Primo
scritto pubblicato in assoluto.
Siate
crudeli.
(Solo
un filino però)
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Dedicato
a un ragazzo bizzarro.
I
cattivi sono sopravvalutati. Cosa c’è di
pericoloso in una persona che è
facilmente riconoscibile, chiacchiera troppo, ha idee balzane, si fa un
mucchio
di scrupoli a uccidere e agisce in modo prevedibile?
Mi
fanno più paura i malvagi.
Anzi,
no.
Mi
fanno più paura i doppiogiochisti.
Quelle
persone che dicono di avere uno scopo, e ne hanno un altro. Quelle
persone che
ti ingannano, che ti illudono, che ti scavano nell’anima per
trovare i punti
deboli. Non perché ti vogliono conoscere, no:
perché gli farà comodo, in un
futuro, usare le conoscenze acquisite contro di te.
Per
fartela pagare, o per farsi pagare.
I
doppiogiochisti mettono le persone a disagio. Ma non sono stupidi e se
ne
accorgono, perciò fanno di tutto per apparire come belle
persone: sono
affabili, alla mano, sempre puntuali e vestiti con un certo rigore. Mai
troppo,
mai troppo poco, mai abbastanza da distinguersi.
Ma
sono diversi.
Se
gli stai intorno, lo percepisci: hai a che fare con qualcosa di
più grande di
te.
I
più confondono questa sensazione con il senso di
inadeguatezza.
Chi
sa osservare, invece, chi sa guardare oltre le raffinate parole che un
doppiogiochista sa usare e usa senza riserve,
percepisce che c’è davvero qualcosa
che non va. Sente che non si puoi
fidare, ma fa buon viso a cattivo gioco e si lascia coinvolgere, con
l’unico
obbiettivo di scoprire il gioco del doppiogiochista.
A
quel punto, inizia una particolarissima partita a scacchi.
Ma
sì. A scacchi.
Quel
gioco di strategia per cui devi guardare 10 mosse oltre il tuo
avversario,
bloccare il suo gioco e contemporaneamente portare avanti il tuo senza
farti
scoprire.
A
giocare con un doppiogiochista, si diventa doppiogiochisti.
Ma
gli obbiettivi sono fondamentalmente, totalmente differenti.
Il
doppiogiochista vero gioca per abbattere il Re.
Il
doppiogiochista costretto gioca per trovare il Re.
A
dirla così, sembra la stessa cosa.
Non
lo è.
Il
primo giocherà in un certo modo: distrarrà
l’avversario con la Regina, le
Torri, gli Alfieri, i Cavalli e i Pedoni. Attento a non perderne
nessuno, si
destreggerà tra gli scacchi dell’altro per
infiltrarsi.
Il
secondo se ne infischierà delle mosse, delle tattiche.
Isolerà il Re, facendo
fuori tutti gli altri senza troppe remore e costringerà il
vero doppiogiochista
a “mangiare”.
Il
primo vuole fare meno danni possibile, per cogliere di sorpresa e
vincere,
senza possibilità di scampo per il doppiogiochista costretto.
Il
secondo farà più danni possibile per fermare il
vero doppiogiochista. Gli darà
tempo e modo di capire che è stato scoperto, gli
lascerà migliaia di spiragli
per tirarsi indietro e gli concederà le Trenta Mosse che gli
spettano di
diritto.
Perché
il primo gioca per vincere, il secondo per capire.
Li
conosco, i doppiogiochisti.
Sono
dei gran figli di puttana, se sanno giocare bene a scacchi.
Ho
giocato con loro così tante volte, da diventare quasi una di
loro.
Quasi.