It's hard to forget someone who gave you so much to remember.
 

Continuava a battere la mina della matita sul foglio bianco, completamente bianco. Così spoglio e senza significato. Erano mesi che non scriveva qualcosa e questo sarebbe potuto influire sulla sua carriera di cantautore.

Sentiva appena il russare del bambino poco distante dalla sua scrivania grigiastra, e riusciva persino ad immaginare il suo pancino che si alzava e calava a ritmo stabile. Passava le nottate intere solo a fissare quell'angelo dai tratti poco orientali.

Era per metà francese e il suo taglio d'occhi era simile quasi a quello di suo padre, di quella persona che batteva ancora la punta della matita sul foglio, ormai coperto di puntini.

Guardò l'orologio sulla mensola. 3:54.

Di lì a poche ore avrebbe portato il piccolo all'asilo e lui sarebbe corso in agenzia con un nuovo pezzo, perché ne aveva urgentemente bisogno o altrimenti sarebbe stata la fine.

Otto mesi e quattro giorni.

Non componeva nulla da otto mesi e quattro giorni. Ti licenziamo se non inizi a scrivere qualcosa. Gli avevano urlato ad una conferenza stampa.

Ma non era colpa sua, la sua mente era ancora inebriata dal profumo di quella donna che era rimasta in Francia per i suoi comodi, che li aveva abbandonati perché lei doveva diventare una modella.

"Appa" ripeteva il bambino nel sonno "Voglio la omma".

Un dolore lancinante scorse tutto il corpo del giovane che bloccò la mina, finalmente, cessando quel rumore insopportabile. Si alzò piano dalla sedia spegnendo la luce del mobile e si mise a letto, di fianco al bambino.

-Omma tornerà presto-