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Autore: Zio Scipione    13/09/2012    1 recensioni
La storia verrà pubblicata settimanalmente, restate sintonizzati! Sarebbe gradita la recensione.
Estratto:
«Che classe frequenti? Oh, roba da matti, scusami, avevo dimenticato che non ci sono più studenti da tre secoli. Da tre… sì, tre secoli. Non sono così vecchia, eh, mica lavoro qua da tre secoli. C’era mia nonna, che quando è schiattata per un errore di stampa a duecento anni e mezzo l’hanno portata in obitorio e il dottore, che era un po’ razzista, le ha infilato un cartellino all’alluce con scritto... ma che roba, che roba, non lo sto neanche a dire». E mi fissava.
Genere: Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Zia Bice

La zia Bice era ed è tutt’ora un’amabile vecchietta che quando la conobbi abitava a Guildford, nella verde e amena Inghilterra. Abitava in una graziosa casetta uguale a tutte le altre, con il suo portoncino colorato, con gli infissi bianchi di legno e con la finestra del soggiorno che sporgeva fuori come solo le finestre inglesi sanno fare. Ora vi starete chiedendo perché mi è saltato in mente di parlarvi di lei e penserete che sto per cominciare uno di quei libri inutili che descrivono scene di vita e basta, che a tutti tanto piacciono, e che se uno chiede «ma a cosa serve?» l’altro risponde «è bello perché mostra scene di vita». Beh, a me non piacciono le scene di vita senza motivo, quindi non vi dirò a che gusto beveva il te la zia Bice e quante gocce di cioccolato c’erano sui deliziosi biscotti che mi preparava quando passai del tempo nella sua casa. Sappiate che in quei giorni successero parecchie cose degne di nota. Sappiate solo questo, perché non intendo anticiparvi niente per non rovinarvi il gusto della lettura.
Nei primi giorni che passai con la zia Bice mi divertii molto ad esplorare la sua graziosa casetta, mentre lei se ne stava nel suo studio a leggere libri e a far scorrere la penna sul foglio. Ogni tanto udivo il cigolare della scala di legno e sapevo che la zia Bice stava scendendo al piano di sotto per preparare la cena. Amava cucinare, leggere, preparare il tè e travasare il basilico nel giardino. Era sempre indaffarata, sempre aveva qualcosa da fare. Un giorno scriveva lettere ai giornali, un altro andava a comprare i sementi per le sue verdure. Qualche volta mi portava in giro per le campagne inglesi, tutte immerse in quel verde brillante che riluceva nel cielo grigio e annuvolato. Era primavera, e i giardini davanti alle case, con i laghetti che riflettevano le nuvole, con i fiori scarlatti e i cancelli bianchi erano così belli e ridenti, anche sotto la pioggia battente, che fu impossibile dimenticarli.
La prima cosa che feci nei pochi momenti di noia fu scorrere i titoli dei numerosi libri della zia Bice. Ne aveva moltissimi, dappertutto, tutte le stanze erano circondate da librerie stracolme dei volumi più disparati. Nel soggiorno vi era la libreria più grande, e tra titoli inglesi e italiani non riuscivo proprio a capirne il senso: i libri stavano accozzati senza alcun criterio. Nella stanza da letto dove dormivo ne scorsi altri e cominciai a sfogliarli. Parlavano di molti argomenti, dalle coltivazioni di ortaggi ai gatti. Trovai molti titoli conosciuti nella stanza dei giochi, la sala preferita della zia Bice. Molti tra quelli li avevo già letti, alcuni dei quali regalatimi dalla stessa zia.
Fu allora che la curiosità dentro di me si fece troppo grande e domandai alla zia Bice «con che ordine sono disposti i libri in questa casa?»
Lei sorrise, e con aria di sfida mi disse «scoprilo. Prenditi pure tutto il tempo che vuoi, e fammi sapere quando troverai la risposta».
Io fui titubante ad accettare. «Non me lo dirai?»
«Certo che no» rispose. «Sarebbe troppo facile se te lo dicessi. Non te lo dirò mai, per nessun motivo al mondo».
Sorrisi a mia volta, e tornai nella mia stanza.
Mi misi all’opera fin da subito. Nelle ore che trascorrevamo a casa, ovvero dopo il pranzo e prima di andare a letto, continuai a scorrere con lo sguardo i titoli misteriosi. Mentre mi rigiravo tra le coperte pensavo e ripensavo. Riflettevo sui libri e sulle stanze.
Una mattina scoprii che nella stanza dei giochi gli autori erano in ordine alfabetico. Corsi subito dalla zia e le dissi «sono in ordine alfabetico per autore».
Lei sorrise senza dire nulla. Si voltò verso la libreria dietro di sé e indicò tre volumi a caso, che non erano in ordine alfabetico.
«Ti sembrano in ordine per autore?»
«No» mormorai io.
«Continua a pensare».
«Ma nella stanza dei giochi…»
«Certo. Nella stanza dei giochi sono in ordine alfabetico, ma qui no. L’ordine dei libri è lo stesso in tutta la casa. Riprova un’altra volta».
Quella sfida fu per me il condimento che mancava al mio soggiorno inglese. Non sapevo però che altre forze ben più misteriose, le assurde forze del destino, si stavano muovendo proprio tra quelle librerie.
  
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