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Autore: RobDarko    13/09/2012    6 recensioni
Che succede quando il mite e insicuro Kurt Hummel incontra l'incostante e diabolico Sebastian Smythe? Una storia sulla provincia industriale, le anime assiderate che ansimavano e i sogni che sfioravano i soffitti. Sulla provincia di cui non parla mai nessuno, dove sembra che non succeda mai niente.
"Si guardarono, complici, poi corsero senza rimpianti fino alla fermata, giusto un minuto prima che l'autovus chiudesse l'ultima portiera. Ci si fiondarono dentro e quando l'autobus partì, Kurt sbattè il sedere contro i sediolini di plastica, cadendoci in lungo. Sebastian, che aveva avuto l'accortezza di aggrapparsi alla sbarra di metallo rossa, rise fragorosamente e poi gli tese la mano per rialzarsi.
Quando furono entrambi seduti si guardarono, in un primo momento serissimi, poi scoppiarono a ridere. E più si guardavano, più ridevano. Più guardavano altrove e più ridevano."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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All About Us - Anche noi diremo che eravamo giovani e che soffrivamo di vertigini
Chapter
three.

A Keiko Suenobu, che ha fatto molto di più che disegnare manga.


Circa due settimane dopo "l'incidente della granita" (l'intera scuola aveva deciso di chiamare così l'inusuale salvataggio di Kurt da una granitata in piena faccia)  e dalle prime volte che erano tornati a casa insieme, Kurt e Sebastian avevano acquisito una specie di routine.
Di mattina si aspettavano per andare a scuola insieme e di pomeriggio per tornare a casa; se condividevano le lezioni si sedevano vicini (il problema dei loro compagni di banco non si presentava, perché nessuno voleva sedersi vicino al gay e allo strano inquietante), se non le avevano in comunque si aspettavano e accompagnavano fino alle lezioni successive.

Pranzavano insieme. Le prime volte c'erano anche Mercedes e Tina con loro, ma col passare del tempo le due preferivano andare a far compagnia ai propri ragazzi. «Quelle due non mi sopportano» aveva detto Sebastian, indicandole con una patatina fritta «anzi, non sopportano il fatto che tu le abbia scaricate prima che loro potessero scaricare te.»  a Kurt quasi si chiuse lo stomaco per quello che aveva detto «Ma sono le mie migliori amiche! Insomma, non mi avrebbero mai scaricato!» protestò. Sebastian si limitò a stringersi nelle spalle e sorridergli sornione. Tanto hai me avrebbe voluto dirgli che te ne fai di loro.

Kurt aiutava Sebastian in biologia e chimica, Sebastian ricambiava spiegandogli tutto quello che sapeva sulla poesia e la letteratura. Scoprirono insieme di essere bravi nell'atletica leggera, a giocare a pallavolo («Ma è ovvio che sei bravo, sei così alto che la superi, la rete!» gli aveva gridato Kurt, e Sebastian aveva riso per mezz'ora al suo broncio, che cresceva man mano che Sebastian rideva) e che bisognava evitare il bagno del secondo piano nelle ore di spagnolo, perché ci andavano a fumare quelli della squadra di hockey. Più che per timore, Sebastian non ci andava perché non gli piaceva l'odore della marijuana scadente che fumavano «Quelli lì una canna decente non l'hanno vista neanche da lontano» proclamava, e Kurt lo guardava perplesso, strappandogli un sorriso.

Sebastian impazziva per la risata candida di Kurt. Kurt scoprì quando fosse piacevole perdere un paio di battiti per un ragazzo che gli sorrideva, specialmente se il ragazzo in questione era Sebastian.
Loro due, insieme, stavano meglio di quanto sarebbero stati con un milione di amici a testa.

Qualcuno però non era altrettanto felice della loro amicizia.
Juliet stava seduta in sala studio in cerca di qualcuno da insultare o infastidire. Rapida, scrutava la stanza coi suoi occhi cangianti, le gambe seminude accavallate sotto il tavolo, insensibili ai morsi del gelo, i gomiti appoggiati alle pagine del libro di storia, col mero intento di stropicciarlo. Ma che mi importa della storia? I miei compiti li fa Luke, a quel fallito piace.
Persa nei suoi pensieri e nel suo cattivo umore, notò in ritardo la scena più scioccante del secolo :

Kurt sonogaymanonlonascondo Hummel sedeva rigidamente sembra sempre che abbia una scopa in culo, quello tenendo gli occhi fissi sul quaderno in un mero tentativo di studiare che Sebastian Smythe sventava abilmente parlandogli all'orecchio. QUEL Sebastian Smyhte! Il SUO Sebastian Smythe, che di tanto in tanto mostrava a Kurt un foglietto, che ogni volta che lo vedeva si copriva la bocca con la mano colpito da una risatina incontrollata. Oltre a loro due, il tavolo era vuoto, quasi avessero un'aura che respingeva chiunque altro.
A un certo punto, Kurt diede gli diede una gomitata e tornò, ridacchiante, ai suoi appunti.
Sebastian, al quale non bastava certo una gomitata per zittirlo, lo lasciò in pace per qualche secondo, poi, a sorpresa, gli ficcò un braccio intorno al collo e lo tirò giù affettuosamente. L'inevitabile gridolino spaventato di Kurt lo fece scoppiare a ridere «Ehi!» li riprese un ragazzino basso e brufoloso «Io fto cercando di ftudiare qui!» disse con la sua s moscia.

«Scusa Tom, se il qui presente cretino» scoccò un'occhiataccia a Sebastian «si decide ad aprire un libro non facciamo più rumore» si scusò Kurt. Tom aprì la bocca come per rispondere, ma solo dopo si rese conto chi stava riprendendo. Non sostenne lo sguardo di Sebastian per più di quattro o cinque secondi.
Juliet era esterrefatta. Era inconcepibile! Proprio lì, sotto il suo naso!  Come si permettevano?! Si alzò, facendo fare alla sedia un rumore atroce, prese la borsa e corse fuori dalla sala studio. Questa me la paghi, fottuta checca.

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«Che poi secondo me è assurdo» proclamò Sebastian, camminando affianco a Kurt «Un autobus ogni ora. Perché non installano una metropolitana e via?»
«Perché la metropolitana è, appunto, per le metropoli, non per i buchi come questo» spiegò Kurt «Meno male che sei tu quello bravo con le parole qui. Poi pensa che a Arkon sono messi peggio, loro hanno le corriere che passano ogni due ore....» Kurt si bloccò di colpo, fissando l'anta chiusa del suo armadietto. In bella vista, su tutta l'anta, comparivano scritte di pennarello rosa e nero "Frocio!", "I froci come te devono morire!", "Succhicazzi!", "Perché non muori? Sei inutile!" , "Invertito!", "Schifoso!" e insulti simili.

Sgranò gli occhi e gli tremarono le labbra, mentre lo shock si faceva largo dentro di lui. Sentì polmoni che si restringevano, vuoti d'aria. E poi la rabbia. E subito dopo l'impotenza, quella dannata, muta impotenza. Si morse forte le labbra, immobile, incapace di parlare. O mettersi a urlare. Sentì le lacrime arrivare, ma rimanere dentro e lasciare posto a qualcosa di ancora più tremendo e significativo : il silenzio fuori, il dolore dentro.

Sebastian fissò disgustato l'anta coperta di graffiti offensivi . Lui, invece, si fermò alla rabbia «ADESSO VADO A SCRIVERE "CICCIONE" SULL'ARMADIETTO DI KAROFKSY, VEDIAMO COME LA PRENDE!» urlò, e la sua rabbia sembrò sproporzionata rispetto al suo corpo. Voltò le spalle e corse verso lo spogliatoio, ma la sua corsa non durò tanto. Kurt lo raggiunse e lo tirò indietro per la mano. Sebastian lo guardò, e nei suoi occhi lesse un no. Kurt scosse la testa.

«No? Perché no, Kurt? Perché non farlo sentire come fa sentire te?» gli chiese, a voce alta, alterata dalla rabbia.

«Perché no, Bastian, perché siamo migliori di lui, noi...» ingoiò un singhiozzo «siamo migliori, capisci? Non ci abbassiamo al suo livello, noi....noi.....» singhiozzò, e Sebastian capì come doveva essere piangere senza lacrime.

«Perché non piangi?» gli chiese, con tante domande che voleva fargli. Tante cose che voleva fargli capire, tante cose che voleva capire, gli chiese proprio quello.

«Non c'è niente per cui piangere» rispose Kurt.

«Come no? Ti hanno appena cosparso l'armadietto di insulti e tu non puoi fare niente, non dovresti essere arrabbiato? Non dovresti voler vendicarti?»  Sebastian indicò l'armadietto, metri più dietro, confuso.

«E' così e basta. Sono abituato.» Kurt alzò le spalle, rassegnato, ma le sua mano teneva ancora stretta quella di Sebastian, e la teneva stretta forte. Fortissimo.

«Sei...» un idiota. troppo buono. vetro sottile. speciale. troppo forte, non ci credo che sei così forte. come fai. dimmi come fai. voglio sapere come cazzo fai. come tiri avanti.

«Sono cosa?» chiese Kurt spiazzato.

«Niente. Sono solo...confuso.» rispose Sebastian. Gli tirò la mano «Andiamocene.»

«Ma i libri?»

«Ti presto i miei. Andiamocene da questo schifo di posto adesso, o spacco qualcosa.» rispose deciso Sebastian. E il suo tono era così serio, tanto serio, che Kurt temette che fosse davvero sul punto di spaccare qualcosa, possibilmente le ossa a qualcuno. Tirò via la mano, ma Sebastian gliela strinse di più. Non era un tenero tenersi per mano, era più un aggrapparsi, solo che non si capiva chi doveva  tenersi, chi avesse bisogno di un sostegno.

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Sebastian si chiuse la porta di casa alle spalle.

Si liberò di scarpe e giaccone
«Maman?» chiese, ma gli rispose il silenzio più totale «Maman, ci sei?» gli rispose ancora il silenzio, il ticchettare dell'orologio e il rumore di un' automobile  che passava fuori, oltre casa sua «Mi hai lasciato da solo anche oggi?» sussurrò addolorato «Proprio oggi che avevo bisogno di parlare con qualcuno?»

Andò in cucina e accese la luce : sul tavolo, un sacchettino di carta bianca e vicino un biglietto azzurro. Frettolosa, la calligrafia elegante di Aurelie Dumont - Smythe comunicava al figlio :

Non mi aspettare alzato, sono dovuta correre a Columbus da un cliente. Torno domani mattina.
La cena è in forno, devi solo scaldarla. Scusami se ti lascio sempre solo! Mi farò perdonare ;)

 - Mamma

p.s : prendi le medicine dopo mangiato, mi raccomando.

Appallottolò il biglietto e si sedette in cucina, tenendosi la testa tra le mani colto da un mal di testa improvviso «Io quella roba non la prendo, maman» disse.


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.....ciao xD Lo ammetto, vi avevo promesso l'angst, e ne ho messo relativamente poco, calcolando quanto ce ne sarà nella fanfiction u_u
Però voglio dedicare le note autrice a un discorso un po' più serio oggi : in Giappone un ragazzino si è suicidato perché era vittima di bullismo.Questo è quello che è successo. Voglio dedicare un minuto a questo ragazzo  e a tutte le vittime del bullismo. Non sarete mai dimenticati, mai. Riposate in pace.
Mi rivolgo alle vittime di bullismo, quelle che vanno avanti e lo affrontano : non mollate, vi garantisco che tutto andrà bene. Non siete soli!
A chi vede atti di bullismo, ma non fa nulla per fermarlo : siete colpevoli anche voi se rimanete impotenti. Vittime, sì, ma più colpevoli. Non permettete che la cosa venga insabbiata.
Infine ai bulli, agli omofobi, ai bigotti, a quelli che si credono superiori :  Se qualcuno di voi sta leggendo questa storia e prende in giro le persone disabili, brutte, omosessuali o semplicemente diverse levatevi dalle palle. Non mi interessa se la storia vi piace o se recensite, levatevi dalle palle adesso. Vi odio.

Scusate se mi sono dilungata molto e non ho detto una parola sul capitolo, ma era una cosa importante.
Ci vediamo giovedì,
Robs.
  
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