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Autore: Jack002    14/09/2012    0 recensioni

Era sul margine di una strada. La linea continua bianca dopo pochi metri diventava tutt’uno con l’aria. L’erba, superato quel breve confine di striscia, era ricoperta di lacrime celesti e la terra ne era pregna.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In the cold light of morning

Era domani
Dove sono?
Sentì sotto di se il ruvido e umido asfalto e nel guardarsi intorno vide solo nebbia fatta di latte. Le nuvole erano scese ad avvolgere le sue ossa indolenzite, le sue carni stanche, a confondere di più pensieri senza una fine e senza un inizio, ma rimbombanti e doloranti nel cranio che stava svegliandosi.
Si alzò seduto e cercò con occhi appannati da sostanze disciolte nel sangue orizzonti nascosti.
Dove sono?
Dove sei?
Era sul margine di una strada. La linea continua bianca dopo pochi metri diventava tutt’uno con l’aria. L’erba, superato quel breve confine di striscia, era ricoperta di lacrime celesti e la terra ne era pregna.
Via di campagna, certo non cemento a vestire palazzi. Silenzi da masticare, non suoni che lasciano voragini d’ossigeno nello stomaco e nei polmoni, pieni di altro.
Odore di casa, da qualche parte.
Aspettare. Che un po’ di limpidezza si infiltri nel giorno, che il sole si degni di fare la sua comparsa per quanto gli fosse odiosa la sua luce. E sentire il tempo scorrere al suono dei rintocchi del suo cuore pigro che volentieri  si allungherebbe verso la morte.
Alzarsi in piedi è un’impresa, reggersi sulle proprie gambe ancora più difficile.
La sagoma di un vecchio che stava lì immobile da chissà quante centinaia di anni, sul bordo del fiume nero, gli indicò con un ramo stecchito la direzione che l’avrebbe portato a casa.
Muovere passi trascinandosi dietro tonnellate di notte poteva essere paragonata a un’impresa biblica. Quanta lentezza schiacciava quel povero essere umano che avrebbe dato tutto in quel momento per essere vento. Per essere freddo e muoversi avvolgendo corpi indistinti di gelo e arrivare il più in fretta possibile a schiantarsi contro una porta oltre la quale un caldo respiro lieve avrebbe impedito la sua entrata.
Attraversato il giardino, distesa di statue di fiori morti, però, non c’era niente a impedirgli l’entrata; la porta scostata invitava nel suo rifugio quanto più febbraio potesse contenere.
E sentì una voce amica chiamare il suo nome.
“John! John, stai bene?”
E la voce continuò a parlare, ma lui, tentando di raccogliere quante più parole poteva, più ne perdeva, più ne perdeva. Il suo viso gli sfuggì così come tutte le immagini che tentava di scattare.
 
 
“Dove sono?”, chiese timoroso senza aver ancora aperto gli occhi.
Dove sei?
 
  
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