cane ma decise di soffocare l’urlo.

Fece alcuni passi lungo la foresta senza sapere neppure dove stesse andando. Per fortuna non sentiva più odore di fumo e le fiamme erano un lontano ricordo.

All’improvviso sentì un grido. “Briony!”

La ragazza si girò dall’altra parte, nel punto in cui veniva invocata. Briony vide Caroline arrivare all’improvviso fra gli alberi e i rami spezzati. La mora ringraziò Dio per vedere la sorella sana e salva. Portava dei vestiti sgualciti, forse a causa delle fiamme brucianti.

Dopo di che vide anche Ylenia che stava seguendo Caroline. Sembrava piuttosto malridotta e pestata quanto lei. Briony ringraziò nuovamente il cielo per vederle sane e salve. Il cuore sembrò tornare a battere.

I suoi occhi catturarono all’improvviso un’altra persona che stava sopraggiungendo. La vista era debole ma era impossibile non riconoscerlo. Elijah sorpassò di fretta sia Caroline che Ylenia come se loro due non esistessero. Aveva il viso affaticato, respirava a fatica come se anche lui avesse lottato. I capelli erano stranamente disordinati. Gli occhi neri si sgranarono per la sorpresa, ma poi sembrarono brillare per il sollievo di vederla ancora viva. Briony lo vide aprire la bocca, come se stesse sospirando sollevato e si diresse verso di lei.

Le labbra di Briony per la prima volta in quella sera si curvarono in una sorriso di speranza e beatitudine. Il cuore riprese a battere nel verso giusto.

Fece alcuni passi verso il vampiro tenendo una mano sulla spalla ferita e chiamandolo con la poca voce che le rimaneva; sia lui che Caroline e Ylenia erano parecchio lontano da lei. Alcuni rami si erano ammassati a terra.

Non seppe come, nemmeno il momento esatto: una voce indefinita le gridò di stare attenta.

Briony non ebbe il tempo di fare niente che sentì un dolore lancinante alla schiena e in pieno petto, per poi espandersi in tutto il corpo. Qualcosa di tagliente le trafisse la pelle, impedendole di gridare o di emettere fiato. Gli occhi stretti dal dolore acuto.

Sentì della grida espandersi attorno a lei. Non aveva mai udito delle grida tremare così dal terrore.

Briony!”

Lei non riuscì a rispondere, si accasciò sulle ginocchia come se stesse sul punto di addormentarsi in un sonno letale. Quella cosa tagliente lasciò il suo corpo e non sentì più nulla. Solo il suo respiro spezzato.

Briony fu sul punto di cadere in avanti.

“No!” Altre grida ma prima della fine andò a sbattere contro qualcosa.

Briony boccheggiò in cerca d’aria, rendendosi conto in quel momento di quanto il dolore fosse lancinante. Peggiore degli altri.

Il viso finì contro un petto marmoreo. Le braccia ricadevano a peso morto lungo il corpo. Delle chiazze di sangue macchiarono il terreno sotto di lei.

“Oddio oddio oddio oddio!” gridò isterica una voce femminile. Doveva essere Caroline.

Briony? Briony! Mi senti? Apri gli occhi!” Quella voce la riportò alla realtà, come se la stesse accompagnando nel suo calvario.

Con molto sforzo lei riaprì gli occhi ma sembrò essere diventata cieca. Riusciva solo a sentire. Le braccia che la sorreggevano a terra erano quelle di Elijah, una sua mano si alzò per sfiorarle l’angolo del viso come se in quella carezza lieve, l'Originario  potesse riportarla da lui.

Ma Briony non riuscì a proferir parola, solo a boccheggiare e a tremare per il freddo improvviso.

Ylenia si avvicinò alla ragazza, quando i suoi occhi catturarono il pugnale finito a terra. Lo prese tra le mani e lo shock si impossessò del suo viso.

“Oh no” sussurrò debolmente come se non volesse crederci.

Elijah si voltò fulmineamente verso di lei: “Che cosa c’è?” Continuava a tenere stretta Briony come se nel momento in cui l’avrebbe lasciata lei sarebbe stata perduta.

Ylenia alzò con fatica il viso e mormorò delle parole che Briony non riuscì a udire, tutta presa da quel sonno dilaniante.

Elijah poco prima pallido, divenne bianco come un fantasma che non aveva né passato né presente né futuro. Un guscio vuoto. Il corpo si irrigidì tutto a un tratto come punto da una spina avvelenata. Ogni sua fibra sembrava punta dal veleno.

“E allora che cosa aspetti? Fai qualcosa.” L’ordine impartito comunque non prevaricò l’allarme immenso nella sua voce. Tutto sembrava immobile.

Ylenia tentennò per qualche istante, anche lei era mortalmente pallida “Io non…

“No cosa? Aiutala maledizione!” imprecò il vampiro trattenendo a stento una furia nata dalla preoccupazione. La scosse violentemente per la spalla per farla reagire, e allora anche Briony barcollò e sembrò riemergere dal sonno.

“Non sento più le gambe… il cuore…. Mi fa male il cuore.” bisbigliò debolmente e senza voce, non riuscendo nemmeno a stringersi al petto di Elijah come avrebbe voluto.

Il vampiro si girò verso di lei. Briony non avrebbe mai dimenticato quell’espressione.

Udì anche Caroline gridare in maniera isterica: “Dalle subito il tuo sangue! Il mio o il tuo!”

Ylenia parve riprendere il controllo e gridò subito:

“No! Non può bere sangue di vampiro, finirebbe solo per peggiorare la situazione!”

“Portiamola all’ospedale!”

“I dottori non potrebbero fare nulla per lei!”

“E allora cosa facciamo???”

Caroline e Ylenia sembravano sfidarsi a chi alzava di più la voce.

Elijah invece sembrava una statua di ghiaccio distrutta da un’agonia tramutata in una fiamma spaventosa. Si lasciò bruciare senza la benché minima opposizione.

Briony sembrò ritrovare un briciolo di forza e si portò una mano al petto. Le dita si cosparsero di sangue all’istante.

“Sto morendo…

La consapevolezza mostruosa di quelle semplici parole sembrò schiaffeggiare lo stato di Elijah, e il vampiro sembrò riprendere vita proprio per lo scopo di offrirla a lei.

“Devi fare qualcosa subito” ordinò nuovamente con sguardo tetro e crudo, rivolgendosi a Ylenia.

La voce della strega però era rotta: “Non posso! E’ stata colpita da un paletto cosparso da sangue di vampiro! Sicuramente un vampiro che beve sangue animale! Non c’è alcun modo!”

“BEH ALLORA TROVALO!!” La forza della voce di Elijah sembrò far tremare il terreno sotto di loro. I rami degli alberi tremarono spaventati.

Caroline cominciò a singhiozzare disperatamente portandosi le mani nel viso. Ylenia sembrò rivolgere a Elijah uno sguardo di piena sconfitta.

L’Originario allora la fulminò con uno sguardo indecifrabile e poi scosse Briony con forza, come se quello fosse l’unico modo che possedeva.

Briony. Ehi, guardami. Guarda me. Ascoltami.”

Il tentativo non servì granchètranne ad allontanare quel sonno intenso e a farle alzare dolorosamente la testa. Gli occhi verdi di Briony era privi di vita. Il viso scarno e condannato a quel triste epilogo.

Elijah non si arrese e le prese il viso tra le mani gelide: “Andrà tutto bene hai capito? Devi restare sveglia”

Il dolore continuava a espandersi dentro il corpo di Brionyriducendolo in brandelli. Il viso si deformò in una smorfia di puro dolore e abbassò mollemente  la testa, andando di nuovo a sbattere contro il petto di Elijah. Lui continuava a scuoterla e a indurla a guardarlo.

“Ti prego, resta con noi. Resta con me” Quell’implorazione le fece più male del dolore fisico. Cercò di trovare la forza di respirare, inutilmente.

Sentiva i singhiozzi disperati di Caroline, la pena nel volto sconfitto di Ylenia anch’esso rigato da lacrime. Il più determinato e il meno restio ad arrendersi era Elijah, che continuava a toccare il viso di Briony e a tenerla stretta tra le braccia, come se lui fosse l’unico scoglio a proteggerla da quella tempesta di morte.

Ma la morte stava arrivando. Lei la poteva sentire, era fredda come il ghiaccio. I polmoni di Briony esplosero in un singhiozzo.

All’improvviso qualcosa balenò nella testa di Ylenia che alzò il viso, mossa da una speranza incresciosa. “Aspettate.. quando Elena è stata uccisa durante il rituale, poi alla fine è riuscita a sopravvivere. Giusto? Come?”

Guardò sia Elijah che Caroline aspettando una risposta, ma fu la vampira tra un singhiozzo e l’altro a rispondere: “John, suo padre, si è sacrificato per lei. Le ha donato la sua vita”

Gli occhi di Ylenia brillarono “Potremmo tentare se facciamo in fretta”

Caroline assentì subito con la testa incurante che forse sarebbe stato suo padre a pagarne le conseguenze. “No intendevo sua madre, Maggie” Parlò la strega come se le avesse letto nel pensiero.

“Se si opporrà la costringerò a farlo. In qualunque modo la tirerò fuori da casa sua e la soggiogherò” La voce che fuoriuscì da Elijah apparve glaciale come se avesse appena accettato una sfida personale. Era disposto a fare qualunque cosa.

Ylenia però scosse la testa: “No. Per certi incantesimi ci vuole il massimo consenso dalla parte più debole. Non deve essere soggiogata da poteri esterni altrimenti non si fa nulla”

Se non fosse stata tanto male, Briony si sarebbe piegata in due dalle risate.

Sua madre che si sacrificava per lei di sua spontanea volontà? Una vera barzelletta.

“Non lo faranno mai! Nessuno dei due! Se ne sono sempre fregati di lei!” Sbottò Caroline in un’altra crisi isterica. Ma non c’era nessun rimprovero nella sua voce, era semplice realismo. Tutti quanti lo sapevano.

Elijah, dopo aver sentito che Maggie o Bill non potevano essere soggiogati ai suoi fini, ritornò pallido come prima. Gli occhi privi di speranza. Se avesse avuto un cuore normale probabilmente questo avrebbe perso dei battiti.

Briony un minuto prima sul punto di ridere ora invece aveva voglia di lasciarsi andare alle lacrime. Era inutile lottare, non c’era speranza. Era finita.

Dopo tutto ciò che avevano passato, sarebbe finita così. A stento riusciva a crederci, a non provare rabbia per l’impulso di voler vivere. Di non volerli lasciare.

Ylenia però non sembrava dello stesso parere: “No vedrete, riuscirò a convincerla. Elijah non c’è tempo da perdere, dobbiamo andare subito da lei”

A sentire il suo piano, Briony traballò e sembrò rinascere:

“No” esclamò all’improvviso come cercasse aria prima di affogare.  L’ultima cosa che voleva in quel momento disperato era che lui la lasciasse. Se lui lo avesse fatto, se non avesse più sentito le sue braccia attorno a sé, era sicura che non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. Era lui ad aiutarla a farlo.

Si aggrappò debolmente al petto di Elijah, come se lei indossasse una catena al collo che la faceva sprofondare giù; si aggrappò a lui come ad un ultimo appiglio prima di rimanerne impiccata.

Ylenia sembrò averlo intuito e senza tanti preamboli si rivolse a Caroline: “Avrò bisogno di te e delle tue gambe. Senza il tuo aiuto non posso arrivare da Maggie in tempo”

La vampira annuì debolmente. Non aveva smesso un attimo di piangere. Briony avrebbe tanto voluto rincuorarla ma sembrava non trovare le labbra per parlare.

La strega invece si avvicinò a Briony, inginocchiandosi e le accarezzò la spalla come a infonderle coraggio:

 “La ferita ha lambito un’arteria che va dritto al cuore. Per fortuna non ha colpito direttamente il cuore altrimenti il tempo sarebbe già scaduto. Cerca di tenerla dritta con la schiena, di farla parlare, non muoverla, qualunque cosa ma non deve addormentarsi. Non si risveglierebbe più”

Briony ascoltava con angoscia le parole di Ylenia, senza però vederla. Intuì l’espressione seria che doveva aver indossato Elijah il quale non rispose. Non c’era bisogno di troppe parole. Lui forse tra tutti era quello che più la voleva in vita, che non sopportava l’immagine della morte accanto a lei.

La sua anima era sempre stata preziosa per lui e vederla sparire tra le sue mani gli avrebbe arrecato un dolore sordo e intollerabile.

Briony sentì dei passi veloci allontanarsi per poi scomparire all’interno della foresta.

Non c’era comunque silenzio perché Briony respirava frettolosamente per via del male acuto. Elijah invece sembrava non respirare affatto.

Il vampiro sembrò riprendere vita dalla presa che creò sul viso di Briony per guardarla. Di nuovo lei fu turbata dalla sua espressione. Non l’avrebbe mai dimenticata.

L’angoscia che lo attanagliava era più  forte di qualsiasi altra sensazione mai provata. “Andrà tutto bene” cercò di dire lui guardandola negli occhi; sembrò incatenare la sua anima per impedirle di andarsene via.

“Sì..” riuscì a rispondere lei con un fil di voce, sperando di non svenire da un momento all’altro.  A dispetto della calma che Elijah voleva a tutti i costi mostrare, lei vide la sua espressione devastata dal dolore. Sembrò artigliante come lo stesso pugnale che l’aveva colpita.

Con un debole sospiro Briony si abbandonò sopra la sua spalla. Lui la cinse in un freddo abbraccio.

Le palpebre di lei si abbassavano ripetutamente. Il pallore era evidente sul suo viso così come lo sforzo di non gridare per il dolore che le fracassava ogni cellula.

“Lo sai il perché..” mormorò lei all'improvviso a stento.

“Perché sto per morire. Tutti quelli come me sono morti prima di compiere il loro dovere. E ora sta accadendo lo stesso a me, come se fosse giusto così alla fine...”

La risposta di Elijah venne decisa:

“Io non ti lascerò morire Briony

Lei continuò come se non l'avesse sentito. Parlare le costava uno sforzo enorme ma desiderava farlo prima della fine.

“Tu continuerai a vivere, nessun male ti verrà arreccato.. né a te né alla tua famiglia. Un po’ è incoraggiante che io non patirò più la pena di poterti fare del male così facilmente.”

Percepì Elijah scuotere la testa. Lei rimaneva appoggiata alla sua spalla, col viso girato rivolto verso la foresta. C'era una tale quiete. Non più urla.

“Non devi mai pentirti di essere quello che sei.” mormorò Elijah girando lo sguardo verso di lei, anche se quest'ultima non ricambiò perché priva di forze. Lo sguardo di Elijah era inciso da una profonda pena. Le emozioni umane sembravano squarciarlo.

Lacrime abbondanti sgorgarono dagli occhi di Briony. Lei non riuscì a evitare il loro corso per questo la voce risuonò così rotta.

"Ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare era un passo verso di te. E non per ucciderti, non per quello…

Nonostante ciò che pensava di se stessa, aveva la piena certezza in quel momento doloroso che entrambi si stavano aspettando a vicenda. Erano l'uno parte dell'altra fin dai tempi remoti. Entrambi avevano vissuto con un buco incolmabile nel petto, rendendosene però conto solo quando si erano conosciuti.

Solo allora quel buco aveva cominciato a pulsare per davvero, e piano piano si era richiuso come se la ferita non si fosse mai spalancata.

Briony chiuse gli occhi sentendo i sensi intorpidirsi. Eppure la ferita alla schiena bruciava come non mai.

Sentiva un sapore metallico. “Come fai a resistere? C’è sangue ovunque.. come fai?” domandò priva di forze.

Il viso di Elijah si scavò nell'agonia, ma non per la sete. Sembrava non provasse il benché minimo istinto animalesco, come se la sua parte demoniaca fosse stata soppiantata, sconfitta da qualcosa più ardente e profonda.

Elijah le accarezzò i capelli con delicatezza umana.

“Non ti toccherò con un dito, te lo giuro”

Briony si lasciò sfuggire un respiro mozzato. Elijah appoggiò il viso contro la sua testa.

Lei riuscì ad appoggiare la mano sulla spalla dell’Originario:

Non… non buttare via la tua umanità anche se io non ci sarò più. Non devi farlo ti prego. Non aggiungere al tuo dolore altro odio, altra glacialità…promettimelo ti prego.” la voce le venne meno.

Qualcosa all'interno del petto di Elijah scricchiolò. Era un dolore incessante per lui. Perfino per lui.

Briony strinse la presa in ultimo disperato sforzo.

“Promettimi che non tornerai a far spegnere il tuo cuore, promettimelo” Di nuovo la voce rotta. Le palpebre continuavano ad abbassarsi.

"Briony.." bisbigliò lui quasi fosse l'unica cosa in grado di pronunciare.

Poi lei udì qualcos'altro. Era un suono diverso. Non l'aveva mai sentito, non da lui. Provò un immensa pena nel sentirlo in quella desolazione.

Era il suono di una lacrima. Una lacrima solitaria che non apparteneva a lei, apparteneva a lui. Dopo mille anni una piccola goccia che rappresentava la sua vera anima tornò a bagnare il viso di Elijah, scavò un sentiero di fuoco in quel volto di ghiaccio.

Quanto potere aveva una singola e solitaria lacrima.

Briony respirò a fatica, provò un immenso rammarico nel non poter alleviare il dolore di Elijah, tentare almeno di prendere quella lacrima che costituiva la grandezza del suo dolore. Ma non ci riusciva. Non riusciva a muoversi e nemmeno più a parlare.

Lo strazio era completo. Il respiro confuso e la sua debolezza ne era la prova.

Elijah mise poi il viso contro la spalla di Briony. Stranamente non le fece male; le fece male qualcos’altro.

Qualcosa bagnò la sua pelle. Provò la sensazione che non era frutto della sua immaginazione e nemmeno pioggia invisibile.

Le faceva così male perché non voleva che lui piangesse. Era un suono troppo triste.

Elijah non emetteva comunque fiato, sembrava divorato mentre la stringeva.

Briony temette di non farcela più. Sentiva le mani crudeli della morte ghermirla per afferrarla a sé.

Ma lei non voleva. Cercò di far battere il suo cuore ormai dilaniato.

"Non voglio morire" bisbigliò stringendo gli occhi a causa delle lacrime. Curvò il viso con fare malinconico all'interno della spalla del vampiro.

Elijah alzò il viso. Aprì la bocca, e il respiro che fuoriuscì era spezzato a causa di quelle piccole lacrime che lui non era riuscito a fermare.

Contemporaneamente mise una mano sulla nuca di Briony come per tranquillizzarla.

Sperò con tutto se stesso che Ylenia ce la facesse.

 

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"Come diavolo é potuta accadere una cosa del genere?" sbottò Maggie serrando i pugni.

"Adesso non c'é tempo per le spiegazioni, mi serve il tuo aiuto" rispose Ylenia facendosi avanti e con le mani giunte.

"Hai parlato di un incantesimo. Parlamene"

Fuori dalla porta spalancata c'era Caroline. Il viso serrato dal terrore al pensiero che Briony potesse morire. Non avrebbe mai sopportato di perdere la sorella. Il suo cuore di vampiro sembrò raddoppiare il dolore. Piantò i piedi per far capire che non c'era tempo per le congetture.

"Dovrei sacrificarmi per un mostro?" domandò Maggie con perfetta calma.

"E’ tua figlia!" rispose Ylenia in preda alla rabbia.

"Che però non ha nulla di umano! La mia figliola é venuta infatti qualche ora fa a urlarmi il suo odio e di starle alla larga. Beh tanti saluti allora"

Maggie si girò ma Ylenia la prese per le spalle per farla voltare:

"Se l'hai vista allora avrai capito quanto Briony sia buona e quanto meriti di vivere. Ammettilo una buona volta!"

Maggie trasalì e la strega non si fece sfuggire l'occasione. Intuiva che Maggie era rimasta turbata dall'incontro con la figlia e che fosse almeno dispiaciuta per la sua situazione. Doveva scavare più a fondo.

"Tu sai che ho ragione"

Maggie chiuse gli occhi sospirando, poi li riaprì:

"Senti io acconsentirei se poi tu potessi impedire a mia figlia di trasformarsi in un mostro. Ma non é così, più volte mi hai ripetuto che non c'é speranza. Adesso cos'è cambiato?"

Fu Caroline a parlare:

"Briony non si merita di morire! Ha sempre anteposto il bene degli altri al suo!"

Maggie però scosse la testa:

"E’ sbagliato.. Salvare un mostro e io…. Magari é così che deve andare"

"Allora malora il destino! Fai come Ylenia ti dice altrimenti butto giù la casa!" gridò Caroline furibonda infilando le unghie sugli stipiti della porta.

Ylenia si voltò verso la vampira facendole segno di calmarsi, poi guardò Maggie:

"Maggie so che in cuor tuo vuoi il bene di tua figlia."

"Certo che lo voglio, ma é impossibile ottenerlo"

“Insomma!” Caroline ruggì di nuovo.

“Ti giuro che non sarà un sacrificio vano. Se dimostrerai a tua figlia almeno un pizzico di bene, lei avrà una forza in più per combattere… tu sai che lei non è un mostro. Se l’hai vista te ne sarai sicuramente resa conto”

Di nuovo Maggie trasalì. Ylenia era sicura di tastare il terreno giusto, perché la donna non era uscita impassibile dall'incontro con la figlia. Qualcosa si era mosso in lei.

Maggie tuttavia disse:

“Quello che penso io non conta. Contano i fatti, e tu e io sappiamo come andrà a finire. E’ inutile tergiversare. Un modo per salvare mia figlia dici? Lo vorrei davvero tanto!” alzò all'improvviso la voce.

Ylenia allora capì qual'era il punto focale: se Briony fosse stata normale, Maggie avrebbe acconsentito senza esitazioni. Se ci fosse stato un incantesimo o una speranza per impedire a Briony di essere quello che era, avrebbe acconsentito.

Ma purtroppo quei due casi non combaciavano con la realtà. Maggie aveva cercato numerose volte la maniera per salvare la figlia da quel destino crudele, aveva affidato a Ylenia il compito di sorvegliarla e aiutarla. Ma c'erano zero probabilità e Maggie risultava così sfiancata in quel momento a causa di ciò.

“Ma non esiste alcun modo Ylenia. Anche se ora attui l’incantesimo, comunque non cambierai le cose! La farai vivere per un po’ e dopo diventerà come gli altri! So che è così, credi che mi faccia piacere dire queste cose? Vedere mia figlia così? Sul punto di morte e non poter fare niente?”

“Ma tu puoi farlo! Qualunque genitore lo farebbe!” ribatté Ylenia ancora.

Maggie diventò un blocco di ghiaccio. La voce era calma come prima:

“Ho perso i miei diritti di madre il giorno in cui ho abbandonato Briony

Ylenia si sentì tremare:

“Quindi non acconsenti?” Il suo era un sussurro.

Maggie non parlò, guardò la strega con sguardo rammaricato poi abbassò lo sguardo.

Caroline era pallida con la bocca spalancata.

Ylenia debolmente si arrese. Non c'era più alcuna speranza

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Un cielo blu come gli occhi della morte

Elijah la stringeva al freddo tra le sue braccia. Briony sentiva il gelo pervaderle le ossa e quando sospirò le fuoriuscì un respiro gelato.

Non sentiva più male. Non sentiva più niente adesso. Almeno la tortura fisica era finita. Quella dell’anima però era in agguato, sempre persistente.

Era la sofferenza paralizzante che aveva sentito quando dagli occhi neri di Elijah erano fuoriuscite delle lacrime. Non le aveva mai viste prima d’ora in lui, e non voleva che l’ultima cosa che ricordasse fossero quelle lacrime che lei aveva scatenato.

Le facevano troppo male anche se non riusciva a muoversi per vederle, ma le aveva sentite comunque, come se avessero pianto sul suo animo. L'ultima cosa che voleva era che lui soffrisse.

Un braccio di Elijah le cingeva la schiena, una mano era fra i suoi capelli. Tutto il suo corpo era teso, privo di vita.

Briony ricordò la sua espressione quando lo aveva guardato l’ultima volta. Poteva solo immaginare quanto quell’agonia fosse peggiorata nel suo bellissimo viso.

Volle fare un ultimo sforzo.

Non aveva più forza fisica come se fosse in trans ma doveva farlo.

Voleva alzare il viso e guardarlo. Voleva raccogliere quelle lacrime e sussurrargli di non essere triste. Voleva dirgli un’ultima volta che lo amava.

Cercò di deglutire mentre gli occhi si ostinavano a rimanere chiusi. Mosse piano piano il viso verso Elijah.

Ad ogni secondo sentiva qualcosa di potente invaderle l’anima. Sapeva cos’era e ne ebbe paura. Le sembrava di cadere giù. Come se l’acqua del mare esplodesse sotto di lei, sommergendola. Elijah però continuava a stringerla nel suo freddo abbraccio.

Il buio le riempì all'improvviso gli occhi. Eppure lei nella sua mente riusciva a guardare Elijah. Lo vedeva e faceva più male dell’oceano che scagliava la sua ira su di lei. Faceva così male. Faceva così male la sua agonia che avrebbe avuto vita immortale.

Nonostante tutto, il viso si mosse molto lentamente verso Elijah. Le parole però non le salirono alle labbra. Rimanevano incatenate dentro di lei.

Il naso si scontrò contro il collo gelido del vampiro, che rimaneva immobile come una statua morta.

La tristezza forse sarebbe nettamente diminuita se fosse morta portando con sé l’immagine di lui ancora fissa negli occhi.

Poi quell’oceano la spinse giù del tutto. Il cuore sembrò inabissarsi dentro di esso, come se fosse un orologio ma le lancette non funzionavano più.

Il buio questa volta coprì ogni cosa.

La mano di Briony, un secondo prima sulla spalla di Elijah, scese con delicata lentezza fino a terra.

Il braccialetto che portava al polso si sciolse e cadde a terra, facendolo tintinnare.

Il rumore di quell’oggetto che precipitava nel buio fu per il cuore di Elijah come un rintocco funebre. Il suo cuore sembrò collassare.

Le mani andarono sulle spalle di Briony come se in qualche modo volesse cercare dei segni di vita.

Briony..?” quel sussurro fece fatica a lasciare le sue labbra.

Il viso di Elijah era indecifrabile. Ogni espressione era scivolata via.

Non sentendola rispondere in alcun modo, Elijah scattò come una molla, quasi fosse risorto dalle sue stesse macerie.

La prese per le spalle con più forza per guardarla dritto in faccia, la chiamò con eguale intensità. L’allarme nella voce. L'orrore e la pena nel volto.

Ma sembrava come se avesse una bambola di cera fra le braccia. Le bambole non parlano e non vivono.

Eppure quel corpo privo di vita gli sembrò così pesante che la schiena curvò dolorosamente in avanti mentre le braccia depositarono automaticamente il corpo giù a terra. Gli occhi devastati e increduli, la linea della bocca seguiva quelle emozioni dilanianti mentre guardava quel corpo privo di vita.

Nelle labbra bianche di Briony stava vivendo un silenzioso ti amo. Quel ti amo che non era riuscita a dire.

Il dolore investì e scaraventò l’anima di Elijah in un luogo desolato e sconosciuto. La chiamò di nuovo con urgenza, la sua mano toccava la guancia gelida della ragazza, un braccio si depositò sotto la sua nuca.

Ma non ci fu nulla.

Elijah piombò in una cupa disperazione silenziosa, il volto tormentato dal dolore come pugnalato al cuore.

Gli occhi di Briony rimanevano chiusi. Ogni cosa era finita. I sogni e la realtà infranti, lasciando il posto a un  vuoto immenso.

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Briony sentiva il suo corpo precipitare in un oblio. Non serviva più ormai respirare, era come se stesse passando i secondi ad affogare. Le sembrò alla fine di schiantarsi contro qualcosa di duro.

La morte era arrivata e... aveva i suoi occhi. Gli occhi di Elijah.

Tutti era buio e nero.

In qualche maniera sentiva ancora la presenza del vampiro.

Udì perfino la sua voce. Come se la mente riuscisse ad evocare la voce di chi aveva amato di più in vita, per aiutarla ad affrontare l'agonia della morte.

E qualcos'altro ancora.. Le sue lacrime. Quel suono non se ne era ancora andato e la lacerava a fondo nel petto.

Quello era l'inferno. Il dolore di Elijah la annientava come nessun altro.

Briony si girò poi dall'altra parte, come catturata da qualcosa. Una luce si stava espandendo in lontananza coma la soglia di una porta che si apriva nelle tenebre. Allungò il collo incuriosita e attirata da quella luce.

Era il paradiso? Non ne era sicura, da quel che aveva capito lei dopo la morte era destinata solo al nulla.

Qualcosa sembrava aspettarla oltre quella soglia, lo sentiva. Voleva andare a vedere.

Ma dall'altra parte udì ancora una voce per la quale sarebbe stata disposta a morire due volte.

Il suo nome.

Quella voce lo ripeteva incessantemente ancora, e ancora.

Sentì quella voce guidarla verso l'unico paradiso che desiderava. Perché lei non voleva restare lì.

Guardò un'ultima volta quella luce in lontananza che la voleva ancora catturare.

Lei disperatamente le diede le spalle e cercò di risalire dall'oblio.

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L'agonia tetra che si scorgeva nel volto di Elijah era indescrivibile. Non esistevano parole in grado di esprimerlo. Paralizzato dalla sofferenza mentre ancora stringeva il corpo di Briony tra le braccia. Quasi non volesse lasciarla andare via o non si capacitasse di ciò che era successo.

Si sentiva vuoto. Non sentiva il vento, non sentiva l'odore del sangue. Solo sofferenza e un gran senso di vuoto.

Il viso era duramente scavato, come se le lacrime avessero avuto la forza di indebolirlo e spremerlo, mentre le mani avevano solo la forza di raccoglierle un ciuffo di capelli ricaduto sul viso di Briony. Non emetteva il benché minimo sospiro anche se la labbra sembravano prendessero forma per farlo. Aveva sentito anche lui la vita fluirgli via, come un qualcosa che ti spezza e non riuscirai più a guarire.

All'improvviso però un rumore acuto lo ristabilì. Briony improvvisamente aprì gli occhi e la bocca come se cercasse disperatamente l'aria.

Elijah trasalì colto letteralmente alla sprovvista. Gli occhi erano sgranati, si rizzò sulla schiena imperterrito, mentre lei faticava a respirare e si guardava attorno spaesata.

"Briony?"La voce velata da una speranza a cui non voleva credere.

Lei finalmente lo guardò. Gli occhi verdi si accesero all'istante.

"Elijah"

Lui la guardò come se fosse un fantasma, ma le ombre del suo animo sembrarono diradarsi. Quel peso che si portava nel petto scomparve.

Le prese il viso con una mano e in un attimo premette le labbra sulle sue. Erano entrambe gelide ma sembrarono trovare calore l'uno dall'altra.

Briony sentì delle lacrime di gioia rigarle il viso e mai prima d'allora fu così felice di piangere.

Sorrise sulle labbra di Elijah e quando si staccarono lei gli toccò il viso, dissetandosi della sua vista, come per capacitarsi che non era solo un sogno.

Elijah la fissava ancora incredulo ma poi le sorrise. Un raggio di sole sembrò aver perforato le nubi del suo animo.

Non c'era più dolore, non c'era più male.

Briony si sentiva integra.

Il cielo era ritornato a splendere.

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Si risvegliò nel suo letto con le gambe mezze intorpidite. Ebbe la sensazione di aver dormito per giorni infatti la vista si era annebbiata. Riuscì però a sentire una mano gelida sfiorarle la sua e finalmente vide Elijah, seduto vicino a lei al suo fianco.

Dall'altro lato del letto c'era Caroline che le accarezzava dolcemente i capelli. Vicino a lei c'era Ylenia, il viso abbronzato risplendeva e fissava Briony come se fosse un medico esperto.

Ai piedi del letto c'era anche Stefan. Rivolgeva a Briony un sorriso amichevole e aveva le braccia dietro la schiena.

Briony tirò un filo di sollievo nel vederlo incolume perché aveva creduto che lui ci avesse rimesso le penne a causa della sua dieta vegetariana. Per fortuna non era così.

Rivolse loro un sorriso radioso. Di quelli che ti rendono felice di essere al mondo, di avere accanto persone che ami.

"Sembra che stiate assistendo un'ammalata" scherzò.

Ylenia si avvicinò:  "Ti sei ripresa in fretta, non hai rimasto cicatrici però hai preso numerose botte. É meglio che ti riposi"

Briony sentiva ancora il mal di testa e il dolore alla spalla, ma non ci diede molto peso.

"Spiegatemi che é successo in città.. Stanno tutti bene?"

Stefan si fece avanti raccontando che gli ibridi di Klaus avevano cercato lo scontro e poi sembrava che avessero perso il lume della ragione e hanno dato fuoco alla città. Ci sono stati numerosi feriti. E alcuni morti.

Briony trasalì: "Che fine ha fatto il ragazzino? Quello che.." non riuscì a finire la frase.

Caroline le disse che era scappato a gambe levate non appena l'aveva ferita. A giudicare dalla faccia di Elijah, Briony intuì che quel ragazzino poteva anche rifugiarsi ai confini della terra ma non sarebbe mai andato abbastanza lontano da sfuggire alla sua furia.

E non c'era da biasimarlo. Lei l'aveva graziato attraverso la commiserazione e l'aveva ripagata con un'accoltellata alla schiena.

"Quanti danni sono stati causati?"

"Meglio non parlarne adesso Briony" rispose Ylenia attenta che non si stancasse.

La ragazza si guardò attorno, sentendosi fortunata di avere ancora la casa. Ma era meglio non cantare vittoria, sicuramente era andato distrutto qualcosa.

Elijah le accarezzò le mani per attirare la sua attenzione.

"Briony, qualcuno qua fuori ti vorrebbe vedere. E se non te la senti..."

Lei lo guardò interrogativa e Elijah ricambiò lo sguardo: "Rebekah"

Briony tremò. Ma non perché aveva paura di lei ma aveva paura del suo giudizio e di cosa avrebbe detto dopo l'ultima volta..

Si morse il labbro: "Entra Rebekah" disse a alta voce per invitarla in casa.

Dopo qualche minuto sentì dei passi sulle scale. Vide una chioma bionda, un bellissimo viso circondato da bellissimi occhi azzurri.

Solo allora si rese conto quanto le fosse mancata.

Caroline si irrigidì e storse il naso. Chiaramente non aveva  cambiato opinione sull'Originaria soprannominata da lei “la diavolessa”.

Elijah guardava la sorella con sguardo indecifrabile.

"Sono felice che tu stia bene" mormorò Rebekah con la sua voce cristallina, fissandola titubante.

Briony le rivolse un sorriso mentre la vampira sembrò tentennare nel parlare: "Mi dispiace per come mi sono comportata. Non dovevo essere così dura"

Briony le fece un gesto con la mano per dirle che ormai era passato. Rebekah le sorrise e si avvicinò a lei senza indecisioni.

Elijah guardò la sorella e poi tornò a fissare Briony. Le tornò il mente l'espressione di lui quando credeva che stesse morendo. Quando l'aveva conosciuto credeva che non avesse nulla a che fare con la fragilità. Invece quando aveva visto quell'espressione capì di essersi sbagliata e che era molto peggio della semplice fragilità. Sembrava che ogni cosa di lui si fosse rotta.

Lei gli toccò la mano.

Briony in quel momento si sentì felice, perfetta. I suoi amici, la sua famiglia, Elijah... Per stare con loro, valeva la pena combattere atrocemente per risalire dall'oblio nella quale era precipitata.

Ma quando il suo sguardo cadde su quello di Ylenia la serenità scomparve. Non tutto era perfetto.

Briony si rabbuiò e l'amica abbassò la testa non dicendo una parola.

Briony allora cercò di alzare il busto ma venne fermata da un dolore lancinante alla testa. Ebbe una smorfia di dolore.

"Non ti affaticare. Ricordati che eri morta ed é meglio non correre rischi" disse Caroline col suo solito tatto, fermandola.

Elijah si alzò e il suo sguardo divenne all'improvviso duro e tetro. Come se la sua mente gli stesse inviando immagini di Briony in punto di morte, le innumerevoli ferite, la pena e il dolore.

Si irrigidì.

"Bastardo" mormorò duramente continuando a fissare Briony.

Rebekah guardò il fratello allarmata: "Che hai intenzione di fare?"

Elijah non la degnò neanche di una parola: la risposta stava scavata nel viso.

Briony lo fissò preoccupata ma ci pensò Rebekah: "Quasi tutti gli ibridi sono stati annientati. Il peggio é passato e purtroppo vivendo in una città come Mystic Falls é da mettere in conto questo genere di pericoli"

A giudicare dall'occhiata torva di Elijah, lui aveva un'altra teoria in mente.

Briony si agitò nel letto: "Elijah.." Non voleva che accadesse qualcos'altro di male, soprattutto a lui.

Il vampiro la guardò con sguardo impenetrabile: "Tornerò presto" E si chinò a baciarle la fronte. Briony non riuscì a nascondere il suo turbamento ma lo lasciò andare, non distogliendo lo sguardo fino a quando non fu svanito.

Sospirò e tornò guardare la strega: "Ylenia, dimmi cosa é successo ti prego"

La donna si mise un capello dietro l'orecchio: "É meglio che non ci pensi adesso. Devi riposare" disse poco convinta.

Briony però era di tutt'altro parere infatti fu sul punto di alzarsi. Caroline la bloccò:

"Ferma lì. Non ci provare nemmeno. Per una volta pensa a te stessa"

Briony sbuffò. "E Tyler? Dimmi almeno se lui sta bene"

"Certo che sì. É piuttosto malandato, ha avuto qualche commozione cerebrale ma si riprende in fretta"

Briony sospirò sollevata: "Meno male"

"Ma tu stavi per morire Briony.."

"Non per colpa sua. É stato molto coraggioso."

"Ero pervasa dalla paura.. Ero rimasta bloccata dalle fiamme ma per fortuna é accorso Stefan ad aiutarmi. Dopo ho scoperto che tu eri sparita e.."

"Non ti libererai così facilmente di me sorellina"

Caroline le sorrise e le diede un bacio sui capelli. Stefan si avvicinò al gruppo dicendo che una cosa simile non sarebbe ricapitata mai più.

"Non penso che dopo l'incontro con mio fratello, Klaus avrà più voglia di creare ibridi" esclamò Rebekah convinta.

Briony sorrise nervosamente e poi tornò a guardare Ylenia. Non riuscì a sorridere questa volta.

 

----------************-----------

 

Klaus se ne stava bello e beato a godersi un bicchiere di vino rosso disteso sul divano.

I suoi ibridi non erano ancora tornati a dargli notizie ma il ritardo non lo spaventava, di certo stavano ultimando alla perfezione il lavoro che aveva loro assegnato. Sorrise beffardo che entro poco avrebbe ricevuto la testa di Briony Forbes su un piatto d'argento. Brindò anche alla prospettiva che tra poco si sarebbe anche occupato di quella sgualdrina   di Ylenia. E questa volta avrebbe fatto lui stesso  il lavoro. Sorrise al pensiero mentre bevve.

Quasi quasi dovette ammettere che il piano di Gwendolyn non era male affatto.

Sentì dei rumori. Era Elijah che entrava a passi lenti e soppesati nel salotto.

Klaus alzò il sopracciglio vedendolo arrivare e si alzò: "Fratello. Non ti aspettavo."

Lo sguardo di Elijah era indecifrabile.

Klaus lo guardò accigliato: "Hai qualcosa da dirmi?" domandò bevendo l'ultimo sorso.

Elijah gli diede un pugno in pieno viso, facendo esplodere il bicchiere sulla sua bocca in mille pezzi, e Klaus cadde all'indietro. Elijah gli servì il doppio facendo fracassare il corpo del fratello contro un tavolo.

Klaus si alzò di colpo: "A cosa devo questo benvenuto?" ruggì imbestialito pulendosi la bocca sporca di sangue.

Elijah fece dei passi in avanti. Lo sguardo impenetrabile e pericoloso:

 "Hai mandato tutti i tuoi ibridi ad attaccarla... Non hai un brandello d'onore. Non hai niente Klaus" mormorò in tono spregevole rendendosi conto di che pasta era fatto il fratello e che non sarebbe mai cambiato.

Klaus lo guardò beffardo: "Come prego?"

Elijah lo prese per il bavero della giacca: "Dovrei ucciderti" sibilò con uno sguardo che stava per prendere fuoco.

Klaus sembrò allora perdere la pazienza e si tolse le mani del fratello di dosso:

 "Non so a cosa ti riferisci. Se i miei ibridi hanno fatto baraonda in città avranno avuto i loro motivi, sicuramente Stefan e Damon Salvatore avranno cercato delle rogne come al solito. Se la tua fidanzatina c'è andata di mezzo non é un problema mio, se tu non riesci a proteggerla fatti qualche domanda allora"

Elijah lo afferrò rudemente per il collo spingendolo a velocità fulminante contro il muro:

"E ti aspetti che ci creda?"

Klaus sembrò non patire alcun dolore infatti gli sorrise maligno: "Francamente non mi interessa"

Si levò di torno il fratello un'altra volta: "Briony non è nulla per me. Perché dovrei volere la sua morte?"

Elijah lo fissò con sguardo di ghiaccio: "Tu lo sai.."

"So molte cose fratello ma per me in questo momento tu parli arabo"

Elijah digrugnì. Come aveva fatto Klaus a conoscere la verità? Rebekah non poteva averlo fatto.. E Gwendolyn.. Lui sapeva quanto lei odiasse Klaus, era la persona che più detestava al mondo; non aveva senso che gli dicesse la verità su una cosa che poteva nuocergli. Il cuore però gli diceva che non poteva più fidarsi della propria famiglia.

"Dov'é Gwendolyn?" domandò stizzito.

Klaus scrollò le spalle:

"Non lo so. Forse non l'hai notato ma quella ragazza mi evita come la peste bubbonica"

Elijah analizzò attentamente le sfumature del viso di Klaus, come se volesse leggergli la mente: "Mi  duole informarti che il tuo piano é andato in fumo. Briony é viva."

Klaus a suo credito non batté ciglio né ebbe alcun guizzo negli occhi. Erano tutte e due statue di ghiaccio, ma l'inquadratura di Elijah era pericolosa e minacciosa mentre avanzava.

 "E ti avverto.... Se oserai.."

"Mi stai minacciando Elijah? Sulla base di cosa? E comunque sprechi fiato anche perché non puoi uccidermi" rispose Klaus in segno di sfida.

Elijah gli balzò addosso a velocità fulminante, ma Klaus non si fece prendere alla sprovvista che infatti lo prese per il collo e lo spinse contro un tavolo che cigolò per l'imminente forza.

Elijah non si mostrò per nulla debole infatti allungò il braccio per afferrare con forza il collo di Klaus.

La voce risuonò glaciale, piena di minacce:

"Tu toccala ancora.. e avrai di che pentirti. Ti do la mia parola"

Klaus rise:

"Sei ridicolo Elijah. Stai diventando un malato d'amore come Finn. Io non ho nulla contro la tua fidanzatina e se c'è qualcuno che la vuole stecchita non sono io"

Detto questo lasciò libero il fratello.

Elijah lo guardava per nulla convinto. Intuiva che Klaus c'entrasse in qualche modo, le coincidenze erano troppe anche se lui continuava a negare.

"Non finisce qui" affermò lanciando un ultimo sguardo di fuoco a Klaus, per fargli ricordare che non si sarebbe mai dimenticato di ciò che era successo. Fece alcuni passi per andarsene.

"Per me l'argomento é chiuso invece. Vuoi che civilizzi i miei ibridi come prova della mia fiducia?" domandò Klaus ostentando la sua indifferenza.

Elijah si voltò senza alcuna paura:

"No. Se tu osi ancora crearne altri, strapperò loro il cuore all'istante"

Diede le spalle al fratello ma la sua voce lo bloccò:

"Puoi minacciare quanto vuoi ma tu non potresti mai metterti contro la tua famiglia Elijah. Abbiamo un giuramento che ci lega, per sempre e oltre"

Elijah si fermò a contemplare quelle parole e serrò il viso. Pensò di non degnare Klaus di una risposta ma alla fine sorrise amaramente mentre scuoteva la testa.

"E tu ti ricordi cos'è una famiglia Niklaus?" domandò senza guardarlo.

Questa volta fu lui a non ricevere risposta.

 

Il cimitero era freddo. Come se le anime dei defunti fossero lì con loro.

Briony era di fronte alla tomba della madre. Con lei c'erano Elijah e Ylenia.

Non aveva portato dei fiori. Era venuta lì per avere risposte che anche dopo la morte non riusciva ad ottenere.

"Perché? Lei mi odiava, me l'ha sempre fatto capire. Perché allora si é sacrificata per me?" domandò confusa stentando davvero a crederci, mentre i suoi occhi guardavano la tomba spoglia della madre.

Fu Ylenia a rispondere: "Lei odiava ciò che rappresenti. Voleva scappare dal mondo soprannaturale e con te accanto non ci sarebbe mai riuscita. Disprezzava quel mondo, i vampiri, i mostri.. Per lei tu eri una di loro e per questo aveva i paraocchi"

"E quindi? Perché allora mi ha salvata? Dovrei sentirmi in debito con lei? Ha tentato di uccidermi quando ero una bambina, non mi ha mai dimostrato amore, mi ha sempre lasciata sola.. E adesso.. Cosa dovrei pensare?"

Briony non riusciva a vedere né provare niente. Il classico dolore che una figlia prova dopo la morte della madre non arrivava. Non riusciva a essere in debito con quella donna dopo tutto quello che aveva subìto a causa sua, non provava nessun rammarico stando in quel luogo lugubre. Come se il nome scritto sulla lapide fosse per lei sconosciuto. Era un mostro a pensarla così?

Ylenia la guardò dritta negli occhi:

"Briony, la prima volta che ho conosciuto tua madre era una donna distrutta che non aveva nulla per cui lottare. In qualche modo l'ho capita perché era come me.. Sola. Senza una famiglia. Odiava il mondo intero" Negli occhi neri di Ylenia si nascondeva l'ombra di un'amicizia che era durata per anni, sia con alti e bassi, ma almeno aveva soffocato un  della sua solitudine.

"Mi aveva confidato che aveva abbandonato sua figlia perché non la riteneva veramente sua.. Non essere una vera madre era stato il suo più grande fallimento ma ormai era troppo tardi per tornare indietro ed era troppo testarda per ammettere di aver sbagliato. Andava avanti autoconvincendosi che tu eri un mostro e che era stato giusto così. Quando ha scoperto che io ero una strega molto potente si é messa in fissa che forse potevo aiutarti, offrirti l'aiuto che lei non ti poteva dare per troppo orgoglio e per.. Perché aveva paura."

Ylenia si voltò a guardare la tomba con un'espressione malinconica.

"Ha tenuto sempre un comportamento freddo ma era una maschera. Anche lei soffriva ma non voleva darlo a vedere perché era nata per essere una donna forte. Quando le ho detto che non c'erano speranze affinché tu cambiassi é ritornata peggio di come era prima. Lanciava accuse contro di te definendoti con i peggior appellativi, così in qualche modo avrebbe smesso di compiangersi per il suo mancato lavoro di madre, e dando la colpa a te perché ti vedeva in una veste sbagliata"

Briony ascoltava in silenzio non sapendo cosa dire né cosa era giusto provare. Sembrava che nessun essere umano fosse immune dal dolore, perfino sua madre. In qualche modo riusciva a capirlo ma lei? Sua madre aveva mai mostrato comprensione per la figlia?

In quel momento era troppo spaesata per riuscire a essere quella di sempre. Perdonare tutto era troppo difficile.

Ylenia continuò:

"Forse quando ti ha visto ha capito di aver fatto un errore madornale ma come al solito non voleva ammetterlo. Ha sempre represso i suoi reali sentimenti."

Briony deglutì restando in silenzio. A dispetto delle aspettative non riusciva a provare nulla per la madre, nulla. Continuava a guardare la tomba con sguardo vuoto.

"Non voglio giustificarla BrionyMaggie non é stata una buona madre, né una brava moglie.. Ma alla fine.. Ha voluto fare ammenda di questo"

Briony guardò Ylenia. Vedeva quanto la strega fosse sollevata che era finita così. Perché se doveva scegliere avrebbe sempre scelto la vita di Briony contro quella di Maggie. Aveva instaurato due amicizie diverse, opposte. Quella con Briony era molto più profonda e umana. Ma nonostante tutto la strega non riuscì a non provare tristezza mentre guardava la tomba e ricordava quell'incontro che le aveva di certo cambiato la vita.

"Lei credeva che meritassi una possibilità?" domandò Briony ancora sconcertata.

"Non lo so.. Lei diceva una cosa poi ne faceva un'altra.. É sempre stata un mistero" Ylenia lanciò un ultimo sguardo triste alla tomba e se ne andò senza dir più una parola. Di certo una delle cose che le due donne condividevano era trascinarsi un mistero addosso e chiudersi ai propri sentimenti.

Briony la guardò allontanarsi. Aveva un miscuglio di sensazioni addosso che andavano a nuocere la debolezza del suo fisico.

"Non so come dovrei sentirmi adesso" mormorò Briony stringendosi nelle spalle. Elijah fino ad allora non aveva detto una parola, era rimasto un blocco di ghiaccio per tutto il tempo e si erano scambiate sì e no 4 parole in croce durante il viaggio. Briony avrebbe tanto voluto sapere che cosa era successo dopo che se ne andato da casa sua ma Elijah non aveva proferito parola. Ma alla fine quando lui sarebbe stato pronto gliene avrebbe parlato, non era il momento giusto di insistere.

Elijah fece finta di prendere qualcosa per terra:

"Non pentirti di essere viva, é una gioia a cui non rinuncerei mai" mormorò alla fine alzando lo sguardo e sorridendole lievemente.

Briony tornò a guardare la lapide. In effetti doveva essere felice di essere ancora viva, di poter vivere accanto alle persone che amava.

Elijah si alzò sempre guardandola. Le cinse le spalle con un braccio protettivo per darle modo di scacciare la tristezza.

"E siamo insieme."

Il suo respiro le fece girare la testa.

E lei all'improvviso si ricordò cosa significava sentirsi veramente vivi. Anche durante il calvario della morte lei si era sentita viva tra le sue braccia, la sua voce non l'aveva mai lasciata nemmeno per un istante.

Alzò il viso per guardare Elijah dritto negli occhi. Non riusciva a scordare l'immagine di lui mentre l'aveva vista morire, non riusciva nemmeno a darci un nome al suo tormento.

"Credevi di perdermi?"

Il viso di Elijah si scavò. La voce era ruvida.

"Sì.. E giuro che non permetterò mai più che succeda"

Briony sospirò. Si strinse di più a lui, guardandolo con dolcezza malinconica.

"Non é stato nessun altro a salvarmi, sei stato tu. Sentivo la tua voce" mormorò in un bisbiglio. Elijah la fissò con sguardo impenetrabile ma quelle parole sembravano scavare dentro di lui.

Briony vide l'anima di Elijah trasparire in quegli occhi. Fu tentata di toccarla, così come le loro anime si erano scontrate molto tempo prima.

Alla fine però abbassò lo sguardo, vinta da una tristezza improvvisa.

Elijah le accarezzò la guancia col dorso della mano.

"Non buttare via tutto con brutti pensieri allora"

Briony sorrise timidamente e tornò a guardare la lapide: capì a cosa era dovuta quella tristezza improvvisa. Non provava nulla per la madre però scioccamente le fuoriuscì una lacrima dagli occhi.

Aveva fatto lo stesso errore di Elena? Capire veramente qualcuno solo dopo la morte? No, Maggie non era lontanamente paragonabile al suo amico John. Eppure quella lacrima scese.

"Scusami. Solo questa volta, poi non piangerò più."

Si morse il labbro e chinò il capo come se si stesse vergognando, ma Elijah la prese tra le braccia e lei affondò il viso nel suo petto, come se ne ricavasse conforto.

Ad un tratto aprì gli occhi e scorse in lontananza una figura con un lungo impermeabile grigio. Ebbe l' impressione che stesse guardando dalla loro parte e così un improvviso gelo si impadronì di lei. Provò la netta sensazione che non era ancora finita. Quella brutta storia sembrava non conoscere epilogo.

Quando tornò a guardare, quella figura misteriosa non c'era più. Scomparsa.

Briony si strinse ancora di più a Elijah per scacciare l'inquietudine. Il gelo venne sopraffatto.

 

Fine capitolo.

Per prima cosa attendo con ansia dei vostri commenti. Dalle scorse recensioni ho capito che il capitolo precedente a questo é stato il vostro preferito in assoluto e avevo una fifa nera di fare un disastro! Spero che questo capitolo non vi abbia delusi e che sia stato all'altezza dell' altro e se così non é…… Ahimè mea culpa! Spero che non mi abbandonerete ora che il viaggio si farà più interessante Ihih

Perdonate la lunghezza del capitolo, la mia idea era di concluderlo quando Briony sarebbe risorta ma poi ho pensato che il prossimo capitolo volevo dedicarlo ai flashback di Ylenia quindi ho proseguito.

Alcune cose sicuramente non vi saranno chiare, come il piano dei due fratelli malefici, ma spiegherò meglio tra 2 capitoli!

Come ho detto nel prossimo ci saranno i flashback della nostra amata streghetta quindi vi consiglio di riprendere il capitolo “Turning back time”!

 

Ringrazio tutti a voi, a chi mi recensisce, a chi mi scrive in via privata, a chi legge e ama la storia. In particolar modo ringrazio Sere Le Fay e vi consigli di leggere la sua fanfic http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1155344

E vi aspetto anche nella mia pagina Facebook! Vi attendo in molti J http://www.facebook.com/pages/We-love-The-Vampire-Diaries-Always-and-Forever/283070235115435

 

Grazie a tutti! Un bacione!

 

   
 
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