Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: Shodaime    13/09/2012    3 recensioni
Eccovi la mia prima fic, siate clementi^^
Come dicono gli avvertimenti è un AU, ma non troppo AU, quindi non spaventatevi. Il titolo è abbastanza esplicativo da sè, quindi vi dirò semplicemente che ho deciso di pubblicarla sotto le 'leggerissime' pressioni della mia beta^^
Spero che vi piacerà e che in tal caso lascerete un commentino, anche solo qualche parola =)
Detto questo vi auguro buona lettura, e attenti all'ananas, è agitato per il matrimonio incombente!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tsunia aveva appena finito di mettere a terra l’ultimo paio dell’enorme catasta di anfibi che le consorelle le avevano affidato quel pomeriggio perché fossero lucidati, sistemati, e perché tutti i lacci venissero scambiati a seconda del giorno di nascita del santo patrono della città più vicina a quella di nascita di ognuna di loro, chiaramente conteggiando in base al calendario astronomico e a quello di Frate Indovino per capire da dove cominciare.

Ciò che rimaneva della giovin pulzella era in tali faccende affaccendata, quando sentì dei passi arrestarsi alle sue spalle. Vide il riflesso della figura che lo sovrastava specchiata nel marmo del colonnato che aveva lucidato quella mattina dopo aver recitato la sacra lista delle armi in dotazione, prima ancora che il suo stanco corpo le permettesse di rabbrividire.

“TSUNIA TONNELLA.” Il tono della Monaca Sbronza era sempre tanto dolce e garbato quanto una torta di fragole impastata con una trivella.

Tsunia scattò in piedi, come aveva appreso da una settimana di levatacce e grida perpetue. “S…Sì, Sua Santità!” Tsunia disse quelle parole senza riflettere.

La Monaca le mise una mano sulla testa e cominciò a stringere la presa, sollevando Tsunia dal terreno.

La ragazza cominciò a credere che non avrebbe più toccato terra da viva.

“Seriamente, recluta. Ti sembro una santità, io?” Ringhiò la donna.

Tsunia si sentì in trappola. “Ehm….Ecco, io….Mamma!!” Tsunia vide Reborn, e vide la luce.

Reborn chiuse lo specchio riflettente da abbronzatura, e Tsunia non vide più la luce. Ma la Monaca si era distratta, e questo quantomeno le faceva guadagnare un paio di minuti di vita.

Tuttavia la Monaca non lasciò la presa, limitandosi a guardare in cagnesco Reborn che avanzava nel chiostro, facendo lo slalom tra i sacchi di sabbia per le esercitazioni in trincea e firmando autografi alle statue che incontrava.

“Sua Santità!” Salutò allegro Reborn. “Mi hai fatto chiamare? Stavo giusto prendendo il sole di questa magnifica giornata italiana!” Tsunia cercò di indursi uno svenimento.

Nella mezz’ora che seguì, mentre in infermeria cercavano di estrarre la penna che la Monaca aveva avuto l’accortezza di infilare in orizzontale nella trachea di Reborn, Tsunia seppe per quale motivo sua madre era stata fatta chiamare e soprattutto perché aveva trovato un fucile più alto di lei nel suo armadio.

“Co…Cosa vuol dire uno scontro a fuoco?” Domandò la ragazzina, terrorizzata.

La Monaca si mise seduta più comoda sulla sedia del confessionale. “Quello che ho detto. Ogni anno il nostro convento sfida quello delle Consorelle del Mestolo da Polenta in una sfida rituale per definire i nuovi assetti territoriali della provincia…Sai, a che prezzo vendere le ostie, chi debba ottenere i restauri della soprintendenza…”Il volto della Monaca divenne improvvisamente più inquietante del solito. “…E a chi vanno le partite migliori di vin santo.” Disse, la voce bassa e sibilante da Gollum in crisi di astinenza.

“Ma…Sfidare qualcuno…A soft air…Non è sleale?” Domandò Tsunia, mentre ormai la Monaca si era alzata per andare a caricare armi e bagagli nel pullmino già gremito di consorelle armate fino ai denti.

“Ogni anno ci alterniamo. Un anno la sfida è di cucina, l’altra di armi.” La Monaca sistemò Tsunia sul seggiolino preparato per lei. La promessa sposa si domandò se fossero proprio necessari i pupazzetti coi sonaglini di cui era accessoriato, ma preferì tacere.

“E San Primo mi sia testimone, a fine giornata ci sono molti più feriti nell’anno in cui ci si sfida in cucina.” Disse sconsolata la Monaca, prima di sedersi al suo posto e cominciare a tracannare grappa.

Tsunia avrebbe voluto chiedere perché stessero portando anche lei, ma preferì seguire l’esempio della terza delle scimmiette disegnate sullo zainetto che le avevano regalato e rimase zitta.
 
Poco distante, dietro un cespuglio…
 
“Shishishishi! Ma bravo il nostro uomo d’assalto! Non dovevamo prendere la ragazzina mentre andava a fare la spesa e andarcene? E’ proprio un gran colpo prelevarla in mezzo a una dozzina di donne armate fino ai denti!” L’ufficiale dei Buoni che era stato mandato come supporto alla spedizione di rapimento non riusciva a fermare le sue risate.

Lìufficiale ricevette un sonoro ceffone dietro la testa, che fece rotolare la sua coroncina pericolosamente vicina ad un tombino. “Che ne potevo sapere io?? Quando qualcosa riguarda Lallinia niente è mai da dare per scontato.” Il giovane sorrise. I suoi compari dovettero scacciare a pedate gli uccellini e gli scoiattolini che erano accorsi a circondare la sua aura gaudente al ricordo dell’amata.

“Puoi smetterla per favore? E’ disgustoso.” Il terzo componente della squadra scacciò un grosso scoiattolo che aveva cercato di azzannarlo alla gola. Si sistemò il cappuccio sugli occhi, maledicendo madre natura, l’uomo del monte, nonno Nanni e tutto quelli che avevano a che fare con tutta la fauna che cercava costantemente di spedirlo al creatore. Solo perché aveva l’altezza di un bambino di due anni, questo non voleva dire che potessero sbeffeggiarlo, o passargli avanti nella fila in posta, ne tantomeno che potessero azzannarlo orde di pulcini inferociti che canticchiavano orride canzoncine estive!

“Shishishishi! Sembra che dovremo agire nel bel mezzo di una faida tra donne…Al principe piace!” Esclamò irrisorio l’altro Buono.

Egidiello non parve per nulla turbato. Turbato sarebbe stato al più qualsiasi oculista che avesse visitato il giovane vassallo dell’Imbianchettato dopo che ebbe rivisto, dopo sì tanto tempo, la sua amata Lallinia.

Era passato tanto tempo dal giorno in cui si erano separati, eppure lui non l’aveva mai dimenticata. Non aveva dimenticato i suoi magnifici capelli blu, la sua voce suadente, i suoi…

“Egidiello per l’amor del cielo!” Scoiattoli e uccellini erano tornati all’attacco, forti di un paio di cervi e la base della colonna sonora di Biancaneve, e un coniglietto puffoso aveva azzannato alla gola il piccoletto incappucciato.

“Andiamo a portare a termine la missione, korà!” Si risolse Egidiello, tornando a bordo del furgoncino in direzione dei famosissimi boschi attorno a Monza.

 
Boschi di Monza, schieramento Suore con gli Anfibi, un paio di ore dopo.

 
La tenda del comando era affollata. Da ogni parte Tsunia vedeva un andirivieni continuo di monache in perfetto assetto da battaglia. Alcune lucidavano le armi, altre si esercitavano ai bersagli, altre ancora stilavano rapporti su quanto le esploratrici avevano visto al di là della linea di trincea.

La giovane cercò disperatamente sua madre, inciampando negli anfibi troppo grossi. Sotto l’elmetto, sentiva il cervello bollire.

Trovò Reborn comodamente sdraiato su un lettino nella radura, a leggere Diva e Donna sorseggiando the freddo.

“Ma…Madre?” Domandò Tsunia.

“Ciaossu bimba! Qualcosa ti turba?” Domandò Reborn, senza staccare lo sguardo dall’oroscopo di Branco.

Tsunia era basita. “Ma…Madre…Tutto questo…Dovrebbe essere normale?” Balbettò, sorridendo istericamente.

“Sono italiani.” Reborn scrollò le spalle, prendendo la crema solare. “Gente focosa, che ti devo dire. Ora, per cortesia, mi spalmeresti la crema dietro le basette?”

Tsunia tornò all’accampamento solo dopo aver preso seriamente in considerazione l’idea di fuggire nei boschi e darsi alla macchia.

Stava giusto per arrivare alla tenda, quando la Monaca la tirò dentro per spiegarle quale sarebbe stato il suo ruolo.

Che, in parole povere, consisteva nel rimanere immobile in mezzo al campo di battaglia, dare il ‘’VIA’’ ai combattimenti e cercare di non farsi prendere dai nemici.

“Sono una bandieruola! Un fazzoletto! Un vessillo!” Disse Tsunia, scandalizzata.

“No.”Precisò la Monaca, con un sorriso quasi rassicurante. Poi la calciò fuori.

“Sei una vittima sacrificale!” Esclamò.

Tsunia era sola. Percepiva il nemico che la osservava dall’altro lato del campo, e le monache alle sue spalle pronte a far fuoco. Sentì i rumori del bosco, lo scrosciare tranquillo di un torrente poco lontano, il suono ritmico di un picchio contro un pino alla sua destra e quello della sirena della nettezza urbana alla sua sinistra.

Avanzò piano, passando le mani sull’erba alta. Anche se era ingiallita dai pesticidi, sembrava grano, e per un attimo si sentì Massimo Decimo Meridio.

Si fermò. Tutto il mondo pareva tacere.

“Avanti…Dai il Via…” Da dov’era, la Monaca non poteva vedere Tsunia, ma l’avrebbe sentita di sicura. Le armi delle monache erano pronte, così come le catapulte piene di cibo velenoso delle loro avversarie del Mestolo da Polenta. La tensione si tagliava con un grissino.

Passarono interminabili secondi, uno stormo di cinciallegre e un gruppo di ciclisti.

“VIA!” Sentirono infine gli schieramenti.

“Via?” Si domandò la Monaca. Perché a parlare era stata la voce di un uomo. E nessuno aveva intenzione di credere che Tsunia fosse diventata uomo proprio in quel momento.

La donna alzò lo sguardo come potè, intravedendo qualcuno che portava via di peso Tsunia nel bosco.

Le pupille si restrinsero negli occhi rossi, cercando di svignarsela.

“EGIDIELLO!!!” Ruggì la Monaca.

La battaglia cominciava male.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Shodaime