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Autore: VenerediRimmel    14/09/2012    4 recensioni
Chi ha detto che una storia deve essere raccontata cronologicamente? Io voglio fare a modo mio parlando di loro, Stiles Stilinski, l'essere umano, e Derek Hale, l'Alpha.
Dopo: Lo prese per le spalle, portandolo presto e con forza a contatto con il muro, vicino alla finestra. Le iridi innacquate di un rosso spento.
“Riprendiamo da dove eravamo rimasti?” Ironizzò l’animale appena braccato, sorridendo incerto sul da farsi. Derek digrignò i denti facendo uscire un latrato distorto e mostrandogli, così, quali erano le sue intenzioni.

Prima: Insomma, tutti potevano difendersi. E Stiles? No, il sarcasmo questa volta non bastava. Lui era un essere umano, drammaticamente in pericolo di vita. Sempre.
E Stiles aveva aperto gli occhi, infatti in lui, dissipato negli angoli, necessitava il desiderio di sapersela cavare da solo. Di saper difendere lui e suo padre dai pericoli oscuri [...].
Così aveva deciso. [...] Rimaneva solo lui nella lista delle persone che potevano aiutarlo. Derek Hale. L'unico problema era: quell'Alpha lo avrebbe aiutato davvero?

Mentre: E soltanto dopo aver fissato la bocca del licantropo per un paio di secondi ed essersi morso un labbro, baciò il lupo con foga.
[STEREK]
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Teen Wolf Series'
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After, before and now... 
about a story of a man with a werewolf.

Capitolo 2 - Prima.



 
Seriamente, di situazioni imbarazzanti ne avevano vissute tantissime perché dover andare ad aggiungerne un’altra? Eppure, in quel momento, dopo tutte le cose che erano trascorse come un uragano, gli sembrava l’unica soluzione ragionevole. Doveva farsi aiutare.
Ma partiamo dal principio, magari mi convinco.
Il problema partiva tutto dal fatto che Scott fosse diventato un lupo mannaro. Perché questo aveva causato tante, tantissime conseguenze. 
Una a caso era Peter, colui che aveva morso Scott, che aveva tentato di uccidere Stiles&Co e che aveva ucciso parecchie persone senza troppi scrupoli. E sebbene tutti pensassero che fosse bello che morto, il bello era ancora vivo e vegeto. Grazie a Lydia, a quanto pare.
Un altro problema era Derek che si era fatto dei nuovi amici. La sua giustificazione? Il branco lo rendeva più forte. Stiles avrebbe voluto volentieri correggerlo, dicendogli che l’aveva reso soltanto meno solo, ma piuttosto che rischiare la vita stavolta aveva preferito tenere la bocca chiusa.
E il branco dell’Alpha era formato da Boyd, un bestione che era desicamente meglio non far arrabbiare, da Isaac, un ragazzo con un brutto passato alle spalle e un sorriso da psicopatico e da Erica, una ragazza invisibile fino a quando non era diventata un lupo…Ma il dettaglio più importante, secondo me è che Erica è follemente innamorata del sottoscritto, da sempre.
Altra catasfrofe era stata Jackson, che avendo sempre desiderato diventare un lupo mannaro, dopo il morso di Derek si era trasformato nel kanima. Un viscidone verde, grande, forte e schifoso. Bleah.
Un'altra conseguenza, giusto perchè quelle di prima non dovessero essere abbastanza: I cacciatori. Coloro che volevano uccidere i licantropi, ergo il mio migliore amico Scott.
Tra questi, Gerard, il nonno di Allison, che voleva il morso per non morire e che per questo motivo aveva sguinzagliato Jackson in versione kanima – con cui aveva in precedenza fatto amicizia.
E anche qui ho rischiato la vita.

In realtà l’avevano rischiata tutti. Perfino lo sceriffo e, al solo pensiero, gli si accapponava la pelle.  
Fortunatamente era andata per il meglio, alla fine. Grazie a Scott. Il mio migliore amico ci ha salvato le chiappe, dimostrando a tutti di non essere il “tutto muscoli e niente cervello” che la maggior parte di noi credevamo che fosse.
E, infine, Jackson che sembrava morto, era resuscitato come lupo, finalmente. Questa potrei anche non considerarla come una catastrofica conseguenza. - Anche se una parte del mio corpo non ne è del tutto convinto. Il mio cuore, infatti, si è spezzato nel vedere Lydia e Jackson felicemente riuniti, ma questo temo che sia un dettaglio irrilevante. Doloroso ma inutile.
 E l'ultima, fresca di poche ore, era l'arrivo del branco di Alpha. L’ennesimo pericolo.
Dove diavolo volevo andare a parare?
Il punto era che da quando Scott si era trasformato, Stiles aveva rischiato la vita in ogni momento. Qualsiasi strano psicopatico capitato per Beacon Hills, si era in seguito avvicinato pericolosamente alle loro vite.
Il fatto era che Scott, diventando un licantropo, sapeva difendersi.
Jackson, in versione lupo, sapeva difendersi.
Perfino Allison aveva subito un allenamento per diventare cacciatrice e sapeva difendersi. D’altro canto discendeva dagli Argent. Mica pizza e fichi.
Insomma, tutti potevano difendersi senza l’aiuto di nessun altro. Eccetto Lydia, tuttavia qualora fosse stata in pericolo, poteva contare su colui che - ahimè - le girava attorno come fosse un cagnolino, Jackson.
E Stiles? No, il sarcasmo questa volta non sarebbe bastato. Lui era un essere umano, drammaticamente in pericolo di vita. Sempre.
La situazione era gestibile quando avevano formato anche loro un branco: L’essere umano, il lupo mannaro e la cacciatrice, erano un trio strano ma formidabile. Poi, però, Scott e Allison si erano lasciati. E Stiles aveva aperto gli occhi. Difatti in lui, dissipato negli angoli, necessitava il desiderio di sapersela cavare da solo. Di saper difendere lui e suo padre dai pericoli oscuri che la gente normale non conosceva e che comunque non avrebbe saputo affrontare.  
Così aveva deciso.
Non poteva affidarsi a Scott, nonostante fosse il suo migliore amico e nonostante avesse una forza sovraumana, era decisamente la persona sbagliata per chiedergli aiuto. E poi, da quando aveva chiuso con Allison, era intrattabile.
Jackson e Isaac erano fuori discussione.
Aveva pensato a Boyd, ma era scomparso insieme a Erica.
Perciò rimaneva lui.
E a quel punto Stiles tornava a porsi la stessa domanda: Non ne avevano passate fin troppe di situazioni imbarazzanti?
Insomma, averlo considerato il cugino Miguel con problemi di epistassi, e l’avergli consigliato di togliersi ripetutamente la maglietta per convincere Danny ad aiutarli, poteva essere una giusta motivazione per farlo ricredere in ciò che aveva intenzione di fare, no?
Tuttavia Stiles continuava a camminare nel bosco, verso la tana del lupo. Dimostrazione che, no, le pippe mentali non stavano funzionando. Ormai aveva deciso. Doveva saper proteggere se stesso e la sua famiglia, Scott e nessun altro era d’aiuto. Soltanto lui.
Nemmeno le scene successive, come quella in cui era dannosamente caduto addosso a Derek, senza possibilità per entrambi di muoversi e di togliersi da quella situazione imbarazzante e nemmeno il consiglio di Matt di fare coppia fissa, bastarono. Stiles camminò fino ad arrivare a destinazione.
Soltanto quando si fermò davanti alle scale di casa Hale, capì che Derek non l’avrebbe mai, MAI, aiutato.
A meno che non fossero scesi a patti.
E lui era disposto ad avere un debito con l’Alpha?
 
*
 
Era preoccupato e nervoso. Boyd ed Erica se ne erano andati e l’arrivo imminente del branco di Alpha gli aveva messo addosso una terribile sensazione. Che fossero incappati in loro?
Senza contare il fatto che Peter fosse – ancora -  in circolazione. Un motivo in più per essere sulle spine. Era suo zio, certo, ma non poteva fidarsi. Lui non si fidava di nessuno. Soprattutto di colui che aveva ucciso la sorella per diventare un’Alpha. Avrebbe potuto agire nel medesimo modo da un momento all’altro, lo sapeva.  No, senza dubbio non poteva fidarsi.  
Quando vide l’ultima persona al mondo, che si aspettava di vedere quel giorno, sopraggiungere dall’oscurità, pensò che il Destino, forse, ce l’avesse con lui per qualche strano motivo che ancora non conosceva. Alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto. Era distratto, altrimenti avrebbe sentito l’odore di quel ragazzino, molto prima di vederlo comparire.
Non si colpevolizzò più del dovuto, perché in fin dei conti era soltanto Stiles.

“Che vuoi?”

“Ciao anche a te, Derek” Affermò sarcastico il nuovo arrivato, alzando una mano per salutarlo e sorridendogli “alla Stiles” – perché non c’era altro aggettivo per descrivere quel fastidioso sorriso  che spesso trapelava sul volto del ragazzo-. “Sono qui perché dopo tutto quello che ci è successo e… sto parlando del kanima e di…”

“Vieni al punto, Stiles” Tagliò corto Derek, puntando le iridi verdi sul corpo dell’altro. A pochi metri di distanza, Derek poté sentire il cuore del ragazzo accelerare in una strana danza irregolare.
Intanto dal fondo del vecchio autobus emerse Isaac, che udendo l’arrivo del ragazzo, era sbucato fuori con la curiosità dipinta in volto. Si salutarono entrambi con un cenno della mano. Stiles si maledisse, non sapeva se fosse un problema il fatto che ci fosse anche Isaac ad ascoltare la sua richiesta d’aiuto.
Decise che non lo era. Ma non aveva pensato minimamente alle conseguenze, cosa che accadeva spesso nei suoi astutissimi piani.

“Ehm, sì” Annuì guardandosi intorno, incerto sul da farsi. Si abbracciò per infondersi un po’ di fiducia, ma non funzionò. Sapeva di giocare una corsa veloce contro la rabbia del lupo e prima fosse arrivato al sodo, meglio sarebbe stato. Si grattò la testa e poi decise di parlare: “Mi serve il tuo aiuto”

“Scordatelo” Rispose con rapidità Derek, senza nemmeno pensarci troppo. Camminò a passo lento verso l’altro lupo che lo guardava di sottecchi. “Avresti potuto ascoltarlo” Aveva tentato Isaac, senza farsi udire da Stiles, il quale sembrava paralizzato sul posto a bocca aperta, sbalordito e seccato del fatto di essere stato piantato in asso con una sola parola.  Derek lo fulminò con lo sguardo e quel gesto bastò a chiudere l’argomento.

“Devo forse accompagnarti alla porta, Stiles?” Brontolò Derek, girandosi a guardarlo.

“Me lo devi, Derek. Devi aiutarmi” Continuò, andando dritto al punto. Era vero, in fin dei conti quante volte Stiles si era ritrovato a salvare la vita dell’Alpha?

Derek non capì a cosa alludesse finché non guardò la sincerità della sua espressione sconvolta. Era realmente disperato, quel ragazzino. Era veramente spaventato da qualcosa che lo stava facendo aggrappare anche all’ultime delle sue ancore, perfino all’idea assurda di chiedere aiuto a Derek Hale, e aveva avuto abbastanza coraggio da essere riuscito ad arrivare fin là, doveva ammetterlo. Alzò gli occhi al cielo, era un Alpha piuttosto orgoglioso, non avrebbe ceduto per due occhioni da cerbiatto che lo stavano fissando insistentemente.

“Va via!” Continuò con poca convinzione, sapendo che l’altro avrebbe continuato a insistere. La rabbia stava svanendo. Quel tipo aveva la facoltà di dissipare la sua più grande forza e di sostituirla con il fastidio. Come ci riusciva?

“Ti ho salvato la vita. Più di una volta e…” Si bloccò, cercando velocemente qualcosa da aggiungere.
Derek notò che parlava a fatica, come se gli costasse parecchio farlo. Si avvicinò a Stiles con un’andatura meticolosamente attenta. Voleva farlo impazzire e se l’altro già non riusciva a spiccicare parole – cosa difficile se si parlava di Stiles Stilinski – voleva dire che ci stava riuscendo.

“Hai dimenticato un piccolissimo dettaglio.” Incominciò senza aspettare che Stiles continuasse la sua arringa, quando fu a pochi passi da lui. “Non ti devo niente o forse devo elencarti tutte le volte che IO ho salvato la vita a te?”
Stiles si grattò frettolosamente la testa, stava pensando a qualcosa. Derek aspettò, il cuore del ragazzo rallentò fino alla rassegnazione degli eventi. Stiles era arrivato dove Derek lo aveva condotto.

“D’accordo. Farò qualsiasi cosa se mi aiuterai” Concluse, poco dopo, alzando le braccia in segno di rassegnazione.

“Inizi a parlare la mia lingua” Annunciò Derek. Sul volto del lupo apparve presto uno dei pochi sorrisi che Stiles aveva visto da quando malauguratamente lo conosceva. La mente del minorenne immagazzinò involontariamente quell’immagine, prima che scomparisse.  “E a questo punto torniamo alla mia prima domanda: cosa vuoi?”

“Stai accettando?” Chiese Stilinski, con l’euforia che trapelava da tutti i pori. Derek alzò gli occhi al cielo.

“No. Prima dimmi cosa vuoi” Rispose a denti stretti. La voglia di ammazzarlo senza troppe esitazioni aumentò di una cifra non indifferente. Cosa aspettava? Incrociò nuovamente le braccia al petto, per respingere l’istinto di buttarlo a terra e staccargli la testa. Con Stiles Stilinski, il ricordarsi della propria parte umana attraverso un’ancora, che per Derek Hale era la rabbia, non bastava assolutamente. Al contrario, era proprio attraverso quella consapevolezza di essere legato a lui, a causa di quell’esile parte umana, che la voglia di ammazzarlo aumentava precipitosamente.

“Ok, perfetto. Io voglio che tu mi alleni. Sai, da quando sono circondato da licantropi e la nostra città è il ritrovo di mostri e cacciatori penso che un po’ di addestramento mi occorra.”

“Ma tu sei un essere umano” Interruppe Isaac dal fondo dell’ampia tana. Stiles si girò a guardare il ragazzo alto, che avvinghiato a un palo del vecchio autobus, si lasciava penzolare con un sorriso divertito in volto.

“Ti si sono evoluti parecchi sensi dopo la trasformazione, Isaac,  ma l’acume continua ad essere ancora la tua peggior nemica” Concluse quest’ultimo sforzandosi di sorridere, tornando poi a guardare il volto dell’Alpha che, pareva, fosse divertito. Grandioso, oltre il danno anche la beffa! Derek divertito, infatti, era un evento paradossalmente eccezionale.

“Però ha ragione, tu sei solo un essere umano” Concordò Derek, girandosi a guardare il beta, per poi tornare subito a posare gli occhi su Stiles.  

“E grazie per averla fatta sembrare un’offesa” Rispose dopo qualche istante speso a fissare le iridi verdi dell’Alpha, infine abbassò il capo e fece dietro front.

“Perché non gli hai chiesto il morso? Saresti forte…” Continuò Isaac, Stiles si fermò sul posto e si girò in direzione del compagno di squadra.

“Perché non sono interessato al morso, ho già rifiutato una volta.” Fece una pausa, nella quale notò il sopracciglio di Derek alzarsi notevolmente. Non lo sapeva che il suo carissimo zietto gli avesse già fatto quell’offerta? “Io voglio solo sapermi difendere da…”

“Noi” Concluse perentorio Derek. Si guardarono come se si stessero sfidando, Derek si stupì di come il ragazzino non cedesse sotto il suo sguardo. Succedeva raramente, ma con Stiles quella rarità non era poi così scontata. Soltanto quando lui lo intimava di staccargli la testa, con i denti, allora Stiles spostava lo sguardo, palesemente seccato. Eppure la verità era che ad arrendersi per primo era proprio Derek, che apriva la bocca per intimorirlo e per farlo cessare. “D’accordo” Concordò l’Alpha, senza nessun segno di entusiasmo dipinto in volto. Stiles, d’altro canto, sarebbe voluto scoppiare in un gioioso ringraziamento, ma dopo un mezzo salto su se stesso si ricompose e guardò Derek che lo fissava con sguardo sbalordito.

“Quando iniziamo?”
 

*

 
“Quando mi avresti detto che sei andato da Derek?” Gli chiese il migliore amico, entrando negli spogliatoi dopo l’allenamento di lacrosse.

“Chi diavolo te l’ha detto?” Sbottò Stiles, girandosi verso l’amico.

“Isaac” Rispose, ostentando lo sguardo sull’amico. “Allora? Che ti è preso?” Continuò, poco dopo.
Sapeva che la presenza di Isaac sarebbe stato un problema. Quel problema era Scott.

“Te l’avrei detto, è successo solamente tre ore fa. Quel cane chiacchierone poteva anche evitarsela…” Brontolò Stiles, sfilandosi velocemente la maglietta impregnata di sudore. Da quando aveva segnato, all’ultima partita, per ben tre volte, il coach aveva deciso di farlo giocare regolarmente.

“Il cane chiacchierone sarei io?” Chiese Isaac, spuntando da dietro una fila di armadietti. Entrambi i ragazzi saltarono dalla sorpresa e scoccarono uno sguardo teso al ragazzo che si era appena intromesso.

“Sul serio, Isaac, dovresti avvertire quando vuoi entrare in scena” Gli consigliò Stiles, prendendo un asciugamano e dirigendosi verso le docce. Scott guardò il biondino e gli sorrise impercettibilmente, ringraziandolo in silenzio, poi si allontanò anche lui verso le docce.
Quando si rivestirono e uscirono dallo spogliatoio, diretti verso casa, Stiles credeva che l’argomento “Derek” fosse già lontano dalla mente del migliore amico, ma dovette ricredersi quando, saliti sulla jeep, Scott tornò all’attacco.

“Perché sei andato da Derek?” Chiese, come se quell’argomento gli desse particolarmente fastidio. Stiles alzò gli occhi al cielo, per la prima volta in vita sua non voleva affrontare un argomento. Per la precisione, quell’argomento.

“Sul serio, Scott, tu avresti saputo aiutarmi? Sai a malapena controllare la tua rabbia e il lupo che c’è in te. Derek è più… controllato. E sa come funziona un addestramento”
Scott guardò fuori dal finestrino, la scuola era già lontana dalla visuale ma si potevano scorgere ancora alcune luci del parcheggio.

“Ma tu…” Cominciò nuovamente.

“Non dire che sono un essere umano, perché me lo sono già sentito dire due volte oggi. Voglio sapermi difendere, okay? Dopo tutto quello che è successo… Lo devo fare. E ora che tu e Allison vi siete lasciati, io mi sento come un nervo scoperto. Sono un essere umano, sì, avete ragione. Ed è un motivo in più per volerlo.” Si era stancato. Per una volta voleva essere sincero con se stesso e con gli altri. In special modo con Scott.
Oppure era soltanto stanco per l’allenamento di lacrosse e stava farneticando.
Fino al tragitto sotto casa del migliore amico rimasero in silenzio. Un silenzio che sapeva poco dell’amicizia che condividevano… da quanto? Una vita, forse?

“Hai tutte le ragioni per volere una cosa del genere, Stiles. Ma quello che cercavo di dirti non era che tu fossi soltanto un essere umano, anche perché sono contento che tu sia ancora la parte normale della mia vita.” Fece una pausa e guardò davanti a sé, la luce del salone era accesa, sua madre era ancora in casa. “Piuttosto volevo dirti che avrei preferito che fossi venuto da me e non ti fossi messo nelle mani di Derek.” Sbottò, infine, cercando lo sguardo del migliore amico, che non trovò. Scott lo fissò ancora per un istante, poi abbassò gli occhi, chiaramente deluso dall’inappropriato silenzio del suo migliore amico. Scese velocemente dalla macchina e prima di chiudere lo sportello aggiunse: “Non ti fidare di Derek”.
Lui non si fidava di Derek, ma aveva bisogno del suo aiuto. Potevano conciliare le due cose? Nella sua mente sì, ma in quella dell’amico?
Quando Scott avrebbe scoperto che doveva all’Alpha un favore, Stiles sapeva che doveva essere pronto a subire l’ira del lupo.
Si ritrovò a sperare, nel tragitto verso casa, che l’ira non si scatenasse durante la notte di luna piena.
 

*


Derek Hale non dormiva quasi mai. Lo faceva soltanto quando le sue pupille cedevano per la stanchezza e non aveva altra soluzione, se non quella di dormire. D’altronde la caffeina non funzionava con i lupi mannari, altrimenti ne sarebbe stato dipendente.
Quelle volte che accadeva, riusciva a dormire per pochissime ore, poi si risvegliava completamente sudato e scosso dagli incubi, che dimenticava all’istante. Infine sbuffava e correva fino al lago, nel cuore della foresta. Nuotare lo rilassava. Nuotare completamente libero di essere ciò che era, lo tranquillizzava. Perciò restava nell’acqua fino all’alba, che spesso arrivava fin troppo presto per i suoi gusti. Poi con la luce si rivestiva e tornava a casa. A volte capitava che lasciasse qualche pensiero di troppo nelle acque oscure di quel lago. Altre, invece, tornava a casa con una dozzina di preoccupazioni in più.
Quella notte nemmeno il lago riuscì a rilassarlo, perciò ne uscì verso le quattro del mattino. Si asciugò velocemente e si rivestì. Infastidito di aver perso anche l’ultima isola che gli era rimasta, si diresse verso casa, ma cambiò direzione quando pensò che avrebbe potuto sciogliere i nervi, complicando la vita di un’altra persona.
Arrivato davanti casa dello sceriffo di Beacon Hills, salì sull’albero più vicino alla finestra da dove già una volta era entrato. Una volta nella stanza si guardò intorno, non era cambiata poi molto dall’ultima volta. Si avvicinò lentamente verso il letto, dove uno Stiles completamente addormentato, respirava profondamente con un rivolo di bava che gli ricadeva su un lato della bocca spalancata.
Derek invidiò la facilità del ragazzo di dormire così beatamente. Prima di aprire bocca per svegliarlo, però, il suo sguardo cadde su una fotografia sopra il comodino; raffigurava lo sceriffo e una donna bellissima, la quale ricordava molto, nei lineamenti del volto, il ragazzo che aveva davanti. Doveva essere la madre di Stiles.
Riposò la cornice al suo posto, accanto ad essa ne trovò un’altra senza cornice. Era scivolata o spostata da poco e raffigurava Stiles e Scott, con un sorriso spontaneo stampato nei loro visi. Doveva essere stata scattata prima del morso, altrimenti gli occhi di Scott avrebbero rovinato lo scatto. Tornò a guardare il ragazzo assopito e decise che era venuto il momento di svegliarlo.  

“Svegliati” Iniziò, mettendosi seduto sul letto. La sua richiesta non ricevette nessun responso, Stiles continuò a dormire.

“Stiles” Proseguì, con l’aria di chi era già stufo della situazione. “Avanti, svegliati” Concluse, afferrandolo per una spalle e scuotendolo con forza. Quando Stiles sbarrò gli occhi dalla sorpresa, non ebbe il tempo di urlare dallo spavento poiché una mano si posizionò sulle sue labbra. Guardò l’essere che era entrato nella sua stanza e che lo aveva svegliato nel cuore della notte, era Derek Hale. Posò i suoi occhi nello sguardo severo dell’Alpha e cercò di tranquillizzarsi, sebbene il suo cuore non ne volesse sapere di smettere di battere così freneticamente. Derek piegò appena la testa, come se volesse spiegare al ragazzo che era proprio lui e non doveva urlare. Quando Stiles fece un accenno di assenso, il lupo tolse la presa sulle labbra.

“Ma che diavolo ti prende?” Iniziò, sottovoce, guardando l’intruso mentre si ripuliva la mano, ricoperta della sua saliva, sulle lenzuola del letto.

“Tu sbavi mentre dormi” Iniziò Derek, senza rispondere alla domanda incompiuta dell’altro.

“Perché sei qui?” Insistette Stiles. Derek decise, finalmente, di alzarsi dal letto e di allontanarsi dalla troppa vicinanza con l’essere umano. Incrociò le braccia al petto e senza rispondere - nuovamente - alla domanda di Stiles, affermò perentorio: “Vestiti”

“Ok, probabilmente è solo un sogno e sebbene non capisca perché tu ne faccia parte, so che prima o poi mi sveglierò e ringrazierò il cielo per avermi dato ragione sul fatto che fosse soltanto un incubo...C-cosa? Sono le quattro della mattina? Sì, un incubo, non può essere altrimenti.” Iniziò il ragazzo, alzandosi velocemente dal letto e avvicinandosi a Derek con aria minacciosa, sicuro di avere la situazione sotto controllo. In fondo si trovavano in un sogno, no?

“Vestiti” Ululò Derek, afferrandolo per la maglietta e sbattendolo contro il muro.

“Sì, mi hai convinto, questo non è decisamente un sogno.” Borbottò in risposta, cercando di divincolarsi dalla presa del lupo. Derek lo lasciò libero e lo fissò fino a quando l’altro non si liberò di pantaloncini e maglietta per vestirsi con una tuta larga e trasandata.

“Di grazia, posso sapere almeno dove siamo diretti alle quattro del mattino?” Disse, una volta vestito.

“Non avevi detto che volevi un allenamento?” Rispose Derek, cambiando decisamente umore e avvicinandosi alla finestra per uscire.

“Sì, certo. Tuttavia non sono uno squilibrato, come te, e penso opterò per la porta. Tu Tarzan, io Jane.” Disse Stiles, indicando prima Derek e poi se stesso. Il lupo aggrottò la fronte. “C-cioè non che io mi reputi una ragazza…ma… Oh, al diavolo sono le quattro di notte! Tu scendi da dove diavolo vuoi, io prenderò le scale!” Concluse borbottando, mentre usciva dalla porta della sua stanza. Derek alzò gli occhi al cielo e capì che ci sarebbe stato parecchio lavoro da fare con quel ragazzo.

 
*


Erano arrivati nella foresta con la sua Jeep fino a dove, per lo meno, arrivava il sentiero. Poi erano scesi a piedi, Derek procedeva dritto, senza dubbio sicuro di dove andasse, mentre Stiles, intimorito dall’Alpha e dalla foresta piuttosto oscura, considerata l’ora, incespicava dietro di lui ogni due o tre passi. Quando il lupo si fermò improvvisamente in un ampio spazio circolare, mancò poco che Stiles gli andasse addosso. Evitò l’ira del licantropo bloccandosi a pochi centimetri di distanza dall’altro. Velocemente fece un passo indietro e ingoiò la saliva in eccesso. Stava realmente succedendo tutto questo? In fondo era ancora convinto che si stesse svolgendo tutto all’interno della sua testa.

“Togliti la maglietta” Iniziò Derek, girandosi a guardarlo.

“C-cosa?”

Oddio, vuole violentarmi. No, forse vuole sbranarmi ma prima vuole assicurarsi che ci sia della carne oppure…
Mi ha chiesto realmente di togliermi la maglietta?
Ma cosa mi è preso? Fidarmi di Derek Hale. Devo essermi rincretinito.


Derek aspettò in silenzio, fino a quando non capì che c’era qualcosa che non andava in quello che aveva detto e che, però, non aveva ancora afferrato.

“Perché mi guardi in quel modo?” Chiese, sollevando un cipiglio d’incomprensione e alzando appena le braccia, per poi farle ricadere velocemente lungo i fianchi.

“Mi hai chiesto di togliermi la maglietta” Ripeté Stiles, fissandolo a occhi aperti. Derek continuò a non comprendere, come se quello che aveva detto fosse un’assurdità. Perciò non rispose.

“Posso sapere perché dovrei farlo?”

“Spogliati” Ruggì quest’ultimo, facendo saltare dallo spavento l’altro, che finalmente ubbidì alla richiesta. Quando Stiles si tolse la maglietta, la lanciò verso Derek. Quest’ultimo la prese all’istante e la strinse forte nel pugno.
Stiles non sapeva di aver fatto un grande errore e non se ne preoccupò più del dovuto perché l’attenzione cadde sullo sguardo fisso di Derek sul suo petto. Lo stava osservando come essere umano o come licantropo? Rabbrividì.
Derek fissò l’addome di Stiles e pensò che le magliette larghe, che spesso indossava, lo facevano apparire snello e denutrito, quando in realtà era tutto il contrario. Aveva spalle larghe e ben definite, l’addome allenato. Era snello, certo, meno palestrato di Scott o Isaac, ma sotto quelle magliette larghe Stiles Stilinski non era affatto scarno. Derek pensò che, fortunatamente, alcune parti dell’addestramento  - le più noiose per lui - avrebbero potuto evitarle.
Sotto lo sguardo indecifrabile del licantropo, Stiles si sentì leggermente in imbarazzo. Ma ciò che lo rendeva agitato non era soltanto lo sguardo di Derek, ma piuttosto l’attesa. Era sicuro che stesse andando incontro, molto lentamente, alla morte.

“Sono appetibile?” Tentò dopo qualche secondo, sentendo l’imbarazzo aumentare di pari passo con la paura. Derek alzò gli occhi al cielo.

“Ora dovrai correre, nasconderti, fare in modo che io non ti trovi o che senta il tuo odore, intesi?” Pronunciò, serafico.

“E come si chiama questa parte dell’addestramento, Cappuccetto rosso e il lupo cattivo?” Borbottò Stiles, sapendo che il sarcasmo, in quell’occasione, non avrebbe aiutato.

“Corri” Ringhiò il licantropo, mentre le iridi iniziavano a cambiare colore.
Rosso elettrico. Stiles fece dietro front e scappò a gambe levate.
Con la voce roca Derek riuscì a ringhiare soltanto: “Hai cinque minuti di vantaggio”, ma Stiles era già troppo lontano per poterlo udire.

 
 


Continua.
 




Premettendo che avrei voluto continuare a scrivere ma che non ho potuto perché altrimenti avrei appesantito il capitolo, ho deciso di concludere in questo modo e continuare forse con il prossimo capitolo. Non so, devo ancora decidere. Forse prima ci sarà un nuovo salto temporale!
Ma comunque, tralasciando questo dettaglio che potrebbe non interessarvi affatto… Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le Preferite/Ricordate e Seguite. Tutti quelli che hanno semplicemente aperto la mia pagina e letto la storia, ma soprattutto chi ha lasciato un commento a questa persona -  veramente disperata – che sarei io.
Non sapendo più cosa altro aggiungere e rendendomi conto che fino ad ora non è che abbia scritto molte cose utili – a parte i ringraziamenti -, vi lascio… Con la speranza di sapere tante belle nuova “opinioni” da chi mi segue!
 
Un abbraccio,
DolceVenereDiRimmel
   
 
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