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Autore: Lisbeth17    13/09/2012    6 recensioni
Dal I capitolo:
“Mi dispiace molto Lucia, ma non è più una cosa discutibile, è una richiesta del Pubblico Ministero e visti i magri risultati ottenuti finora, non possiamo opporci. Non ti obbligo a collaborare in prima persona, ma devi mettere a disposizione uno dei tuoi uomini che farà da collegamento.”
“Mi sembra di capire che non ho molta scelta.”
“A questo punto no, posso capire la tua frustrazione ma non possiamo esimerci da una così chiara richiesta del magistrato.”
“Va bene generale metterò a disposizione uno dei miei uomini, quando dovremmo cominciare?”
“Questa sera passerà il Vice Questore aggiunto Andrea Manzi.”
“E per questa sera avrò delegato a qualcuno quest’operazione coordinata.”
E' passato un anno e molte cose sono cambiate, mentre altre invece purtroppo no.
I nostri Ris perderanno le redini dell'indagine.
Un commissario speciale.
Sempre Pugliese.
NB: Non è una L&O
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Between the laboratory and the police'
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The net of the wolf

Quando Andrea si svegliò, percepì immediatamente una sensazione di calore all’altezza del petto per poi sentire immediatamente il ferro che le costringeva caviglie e polsi. La testa le doleva ancora leggermente, si sentiva ancora confusa, e non aveva idea di chi fosse stato a colpirla. Aprì gli occhi per cercare di capire cos’era quella fonte di calore. Una piccola testa castana era appoggiata sul suo seno, e le cingeva la vita con le braccia, sembrava dormisse e Andrea decise di non svegliarla. Mentre cercava di far andare il cervello e capire dove si trovava.
 
Orlando aprì gli occhi, come sempre sul divano di Lucia, e per la prima volta da settimane si sentiva sereno. L’idea di poter passare nuovamente una serata con Andrea e la piccola Tiia gli dava una forza e un’energià mai avvertita nell’ultimo periodo, quella giornata di lavoro sarebbe certo volata.
Durante la colazione anche Adriano e Lucia potereno percepire un cambiamento nel suo umore, ne capirono entrambi il motivo e il primo ammiccò in direzione della seconda, che si aprì in un piccolo sorriso nella sua direzione. La loro colazione fu interrotta dal telefono di Orlando che cominciò a squillare.
Orlando riconobbe il numero della casa famiglia e rispose immediamente.
«Pronto.» disse serio e leggermente preoccupato.
«Pronto, Orlando sono Alessandro. So che lavori ma noi dobbiamo parlare.» disse l’altro serio e con la voce leggermente infastidita.
«Certo, che succede? Tiia sta bene?» chiese Orlando ora preoccupato, se c’erano dei problemi poi, perché Andrea non lo aveva informato, possibile che fosse ancora arrabbiata con lui?
«Tiia sta bene. Vi ho concesso moltissimo, e vi ho sempre chiesto solo trasperanza e sincerità. E mi stupisco adesso…» disse ancora Alessandro sempre più irritato, quando Orlando lo interruppe «Alessandro, di cosa stai parlando? Sai bene quanto noi teniamo alla bambina. Non capisco proprio. Cos’è successo ieri sera quand’è venuta Andrea?» chiese ancora Orlando lasciando la cucina e spostandosi nella sala da pranzo.
«Il punto è proprio questo. Andrea non è venuta, e non ha nemmeno chiamato. Credevo di conoscervi… una cosa del genere non l’avete mai fatta…» disse ancora Alessandro.
«Come non è venuta? Non è possibile!! Stava per uscire quando sono passato a trovarla. Tiia sta bene?» disse Orlando ora leggermente preoccupato.
«Tiia è piccola, ma sta bene… è un pochino agitata e continua a indicare le vostre foto. Cosa è successo ad Andrea?» chiese allora Alessandro, ora un pochino più calmo. L’idea di essersi sbagliato sulle reali intenzioni di Orlando e Andrea lo aveva fatto veramente infuriare.
«Non lo so. Ti faccio sapere, vengo da Tiia il prima possibile.» disse allora Orlando attaccando il telefono e tornando in cucina.
Adriano non lo aveva perso di vista per un momento, aveva avuto una pessima sensazione e la faccia di Orlando non faceva altro che confermare questa sua impressione. Lucia li guardava senza capire.
Orlando provò a chiamare Andrea ma il suo telefono sembrava sempre spento.
«Dov’è Andrea?» disse Orlando sbattendo le mani sul tavolo di fronte ad Adriano.
«Non ne ho idea, ma la cosa non mi piace.» disse Adriano alzandosi in piedi.
«Scusate, magari sarà a casa.» disse allora Lucia, vedendo i due molto tesi.
«Non avrebbe mai mancato la visita a Tiia senza avvisare.» disse Orlando scuotendo la testa e cadendo stanco sulla sedia.
«Chi è Tiia?» chiese Lucia non capendoci più nulla.
Orlando era troppo spaventato e non aveva intenzione di discutere con Lucia, con gli occhi lucidi si voltò verso di lei. «Tiia, è una bambina, la nostra bambina… Stiamo cercando di adottarla. Abbiamo fatto richiesta di affidamento.» disse portandosi le mani alla testa.
Lucia era sconvolta non immaginava certo una cosa del genere, cominciava a intravedere quanto fosse profondo il legame tra i due.
«Non perdere la calma, ho bisogno di te lucido. Chiama il capitano Ghirelli, io proverò a sentire Antonio…» disse Adriano dandogli una pacca sulla spalla, a trasmettergli tutta la forza della quale aveva bisogno.
«Di cosa parlavate ieri sera quando sono arrivato in commissariato?» chiese allora Orlando ricordando la conversazione ascoltata la sera prima.
«Nulla che giustifichi una cosa del genere. Charlie siediti.» disse Adriano prendendo il telefono in mano e bloccando Lucia per il braccio. «Ora non rompere, avremmo bisogno anche di te.» aggiunse il poliziotto.
Mentre Orlando chiamava Daniele, che gli confermò di non aver visto Andrea, ma gli assicurò che si sarebbe subito messo in movimento. Adriano scoprì da Antonio che Andrea aveva lasciato il commissariato per le otto, ma che la sua moto era ancora lì, evitò di dire a Orlando che vicinò alla moto di Andrea c’erano, quelle che sembravano piccole goccie di sangue per terra e piccoli frammenti di vetro. Chiamò Bart per chiedergli invece di andare a fare dei rilevamenti in zona. Aveva bisogno di un test del DNA per quei campioni, doveva sapere a chi apparttenessero al più presto. Perché se erano di Andrea, come temeva, le cose si stavano mettendo davvero male.
 
Andrea aveva avuto abbastanza tempo da guardarsi intorno, era abbastanza convinta di trovarsi in uno scantinato di qualche vecchio palazzo nel centro di Roma, c’era una minuscola finestra protetta da sbarre. La stanza sembrava essere stata insonorizzata, gridare non le sarebbe servito, soprattutto con la piccola Erika Pugliese ancora stretta tra le braccia.
«Buongiorno piccola…» disse Andrea alla bambina che si era appena svegliata, ancora stretta a lei.
«Ciao… buongiorno…» disse la piccola alzando il viso verso Andrea e stropicciandosi gli occhi.
La piccola Erika, a una veloce occhiata, sembrava stare bene ad Andrea, forse era un po’ scossa, ma non aveva lividi e traumi fisici evidenti. Andrea la vide mentre continuava a guardare, confusa le manette che le costringevano i polsi «Erika non guardare le manette, e non le toccare. Sto bene. Credimi.» le disse Andrea cercando di tranquillizzarla.
«Ti fanno male? Papà non vuole che io le tocchi!» le disse la bambina facendo uno sguardo triste.
«Io sto bene. Anch’io non voglio che tu le tocchi, mi hai capito?» le disse Andrea con lo sguardo serio ma dolce allo stesso tempo. Ed Erika annuì nella sua direzione.
«Brava commissario, mi stupisci in continuazione, lo devo ammettere!! Erika ascoltala.» disse una voce maschile profonda e tagliente, dopo essere entrato silenziosamente nella stanza.
 
La sala riunione del Ris era in quel momento piena di gente. Orlando era seduto al tavolo, con il telefono in mano, incapace di smettere di provare a chiamare Andrea. Adriano era in piedi che continuava a guardare fuori dalla finestra. Lucia era alla sua scrivania che firmava svogliata delle carte. Paolo, che era stato avvisato, era seduto sul divano, che cercava di capire l’accaduto.
Antonio, Daniele e Bart erano in laboratorio, quando entrarono nella stanza, tutta l’attenzione era rivolta su di loro.
«Il DNA ci conferma che le goccie di sangue trovate sono di Andrea.» disse Bart serio.
«Queste le foto della scena.» disse poi Ghiro accendendo lo schermo e indicando agli altri «Vista l’eseguità dei campioni rinvenuti, riteniamo che non le abbiano sparato né che abbia subito un aggressione d’arma da taglio. La dinamica più probabile, visti anche i frammenti per terra, è che sia stata aggredita mentre stava per mettersi il casco.» disse ancora Daniele serio.
«Stiamo cercando di recuperare i filmati delle telecamere di sicurezza della zona per cercare di capire cos’è successo.» aggiunse Antonio.
«Aveva dei nemici?» chiese allora Lucia. Adriano e Paolo si scambiarono un’occhiata veloce.
«Che cosa ci state nascondendo?» chiese allora Orlando sbattendo le mani sul tavolo.
I due uomini si scambiarono una veloce occhiata e poi Adriano prese la parola. «Le è stato offerto un posto nella questura di Palermo, lavorerebbe a stretto contatto con l’antimafia.»
Orlando era incredulo, Andrea non gli aveva detto niente di niente, e stando alla conversazione ascoltata la sera prima non era intenzionata a farlo, avrebbe preso la sua decisione da sola, e conoscendola, lei, avrebbe rinunciato, per lui e per Tiia. Cosa che lui non era stato in grado di fare, mettendosi nella scorta di Lucia e lasciandola sola.
«Beh, magari qualcuno non voleva che lei accettasse.» disse allora Lucia.
«Era intenzionata a rinuciare, e non poteva ancora essere considerata come un problema.» disse Adriano freddo.
Mentre Orlando non li ascoltava più, spaventato e preoccupato, incapace di ragionare.
«Riccardo… devi chiamare Riccardo.» gli stava dicendo Daniele.
Fu la voce di Adriano a riportarlo alla realtà. «No, non ancora. Non finchè non sapremo per certo cos’è successo.»
«Chi diavolo sei tu per prendere tutte queste decisioni?» gli chiese allora Bart sbottando.
«Il più lucido qui dentro.» disse Adriano zittendolo.
«E se avese voluto un po’ di calma e si fosse allontanata spontaneamente? Perché non riuscite a prendere in considerazione la possibilità che il suo sia un allontanamento spontaneo?» chiese allora Lucia.
«Lei non la conosce, non ha mai voluto provare a capirla, non sparirebbe mai con un caso come quello di Pugliese tra le mani; lei, non rovinerebbe mai la possibilità di adottare quella bambina. Non è una donna che scappa.» disse Antonio con gli occhi lucidi e la rabbia nella voce.
Calde lacrime gli rigavano il volto, Orlando si sentiva perso e al nome Pugliese si era sentito gelare il sangue.
«Pugliese?» chiese allora Bart esitante.
«Perché avrebbe dovuto?» chiese Lucia allora, sempre più frustrata.
«Mi dispiace signori, dobbiamo aspettare per cercare di capire in che direzione concentrare le indagini. Capitano Ghirelli, a che punto eravate su Pugliese?» chiese ancora Adriano, dalla sua voce non traspariva alcuna emozione, la sua forza era la sua competenza, perdere lucidità significava perdere Andrea. Troppe persone stavano perdendo lucidità di quelle accanto a lui, primo fra tutti, Orlando, bloccato tra sensi di colpa e terrore; Antonio che viveva un suo personalissimo dolore; i ragazzi del Ris, che vivevano la loro personalissima sconfitta, avevano imparato a conoscere ad Andrea e ad apprezzarla, poi c’era Lucia, spaventata e confusa più del solito.
«Pensiamo che fosse tornato a Roma. Stavamo indagando sull’altro uomo coinvolto nelle rapine, stavamo chiudendo il cerchio su Filippo Tropi, il palo.» disse Daniele che doveva restare lucido. Per Andrea e per Orlando, per Lucia e per Antonio, per se stesso, perché voleva assolutamente abbracciare di nuovo la sua Nenè.
«Continui in tal senso, immagino che l’ispettore Pezzi ti darà una mano, trovatelo e convocatelo.» disse allora Lucia, che ricevette l’assenso di Adriano e di Antonio.
«Io vado da Tiia.» disse Orlando alzandosi dal tavolo, consapevole che lì non era di alcun aiuto, voleva fare qualcosa per non rovinare completamente la sua famiglia.
«No, non da solo.» disse Adriano, che ricevette uno sguardo di fuoco da parte di Orlando. «Se siamo di fronte ad un rapimento, la persona con cui cercheranno di prendere contatto sei tu, sei suo marito. Non voglio che tu prenda iniziative pericolose. Charlie, c’è qualcuno dei tuoi che può andare con lui?» aggiunse Adriano rivolgendosi infine a Lucia, che dopo aver guardato i suoi uomini disse «Bart, vai con lui.»
Gli aveva letto nello sguardo che non avrebbe voluto lasciare solo l’amico, quindi decise di mandarlo con lui; anche Daniele sarebbe voluto andare, ma in quel particolare momento non potevano assolutamente privarsi delle sue particolari competenze, e fortunatamente lui sembrava averlo capito.
Quando Orlando e Bart lasciarono il laboratorio, gli altri si misero a lavoro, mentre Adriano si chiuse in camera caritatis con il magistrato, aveva bisogno di conoscere tutto su Pugliese, la brutta sensazione che il tutto fosse opera sua non lo abbandonava facilmente; inoltre aveva deciso di comune accordo con il magistrato di tenere nascosta la sparizione di Andrea. Meno era nota la notizia, più il rapitore, Pugliese o chicchessia, si sarebbe sentito libero di agire e possibilmente di sbagliare, concedendo loro un bel vantaggio.
 
«Sai che questo non me lo aspettavo?!» disse Andrea ora seduta sul letto con Pugliese seduto su una sedia di fronte a lei, Erika era seduta poco distante da loro che disegnava seduta a un tavolino.
«Lo so, ti sei concentrata su di lei. Lei hai messo dietro una scorta di tutto rispetto. Mi hai impedito di avvicinarla e mi ha costretto a pensare ad altro, non è stato facile commissario, lo ammetto, ma ti sei così isolata per proteggere lei, che alla fine prenderti è stata una passeggiata.» disse Pugliese mentre versava dell’acqua in un bicchiere per poi porgerglielo.
«Touché.» ammise Andrea prendendo il bicchiere d’acqua «Ora che farai? Che cosa speri di ottenere? Perché io?» chiese Andrea che nella sua testa si era fatta un’idea e qualora Mario gliela avesse confermata, per lei c’erano pochissime possibilità di sopravvivenza.
Mario scosse la testa. «Vuoi sapere troppe cose commissario, per il momento sappi solo che sei la baby sitter di Erika.» avvicinandosi di più a lei e quasi sussurrando disse «Mettimela contro e ti ammazzo molto prima del previsto. Non fare giochi, non fare scherzi o arrivo in un attimo da quella bambina cui tieni tanto.» disse il Lupo, facendo raggelare il sangue nelle vene di Andrea. L’aveva controllata davvero bene, se sapeva addirittura di Tiia, decise che non avrebbe fatto niente di niente, la posta in gioco era troppo alta.
«Erika…» disse Mario ad alta voce, ora rivolgendosi alla figlia «Ora che è arrivata la tua amica, taglieremo i capelli… » le disse con una voce che Andrea faceva fatica ad associargli.
«Mi piacciono lunghi papino…» disse Erika lamentandosi.
«Non mi piacciono i capricci, lo sai. Ne riparliamo domani. Dopo ti porto un cambio.» disse poi rivolgendosi prima alla figlia e poi ad Andrea, alzandosi dalla sedia, pronto per lasciare la stanza.
«Hai già fatto la tua richiesta?» chiese allora Andrea bloccandolo sulla porta.
«C’è tempo.» disse Mario con un sorriso beffardo sul viso «Voglio che siano disperati… soprattutto tuo marito!» aggiunse chiudendosi la porta alle spalle.
Andrea ripensò a Orlando e le lacrime le salirono immediatamente al viso, doveva sentirsi tremendamente preoccupato e si stava sicuramente colpevolizzando per l’accaduto. La verità era che non era colpa di nessuno, Mario era diventato, con il tempo e con la latitanza, più feroce e preciso, aveva imparato l’arte della pazienza, e aveva affinato le sue capacità organizzative. Ogni colpo preparato lo metteva a fondo senza danni collaterali, non si cimentava in operazioni che non avevano un’alta percentuale di successo. Era diventato più freddo e più spietato, lo aveva davvero sottovalutato, distratta dalla preoccupazione per Orlando da quel caso.
Se voleva uscirne viva, doveva pazientare. E non pensare troppo a Orlando, sentiva sulla sua pelle l’ansia e la tristezza che gli attanagliavano il cuore.
 
«Che cosa pensi stia succedendo?» chiese Bart che camminava accanto a Orlando, che teneva Tiia per le manine, mentre passeggiavano in giardino.
«Non lo so. Mi sembra di impazzire. Non ci sto capendo più niente.» disse Orlando incapace di gestire quel vortice di emozioni che lo stava assalendo; avere vicino Tiia era probabilmente l’unica cosa che gli permetteva di non impazzire del tutto.
«Devi calmarti però, se vuoi aiutarla cerca di stare calmo, e probabilmente devi anche dare retta a quello stronzo.» disse ancora Bart, che non provava una grande simpatia per Adriano, quell’esternazione decisa strappò un sorriso a Orlando.
«Credo che sia veramente la persona più lucida tra tutti noi, comincio a capire perché Andrea si sia rivolta a lui.» disse ancora Orlando, incapace di gestire il tremito nella voce, nel pronunciare il nome di Andrea.
«Va bene. Sai quanto mi fido di lei, starò buono. Credi sia coinvolto Pugliese?» gli chiese ancora il tenente, avrebbe fatto di tutto per riportare Andrea a casa.
«Temo di sì, non mi sembra ci siano altre cose possibili, ma il perché proprio non lo capisco. Dove vuole arrivare? Perché prendersela con lei?» chiese Orlando con gli occhi lucidi, l’idea di Andrea ostaggio di Pugliese era per lui atroce da concepire.
«Se vuoi aiutarla, devi calmarti, e rimanere lucido e sappi che non sei solo, io sono qui, come Daniele e un sacco di altra gente.» disse Bart dandogli una pacca sulla spalla.
Orlando annuì senza troppa convinzione, per poi prendere la piccola Tiia in braccio, e portarla dentro per farla mangiare.
 
Un’altra notte era passata. La prima non la ricordava, era arrivata in quel posto priva di sensi, ma questa le sembrava interminabile. Le braccia le dolevano, così ammanettate al letto, la facevano stare in una scomodissima posizione; mentre il suo istinto di muovere le gambe le stava procurando graffi dolorosi alle caviglie.
Erika le dormiva addosso, era spaventata, la piccola, anche se cercava di non darlo a vedere.
Il suo pensiero volava sempre a lui.
Avrebbe voluto stringerlo, rassicurarlo, parlargli, guardarlo negli occhi per dirgli quanto la sua esistenza avesse migliorato la sua vita e quanto si ritenesse fortunata a essere sua moglie. Quei pensieri non la facevano dormire, coadiuvati da una nausea continua, Pugliese o la rosticceria dove si serviva, era a dir poco, pessima; visto il cucinino a disposizione di quello scantinato, Andrea l’avrebbe convinto a farla cucinare. Morire sì, ma almeno non avvelenata. Erika non aveva mangiato niente, solo del pane, avrebbe sfruttato quella scusa per convincerlo a farla cucinare.
Era sempre più convinta di essere lì perché Erika, involontariamente, avesse fatto capire al padre che si fidava di lei, che era una brava persona. Questo aggiunto al peso di un vice questore della Repubblica Italiana, lo avevano portato a prendere la decisione di rapirla.
Sorrise, vedendo quanto veloci e strani fossero i suoi pensieri, adesso erano andati in Sicilia, da Salvo, che certamente avrebbe vissuto la cosa come un colpo durissimo. Andrea ricordava la chiamata che lui le aveva fatto a piena notte per dirle quanto successo a François, poco prima di partire per raggiungere Livia. Sperò con tutta se stessa, che Salvo avesse forza a sufficienza per superare anche questa.
Invece a Riccardo non riusciva a pensare, si spezzava il fiato nel petto e andava in apnea, aveva solo lei… Scosse la testa capendo che Orlando non lo avrebbe mai lasciato solo, e fu di nuovo grata al cielo di averle fatto incontrare un uomo del genere.
Tormentata da moltissime preoccupazioni, prese sonno all’alba, un sonno tormentato e disturbato, per nulla riposante e rinfrancante, si svegliò peggio di com’era andata a dormire.
 
Quando Orlando aprì gli occhi, era l’alba, era sdraiato sul divano di Lucia, Daniele era su una poltrona accanto a lui. Sentiva la bocca tremendamente impastata e la testa pesante. Ebbe immediatamente chiaro quello che era successo la sera prima, gli avevano somministrato dei potenti sonniferi per farlo dormire, non faticò troppo per capire di chi era stata l’idea e quando arrivò in cucina, lo vide già seduto al tavolo.
«Giorno! Dormito bene?» gli chiese Adriano vedendolo già in piedi.
«Mi hai drogato!!» lo accusò Orlando senza alzare troppo la voce per non svegliare gli altri.
«Almeno hai dormito, ti ho fatto un favore.» disse serio Adriano.
«Non ti offendi se non ti ringrazio?!» disse sedendosi stancamente sulla sedia. «Che idea ti sei fatto?»
«Non ti offendi se non voglio discuterla con te?! Solo per adesso.» disse Adriano  sul suo stesso tono, alzandosi per preparare il caffè, la casa si stava svegliando e non poteva dare voce alle sue sensazioni davanti a Charlie.
 
«Faccio io?» chiese Andrea tendendo una mano a Pugliese che teneva le forbici per tagliare i capelli a Erika.
«Stai scherzando?! Fammi vedere come si fa! Non ti metterò mai un paglio di forbici in mano vicino a mia figlia.» rispose lui gelido.
Andrea scosse la testa, per avvicinarsi con un pettine a Erika e mostrare a Mario come fare, mimando le forbici con le dita.
«Non voglio, non voglio, non voglio. Papino ti prego…» disse Erika con gli occhi lucidi e muovendo la testa.
Andrea le posò una mano sulla spalla. «Guarda che tuo papà e bravissimo a tagliare i capelli, e se non mi credi, adesso te lo fa vedere. Me li faccio tagliare prima io. Aiutami a lavarmi i capelli…» disse Andrea spingendo la piccola verso il lavandino. Non c’era altro modo per convincerla e lei voleva Pugliese calmo, quindi avrebbe dovuto tenere a bada i capricci di Erika.
«Fai sul serio?» le chiese Mario mentre Erika cercava lo shampoo.
«Le vuoi tagliare i capelli??» chiese Andrea acidamente, sapeva quello che doveva fare, continuando però a reputarlo insopportabile.
«Commissario, chi ti capisce è bravo, non ti riesco a stare dietro. Come te li devo tagliare?!» le chiese ancora Mario ridendo di gusto.
«Sono qui anche per il mio rapporto con Erika, giusto? Per come mi comporto con i bambini, vero? Di cosa ti stupisci!!» disse lei sempre più irritata «Tagliameli come vuoi tagiarli a lei!» aggiunse per poi chinarsi sul lavandino e lavarsi i capelli aiutata da Erika.
Erika si era fatta tagliare i capelli senza fare storie, dopo che se li era tagliati Andrea, e mentre stava giocando con il phon e suo padre. la poliziotta spazzava per terra, per raccogliere i capelli caduti. Passando davanti ad un vecchio e sporco specchio si fermò un momento per osservare il risultato. I capelli erano molto più corti di come li aveva recentemente portati, si passò una mano per riordinarli e chiedendosi se quel taglio sarebbe piaciuto a Orlando. Quel pensiero gliene fece venire in mente subito un altro… l’avrebbe rivisto?! Quella domanda le spezzò il fiato e le fece perdere un battito. Triste si allontanò dallo specchio per finire di spazzare. Per mantenere la sua sanità mentale dove evitare certi pensieri.
 
Adriano, Orlando, Bart e Daniele erano nell’ufficio di Lucia, che stavano rivedendo i posti di blocco predisposti in città, lievemente aumentati e condivisi tra polizia e carabinieri, ritenendo particolarmente calda la zona del commissariato di Andrea.
Quando arrivò Carnacina trafelato. «Serra, dobbiamo parlare.» disse serio senza smettere di fissarlo, in mano una cartella.
Orlando si alzò dal tavolo per seguire il medico quando la voce di Adriano lo bloccò. «No, parlatene qui. Mi dispiace.» disse freddo, cogliendo il disappunto nello sguardo di tutti i presenti.
«Voglio sapere dov’è Andrea?» esordì allora Carnacina.
«Non posso rispondere a questa domanda.» disse ancora freddo Adriano.
«So chi sei, è inutile che giochi a fare lo stronzo con me. Dimmi dove trovo Andrea e me ne vado.» disse Carnacina sostenendo lo sguardo gelido del poliziotto.
«E’ scomparsa.» disse Orlando con un filo di voce. «Non abbiamo notizie di lei dall’altra sera, da quando alle venti ha lasciato il commissariato.» spiegò ancora Orlando, che conosceva il profondo affetto che legava il medico legale e sua moglie.
«Cosa? State scherzando? » chiese allora Carnacina incredulo, possibile che nessuno avesse avuto la decenza di informarlo di quanto stava accadendo, pensava.
«No, purtroppo no. Temo sia stata rapita, non abbiamo ancora avuto alcuna richiesta. Purtroppo Orlando, non può parlare con nessuno in privato. C’è in gioco la vita di Andrea e non voglio che nessuno prenda iniziative personali.» disse ancora Adriano, dal cui tono, per la prima volta da quando era iniziato l’incubo, traspariva un po’ d’emozione.
«Non solo la sua…» sussurrò Carnacina.
«Di cosa volevi parlarle?» disse allora Orlando tornando a sedersi e invitando Carnacina al loro stesso tavolo.
«E’ una questiono molto delicata.» cominciò il medico incerto, Andrea doveva saperlo prima di chiunque altro, ma le circostanze particolari lo stavano costringendo ad agire diversamente.
«Andrea è incinta.» disse improvvisamente stupendo tutti  i presenti.
«E’ impossibile… lo sai…» disse Orlando incredulo, mentre scuoteva la testa.
«No, non è così impossibile. Come tu sai bene, sono il medico di tua moglie e periodicamente la sottopongo a una ricca serie di esami, non ho dubbi. Ho ripetuto l’esame su diversi campioni.» ripetè fermo Carnacina che ben capiva l’incredulità di Orlando, era stata la stessa sua.
«E’ impossibile…» disse ancora Orlando incapace di gioire o credere davvero a quella notizia, perché non aveva lei accanto.
«Forse tua moglie ha un diverso concetto di fedeltà.» disse Lucia sarcastica, male interpretando la disperazione di Orlando.
Gli occhi degli uomini presenti furuno tutti su di lei, e tutti poco amichevoli, certo vista la situazione la sua era stata un’infelice uscita pensò Lucia, ma non sapeva trovare altre risposte all’ostinata incredulità mostrata da Orlando.
«Mia moglie è sterile.» disse Orlando mal celando la rabbia che aveva dentro «Non parlare mai più di lei.» le disse puntandole contro il dito.
Daniele vedendo la rabbia dell’amico, gli passò una mano sulla spalla. «Lucia, di Andrea tu non sai niente, non ha mai voluto conoscerla davvero o capirla.» le disse con tono duro.
«E’ una donna fantastica, esuberante, divertente, intelligente come poche. La sua sensibilità è unica. E la sua professionalità ti colpirebbe. Il suo senso di giustizia io non l’ho mai visto in nessun altro.» aggiunse Bart continuando a fissarla.
«Se è stata rapita, è stato solo perché è riuscita a fornire a te la miglior protezione possibile. Per favore, smettila di pensare male di lei, ha un esercito di difetti, ma non sono quelli che pensi tu, non la conosci abbastanza.» disse ancora Daniele.
«Ora basta!» disse Adriano, l’ultima persona dalla quale Lucia si aspettava di sentire quelle parole «Charlie, ha sbagliato, non la conosce e non poteva saperlo. Punto! Andrea non scrive cartelloni, dove confessa la sua sterilità per poi appenderseli al collo. Ora dottore, questo, che cosa comporta? Andrea lo sa?» chiese poi rivolgendosi al medico, nel parlare si era messo di fronte a Lucia, a proteggerla dallo sguardo, ancora arrabbiato, degli altri.
«Andrea non la ritiene una cosa possibile!» disse Orlando tornato immediatamente con il pensiero alla sua Andi.
«Piuttosto se ha la nausea, penserà a un’indigestione. Sappiamo tutti, o quasi, quanto lo voleva. Mi ha anche chiesto di informarmi per farsi vedere in una clinica per la fecondazione assistita, una volta conclusa questa indagine; per il momento però non la ritiene una possibilità.» aggiunse Carnacina rivolgendosi ai presenti.
«Non ha nemmeno un ciclo regolare che la possa far preoccupare in tal senso.» aggiunse Orlando.
«No, piuttosto attribuirà allo stress del rapimento qualsiasi sintomo.» aggiunse dopo di lui Daniele.
«E’ in pericolo?» chiese allora Bart, memore di quella discussione tra lui e Andrea.
«In pericolo è esagerato, ma vista la sua particolare condizione fisica, la sua gravidanza avrebbe  bisogno di un monitoraggio costante e lei di assoluto riposo.» aggiunse il medico.
«Signori vi vorrei calmi, tutti quanti. Se è riuscita a rimanere incinta, riuscirà anche a tenerselo, confido nella sua forza di volontà. Ora dobbiamo solo trovarla. Questa notizia purtroppo non cambia le cose.» disse ancora Adriano deciso, buttando ogni tanto un occhio a Lucia, sempre a testa bassa.
«Come puoi dire che non cambia le cose?» gli chiese Orlando con gli occhi velati di lacrime.
«Perché non ci è stata ancora fatta alcuna richiesta, probabilmente chi ha preso Andrea, vuole giocare con i nostri nervi.» disse ancora Adriano, Lucia notò una smorfia sul suo volto, ma non disse niente, lo lasciò congedare gli altri. Orlando era un fascio di nervi, quella notizia, una notizia splendida, che era assolutamente inaspettata, lo gettava in un baratro ancora più profondo di disperazione. Doveva trovarla, doveva liberarla.
«Perché mi ha difeso?» chiese Lucia in sussurro non appena Bart, che uscì per ultimo, chiuse la porta del suo ufficio.
«Perché è il mio mestiere. Sono stato chiamato per proteggerti. E ti prego Charlie… diamoci del tu.» disse Adriano sedendosi al tavolo.
«Lei è una tua… amica…» disse Lucia esitante.
«Andrea è un milione di cose. Anche una mia amica, certo, ma tu sei quella che devo proteggere, a costo della vita, a discapito degli affetti. Rischiando di non essere capito. Credimi, lei sa in quali mani ti ha affidato.» disse Adriano guardandola negli occhi.
«Non potevo immaginare, mi dispiace.» disse allora lei scusandosi.
«Queste scuse le devi a Orlando, giuro che non vorrei essere nei suoi panni.» aggiunse Adriano voltandosi per guardare Orlando, fuori dall’ufficio intento a parlare con Bart e Daniele.
«Prima, hai esitato. Volevi aggiungere qualcosa… che cosa?» gli chiese Lucia, che aveva notato il suo cambio di espressione durante la riunione.
«Wow, Charlie. Cominci quasi ad assomigliare a un capitano dei carabinieri. Mi dai del tu allora?» le chiese allora lui strafottente, aveva notato quanto lei s’impegnasse nel dargli del lei, mentre dargli del tu, le veniva naturale.
«Va bene. Diamoci del tu» disse Lucia arrossendo lievemente «Ora perché hai esitato? Cosa non hai detto prima?» lo incalzò ancora lei.
Adriano buttò fuori l’aria per inchiodare il suo sguardo in quello di Lucia. «Fra ventiquattro ore, e bada bene che mi tengo largo perché stiamo parlando della nana, le nostre indagini dovranno prendere un’altra piega.»
Lucia scosse la testa, aveva capito quello che intendava lui, anche se sperava vivamente di aver capito male.
«Niente richiesta, niente da scambiare. Andrea potrebbe essere morta, noi dovremmo cercare un cadavere, ed io non saprei come dirglielo, non ora… forse sarebbe stato meglio se non avesse mai saputo di questo bambino.» disse Adriano con un tono che Lucia faticava ad attribuirgli, era triste e malinconico, certo una sua amica era in un serio pericolo di vita, o peggio era già morta, ma la sua malinconia, era tutta legata a quel bambino, a quella notizia che forse mai arrivata, avrebbe fatto meno male.
«La richiesta arriverà.» disse solamente lei, incapace di interagire con lui in quel momento.
Adriano si voltò a guardarla stupito, rivolgendole un sorriso. «Speriamo che il tuo ritrovato ottimismo ci porti bene Charlie.»
Detto ciò Adriano lasciò Lucia sola nel suo ufficio.
«Erika è ora di dormire.» disse Andrea dolcemente rivolgendosi alla bambina, Mario non c’era, dopo aver portato loro la cena, meno peggio del solito, era sparito. Andrea faceva fatica a rimanere lucida, le veniva difficile capire il piano di Mario, lo intravedeva per somme linee ma non capiva tutto, non sapeva trovare una soluzione che mettesse al sicuro sia lei sia la bambina, insomma non riusciva a essere il poliziotto che era.
«Mi piacciono i capelli così…» disse allora Erika infilandosi nel letto che divideva con Andrea. «E anche tu sei bellissima.» le disse ancora la piccola. Andrea la accolse tra le braccia e prese sonno, anche se sapeva che Mario sarebbe arrivato presto per legarla al letto.
Durante la giornata la lasciava libera di muoversi nella stanza, libera per quanto le catene ai piedi e ai polsi le permettevano. La notte invece la legava alla spalliera del letto, evidentemente lui dormiva altrove e voleva essere certo che lei non si muovesse troppo.
Una mano sulla spalla la scosse nel sonno. Andrea aprì gli occhi spaventata.
«Devo legarti.» le disse piano la voce di Mario che non voleva svegliare Erika.
«Hai fatto tardi…» disse Andrea mentre portava la mano sopra alla testa.
«Prima alzati.» le disse Mario, scostandole la coperta da dosso.
«Che… che cosa vuoi?» gli chiese Andrea leggermente allarmata da quella nuova richiesta, Erika dormiva, e se c’era una cosa che aveva capito, era che Pugliese di fronte alla figlia limitasse la sua indole violenta e aggressiva.
«Una foto.» disse solo prendendola in braccio, poiché Erika le impediva di scendere da sola dal letto. La mise subito giù, avvicinandola a una sedia e passandole un giornale; Andrea vide che in mano aveva il suo cellulare.
«Ho ovviamente tolto la scheda.» le disse lui «E’ ora di fargli sapere che sei viva!»
«Non una foto…» esita Andrea toccandosi i capelli, non era mera vanità la sua, era terrore puro, Orlando non avrebbe capito, sarebbe andato nel panico, non si sarebbe mai accontentato di una foto.
«Sei davvero così vanesia?» le chiese Pugliese deridendola.
«No, si preoccuperanno, crederanno a un foto montaggio, non penseranno che sia reale… Pugliese, ragioniamo!» disse Andrea quasi implorandolo.
«Commissario, io decido, se voglio che mi diano retta, devono essere disperati. Mi sono stufato, aspettaranno ancora allora. Forse hai ragione, vorranno vederti e mi devo organizzare…» le disse avvicinandosi di nuovo a lei per rimetterla a letto, che istintivamente fece un passo indietro.
«No… no… ti prego…» disse Andrea mentre lui la stava sollevando da terra con molta poca grazia.
«Mi hai stufato, zitta.» disse Mario rimettendola sul letto e prendendole le braccia e legandogliele dietro la testa, per poi occuparsi dei piedi. «Dormi!» disse dopo averle dato un bel ceffone, lasciò la stanza.
Andrea pianse, prima di riuscire a prendere sonno solo perché esausta.
 
Orlando scoprì la mattina dopo, che Adriano stava prendendo la brutta abitudine di drogarlo. Lo trovò di nuovo in cucina, voleva avvicinarsi per parlargli, ma questi lasciò la stanza appena lo vide.
La notizia della gravidanza di Andrea, aveva peggiorato le cose, per tutti, non solo per lui; era abbastanza sicuro che Adriano gli stesse nascondendo qualcosa e doveva cominciare a pensare di avvisare Riccardo e Salvo. Non avrebbe detto loro della gravidanza, Andrea avrebbe voluto il massimo riserbo viste le sue particolari condizioni, ma doveva informarli di quanto stava accadendo, e non sapeva davvero come fare.
Che cosa stava accadendo in realtà? Non sapevano niente! Non avevano avuto richieste, nessuno si era fatto sentire, Andrea era sparita, era questa la loro unica certezza.
Lucia lo sorprese in cucina con le mani sulla fronte.
«Mi dispiace per ieri.» disse sedendosi accanto a lui, il tono era quello che Orlando non gli sentiva da un tempo immemore. «Non mi sarei dovuta permettere, io non sono lucida.» ammise ancora lei, per la prima volta, in quel suo goffo tentativo di scuse.
«Sono contenta che tu stia cominciando a vedere i tuoi limiti.» disse lui atono, era arrabbiato con lei?! Perché? Cosa gli avrebbe portato disprezzarla? Aveva bisogno di Andrea più di qualsiasi altra cosa. Aveva bisogno del suo amore, odiare qualcuno non gliel’avrebbe riportata, per non parlare di quanto poco avesse apprezzato Andi la sua ostilità di fronte ad una Lucia effetivamente contrita.
«Oggi vai dalla bambina, prenditi la giornata, Bart verrà con te.» disse ancora lei, accarezzandogli la mano.
«Ci andremo tutti.» disse Adriano alle loro spalle.
«Che cosa intendi?» chiese allora Orlando che non riusciva a leggere dentro quell’uomo, e provava per questo una forte frustazione.
«Che non ti devo spiegazioni.» disse Adriano uscendo ancora dalla stanza, senza rispondere ai suoi dubbi, per allertare i suoi colleghi.
 
Andrea aveva visto Mario molto tardi quella mattina, era rimasta legata al letto quasi fino all’ora di pranzo, Erika sembrava dispiaciuta, ma lei l’aveva convinta che andava tutto bene e che si sentiva stanca, sarebbe rimasta a letto in qualsiasi caso; che non era del tutto una bugia, era molto fiacca in quei giorni.
Quando era finalmente arrivato, l’aveva slegata e le aveva medicato polsi e caviglie, aveva notato che sanguinavano e temeva un’infezione. O almeno era quello che sembrava ad Andrea anche se non capiva il motivo della sua apprensione.
Non le fece alcuna foto e lei passò la giornata con Erika, lui tornò per portar loro la cena e sparì nuovamente, e molto velocemente, senza dirle nulla, ad Andrea parve molto strano, decise di aspettarlo sveglia, fece dormire Erika nella parte più interna del letto e lei rimase seduta in attesa. Mario arrivò tardi, Andrea temeva seriamente di non vederlo quella sera, per quanto non apprezzasse la sua presenza, sapeva di dover parlare con lui.
«Sei sveglia?» le chiese lui prendendo una sedia per sedersi di fronte a lei.
«Voglio parlare.» le rispose lei incrociando il suo sguardo gelido, non avrebbe accetato un no come risposta, avrebbe potuto picchairla mai lei non avrebbe ceduto.
«Continua.» le disse lui, in attesa che lei si scoprisse, quella donna poteva essergli utile non solo come ostaggio o baby sitter, e lui lo sapeva.
«Ieri mi sono comportata male, mi dispiace. Ti prego avvisiamoli.» disse ancora seria, il cuore in pezzi, ma non avrebbe ceduto alle lacrime, non di fronte a lui.
«Come funziona un’indagine per rapimento?» gli chiese ancora lui senza voler dar adito alle sue richieste.
«Senza alcun tipo di richiesta, senza un biglietto, senza niente… dopo quarantotto ore si comincia a pensare di dover cercare un cadavere. Se si esclude la fuga spontanea ovviamente.» disse Andrea atona, si aspettava che lui a un certo punto, si sarebbe ricordato che lei era un poliziotto, e l’avrebbe sfruttata per quanto possibile.
«Seguiranno questa prassi con te?» la incalzò ancora lui.
«Credo che aspetteranno settantadue ore. Se Adriano sta cordinando il lavoro come credo, aspetterà un po’ prima di paventare a mio marito l’ipotesi che io possa essere morta.» disse Andrea cercande di rimanere il più fredda possibile, anche se la preoccupazione per Orlando difficilmente riusciva ad abbandonarla.
«Che cosa comporta farsi sentire oltre questi termini?» chiese Mario apperendo ora notevolmente interessato.
«La richiesta perderebbe di autenticità e si penserebbe a un mitomane.» disse Andrea senza alcuna inflessione, recitando un manuale che conosceva a memoria.
«Non hanno sponsorizzato la tua sparizione.» disse Mario passandole tre giornali.
«Per evitare mitomani e cose simili. Sono un poliziotto, ho messo un sacco di gente in galera. Credi che non ci siano persone che se ne prenderebbero il merito anche solo per sviare le indagini?» disse Andrea sarcastica.
«Domani riceveranno mie notizie.» sentenziò Mario alzandosi.
«Ti chiederanno la prova che sono viva.» disse ancora Andrea, mentre lui in piedi di fronta a lei, aspettava solo che lei si sdraiasse.
«Ho detto che domani avranno mie notizie, per il resto c’è tempo. Monitorano il tuo telefono?» le chiese impaziente che lei si sdraiasse.
«Sicuramente, credo.» disse Andrea acconsentendo a sdraiarsi finalmente.
Mario la legò al letto. Prese un giornale glielo mise accanto e scattò una foto. Erika non si vedeva era completamente coperta dalla figura di Andrea.
«Dormi adesso commissario, che domani mattina passo presto.» le disse Mario mentre le rimboccava le coperte.
«Dobbiamo parlare poi, di Erika.» disse Andrea, aveva paura che la bambina potesse stare male, e non poteva certo nasconderglielo.
«Domani, notte commissario.» le disse lui che aveva altre cose ora per la testa.
«Notte Pugliese.» rispose Andrea, mentre Erika come se avesse sentito tutto si strinse a lei, e Andrea prese sonno, esausta.
 
Adriano aveva affidato il trasporto di Lucia e Orlando ai suoi uomini e al capitano Ghirelli, mentre lui molto presto quella mattina era arrivato al Ris, raggiunto dal magistrato e da altre persone.
Quando furono tutti al Ris, li convocò in sala riunioni. Non avrebbe potuto aspettare oltre purtroppo avrebbe dovuto cominciare a paventare la possibilità che Andrea fosse stata già uccisa.
«Buongiorno. Signori vi ho convocato questa mattina per informarvi che le indagini su…» Adriano fu interrotto dalla porta della sala riunioni che fu bruscamente aperta.
«Tu!!!» diceva una ragazza castana dagli occhi chiari, con un bambino in braccio, rivolta al tenente Dossena. Orlando si parò davanti, intuendo la furia di Eleonora, e lei gli passò il bambino.
«E’ la mia più cara amica, e tu non mi hai detto niente.» aveva gli occhi lucidi e la voce le tremava.
«Ele…» provò a dire Bart alzandosi per andarle incontro.
«Non mi toccare.» disse lei ad alta voce, mentre Orlando si era avvicinato ad Adriano invitandolo a intervenire. Anche perché se Ele stava facendo quella scena a Bart, era per colpa sua, che aveva preteso da tutti, la più totale discrezione.
«Signora. Sono Adriano Mori. È stata una mia richiesta quella di non avvisare nessuno su quanto sta succedendo ad Andrea.» disse Adriano con voce ferma catturando l’attenzione della ragazza.
«Adriano? Quell’Adriano?» chiese allora Ele confusa.
Adriano tossicchiò leggermente, riconoscendo quanto effettivamente Andrea e quella ragazza fossero intime. «Sì, io però le devo chiedere di allontanarsi adesso.» disse ancora Adriano quasi gentilmente.
«Non esiste, non finchè non mi dice cosa sta succedendo ad Andrea.» disse Eleonora ferma, parandosi di fronte a lui.
«Signora, davvero, la prego c’è un’indagine in corso e non posso divulgare alcuna informazione.» disse ancora Adriano, cominciando a pensare che avrebbe dovuto usare un carabiniere per trascinarla fuori.
«Lei non sa chi sono io, vero?» chiese retorica Eleonora «Collaboro con le maggiori testate giornalistiche, nelle loro edizioni web, in particolare. Sa quanto ci metto a scivere un articolo su tutto quelle che non so di questo caso? Fra nemmeno un’ora la sparizione del vice questore Andrea Manzi sarebbe online, e la sua porta sarebbe tempestata di giornalisti.» disse Eleonora sarcastica incrociando le braccia al petto. Mentre Bart scuoteva la testa sconsolato, e Daniele e Orlando ridacchiavano sotto i baffi per la prima volta da giorni.
«Comincio a capire come mai è una grande amica di Andrea. La verità è che non sappiamo niente. Non è arrivata nessuna richiesta, Andrea è irreperibile da giorni. In particolare non abbiamo contatti con lei dalle venti di martedì. Tre giorni fa.» disse Adriano a Eleonora, che non sembrava per niente contenta di quella misera spiegazione.
«Mi ha chiamato poco prima di andare da Tiia, quella sera.» disse rivolta ad Adriano «Era molto contenta che il giorno dopo sareste stati insieme.» aggiunse poi rivolta a Orlando che teneva ancora in braccio suo figlio.
In quel momento un bip cominciò a risuonare incessante nella stanza.
«Il telefono di Andrea è stato acceso.» disse allora Daniele. «Via Giovanni Lanza, dalle parti della fermata metro Cavour.» aggiunse prima che qualcuno potesse chiedergli qualcosa.
«Andiamo.» disse Adriano, indicando Daniele e Bart.
«Devo restare qui?» chiese allora Orlando intuendo che difficilmente l’avrebbe portato con sé.
«Sì, con Charlie, la signora e il bambino.» disse ancora Adriano indicando.
«Andrea» disse Eleonora «Mio figlio si chiama Andrea.» aggiunse allora Eleonora prendendo in braccio suo figlio.
«Non vi muovete.» disse Adriano dopo un profondo sospiro.
 
Arrivati sul posto un ragazzino si fece avanti, consegnando loro due telefoni, uno era quello di Andrea. L’altro un qualsiasi telefono cellulare spento. Il ragazzo che gli aveva consegnato i telefoni disse loro che un uomo gli aveva dato 500 € per aspettare un’ora, accendere uno dei due telefoni e consegnarli alle forze dell’ordine che sarebbero arrivate.
«E tu accetti?» gli chiese Bart adirato prendendolo per il colletto.
«Certo. Mi ha pagato, perché non avrei dovuto?» rispose il ragazzo ovvio.
«Lo sapresti descrivere?» gli chiese allora Adriano, invitando Bart a lasciarlo andare.
«Sinceramente no, aveva un cappello e dei grandi occhiali da sole. Una giacca, dei jeans, piuttosto solito direi.» disse il ragazzo sollevato, dopo essere stato mollato da bart.
I tre montarono in macchina consegnando ai carabinieri il ragazzo, perché lo portassero in caserma e raccogliessero la sua deposizione.
«Scopri tutto quello che puoi su quel telefono prima che arriviamo al Ris.» disse Adriano  rivolto a Ghiro che annuì.
S’infilò dei guanti e collegò il telefono al computer, dopo aver armeggiato per un po’, cominciò a parlare.
«Ci sono un paio di foto di Andrea con il giornale di oggi.» disse Ghiro fermandosi «Sembra che stia bene, sembra stanca, ha una guancia gonfia, ma complessivamente mi sembra che stia bene.»
«Altro?» chiese Adriano mentre prendeva viale di Tor di Quinto.
«Una nota, dice che si farà sentire presto per comunicarci la sua richiesta, dobbiamo lasciare il telefono che ci ha dato, acceso, si firma come Lupo.» gli rispose allora Ghiro.
 
Orlando era un fascio di nervi, la sola consolazione era che né Ghiro né Bart si erano fatti sentire, quindi probabilmente il telefono acceso era solo un contatto che il sequestratore voleva con loro.
Quando li vidi varcare le soglie del laboratorio, gli andò in contro.
«Allora?» chiese impaziente, non ce la faceva davvero più.
«Il telefono di Andrea e un altro telefono.» disse Adriano freddo indicando l’ufficio di Lucia.
Una volta che tutti erano nell’ufficio, anche Eleonora che non ci fu verso di mandare via, Adriano e Ghiro mostrarono le foto e li illustrarono loro la nota lasciata da Mario.
«E’ Pugliese. Questo sembra ormai certo.» disse Adriano cominciando a guardare i volti dei presenti, Lucia teneva lo sguardo basso.
«Non voglio discutere della richiesta, finchè non sarà fatta.» aggiunse Adriano congedando i presenti, rimase solo con Lucia e Orlando, che non avevano alcuna intenzione di alzarsi.
 
«Buongiorno commissario.» disse Mario entrando nella stanza, e avvicinandosi al letto per slegarla. La piccola Erika ancora dormiva.
«Buongiorno! Da quanto tempo Erika è chiusa qui dentro?» chiese Andrea mentre Mario stava sciogliendo le catene.
«Perché dovrei parlarne con te?» le chiese lui in tono strafottente.
«Perché si sta ammalando. Le dai degli integratori?» disse Andrea sapendo di avere dalla sua la ragione.
«Che significa che si sta ammalando?» chiese Mario ora preoccupato, Erika non aveva febbre né altro.
«Che non vede la luce da troppo tempo. Ha bisogno d’integratori multivitaminici e dovresti portarla un po’ fuori.» disse ancora Andrea seria.
«Tu vuoi fregarmi!» disse lui gelido e arrabbiato, anche se la fermezza nella sua voce lo gettava nel dubbio.
«No, è la verità.» disse Andrea impuntandosi, Mario non volle darle ascolto al momento.
Quando Erika si alzò poco dopo, filtrava dalla piccola finestra un pochino di luce, e lei ne sembrava piuttosto infastidita. Prese la sua sedia e si spostò in un posto più buio per finire di fare la sua colazione. Mario la seguì con lo sguardo preoccupato, Andrea ne ebbe subito la certezza, stavo cominciando a crederle.
 
Adriano una volta rimasto solo con Orlando e Lucia, aveva chiesto loro la massima disponibilità e a entrambi di evitare qualsiasi tipo di colpo di testa; li aveva inoltre informati di aver fatto richiesta per avere supporti, aumentando il numero delle persone addette alla scorta. Orlando gli disse che ormai avrebbe dovuto informare Salvo e Riccardo, anche se Adriano era reticente a questa ipotesi; soprattutto per quanto riguardava Riccardo, che non aveva di lui una buonissima reputazione, mentre al contrario voleva che Salvo fosse informato e che magari questi decidesse di venire a Roma per dar loro una mano. Lo stimava enormemente come poliziotto e come uomo, e una volta Andrea gli aveva confessato che la stima era reciproca.
 
Le telefonate che Orlando dovette affrontare non furono per nulla facili.
Decise di chiamare prima Riccardo, che si stava certamente chiedendo perché Andrea tardasse a farsi sentire; come immaginato, non prese bene la notizia del rapimento, sapeva inoltre della sua scelta di entrare nella scorta del suo capo e lo riteneva personalmente responsabile di tutto quanto stesse succedendo ad Andrea, lo insultò e gli urlò contro, con le lacrime agli occhi per poi attacare il telefono, sua sorella era tutta la sua famiglia. Orlando immaginò che sarebbe arrivato a Roma il prima possibile.
La chiamata a Salvo fu difficile lo stesso, ma in maniera diversa. Certo quest’ultimo non lo accusò apertamente di essere il responsabile dell’accaduto, ma volle sapere tutto quanto ciò che era a loro conoscenza, quando Orlando lo informò di chi stava gestendo la situazione, il commissario si sentì vagamente sollevato. Lo informò che sarebbe arrivato a Roma il giorno dopo.
«Com’è andata?» gli chiese allora Adriano ancora con Lucia nel suo ufficio, quando lui rientrò nella stanza.
Orlando cadde stanco sulla sedia, si portò una mano alla testa, e si prese il tempo di cui aveva bisogno prima di rispondere alla domanda di Adriano.
«Mi ritengono entrambi responsabile dell’accaduto. Salvo in forma minore, arriverà domani. Riccardo credo che stia arrivando, ma non vorrà parlare con me, né con te, non sembrava contento quando gli ho fatto il tuo nome.» aggiunse Orlando esausto, era il primo che si riteneva colpevole di quanto successo e le accuse di Riccardo erano le stesse che lui rivolgeva a se stesso.
Se le fosse stato vicino, non sarebbe successo niente, questo il suo pensiero costante da quando Andrea era sparita.
«Non è colpa tua.» disse Lucia posandogli una mano sulla spalla.
«Non la penso così. Ho scelto di aiutarti e proteggerti a discapito della mia famiglia e della sicurezza di mia moglie.» disse lui posando una mano su quella di Lucia.
«Signori, il gioco delle colpe non ci porterà da nessuna parte.» disse Adriano prima che Lucia cominciasse anche lei ad addossarsi tutte le colpe «Riccardo mi detesta, non sarà facile, non ha un carattere tranquillo. C’è qualcuno che potrebbe parlare con lui?» chiese ancora lui sperando di trovare un tramite.
«Daniele. Riccardo si fida molto di lui.» disse piano Orlando, lacrime silenziose stavano intanto rigando il suo volto.
«Bene. Ora torniamo a casa. Tu andrai con Daniele e un paio di altri uomini a casa tua. A Charlie, da adesso, ci pensiamo noi.» disse Adriano raccogliendo l’assenso di Lucia.
«Voglio il telefono.» disse allora Orlando, non glielo avrebbe lasciato lo sapeva bene, avrebbe lottato lo stesso per averlo, almeno ci avrebbe provato.
«No, voglio costringerlo a chiamare quando tu non sei solo. E posso farlo solo non lasciandoti il telefono.» disse Adriano calmo, Orlando stava oggettivamente cominciando a odiare questa sua eccessiva calma, gli dava sui nervi.
«Non ti fidi di me?» gli chiese ancora sarcastico e nervoso.
«Assolutamente no. Per rivederla saresti disposto a tutto, lo so. Non posso permettertelo.» disse Adriano che non aveva alcun problema a incrociare il suo sguardo.
Orlando lasciò la stanza sbattendo la porta.
Lucia si voltò verso Adriano per parlare, ma lui la interruppe subito.
«Non ci vuole un genio per capire che vorrà te per la liberazione di Andrea, e non posso permetterlo, mi dispiace. Domani informerò la procura e ufficializzerò quanto sta accadendo.» disse Adriano impedendole di dire sciocchezze.
«La stai condannando?» chiese Lucia senza fiato.
«Sto confidando nelle nostre capacità investigative.» disse Adriano incrociando il suo sguardo spaventato, nel tentativo di rassicurarla.
 
L’arrivo di Salvo e Riccardo stranamente coincise con la prima chiamata di Pugliese, la chiamata durò meno di un minuto. Pugliese si assumeva la responsabilità del rapimento del vice questore Manzi, aveva delle richieste e qualora queste richieste non fossero state esaurite entro i termini da lui definiti, l’incolumità del vice questore non sarebbe più stata garantita.
Non chiarì né richiesta, né scadenza. Alla domanda, ripetuta più volte, da Orlando di voler parlare con Andrea, lui non rispose chiaramente, dicendo solo che si sarebbe fatto risentire, attaccando il telefono.
La telefonata fu breve per essere rintracciata.
Le analisi del nastro riportarono una serie di rumori di sottofondo, che una volta isolati, fecero capire loro da dove fosse partita la chiamata, una cabina telefonica, una delle poche ancora funzionanti, a Ostia antica. Salvo escluse subito Ostia, come il probabile posto per la detenzione di Andrea, secondo lui non avrebbe chiamato da lì, non avrebbe fatto un errore di questa portata. Pugliese si stava rivelando, gelido e maniacale, ogni sua mossa sembrava studiata nei minimi dettagli.
«E poi non dimentichiamo che ha Andrea.» disse ancora Salvo scrollando le spalle.
«In che senso?» gli chiese Lucia, trovando quell’uomo complicato quanto Andrea, se non peggio.
«Nel senso che la sta usando per scoprire i nostri metodi d’indagine. Secondo me, non sarà una telefonata o un messaggio che ce la farà trovare. Dobbiamo fare tutto quello che lui non sa, e lui sa molto, credetemi.» disse Adriano rispondendo alla domanda che Lucia non aveva rivolto a lui.
 
Andrea invece era riuscita a convincere Mario a farla cucinare, gli aveva fatto trovare un pediatra che visitasse Erika, e le stavano dando degli integratori.
Sotto indicazione di Andrea stessa, aveva trovato un medico non propriamente ortodosso che visitasse la piccola senza fare alcuna domanda. Era in parte più serena, Mario si stava fidando di lei, almeno su quanto concernesse Erika lui le dava pienamente ascolto. Tutte le sere poi discutevano con lei dei vari metodi d’indagine, tecnologie utilizzate, e quant’altro. Andrea non era nella posizione di potergli mentire. Mario poi gli aveva portato alcune foto, chiedendole spiegazioni. Le foto ritraevano Salvo e suo fratello. Andrea gli spiegò chi erano, senza cedere alla disperazione o alle lacrime di vedere suo fratello Riccardo troppo provato, forse rassicurata dalla presenza del suo mentore. Era sempre più stanca e irascibile, se era riuscito a convincerla a portare fuori Erika per almeno un‘ora al giorno, con lei non c’era verso. E anche lei stava cominciando ad accusare i sintomi, specialmente quelli psicologici dell’assenza della luce solare diretta.
 
Quando Mario arrivò quella sera Erika dormiva già da un po’.
«Hai fatto tardi.» disse Andrea mettendosi a sedere sul letto.
«Avevo da fare.» rispose lui secco e scocciato.
«Che cos’è successo?» chiese ancora Andrea leggermente allarmata.
Mario non le avrebbe chiarito mai il motivo della sua rabbia, ciò nonostante non riusciva a nasconderla. Il maledetto che conduceva le indagini aveva fatto sparire la piccola della casa famiglia, non immaginava che potesse farlo, quindi non aveva predisposto per lei un controllo h24.
«Cazzi miei commissario, torniamo a noi.» disse fissandola con i suoi occhi gelidi «Domani faremo un collegamento, vorranno vederti per saperti viva, tuo marita me l’ha chiesto molte volte; sarai imbavagliata, non fare stronzate che non sono proprio dell’umore.» continuò lui.
«Come se ti avessi dato motivo di pensare che io possa fare qualche stronzata.» disse Andrea rimettendosi sdraiata.
«I tempi perché ci rintraccino?» chiese lui ancora.
«E’ una cosa troppo tecnica, non lo so, resta sotto il minuto direi, massimo due, ecco.» disse Andrea portando le mani sopra la testa perché lui potesse ammanettarla al letto.
 
Orlando era preoccupatissimo, specialmente da quando Adriano gli aveva detto che Tiia doveva essere trasferita, e lui non avrebbe potuto vederla fino a che quella storia non sarebbe finita. Sosteneva che quando erano andati tutti in casa famiglia, aveva visto qualcosa che lo aveva insospettito, e logicamente una minaccia alla piccola Tiia, era una cosa che avrebbe posto Andrea in uno stato d’animo di resa totale.
Quando il computer sulla sua scrivania s’illuminò, indicando una videochiamata in arrivo da the_wolf, rispose immediatamente, chiamando poi gli altri, Daniele, Salvo, Adriano e Lucia che erano tutti nell’ufficio di quest’ultima per fare l’ennesimo punto della situazione al quale lui non era stato invitato.
«Tenente! Proprio lei cercavo.» disse Mario gelido in piedi dietro un Andrea seduta e legata a una sedia, lo scotch sulle labbra.
Orlando fece immediatamente partire il programma per registrare quel video.
«Pugliese, sono qui.»
«Volevi vederla, eccola.» disse Mario sprezzante, spingendo leggermente la sedia sulla quale Andrea era seduta.
Andrea sembrava stare abbastanza bene, la testa coperta da un cappuccio, le nascondeva i capelli, mettendo anche il viso parzialmente in ombra.
«Stai bene?» chiese adesso Orlando direttamente ad Andrea, incurante di tutte le persone che aveva intorno, voleva da lei un cenno, un gesto, un qualcosa... Si diede poi dell’egoista, cercando rassicurazioni, mentre lei stava vivendo un inferno.
Andrea annuì solamente, mentre cercava con tutte le forze di trattenere le lacrime che la vista di suo marito, con la barba sfatta e le profonde occhiaie che gli segnavano il viso, le faceva venire agli occhi. Non immaginava nulla di diverso ovviamente, certo che vederlo così le faceva male.
«Voglio parlare con lei.» disse ancora Orlando che difficilmente riusciva a mantenersi calmo.
Mario stava per strapparle lo scotch dalla bocca, ma uno sguardo di Andrea lo fece fermare. Il cappuccio però le scivolò dalla testa, Orlando rimase a bocca aperta, aveva i capelli corti, evidentemente Mario glieli aveva tagliati.
«La prossima volta.» disse Mario con un fastidioso ghigno sul viso.
«Che cosa vuoi?» disse Orlando stringendo forte i pugni dalla rabbia, anche i capelli le aveva tagliato, per i suoi gusti l’aveva avuta per fin troppo tempo; mentre Andrea ora lo guardava con una dolcezza infinita nello sguardo.
«Vedo che ci sono tutti, voglio lei. La Brancato per tua moglie. Quest’offerta ha una scadenza. Ci sentiremo presto.» disse lasciando tutti di sasso per poi chiudere la conversazione.
 
Orlando rimase ancora a fissare il computer che ormai non mostrava più alcuna immagine. Nella testa le ultime parole di Mario e lo sguardo attonito di Andrea nel sentirle, non lo sapeva nemmeno lei evidentemente. Una mano sulla spalla lo riscosse per portarlo di nuovo alla realtà.
«Tutti nell’ufficio di Charlie.» disse Adriano «Ghiro porta il video… rivediamolo, c’è qualcosa che non mi torna.»
Orlando li seguì come un automa. La richiesta era irragionevole, non l’avrebbero potuta nemmeno prendere in considerazione.
Quando furono tutti seduti al tavolo, dopo aver chiamato anche Bart a partecipare, rividero nuovamente il video.
«Perché non le ha tolto lo scotch dalle labbra?» chiese allora Bart.
«Sembrava convinto, poi ha cambiato idea.» aggiunge con lui Ghiro.
«Rimandalo più piano.» aggiunse il commissario.
«Quando lui mette mano allo scotch, Andrea guarda prima oltre lo schermo e poi guarda lui. E lui decide di non farlo. Sembrava assolutamente indifferente al provocarle dolore inizialmente…» continuò il commissario.
«Erika.» disse Orlando in un soffio, quasi a non volersi far sentire.
«Cosa?» gli chiese allora il commissario, che era davvero da poco entrato in tutta quella complicata faccenda.
«La figlia di Mario, da lui rapita poco prima del tuo arrivo. Lei e Andrea andavano d’accordo quando siamo andati a trovarla. Capace che Mario lasci insieme le due. Questo fa si che Mario non le può fare male davanti alla bambina. Credo che rischi di perdere la fiducia della figlia, che in una stuazione del genere si sarà molto legata a lei.» spiegò ancora Orlando senza guardare nessuno, lo sguardo fisso sul volto di Andrea, bloccato da quel fermo immagine.
«Questa è una cosa buona.» disse il commissario pensieroso.
«Certo, la presenza della bambina, ci assicura che Mario non le faccia male.» aggiunse Adriano a dar man forte al commissario e sperando di dare sicurezze a Orlando.
«Vogliamo continuare a fare finta di niente?!» chiese Lucia sbattendo le mani sul tavolo.
«La richiesta non è accettabile, non stiamo facendo finta di niente. Lo sapete tutti, come Andrea stessa ne è consapevole.» disse Adriano fermo, non le avrebbe permesso di fare stronzate.
Orlando si alzò dal tavolo velocemente, scagliando la sedia sulla quale era seduto, contro una vetrata dell’ufficio di Lucia che s’incrinò all’urto...
Daniele e Bart gli furono immediatamente accanto per trattenerlo.
«Vuoi che ti metta agli arresti? Se non mi posso fidare di te, non avrò problemi a farlo.» disse Adriano gelido rivolto verso Orlando.
«Non ce n’è bisogno.» disse Daniele guardandolo in cagnesco.
«D’ora in avanti non sarai mai solo, non posso permetterti di fare sciocchezze.» disse ancora Adriano.
Mentre Lucia esitante li guardava sbalordita.
«E’ mia moglie! Aspetta mio figlio! Come puoi pretendere che io non faccia niente?» gli urlò contro Orlando, la voce quella di una bestia ferita.
«Fallo e lei non te lo perdonerebbe mai.» gli disse ancora Adriano, con più calma nella voce.
«Questo lo so, ma non avrei problemi a consegnargli chiunque per salvarla. È giusto che tu lo sappia.» disse Orlando con gli occhi velati di pianto.
Lucia ascoltò basita quell’ammissione di Orlando, che Adriano aveva evidentemente previsto con lauto anticipo. Non era difficile capire la sua reazione nonostante tutto, forse adesso vedeva quanto lui non le fosse mai appartenuto davvero. Sarebbe morto per tirarla fuori da lì. Cominciava anche a capire quanto profonda potesse essere la rabbia che lui provava nei suoi confronti, lo aveva insultato e offeso da quando aveva saputo che stava con lei, non aveva mai mostrato un minimo di rispetto e fiducia in Andrea, professionalmente e personalmente, quando lei provava a essere gentile con lei, lei non le riservava mai lo stesso servizio.
E lui, lui non le aveva mai detto una parola. Ora come ora, capiva perfettamente perché, era lei che non glielo permetteva, era lei che lo tratteneva dal perdere le staffe con un suo superiore.
 
Andrea dopo che Mario le aveva tolto il cerotto dalla bocca con il massimo della delicatezza possibile, gli aveva chiesto di rimanere sola, aveva bisogno di qualche minuto per riprendersi da quella videochiamata anche lei. Evidentemente Mario lo capì e si allontanò con Erika.
Non fu difficile capire quello che fece Andrea poi. Si aprì in un pianto disperato e necessario, le sue peggiori supposizioni corrispondevano a realtà.

 




NDA
Siete arrivati qua?! Allora tanti tanti complimenti! ;P
Ci sono, sono tornata, e con me questa storia, credo di dovervi qualche spiegazione…
Probabilemente questo capitolo, è stato per me uno dei più difficili da scrivere, non so ancora bene perché, ma questo è stato sofferto, sudato, e angosciante, sia pensarlo sia scriverlo, metterlo su carta è stata forse la parte più difficile.
Non sono tipo che si abbandona facilmente alle lacrime, ma per tutto il periodo della stesura, il mio cuore era stretto in una morsa, l’angoscia è stata una fedele compagna, solo molto dopo averlo terminato, la morsa si è allentata.
Il lupo è tornato, nella sua magnificenza e con la sua crudeltà! Sicuramente diversa da come in passato l’ho raccontata, credo che questo criminale possa aprirsi a una ricca seria di diverse interpretazioni, credo che possa percorrere la via del crimine, in moltissimi modi differenti.
Che ne dite? Cosa pensate di questo nuovo Lupo?
Come sempre sono curiosa di sentire le vostre opinioni, la storia è ormai agli sgoccioli, il prossimo capitolo sarà l’ultimo prima dell’epilogo.
Ci sarà una OS a seguito di questo capitolo, di prossima pubblicazione.
C’è altro che posso dirvi?! No, direi di no!
Per spoiler e altro vi lascio il link della mia pagina fb, dove potete trovare foto di tutti i personaggi e tanto altro… LisbethEFP

Adios
A
   
 
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