Paradiso
Perduto
Non potevo immaginare che
un giorno avrei rinnegato tutto quello che sono per l’amore. Non potevo
immaginare che mio padre mi avrebbe dato la caccia per molto tempo solo per aver
ripudiato tutto ciò che lui mi aveva trasmesso insieme all’Oscuro Signore. Ma se
c’è davvero una cosa che può sconfiggere la morte, quella cosa allora è l’amore.
E l’amore che io ricevetti gratuitamente, l’amore che ricevetti da quella
persona…Fu certo il dono più grande che qualcuno mi potesse fare. Avevo
diciassette anni, allora. E lei entrò nelle vite di tutti noi sconvolgendoci per
sempre. Era arrivata come un vento caldo dell’est, come un uragano di tutto ciò
che di più bello c’è al mondo. Avevo diciassette anni, mi sentivo un uomo. Era
l’uomo di mio padre. Lucius Malfoy. Ero il pupillo di mia madre. Narcissa Black.
Ma non erano dei numeri a fare di me un uomo. Sono diventato un uomo vero quando
sono riuscito a farmi amare e quando sono riuscito ad amare. Lei è stata sempre
lì, e io non me ne ero mai accorto. Qualche volta, mentre guardavo gli arazzi
delle casate Black e Malfoy, il su nome mi attraeva più degli
altri. Sirya Black. Ma io non sapevo chi fosse. No potevo sapere che
sarebbe stata lei. Avevo domandato più volte ai miei genitori di svelarmi
l’identità di quella persona, nata proprio il mio stesso anno. Non me l’avevano
mai voluto dire. Ma un giorno, esattamente il 3 Settembre 1997, conobbi la
meravigliosa creatura che si celava dietro quel nome. L’estate stava per volgere
al termine, ed Hogwarts era un trionfo di colori estivi ed autunnali. Le prime
foglie gialle cominciavano a cadere, alcune scricchiolavano dolcemente sotto i
passi delle persone. Gli alberi si stavano spogliando a poco a poco, su un
ciliegio non rimanevano che pochi fiori rosa. Uno di quei fiori cadde e, mentre
io seguivo il suo percorso, esso si imbatté su un altro tipo di fiore. Il più
raro e il più bello di tutti. Si poggiò su lunghi e morbidi capelli corvini. I
ricci creavano tante onde e sembrava di perdersi in una notte buia e silenziosa.
Ma c’era il suo viso ad illuminare quella notte. Due occhi nocciola erano
intenti a leggere un libro piuttosto grosso. Le ciglia che contornavano quegli
occhi sembravano voler proteggere un pozzo da quale traboccava amore, sincerità,
intelligenza, beltà. Un piccolo e grazioso nasino era poco più sopra di due
labbra rosse, carnose, dolci e gustose. La sua pelle era delicata, rosea e
morbida. Credevo di essermi perso in un sogno. Le mani della ragazza erano
lunghe e affusolate. Ogni volta che giravano la pagina era come se stessero
girando un qualcosa troppo bello e particolare, che doveva essere maneggiato con
cura. Credevo di morire, perdendomi in quel sogno. Mi avvicinai e decisi di
tentare a fare mio quel sogno. Non sono mai stato coraggioso, anzi, noi
Serpeverde siamo noti per la nostra codardia. Ma qualcosa in me sussurrava
parole di incoraggiamento. Che non cessarono neanche quando vidi che sul suo
petto c’era una spilla rosso e oro. Neanche quando capii che lei era nata per
essere mia nemica. I mie piedi si avvicinavano a quel sogno senza che io potessi
frenarli, senza che io potessi impedire quella follia. Non sapevo ancora, che
quella follia mi avrebbe portato in un’altra vita. Quella vita che cercavo da
sempre. Il paradiso perduto.
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