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Autore: MakieyoMela    17/09/2012    1 recensioni
"Appa" ripeteva il bambino nel sonno "Voglio la omma".
Un dolore lancinante scorse tutto il corpo del giovane che bloccò la mina, finalmente, cessando quel rumore insopportabile. Si alzò piano dalla sedia spegnendo la luce del mobile e si mise a letto, di fianco al bambino.
-Omma tornerà presto-
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Jihun, appena tornato a casa da scuola, sventolava felice un bigliettino colorato davanti agli occhi del padre, mentre saltava sul posto i suoi capelli formavano un fungo.

-Appa, appa!- Strillò, come era di suo solito fare quando era entusiasta -Junhyung mi ha invitato alla sua festa di compleanno, posso andarci?!- La vocina era così soffice e dolce che fece sorridere spontaneamente il padre.

E quel bambino, alto si e no quanto la gamba di Kim Jonghyun, continuava a saltellare sul posto, con ancora la cartella e la divisa dell'asilo indosso, mentre lui cercava di spogliarlo per pranzare.

-Ma certo, Jihun- Gli sorrise, mettendosi in ginocchio, ormai rassegnato, scompigliando i capelli neri e lunghi del piccolo -Quando si terrà?- Prese tra le mani il biglietto e lesse tutto.

-Stasera, in quel bar dove andiamo sempre- Quel sorrisino che gli ricordava sempre quella donna, comparse sul viso del bambino mentre si incollava al collo del padre.

La mano di Jong passò sulla schiena del piccolo, pattando dolcemente -Va bene, va bene. Allora mangiamo e poi ci prepariamo per andare, che ne dici?- Gli sorrise.

Jonghyun sapeva che avrebbe dovuto ammazzarsi al cellulare con il suo capo sia per l'assenza che stava per avere e sia per il pezzo non scritto. Ma non era colpa sua. Lui avrebbe donato persino la vita per veder sorridere suo figlio.

Il bambino annuì schioccando un bacio sulla guancia del padre per poi correre nell'altra stanza. Jong lo guardò soddisfatto ed infine abbassò lo sguardo alzandosi da terra, afferrando il cellulare dalla tasca dei jeans, componendo il numero del suo superiore.
___
 
Seduto ad un tavolo del grande bar del centro di Seoul, guardava Jihun correre con un ridicolo cappellino fluorescente a punta in testa mentre giocava con altri venti e più bambini.

Erano pochi i momenti in cui chiedeva di sua madre, ma anche con questo, ogni volta che accadeva Jong si sentiva mancare l'aria, buttando una scusa in mezzo per sviare il discorso e alla svelta.

Ma quando lo vedeva divertirsi, senza pensieri per la testa, sorrideva. Uno di quei sorrisi veri e sinceri. Quei sorrisi perfetti che vorresti avere sempre sul volto.
Il bar era pieno di genitori seduti nei tavoli in disparte oppure a gruppi, tutte coppiette felici che non facevano mancare nemmeno un bacio nei loro discorsi.

-Bene, bambini!- Urlò qualcuno, per attirare l'attenzione dei piccoli nella sala -Io sono Key e sarò il vostro animatore!- Jong alzò lo sguardo su questa persona, su quella persona così perfetta e senza imperfezioni, con la pelle candita e gli occhi felini. Ma non appena Jong guardò le sue labbra rosee e a forma di un piccolo cuore, qualcosa nel suo petto iniziò a battere, forte.

Da quand'era che non sentiva questa sensazione? Da quand'era che non sentiva il suo cuore battere forte? Certo, da quando quella donna aveva posato le sue luride labbra sulle proprie.

Vide Jihun catapultarsi dall'animatore portandosi dietro tutti i bambini per seguire le regole del nuovo gioco che quel Key stava dettando a gran voce. Ma lui non riusciva a seguirlo, riusciva solo a seguire le sue labbra muoversi e i gesti con le sue mani.

-Al mio tre... Correte!- Il ragazzo dai capelli biondi miele iniziò a contare e al tre tutti i bambini iniziarono a correre per la sala ma l'obiettivo di quel gioco non era tanto chiaro a Jong, che aveva accavallato le gambe, finalmente, scostando lo sguardo dal biondo. Ma proprio in quel momento, in quel preciso istante, Key andò a guardarlo.

Cosa ci fa un ragazzo così giovane ad una festa per bambini? Si domandò per poi destare attenzione di nuovo ai bambini che aspettavano un suo segno per fermarsi e riprendere fiato.
 
La festa finì poco prima della mezzanotte, Jihun era una spugna d'acqua per tutti quei giochi che l'animatore aveva messo in mezzo e quando corse dal suo papà gli sorrise dolcemente, abbracciandolo forte.

-Grazie per avermi accompagnato, mi sono divertito tantissimo- Gli disse, mentre il padre passava una mano nei suoi capelli per portarglieli all'indietro scoprendo la sua fronte alzando poi di nuovo lo sguardo verso il ragazzo che a fatica rimetteva in una busta di plastica nera tutti i giocattoli.

-Jihun, che ne dici se vai un po' al bagno e si sciacqui un po' la faccia? Io devo fare una cosa e poi torno, ok?-  Il piccolo non poté che annuire e correre al bagno poco distante dal grande bancone.

Jong riprese a guardare il biondo. Lo guardava, anche se da lontano, e in torno a lui si era creata un'immagine. Non proprio colorata, era tutto bianco e molto forte, che quasi che ai suoi occhi diede fastidio. Ma lui era l'argomento centrante dell'immagine, era il soggetto, era il protagonista dei suoi pensieri. Sorrideva. Lui sorrideva sempre. E credeva che la prima cosa di cui sia stato attratto era proprio quel sorriso.

Insomma, Kim Jonghyun, pur se padre, aveva le sue scappatelle e anche molte volte. Non era affatto un padre bravo, in quel senso, e lui lo sapeva. Ma era giovane, voleva godersi i suoi 23 anni.

E quindi, con un grande sospiro, si avvicinò a Key, aggiustandosi nervoso il ciuffo cadente -Ehi, ciao!- Disse cacciando tutta la sua "fighezza" al vento.
Il biondo, intento a raccogliere giocattolini e altro, alzò lo sguardo verso di lui, un po' sorpreso -Ciao anche a te. Posso esserti di aiuto?-

-Piacere, sono Kim Jonghyun- Ignorò completamente la sua domanda, ponendogli una mano e un sorriso, ammirando con lo sguardo il sorriso che si era formato sul volto del biondo.

-Mi dispiace, non voglio farmela con i papà- Si alzò da terra e lo guardò divertito, pulendosi le mani un po' sporche sul pantalone di jeans scuro.

Jong sospirò e scosse la testa -Non sono papà, ero solo in giro- Bugia. Ma era sempre così, lui diceva sempre così, e buttava giù la storia del papà quando voleva levarsi di torno le ragazze che ormai aveva usato. Lui era così.. Voleva soltanto divertirsi.
___
 
-Mi sarebbero bastate le tue labbra quella sera se ti fossi concesso a me, mi sarebbe bastato il sapore della tua lingua e il tuo sguardo sorpreso e imbarazzato dopo il bacio-

Choi Minho era davanti a una mandria di professori e filosofi, mentre leggeva una delle sue più poesie più belle per essere accettato ad una delle università più prestigiose della Corea del sud.

Ma quando finì di interpretare quella meraviglia, un "Le faremo sapere" distrusse metà delle sue speranze, venendo catapultato alla realtà e in un vicolo.

Lui non dedicava mai a nessuno in particolare le sue poesie, forse era per quello che non c'era vero sentimento nelle sue parole, ma quando alzò lo sguardo dai suoi piedi e vide quel ragazzo biondo triste e amareggiato al muro, le parole nella sua testa cambiarono.

Voleva un foglio e una penna, voleva scrivere di quella fantastica creatura triste al muro, voleva scrivere di quel che sembrava un ragazzino. Aveva trovato la sua musa ispiratrice.

 

  
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